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 I Grazi di Sinalunga

Ricerca della dottoressa Giulia Grazi 

 

 

 

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In Magliabechiana si trova diversa corrispondenza epistolare di vari Grazi con coevi illustri, e il "Sepoltuario del Rosselli" trasmette che in S.Jacopo sopr'Arno a Firenze si trova, nel quarto pilastro della loggia, un'arme dei Grazi con iscrizione.

 

 

 

 

ORIGINI DEI GRAZI

 

 

I GRATIA DEL MONTE DEL POPOLO

 

Questa storia parte da Siena, in tempi piuttosto remoti;

Nei "Manoscritti 450" dell'Arch. di Stato di Firenze ( famiglie senesi che hanno goduto il Supremo Magistrato) compaiono i Gratia del Monte de' Nove. Il primo fu Francesco di Pietro di Gratia nel 1374.

Sono citati anche i Gratia o Gratii del Monte del Popolo, di cui il primo nel Magistero fu Ferdinando di Rutilio nel 1651.

I Grazia sono rammentati anche dal Ceramelli e il loro stemma, inciso in rame, (Palato d'argento e di verde, al ferro di cavallo attraversante d'oro) compare sul "L'arme delle famiglie nobili di Siena" di A. Aurieri del 1706.

Per tradizione orale, confortata da vari riscontri archivistici, un esponente di questa famiglia notabile senese, intorno al 1440, fu inviato e Sinalunga con incarichi governativi per controllare la regolarità della stesura degli Statuti Sinalunghesi, proprio in quegli anni in fieri. E in questo paese si stabili' il mio "filone" di famiglia, mantenendo però ancora per secoli contatti con Siena per studi, incarichi ecc..

 

 

Un albero genealogico

 

Il Cancelliere (carica del Governo centrale per controllo delle amministrazioni locali) Andrea Grazi vissuto nella prima parte del secolo XVII con i suoi manoscritti, è la fonte più accreditata e dettagliata sulla famiglia Grazi, dagli albori sinalunghesi nel'400 a metà settecento circa , quando Andrea viene "assalito da fiero accidente".

L'erudito riferisce che "questa famiglia è molto antica per quello apparisce da i libri...avendo sempre goduto gli Onori della Comunità", praticamente il diritto di accedere al governo locale, privilegio che viene incessantemente fruito, quasi che fosse una prerogativa ereditaria e acquisita, dal 1444 al 1750, assommando in questo periodo un record di 75 Priorati !

Andrea, oltre gli innumeri prelati (nel'400 vi fu un particolare legame col. futuro Pio II, allora Vescovo di Siena, tramandato nel tempo tanto che mio babbo e mio zio portavano come secondo nome rispettivamente Silvio e Enea) enumera i "dottori in legge che si trovano in questa famiglia :

 

 

 

e i Notari :

 

 

Tra i militari

 

 

L'erudito cancelliere ricostruì inoltre un albero genealogico dei Grazi. dal 1400 ai tempi suoi, quando ne esistevano diverse ramificazioni (molte in seguito estinte) e le enumera  

 

 

Ma della famiglia Grazi si occuparono altri studiosi

 

 

PERSONAGGI

 

Molti furono gli eruditi di questa famiglia. Fra i sinalunghesi citati dallo storico Bichi compare Girolamo Maria Grazia che tradusse in toscano. All'inizio del XVIII secolo l'Accademico dei "Concordi" Don Giuseppe Grazi detto "Il solitario" , di cui riparleremo, ne cambiò il nome in "Accademia degli Smantellati".

 

Il noto studioso G. A. Pecci nella sua storia dei castelli e terre senesi, dopo avere ricordato che i Grazi dimoravano in Sinalunga dal 1444, ne elenca diversi che si evidenziarono nel campo umanistico e che trascrivo aggiungendo qualche dato in piu' :

 

GIULIO CESARE GRAZI

pittore del XVI sec. Di scuola italiana, allievo di Federigo Barocci. Si conserva di lui una copia della Vergine del Rosario del Barocci nella Chiesa di S.Francesco Saverio a Rimini.

 

GRAZIA MARIA GRAZI (o GRAZIO). (Sinalunga , 1553 - …?)

Bibliofilo erudito e poliglotta, fu umanista, poeta, traduttore e cattedratico .Dal 1619 segretario del Card. F. Borromeo, col quale dal 1596 al 1625 intrattenne una nota copiosa corrispondenza, a Milano fu fra i fondatori (citati dal Manzoni) della Biblioteca Ambrosiana , per la quale fra l'altro acquistò il celebre Virgilio appartenuto al Petrarca e miniato da Simone Martini.

Iniziò la sua attività letteraria come poeta e epigrammista pubblicando nel 1584 "Rime e versi latini…sopra il ratto delle Sabine scolpito in marmo dall’eccellente Giambologna" .

Profondo conoscitore di greco, latino e spagnolo, tradusse e dette alle stampe con successo opere, teologiche e non, di Plutarco, Ribadeneyra, Villegas e Campiglia, tutte con numerose riedizioni posteriori. Spesso collaborava col fratello Sallustio, erudito traduttore anch’esso, che fu Rettore della Chiesa di Nervosa (Treviso).

Sacerdote, fino al 1596 fu docente presso il Seminario di Treviso come Maestro d’Humanità, e poi presso quello di Milano al servizio di Federico Borromeo, del quale in breve conquistò la stima e l’amicizia, tanto da venire appellato "nostro familiare" .

Divenne suo segretario e collaboratore strettissimo (come dimostra la copiosa corrispondenza conservata in Ambrosiana, datata dal 1596 al 1625) per l’individuazione e l’acquisto di antichi testi e manoscritti destinati ad arricchire la costituenda Biblioteca, con la missione di ricercatore antiquario in particolare in Italia, ma con molti contatti più remoti.

Reperì ad esempio il manoscritto pergamenaceo del Virgilio miniato da Simone Martini, appartenuto e chiosato dal Petrarca, compreso il ricordo della morte di Laura. Condusse anche le trattative per l’acquisto della Biblioteca Pinelli. Il Manzoni ne "I promessi sposi" ricorda come il Borromeo , per fornire l’Ambrosiana di libri e manoscritti, "spedì otto uomini, de’ più colti ed esperti che poté averne, a farne incetta…" ; il Gratij era uno di questi, delegato alle ricerche in tutta la penisola.

Nel corso di questa sua attività di ricercatore-bibliofilo ebbe anche un triennio di docenza presso l’Ateneo di Pisa come Professore di Greco e Latino e di Umane Lettere (1610-1613), richiesto espressamente dal Granduca che lo rivoleva in Toscana . Ma in seguito, già anziano e da sempre di salute cagionevole, preferì ritornare al Nord, fra Venezia e Milano, e alla collaborazione con l’amato Cardinale, che gli assicurò anche una pensione.

Fu ammesso all’esclusiva ed elitaria Accademia di Venezia assieme al senese Belisario Bulgarini, col quale peraltro ebbe una copiosa corrispondenza epistolare. Per ignoti motivi non accettò mai, benché richiesto, la docenza nella sua patria senese. Anche il luogo e la data della sua morte sono sconosciuti.

Bibliografia

IBN "Index bio-bibliographicus notorum hominum"

Moreni "Bibliografia storico-ragionata della Toscana"

L.Ferrari "Onomasticon – Repertorio bibliografico degli scrittori italiani"

L.De Angelis "Biografia degli scrittori sanesi"

Galbiati "Itinerario dell’Ambrosiana" MI 1951

AA.VV. "Storia dell’Ambrosiana- Il ‘600" Cariplo

Ugurgieri Azzolini "Le pompe senesi" Pt 1649

R.R.Grazzi "I Grazzi- Una antica famiglia italiana" TO 1985

Manoscritti della Biblioteca Ambrosiana

F.Rivola "Vita di Federico Borromeo" MI 1656

Ceruti "Manoscritti di dotti italiani nel XVI sec." MI 1867

G.F.Opicelli "Monumenta Bibliothecae Ambrosianae" MI 1618

P.P.Bosca "De origine et statu Bibliothecae Ambrosianae" MI 1672

A.Curione "Sullo studio del Greco in Italia nei secoli XVII e XVIII" Roma, 1941

M.E.Cosenza "Biographical e biobibliographical dictionary of the italian humanists" Boston 1962

Ecc.

 

Così il Pecci di lui :

"Sacerdote secolare fu reputato di singolar bontà di vita, ma non per questo tralascio d'attendere agli studi, anzi nelle lettere umane fu stimato distintamente, perche fu ammesso alla famosa accademia di Venezia fondata 1'anno 1593 assieme con Belisario Bulgarini, e Enea Piccolomini, il che argomenta che al pari di questi gareggiasse nei componimenti accademici. Ebbe perfetta cognizione delle lingue greca, latina, toscana, e spagnuola e da questa tradusse nella nostra lingua il terzo libro delle meditazioni sopra tutti gli Evangelj dell'anno, composte da Andrea Campiglia monaco Certosino stampate in Venezia I'anno l605 appresso Daniele Bisaccio, tutte le opere del Vigliegas, stampate anch'esse in Venezia in diversi tempi, come riporta il Padre Ugurgeri ( Pompe Senesi tomo I 989 n. 93 )".

 

 

SALLUSTIO e FRANCESCO GRAZI

Composero un trattato dell'arte militare in teorica e pratica stampato in Venezia nel 1616 e di nuovo nella medesima citta nel 1645. Io pero dubito che quest'opera sia tutta del solo Sallustio il quale tradusse ancora dallo spagnolo nell'italiano gli esempi e i miracoli di diversi Santi, e gran servi di Dio, opera stampata in Venezia nel 1609.

Sallustio fu anche Rettore della chiesa di San Giobatta di Narvesa.

 

GIOVAN MARIA

"ha dato alle stampe", ( è nominato dal P. Ugurgeri nelle suddette Pompe Senesi. )

 

DOMENICO GRAZI

Il Pecci dice di lui : fu prete della Congregazione di S.Filippo Neri in S.Giorgio di Siena, divoto e assiduo alle confessioni e in opinione di gran bontà di vita, ebbe buona cognizione della filosofia e teologia,, ma prevalse più nel possesso delle lingue latina e greca nelle quali cognizioni tra gl'altri notabili ebbe per discepolo Federigo Borromei, che poi fu quel grand'uomo, come ognun sa, si trattenne sotto gl'insegnamenti del Padre Domenico.

Aggiungo che scrisse gli "Epigrammata".

 

 

Notaro ANDREA GRAZI (1653)

Notaio e poi Cancelliere a Grosseto, dicesi discendere il facoltoso ramo dei Grazi di Orbetello, nobile famiglia "ragguardevole per fede e per censo" insediatasi nell'omonimo locale palazzo seicentesco .

 

 

Il Capitano delle Milizie MARCANTONIO

Da ricordare

E' ricordato inoltre per essere stato padre Agnese Grazi , serva di Dio , morta in odore di santita'

 

AGNESE GRAZI (Orbetello, 28 genn. 1703 – Orbetello, 7 giu. 1744),

 

Figlia di Marcantonio

Morta in concetto di Santità, prima collaboratrice e prediletta figlia spirituale di S.Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti..

Fu educanda nel Monastero di S.Domenico a Viterbo. Il suo primo incontro con S.Paolo avvenne nel 1730 durante un ritiro di preghiera del Santo a Talamone, nei pressi di una proprietà della famiglia della giovane detta ancora "Barca del Grazi". La parola del missionario fece una profonda impressione sulla ragazza, che decise di rispondere alla Grazia con una generosità totale . Seguendo le direttive del Santo, pur restando in famiglia, si donò a una esistenza interiore esemplare, raggiungendo un alto livello di vita contemplativa, favorita da doni mistici straordinari, come testimoniano le 165 profuse lettere che le scrisse fino alla sua morte S.Paolo , che fu insieme suo padre spirituale, confidente e amico, tenendola inoltre sempre al corrente delle agitate vicissitudini dell’istituto religioso che aveva iniziato, cui lei prese una parte attiva e presente e si inserì spesso come protagonista . Agnese morì in gran concetto di santità, assistita da Paolo, che l’aveva guidata per i gradi più alti della vita ascetica e che a lei apriva il cuore nei momenti di maggiore difficoltà, e alle sue preghiere affidava i suoi problemi. Fu sepolta nella Chiesa del primo convento "della Presentazione" dei Passionisti sull’Argentario, di cui aveva favorito l’edificazione coinvolgendo e convincendo l’ambito familiare . Sulla sua abitazione di Orbetello è affissa una lapide che recita : "In questo palazzo della nobile famiglia Grazi S.Paolo della Croce trovò la prima casa di benefattori della sua Congregazione e la pura discepola nota per santità di vita Agnese Grazi".

Viene considerata la prima ispiratrice del ramo femminile dell’opera Passionista.

 

Bibliografia

 

P. Francesco Pierini "Agnese Grazi" Viterbo 1950

P. Disma Giannotti "Fuoco dell’Argentario – Agnese Grazi…" 1994

Corrado Albini "Le lettere di S. Paolo della Croce a Agnese Grazi"

Saint Paul de la Croix "Lettres a Agnes Grazi" Ed. P. Tequi (472 pg)

A.Spina "Il ritiro della Presentazione sul monte Argentario" Roma, 1991

 

 

TEODORO FELICE GRAZJ,

laureato nel 1723 a Bologna in diritto e teologia, ricoprì molte cariche in patria e fuori. Ampliando una raccolta di casa Grazi, mise insieme una considerevole biblioteca che, per volere testamentario, passò alla Collegiata, e poi alla Municipalità di Santarcangelo.

 

Dott. ANDREA GRAZI

Il Pecci dice di lui : Cancelliere di questa Comunità, perfettamente istruito nelle patrie memorie, raccolte da esso in più tomi, e che ha somministrato a me i migliori lumi, per stendere la storia d'Asinalonga......

Figlio del Sergente Alfonso mori il 30 Ottobre 1760.

Si dottorò in Siena nel 1725 e dopo aver esercitato diversi ufficii di giudicatura nello stato, circa il 1750 fu eletto Cancelliere della di lui patria. Ha raccolto un voluminoso libro di memorie storiche di questa terra..... Altro libro di erudite osservazioni sopra diverse memorie ed iscrizioni. Altro voluminoso tomo che contiene un'esatta genealogia con documenti e autenticità delle famiglie più civili di questa terra unita agli alberi genealogici pulitamente disegnati (il nostro). E altro libro di cronologie diverse di alcuni ufficii esercitati in Asinalonga, ma tutte opere manoscritte (Pecci).

E' l'autore delle memorie e dell'albero genealogico dei Grazi che abbiamo gia' visto :

 

 

 

 

 

L' albero genealogico dei Grazi elaborato dal Cancelliere Andrea Grazi presenta diverse ramificazioni (molte in seguito estinte); fra queste ritrovo il nostro diretto antenato Giovanni ("il Magnifico Giovanni "!, Priore nel 1739) di Girolamo (anch'esso Priore nel 1702) di Francesco di Grazia (Priore nel 1642) di Girolamo (probabilmente il traduttore che stampa in Venezia nel 1605).

 

E' a partire da questi Grazi recenti (è tutto relativo) che ho ricostruito 1'albero genealogico che appare in calce e di cui, almeno a partire all'indietro di sette generazioni, sono l'ultima superstite.

 

 

 

 

 

 

ALBERO GENEALOGICO RICOSTRUITO DA GIULIA GRAZI

 

 

1 Grazia .

.... 2 Discendenti di Grazia : vedi albero ricostruito da Andrea Grazi.

 

 

...... 3 Girolamo . Traduttore

......... 4 Grazia . Priore nel 1642

............. 5 Francesco .

............... 6 Girolamo . Priore nel 1702

.................. +Lucia Panozzi 687-763 di Pavolo

....................... 7 Bernardino . - 1778

......................... +M. Lucia X

............................. 8 Girolamo . 1769 - 1835

.................................. 9 Antonio .

............................ 8 Francesco . 1766 -

...................... 7 DonPaolo .

...................... 7 Antonio .

........................ +Rosa Vannuccini

............................ 8 Pasquale . - 1842 Molino di Montemartino

............................ 8 Francesco .

............................... +Margherita Bartolini

.................................... 9 Martino .

....................................... 10 Pietro Angelo . 1859 - 1927

........................................... +Cesira Paffetti

.................................... 9 Don Gaspero . 1799 - 1857

.................................... 9 G.Battista .

.................................... 9 Antonio . 1787 -

..................................... +Rosa Ferranti

........................................ 10 Maria .

............................................ +B. Avanzati

........................................ 10 Adele .

........................................ 10 Federigo . 1827 - 1910

........................................... +L. Marchi

.............................................. 11 Cesira .

................................................. +X Paciarelli

.............................................. 11 Rosa .

................................................. +A. Rossi di Coverciano

.............................................. 11 Antonio . 1856 -1929

................................................ +Maria Martini 1856-1935

.................................................... 12 Elena .

....................................................... +Emilio Frati

.................................................... 12 Maddalena .

....................................................... +Guido Avanzati

......................................................... 13 Lina Avanzati

........................................................... +X Bagnini

.......................................................... 13 DottFranco Avanzati

.................................................... 12 Gaspero .

....................................................... +Ettorina Filippi

.......................................................... 13 Giulia . 1943 -

............................................................. +Giampaolo Bracci

................................................................ 14 Simone Bracci

................................................................ 14 Niccolo Bracci

......................................................................+Barbara Storri

........................................................... 13M.Antonietta1930

.................................................... 12 Ezio .

........................................................ +Vittoria Romei

..................................................... 12 Archimede .

................................................ 11 Francesco Cav . 1851 - 1914

................................................ 11 Leonora . Donna Altomira suora

............................................ 10 Annunziata .

............................................... +X Marchi

............................................ 10 Maddalena . - 1892

............................................ 10 Felice . 1832 -

............................................ 10 Margherita . Donna Ida superiora

............................. 7 Virginia .

............................. 7 Giovanni . Priore nel 1739 …………."Il Magnifico Giovanni"

............................... +Virginia Grazi.

............................. 7 Angelo M. .

............................... +MariaRosa X

............................ .. 8 Teresa .

.................................. 8 Francesco .

.................................. 8 Giuseppe .

........................................ 9 Luigi .

........................................ 9 Ferdinando .

 

 

 

 

Vicende del mio ramo

 

 

In tema di Cappellanie, sono più informata su quelle più strettamente "nostre" di Sinalunga, nella cui Collegiata, sulla controfacciata destra fu realizzato dal Can. Giuseppe Grazi un altare in stucco che racchiude una Madonna col Bambino e Santi da lui donata al culto e dipinta da Francesco Bartalini. Sul quadro compare il nome del Canonico, e al centro dell'edicola lo stemma Grazi, in versione Sinalunghese con stella e monti di Siena .

La Collegiata racchiude altre due Cappellanie Grazi.

Una e' la Cappella, o Benefizio semplice, delle Stimmate di S. Francesco all'Altare del Gesù (ora Del Crocifisso) fu eretta dal Can. Alessandro Grazi di Francesco il 16/3/1656, che la dotò di molti beni quali una casa di 10 stanze e un chiostro in Contrada S. Martino, vari terreni ecc.

Questo patronato spettava ai discendenti della famiglia Grazi e ne furono rettori, tutti Grazi, Alessandro fondatore (1656-65), Can. Giuseppe(1667-743), Rev. Andrea(1743-67), Don Paolo di Alessandro del Poggio (1767-82), Rev. Gesualdo di Bernardino (1783-8I2) , Rev. Gaspero di Francesco (1817-57). Inoltre il ripetutamente citato Rev. Giuseppe Grazi con testamento 3/2/741 destinò tutta la sua eredità all'istituzione di un Personato o Uffiziatura Gentilizia Grazi della Cappella dello Sposalizio di S. Giuseppe. Il Rettore aveva l'obbligo di una Messa la settimana all'Altare del Nome di Gesù (ora del Crocifisso), patronato Grazi preesistente, nonché di un Uffizio all'Altare dello Sposalizio medesimo . Primo Rettore fu Andrea di Domenico Grazi. La donna che allatta nel quadro è una signora Grazi, per tradizione orale.

 

 Almeno dai primi del'700 la residenza del Poggio e il molino di Montemartino sono parte integrante dei "miei" Grazi.

Il Priore Girolamo, ben maritato con la agiata e distinta Lucia Panozzi (1687-1763), appare negli atti come "possidente e mugnaio", e in questa attività gli succedono il figlio Priore Angelo Maria, che muore presto lasciando eredi pupilli di cui ignoro la sorte, e il mio avo diretto Antonio, cui un altro fratello, il "Magnifico Giovanni", lascia la sua parte di villa del Poggio, avendo solo figlie femmine, scatenando le ire dei generi.

Antonio ebbe due maschi : un energico zio Pasquale, che rimase scapolo e seguì particolarmente il famoso molino e altri beni di famiglia, e il mio quadrisnonno Francesco, coniugato alla sorella di un potente Don Marco Bartolini.

Come tanti in famiglia, e come si usava per non disperdere i patrimoni, uno dei figli di Francesco, Gaspero, incoraggiato anche dallo zio materno, prese l'abito. Dal suo Libretto dei ricordi : "il 18 aprile 1812 mi messi il collare...e il 12 maggio 1814, essendo venuto il Vescovo a Asinalunga, diede la tonsura a me Chierico...".

Il fratello di Gaspero, Antonio, ereditò Molino, Poggio e terre e mise su numerosa famiglia. Un paio di figliole le spedì direttamente in convento, Suor Adele a Foiano e Margherita divenne Donna Ida, superiora del Convento di clausura a Monte S. Savino. Di altre due si accollò la dote e le maritò . Una andò sposa a tal Biagio Avanzati, ed ebbero l'esile e coltissimo Don Federigo, "Pretino dell'Amorosa" nonché noto esorcista, che ricordo assai bene perché mio babbo gli era molto affezionato, l'andava spesso a trovare, ed io seguivo con un po' di morboso tremore le loro dissertazioni sugli incerti confini fra le possessioni e le patologie mentali. Erede di Antonio fu il mio bisnonno Federigo, morto agli inizi di questo secolo più che ottuagenario il primo "fotografato" della famiglia, per mia edificazione con una bella faccia distinta e intelligente.

 

 

 

 

Non ho mai potuto appurare perché subì una censura ecclesiastica da parte del Vescovo di Pienza. Di lui al Poggio si conservava in un baule rigorosamente chiuso il tight che indossava in occasione degli abboccamenti col Granduca in merito al risanamento e bonifica dei terreni in Valdichiana ; quando ci decidemmo a visionare religiosamente questo cimelio, lo trovammo distrutto dalle tarme, e ci poté trasmettere soltanto che, malgrado l'imponenza dell'espressione , questo nonno Federigo era alquanto smilzo e piccoletto .

Alla sua morte, ebbe molte onoranze locali, varie citazioni sulla stampa e una valanga di condoglianze , segno di una sua certa preminenza come imprenditore e come uomo . Pare che fosse, ahimé, cacciatore, unico di tutto il mio entourage familiare. Ma erano altri tempi, e altri fucili... Anche lui accasò due figlie e una la relegò in convento sempre a M.S. Savino, a far compagnia alla zia : si trattava di Leonora, "in arte" Donna Altomira. Uso un linguaggio forse irriverente non certo in discredito dei conventi, ma perché quella delle nostre "zie monache" non era certo vocazione, come testimoniano le tante lettere alla famiglia, avvilite, indispettite, a volte malcelatamente furenti, infelicissime...Per giunta, diceva mio babbo, si trovavano costrette dalle circostanze e dalle consuetudini a mandare via via a casa delle uggiose scatoline di vetro manufatte, con nastrini , trine e pagliette, ancora ai miei tempi nascoste in tutte le cassette di casa, lavorini di estrema pazienza che non amavano affatto.

Fratello di Donna Altomira era mio nonno Antonio, morto 14 anni prima della mia nascita, consorte di Maria Martini, altrettanto a me sconosciuta, una signora grassa dal viso molto buono. Dai racconti su di loro, e dalla loro corrispondenza, ne ho ricavato l'immagine di una coppia mite e tranquilla, legatissima alla famiglia e ai figli , sovrastata e insieme tutelata dalla personalità prorompente del fratello scapolo di Antonio, Francesco, lo "zio Checco" che merita un discorso a parte. Di nonna Maria ricordo un particolare tenero . Oltre due maschi e due femmine felicemente sopravvissuti alle frequenti mortalità infantili dei suoi tempi , aveva avuto un bambino, certo Archimede , poi sepolto in una tombina minuscola del cimitero di Sinalunga che accudivamo regolarmente, deceduto credo di due anni, per difterite. Diceva babbo che questo dolore le era rimasto infisso nell'animo per tutta la vita, con una presenza angosciante che non accenno' mai ad appannarsi o a declinare, anche col trascorrere dei decenni e degli avvenimenti ; ne parlava sempre come di un evento incombente, prossimo, lacerante. Come tutti i dolori è stato sepolto con lei.

Lo "zio Checco" nella lunga storia della mia estinta famiglia, piena di ombre e di luci, di alti e di bassi come tutte, è stato un gran personaggio . Mio babbo ne parlava come di un mito, con deferenza e rispetto, un misto di soggezione e timore ed amore per questo fratello maggiore del padre che, non essendosi fatto una famiglia propria, si era impossessato con carisma, potenza e autorità di quella del fratello più ritroso e meno intraprendente che, in un certo qual senso, gliel'aveva ceduta per garantire ai figli una maggior sicurezza economica e scongiurare, affidandoli alla di lui paterna tutela, la costituzione di un suo personale nucleo affettivo familiare. Contrariamente alle ultime generazioni di Grazi, che si erano adagiate nell'aurea mediocritas di una tranquilla vita di agiati possidenti terrieri con piccole attività preindustriali, lo zio Checco aveva un anima imprenditoriale, fiuto negli affari, intuito nel rilevamento di nuovi giacimenti produttivi ...non so come, nel corso dei pochi decenni della sua vita attiva riuscì a mettere in piena produzione le miniere di lignite dette "del Renellone" a Montefollonico, altre attività estrattive nella zona, la ciclopica Vetreria di Torrita, molini, fornaci a calce e non so cos'altro.

 

 

 

 

 

Le fotografie, ormai da fototeca di archeologia industriale , degli opifici dello zio Checco riempivano un corridoio del Poggio, grandi e suggestivi come cattedrali, capannoni e ciminiere in cotto assai meglio inseriti nel paesaggio delle orribili zone industriali in calcestruzzo odierne. Lo zio Checco dette lavoro a mezza Valdichiana e fu un industriale illuminato e attento alle esigenze delle maestranze, costruendo addirittura delle confortevoli " case operaie " per quei tempi avveniristiche. Forse per questo, pur nella sua fervida e fruttuosa attività, non si arricchì per niente. Fu Consigliere Comunale a Torrita e a Sinalunga, Consigliere della Camera di Commercio di Siena, nel 1908 ebbe la nomina a Cavaliere dell'Ordine del Merito del Lavoro, quando ancora queste onorificenze avevano un significato. Morì nella piena maturità, dopo breve trascurata malattia, il 23/4/1914. Ebbe un bel funerale, con gonfaloni, filarmonica e i Sindaci di tutti i paesi circumvicini, una diecina di giornali, locali e non, riportarono un suo circostanziato necrologio con elencati tutti i notabili presenzianti le esequie, furono spedite 500 partecipazioni di morte con di rimando più di altrettante condoglianze. La famiglia rimase sbigottita e annichilita ; mio nonno, a quel che ho capito, non era all'altezza della situazione per tener fronte a quell'impero industriale cui, forse volutamente, non era stato compartecipe e preparato, mio babbo nemmeno maggiorenne seguiva con passione i suoi studi di medicina, zio Ezio era troppo giovane per sobbarcarsi una cosi grande responsabilità....cominciarono subito le cessioni e le compartecipazioni e il declino , cui dette presto un ulteriore colpo la partenza per il fronte dei due eredi poco più che ragazzi .

Nel corso della sua non lunga vita, pur nella fervida attività, lo zio Checco si concesse tuttavia viaggi, soggiorni termali, villeggiature nella primigenia Viareggio, dove, al bagno Balena, conduceva anche mio babbo, il quale si riteneva fortunato di soffrire di non so quale affezione bronchiale che gli concedeva questo privilegio.

Nei suoi ultimi anni il Cav. Francesco Grazi ebbe , ohibò, un amore ancillare, che scoprii per caso quando, io piccina, andavamo a pranzo da mio zio Ezio a Torrita, stava a tavola con noi la Ciuccia, ex-balia e governante di mio babbo e mio zio. La cosa mi risultava, per prassi, assolutamente sconcertante e sconveniente; erano altri tempi . Alle mie assillanti e importune richieste sul perché questa simpatica vecchietta potesse abrogare dalle inflessibili regole che mi erano state inculcate , per stanchezza mi fu confidato che era stata l'ultima relazione amorosa dello zio Checco, e che l' inusuale riguardo le era pertanto dovuto. Ma oltre a questo, allora imbarazzante, rapporto, il suddetto zio aveva avuto altre più impegnative e consone relazioni sentimentali. Una in particolare merita di essere ricordata. Al Poggio esisteva una cassaforte che, per mio conto, avevo visto sempre chiusa. Morto mio babbo, ritenni opportuno ispezionarla e vi trovai in pratica soltanto dei pacchetti di lettere, accuratamente avvolti e sigillati con ceralacca, con sopra scritto "Amore zio Checco". Li portai con me senza mai, per anni, il coraggio di aprirli . Morta anche mia mamma, ultimo baluardo delle vecchie generazioni, riflettei che era tutto cosi lontano (le lettere si aggiravano intorno al l890) e che la mia "ispezione" sarebbe stata benevola e scevra da ogni importuna intenzione.... e le lessi tutte, decine e decine di missive spedite da una certa Maria Andrei a Francesco Grazi, e, lettera per lettera, la minuta della risposta. Passai qualche giorno in una specie di trance, immersa in un mondo paesano vivace e interessante per certi versi, ma lontano anni luce dalla nostra mentalità. Fu un amore contrastato e tristemente concluso per l'opposizione dell'egoista padre della non più giovanissima fanciulla (accasati gli altri figli, la pretendeva come compagnia della sua vecchiaia) e per la palese contrarietà di mio nonno che avrebbe perso il sostegno materiale e morale del potente fratello per i suoi numerosi figlioli . Mi venne una gran curiosità di sapere come fosse finita questa ragazza, di cui conoscevo anche le sembianze da vecchie foto fatte dai due innamorati a Viareggio (che conservo incorniciate, con dietro scritto : Maria Andrei e Francesco Grazi, mai sposi), ma, pur avendo sguinzagliato dei sinalunghesi alla ricerca di qualche stravecchietto di buona memoria, non riuscii a ritrovarne le tracce ne alcuna notizia. Solo di recente, per una curiosa e fortunata combinazione che ha dello straordinario, è venuto fuori che questa dolce Maria era la prozia della moglie di un mio caro vecchio amico di giovinezza. Mariuccia, detta Ciuccia anch'essa, non convolò mai più a giuste nozze, assistette pazientemente il bisbetico padre che campo' oltre ogni audace supposizione, per seguire poi con amore i nipoti ex-sorore. Per lo zio Checco, vincente in tutti i campi, questa vicenda dovette essere piuttosto amara ; spero che si consolasse con gli affetti familiari che, pur con una sfumatura di interesse, furono tanti e intensamente sentiti . Mio babbo e zio Ezio, per seguire gli studi, furono per anni "collegiali" presso il Convitto Nazionale di Arezzo, da e cui scrivevano regolarmente al padre, alla mamma e allo zio Checco, a quest'ultimo singolarmente, con una deferenza colma di tenerezza e gratitudine, che mi auguro gli abbia confermato il suo stato di quasi-paternità elettiva.

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALTRI

 

Paolo Grazi, famoso suonator di pifferi, detto il franzesino

 

In un reperto archivistico fiorentino del 1608, nel 6' intermedio del "Tempio della pace" figura una "traversa suonata da Paolo Grazi detto Franeiosino", che è proprio il committente della Cappella Grazi (la z va e viene) della SS.Annunziata , ultimamente descritta con profusione nel volume di M.Gregori "Le Cappelle Barocche a Firenze" .

Il mirabile dipinto della volta raffigura un coro di angeli con strumenti, allusivi a Paolo Grazi, famoso suonator di pifferi, detto il franzesino, allievo di J.Peri, musico a corte dal 1590 al 1635, compositore e maestro di musica. Questo Paolo, figlio di un Domenico Grazi di Foiano della Chiana (a due passi da Sinalunga) fondò la Cappella nel 1643 insieme al fratello Giovan Francesco, Giureconsulto Apostolico, Canonico e poi Priore di S.Lorenzo, Cappellano di Ferdinando II, che gli premorì nel 1644. Sono ivi ambedue sepolti e, privi di discendenza, lasciarono la Cappella e il Benefizio ai parenti Magi di Foiano.

Con questo Grazi non ho avuto modo di ricostruire la parentela.

 

 

Il mio omonimo Prof. Silvano Grazi discende da un ceppo proveniente da Paciano, nei pressi di Chiusi, e ha ritrovato un albero genealogico locale, che parte da un Pietro omonimo e coevo del figlio Pietro del primo Grazia sinalunghese.

Ipotesi attendibile : nei primi del 400 Paciano era sotto il governo Senese che, dato che le provincie a quell'epoca davano del filo da torcere, spesso inviava suoi emissari a controllarle. Possibilissimo che un Grazi, forse il figlio del nostro Grazia, sia stato spedito in quel castello mettendovi su famiglia .

 

Nel 1985 è stato dato alle stampe dal torinese Prof. Riccardo Renato Grazzi un documentato, dovizioso, interessante volume "I Grazzi, una antica famiglia italiana", con preziose informazioni e ricerche su ceppi forse non disgiunti.

 

 Segnalo, con la segreta speranza che da parte di occasionali lettori scaturisca qualche maggiore dettaglio e chiarimento, un fatto curioso manifestatosi casualmente esplorando le imperscrutabili vie di internet: negli Stati Uniti vive una nutrita "colonia" di Grazi ebrei, anch'essi risultati sorpresi da questa inaspettata omonimia con un ceppo non giudaico, almeno per quanto è dato sapere . A loro risulta di essere di provenienza spagnola, per poi passare in Italia (ma dove?), causa una cacciata fors'anche anteriore a Isabella. In Italia si sarebbero trattenuti un paio di secoli, prima di emigrare ad Aleppo in Siria e di qui nuovamente, a fine'800, trasferirsi in America. Ho interpellato studiosi italiani molto qualificati in ricerche storiche ebraiche, ma al momento non è venuto fuori niente di illuminante. Chissà se internet ....

 

 

 

 

 

 

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