Estratto dell'Atto di morte di Sestilia Del Rosso

 

Maria Luisa Fantoni

 

 

Nella mia visita alla contessa Massangioli ho avuto dalla stessa la copia di un documento settecentesco : l'estratto di morte di Sestilia del Rosso ; un certificato sostitutivo dell'atto pubblico originale , che da questo copiato fedelmente ne riproduceva le attestazioni.

L'originale , settecentesco , atto di morte della nobildonna , invece che << appariva nei registri dei morti>> della chiesa Parrocchiale di San Giovenale a Cascia era depositato presso la Curia Vescovile di Fiesole

Di questo atto do ora interpretazione.

 

Il reperto allegato in copia risulta essere a tutti gli effetti una INFRASCRITTA documentazione richiesta alla Curia Vescovile molti anni dopo la morte di Sestilia non sappiamo bene a quale scopo.

Il foglio o sottile pezzo di carta che come vediamo si presenta ancora in buone condizioni ,fu rinvenuto abbandonato in un cassetto di un vecchio mobile della villa di Francesco e Sestilia Carnesecchi in san Giovenale (oggi proprieta' della contessa Massangioli ).

La villa fu la dimora di Sestilia nei trentatre anni di vedovanza e fu la dimora in cui mori nell'anno 1724 a 95 anni .

Non escluderei che il certificato fosse stato richiesto nel tempo dai successori , appunto per questioni di eredita' se non addirittura per la vendita della villa stessa .

 

 

A di 22 del mese di luglio dell'anno 1802

In fede , tramite me , infrascritto Cancelliere della Curia vescovile di Fiesole , [si dichiara] come nei registri dei morti della Chiesa Parrocchiale di San Giovenale a Cascia della Diogesi di Fiesole , esistenti nell'archivio della Curia , tra le altre scritture [tra le altre partite] compaia l'infrascritta del seguente tenore ( Noi diremmo oggi ,secondo l'attuale linguaggio burocratico : io sottoscritto , Cancelliere della Curia Vescovile di Fiesole sotto la mia responsabilita' certifico , che nel registro dei morti della chiesa parrocchiale di San Giovennale …depositato nell'Archivio della Curia stessa ,tra le altre documentazioni , compare la siffatta che di seguito riporto

A di diciannove Agosto Mille settecento Venti quattro l'illustrissima signora Sestilia Del Rosso dell'illustrissimo ……….[parola mancante] signor Francesco Carnesecchi d'eta' d'anni novantacinque munita di tutti i Santissimi Sacramenti ,cioe' confessione , comunione , con Olio Santo in tempo di Giubbileo passo' a miglior vita a ore nove giorno di sabato , e fu seppellita la domenica mattina nella Pieve di San Piero a Cascia , e fu il suo cadavere incassato esposto , esposto nella cappella della Santissima Annunziata avanti l'altare.

In fede Solvo

 

 

 

Sestilia aveva sposato Francesco nel 1647

 

ASF Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

Pag. 139 1647 Francesco di Gio. Battista Carnesecchi Nob. fior. Sestilia di Rosso del Rosso s. 14.000

 

La vita di Sestilia fu coinvolta nel delitto d'onore che vide vittime una sorella e un Cavalcanti zio di Francesco ( delitto di cui si parla in altra pagina ) . Delitto a cui partecipo' sembra su istigazione di Francesco e di Sestilia il fratello di Francesco Zanobi

 

 

Francesco ultimo del suo ramo venne a morte nel 1691

 

 

TESTAMENTO DI FRANCESCO CARNESECCHI A FAVORE DI SESTILIA 14 MAGGIO 1691

 

I Del Rosso trassero origine da un Antonio di Antonio di Signa, vetturale, e discendevano da un Puccino di Lotto, squittinato al priorato nel 1381. Rosso di Antonio (1578-1656) fu commendatario per l'Ordine di S. Stefano ed ebbe Giovanni Andrea (1633-1795), marito di Maria Maddalena Grifoni, da cui Marco Antonio (1679-1736). La figlia Sestilia (+ 1724) si sposò con Francesco Carnesecchi, erede dei beni paterni che passò alla moglie (testamento del 14 maggio 1691); il figlio Giovanni Andrea ebbe Marco, marito di Giulia Panciatichi Ximenes de Aragona.

 

 

 

http://www.carnesecchi.eu/discendenza_berto1.jpg

 

 

Nella lunga vedovanza Sestilia venne a dimorare a Cascia . La "contessa di Cascia " si distinse allora per le opere di carita' , acquisendo fama quasi di santita'.

 

 

 

 

 ALTARE DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA

 

A cornu evangeli dell’Altare Maggiore è posto l’Altare della Santissima Maria Annunziata in culto e devozione della medesima fu eretto l’anno 1521 come vedesi nella Visita di Monsignore Gherardini dell’anno 1616. La Tavola colorita a olio rappresenta la Beata Vergine Maria dall’Angelo Gabrielle salutata ed annunciata Madre del Verbo incarnato, copia senza pari somigliantissima della Santissima Annunziata di Firenze, del di cui Divino originale ne fece più copie il celebre Pittore Allori detto il Bronzino dal quale al vivo espressivo questa Tavola il pittore Domenico Soldini l’anno 1612 per prezzo di scudi fiorentini 30 sborsatili dal Reverendo Signore Piovano Bartolomeo Duranti a nome della Compagnia della Santissima Annunziata essendo prima dipinta a fresco in muro come vedesi dietro. Stante la vera somiglianza espressiva di quella Venerabilissima Annunziata di Firenze , sta coperta con Mantelline con sommo pregio e venerazione del Popolo di Cascia e tutto il Valdarno. Nella Festa della Santissima Annunziata 25 Marzo si scuopre la mattina alla prima Messa e sta scoperta tutta la mattina fino a mezzogiorno per satisfazione de Popoli devoti che vi concorrono a venerarla. Al Vespro di nuovo si scopre, siccome nelle Feste principali dell’anno, e tutte le prime Domeniche di ciascun mese.

L’anno 1661 furono fatti l’adornamenti di pietra serena dalla Compagnia della Santissima Annunziata con spesa di scudi f 63 come vedesi nel Libro Giornale della medesima a c.104.

Ha sopra il Gradino di legno indorato candelieri ottone mezzani sei n.6 piccoli due, Lampana avanti ottone una. Mantelline una usata broccatello a fiorato, altra seta damasco rosso, Paliotto seta a fiorato.

Al medesimo Altare l’anno 1678 fu eretta Compagnia della Madonna dei Sette Dolori per opera del Reverendo Signor Piovano Remigio Baldi fiorentino con Indulto del reverendo Generale dell’Ordine de Servi Fra Ipolito Bazzani come costa per suo breve spedito l’anno detto al dì 2 marzo approvato da Monsignore Ruberto Strozzi Vescovo di Fiesole qual Breve stà pensile in cartapecora alla muraglia

Atteso tanto vi sono al detto Altare tutta l’Indulgenza e Participazione espresse in detto Breve e particolarmente il giorno della festa della SS:Annunziata 25 Marzo per chi de fratelli e sorelle si confessa e comunicha devotamente Indulgenza Plenaria siccome ogni prima Domenica di ciaschedun mese essendo detto Altare la Tornata con sua Processione che si fa dopo Vespro in questa Pieve di Cascia con gran concorso.

Il dì 25 Marzo si celebra la Tornata Generale e Festa della SS.Annunziata da Fratelli e Sorelle della detta Compagnia de’ Sette Dolori, per quelli confessati e comunicati in tal giorno è Indulgenza Plenaria. Si celebra detta Festa con numero 9 Parochi circonvicini, che di buon ora vengono in Pieve di Cascia ed assistono a Confessionarii fino a mezzogiorno essendo gran concorso di Popoli.

Si dice Compieta e dopo si fa Processione generale intervenendo i medesimi Parochi e Sacerdoti invitati che assistono ancora la mattina alla Messa solenne cantata. Dopo si celebra Offizio Generale coll’intervento de medesimi Parocchi e Sacerdoti applicando la Messa per anime de morti Benefattori, Fratelli e Sorelle di detta Compagnia ogni anno si da per elemosina per la Festa ed Offizio a ciaschedun 3 lire tre al Piovano però la Doppia.

Per reggere le spese i Fratelli e Sorelle pagano ogni anno al Camarlingo soldi tre. 3

Per indulto del Padre Generale dell’Ordine Carmelitano Fr. Tomaso Sanchez spedito in Roma nel Convento Santa Maria in Trastevere adi 16 Marzo 1715 e cofermato da Monsignor Vescovo Orazio Panciatichi di Fiesole fu eretta all’Altare della SS. Annunziata posto in Pieve di S.Piero a Cascacia la Compagnia dell’Abito della Madonna del Carmine colle solite Indulgenze e Privilegi come nel Breve pensile alla muraglia accanto l’altare d’apparive.

Pertanto si celebrò la prima Festa della Madonna del Carmine la terza Domenica di Luglio con gran concorso di Popoli con i soliti Parocchi e Sacerdoti che intervennero a Confessare, ed assistere al Coro della Messa cantata Vespro e Processione. Adi 18 Luglio 1715.

Perché la terza Domenica di ciascun mese viene impedita dalla Tornata della Compagnia di S.Antonio da padova fu fermato farsi la Processione del Carmine le Domeniche quarte del mese.

La pietà dell’Illustrissima Sestilia Del Rosso Carnesecchi Promotrice di tal Fondazione e Devozione per sostenersi per i futuri tempi, lasciò e destinò un Luogo del Monte sussidio non vacabile della Città di Firenze e ne fece la voltura necessaria a favore del piovano pro tempore della Pieve di S.Piero a Cascia come apparisce al Libro del Monte segnato 388 Adi 9 Agosto 1714.

Ad effetto che con tal provento il Piovano di Cascia faccia celebrare la Festa della Madonna del Carmine ogni anno la 3° Domenica di Luglio con n. sette Sacerdoti con darsi a ciaschuno un testone con applicarsi il sacrificio, il restante delli scudi quattro di frutto si spenda in cera e servizio di detta Festa e Tornata Generale il Piovano di Cascia pro tempore.

 

 

 

Dal sito dell'associazione culturale GRUPPO DELLA PIEVE di Cascia

 

anno 1709

IL BOSCO ALLA SIGNORA.

 

Il 1709 fu un anno di grave carestia, seccarono olivi e viti nel piano di Cascia e nel fondovalle. Per questo motivo il pievano Camillo Tabarrini volle chiamare per una predicazione di penitenza il gesuita Paolo Segneri Junior nel maggio di quello stesso anno. Gli fu d'aiuto la Signoria Sestilia Del Rosso Carnesecchi, moglie del senatore Francesco, che abitava la villa di San Giovenale, la quale potč contattare l'illustre predicatore grazie al Granduca Cosimo III, assai vicino ai gesuiti. Il Segneri radunň un'imponente folla di fedeli in varie parti del piviere di Cascia e anche nel bosco di San Giovenale dove Sestilia fece erigere a perpetua memoria un tabernacolo, meta di processioni nel giorno dell'Ascensione fino agli anni del secondo dopoguerra. Il bosco di San Giovenale da allora prese il nome di Bosco alla Signora proprio per ricordare Sestilia Del Rosso Carnesecchi.

 

 

 

particolare del tabernacolo

 

 

MORTE DEL SENATORE FRANCESCO CARNESECCHI

 

Alla morte i beni di Francesco Carnesecchi , morto senza figli , erano passati a Sestilia ed ora alla morte di Sestilia passavano ai di lei nipoti .

Si estingueva cosi il ramo dei Carnesecchi di Zanobi di Francesco le cui banche erano state tra le maggiori in Europa durante tutto il XVI secolo. Si estingueva con Francesco e Zanobi ambedue morti senza figli.

E i Del Rosso subentravano anche ai Carnesecchi nel patronato della cappella di Zanobi di Bartolomeo in Santa Maria Maggiore a Firenze

Fino all'estinzione di questo ramo dei Del Rosso

 

 

 

 

 

http://www.archivi.beniculturali.it/SAFI/inventari/Panciatichi.pdf 

Al fondo dei Panciatichi si aggiunse anche quello, consistente, dei Del Rosso

Anche questo fondo è corredato di un indice alfabetico e comprende i documenti familiari e patrimoniali sia dei Del Rosso che dei Carnesecchi. I documenti di quest’ultima famiglia erano pervenuti all’archivio Del Rosso attraverso Sestilia Del Rosso.

***

Sestilia, vedova di Francesco Carnesecchi, alla sua morte, avvenuta il 19 agosto 1724

(APX, Fondo Del Rosso, affari diversi, n.126), lasciò erede suo fratello Giovanni Andrea

Del Rosso, con testamento del 31 marzo 1721, rogato dal notaio lacopo di Giovanni Vinci

(APX, Fondo Del Rosso, f.2 di testamenti, n.71). Giovanni Andrea aveva un figlio, Marco,

che il 19 aprile 1784 sposò Giulia Panciatichi, nata il 12 aprile 1763, per una dote di 17000

scudi (APX, Fondo Panciatichi, Cass.XXII n. 17).

http://www.archivi.beniculturali.it/SAFI/inventari/Panciatichi.pdf

 

 

Nella pieve di Cascia ricorda Sestilia una lapide eretta dai nipoti grati per la ricca eredita' .

 

 

 

Lapide di Sestilia Del Rosso nella chiesa di Cascia

( cortesia dr Paolo Piccardi )

 

 

(cortesia dr Paolo Piccardi )

 

 

 

 

 

Buonaventura Carnesecchi ( 31 luglio 1629- 2 marzo 1708 )figlio di Francesco di Giovanni di Giovanni( un ramo lontano ) che era avvocato , credo facesse tutto il possibile per recuperare il tesoro ( era veramente un tesoro ) di Francesco

Credo vanamente : forse la sola cosa che riusci a recuperare fu il castello di Santa Maria Novella a Fiano in possesso di Francesco in virtu' di un antico fidecommisso che ne legava la proprieta' alla famiglia Carnesecchi ( vedi pagina dedicata )

 

 

Sezione : Atti patrimoniali

Produttore : Archivio Del Riccio

Data: 1692

Carnesecchi controversia per loro confini

Carte legali e stime compilate dal giudice arbitrale Luigi di Leonardo Del Riccio per la sentenza relativa alla controversia insorta tra la signora Sestilia Del Rosso Carnesecchi e Giovanni Buonaventura Carnesecchi per questioni di confine tra i loro beni nella Podesteria di Montespertoli e nel Popolo di S. Maria Novella

fascicolo CONTENUTO IN BUSTA di cc. 42

Collocazione in archivio : 54 - 13

Segnatura antica: Affari diversi 8

 

 

 

 

 

Ecco l'atto di morte di Sestilia Del Rosso fornito dal dr Paolo Piccardi

morte di Sestilia Del Rosso moglie del senatore Francesco Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

  

 

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Esporremo ora per intero la morte di Giovanni Battista Cavalcanti, e della Maria Maddalena del Rosso Antinori. ,_

Nacque Giovanni Battista, d'Anselmo Cavalcanti e della Maddalena Aldobrandini due delle principali famiglie di Firenze, e fu così ben dotato di beni di fortuna, e di natura quanto alcun'altro suo pari; possedeva tra gl'altri suoi effetti una magnifica villa lontaua dalla città otto miglia chiamata Castelletti; vicino a questa era un altra villa posta al colle di Signa d'un cittadino nuovo , ma ricco chiamato Rosso del Rosso, che nell'accasarsi, e nel maritar le figliole, che fumo parecchie s'era imparentato con le prime famiglie di Firenze; tra queste sue figliole una n'haveva nominata Maria Maddalena. La quale benchè di mediocre bellezza era però tanto graziosa, che con questa suppliva a quello si fusse potuto desiderare in lei di bellezza; la vicinanza delle ville diede adito a questi due giovanetti (che d'età andavano quasi del pari) di praticarsi famigliarmente, onde non fu gran fatto che nei lor teneri cuori s'accendesse poi un tal fuoco, che non si spense poi se non con l'estinsion della vita dell'uno, e dell'altra. Era Giovanni Battista un bellissimo giovane, e perciò si bisbigliò che Rosso del Rosso non volesse men 'bene a Giovanni Battista, che Giovanni Battista alla Maria Maddalena, e perciò egli non andasse così rigoroso, come si conveniva nell'osservare gl'andamenti della figliola per non disgustare il giovane; onde crescendo tutta via l'ardore tra di loro e la comodità tal'hora di parlarsi a solo a solo, e di vedersi ad ogn' ora diede a loro animo di passar avanti con i fatti. Avvenne che un giorno soprafatti da Giovanni Antonio del Rosso mentre parlavano a quattr'occhi, quale era zio paterno della giovane, il quale accortosi da più tempo avanti di questa benevolenza, trovandogli interruppe loro i discorsi et avendo saputo, che il Cavalcanti haveva già fatta chiedere al padre la Maria Maddalena per moglie, trovato Rosso suo fratello lo ragguagliò di quanto egli stesso haveva veduto; l'avvertì, che per tor, via ogni occasione sarebbe stato bene di dare quella fanciulla a Giovanni Battista, che di già vi si vedeva inclinato, e replicando Rosso, che da luì non restava havendogli con essa offerti dieci mila scudi di dote, ma che egli ne pretendeva molti più; soggiunse Giovanni Andrea, che non era prudenza lasciare quei due giovanetti ingolfare senza speranza di conclusione, e che se il giovane non si contentava di dieci mila dargliene venti mila, e giuocarsene meno, conoscendo molto bene, a chi egli parlava, perchè Rosso era stato, et era uno de più rovinosi giuocatori che avesse allora Firenze. Il vero però fu, che questo parentado non ebbe la difficoltà nella dote, ma nell'ostinazione della madre del Cavalcanti, che operò ogni diligenza per disturbarlo, ma come andasse la faccenda non è necessario andar minutamente ricercando, basta dire che corse fama per quei paesi che quei giovanetti cioè Giovanni Battista, e la Maria Maddalena con

 

Morbio. Fin. % - 8

 

la speranz2 "lel futuro matrimonio che si trattava venissero a di quelle domestichezze, che si bramano da quelli che si vogliono bene, e la vicinanza della villa ne porse loro tal occasione, che molti ebber a credere, che in una ragnaia, o sia uccellaia vicino alla villa del Rosso venissero all'ultime sodisfazionr, il che non ardisco affermare, ma le cose seguite di poi danno qualche probabilità che così fusse. Interrotta di lì a poco ogni pratica di parentado, e maritata la Maria Maddalena a Luigi Antinori non rimase però estinto l'amore antico, anzi crescendo sempre non ostante che il Cavalcanti poco dopo s'accasasse (con più sodisfazione de'parenti, che sua) con la Margherita figliola del sen. marchese Bernardo Capponi, si rese sempre più vigoroso. Il detto Luigi Antinori era in effetto (o pure fingeva) grandissimo amico del Cavalcanti, e spesso si ritrovava assieme a giuochi, festini, e cene, siccome in campagna a balli, cacce, pescagioni, ed ogui altra sorte di passatempo, che si costuma di godere in campagna; con le quali occasioni trovandosi sovente i due amanti assieme in vece d'estinguersi più s'infiammava il lor desiderio, et aggiungendosi a queste cose una naturale antipatìa che haveva al marito la Maria Maddalena, come quella che violentata dall'autorità paterna haveva acconsentito a tal matrimonio, e che poca sodisfazione haveva seco in ogni conto, e per averla (secondo ch'ella haveva detto alle sue più confidente) piena di mal francese cominciò ella, a pensare, come a lei potesse venir fatto di ritrovarsi qualche volta a solo a solo con Giovanni Battista, e non potendo succeder questo in casa propria perchè oltre il marito vi habitava anco il cognato giovane avveduto; quale per avventura s'era accorto di qual cosa di questo innamoramento, si diede ella a pensare a qualche luogo, nel quale senza porger sospetto si potesse far questo congresso.

Aveva Luigi Antinori in casa sua tra gli altri servitori un tal Francesco detto comunemente Cecco da Scandicci, et una fante detta Maria dal ponte a Sicve ambedue scaltriti, e tra di toro confidenti) come quelli che s'amoreggiavano; con questi ha vendo in progresso di tempo la Maria Maddalena (presosicurezza oblignandogli con amorevolezze, e con il chiudere gl'occhi ai loro amori) preparatosi il modo di poter trovarsi con il Cavalcanti, fuori di casa, e fu questo. Era la Ginevra Giraldi Anselmi amica, et anco un poco parente della Maria Maddalena, et anco vicina, habitaudo Domenico Anselmi suo marito in una casa posta nel corso vicino al Chiasso de'Sassetti, e di costei appunto fece assegnamento l'Antinori, come quella, che essendo donna libera, et allegra, et anco essa un poco innamorata non era netta farina, onde non ebbe gran rossore in scoprirgli lo stato suo, e l'amore che la consumava, nè intoppò gran dificultà per ridurla al suo volere, a farla condescendere a dar qualche volta ricetto nella sua casa a lei, et all'amante suo, e questo riusciva assai facile havendo la casa dell'Anselmi una riuscita, che resta dietro a san Miniato tra le torri, luogo assai solitario, e remoto, e molto a proposito per l'entrata di Giovanni Battista, al quale facendo ella per via di Cecco intendere il giorno, e l'ora concertata, et aggiustandosi con 1' Anselma per via della suddetta Maria, bene spesso sul mezzo giorno per modo di visita, e di diporto come s'usa tra le vicine in abito domestico, e con i suoi lavori di ricamo si diportava, non da altri accompagnata, che dalla sua Maria, partendosi dalla piazza degl'Antinori dove stava, e voltando per via de' Pescioui colà se n'andava a diportarsi con il Cavalcanti, il quale per mantenersi aperta questa comodità per i suoi diletti largheggiava in fare ogni cortesia all'Anselma, anzi, che per i di lei bisogni spendeva molti danari, a tale che in una sol volta gli fece donativo di due muli che valevano circa 200 scudi perchè sgraziatamente bave va rotto il collo un mulo, che teneva l'Anselma per condurre le grasce delle sue possessioni a Firenze, e mostrando la Ginevra gli fusse avvenuto questo di sinistro, et altre disgrazie per tenere ella di mano a quelli amori; volle Giovanni Battista raddolcir l'animo dell'Anselmo, e con generosa liberalità risarcirgli a molti doppi quel danno, e così qualunque volta che la Ginevera si lasciava intendere di voler tor via questa pratica gli veniva ben tosto turata la bocca con nuovi regali, e si tirò così questa faccenda innanzi fino a tanto che il senatore Alessandro del Mero mandato ambasciatore alla corona di Francia fu Luigi Antinori eletto per una delle sue quattro camerate, si che detto Luigi passatosene in Francia, e trattenutosi qualche tempo lasciò in Firenze la moglie libera di sè stessa, e da poter fare quello che voleva, onde ferventemente, e con l'animo posato trovandosi ella con il Cavalcanti vogliono ch'ella s'ingravidasse et avendo poi partorito circa sci mesi doppo il ritorno del marito una bambina, che è la maggiore de'figliuoli dell'Autinori, volsero le donne che havevano indizio di tali andamenti, e che più volte gli fecero i conti addosso a ore ch'ella non potesse essere a patto ninno di Luigi, il quale non di meno se la prese per sua, come quello che non essendo stato scrupoloso rie con la madre, ne con le sorelle, non voleva nemmeno esserlo con la moglie. Ma amore, che sempre assottiglia l'ingegno de'suoi seguaci somministrò alla Maria Maddalena un' invenzione molto ben colorita, e che gli riuscì di gran comodo a'suoi interessi e fu questa. Aveva con saputa del marito fatta con il Cavalcanti una compagnia di negozio nel giuocare alle scommesse di maschio, o femmina, cosa che in oggi si usa assai tra le donne, con il qual pretesto, e di quando in quando scrivendo al Cavalcanti, mandavagli viglietto per Cecco, etesso rispondendogli avevano libertà di trattare assieme, et oltre di ciò gl'erono da lui mandate buone somme di danari, come se fussero avanzi delle loro comuni scommese, et avvenne che essendo una volta non so come capitata una di quelle lettere in mano a Luigi, ne fece scalpore, e minacciando protestò di volere ammazzare Giovanni Battista e conferì il tutto al cav. Castaldi cameriere del Gran Duca, et intimo suo confldente, il quale acciò non succedesse maggiore scandalo partecìpò a S. A. che con singolar prudenza per reputazione d'ambe le parti quietò il tutto con imporre del passato perpetuo silenzio, e con fare una rigorosa correzione al Cavalcanti, il quale negò sempre, et in cambio di servirsi di quest'avvertimento mandatogli da Dio, o per essere un poco scredente, o pure instigato da lei, che continuamente lo stimolava invece di ritirarsene più s'ingolfò, onde arrischiandosi ogni giorno tanto l'uno che l'altra corsero diversi rischi, come appresso si dirà.

Racconta un cocchiere che stette già con l'Antinori, che la Maria Maddalena s' era già preso tant' animo che non poche volte mentre il marito dormiva si levava dal letto e con l'ajuto dell' istesso cocchiere passava il Cavalcanti per la rimessa, et andavano trastullandosi insieme in una carrozza^ che quivi era riposta, la qual cosa poco piacendo al cocchiere per il timore che aveva di se medesimo se fusse venuta alla luce la trama, chiese licenza, e non ostante che la padrona s'afFatticasse a ritenerlo non fu possibile, e questo doppo la morte di essa ha raccontato il tutto a diverse persone; come ancora la balia d'uno de'suoi figlioli doppo la morte della Maria Maddalena raccontò, che essendo una sera Luigi fuori di Firenze, e la Maria Maddalena andata a letto con Giovanni Battista, picchiò Rosso del Rosso 6U le due ore di notte, che avvisata ella dalla Maria quale domandatogli quello dovesse fare gli rispose: aprigli, e digli ch'io non mi sento bene. Et ella in un attimo riposto Giovanni Battista, con tutti i suoi panni in uno scrittoino piccolo sotto un tavolino dove gli conveniva stare tutto rannicchiato, e con estremo disagio, et ella fatto passare il padre in camera fingeva star male di dolor di stomaco, che volendo il padre mandar per il medico ella non vi consentì, et in quel cambio fece venire lo speziale, quale non trovò in lei altroche un poco d'alterazione, cominciò ella a mostrar di quietarsi, e finger d'aver sonno acciò il padre se n'andasse, onde egli su le quattr'ore si parlì, et ella corse subito allo scrittoio, dove trovò Giovanni Battista che per il gran disagio s'era svenuto, onde chi amata la Maria, e con gran fatica ricondottolo nel Ietto a forza d'aceto, e di elescruite lo fece tornare in se, et ella accarezandolo, e baciandolo come racconta la detta balia, che stava osservando questa scena per una fessura dell'uscio, lo pregava a scusarla, et a compatirla di quanto haveva patito per lei.

Aveva Luigi Antinori presa in affitto dal cav. Valori una villetta in Camerata, perchè la sua patrimoniale era nelle divise tocca ad Alfonso suo fratello, il quale per il licenzioso proceder della cognata s'era dal fratello diviso. In questa villa era andato Giovanni Battista per trattenersi da lei una notte. Francesco di Giovanni Battista Carnesccchi nato d'una sorella del Cavalcanti, e cognato ancora dcll'Antinori haveva per moglie la Sestilia sorella della Maria Maddalena, che sapendo esso tutte queste pratiche non s'era ritenuto d'accennar tutto al cav. Gio. Gualberto del Rosso fratello della Maria Maddalena giovane ardito e furioso, quale avendo saputo questa gita del Cavalcanti verso Camerata, epartecipàtola al detto cavalier citl Rosso, ambedue sol serrar della porta usciruo di Firenze, e s'avviamo passo passo alla volta della detta villetta, dove arrivati circa le due ore di notte, e fortemente bussando fu loro aperto, e fattosi loro incontro la Maria Maddalena, finsero essi d'essersi partiti di villa d'un amico, et esser quivi venuti a cena, et albergo, et in apparenza fumo da lei ricevuti liberamente, e con buona cera, ma nell'intrinseco con gran cordoglio, come quella, che non punto semplice penetrò la vera cagione della loro venuta, e vidde il pericolo che haveva corso, imperocchè essendo quando fu picchiato messasi a tavola con l'amante, gl'era convenuto trafugarlo ben presto, col cercare di cavarselo di casa, come destramente fece per via d'una tinaja, e cosi in apparenza allegra introdusse il fratello, et il cognato, e con quelli tornossi e cena, et essendo l'apparecchio riuscito assai copioso, il Carnesecchi indovinando quel era in vero succeduto, con un ghiguetto forzato le disse: signora cognata voi al vedere state molto bene all'ordine. Al che rispose ella, che quelle erono rigaglie che dava la villa, e così cenorno mentre Giovanni Battista aggiratosi tutta la notte per quel paese si ridusse la mattina a Firenze mezzo morto.

 

Di tanti sinistri incontri ammonito, et avvertito, e pregato anco dai parenti, et amici a levarsi da questa pratica, o almeno andare più circospetto non volle mai desistere. Onde il cielo sdegnato contro di loro, e non volendo tollerar più a lungo l'invecchiata dissolutezza d'un reciproco adulterio continuato tant'anni (tra persone, che per la numerosa famiglia, e per ogni altro riguardo erono divenuti insopportabili) andò preparando mezzi per punire un inconveniente tanto scandaloso, il che avvenne in questa maniera. Era Luigi Antinori scalco della serenissima Gran Duchessa, la quale trattenendosi per la primavera a goder la villa di Baroncelli, oggi detta il Poggio Imperiale, per il che aveva Luigi bene spesso (rispetto al suo servizio) necessità d'albergare fuori di Firenze, il che cadendo molto bene in acconcio a i due amanti, bene spesso si trovavano insieme. Successe che dovendosi la domenica de 26. maggio consccrare alcune monache nel monastero di s. Monaca , tra le quali era una sorella della Maria Maddalena, et una figliola d'Antonio Federighi nata d'una sorella del Cavalcanti, il che essendo noto alla serenissima padrona, come quella che clemcntissima diede licenza, e consigliò Luigi, che dovesse come parente intervenire alla funzione del detto Sacramento, che poi tornasse la sera in Firenze per non avere la mattina a levarsi troppo per tempo \ del qual consiglio valendosi Luigi se ne venne alla volta della città accompagnato da un solo suo paggio, et arrivato a casa dopo l'ore due di notte picchiando più e più volte, non gl'essendo aperto, perchè la Maria Maddalena non aspettandolola sera in Firenze haveva introdotto il suo amante, con il quale essendo posta in letto senza sospetto si tratteneva, si che non aveva in quella strettezza di tempo potuto dargli agio di rivestirsi, ne cavarlo fuori dì casa; sospettando Luigi di quell'indugio, e venuto dubbioso di quello, die era se n'andò a casa dì Francesco Carnesecchi suo cognato ivi vicino, e non trovandolo s'abbattè ad esservi Zanobi Carnesecchi di lui minor fratello, dal quale più volte per la ragione che appresso toccheremo era stato instigato a liberarsi da quell'infamia, e gli espose in poche parole il suo conceputo sospetto; onde sollecitato più che mai a prender la vendetta, e promessagli perciò una pronta assistenza ambedue se n'uscirno a dirittura con due torce accese, portate da due paggi, e furno in un baleno alla casa dell'Anti1101 i. Erono come s'è detto Francesco, e Zanobi Carnesecchi nipoti di Giovanni Battista et avendo il lor padre per interessi civili, litigato assieme erano rimasti poco amici et aggiungevasi ancora, che Zanobi essendo anche egli invaghito della Maria Maddalena, e consapevole dell'amore, che passava tra lei, et il Cavalcanti, la richiese dell' amor suo, et avendo da lei ricevuta una resoluta negativa, egli le soggiunse, che se ella compiaceva al zio poteva anco sodisfare al nipote; onde ella inasprita per questo strano modo di procedere, coraggiosamente se lo levò d'attorno con parole risentite, onde egli da quel tempo in poi nutrì contro di essa, e contro del zio un odio implacabile, e che partorì poi quei dolorosi effetti, che poco appresso si narreranno. S'erouo in questo mentre Giovanni Battista, e la Maria Maddalena, così in fretta al meglio che poterono rivestiti, e volendo ella trarlo di casa per una porticella, che risponde nel vicolo che è tra la casa dell' Antinori, e quella del Giacominj non vi fu modo perche non si trovò mai le chiavi, e non potendo farlo passare per la porta principale per esservi già Zanobi, e Luigi con i due paggi con le torce da lei molto ben riconosciuti dalla finestra, rassicuratasi però perchè non v' era il cavaliere suo fratello, per meno reo partito l'ascose in una camera terrena, poi di sopra fece dalle serve aprire al marito, che tornato di nuovo all' uscio fortemente bussava , onde fattosele incontro con sembiante allegro amorevolmente l'accolse. Entrati dunque in casa entrorno anco i paggi, che con le torce accese havevano tenuto su i canti, e salendo tutti in furia le scale diedero occasione a Giovanni Battista di pensare al suo scampo. Posato dunque in un canto il suo spadoncello, che haveva se n'uscì di camera, ma nell'uscire percosse in alcuni quadri, ch'erono appoggiati ad una tavola, e ne fece cadere uno, onde sentito il romore quei ch'eron già sopra scesero in furia le scale, e se n'uscirno fuori correndo per giungerlo.

Non era riuscito a Giovanni Battista allontanarsi perche di poco haveva cominciato a patir di gotta, che Zanobi, et il suo paggio con la torcia lo sopragiunsero su la piazzuola di S. Sisto, il paggio lo riconobbe per fuggitivo alle gambe, non avendo egli per la fretta potuto mettersi le calze che poi gli furon trovate in tasca, et insegnollo a Zanobi, che avventatosegli addosso con l'arme gli diede molte ferite, mentre egli non potendosi difendere, ne fuggire si raccomandava al nipote, dicendogli: Ah! Zanobi, e che v'ho io mai fatto, che m'abbiate a tor così miseramente la vita? Concedete almeno all'anima mia un poco di spazio di penitenza. A questo caso s'abbattè Antonio Ciampoli giovane di buone condizioni, e conosciuto da Giovanni Battista che se gli raccomandò, ma egli non havendo armi procurò d'ajutarlo con le parole, ma minacciato da Zanobi della propria vita fu necessitato a ritirarsi. V'arrivò intanto Luigi, che sentendo chieder perdono dal Cavalcanti, già ridotto a mal termine s'intenerì et increscendogliene diceva a Zanobi: basta, basta. Ma non giovò perche secondoche fu fama abbattutosi quivi Francesco Carnesecchi nel tornarsene a casa, venendo da una compagnia di notte,incitò il fratello a privar di vita Giovanni Battista, il quale mentre ferito recitava il misererò, spirò. Tale fu la morte di Giovanni Battista Cavalcanti, e l'uccisore di lui fu Zanobi Carnesecchi secondo che si disse da chi si ritrovò presente, et i vicini che al rumore corsero alle finestre, e maggiormente ciò si manifesta perche fu trovata in ..... . morto una ciocca di capelli biondi e ricciuti, e riconosciuti per di quelli di Zanobi, il quale tornatesene con il fratello, e con Luigi nel convento de P. P. Teatini fu da Luigi raccomandata loro la moglie caldamente, con pregargli a caccargliela di casa, gli andorno a casa P Antinori, e trovorno la Maria Maddalena che come presaga della morte di Giovanni Battista, e perciò poco curante del vivere non haveva voluto per suo scampo torsi di là, la quale in atto tutto doloroso e piangente stava a piedi dell1 immagine di san Domenico raccomandandosi a Dio , che sopragiunta da essi, disse loro: ammazzatemi giacchè avete ammazzato il vostro zio; e rispondendo essi che aveva ammazzato il

, e che dovrebbe a quell'ora aver tolta la vita anco a lei, replicò loro, che morirebbe volentieri, e che di tutti i falli da lei commessi da fanciulla n'era stata la cagione suo padre, e da maritata Lui#i suo marito $ e cercando essi cavarla di quivi disse a loro risolutamente che non voleva uscir di casa , e se il marito la voleva uccidere venisse pure a far quello che gli tornava bene, e che ciò doveva haver fatto molto prima, e non allora doppo una lunga tolleranza, mentre sapeva i suoi errori, e che avrebbero fatto meglio a condurgli un confessore. Onde quelli volendola cavar di quivi cominciorono a spaventarla con dire che poteva star poco a venire il bargello, e condurla in prigione, e così la mossero dalla sua pertinacia , e con le buone la condussero a casa loro, e la diedero in custodia alla Sestilia sua sorella, con la quale discorrendo della sua disgrazia mostrava di non esser del tutto disperata della vita di Giovanni Battista, perchè conosceva che Luigi non era da tanto a torgliela, e se pure era stato morto non lo poteva havere ucciso altri che Zanobi per non havere ella voluto compiacere all'amor suo.

Poco avanti giorno comparve a casa il Carnesecchi un lor parente per il quale havevano mandato per consigliarsi, il quale informato del tutto, e veduta quivi la Maria Mad| dalena disse loro: che volete voi far quivi di costei; bij , sogna levarla via. 11 che udito da lei così rispose: su via i conducetemi al macello, e se nvhavete a far piacere ali cuno fate voi, poi che non essendo vivo Giovanni Battista non voglio viver ne anch'io. La qual cosa intesa da Francesco la caricò di mille villanie, et interrogata dove volesse esser condotta, così rispose: a piedi d'un confessore , e poi alla sepoltura. Pensorno di condurla in un monastero, ma per esser troppo buon'ora risolvettero mandarla a casa la Vespuccia vedova, loro zia cugina, che abitava nel fondaccio di s. Spirito allato al senatore Arrighetti, quasi all'incontro alla casa del Cavalcanti. Messa dunque la Maria Maddalena in una carrozza, assieme con Francesco suo cognato, e Zanobi guidandola colà la condussero, e per la strada mai restò Francesco d'ingiuriarla, e tanto forte, che fu sentito da persone degne di fede, e l'ultime parole con le quali la lasciò furono queste: addio sciagurata infame. Era la Vespuccia ad una sua villa poco lontano da Firenze, ma gli fu aperto da una fante, e fatto levar Francesco figlio di lei, giovane di 25 anni, e fattogli succintamente sapere il seguito, lo pregò che andasse a vedere se Giovanni Battista fusse vivo, o morto, dicendo che andasse verso s. Sisto perchè quivi l'ho sentito l'ultima volta gridare. Andò il Vespucci, e tornato riferì, ch'era morto, la qual novella gli venne in breve confermata dai pianti che sentirono in casa del Cavalcanti, dov'era già pervenuto l'avviso; per la qual cosa prorompendo ella in pianti, e strida fu per morir di dolore, et uscita di sentimento rinfacciava al marito tutti i benefizj ricevuti in tant'anni dal Cavalcanti, e malediceva l'ora, e il punto ch'ella nacque, e ch'ella gli venne alle mani, e con voce alta narrando i fatti suoi si faceva in tal guisa sentire ai vicini, et a quelli che passavano per la strada, che la Maria Maddalena Aldobrandini madre del Cavalcanti, che pure haveva di che piangere srebbe a ritirare in altre stanze per non sentirla. Alla fine tornatasene la Vespuccia di villa, e dal figlio inteso il tutto, con il di lui ajuto la levò dalla finestra, e condottala a letto cercò quietarla nel miglior modo che sapeva. Il Vespucci indi a poco uscì di casa, e la madre si serrò in camera con la Maria Maddalena dove si trattenne per spazio di due ore, che si cuusumorno tutte in doglienze, e rammarichi contro la crudeltà del padre, che Thaveva maritata contro sua voglia a Luigi, e contro al medesimo Luigi che doppo una dissimulazione, e tolleranza di tant'auni haveva intrapresa una risoluzione così crudele, ed in affermare più volte, che aveva da morire per mano del cavaliere suo fratello. Su l'ore tredici la Maria Maddalena s' addormentò, onde la Vespuccia sua zia tirato a sè l' uscio di camera, et ordinato alla serva che non aprisse l'uscio a nessuno, serrato prima l'uscio dell'orto, et appresso quello della via se n'andò fuori alla messa; intanto fattosi tardi, e ragunatisi in s. Monaca tutti i parenti, mancandovi il Cavalcanti, la Mar/a Maddalena, Luigi Antinoli, et altri interessati nel trambusto seguìto, cominciossi prima a bisbigliare, poscia a parlarsi apertamente della morte di Giovanni Battista, e della cagione, la qual cosa pervenuta all' orecchie del cavaliere del Rosso, e forse dettogli da Francesco Carnesecchi, come si credette, se ne volò a casa di Luigi, e non vi trovando ne lui, ne la sorella, domandato dov'ella fusse, et inteso da Cecco, come era dalla Vespuccia colà si inviò et immaginatosi che non gli sarebbe stato aperto pensò che non gli sarebbe riuscito l'entrarvi, et essendogli noto il sito di detta casa, e chi la confinava, presa in presto una scala da un barbiere, e fattosela portar dietro dal fattore se n'entrò nel chiasso, che dal fondaccio arriva alla chiesa di s. Spirito, et appoggiata la scala ad un tetto d' una rimessa che rimane assai più bassa, e quivi salito, e di lì sceso nell'orto della casa del cerusico Ballerini, e da quello nell'orto della Vespuccia ove si credette entrare a dirittura in casa, ma trovò l'uscio dell'orto serrato, onde tacitamente si messe ad aspettare, che congiuntura porgesse il tempo di poter dare esequzioue al suo fiero proponimento; la quale non tardò molto a venire perchè la serva del Yespucci eh' era restata sola in casa dalla Maria Maddalena che tuttavia si tratteneva in letto piangendo, chiestole licenza d'andare nell'orto a corre alcune erbette per la cucina, non ebbe a pena aperto l'uscio, che il cavaliere correndo salì di sopra, ed entrato in camera dov' era la sorella, quella con dodici pugnalate (la maggior parte nel petto) uccise, senza lasciarle altro tempo, che dire una sol volta: Oh! Dio, cogliendo ad essa in un sol punto la vita, l'onore, e forse la salute dell'anima.

Tale fu il fine di questi sfortunati amanti; i quali nella sera del 26. maggio dell'anno i65z furono portati a seppellire in s. Spirito, quello nella sepoltura dei Cavalcanti, e questa in quella degli Antinori, contigua l'una all'altra. Furono universalmente compianti, tanto più quando si seppe che il Cavalcanti era stato ammazzato dal nipote, giacchè prima che il Carnesecchi pigliasse per moglie la sorella della Maria Maddalena sapeva molto bene questi amori, e fu di poi osservato, che il giorno di s. Giovanni, che venne doppo, facendo Zanobi il bello nella solita cavalcata per il corso del Palio, con un giubbone di teletta d' oro incarnato, fusse ancor macchiato del sangue del zio, e fu da molti scansata la sua compagnia, sicchè gli convenne accompagnarsi con un forestiero. La resoluzione del cavaliere del Rosso fu stimata da tutti troppo impetuosa, e senza consiglio, poichè la morte di lei non servì ad altro che a propalare l'infamia del proprio sangue, imperocchè se pure doveva la Maria Maddalena pagare con la morte il suo fallo, non doveva esserle data per altre mani, che di quelle del marito. Luigi Antinori s' era frattanto trasferito in s. Michele, quale amaramente pianse la morte della Maria Maddalena sua moglie, maledicendo il cavaliere, e le sue furie e con molta dificultà s'indusse a dargli la pace; e perche Cecco, e la Maria riempirono Firenze di cicalate, essendo da molti, come servitori di casa interrogati sopra del seguito, pocurorno gì' interessati far bandir Cecco

fuori dello stato pena la galera, e la Maria dieci miglia lontana da Firenze; Giovannino paggio del Carnesecchi fu pochi giorni dopo inviato a Mantova a servir certi cognati delTAntinori medesimo; Luigi avuta la pace dalla Maddalena Aldobrandini, e da chi altri la potesse havere, fu poco appresso dalla giustizia assoluto, e per grazia rimesso al servizio di prima, e di questa grazia partecipò anco Zanobi il quale fu principio e strumento di questa tragedia, ma non potette il detto Zanobi restare impunito dalla divina giustizia perchè dal tempo che egli commesse così atroce delitto, oltre all'esser da tutti universalmente mal visto, mal volsuto, e reso poco meno che odioso a se stesso doppo d' aver passati dieci anni di vita molto travagliata, finalmente Tanno 166i; si morì in tempo che disunito dal fratello, con il quale sempre ardentemente litigò, era ridotto in istato miserabile, pieno di fastidj, e di debiti.

 

 

 

Fine del racconto della morte di Gio. Battista Cavalcanti
e della Maria Maddalena del Rosso negli Antinori,

a Imperocché la serva della Vespuccia, che sola era

serrata in camera con la Maria Maddalena, che tuttavia si tratteneva nel letto piangendo, le chiese licenza d'andar nell'orto per pigliare alcune erbette per servigio della cucina, e di li partitasi, non prima aperse l'uscio che il cavaliere del Rosso sali correndo di sopra, et entrato nella camera, dove si ritrovava la sorella, senz' alcuna parola quella con undici pugnalate la maggior parte nel petto uccise, senza che ella avesse tempo di dir altro, che una volta Oh Dio, togliendo à quella meschina sig." oltre l'onore la vita, e forse anco la salute dell'anima.

" Tale fù la tragedia e fine di questi due sfortunati amanti, a' quali solo in questo fù osservato essere stata favorevole la sorte, che la medesima sera delli a5 di maggio furono portati a seppellire senza pompa non solo nella medesima Chiesa di S. Spirito, ma tanto vicino l'uno all'altro, che essendole Cappelle, e sepolture de' Cavalcanti et Antinori, dove furon sepolti i delti corpi, contigua l'ima all' altra, divideva le sepolture un solo mattone. Furono universalmente compianti, tanto più che sapevasi che il Cavalcanti era stato morto per mano d'un suo nipote, al quale non toccava in maniera nessuna à far questa vendetta, particolarmente contro d'un zio, gli amori del quale, e gli errori della Maria Maddalena sapevano mollo bene i medesimi Carnesecchi prima d'imparentarsi seco.

•> Fu osservato che il giorno di S. Gio. Battista, Festa principale della nostra Città di Firenze per esser delto Santo il nostro Protettore, che delto Zanobi Carnesecchi fece il bello in cavalcata per il corso del Palio con Giubbone di tela d'oro ricamato forse ancora macchiato del sangue di un Zio, fu destramente da molli scambiato, che non vollero esser veduti seco in coppia, abbonendosi universalmente da tutti i Gentiluomini la sua compagnia, onde gli fu forza accompagnarsi con un forestiero, e forse anche quello laverebbe sfuggito se fusse stato consapevole del suo enorme delitto commesso il mese avanti nella persona d' un Zio.

" La risoluzione dui Cavaliere del Rosso d' essersi così bruttamente imbrattate le mani nel sangue della sorella è stata universalmente reputata troppo rigorosa, e non essere stata un'azzione cavalleresca, e lontana da ogni affetto fraterno, e più tosto essere stata un'azzione barbara, e da commettersi da gente vile, e plebea, dovendo in questo caso non lasciarsi egli tanto tirar dal furor giovanile, ma con più matura risoluzione. E perchè dovendo pur ella pagar i proprij falli col perder la vita, doveva quella esserle tolta non per altre mani, che per quelle di Luigi suo Marito, il quale era tanto lontano da sifatta risoluzione, che secondo poi ha delto la Margherita Martini sua sorella , la quale aveva sentito dire à Luigi che se la Maria Maddalena gli confessava veramente il fallo, non solo era disposto à perdonare à lei, ma di salvare ancora la vita a Gio. Battista Cavalcanti, e doppo la morte di detta sua Moglie ritrovandosi egli comesi è detto in S. Michele de'Padri Teatini, e caldamente raccomandando la vita di lei à quei Padri , et à Francesco Carnesecchi suo Cognato, e sentendo di poi la sua morte, amaramente la pianse maledicendo il Cavaliere Del Rosso, e la sua furia, che gli aveva tolto quanto bene aveva al mondo, e con difficultà grande s'indusse à darli la pace, ma dettegliela poi più per timore del suocero, del quale era debitore di gran somma di danaro, che per altro.

" Cecco e la Maria, servitori di casa, perchè empivano Firenze con le loro cicalate, il che ridondava sempre in maggior infamia sua, procurò egli di fargli baudire come segui, Cecco fuori dello Stato, e la Maria che a dieci miglia non s'accostasse àFirenze, et à quello pena la Galera, il che gli tornò anche ben fatto, perchè avendolo per sua riputazione cacciato di casa come consapevole, e mezzano degl' amori della Maria Maddalena e del Cavalcanti, faceva egli instanza d'esser pagalo di scudi quattrocento, ch'era creditore per tanti prestati da lui, e spesi per casa, de'quali teneva più cedole scritte, e sottoscritte dalla Maria Maddalena, in tal maniera se lo levò d'avanti Giovannino Paggio del Carnesecchi, eh'essendo stato mandato via di casa loro perchè la Sestilia, essendosi pubblicato che aveva avuta parte nella morte del Cavalcanti, non se lo poteva vedere avanti gì' occhi, si ricoverò pochi giorni doppo in casa di Luigi, e perchè pubblicava per tutto che Zanobi era stato l'uccisore del Zio fu mandato à Mantova à servire certi Cognati del medesimo Luigi, il quale avendo il giorno medesimo dalla sig.ra Maddalena madre e dalla sig.r" Margherita Moglie del Cavalcanti, che con generosità d'animo non punto feminile tollerarono questo colpo, ottenuta la pace, fù poco appresso senza fabbricare processo da ogni pregiudizio, nel quale egli per la morte del Cavalcanti poteva esser incorso, dalla giustizia liberamente assoluto, " dal Granduca con la sua solita benignità nella sua grazia, e Cariche rimesso.

" Cecco da Scandicci, e la Maria dal Pont' à Sieve, che fece due Figli al detto Cecco, de' quali infino la notte di Natale ne ricolsc uno la Maria Maddalena in casa in compagnia della sua Serva Fanciulla, che era un' altro parto della detta Maria, che si era raccomandata alla sig." Maria Maddalena Cavalcanti perchè glie ne salvasse, quale glie ne portò in una carrozza, e la menò à casa di certe donne tenendola per far la carità. Partorito che ella ebbe la pregò à tenerla un mese, e poi mandarla via perchè non era sua, riputazione, del che ne restò mollo disgustata, e la Maddalena le disse che sapeva ricamar troppo bene, e Cecco aveva ad avere troppi danari dalla casa.

" Benigno Lettore.

" Alla narrativa tanto puntuale di questo fatto parrebbe che si potesse aggiunger qualche moralità, cioè quanto sia restato in odio ad ogniuno Zanobi Carnesecchi doppo l'eccesso commesso, e che Dio benedetto n'abbia fatta dimostrazione con'averli mandata una continua infermità, e mai abbia avuto bene, et infine è morto miserabilmente, et anco il Cavaliere del Rosso è slato molte volte vicino à Morte, e di più pieno di Scabbia.

" Vivi felice ".