"PIETRO DEL MONTE GRAN MAESTRO DELL'ORDINE DI MALTA"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CENNI SUL RITRATTO di "PIETRO DEL MONTE GRAN MAESTRO DELL'ORDINE DI MALTA"

(Monte San Savino1495/1496--Malta il 27 genn.1572)

Ricerca di Angelo Gravano Bardelli

 

 

Sin dalla prima riunione del 29 agosto 1649, in cui i rappresentanti della Comunità proposero farsi una galleria di ritratti dipinti per rendere omaggio ai regnanti di casa Medici e per memoria ai posteri dei loro più illustri concittadini, figura nell'elenco il gran maestro, confermato dall'iscrizione apposta, "Frater Petrus de Monte, Melitensium Equitum Magnus Magister et Princeps"(1). Nelle successive delibere, con l'assenso del feudatario locale il principe Mattias de' Medici, gli stessi commissionarono la realizzazione di ben 16 ritratti al pittore locale Francesco Giovannoni con i primi stanziamenti il 20 dicembre 1650 sino al saldo del 11.10.1651. A questi nel tempo se ne aggiunsero altri ma purtroppo se ne sono persi quattro tra cui il nostro ancora presente nell'inventario dei beni mobili del Comune del 1868 ma non piu citato dal 1892 (2).

Escludo per l'individuazione del modello di riferimento di tale ritratto monete e medaglie coeve perchè per le prime viene unicamente utilizzato, come da tradizione consolidata, quasi unicamente lo stemma di solito inquartato con la croce dell'ordine o per lo zecchino d'oro la tipologia veneta con il gran maestro inginocchiato di fronte alla croce e al santo e per le seconde non se ne conoscono esemplari (3).

 

 

Malta - Pietro del Monte: tari argento

 

 

Malta - Pietro Del Monte: zecchino oro

 

 

 

Inoltre graficamente i ritratti realizzati sono successivi al 1700, sia lo studio sulla storia dei cavalieri dell'abate de Vertot (4) che la serie di acqueforti di Girolamo de Rossi stampata a Roma nel 1709 e ristampata sino al 1872 dal titolo "Cronologia de i gran maestri dello spedale della Sacra Religione Militare di S. Giovanni Gerosolimitano e dell'Ordine del Santo Sepolcro oggi detta di Malta", perciò non potevano essere utilizzati.

 

Ritratto a stampa del Vertot 1726

 

 

Ritratto a stampa del secolo XIX

 

 

Tale carenza di immagine però è compensata finalmente dalla sfragistica dove grazie ad un diploma manoscritto della cancelleria dell'ordine del 1571 vi appare il sigillo del gran maestro con ritratto, qui effigiato: busto di profilo a sinistra con abito crociato come raffigurato in un dipinto ottocentesco nella chiesa di S. Lorenzo a Borgo/Vittoriosa nell'isola di Malta.

 

 

Particolare del sigillo con ritratto

 

 

Tale documento è una licenza rilasciata al cavaliere Camillo Baratta di trasferirsi in Alessandria sua patria emesso in Malta e datato 10 gennaio 1570 ab incarnatione. Trattasi del figlio del capitano Luigi Baratta, antica famiglia nobile di Alessandria, fatto cavaliere di Malta il 7.11.1569 (5), commendatario di S. Giustino de Arna a Perugia (dal 30.7.1581) e di S. Giovanni Battista di Eudes o Butris ad Acquasparta-Terni (dal 13.3.1589), capitano nell'esercito pontificio nel 1585, vivente nel 1605 (6).

 

Manoscritto con licenza del 1571

 

 

 

Note

(1) Il titolo di gran maestro (abbreviato M M) ricorre nella monetazione dell'ordine dal 1622, prima è indicato solo quale magister (abbreviato M) mentre quello di principe è di uso settecentesco, probabilmente erano titoli di uso corrente usati già in precedenza.

(2) R. Giulietti, Le fonti in "La quadreria del palazzo Comunale di Monte San Savino. Fonti e personaggi", Quaderni Savinesi IV, Comune di M.S.Savino, 1997, pagg. 17-37

(3) Felice Restelli-Joseph C. Sammut, The coinage of the Knights in Malta, Malta, 1977

(4) René Aubert abbé de Vertot, Histoire des chevaliers hospitaliers de Saint Jean de Jerusalem,

Parigi, 1726

(5) Francesco Bonazzi di Sannicandro, Elenco dei cavalieri S. M. Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme, Napoli 1897, parte prima, pag. 32.

(6) Girolamo Ghilini, Annali di Alessandria, Gioseffo Marelli, Milano 1666.

Carlo A. Valle, Storia di Alessandria, Tipogr. Falletti, Torino 1855, pag. 203.

T. Ricardi di Netro-L. C. Gentile, Gentilhuomini Christiani e Religiosi Cavalieri. Nove secoli dell Ordine di Malta in Piemonte, Milano 2000, pag. 173 n. 743.

J. Costa Restagno, cavalieri di S. Giovanni in Liguria e nell'Italia settentrionale, Istit.Studi liguri, 2009, pag. 226.

 

 

Malta - Affresco nella chiesa di S.Lorenzo a Borgo/Vittoriosa

 

 

Stemmi e monete dei Del Monte in R.RESTORELLI, Notizie istoriche delle nobilissime famiglie di Monte, Borgognoni, o Guidalotti e Simoncelli

raccolte dal prete Restorello Restorelli maestro de maggiori della Terra del Monte San Savino l'anno 1771 (APREM, manoscritto n. 18, carta 36 v.

 

 

 

 

Dalla insostituibile Treccani on line qualche notizia su questo importante gran Maestro dell'ordine di Malta

articolo di Pietro Messina - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-del-monte_res-3f32aed2-87ec-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Dizionario-Biografico%29/

 

 

DEL MONTE (Ciocchi Del Monte), Pietro. - Nacque a Monte San Savino (prov. di Arezzo) nel 1495 o nel 1496, primogenito di Margherita Del Monte e di Checco di Cristofano Guidalotti. Il padre morì quando il D. e i suoi fratelli erano ancora in tenera età, cosicché essi furono accolti in casa ed educati da Antonio Del Monte, loro zio materno, di cui assunsero il cognome.

 

Fu Antonio, creato cardinale nel 1511, a volere che il D. entrasse nell'Ordine gerosolimitano, nel 1516. Il D. andò a Rodi, a quell'epoca sede dell'Ordine e, nei primi anni, fu paggio del gran maestro. Iniziò la sua carriera compiendo vari viaggi in Levante sulle galere dell'Ordine. A Rodi rimase fino al 1522, anno in cui l'isola fu conquistata dai Turchi; partecipò attivamente alla sua difesa, e dopo che questa fu costretta a capitolare (dicembre 1522), si trasferì, a Roma presso lo zio Antonio. Si trovava sicuramente a Roma nel 1527, quando, durante il sacce della città, adoperandosi abilmente con gli ufficiali spagnoli, riuscì a evitare che il palazzo dello zio fosse depredato.

Nel 1533 era commendatore dell'Ordine e, con la carica di commissario di galea, partecipò alla battaglia di Corone. Nel luglio del 1545 si trovava a Trento, al seguito del cugino Giovanni Maria Ciocchi Del Monte, legato pontificio al concilio. Il 4 febbr. 1546 è anche attestata la sua presenza alla terza sessione del concilio.

A Trento il D. rimase fino all'estate del 1546, quando, invitato dal papa, accompagnò come luogotenente e consigliere il giovane Carlo Sforza, che, divenuto cavaliere gerosolimitano, si recava a Malta. Spostatosi il concilio a Bologna, il D. vi si recò, di nuovo al seguito del cugino. Era a Bologna a fine maggio 1549 e vi rimase, anche dopo che gli altri membri della famiglia se ne erano andati nel giugno, almeno fino all'agosto.L'8 febbr. 1550 suo cugino Giovanni Maria fu eletto papa, con il nome di Giulio III, e il D. fu incaricato di prestare il tradizionale atto di ubbidienza da parte dei cavalieri gerosolimitani. Uno dei primi atti del nuovo pontefice fu quello di nominare il D. governatore di Castel Sant'Angelo (17 febbraio), carica che egli mantenne fino al giugno 1554. Fu insignito di vari benefici ecclesiastici, tra cui la precettoria di S. Margherita d'Acqui dell'Ordine gerosolimitano. Il 3 luglio 1553 fu consacrato anche vescovo di Iesi, potestà cui rinunciò, a favore del nipote Gabriele, il 19 nov. 1554, riservandosi una pensione annua di 500 ducati.

Tornato a Malta, il 31 ag. 1555 il D. fu nominato ammiraglio delle galere. Tornò ben presto a Roma: era sicuramente assente dall'isola nel 1558, quando fu nominato generale delle galere. Trovandosi già a Roma all'epoca dell'elezione di Pio IV, ebbe l'incarico di esibire l'obbedienza al nuovo papa, il che fece il 5 maggio 1560, quando fu ricevuto in concistoro segreto come oratore dell'Ordine gerosolimitano.

Il 17 febbr. 1563 tornò a Malta, dove era a capo della lingua italiana, "tenendo corte da Gran Signore" (Bosio, p. 460). Nel 1565 ebbe l'incarico di curare le fortificazioni del forte di San Michele e dell'isola di Senglea, e in quello stesso anno fu impegnato nel grande scontro contro i Turchi che, dal 18 maggio al 7 settembre, posero l'assedio all'isola. Il D. ebbe il comando dei forte San Michele e lo mantenne fino al luglio, quando, in considerazione della sua età, si preferì richiamarlo. Continuò però a combattere nel Borgo, accanto al gran maestro J. P. La Valette.

Nel dicembre 1565 il D. fu eletto gran priore di Capua. All'inizio dell'anno successivo fu inviato ambasciatore a Roma per rendere obbedienza al nuovo pontefice Pio V. La sua missione, questa volta, comprendeva anche altri importanti questioni. L'Ordine e tutta l'isola erano usciti stremati dalla lotta contro l'assedio dei Turchi; bisognava riparare i danni e ricostruire, e si voleva anche iniziare ad edificare una nuova città; ma occorrevano assistenza ed aiuti. Il D. doveva appunto chiedere la conferma e l'ampliamento dei privilegi dell'Ordine, oltre ad aiuti concreti. Partì da Malta il 3 febbr. 1566 e giunse a Roma nel marzo, ottenendo accoglienze solenni.

Pio V lo ricevette in udienza privata, approvò i progetti di ricostruzione della città e delle fortezze e non mancò di assicurare gli aiuti richiesti. Il papa si mostrò anzi irritato per le voci secondo le quali il gran maestro La Valette aveva manifestato l'intenzione di trasferire la sede dell'Ordine in Sicilia nel caso non fossero giunti i soccorsi sperati. Il papa confermò tutti i privilegi dell'Ordine, decisione che dette luogo a violente proteste. Molti - e tra loro vari vescovi - protestarono contro questa conferma: costoro "anteponevano a Sua Santità molti scrupoli, dicendo, che detti Privilegij erano in molte cose contrarianti a Decreti del Sacro Concilio Tridentino". Si dovette perciò giungere a un compromesso, con la stipulazione di una clausola, secondo la quale era stabilito che almeno per quanto apparteneva alla "Cura dell'anima, e all'amministrazione de Sacramenti, i Decreti del Concilio di Trento s'osservino" (Bosio, p. 737).

Il D. prolungò la sua permanenza a Roma e tornò a Malta solo nel maggio 1568. Qui, essendo morto il La Valette, fu eletto gran maestro dell'Ordine il 23 ag. 1568 e, nel novembre 1569, riunì il capitolo generale. Subito il D. impegnò tutte le sue energie per portare a termine, nel minor tempo possibile, la costruzione della nuova città (La Valletta), iniziata nel 1566.

Si richiedevano però molti sacrifici da parte dei membri dell'Ordine; lo stesso D. dovette far ricorso ampiamente alla sua cassa privata per finanziare i lavori. Un certo malumore cominciò a serpeggiare tra i cavalieri; alcuni avrebbero voluto rinunciare al trasferimento nella nuova città e adattarsi in altro modo. Inoltre nuovi sforzi economici si resero necessari all'inizio del 1570, quando, essendosi mossa la flotta turca, si temette prossimo un nuovo attacco. Nell'inverno 1569-70 il D. dovette fronteggiare un notevole malumore che andava diffondendosi nell'Ordine. Forse anche per altri motivi, ci furono dissidi e contestazioni, fomentati in particolare da A. Maldonado. Il D. giunse a privare tre cavalieri dell'abito nel dicembre 1569. Molto probabilmente a causa di queste difficoltà il D. nel 1571 pensò di abbandonare la carica di gran maestro e di ritirarsi nel monastero di Montecassino. Fu Pio V, con una lettera autografa, che lo indusse a desistere da tale proposito.

Il 18 marzo 1571 era terminata la costruzione di La Valletta, e il D vi si trasferì con la sua corte. Nel 1569 egli stesso aveva emanato gli statuti e gli ordinamenti riguardanti la Divisione et assignatione del sito della nuova città Valletta, che prevedevano la divisione della citta "in due grandi settori, il Collachio, riservato al Palazzo Magistrale, agli Alberghi delle Lingue, alla Castellania ed a tutti gli edifizi in cui si svolgeva la vita dell'Ordine ed il "fuori Collachio", ove risiedeva la popolazione maltese" (Monterisi, p. 129). Nell'estate 1571 il D. curò la partecipazione dell'Ordine alla Lega di Lepanto inviando tre galere. Morì a Malta il 27 genn.1572.

 

 

APPENDICE (2023)

 

Un altro ritratto del gran maestro Pietro Del Monte venne realizzato postumo, forse su disegno del pittore Giuseppe Cesari detto Cavalier d'Arpino (1568-1640) e firmato dall'incisore francese Philippe Thomassin (1562-1622), per illustrare gli “Statuta Hospitalis Hierusalem” editi al tempo del gran maestro Ugo Loubenx de Verdalle (1582-1595) a Roma nel 1588 per i tipografi Tito e Paolo de Dianis.

In effetti anch'esso avrebbe potuto essere di riferimento al ritratto della quadreria seicentesca savinese per la notorietà del testo, riccamente illustrato con tavole e con i ritratti di tutti i gran maestri, e sicuramente conosciuto al Monte per essere citato “Fris Ptolemei Veltronii” cioè fra Bartolomeo di Iacomo Veltroni di Monte San Savino, cavaliere di Malta dal 1572, indicato quale autore dell “index materierum” cioè dell'indice delle materie che sono contenute in tutta l'opera.

 

 

 

 

 

 

 

 

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