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indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm
Storia dei Carnesecchi 1532--1800
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Albero genealogico ………Discendenza di Giovanni di Paolo di Berto Grazini
Giovanni di Paolo era molto amico di Giuliano de Medici ( assassinato nella congiura dei Pazzi )
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Questo ramo comprende Giovanni Carnesecchi il seguace di Savonarola. Coinvolto nella sottoscrizione a favore del frate e nell'organizzazione della difesa armata del convento di san Marco
Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore
L'ottimismo e la spensieratezza della elite fiorentina nel periodo laurenziano (1469-1492 ) sono espressi in un iscrizione che orna uno dei pannelli d'un ciclo di affreschi di Domenico Ghirlandaio , nella cappella maggiore di Santa Maria Novella . Gli affreschi furono commissionati dal ricco banchiere Giovanni Tornabuoni , amico dei Medici . Nel pannello dov'e' dipinta l'annunciazione della nascita di San Giovanni Battista da parte dell'Arcangelo Gabriele , fu inserita la seguente iscrizione latina : << Nell'anno 1490 , quando questa meravigliosa citta' - rinomata per la sua potenza e ricchezza , per le sue vittorie , per le arti ed i suoi palazzi - godeva di grande prosperita' , di salute e di pace >> .
Dopo due anni moriva Lorenzo de Medici , e trenta mesi dopo la sua morte era cacciato da Firenze suo figlio Piero . La caduta del regime dei Medici dette inizio a un periodo di instabilita' politica e sociale , che sarebbe cessato soltanto nel 1537 , quando il duca Cosimo de Medici avrebbe preso le redini della citta' , stabilendovi un principato ereditario .Fino a quel momento vi fu una divisione e discordia tra le grandi famiglie fiorentine . Alcune rimasero fedeli all'esiliato partito dei Medici , altre parteggiarono per il nuovo regimo repubblicano del 1494 , fortemente influenzato dal domenicano Girolamo Savonarola . Il frate raccoglieva l'appassionata devozione di molti membri delle piu' importanti famiglie della citta' ma altri lo disprezzavano , e vaggheggiavano la sua rovina .
Il cronista Parenti scrive nel 1497 che l'opinione pubblica era profondamente divisa sul Savonarola , per cui << padri con figliuoli , mogli con mariti , fratelli con fratelli , se ne divisono , e non che e cittadini del reggimento , ma e garzoni da 18 in 30 anni diversita' mostravono >>. La restaurazione dei Medici nel 1512 non fece che esarcerbare il conflitto fra i loro partigiani e i cittadini che avevano avuto stretti legami con la repubblica. La fedelta' alle istituzioni e tradizioni repubblicane era molto diffusa nell'aristocrazia fiorentina del primo cinquecento , come testimoniano gli scritti di Niccolo' Machiavelli e Francesco Guicciardini .
Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore
Nel 1351 i Carnesecchi ( allora Duranti ) era in lite con alcuni membri della famiglia Medici e ne dove' seguire una pace promossa dalla Signoria
Completamente diversi i rapporti negli anni 80 del trecento I fratelli Grazzini appoggiavano fermamente i Medici con cui erano imparentati e questo loro appoggio si fortifico' nei loro discendenti nel legame con Cosimo il vecchio.
I Carnesecchi entrarono cosi a far parte dell'oligarchia medicea divenendone una delle forze principali.
Il legame mostro' talvolta segni d' incrinatura come quando nel 1464 i Carnesecchi parteciparono alla giostra di Bartolomeo Benci ma rimase abbastanza stabile .
Nel 1494 al momento della fuga di Piero dei Medici da Firenze i Carnesecchi erano gia' una parte importante dell'aristocrazia fiorentina .
L'irruzione sulla scena politica del Savonarola produce una netta spaccatura tra i vari rami dei Carnesecchi e le posizioni politiche si differenziano fortemente tra Palleschi Arrabbiati e Piagnoni . All'interno di uno stesso ramo si creano divisioni.
Ma le posizioni spesso erano incerte : Pierantonio che si era mobilitato in armi a difesa di Piero de Medici aveva simpatie per il Savonarola . Zanobi di Francesco uomo politicamente rilevante Piagnone di peso aveva simpatie medicee e fino all'ultimo tentera' di mediare .
Nel periodo del reggimento savonaroliano emerge la figura poco conosciuta di Giovanni Carnesecchi.
Col rogo si spezza la vita del Savonarola ma si spezza anche la coesione politica dei Carnesecchi.
SAVONAROLA
Nato a Ferrara nel 1452, lasciati gli studi di medicina per quelli religiosi, nel 1476 si fece domenicano. A Ferrara concluse i propri studi teologici iniziati a Bologna. Nel 1482, nel convento di San Marco a Firenze, fu nominato lettore di sacra scrittura .
Divenne ben presto famoso come predicatore, non solo in Toscana: enorme suggestione in particolare ebbero le sue prediche sull'"Apocalisse" e sulla "Genesi", nel 1490-94, che preannunciavano imminenti calamità per Firenze e per l'Italia, insieme a una rigenerazione della chiesa attraverso castighi e sofferenze.
Priore di San Marco dal 1491, quando ottenne il distacco del monastero dalla provincia lombarda dell'ordine sembrarono realizzarsi le condizioni per una concreta azione di riforma spirituale e politica che, partendo da Firenze, interessasse tutto il mondo cristiano. Dopo la calata di Carlo VIII e la cacciata di Piero Medici nel 1494, Savonarola fu il principale ispiratore di una repubblica popolare, fondata sui princìpi de "Il regime dei prìncipi" (De regimine principum) allora attribuito a Tommaso da Aquino, pilastro della tradizione sistematica dottrinaria cattolica.
Nonostante una condotta politica accorta e in linea con le esigenze e le tradizioni democratiche fiorentine, Savonarola non riuscì a evitare la radicalizzazione in senso puritano dei suoi sostenitori (i "piagnoni").
Le accuse di immoralità mossegli dal papa Alessandro VI gli suscitarono molti nemici, tra cui gli oligarchici (gli "arrabbiati") e i filo-Medici (i "palleschi"). Ben presto si trovò così isolato. Fu scomunicato nel 1497, fu arrestato, impiccato e arso nel 1498 a Firenze.
Savonarola fu personalità sconcertante, capace di suscitare odi e fanatismi, amori viscerali e profonde fedeltà. Influenzò letterati come Guicciardini, Botticelli, Buonarroti. Vagheggiò il ritorno al cristianesimo primitivo e istituì i famosi "bruciamenti delle vanità" non condannando una sana fruizione dei beni mondani. Nella sua attività politica mirò ad una città pacifica, che sviluppasse i traffici e fosse allietata da opere d'arte e da feste, purché non contrarie alla morale. E' un atteggiamento che si rispecchia nei suoi scritti: Compendio di logica (Compendium logicum, 1491) riassume la sua filosofia di origine scolastica, Compendio delle rivelazioni (1495), Epistola della sana e spirituale lezione (1497), Trattato circa il reggimento del governo della città di Firenze (1498), il tomistico Trionfo della croce di incerta datazione, in cui si sforza di chiarire come il cristianesimo non sia in contrasto con la ragione.
Come dimostrazione pratica di un'arte ispirata religiosamente, realizzò 14 componimenti e alcune laude. Suo capolavoro sono le Prediche, raccolte postume, caratterizzate da una eloquenza concitata e drammatica: nello slancio dei rimproveri e delle esortazioni fa ricorso a grandiose e terrificanti immagini bibliche, accanto a toni raccolti nella meditazione e nel rammarico.
http://www.firenze-online.com/artisti-toscani/girolamo-savonarola.php
Tra i sottoscrittori della lettera al Papa in difesa del Savonarola troviamo diversi Carnesecchi
Giovanni di Leonardo di Giovanni ( 1466 - 1527)
Zanobi di Francesco di Berto che sara' ai vertici dello stato ai tempi dell'assedio
Giovanni di Niccolo ( o Giovanni di Simone ??? )
Bernardo di Francesco di Berto
Giuliano di Simone di Paolo
L'esperienza savonaroliana e' breve ma fortemente incisiva nella politica fiorentina
Il frate era determinato a percorrere la sua strada fino al sacrificio estremo
Il fronte politico fiorentino contro di lui era vasto e variegato
Composto da chi era contrario a questa politica teocratica , da chi era per una politica moderata nei confronti del Papato ,dai Medicei . ecc
Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani
Molte erano le ragioni di scontento dei fiorentini verso il frate, soprattutto perché i loro sacrifici non sembravano essere ripagati dalla gloria e la ricchezza annunciate per la loro città. Un crescente malumore era provocato dall’opera di moralizzazione forzata, che comportava un asfissiante controllo su moltissimi aspetti della vita pubblica e privata. A questo vanno aggiunti l’insoddisfazione degli ottimati per il succedersi di riforme fiscali e istituzionali che li danneggiavano economicamente e politicamente, e una carestia che portò con sé crisi economica e disoccupazione. Un peso determinante lo ebbero anche le tensioni con il pontefice – la cui minaccia di interdetto era vista con terrore, in particolare dai mercanti – e la delusione verso Carlo VIII, che sembrava avere dimenticato le promesse fatte a Firenze.
Il mutato clima politico fu certificato, a partire dal marzo 1497, dall’elezione di gonfalonieri antisavonaroliani per due consecutivi mandati bimestrali. Fu quello un periodo irto di difficoltà per Savonarola, che dovette fronteggiare un tentativo di colpo di mano militare organizzato da Piero de’ Medici alle porte di Firenze e un nuovo divieto della predicazione. Durante la celebre predica dell’Ascensione (4 maggio), fu addirittura ridotto al silenzio dal tumulto di un gruppo di oppositori e dovette lasciare la chiesa. Nel frattempo a Firenze si combatteva un’aspra battaglia libellistica condotta a colpi di scritti pro e contro Savonarola.
Era l’inizio della fine, sancito inequivocabilmente dal provvedimento che cambiò per sempre la storia di Savonarola: il breve di scomunica emanato da Alessandro VI il 12 maggio 1497. Nel testo si accusava il frate di avere divulgato una «pernitiosa dottrina» e di avere ignorato le ingiunzioni del pontefice relative alla convocazione a Roma, al divieto di predicare e all’istituzione della Congregazione tosco-romana. E il provvedimento puntava non soltanto a colpire personalmente Savonarola, ma anche a fare terra bruciata attorno a lui, in quanto la scomunica sarebbe stata estesa a chiunque avesse intrattenuto rapporti con il frate o seguito le sue prediche. Fra Girolamo rispose prontamente con due lettere pubbliche, Contro la escomunicazione surrettizia e Contra sententiam excommunicationis, difendendo la sua disobbedienza di fronte alle precedenti ingiunzioni papali e provando a spacciare il breve di scomunica per uno dei flagelli da lui profetizzati.
In seguito alla scomunica, com’era prevedibile, il solco che divideva piagnoni e arrabbiati si fece ancora più incolmabile. Quel provvedimento poneva i seguaci di fronte a un bivio: restare con Savonarola voleva dire mettersi contro il capo della Chiesa di Roma, ed erano sempre di meno quelli disposti a compiere una scelta così radicale. Quei pochi, tuttavia, erano straordinariamente determinati e vedevano le crescenti difficoltà come la conferma del fatto che le profezie di fra Girolamo si stavano avverando e che quelle tribolazioni erano il preludio a ricchezza e felicità. La peste, che nell’estate del 1497 si aggiuse a tutti gli altri problemi, aggravò la situazione generale, ma fu vista da molti come l’ennesimo flagello profetizzato da Savonarola. Fu in questo clima che apparvero due petizioni pubbliche in difesa del frate, prodotte rispettivamente dai domenicani di S. Marco e da cittadini laici di Firenze. Savonarola, ridotto al silenzio, si dedicò alla stesura di una lunga serie di scritti di argomento molto diverso, incluse due tra le sue opere più importanti, il Triumphus crucis e il De veritate prophetica.
Si tratta di due scritti dottrinali redatti in latino, sofisticati e non polemici. Con il primo Savonarola intendeva ribadire la sua ortodossia celebrando la dottrina cristiana e la vittoria della croce sul peccato. Con il secondo cercava di dimostrare la sua ispirazione profetica su basi scritturali, patristiche e giuridiche.
Pochi mesi dopo, nel Trattato circa il reggimento e governo della città di Firenze, Savonarola offrì una sintesi della sua visione politico-istutuzionale, spiegando come il perseguimento del bene comune e l’interesse della collettività potessero essere assicurati soltanto da un «governo civile» di tutti i cittadini.
Fallito ogni tentativo di ricucire lo strappo con Alessandro VI, l’11 febbraio 1498 Savonarola tornò sul pulpito per il suo ultimo quaresimale, quello sul libro dell’Esodo (Prediche sopra l’Esodo, a cura di P.G. Ricci, I-II, Roma 1955-1956), trasgredendo platealmente l’ordine comminato dal pontefice. Dopo un silenzio durato nove mesi, il frate decise di abbandonare qualsiasi moderazione e di alzare il livello dello scontro, attaccando non solo la scomunica ma tutti coloro che la rispettavano, e trasformando la contrapposizione tra lui e il pontefice in una lotta tra bene e male. La reazione di Roma non si fece attendere. Preceduti da ulteriori schermaglie, gli ultimi due brevi papali – datati 8 e 9 marzo 1498 – facevano capire che il tempo delle parole era finito. Ormai era chiaro che il pontefice pretendeva non soltanto che Savonarola smettesse immediatamente di predicare e si umiliasse al suo cospetto, ma anche che Firenze aderisse alla Lega antifrancese, il che avrebbe certificato il fallimento del frate sul piano sia politico sia profetico. L’interdetto, un provvedimento con conseguenze devastanti per l’intera città, era la terribile minaccia che pendeva su Firenze in caso di inadempienza. A questo punto la pressione si fece insostenibile: anche la Signoria finì per voltare le spalle a Savonarola e il 17 marzo ordinò al frate di cessare la predicazione.
Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani
La Signoria del Marzo era cosi composta
per ordine della Signoria venne decretato l'arresto e l'investigazione del Savonarola
I Piagnoni si aspettavano questa decisione e decisero di opporsi all'arresto mano armata contro i birri della Signoria
Portarono armi al convento di San Marco e si predisposero alla difesa
Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani
lo 8 aprile segui l'assalto al convento che vanificando i propositi dei difensori si risolse con l'arresto del Savonarola e dei due frati a lui piu' vicini che vennero sottoposti a processo
il giorno successivo (8 aprile) il convento di S. Marco venne preso d’assalto da alcune centinaia di uomini armati. Poco distante, l’ex gonfaloniere Francesco Valori e la moglie vennero impietosamente uccisi dalla folla. Savonarola non volle approfittare dell’opportunità offertagli dalla Signoria: sette ore di tempo per lasciare il territorio fiorentino prima di essere dichiarato ribelle. A S. Marco si consumò uno scontro molto violento che si protrasse per diverse ore, al termine del quale Savonarola venne arrestato dai commissari inviati dalla Signoria. La stessa sorte venne riservata a due suoi strettissimi collaboratori, i fidati confratelli Domenico da Pescia e Silvestro Maruffi.
Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani
Savonarola fu sottoposto a tre processi distinti: due civili (9-19 aprile, 21-25 aprile) celebrati da una commissione di diciassette membri nominati dalla Signoria, e uno ecclesiastico (20-22 maggio) condotto da due commissari apostolici inviati da Alessandro VI: il maestro generale dell’Ordine domenicano Gioacchino Torriani e il giurista domenicano Francisco Remolines. Appare evidente che entrambe le autorità coinvolte – quella fiorentina e quella romana – non soltanto intendevano ottenere una sentenza di condanna, ma miravano anche a screditare l’imputato di fronte ai seguaci.
Giovanni di Leonardo Carnesecchi fu uno dei principali sostenitori del frate , e fu uno dei promotori della sottoscrizione in favore del Savonarola al Papa , uno dei protagonisti del rifornimento di armi al convento di San Marco e della resistenza armata durante l'assalto al convento. Infine a lui si deve un manoscritto che racconta presunti miracoli di cui fu artefice il frate .
nato il 19 marzo 1466 ( vedi albero di Giovanni di Paolo di Berto )
Giovanni Carnesecchi era un frequentatore del convento di San Marco gia' prima dell'epoca del Savonarola
Un suo fratello Alessandro aveva infatti preso l'abito domenicano in San Marco e vi aveva fatto la professione di fede il 23 luglio 1483 anche se era morto qualche mese piu' tardi a 19 anni il 6 aprile 1490
Giovanni aveva continuato a frequentare il convento ed era divenuto uno dei piu' fervidi seguaci del frate.
Giovanni di Leonardo fu quindi uno dei principali sostenitori del frate , e fu uno dei promotori della sottoscrizione in favore del Savonarola al Papa , uno dei protagonisti del rifornimento di armi al convento di San Marco e della resistenza armata durante l'assalto al convento.
Infine a lui si deve un manoscritto che racconta presunti miracoli di cui fu artefice il frate
Giovanni sara'
nel Consiglio Maggiore 1494
Scrivano al Monte 1496
Commissario delle prestanze ottobre 1497
Castellano della citta di Pistoia 6 mesi 1 luglio 1502
Podesta di Borgo San Lorenzo 6 mesi 26 agosto 1504
Capitano del Borgo 6 mesi 14 giugno 1512
Priore nel 1511
Capitano della cittadella di Volterra 6 mesi 26 ottobre 1524
Giovanni di Leonardo Carnesecchi ……….Giovanni di Leonardo Carnesecchi un'importante seguace del Savonarola
Condanna a morte per eresia dei tre frati
Esecuzione 23 maggio 1498
Il 22 maggio Savonarola e i due confratelli arrestati insieme con lui, Domenico e Silvestro, furono giudicati colpevoli di eresia e scisma e condannati a morte. Privati dell’abito religioso e degradati, il giorno successivo, 23 maggio 1498, vennero impiccati e arsi sul rogo in piazza della Signoria. Le ceneri vennero gettate nell’Arno nel vano tentativo di impedire la raccolta delle reliquie e il culto postumo, anche se il tempo si sarebbe incaricato di dimostrare che la memoria del frate e della sua predicazione non poteva essere spenta così facilmente.
TROVIAMO NOMINATI DUE CARNESECCHI IN DUE EPISODI SIGNIFICATIVI DELLA LEGGENDA SAVONAROLIANA
: CARLO E LEONARDO L'UNO UN MEDICEO L'ALTRO UN SAVONAROLIANO
CARLO CARNESECCHI
Credo che Carlo debba identificarsi in Carlo di Cristofano di Bernardo di Cristofano
maritato con Loretta Valori figlia di Francesco
LA PREDIZIONE DELLA MORTE DI LORENZO
Piero de Medici pensa solo a se stesso , incurante , provocatorio , non serve alla patria ma se ne serve . Il popolo comincia a stringersi intorno a Savonarola, che aveva predetto la fine di Lorenzo davanti a cittadini di ogni fede: Alessandro Acciaioli, Cosimo Rucellai e Carlo Carnesecchi Tanto più si rivolgono a lui quando anche la seconda predizione relativa alla morte di Innocenzo VIII si avvera : il papa muore il 25 luglio 1492
These citizens were : Alessandro Acciaioli, Cosimo Rucellai, and Carlo Carnesecchi. As we have before stated, this prediction is mentioned by many writers (vide Note 2, to page 131); and Savonarola frequently alluded to it in his sermons.
L'ASSUNZIONE IN CIELO DEI MARTIRI
Erano suore quelle che videro i tre martiri portati in cielo da angeli : Leonardo Carnesecchi era commissario ad Arezzo quando il 23 maggio 1498 , si formo' un assembramento perche' alcune monache di un monastero cittadino dicevano di vedere angeli pieni di splendore che cantando portavano in cielo tre frati di San Domenico. Il commissario mando' a controllare l'assembramento ed il giorno seguente , ricevute lettere da Firenze che gli notificavano l'esecuzione di fra Girolamo e compagni avvenuta il giorno precedente in piazza della Signoria ,e confrontando l'ora della morte loro comprese che fra Girolamo e compagni erano stati portati in cielo al momento della loro morte .L'edizione della Vita attribuita a fra Pacifico Burlamacchi riporta l'episodio senza fare il nome del capitano : in nota il curatore , cioe' Roberto Ridolfi , avverte che la "Vita latina" da il nome di questo capitano che era Leonardo Carnesecchi padre di quel Giovanni che compilo' una raccolta di miracoli savonaroliani .
Da: Il santuario di Santa Maria del Sasso di Bibbiena dalla protezione medicea al Savonarola
storia, devozione, arte
Armando Felice Verde, Raffaella Maria Zaccaria
SISMEL edizioni del Galluzzo, 2000 - 126 pagine
Leonardo di Giovanni di Paolo di Berto Carnesecchi ( 1445 - 1520 ) padre di Giovanni
Stemma a Colle Valdelsa di Leonardo di Giovanni di Paolo
particolare _ da una foto di Francesco Bini.
particolare _ dalla foto di Francesco Bini.
ho dall'architetto dr Filippo Gianchecchi esperto anche di strutture medioevali e di conservazione e restauro di testimonianze araldiche
Lo stemma in questione è sicuramente un Carnesecchi e nella iscrizione (molto consumata e restaurata in modo superficiale) io leggo L[E]ONA(R)DO DI GIO(V)AN(N)I CAR(NESECCHI) PO(DEST)A 1....
La composizione classica delle iscrizioni con nome, patronimico, cognome, titolo e periodo di reggenza è rispettata.
Ci sono però, come spesso accade nelle iscrizioni o targhe, molte abbreviazioni, alcune pure storpiate e rese irriconoscibili da restauri a dir poco superficiali (molto frequenti purtroppo). Questo perchè spesso quando -fortunatamente - vengono eseguiti restauri, le ditte che si occupano in prima persona del ripristino pittorico sanno tutto sulla composizione chimica delle pitture e dei substrati, ma pochissimo sul "cosa" in effetti stiano restaurando. Spesso quindi viene ripreso il pittorico in maniera estemporanea direttamente dagli operatori che purtroppo non hanno informazioni certe su base storica o documenti, o studi, o inventari o foto antiche. Essi ridisegnano quindi le lettere rovinate o consunte integrando quel poco che riescono a vedere con una enorme dose di immaginazione (il tutto spesso dá origine a grossolani errori).
L'abbreviazione restaurata male qui è la prima D di NAD...
che in effetti doveva essere una R. l'ultima lettera è una d corsiva (si nota la zampetta a sinistra, simile a un delta minuscolo) e dentro la d c'è la o. Totale: NARd(o)La O e' quello che lei chiama "ghirigoro" dentro la D di LIONARDO (fine primo rigo).
Il secondo rigo inizia con DI BIO.. (la B quasi sicuramente è un altro restauro errato di una G gotica). Dentro la O sembrano esserci 3 punti. Anche qui in realtà è una lettera, ovvero una V piccola per gioVanni. Sotto la A c'è una N piccola di giovaNni. Sopra ci sono due trattini orizzontali (di norma hanno la forma di un omega allungato) che identificano quasi tutte le abbreviazioni.
Idem sopra CAR c'è un tratto orizzontale che sta per l'abbreviazione di tutto il resto del cognome: CAR(nesecchi).
Lo stesso anche nel terzo rigo:
POD con la A piccola dentro la O e, sopra la P e la A c'è il solito trattino per l'abbreviazione di PODESTÀ
Le uniche cose che proprio non leggo sono gli anni di reggenza.
Forse con una foto più nitida o cercando negli elenchi dei podestà di colle val d'elsa si potrebbe svelare l'arcano.
dr. Arch. Filippo Gianchecchi
Leonardo di Giovanni di Paolo di Berto Carnesecchi ( 1445 - 1520 ) padre di Giovanni
Priore nel 1483
capitano di Livorno 4 mesi 12 mesi 1493
podesta' di Barga 31 marzo 1498
dispensatori dei beni di San Martino 6 giugno 1498
capitano di Livorno 15 aprile 1501
podesta' della montagna fiorentina 7 settembre 1502
vicario di Valdarno di sotto 6 mesi 3 agosto 1516
La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi, Volume 1
Di Pasquale Villari
La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi, Volume 2
Di Pasquale Villari
Giornale storico degli archivi toscani che si pubblica dalla ..., Volumi 1-2
PIPPA figlia di Leonardo di Giovanni e sposa ad un Federighi
Nell'archivio Niccolinini da Camugliano e' conservato l'atto di Cessione delle sue ragioni dotali in cui compaiono i nipoti Antonio e Leonardo
Archivio Niccolini da Camugliano< …Leonardo e Antonio Carnesecchi cedono ad Antonio Federighi ragioni dotali di Pippa Carnesecchi ( cortesia dr.essa Rita Romanelli )
Raffaello di Lionardo di Raffaello |
(9 luglio1547-31agosto 1621) |
eletto nel 1615 |
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( notizia pervenuta dal dr Paolo Piccardi )
Ecco cosa ho trovato nel catalogo della Riccardiana
Morpurgo S.
Catalogo della Biblioteca RICCARDIANA DI Firenze
Ricc. 1184
Miscellanea composta da 11 manoscritti.
1 Anton Francesco Doni, Lo Stufaiolo , Commedia, 1559 (pag. 1 –22)
A pag. 2 in basso:
Questa commedia è del Sig. Cav. Raffaello di Lionardo Carnesecchi.
Il Doni la dedica a Iacopo Piccolomini
Ha una sorella GINEVRA
1572 Sep 24 "Scritta di Parentado della Ginevra di Leonardo di Raffaello Carnesecchi con Neri di Filippo Buonarrighi...la quale e seconda moglie" 4pp. http://webtext.library.yale.edu/xml2html/beinecke.BALD.con.html#a9 Archivio Baldocci 344 6004
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ASF
Manoscritti 560
Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX
Pag. 32 1605 Vincenzio di Marco Palmieri Citt. fior.o
Ginevera del Cav. Ms. Raffaello Carnesecchi Patr. fiorent.o s. 3450
Pag. 42 1608 Francesco di Marchionne Dazzi citt.o fiorent.o
Ginevera del Cav. Ms. Raffaello Carnesecchi Patr. fiorent.o s. 3450
Pag. 35 1606 Ms. Cosimo di Alessandro Nelmi citt. fiorent.o
Francesca di Ms. Raffaello di Lionardo Carnesecchi Cav. di S. Stefano s. 3700
Pag. 56 1613 Leonardo del Cav. Raffaello Carnesecchi Nob. fior.
Lucrezia di Cammillo di Gio. Batta Bonsi s. 10500
Ginevra di Raffaello non e' la Ginevra di Pierantonio di Francesco qui descritta
Devozione e ricchezza
La basilica di S. Maria Impruneta deve la sua fama e fortuna al culto dell'immagine della Madonna in essa conservata. La leggenda narra che alcuni cittadini avevano deciso di edificare una chiesa dedicata a Maria. Ma le mura innalzate nel luogo prescelto, il poggio delle "Sante Marie", misteriosamente crollavano durante la notte. Venne così stabilito di affidare al "giudizio divino" la scelta del luogo: i due buoi che trainavano il carro pieno di pietre da costruzione furono lasciati liberi di vagare e si fermarono là dove oggi sorge la chiesa. Nel gettare le fondamenta fu rinvenuta un'icona della Madonna, la stessa che dà nome e titolo al santuario. Tuttavia inizialmente la chiesa dell'Impruneta era soltanto pieve, matrice di almeno ventuno chiese suffraganee. E fu solo nel XIV secolo che, pur conservando il ruolo di plebania, si trasformò in Santuario ed il culto della miracolosa icona incominciò ad imporsi nella vicina città di Firenze. Ogni volta che i fiorentini si sentivano minacciati dalla guerra, da carestie, o da terribili epidemie, la Madonna dell'Impruneta veniva portata processionalmente a Firenze.
Il Museo, inaugurato nel 1987, e situato nella sala collocata nella parte superiore del loggiato eretto dal Silvani, conserva, al suo interno, una splendida collezione di opere in argento, codici miniati e preziose stoffe, che facevano parte dell'apparato liturgico della Basilica e che sono stati in gran parte donati per devozione verso l'immagine sacra della Madonna, da benefattori, granduchi e nobili famiglie fiorentine.
Nella sala Silvani sono raccolte invece, le preziose argenterie.
In una vetrina al centro della sala sono esposti alcuni dei doni offerti nel 1633, in occasione della traslazione dell'immagine della Madonna a Firenze, quale ringraziamento per la fine della peste: una coppia di candelieri in argento sbalzato e cesellato donati da Ginevra Carnesecchi,
Museo del Tesoro di S. Maria all'Impruneta
………..piazza Buondelmonti, 28 - Impruneta (Fi)Tratto dal sito Toscanaoggi2000 edizione del 12/02/2002 articolo a cura di Rossella Tarchi
Ginevra di Pierantonio sposata Mozzi ( i candelabri donati alla Basilica portano impresse le armi dei Mozzi e dei Carnesecchi ) lascera vincolandolo con fidecommisso il castello di Fiano ereditato dal marito ai Carnesecchi di Zanobi di Bartolomeo di Zanobi di Francesco
Camillo Carnesecchi a Ferrara
1661 gennaio 24, Ferrara " Signor Camillo Carnesecchi e Compagni Depositari della Reverenda Camera ...
In Ferrara , Nella Stampa Camerale 1667
Instromento d'affitto sopra l'appalto delle dogane, macinato, & augumento del sale , e delle Cancellarie di Ferrara , e suo Stato , e anco delle Valli di Comacchio , fatto al sig. Camillo Carnesecchi in vigore del chirografo di N.S. Papa Alessandro VII
Viaggio per l'alta Italia del ser. principe di Toscana poi granduca Cosimo 3 ...
Di Filippo Pizzichi,Raffaello Sanzio,Luigi Scotti
http://books.google.it/books?id=14XtkZMmG40C&pg=PA198&dq=viaggio+alta+italia&hl=it&sa=X&ei=DM_2Uq3HF4iCzAOY04GQAw&ved=0CDUQ6AEwAQ#v=onepage&q=viaggio%20alta%20italia&f=false
Camillo ha una figlia : Maria Lucrezia , che sposera' un Bardi di Vernio cioe' il conte ..........
Appalto dalla Santa Sede
[Monografia] - Santa Sede : Camera apostolica - Instromento d'affitto sopra l'appalto delle dogane, macinato, & augumento del sale, e delle cancellarie di Ferrara, e suo Stato, & anco delle valli di Comacchio, fatto al sig. Camillo Carnesecchi
in vigore del chirografo di N.S. papa Alessandro 7 - In Ferrara: Stamperia Camerale <Ferrara>, 1667 (IT\ICCU\BVEE\029787)a cura di [Anonymus AC02774401] -
Italian literature - 1963[ CAMILLO | CARNESECCHI | Tesoriere di Nostro ...
ASF
Manoscritti 560
Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX
Pag. 177 1666 Cammillo di Lionardo Carnesecchi
Sibilla Maria del Cav. Ridolfo Venturi s. 3500
Pag. 206 1683 Co: Flaminio del Co: Girolamo Bardi ddei Conti di Vernio
Lucrezia M.a Gaspara di Cammillo Carnesecchi s. 12.000
Un patronato :
Chiesa di S. Angelo a Lecore ( Signa Firenze )
Nel luogo oggi occupato dalla chiesa sorgeva anticamente un oratorio intitolato a San Michele Arcangelo. Poco distante sono stati rinvenuti i resti di quello che doveva essere il primitivo edificio parrocchiale dedicato secondo la tradizione a San Biagio, così come si ricava anche dalla Decima pontificia relativa a questo luogo. Intorno all'anno Mille la chiesa apparteneva già al vescovo di Firenze.
Successivamente il patronato passava dai Pulci ai Soldi, alle monache fiorentine di Sant'Orsola e ai Carnesecchi; infine, nel 1693, diveniva proprietà dei Bardi di Vernio.
La chiesa riceveva il titolo di prioria nel 1712. Il complesso subiva, quindi, un considerevole restauro nel 1943.
L'edificio presenta una sobria struttura esterna con portale rettangolare inquadrato da stipiti in pietra serena. Sulla controfacciata Santa Caterina da Siena (1943), del pittore fiorentino Ermanno Toschi. Il San Biagio (1900) è di Maria Lori. Alla parete sinistra, cappella con Deposizione, dipinto di Piero Bargellini (1992).
Nella cappella sinistra del transetto, tela raffigurante la Madonna col Bambino, santi, devoti e i misteri del rosario. Alle spalle di San Giovanni Battista e di Santa Caterina d'Alessandria si indovinano in secondo piano i ritratti delle committenti, colte nell'atto di rivolgere i propri sguardi in direzione dell'osservatore. Il dipinto è di mano di Bernardino Monaldi, che lo ha firmato e datato (1589) sul frammento di ruota di Santa Caterina d'Alessandria.
L'opera, in origine, era collocata sull'altare sinistro della navata, dedicato al Santissimo Rosario.
All'altare maggiore crocifisso in cartapesta dipinta dei XVIII secolo.
La cappella a destra dell'altare maggiore accoglie la tela cinquecentesca con San Macario in trono tra San Gerolamo e San Francesco d'Assisi, opera del fiorentino Giovanni Bizzelli databile fra il 1585 e il 1590. Il dipinto era stato eseguito per la confraternita di San Macario che aveva la propria sede nel locale annesso alla chiesa, oggi adibito a cappella.
Al centro della parete destra, altare con Madonna col Bambino (gesso dipinto?) di stile rinascimentale. Segue fonte battesimale con grande rilievo in terracotta dipinta raffigurante il Battesimo di Cristo, eseguito da padre E. Rossi all'inizio del nostro secolo.
Adiacente alla chiesa si trova l'ampia cappella eretta nel 1576 circa, un tempo sede dell'antica Compagnia di San Macario, fondata il 12 dicembre 1584 e soppressa al tempo di Pietro Leopoldo. All'interno, Cristo morto, scultura lignea del XVIII secolo.
……………………e ai Carnesecchi; infine, nel 1693, diveniva proprietà dei Bardi di Vernio. …………….Forse con questo matrimonio
Pag. 206 1683 Co: Flaminio del Co: Girolamo Bardi ddei Conti di Vernio
Lucrezia M.a Gaspara di Cammillo Carnesecchi s. 12.000
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ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno