Oggi , a posteriori , ritengo irrinunciabili le mie letture di storia fiorentina
La visione di un medioevo cupo e scarsamente vitale che mi aveva conculcato la scuola ha lasciato il posto allo stupore per la forza di certi fermenti che debbono esser visti come pure miscele esplosive
la lettura di " Gli uomini d'affari italiani nel medioevo " di Yves Renouard ( Rizzoli editore ) da la visione di una forza innarestabile , fa pensare ad una forza costruttrice che nessuna forza distruttrice puo' fermare
E cosi ci pare il medioevo formicolante di spiriti avventurosi spinti dal desiderio della ricchezza a percorrerlo in lungo ed in largo
Certo che difficilmente si sarebbe osato scommettere nel secolo XI dei futuri grandi destini che la storia destinava a Firenze
Impossibile allora paragonare Firenze a Pisa
Dopo : tutta una serie di circostanze imponderabili inizieranno a concorrere per costruire un futuro radioso per Firenze ed una inesorabile eclissi per la potente repubblica marinara
Non si puo' fare a meno di notare come la storia di Firenze e della Toscana costantemente s'incroci e spesso si scontri con il Papato e talvolta (troppo spesso ) con gli interessi nepotistici di questo o quel Papa pieno di ardore di fare di Firenze e della Toscana una proprieta' di famiglia
Cosi la guelfissima Firenze vedra' troppo spesso l'ingerenza piu' o meno richiesta del Papa nei suoi affari interni
I Papi interverranno suscitando nemici e minacciando la scomunica . La scomunica papale era quanto di piu' temuto in una citta' di mercanti e banchieri : molti principi ne approfittavano per sequestrare le merci fiorentine sulle piazze estere , altri ne approfittavano molto volentieri per bloccare il pagamento dei loro debiti
Inoltre il Papato era per i mercanti fiorentini un ottimo cliente : spesso esattori delle decime ecclesiastiche spesso ad anticipare ai Papi prestiti da mal di testa ad interessi ugualmente da mal di testa , spesso a sfruttando le miniere di allume e di rame , spesso in cento altri affari con la corte pontificia .
Infine i Medici dovranno ringraziare la sagacia delle trame di Leone X e Clemente VII per l'insignorimento su Firenze . Cio' che non avevano potuto Cosimo il vecchio e Lorenzo il magnifico riusci ai papi medicei
La storia di Firenze e' talmente legata ai traffici mercantili ed alle operazioni bancarie svolte in ogni parte del mondo ( fino ai luoghi piu' sperduti ) che scrivere una storia di Firenze prescindendo da questi traffici e' scrivere una storia monca
La storia di Firenze s'intreccia con le vicende dei suoi mercanti . Solo dopo che si avra' una chiara visione dei traffici fiorentini si potra' scrivere la storia di Firenze .
Parte della storia fiorentina ha le sue basi fuori della patria
Occorre catalogare e regestare i documenti sui mercanti fiorentini presenti negli archivi di mezzo mondo e ad oggi non ancora completamente legati tra loro .
Dice Yves Renouard nel suo " Gli uomini d'affari italiani nel medioevo"
Lo sviluppo economico delle citta' dell'interno e' evidentemente una conseguenza di quello delle citta' marinare : sono queste ultime che hanno rianimat gli scambi internazionali e partecipato direttamente alle crociate. Ma dai loro porti si diramava un' attivita' in incessante processo di crescita . Esse tendevano ad assorbire prodotti suscettibili di esportazione e il legname necessario alle costruzioni navali , cercavano di imporre sui mercati interni le merci importate .
Rapidamente nel XII secolo , nelle citta' dell'interno piu' favorite dalla posizione geografica la vita economica si sviluppa con intensita' progressiva . Vi nasce nella maggior parte dei casi e come nelle citta' marinare , a opera delle famiglie feudali o borghesi alle quali la condizione sociale in citta' o proprieta' immobiliari urbane o rurali fornivano rendite in denaro ; tali rendite accumulate costituiscono ordinariamente il primo capitale investito negli affari .
Benche inizialmente lo imiti ,l'uomo dell'interno non concepisce gli affari allo stesso modo del'abitante di un grande porto .Per lui non si tratta ne' di navigare sul mare ne' di costruire navi. Il suo orizzonte e' fatto di montagne e foreste ; la cornice della sua citta e' una campagna agricola ; egli pensa del tutto naturalmente a procurarsi cio' che gli manca scambiandolo con i prodotti della terra che lavora per fornirli di maggior valore. Il suo commercio si svolge per via di terra o d'acqua dolce………………………………..
( l'affermazione :
"Vi nasce nella maggior parte dei casi e come nelle citta' marinare , a opera delle famiglie feudali ……"
e' ancora fonte di discussione tra gli storici sicuramente tra le famiglie d'una certa borghesia di piccoli proprietari che si era andata formando nel tempo )
E' uscito un bel libro
Maria Elena Cortese
Signori, castelli, città. L’aristocrazia del territorio fiorentino tra X e XII secolo
Leo S. Olschki, 2007 (Collana "Biblioteca storica toscana" - Serie I, vol. 53)
Il volume, corredato da una ricca appendice di monografie familiari, ricostruisce la struttura politica del territorio fiorentino e prende in considerazione tutti i livelli della società aristocratica tra il tardo X sec. ed il 1150 ca. (marchesi, conti, famiglie non comitali 'multizonali' e 'zonali', stirpi locali di milites) analizzando i molteplici aspetti della costruzione del loro potere (possessi fondiari, castelli, clientele, strategie familiari, relazioni con chiese e monasteri, diritti signorili)
ed i legami instaurati con il cuore del comitatus: la città di Firenze.
GLI INIZI DELLA STORIA COMUNALE
Alla morte di Matilde la grande Contessa di Canossa nel 1115 il Comune di Firenze esisteva gia' nel senso che esisteva un ceto dirigente in grado di guidarne la societa'
Con la morte di Matilde il Comune puo' iniziare a camminare con le sue gambe .
Firenze demograficamente e' una piccola citta'
Ma uno sviluppo demografico tumultuoso la attende : la citta' diviene sede di industrie e di commerci ed attira cosi gente dal contado
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anno |
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D. Herlihy CH. Klapisch-Zuber I Toscani e le loro famiglie |
Popolazione del comune di Firenze secondo Antonetti |
villani |
Popolazione del comune di Firenze secondo Fiumi |
Popolazione del comune di Firenze secondo Salvemini |
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1150 |
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6.000 |
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6.000 |
1200 |
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10.000-----15.000 |
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50.000 |
10.000 |
LE MURA E L' INCREMENTO DEMOGRAFICO
Non mi pare che nessuno abbia mai utilizzato come indice la superfice utilizzata
Le mura completate nel 1173 portano l'area a disposizione a circa 3 volte .
La città raggiunse così una superficie di circa 75 ettari contro i 24 della città romana.
Se le circa 90-100.000 persone ipotizzate ai primi del trecento rendevano brulicante la citta voleva dire che questa era stata costruita per circa 80-90.000
E' probabile che nel 1173 si potesse parlare di circa 25.000--30.000 persone, anzi considerando che vi era chi aveva costruito fuori mura 35.000-40.000
Ci sono pochissime notizie dei primi anni della vita comunale : pochi sono i documenti a cui appoggiare le supposizioni
ALCUNI REGESTI
Schiapparelli e Baldasseroni ......."Regesto di Camaldoli volume I" 1907 Istituto storico Italiano Luciana Mosiici .........." Le carte del monastero di Santa Felicita di Firenze" Accademia toscana di scienze e lettere "la Colombaria" Luciana Mosiici............"Le carte del monastero di San Miniato al monte , secoli IX-XII " Deputazione di Storia patria per la Toscana Anna Maria Enriques .."Le carte del monastero di S.Maria in Firenze (Badia) secolo XII " Istituto storico Italiano per il medioevo Luigi Schiaparelli ......." Le carte del monastero di S.Maria in Firenze (Badia) secolo X--XI " Istituto storico Italiano per il medioevo Palmerio di Corbizo da Uglione notaio " Imbreviature 1237-1238 " a cura L.Mosiici e F.Sznura Accademia toscana di scienze e lettere "la Colombaria" Renato Piattoli Le carte della canonica della cattedrale di Firenze (723-1149) Regesta Chartarum Italiae 23 Roma 1938 Giulia Camerani Marri Le carte del monastero Vallombrosiano di Montescalari Leo Olschki editore Firenze 1963 Quinto Santoli ............" il Liber censum del comune di pistoia . Regesti di documenti inediti sulla storia della Toscana nei secoli XI-XIV Padre Ildefonso di San Luigi Delizie degli eruditi toscani ...........24 volumi Firenze 1770-1789 Natale Rauty : Documenti per la Storia dei Conti Guidi in Toscana . Le origini e i primi secoli 887-1164 Leo Olschki editore 2003 G. Lami Sanctae Ecclesiae Florentina e Monumenta ..................................Firenze 1758 G. Cecchini Il Caleffo vecchio del comune di Siena 3 volumi......................Siena 1931 1940 L. Pagliai Regesto di Coltibuono Schneider Regestum Volaterranum Gamurrini Eugenio, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre (Firenze, 1668-85). Voll. 5 in-8 gr., pp. 2526, ill. n.t. e alberi genealogici, tela ristampa anastatica Arnaldo Forni editore Bologna Ammirato Scipione, Delle famiglie nobili fiorentine (Firenze, 1615). In-4, pp. 232, con 13 alberi genealogici, ristampa anastatica Arnaldo Forni editore Bologna |
ALCUNE CRONACHE
Pseudo Brunetto Latini…….. Cronica fiorentina compilata nel secolo XIII, Ricordano Malispini ……..." Historia antica di Ricordano Malispini dall'edificazione di Fiorenza per insino all'anno 1281 Villani Giovanni ......……...."Nuova Cronica " ……………………………… sito web Liberliber Dino Compagni ......…….... "Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi" ………………….sito web Liberliber |
Testi di Riferimento
Padre Ildefonso di San Luigi Delizie degli eruditi toscani ...........24 volumi Firenze 1770-1789 Pietro Santini, Documenti sull’antica costituzione del comune di Firenze, Documenti di storia italiana pubblicati a cura della R. Deputazione sugli studi di storia patria per le provincie di Toscana e dell’Umbria, X, Firenze, presso Giovan Pietro Vieusseux, 1895, alle pp. 1 – 174 i trattati, e alle pp. 223 – 236 gli atti di procedura civile. Pietro Santini ..............." Documenti antica costituzione del Comune di Firenze--Appendice " Leo S. Olschki editore Firenze Pietro Santini, Nuovi documenti sull’antica costituzione del Comune di Firenze, "Archivio Storico Italiano", serie V XIX (1897) , pp. 276-325. Robert Davidsohn ......"Storia di Firenze " volumi 1 , 2, 3,4 ,5,6,7,8 1978 SBS Sansoni editore Robert Davidsohn Forschungen 4 volumi Pasquale Villari "I primi due secoli della storia di Firenze " 1883 Sansoni editore Firenze
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Il cronista Senzanome accenna all'esistenza dei consoli nel 1125
Conosciamo i nomi di quattro consoli nel 1138 sena che sia possibile individuarli :
Gli studi sul periodo
Pietro Santini Studi sull'antica costituzione del comune di Firenze ricerche di storiografia fiorentina Multigrafica editrice EMANUELE REPETTI …….Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana" 6 volumi Firenze 1833 -1846 (ristampa anastatica Firenze 1972 )Daniela De Rosa ......." Alle origini della repubblica fiorentina , dai consoli al primo popolo " 1995 Arnaud editore Firenze R. Francovich ……………I castelli del contado fiorentino nei secoli XII e XIII Firenze 1973 AAVV …………………… Nobilta' e ceti dirigenti in Toscana nei secoli XI-XIII strutture e concetti
importanti sono gli attuali studi del dottor Enrico Faini dell'Universita' di Firenze
Enrico Faini ............." Il gruppo dirigente fiorentino dell’età consolare" Enrico Faini ............." Firenze al tempo di Semifonte " Enrico Faini ".........." Il ceto dirigente fiorentino in età protocomunale ( fine XI-inizio XIII secolo" ) |
Lo sviluppo demografico della citta' e' tumultuoso
Dal contado non vengono solamente contadini ma anche piccoli signori di comunita'
Non possiamo e non dobbiamo trascurare le conseguenze sociopolitiche di questo sviluppo demografico destinato a mutare i rapporti di forza
Gli antichi rapporti di potere sono costantemente rimessi indiscussione dal numero della gente nuova
La divisione della citta' in "Sesti" risaliva intorno al 1172-74, all'epoca della realizzazione della nuova cinta muraria , quando il comune di Firenze abbandono il sistema classico della divisione urbana in quattro quartieri . che prendevano nome dalle quattro principali porte della citta'
San Pancrazio , Duomo , San Piero , Santa Maria
Ad ognuno dei Sesti (o Sestieri) che ne nacquero fu assegnata probabilmente nello stesso tempo, una giurisdizione rurale
Il popoloso quartiere di Santa Maria fu diviso nei due sesti di San Pier Scheraggio e di Borgo Santi Apostoli e fu inoltre creato il sesto d'Oltrarno
Porta san Pier Maggiore, Porta Duomo, Porta san Pancrazio divennero sesti conservando il loro antico nome , ma incrementando i loro territori , comprendendo oltre oltre alle contrade fra le antiche e nuove mura anche le parrocchie situate dinanzi a queste ultime
Altrove :
L'aumentato gettito delle imposte favori senza dubbio anche la realizzazione delle importanti opere pubbliche che furono costruite durante l'epoca podestarile di Ottone e Alberto da Mandello e di Ugolino Grotto da Pisa (1218--1220 circa) si deve ascrivere l'accrescimento della seconda cerchia delle mura, la cui costruzione era iniziata intorno al 1172, fino ad includervi gradualmente anche la zona d'Oltrarno. Tale ampliamento della citta',che prima era divisa in quartieri , rese necessaria la sua nuova divisione in sesti (testimoniata per la prima volta nel 1194 infatti si trovano menzionati ASF diplomatico Luco 9 marzo 1193-94 un terreno una piazza e una torre "sexte partis Ultra Arnum " espressione che sembra alludere al sesto d'Oltrarno) Santini ritiene invece che questa divisione in sesti non si sarebbe completata prima del 1220 (in verita' esiste una lunga lista di cittadini di Porte Sancti Pancratii che giurano la Lega Toscana nel 1198 Santini : Nuovi documenti pg 288)
Nello stesso tempo furono gettate le basi anche del secondo ponte sull'Arno , quello alla carraia, che gia' nel 1225 veniva contrapposto, quale Ponte Nuovo, al Pons Vetus. Nel 1237 ,quando era podesta un altro membro della famiglia milanese dei da Mandello, Rubaconte, si inizio la costruzione del terzo ponte che da lui prese il nome.
Infatti ,secondo il cronista Paolino Pieri , il podesta stesso "piu' ceste ancora poi vi porto' di calcina, et di pietra sul collo suo per ricordanza".
Rubaconte venne riconfermato in ufficio, per sei mesi, anche nel 1238 e in questo anno "si cominciaro li Fiorentini a lastricare Firenze , che infino allora non era lastricata "
Sestieri racchiusi nel secondo cerchio di mura
01 sestiere Oltrarno 02 sestiere San Piero Scheraggio 03 sestiere Santa Trinita' 04 sestiere San Pancrazio 05 sestiere Porta del Duomo 06 sestiere San Piero Maggiore |
Errore del Villani
Il Villani incorre in una grave svista , nel riferire della costruzione della nuova cerchia di mura avvenuta un 150 anni prima del suo narrare , data questa costruzione al 1078 cioe' cento anni prima della data reale , cosa che fa esclamare a Enrico Fiumi
<<………..Le cronache medioevali hanno valore solo per i tempi vissuti dall'autore. Quando si pensi ,ad esempio , che il Villani , che pure e' uno dei cronisti piu' avveduti , sbaglia di un buon secolo l'epoca della seconda cerchia , la cui costruzione non era stata esageratamente lontana da lui , dobbiamo veramente sorridere di coloro che , per fatti e persone del secolo XII o dei primi del duecento , affidano i loro giudizi alla narrazioni del Malispini , di Dante , dello stesso Villani
pag. 16 <<Fioritura e decadenza dell'economia fiorentina>>
Gia' dagli anni 80 del secolo XII ci sono noti forti contrasti tra le famiglie del ceto dirigente fiorentino
Questi contrasti si acuiscono nel XIII secolo con la divisione in Guelfi e Ghibellini
Questa divisione secondo i cronisti trova la sua origine nel 1216
Oggi si concorda nel dire che le conseguenze della divisione in guelfi e ghibellini esplicheranno l'effetto molto piu' tardi
E' estremamente interessante lo studio di Enrico Faini
Enrico Faini : Il convitto del 1216 : La vendetta all'origine del fazionalismo fiorentino che e' possibile reperire su internet |
Schiacciato tra due macine l'impero ed il papato capaci di intervenire sulla vita interna ed esterna fiorentina il popolo deve subire le parti e probabilmente se ne lascia coinvolgere .
Il popolo fiorentino ( inteso come la borghesia commerciale ed industriale ) assume un suo ruolo ben definito nel decennio 1250 1260 : si apre la fondale esperienza de " Il primo Popolo "
Dove gli artigiani e i mercanti assumono per un decennio la guida del Comune ponendo le basi del futuro regime popolare
E qui sono molto importanti gli studi della dottoressa Silvia Diacciati
Silvia Diacciati : Popolo e regimi politici a Firenze nella prima meta' del Duecento
J. Plesner, L’emigrazione dalla campagna alla città libera di Firenze nel XIII secolo, Firenze, Francesco Papafava Editore, 1979 (Copenhagen, 1934). J. Plesner Una rivoluzione stradale del Dugento Acta Jutlandica Copenhagen 1938 |
Nel 1266 Firenze vede il ritorno del trionfante partito guelfo . Si apre un periodo di vendette e di lotte di potere tra i vincitori
Cesare Paoli ................"Il libro di Montaperti " ristampa anastatica della Firenze Libri 2000 anno 2004 Fabrizio Ricciardelli " Il Libro del Chiodo, "Fonti per la Storia dell’Italia Medievale. Antiquitates, 9", Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1998. Olof Bratto ................." Liber Extimationum. Il libro degli estimi (An. MCCLIX), "Romanica Gothoburgensia, II", Goteborg, Elanders Boktrykeri Aktiebolag, 1956. |
In realta' il quadro politico comunale e' oramai cambiato.
La ricca borghesia fiorentina e' oramai consapevole della sua forza politica
E la nobilta' guelfa e' sostenuta al potere solo dal timore delle armi di Carlo d'Angio' re delle due Sicilie il vincitore di Benevento
Salito al soglio pontificio Gregorio X nel ………, si rese conto che , se non si sottreva alle prepotenze dei francesi ( quelli di Parigi e quelli di Napoli ) rischiava di divenire solo il loro capellano.
Penso quindi di richiamare nel gioco politico i Ghibellini italiani
Era la solita tattica del Papato , pronto ad allearsi col nemico vinto quando l'amico vinceva troppo e minacciava di divenire il padrone assoluto della penisola.
I signori di Saluzzo e del Monferrato furono indotti a ripudiare l'alleanza con gli Angio' . Il ghibellino Ottone Visconti fu nominato arcivescovo di Milano. Firenze fu invitata a riportare la pace fra le due fazioni in modo che i guelfi non prendessero un decisivo sopravvento sui ghibellini. E la corona d'imperatore rimasta senza titolare dopo la morte di Corradino , e che i Francesi cercavano di far assegnare ad uno dei loro principi , venne data con una manovra sotto banco a Rodolfo d'Asburgo , che era stato alleato degli Hoenstaufen.
( Montanelli : Storia d'Italia )
Gregorio X muore nel 1276
Quattro papi si succedono nel corso di quattro anni
Nel 1280 il Cardinale Latino tenta la pacificazione della citta' e fa giurare le paci tra guelfi e ghibellini
Lori Sanfilippo ............." La pace del cardinale Latino a Firenze nel 1280. La sentenza e gli atti complementari, "Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano", n° 89, Roma, 1980-1981, pp. 193-259. |
Nel 1280 sale al soglio pontificio un papa francese Simone de Brie col nome di Martino IV
Carlo d'Angio' colpevole d'una amministrazione scellerata ( finanze dissestate , amministrazione nel totale disordine ) stava passando un mucchio di guai
Aveva posto la capitale del regno a Napoli ridotto la Sicilia e Palermo ad un ruolo di secondo piano
Grande era il malcontento a Palermo sfociato il 31 marzo 1282 nei Vespri siciliani
I Siciliani ricorsero al Papa Martino V chiedendogli di assumere posizione a loro favore
Ma il Papa francese non se la senti di mettersi contro i francesi ed anzi diede mano libera a Carlo per rioccupare l'isola
I Siciliani ricorsero allora all'aiuto di Pietro d'Aragona offrendogli la corona in cambio del suo aiuto
Dopo vicissitudine varie e complicazioni diplomatiche gli Angio' persero l'isola
Nel 1302 divenne re di Sicilia Federico d'Aragona
In tutto questa confusione Carlo aveva ben altro da fare che occuparsi di Firenze
Martino V era un papa troppo debole per esercitare alcuna pressione
Era la grande occasione per il popolo grasso fiorentino !
Si acuisce lo scontro tra i Magnati e il Popolo Grasso
Nel 1282 istituzione dei Priori che si contrappone ed infine sostituisce i 14 Buonuomini istituiti dal cardinale Latino
Nel 1293 gli ordinamenti di Giustizia che sanzionano l'esclusione dei Magnati dal governo del Comune
Gaetano Salvemini ..."Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295 Giulio Einaudi editore 1960 Gaetano Salvemini ...."La dignita' cavalleresca nel Comune di Firenze " Giulio Einaudi editore 1960 (prima edizione 1896 ) Nicola Ottokar.........." Firenze alla fine del dugento" Giulio Einaudi editore 1962
Raveggi,Tarassi,Medici,Parenti. "Ghibellini ,guelfi e popolo grasso" La Nuova Italia editrice Firenze 1978 S. Raveggi, Le famiglie di parte ghibellina nella classe dirigente fiorentina del secolo XIII, in I ceti dirigenti dell’età comunale nei secoli XII e XIII, Comitato di Studi sulla storia dei ceti dirigenti in Toscana, Atti del II Convegno: Firenze 14-15 dicembre 1979, Pisa, Pacini Editore, 1982, pp. 279-299. M. Tarassi, Le famiglie di parte guelfa nella classe dirigente della città di Firenze durante il XIII secolo, in I ceti dirigenti dell’età comunale nei secoli XII e XIII (cfr.), pp. 301-321. Enrico Fiumi " Fioritura e decadenza dell'economia fiorentina " A. Gherardi Le consulte della repubblica fiorentina dall'anno MCCLXXX al MCCXCVIII Firenze 1896 1898 |
Battaglia di Campaldino ultima battaglia combattuta con vecchie regole
Un nuovo modo di schierare gli eserciti e di combattere le battaglie
Esercito cittadino e milizie mercenarie
Conseguenze : …………………………………………………………….
1294 Elezione di Bonifacio VIII a pontefice I Fiorentini " Quinto elemento del mondo"
Principato |
Rappresentante fiorentino |
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Repubblica fiorentina |
Palla Strozzi |
Adolfo Imperatore |
Vermiglio Alfani |
Filippo re di Francia |
Musciatto Franzesi |
Re d’Inghilterra |
Ugolino da Vicchio |
Re di Boemia |
Rinieri Langru’ |
Andronico Paleologo Imperatore di Costantinopoli |
Simone dei Rossi |
Cane della Scala |
Guicciardo Bastari |
Re di Puglia |
Alamanno Adimari |
Pietro d’Aragona re di Sicilia |
Guido Talanca |
Gran Maestro dell’ordine Gerosolimitano |
Bentivenga Folchi |
Repubblica di Pisa |
Lapo degli Uberti |
Principe di Camerino |
Cino Dietisalvi |
Le mire di Bonifacio VIII su Firenze aprono……
I. Del Lungo …………………...I Bianchi e i Neri Milano 1921 Ferretto ………………….Codice diplomatico delle relazioni tra Liguria e la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante Roma 1901 Pirillo Paolo …………………….Famiglia e mobilità sociale nella Toscana medievale. I Franzesi Della Foresta da Figline Valdarno (secc. XII-XV) ISBN 888116115X EDITORE: Opus Libri Pirillo Paolo………….. ……….Costruzione di un contado. I fiorentini e il loro territorio nel basso Medioevo ISBN 8871665481 EDITORE: Le Lettere Robert Davidsohn ...………." Firenze ai tempi di Dante " |
Nel 1305 il Papato si trasferisce ad Avignone ………………………………………..
Variazioni della popolazione di Firenze
Credo che gli storici di Firenze debbano occuparsi del problema della tumultuosa crescita demografica e delle sue conseguenze politiche .
L'arrivo dal contado di tanta gente nuova estranea alle logiche fiorentine diventa un fattore destabilizzante con cui fare i conti e con cui le vecchie famiglie si troveranno a fare i conti
anno |
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D. Herlihy CH. Klapisch-Zuber I Toscani e le loro famiglie |
Popolazione del comune di Firenze secondo Antonetti |
villani |
Popolazione del comune di Firenze secondo Fiumi |
Popolazione del comune di Firenze secondo Salvemini |
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1200 |
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10.000-----15.000 |
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50.000 |
10.000 |
1260 |
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75.000 |
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1280 |
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100.000 |
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85.000 |
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1300 |
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110.000 |
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95.000 |
30.000 |
La fine del Duecento e i primi decenni del Trecento furono l'età d'oro della Firenze medievale. La sua popolazione crebbe rapidamente accanto alla sua potenza. A partire dal 1284 il Comune iniziò la costruzione di una nuova ed ancora più vasta cerchia di mura, destinata ad accogliere la grande città che i fiorentini sognavano.
Ma una tremenda serie di carestie ed epidemie (la "peste nera") bloccarono la crescita della città, tanto che le mura, concluse intorno al 1370, avrebbero racchiuso quasi tutta la popolazione della città per altri 500 anni.
Terzo cerchio di mura paragonato al secondo
Divisione in quartieri e gonfaloni del territorio compreso nel terzo cerchio di mura
Variazioni della popolazione di Firenze fino al 1400
anno |
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D. Herlihy CH. Klapisch-Zuber I Toscani e le loro famiglie |
Popolazione del comune di Firenze secondo Antonetti |
villani |
Popolazione del comune di Firenze secondo Fiumi |
Popolazione del comune di Firenze secondo Salvemini |
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1150 |
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6.000 |
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6.000 |
1200 |
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10.000-----15.000 |
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50.000 |
10.000 |
1260 |
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75.000 |
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1280 |
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100.000 |
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85.000 |
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1300 |
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110.000 |
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95.000 |
30.000 |
1338 |
|
Villani=88.000-100.000 Rodolico= 130.000 |
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|
90.000 |
90.000 |
1340 |
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PESTE |
PESTE |
PESTE |
PESTE |
PESTE |
1340 |
|
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90.000 epidemia e carestia=15.000 morti |
90.000 epidemia e carestia=15.000 morti |
|
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1347 |
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85.000 epidemia e carestia=4.000 morti |
85.000 epidemia e carestia=4.000 morti |
76.000 |
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1348 |
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PESTE |
PESTE |
PESTE |
PESTE |
PESTE |
1348 |
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32.000 PESTE NERA 53.000 morti |
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60.000 ( Pagnini ) |
1352 |
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42.000 (censimento ) |
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1357 |
peste |
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1359 |
peste |
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1361 |
peste |
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1363 |
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PESTE |
|
|
|
|
1363 |
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peste |
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|
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1371 |
peste |
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1374-1375 |
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Peste : muoiono circa 7000 |
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1379 |
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Estimo 13.779 famiglie |
56.000 |
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55.000 |
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1380 |
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Estimo=13.074 famiglie pari a 54.747 persone |
54.700 |
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1383-1384 |
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Peste |
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1390 |
|
PESTE |
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1391 |
peste |
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1399 |
Peste |
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1400 |
Peste nei due anni dalle 12.000 alle 20.000 vittime |
Muiono di peste almeno 12.000 |
Peste nei due anni circa 20.000 morti |
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Con gli ordinamenti di giustizia e l'esclusione di un vecchio mondo dal governo del Comune il potere diventa esclusivo appannaggio della classe mercantile .
Ed e' il mercante che determina la politica fiorentina nel modo che ritiene piu' adatto a favorire i suoi affari
Grandi momenti aspettano Firenze i cui mercanti e banchieri diventano titolari di ricchezze colossali
Mercanti e banchieri che hanno bisogno di pace per il mantenimento e lo sviluppo dei traffici
Da Robert Davidshon Storia di Firenze
L'ascesa di nuove famiglie
…………Altre lotte e piu' gravi di quegli omicidi reciprochi e di quei tumulti cittadini incombevano su Firenze , la quale quando Berto Brunelleschi e Pazzino dei Pazzi caddero vittime dei loro nemici , si trovava implicata in competizioni che mettevano a rischio la sua indipendenza .Gia' sotto l'egida di coloro che erano scomparsi di recente , era stata iniziata la politica rischiosa ma lungimirante della citta' , ma essa fu continuata con previdenza e tenacia ammirevoli da uomini che trasmisero bensi i loro nomi a discendenti illustri , ma della cui personalita' quasi nessuna notizia e' pervenuta fino a noi
Nei collegi dei Priori dal 1310 al 1313 furono rappresentate una o piu' volte le famiglie Soderini , dell'Antella , Valori , Albizzi , Minutoli , Rimbertini , Minerbetti , da Cerreto ,Foresi , Strozzi , Altoviti , Buonaccorsi , Machiavelli , Rondinelli , Corsini ,Acciaiuoli , Ricci , Alfani , Peruzzi , Medici .a fianco di costoro operavano nel governo giuristi come l'affaccendato notaio ser Matteo Biliotti , abile ed esperto nelle trattative diplomatiche , o l'equivoco giudice e rinomato giurista Baldo d'Aguglione . Fu quell'epoca nella quale mentre le antiche schiatte decadevano , una nuova aristocrazia cittadina sorgeva assai piu' dal grande commercio che dalla grande industria . Il titolo d'onore di questo sorgente patriziato dell'avvenire consistette nel poter annoverare molti dei suoi membri che avevano appartenuto al Collegio dei Priori o che avevano portato il Gonfalone di Giustizia , mentre per il passato le grandi famiglie menavano vanto del loro sangue germanico e delle gesta dei loro avi , che avevano indotto Carlo Magno a ricostruire la presunta distrutta Firenze , o della leggendaria collata che uno dei loro antenati aveva secoli addietro ricevuto dal marchese Ugo . Nessuno di coloro che ressero le sorti del comune fiorentino nel prossimo avvenire si segnalo' in modo speciale , ma la condotta dei governanti nel suo complesso fu ottima , nessuno di loro scrisse il suo nome negli annali della storia fiorentina in lettere d'oro , ma nessuno in lettere di sangue . Cio' fu l'effetto degli ordinamenti , il risultato dello sviluppo democratico , che impedi l'affermarsi di grandi individualita' e spiano' invece agli uomini abili di mezza statura la via alle piu' alte dignita' del Comune . Tutte le caratteristiche che per molto tempo furono proprie della citta' e del governo fiorentino si formarono in questo tempo o apparirono chiare adesso per la prima volta . La classe sociale , che tra le piu' grandi difficolta seppe affermare in alto e in basso la sua signoria , dimostro' tutti i pregi ed i difetti di una classe media ben dotata . Manco' di slancio e di eroico ardimento ; nella azione militare rivelo' il suo lato debole , ma la sua forza fu nella sagace visione delle circostanze , in una politica previdente e cauta e nel talento di attendere il momento propizio e di afferrarlo . Le lotte fiorentine del XIII secolo erano state qualcosa di particolarmente eroico , quelle invece del secolo XIV furono fredde , poco cavalleresche e non ebbero percio' nulla di glorioso .Ma la fortuna dei governanti derivo' dal fatto che essi seppero conoscere la realta' senza farsi illusioni , e se con gli altri potevano usare grandi parole , nel loro intimo non si nascosero che non potevano contare sull'eroismo della gente nova , ne' su quello del vecchio patriziato , che era politicamente ed economicamente tramontato e che aveva un valore sociale fondato soltanto sulla tradizione.
Dice Yves Renouard : L'ultimo trentenio del secolo XIII e il secolo XIV vedono a Firenze l'estendersi della ricchezza degli uomini d'affari e la loro affermazione politica nella citta' .
La vittoria di Carlo d'Angio' ha fatto del gruppo di uomini d'affari senesi e fiorentini che lo hanno sostenuto una potenza economica internazionale : I Fiorentini rientrati in Firenze e divenuti capi politici della citta' ,sviluppano rapidamente , nonostante la rivalita' tra le famiglie , la loro attivita' in tutto il mondo cristiano ; e il declino ed il successivo disastro , con il fallimento dei Bonsignori nel 1298 , della grande economia senese , lascia loro il predominio nella banca e nel commercio mondiali . Per ottenerlo ed accrescerlo lungo tutto il corso del secolo XIV , essi approfittano dell'appoggio della Santa sede e del re di Sicilia , gli altri due membri dell'alleanza guelfa e della struttura di tipo continentale delle loro societa'.
Gli uomini d'affari fiorentini continuano ad unirsi , come nel periodo precedente , in societa' dai soci numerosi , che raccolgono un rilevante capitale sociale per intraprendere affari di ogni tipo per un periodo di molti anni . Queste societa' si chiamano compagnie . Gli studi del Sapori hanno magistralmente messo in rilievo i particolari della loro organizzazione e della loro attivita'.
Si tratta di societa' in nome collettivo : i soci sono responsabili verso i terzi coi loro beni personali , in modo illimitato dei debiti eventuali della compagnia…………………
B. Barbadoro…………… Le finanze della repubblica fiorentina 1929 Pinto, G.: Il libro del biadaiolo. Carestie e annona a Firenze dalla metà del ´200 al 1348, Firenze 1978. Pinto, G.: Toscana medioevale Robert Davidsohn ......"Storia di Firenze " volume 6 1978 SBS Sansoni editore
S.L. Peruzzi Storia del commercio e dei banchieri di Firenze in tutto il mondo conosciuto dal 1200 al 1345 Firenze 1848 A. Doren Le Arti fiorentine voll 2 trad italiana Firenze 1940
Sapori, Armando: La crisi delle compagnie mercantili dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926 Sapori, Armando: Una compagnia di Calimala ai primi del Trecento, Firenze 1932 [zu den Rechnungsbüchern der Florentiner Gesellschaft des Francesco del Bene, Anfang des 14. Jh.] Sapori, Armando: I libri di commercio dei Peruzzi, Milano 1934. Sapori, Armando: I libri della ragione bancaria dei Gianfigliazzi, Milano 1943. Sapori, Armando: Il libro di amministrazione dell'eredità di Baldovino Jacopi Riccomanni, in: Ders., Studi di storia economica medievale, Firenze 1946, S. 505-523. Sapori, Armando: La compagnia dei Frescobaldi in Inghilterra, Firenze 1947. Sapori, Armando: I libri degli Alberti del Giudice, Milano 1952. Sapori, Armando: Il "ragionere" medievale. In: Ders., Studi di storia economica, Firenze 1955, Vol. 1, S. 95-100. Sapori, Armando: Libro giallo della Compagnia dei Covoni, Milano 1970. Sapori, Armando: Compagnie e mercanti di Firenze antica
Federigo Melis (1962), Aspetti della vita economica medievale (Studi nell’archivio Datini di Prato), Siena, Monte dei Paschi di Siena. Federigo Melis (1990), I mercanti italiani nell’Europa medievale e rinascimentale, con introduzione di H. Kellenbenz, a cura di L. Frangioni, Istituto Internazionale di Storia Economica "F.Datini"- Prato, 2, Firenze, Le Monnier. Federigo Melis (1972), Documenti per la storia economica dei secoli XIII-XVI, Firenze, Olschki.
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Inizia col trecento un periodo storico variegato in parte ancora poco conosciuto in cui la societa' fiorentina passa tumultuosamente di esperienza in esperienza
Nei primi decenni viene politicamente sperimentata la dedizione spontanea ad un signore che dovrebbe garantire la difesa dello stato con le sue milizie e con il suo carisma
L'esperienza col duca d'Atene pone fine nel 1343 a questo periodo
La catena di fallimenti che aveva squassato l'economia fiorentina pone fine all'espansione dell'economia fiorentina ( ? )
In una societa' con avanzata impostazione capitalista dell'economia si giunge ad una fase in cui gli operai minuti fortemente sottoposti alle corporazioni artigiane tentano una ribellione e la conquista di diritti del tutto nuovi
La peste del 1348 squilibria vieppiu' la situazione
La reazione viene dalla Parte Guelfa inizia la pratica dell'ammonire cioe' di escludere dalla vita politica……………………………………
Storia di Firenze riferimenti cronologici Anni dal 1313 al 1360
1313--1322 |
Roberto d'Angio |
1322--1325 |
Governo oligarchico |
1325--1328 |
Carlo d'Angio |
1328--1342 |
Governo oligarchico |
1343 |
duca d'Atene |
Amedeo De Vincentiis ,Firenze e i signori. Sperimentazioni istituzionali e modelli di regime nelle signorie fiorentine degli Angioini (fine XIII - metà XIV secolo), Tesi di dottorato di ricerca in storia medioevale (XI ciclo) Università degli Studi di Milano, 1999.
ATTI DELLE ASSEMBLEE COSTITUZIONALI ITALIANE DAL MEDIO EVO AL 1831. SERIE I. SEZIONE IV. CONSIGLI DELLA REPUBBLICA FIORENTINA. I.1 (1301-1307). Editore: Arnaldo Forni Editore ristampa anastatica
I Consigli della Repubblica fiorentina. libri fabarum XVII (1338-1340). A cura di F.Klein. Pref.di R.Fubini. Roma, Ist.Poligr.e Zecca dello Stato-Archivi di Stato 1995, cm.17x24, pp.XXXVIII-482, leg.ed.in t.tela. Coll.Pubblic.degli Archivi di Stato, Fonti,XXII. |
ESTRAZIONE A SORTE DEI SUPREMI MAGISTRATI |
Gli studi di Marvin B. Becker hanno definito la composizione sociale di questa oligarchia e ne hanno descritto l’evoluzione storica. Secondo lo storico americano gli uomini che allora dirigevano la città provenivano essenzialmente da tre diversi strati sociali: dal popolo grasso, i cui esponenti erano legati al mondo delle corporazioni e di conseguenza all’industria, alla finanza ed al commercio, ed ancora dagli scioperati e dai magnati, gruppi entrambi identificabili, sia pure con le dovute eccezioni, come un ceto di rentiers. Come è stato osservato, solo i popolani iscritti ad una corporazione potevano esercitare gli uffici cosiddetti dei Tre Maggiori, ovvero la Signoria, composta da Gonfaloniere di Giustizia e Priori delle Arti, ed i due Collegi che, in modo stabile almeno a partire dagli anni Venti, ne affiancavano l’attività con funzioni consultive, ovvero i Dodici Buonuomini ed i Sedici Gonfalonieri delle Compagnie. Dall’esecutivo così formato erano rigorosamente esclusi i grandi, i quali però avevano il diritto di ricoprire altri incarichi di notevole prestigio e di importanza vitale, quali le ambascerie, gli istituti militari, le commissioni fiscali, l’amministrazione delle comunità sottomesse. Di fatto un numero ristretto di cittadini, valutabile in poche centinaia di individui, svolgeva le cariche di maggior rilievo, e controllando in tal modo le leve del potere decisionale gestiva le rendite del Comune e ne indirizzava la politica interna e quella estera.
Il patriziato alla guida della città, comunque, non era una casta chiusa ed impenetrabile, come dimostrano le aperture nei confronti delle famiglie tradizionalmente ghibelline e dei casati magnatizi, e come indica la graduale cooptazione tra le sue fila dei migliori elementi inurbati dal territorio, giunti talvolta – invero in pochi casi – sino ai vertici delle istituzioni . Era questo un aspetto cruciale dell’azione di governo dei regimi cittadini, anche di quelli precedenti, che avevano sempre cercato di rafforzarsi estendendo l’area del loro consenso pur lasciando inalterato, per quanto possibile, l’equilibrio tra le forze che li sostenevano. In definitiva era la stessa logica che ispirava i provvedimenti di riconciliazione con i bianchi ed i ghibellini ribelli – oltre ad opportunità di natura economica di cui si darà ragione tra breve – a suggerire l’assimilazione dei nuovi immigrati nelle strutture politiche comunali, riconoscendo così lo sviluppo ed i mutamenti della società fiorentina dovuti all’incremento demografico ed ai flussi migratori, fenomeni questi attivi ed in crescita almeno sino all’inizio del Trecento . L’aumento dei detentori di diritti politici, sebbene quantitativamente contenuto e strettamente controllato dagli esecutivi, era destinato però a rendere ancor più difficoltosa la ripartizione degli uffici, ovvero il motivo principale delle rivolte e sollevazioni dei grandi nonché delle liti e delle discordie tra le maggiori famiglie di estrazione popolare – i "popolani possenti e oltraggiosi" ricordati con acrimonia da Giovanni Villani .
La necessità di garantire un’ordinata distribuzione delle cariche ed al contempo di mantenere i rapporti consolidati tra i vari gruppi politici spinse il regime oligarchico a modificare il sistema elettorale sperimentando un meccanismo in grado di unire ad accurati criteri di scelta dei cittadini eleggibili un modello casuale di composizione delle magistrature, necessario per evitare pericolose concentrazioni di potere. Nel 1328, dopo la fine della signoria del Duca di Calabria, la Signoria formò una commissione speciale con il compito di elaborare una metodica che ovviasse a tali esigenze, ed il risultato del suo lavoro fu l’introduzione dello scrutinio, approvato solennemente in quello stesso anno da un Parlamento. Il nuovo sistema era articolato in quattro fasi principali: la prima (reductio o recata) era la stesura di tre liste di nominativi, una delle quali preparata allora ed in seguito dai Capitani della Parte Guelfa; la seconda (squittinio o scrutinio) era la votazione dei nominativi degni di esercitare gli uffici del Comune effettuata dai membri in carica delle più importanti magistrature cittadine; la terza (imborsazione) era la deposizione di cedole recanti i nominativi approvati in alcune borse, ognuna delle quali relativa ad un singolo ufficio; la quarta (estrazione) era il prelevamento casuale dalle borse dei nominativi che avrebbero composto il nuovo ufficio, una volta terminato l’incarico degli ufficiali uscenti . La realizzazione dello scrutinio fu l’esperienza più alta della Firenze repubblicana nel campo delle pratiche elettorale, nonché il successo più duraturo del regime che lo adottò, poiché doveva essere utilizzato per ben due secoli, sino all’avvento del ducato mediceo in età moderna. ( dr Vieri Mazzoni )
Nella vita politica fiorentina il 1282 segna una tappa fondamentale in quanto proprio in questo anno , furono istituiti i Priori delle Arti : fatto che il Davidsohn considero' "uno dei piu' importanti mutamenti statutari che la citta'-repubblica abbia conosciuto e che decise del suo avvenire democratico "............
Cosi comincia un libro che merita di essere consultato : "Archivio delle Tratte" : introduzione ed inventario a cura di Paolo Viti e Raffaella Maria Zaccaria , pubblicato nel 1989 a cura del Ministero per i beni culturali e ambientali --pubblicazioni degli archivi di stato --strumenti CV
dicono i curatori : Le pagine che seguono non hanno ne' la funzione , ne' la pretesa di disegnare la storia politico-istituzionale fiorentina per i secoli XIII-XVIII , bensi'soltanto lo scopo di avviare ad un organica lettura dell'inventario dell'Archivio delle Tratte. Questa introduzione intende quindi , esclusivamente fornire , a grandi linee , il quadro della realta' storica , politica , istituzionale in cui si svolse l'attivita' dell'ufficio delle Tratte , proprio per evidenziarne i momenti di maggiore importanza in un ampio e assai diverso spazio di tempo
Le compagnie commerciali fiorentine nel trecento |
sul fallimento delle case bancarie e commerciali fiorentine mancano studi esaustivi , tanto che a volte e’ difficile conoscerne anche la data
Nel 1298 erano falliti i Bonsignori di Siena ( I Rothschild del XII secolo come li chiama il Chiaudiano ) nel 1300 erano falliti i Ricciardi di Pistoia e nel primo decennio del trecento gli Ammanati e i Chiarenti di Pistoia
Questi fallimenti avevano favorito le compagnie fiorentine che ebbero campo vinto
Dice Yves Renoir :
E non tutte ne trassero profitto . infatti era gia' nata una seria rivalita' economica tra le compagnie sorte in firenze dopo il 1270 e pervenute a u buon livello di potenza .la concorrenza le aveva indotte a costituire due gruppi antagonisti , intorno ai principali avversari , gli Spini ed i Cerchi che sono l'anima delle fazioni politiche dei Neri e dei Bianchi . Le loro lotte insanguinarono Firenze dal 1300 al 1302 . La disfatta e l'esilio dei Bianchi trascinano naturalmente con se la rovina economica delle compagnie in cui predominano i loro partigiani , tra le altre quella dei Portinari,la famiglia di Beatrice , i cui membri si rifugiano a Bruges . Tali rivalita' che coincidevano con difficolta' sul mercato estero portarono un colpo molto serio al commercio fiorentino . anche le societa' nere ne furono toccate ed i successivi fallimenti di alcune decine di grandi compagnie caratterizzano i primi venticinque anni del XIV secolo.
I Mozzi fallirono nel 1301-1302
I Franzesi fallirono nel 1307
I Pulci e i Rimbertini fallirono nel 1309
I Frescobaldi fallirono nel 1312
Gli Scali ( che erano una delle piu' antiche e piu' potenti compagnie fiorentine ) falliscono nel 1326
Il Villani afferma che il fallimento degli Scali fu piu' dannoso per Firenze della sconfitta di Altopascio perche' oltre alla rilevante perdita di denaro vi era il rischio di veder perdere la fducia della clientela straniera nelle compagnie fiorentine
Dice Yves Renouard che il 1326 segna una data importante per le compagnie commerciali fiorentine , il fallimento degli Scali induce le altre compagnie commerciali fiorentine ad abbandonare posizioni di lotta per stipulare anzi delle alleanze commerciali
Cosi puo' svilupparsi intorno ai Bardi ai Peruzzi , agli Acciaiuoli ,<<le colonne della cristianita' come dice il Villani >>, un gruppo commerciale e finanziario di potenza mai vista…
Il regime di solidarieta' non ottiene pero' risultati migliori di quello della concorrenza : i fallimenti interrotti per un certo periodo sono ora simultanei . Firenze gia' in crisi per due guerre precedenti e provata dal conflitto franco-inglese che rovina tutto il commercio nel Nord Europa , attraversa un momento della difficile guerra contro Pisa per il possesso di Lucca , nel 1341 un grave disagio economico e finanziario : un imprudente passo della Signoria presso alcuni signori ghibellini e Luigi di Baviera fa credere a Roberto d'Angio' ed ai napoletani che essa voglia lasciare l'alleanza guelfs di cui e' uno dei pilastri. I capitalisti del regno di Sicilia che avevano tutti i loro fondi in deposito presso le compagnie della citta' alleata , si spaventano e si precipitano agli sportelli per ritirarli. Le compagnie piu' impegnate nel regno di Sicilia furono immediatamente agli estremi.
Cosi nel 1342 fallirono ( i crediti che avevano le une con le altre le coinvolsero a catena ) i Dell'Antella , i Cocchi , i Perondoli , i Bonaccorsi ,i Corsini , i Da Uzzano e i Castellani .
Le tre piu' grandi non sopravvissero loro a lungo .I Peruzzi e i Bardi avevano concesso negli anni precedenti enormi prestiti al re d'Inghilterra che ora il re inglese sconfitto dai francesi non poteva restituire.
I Peruzzi ed i Bardi coinvolsero nella loro caduta anche gli Acciaiuoli . nel 1343 fallirono Peruzzi ed acciaiuoli e nel 1346 i potenti Bardi.
Oramai a Firenze
I………………………………………………………………..continua………………………….
Nel …….fallisce la compagnia dei Pazzi
Nel 1346 falliscono le compagnie dei Bardi e la compagnia dei Peruzzi
Nel 1335 I Bardi e i Peruzzi ed altre banche non poterono negare di prestare una somma enorme , pena la perdita di quanto gia’ prestato , ad Edoardo III .
Denaro che serviva al re inglese per la sua guerra contro Filippo VI di Francia
Il cattivo andamento della guerra impedi al re inglese di rendere il denaro ( 1.365.000 fiorini secondo il Villani )
…………………………………….
1343 |
Caduta del duca di Atene |
1344--1348 |
Governo popolare |
ASCESA E CADUTA DEL DUCA D'ATENE ANNO 1343
Dice il Mecatti e va preso con le pinze :
CCXCVI
Nel gonfalonierato di Gherardo Corsini , e nel nuovo anno 1342 , gran bisbiglio fece alla corte di Francia , del Papa , e del re Ruberto la risoluzione , che i fiorentini volevano fare , e che cagiono' a molti dei privati grandissimo danno : perche' stimandosi da molti , che farebbero diventati di parte ghibellina , coloro i quali avevano danari nei banchi dei nostri mercanti , gli vollero tutti in un tempo ritirare e percio fallirono gli Acciajuoli , i Peruzzi ,i Bardi , i Bonaccorsi , i Cocchi , gli Antellesi , i Corsini , quei Da Uzzano , i Castellani , i Perendoli , con altri di minor conto .Ma i fiorentini non vollero poi col Bavaro venire a nessuna definitiva risoluzione pel rispetto della Chiesa , ancorche' avessero potuto in tal forma dei loro nemici agevolmente trionfare.
CCXCVII
Nel di che Maso Dell'Antella aveva preso il supremo magistrato , arrivo' in Firenze Malatesta da Rimini con dugento cavalieri , e in quel di pure , Schiatta Frescobaldi fu decapitato con gran mormorio della terra ……………………………….
……………………………..continua……………………………………..
Il libro del biadaiolo Carestie ed annona a Firenze dalla meta' del 200 al 1348 Giuliano Pinto Leo S. Olschki editore 1978 |
CARESTIA del 1346 e del 1347
La conseguenza dei fallimenti fu immediata sull’economia fiorentina , le migliaia di azionisti delle compagnie persero i loro risparmi e non ebbero piu’ i soldi per continuare i loro traffici ed i loro negozi
Molti operai persero il lavoro
…………………………………….
Primi moti operai
Furono questi momenti di fame e disperazione per gli operai
L’aumento del prezzo del grano
…………………………………….
LA PESTE NERA DEL 1348
La peste nera del 1348 e’ un avvenimento quasi impossibile da descrivere
I suoi effetti sono imprescindibili
L’Europa , Firenze , in quell’anno perdono meta’ della propria popolazione
Dopo la peste Firenze e’ un’altra citta’
Anche se la peste ha decimato prevalentemente la classe piu’ povera ( per condizioni igieniche , per peggior nutrizione ) anche il ruolo dirigente ha visto aprirsi larghissimi vuoti
Quindi vi e’ un forzoso rinnovo della classe politica
Cambia anche tutta la panoramica dell’economia europea :
una popolazione dimezzata e quindi un dimezzamento o quasi della domanda di merci
L’arricchimento dei sopravvissuti che ereditano i beni dei morti ( cioe’ delle classi medie
Quindi vi sono in Europa e a Firenze meno persone con piu’ disponibilita’ economiche
E’ evidente che il mercato economico e quello del lavoro non puo’ che subire grandissime modificazioni
E’ piu’ difficile vendere certe merci e’ piu’ facile venderne altre
E’ piu’ difficile trovare lavoratori disposti a tutto
Anche psicologicamente vi e’ una modifica : la grande moria la grande paura ha reso tutto il senso della precarieta’ della vita
Dopo la peste e' facile pensare ad una fase di ristagno economico
L'afflusso di nuova manodopera dal contado manodopera non inquadrata nelle corporazioni e quindi poco controllabile
L'emergere di una nuova classe politica
Tensione
N. Rodolico, Il popolo minuto. Note di storia fiorentina (1343-1378), "Biblioteca di Storia Toscana, XIII", Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1968 (Firenze, 1899).
N. Rodolico, La democrazia fiorentina nel suo tramonto (1378-1382), "Studi Storici sulla Toscana, 6", Roma, Multigrafica Editrice, 1970 (Bologna, 1905).
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Anno 1353 Pace di Sarzana con i Visconti di Milano
Anno 1364 Pace con Pisa
Reazione della grande borghesia indutriale e mercantile appoggiata in Parte Guelfa
Pratica delle ammonizioni
Quando il Villani ( ed anche il Davidsohn ) ci abbandona a prenderci per mano E' Marchionne di Coppo Stefani
Cronaca Fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, a cura di N. Rodolico, "Rerum Italicarum Scriptores. Nuova Edizione", tomo XXX, parte I, Città di Castello, 1903-1955. Pagine V-CXXI Recentemente ripubblicata in ristampa anastatica dalla casa FIRENZE LIBRI
Vieri Mazzoni La legislazione antighibellina e la politica oligarchica della Parte Guelfa di Firenze nel secondo Trecento (1347-1378) Vieri Mazzoni Dalla lotta di parte al governo delle fazioni. I guelfi e i Ghibellini del territorio fiorentino nel trecento Vieri Mazzoni Il patrimonio e le strategie insediative della Parte Guelfa di Firenze nel primo trecento Vieri Mazzoni Note sulla confisca di beni dei Ghibellini a Firenze nel 1267 e sul ruolo della Parte Guelfa Vieri Mazzoni Nuovi documenti sul cronista fiorentino Marchionne di Coppo Stefani Vieri Mazzoni Ascesa e caduta di una famiglia di popolo nel trecento : gli Zagoni di Prato Vieri Mazzoni e Francesco Salvestrini Strategie politiche e interessi economici nei rapporti tra la Parte Guelfa e il Comune di Firenze. La confisca patrimoniale ai "ribelli" di San Miniato
Anthony Molho e Franek Sznura......" Alle bocche della piazza, diario di un anonimo fiorentino (1382-1401) 1986 Leo S. Olschki editore Firenze |
Dottorato di ricerca in Storia medievale
Dr .Vieri Mazzoni La legislazione antighibellina e la politica oligarchica della Parte Guelfa di Firenze nel secondo Trecento (1347-1378) Esame finale: 4 marzo 2003 - Commissione giudicatrice: proff. Renato Bordone (Università di Torino), presidente, Elisa Occhipinti (Università di Milano) e Sergio Raveggi (Università di Siena) Volume I INTRODUZIONE CAPITOLO I. Guelfismo e ghibellinismo a Firenze nel passaggio tra Duecento e Trecento CAPITOLO II. Il Comune e la Parte Guelfa dalle lotte tra bianchi e neri al tumulto dei ciompi (1301-1378) CAPITOLO III. Pratiche esclusorie e proscrizioni contro i "ghibellini" nel secondo Trecento CONCLUSIONI FONTI Volume II Tomo I APPENDICE I: Legislazione concernente ghibellini ed ammoniti (1347-1382) Tomo II APPENDICE V: Atti relativi ad alcune ammonizioni (1359) Abstract Almeno sin dalla metà del Duecento - da quando cioè le fonti ne rendono possibile lo studio - le parti guelfa e ghibellina di Firenze appaiono come formazioni abbastanza aperte e permeabili tanto all'adesione di nuovi membri quanto all'abbandono degli antichi fautori. Dopo la caduta dell'ultimo regime ghibellino ed il definitivo passaggio del Comune al campo guelfo, avvenuto nel 1266, la fazione imperiale registrò, con ogni probabilità, un numero massiccio di defezioni, che la indebolirono progressivamente, trasformandola in una piccola comunità di fuoriusciti, senza alcuna chance di rivalsa e spesso proiettati verso interessi e terre lontani dalla città di origine. Nel 1280, tuttavia, gli accordi stipulati con i guelfi sotto l'egida della Chiesa e grazie alla mediazione del Cardinal Latino Malabranca consentirono il ritorno dall'esilio di molti ghibellini, dietro garanzia della cancellazione di bandi e condanne e del riconoscimento dei diritti politici, questi ultimi ratificati mediante l'instaurazione di un regime bipartitico. In effetti solo poche casate fedeli agli Imperatori - invero le più autorevoli e rappresentative - rifiutarono la pacificazione, preferendo vivere fuori dalla madrepatria e condurre una lotta senza speranza, anziché sottomettersi, mentre molte altre famiglie già loro alleate furono velocemente cooptate nel governo dei Priori delle Arti, espressione delle corporazioni bancarie mercantili e manifatturiere, che in breve tempo sostituì l'artificiosa ed effimera costruzione voluta dal Cardinal Latino. Il processo di assimilazione di guelfi e ghibellini in un nuovo ceto dirigente proseguì sino ai primi anni del Trecento, allorché la divisione del fronte guelfo tra bianchi e neri riportò in auge le antiche differenze. La vittoria dei neri, propugnatori di un guelfismo estremo, sui bianchi, maggiormente propensi all'intesa con i sostenitori dell'Impero, provocò la cacciata di questi ultimi ed il loro ulteriore avvicinamento ai ghibellini ribelli, cui fecero seguito violenze e devastazioni in molte zone del territorio fiorentino ed assalti contro castelli e centri fortificati. Sebbene il governo cittadino non corresse mai un vero pericolo di essere sovvertito, fuori dal circuito delle mura urbane la situazione rimase critica almeno sino al 1308, quando scomparvero gli ultimi esponenti radicali dei neri e la vita politica riacquistò una parvenza di normalità. Il progressivo sbandimento dei ghibellini ed il loro reintegro - seppur parziale - nelle attività pubbliche riprese dopo la fine dell'oltranzismo guelfo, ed anzi, paradossalmente, trasse nuovo impulso dalle crisi manifestatesi in occasione della discesa in Italia dell'Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo e del tentativo egemonico di Castruccio Castracani Antelminelli da Lucca, rispettivamente negli anni Dieci e Venti del Trecento, allorché i rettori cittadini avvertirono la necessità di dividere il fronte degli avversari adottando un atteggiamento conciliante e varando un'amnistia generale, dalla quale furono esclusi soltanto gli oppositori irriducibili. La strategia ebbe successo, ed in un modesto lasso di tempo consentì il logoramento della parte estrinseca, di cui rimanevano sporadiche tracce ancora agli inizi degli anni Quaranta, ma che di fatto era venuta meno al termine degli anni Venti in concomitanza con la morte del Castracani e con la partenza del successore del defunto Arrigo VII, ovvero l'Imperatore Ludovico IV di Baviera. In sostanza è possibile affermare che a Firenze il dualismo tra guelfi e ghibellini, già decaduto alla fine del Duecento, venne superato in via definitiva nei primi decenni del secolo successivo, come indica altresì la scomparsa della Parte Ghibellina, le cui ultime attestazioni certe sono di poco posteriori alla pace del Cardinal Latino, e la parallela istituzionalizzazione della Parte Guelfa, esistente in forma autonoma sin dai tempi dell'esilio e formalmente riconosciuta dagli statuti del 1322. Occorre sottolineare come in tale contesto scomparvero le leggi specifiche disponenti l'esclusione dei ghibellini dalle magistrature cittadine, senza dubbio emanate sin dal 1266 e probabilmente cassate nel 1280, a seguito degli accordi sanciti dal legato pontificio, per lasciare il posto ad una congerie di norme che riservavano l'esercizio degli uffici pubblici ai soli guelfi, tra i quali, però, erano annoverati molti antichi seguaci della fazione imperiale, ormai del tutto redenti. Questo quadro di soluzione della dicotomia tra le parti e di assimilazione degli ex ghibellini nel ceto dirigente comunale, tuttavia, cambiò bruscamente nel corso degli anni Quaranta, per effetto di un mutamento drastico ed imprevisto dello scenario politico. Nel 1342, infatti, il regime di stampo oligarchico, che sin dal 1308 aveva retto la città, entrò in una crisi irreversibile, culminata con il ricorso ad una signoria temporanea affidata ad un principe angioino. La caduta di quest'ultimo, avvenuta nel 1343, determinò la nascita di un governo allargato, nel quale, accanto ai membri del patriziato cittadino - numericamente in minoranza - confluirono anche esponenti delle arti minori ed individui e famiglie di recente immigrazione, alterando in tal modo i tradizionali rapporti di forza e gli equilibri interni. Per un breve periodo, corrispondente al quinquennio 1343-1348, gli esecutivi rispecchiarono nella composizione e nella conduzione questo nuovo stato di cose, finché lo scoppio dell'epidemia di peste nel 1348 - la celeberrima Morte Nera - non causò la morte di molti dei novi homines recentemente abilitati alla guida del Comune, consentendo, o, meglio, favorendo, una ripresa degli oligarchi, da qualche anno in ombra, ed il loro reinserimento, in quantità cospicua, nelle borse da cui venivano tratti i nominativi dei magistrati cittadini. Gli esiti di questa riforma elettorale, dal carattere assolutamente straordinario, si manifestarono appieno nei tre decenni successivi, durante i quali si fronteggiarono due schieramenti abbastanza definiti negli intenti, anche se eterogenei nella composizione: l'uno favorevole al patriziato e ad una conduzione politica ristretta, nonché contrario alla partecipazione di immigrati recenti ed artefici minuti alla cosa pubblica, e perciò descritto come "oligarchico", l'altro sostenitore di un ceto dirigente allargato e comprendente nuovi cittadini ed uomini immatricolati nelle corporazioni minori, e quindi convenzionalmente definito "democratico". Al quadro generale così delineato - invero già di per sé alquanto complesso - occorre altresì aggiungere le attività di due fazioni, guidate dalle famiglie degli Albizi e dei Ricci e formate dai loro alleati ed accoliti, le quali per il ventennio che va dagli anni Cinquanta agli anni Settanta supportarono rispettivamente il fronte oligarchico e quello democratico. Vari indizi, poi, dimostrano che, almeno dal 1347, gli oligarchi si erano stretti attorno alla Parte Guelfa, già in antiquo roccaforte dell'aristocrazia e dei magnati, prendendone di fatto il controllo ed imponendosi sui guelfi moderati, bendisposti verso il fronte democratico, e talvolta esponenti di quella posizione, per conferire nuovi poteri all'associazione e renderla quanto più possibile autonoma ed indipendente dal Comune. Tale indirizzo, perseguito con grande costanza per quasi trent'anni, ebbe come scopi principali il risanamento economico della Parte, il suo affrancamento dalla giurisdizione delle magistrature cittadine, e, soprattutto il ripristino delle leggi contro i ghibellini. Quest'ultimo obbiettivo, ottenuto sin dalla fine degli anni Quaranta ed accompagnato dalla rinascita di un guelfismo intransigente, era stato pensato dagli oligarchi in funzione di una strategia esclusoria volta contro gli avversari democratici, i quali, accusati in modo più o meno strumentale di essere ghibellini, ovvero discendenti di fautori dell'Impero, potevano essere proscritti ed estromessi dalla politica attiva. Il revival del massimalismo guelfo ebbe successo sia grazie alle pressioni esercitate dai Capitani di Parte sugli esecutivi comunali quanto in virtù di una complessa crisi nelle relazioni fra stati, che vide l'emergere di un concreto pericolo per l'indipendenza di Firenze rappresentato dall'espansionismo dei Visconti di Milano, in passato vicari degli Imperatori. In effetti l'applicazione delle norme contro i ghibellini, demandata agli organi giudiziari del Comune, non ebbe grandi sviluppi, poiché i processi per ghibellinismo, avviati su denuncia sia di ufficiali della Parte Guelfa che di privati cittadini, ad essa legati o meno, furono pochi, oltre che concentrati nell'arco di un venticinquennio e, soprattutto, risolti per lo più con sentenze assolutorie. Giova ricordare come gli stessi uomini della societas guelforum fiorentina esitassero a farsi promotori di tali accuse nelle corti comunali, forse perché ben consapevoli dell'influenza in ambito giudiziario della Signoria, non sempre a loro favorevole, e come parimenti agissero anche i privati. Del resto l'analisi prosopografica degli imputati in questi procedimenti indica che solo un'esigua minoranza aveva avuto legami con l'antica pars Imperii, o con suoi sostenitori, e sempre mediante vincoli familiari vecchi di una o più generazioni, dimodoché è possibile affermare che la legislazione antighibellina era realmente un'arma politica degli oligarchici contro i democratici. La scarsità di risultati nell'offensiva giudiziaria rivolta contro questi ultimi convinse infine i partefici ad introdurre una nuova pratica esclusoria, di maggior efficacia perché totalmente demandata all'arbitrio degli ufficiali guelfi: l'ammonizione. La nuova procedura poteva colpire tanto singoli individui quanto intere famiglie e consorterie, era basata su una valutazione insindacabile dei Capitani di Parte e di altri membri dell'associazione scelti ad hoc, ed aveva importanti riflessi in campo legale poiché rivestiva il valore di prova nei processi per ghibellinismo. Grazie alle ammonizioni, comminate per un ventennio a partire dal 1358, allorché vennero impiegate per la prima volta, centinaia di persone ed intere consorterie persero i diritti politici, venendo così eliminate dalla contesa per le cariche pubbliche, ed in svariate occasioni l'attività dei governi fu piegata al volere dei partefici, che non ebbero remore a minacciare apertamente la proscrizione dei membri di quegli esecutivi. Come è facile immaginare, gli aderenti allo schieramento democratico tentarono di limitare lo strapotere degli uomini della Parte e di arginare l'oltranzismo guelfo che gli oligarchici propugnavano, ma la tattica di aumentare il numero e di alterare la composizione degli uffici della societas guelforum, originariamente adottata su iniziativa dei Ricci, si dimostrò prima inutile, mercé l'attento controllo degli scrutini operata dagli avversari, ed infine inapplicabile, quando, agli inizi degli anni Settanta, l'associazione divenne completamente autonoma ed indipendente dal Comune. Soltanto l'avvio di una forma parallela di esclusione extragiudiziale, ovvero l'inserimento nel novero dei magnati - e la conseguente perdita della rappresentanza nei collegi degli esecutivi - di quei popolani che avessero assunto comportamenti sopraffattori e violenti, o che di simili crimini fossero stati denunciati e ritenuti colpevoli dalle autorità cittadine, valse a contrastare il diffondersi delle accuse di ghibellinismo e delle ammonizioni. È opportuno sottolineare come l'introduzione di tale provvedimento cadesse nel 1372, in uno dei momenti di massimo fulgore della Parte Guelfa, ma anche nell'anno che vide l'emarginazione dalle principali magistrature comunali dei vertici delle famiglie Albizi e Ricci, le quali, alleandosi, avevano posto fine alla lotta di fazione, determinato un pericoloso accentramento di potere, e lasciato privo di una guida riconosciuta i democratici. Nonostante la reazione di questi ultimi, la seconda metà del decennio registrò una recrudescenza di ammonizioni ed un acuirsi dello scontro con gli oligarchici raccolti attorno alla società dei guelfi fiorentini, finché, nel 1378, la tensione giunse al culmine, ed una Signoria di ispirazione democratica, vista l'impossibilità di giungere ad un'intesa con i partefici in materia di proscrizioni, decise un rafforzamento degli Ordinamenti di Giustizia e delle norme contro i magnati. Dinanzi alla prospettiva di essere definitivamente emarginati dalla vita politica i guelfi estremisti risposero con un colpo di mano, cosicché alcune centinaia di loro si riunirono armati presso il Palagio di Parte, ma infine desistettero da ogni iniziativa violenta e fuggirono dalla città. La defezione degli oligarchi segnò la fine del predominio della Parte Guelfa e delle attività esclusorie che attorno ad essa ruotavano, ma precedette di poco anche la caduta del regime, in auge sin dal 1343, rovesciato poche settimane dopo dal tumulto dei ciompi. |
Intorno al 1370 viene completata la terza cerhia delle mura
Anni 1375-1378
La guerra degli otto santi
Interdetto di Gregorio XI che danneggia l'attivita' commerciale delle compagnie fiorentine in tutta Europa
Grande abilita' degli otto santi
Corrompono Giovanni acuto che mandato dal Papa contro Firenze passa dalla loro parte.
Confiscano i beni della chiesa fiorentina
Fomentano rivolte antipapali nelle terre sottoposte al dominio della Chiesa
Accordo di pace favorito da Santa Caterina
Vedi Rodolico …………………………………………………………………………………………
Vedi Gherardi………………………………………………..
1366-1378 |
Governo del "partito civile" |
1348-1366 |
Reazione oligarchica e della Parte Guelfa |
1363 |
Peste |
1378 ( 22 luglio-31 agosto ) |
tumulto dei Ciompi e periodo di sei settimane in cui i Ciompi partecipano al governo della citta' |
settembre1378- gennaio 1384 |
Regime delle Arti minori |
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Si passa anche da un'esperienza di lotta di classe che lascia segni profondi nella societa' fiorentina e che meriterebbe ulteriori approfondimenti
19 luglio 1378
Mentre e' Gonfaloniere Salvestro dei Medici i Ciompi prendono il potere
31 agosto 1378
Le corporazioni delle Arti maggiori proclamano la serrata delle manifatture
Chiamano a raccolta i loro adepti e rovesciano il governo dei Ciompi
N. Rodolico, I ciompi. Una pagina di storia del proletariato, "Biblioteca Storica Sansoni. Nuova Serie, XI", Firenze, G. C. Sansoni Editore, 1945.
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Anthony Molho e Franek Sznura......" Alle bocche della piazza, diario di un anonimo fiorentino (1382-1401) 1986 Leo S. Olschki editore Firenze |
La restaurazione oligarchica chiude il XIV secolo
Archivio delle Tratte: Introduzione e inventario. Edited by Paolo Viti and Raffaella Maria Zaccaria. Rome: Archivio di Stato di Firenze, 1989. John M. Najemy, Corporatism and Consensus in Florentine Electoral Politics, 1280-1400. [Chapel Hill: University of North Carolina Press, 1982].) Becker, Marvin. "A Study of Political Failure: The Florentine Magnates, 1280-1343". Medieval Studies. 1965; 27: 246-308.
Mercanti scrittori. Ricordi nella Firenze tra Medioevo e Rinascimento, a cura di V. Branca, Milano, Rusconi, 1986 (in particolare Paolo da Certaldo, Libro di buoni costumi; Giovanni di Pagolo Morelli, Ricordi; Francesco Datini, Testamento).
M. B. Becker, Florence in Transition, 2 voll., Baltimora, The John Hopkins Press, 1967-1968.
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Brucker G. A . , Dal Comune alla Signoria. La vita pubblica a Firenze nel primo Rinascimento, "Biblioteca storica", Bologna, Società editrice il Mulino, 1981,
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In questa cornice storica politica economica compaiono a Firenze i Duranti di cui parleremo diffusamente e che sono gli antenati dei Carnesecchi fiorentini
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ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003