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indice generale : http://www.carnesecchi.eu

 

 

Maddalena Carnesecchi figlia di Giovan Battista

 

 

Carnesecchi Maddalena e Angelo Galli dipinto di Baldassare Franceschini

Wikipedia attribuisce il dipinto a Cosimo Ulivelli

 

Carnesecchi Maddalena e Angelo Galli

 

Carnesecchi Maddalena e Angelo Galli : particolare

 

 

Sposa nel 1631 Agnolo Galli e ne ha 17 figli ( 3 maschi e 14 femmine ) oltre a 2 aborti

Madre e figli rappresentati in un quadro del Lippi

 

da un manoscritto il matrimonio pare datarsi 1632

ASFirenze

Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

 

 Pag. 279 Condizione 26

1632 Agnolo di Lorenzo Galli

Maddalena di Gio.Batta di Zanobi Carnesecchi s. 6000

 

 

 

 

 

 

 

 

Sui Galli Tassi — un ramo dei Galli iniziato col suddetto Angelo di Lorenzo e di Cornelia di Alessandro Tassi, erede dei beni e del cognome della famiglia materna, il quale sposò nel 1631 Maddalena di Giovanni Battista Carnesecchi — nel

 

... un rapporto che avrà conseguenze di prima importanza con il facoltoso banchiere Agnolo Galli.125 Agnolo (1604-1657) fu il piu’ importante membro di una famiglia di umili origini che giunta a Firenze nell’ultimo quarto del cinquecento , aveva rapidamente raggiunto nei primi decenni del nuovo secolo attraverso l’attivita’ prima mercantile e poi del banco una posizione economica di preminenza nel contesto dei nuovi ricchi della citta’. Nel 1629 in occasione della sua nomina ad Alfiere del Calcio , che equivaleva a salire il primo gradino della nobilta’ , offri una cena scommessa cui parteciparono il cardinal Carlo e don Lorenzo de Medici a conclusione della quale vennero imbanditi…………

 

Nel 1630 il Galli acquista l'antico palazzo di via Pandolfini che era stato di Baccio Valori e, grazie al matrimonio contratto nel 1631 con Maddalena Carnesecchi, da cui avrebbe avuto ben diciotto figli, entra a far parte ...

Galli was 25 years old when the letters here published begin. On 25 April, 1631, he married Maddalena di Giovanni Battista Carnesecchi.

Dipoi il soprannominato Agnolo Galli volle fare un quadro da sala, dove fossero dipinti al ... avuti di Maddalena di Giovambatista Carnesecchi sua consorte , fra maschi e femmine : e al Lippi ne diede la commissione. ...

 

Il trionfo di David di Lorenzo Lippi ( su internet ho trovato due diverse versioni (?) non so capire quale e' ? e se e' )

 

 

 

 

 

ambedue non paiono corrispondere alla descrizione che segue..............

 

 

Palazzo Galli Tassi (Comune di Firenze)

 

Comune di Firenze / Via de' Pandolfini, 20

 

 

 

Eretto sulle preesistenze di varie case corti mercantili trecentesche, il palazzo viene tradizionalmente fatto risalire agli anni in cui risulta di proprietà di Baccio Valori (dal quale una delle denominazioni tradizionali dell’edificio), nel primo quarto del Cinquecento. Dopo la sua morte (1537) la proprietà, confiscata, passò ai Bellacci, ai Capponi e ai Dazzi, fino a che nel 1623 venne acquistata dai Galli Tassi. Nel 1630, in previsione delle nozze di Agnolo Galli con Maddalena Carnesecchi (1632) furono intrapresi numerosi lavori di ampliamento e abbellimento degli interni (affreschi di Fabrizio Boschi, Giovanni da San Giovanni, Ottavio Vannini, Volterrano, con elementi decorativi di Baccio del Bianco e opere di Francesco Furini e Matteo Rosselli). In particolare Federico Fantozzi riferisce di interventi di ammodernamento condotti nel 1645 da Gherardo Silvani (ma su base documentaria Francesca Parrini riconduce anche questi al cantiere del 1630-1633), al quale si devono tra l’altro le finestre inginocchiate del piano terreno: lo stato dell’edificio determinato da tali lavori è documentato da un cabreo datato al 1753, con la veduta assonometrica del palazzo assieme ad altre proprietà su via delle Seggiole, pubblicato da Gian Luigi Maffei. All’intervento del Silvani sarebbero seguiti i più tardi lavori condotti da Gasparo Maria Paoletti tra il 1762 e il 1763, periodo al quale risale l’imponente scalone neoclassico a due rampe. La situazione negli ultimi anni di proprietà Galli Tassi è attestata da una serie di piante, prospetti e sezioni sempre conservati nell’Archivio di Stato di Firenze e resi noti da Piero Roselli e da Gian Luigi Maffei. Alla morte dell’ultimo membro di questo ramo della casata, il conte Angiolo Galli Tassi (1792-1863, ben noto come benefattore dell’Ospedale di Santa Maria Nuova), la proprietà passò per lascito testamentario agli Ospedali della Toscana. Negli anni di Firenze Capitale (1865-1871) il palazzo e gli edifici confinanti già dei Galli Tassi (vedi via de’ Pandolfini 18 e borgo degli Albizi 23) furono affittati per essere adibiti a sede del Ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio: il generale stato di abbandono delle proprietà portò "a molti lavori di risarcimento e di trasformazione" tesi ad aumentare la superficie utile dell’edificio. In particolare, su progetto dell’architetto Paolo Comotto e direzione dei lavori dell’ingegner Francesco Malaspina, il grande salone fu diviso sia in altezza sia in pianta, ricavandone otto stanze, e la terrazza fu chiusa sul fronte di via Pandolfini ricavandone sei stanze. Furono inoltre aperte o chiuse varie finestre e porte e rifatti diversi pavimenti. Con il trasferimento della capitale a Roma il palazzo fu adibito a uffici per la Prefettura e l’Amministrazione Provinciale, fino a che venne acquistato dall’imprenditore napoletano Girolamo Pagliano, noto per essersi fatto promotore della costruzione del teatro attualmente noto come Verdi. Al 1925-26 si datano importanti interventi di restauro, compreso quello condotto da Amedeo Benini sui graffiti della facciata. Questa si presenta organizzata su quattro piani e sette assi, con grandi finestre ad arco incorniciate da conci in pietra, chiusa in alto da una altana, come detto ora tamponata e finestrata, nell’insieme del tutto rispondente a quanto documentato dal cabreo del 1753. Sotto il secondo ricorso è lo stemma aquilino dei Valori (di nero, all’aquila al volo abbassato d’argento, seminata di crescente del campo). Nell’interno è da segnalare il bel cortile cinquecentesco con un gruppo marmoreo di Ercole e Iole di Domenico Pieratti (commissionato da Agnolo Galli nel 1629 e terminato nel 1659). Per quanto riguarda i graffiti, che caratterizzano l’edificio sia con un disegno a pietre squadrate sia con fasce decorate dove ricorrono iscrizioni e, insistentemente, il tema della vela gonfia di vento attributo della Fortuna, si è ipotizzato (Eleonora Pecchioli), nonostante i molti rimaneggiamenti, che questi possano risalire nella loro formulazione originaria alla fine del Quattrocento o ai primi del Cinquecento, il che porterebbe ad anticipare la datazione della fabbrica rispetto a quanto ipotizzato da tutta la letteratura precedente. Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/

 

Opere

Di Filippo Baldinucci

http://books.google.it/books?id=dXSujNh2CpIC&pg=PA272&dq=galli+agnolo+carnesecchi&hl=it&ei=fIBWTrLDB4X2sgbt7d3NCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDYQ6AEwAQ#v=onepage&q=galli%20agnolo%20carnesecchi&f=false

 

 

 

Classici italiani, Volume 165

Di Società tipografica de' classici italiani, Milan

http://books.google.it/books?id=_rsKAQAAIAAJ&pg=PR23&dq=carnesecchi+galli&hl=it&ei=SH5WTum3JYvPsgbqi9nYCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CDcQ6AEwAzgK#v=onepage&q=carnesecchi%20galli&f=false


Tornando ora al proposito nostro, che è di parlare di pitture , molte furono le opere , che fece il Lippi , che si veggono in diverse case di particolari persone. Al Maestro di Campo Alessandro Passierini fece un bel quadro. Ali' altre volte nominato Diacinto Marmi copiò il hellissimo Ecce Homo , di più che mezze figure quanto il naturale, che ha il Serenissimo Granduca di mano del Cigoli : e ne imitò così bene il colorito, i colpi, i ritocchi ed ogni altra cosa , che ali' occhio degl ' intendenti apparisce l'originale, più antico sì, ma non più hello. Il Marchese Mattias Maria Bartolommei ha di sua mano due quadri da sala di favole dell' Ariosto, una Semiramide, e un S. Francesco quando gli comparisce l'Angelo colla caraffa dell' acqua. Per essere il Lippi uuo de* Fratelli grandemente affezionato della Venerabile Compagnia dell' Arcangelo Raffaello , delta la Scala, deliberò l'anno 1647. di fare a quella un nobilissimo regallo: e fu una grande e bellissima Tavola di sua mano, in cui figurò nostro Signore Crocifisso, la Vergine, San Giovanni e Santa Maria .Maddalena al pie della Croce, alla quale opera da que' Fratelli fu dato luogo sopra l'Altare di una delle Cappelle nello stanzone o ricetto della medesima Compagnia : scrissevi il suo nome , l'anno che la dipinse , e nulla più; ma volendo gli stessi Fratelli della Compagnia far noto un alto di tanta generosità, fecero per mano di altro artefice, aggiugnere alle notate parole del nome e anno, la parola donavit. E ancora in essa Compagnia di mano del Lippi un Crocifisso in tavola portatile, dintornato, che serve per le devozioni de' giorni di passione : e questo pure fu dal medesimo dato in dono , e tanto l'una , che l'altra è stimata a gran segno da' professori dell' arte . I1 Senator Lorenzo Maria Frescohaldi e fratelli, hanno di mano del Lippi molti ritratti grandi di uomini illustri per dignitadi e per valore, stati di loro nobile famiglia ne' passati secoli. Fece ancora il Lippi con grande studio una tavola di San Bastiano, in atto di esser battuto da due manigoldi con verghe di ferro . Vedesi la figura del Sanlo Martire, in atto di cadere semivivo verso la terra , e colla gravezza del proprio corpo far •violenza alle braccia ed a' polsi , ch' egli ha strettamente legati ad un ceppo. L'attitudine non può esser meglio, né più evidentemente espressa . Nella parte più alta del quadro sono alcuni Angeletti, preparati a coronare la di lui forte costanza, i quali si dicono finiti per altra mano. Questa tavola, venne in potere di Andrea Salvini , uno de' Magonieri del Serenissimo Granduca di Toscana, padre dell'eruditissimo Abate Anton Maria Salvini, Accademico della Crusca, Lettor pubblico di Lettere Greche nello studio di Firenze, di cui, per non far torto alla gran fama , che già ne corre per ogni luogo , ove han loro stanza le buone lettere, ci basterà per ogni lode più singolare avere accennato il nome . 1I Senator Alamanno Arrighi, Segretario delle Tratte del Serenissimo Granduca , ha di sua mano un San Francesco Saverio , genuflesso intorno al mare, mentre il Granchio marino gli riporta il miracoloso suo Crocifisso > gettato in mare per placar le tempeste : ed appresso al

Santo è la figura di un mercante , che dimostra stupirsi di sì gran fatto .

Dipoi il soprannominato Agnolo Galli, volle far fare un quadro da sala , dove fossero dipinti al naturale diciassette suoi figliuoli, avuti di Maddalena di Giovanibatista Carnesecchi sua consorte , fra maschi e femmine, ed al Lippi ne diede la commissione. Rappresentò egli in questo quadro il trionfo di David, che ritorna colla testa di Golia dalla battaglia : e per la persona di David fece il ritratto di Lorenzo Antonio il maggiore de' maschi, il quale con una mano sostiene la gran testa del gigante , e coli' altra la spada. Vicino a David , dalla parte di dietro , si vede il ritratto di Matteo il figliuolo mezzano , del quale altro non mostra la pittura , che il volto con un poco di busto . Giovambatista il terzo ed ultimo de' maschi è figurato in un giovanetto musico, che canta insieme con alcune piccole fanciulline , tolte al naturale dalle minori figliuole d'Agnolo. Si fa incontro al trionfante Israelita uu coro di leggiadre verginei le, in atto di sonare , cantare e ballare, fatte pure al naturale dall'altre maggiori figliuole del medesimo. Per una, che suona la celera, figurò la Cornelia, moglie poi del Cavalier Bernardo da Castiglione : per l'altra , che suona il cerabolo , fu ritratta Elisabetta , sposa del dotto ed erudito Carlo Dati: una, che si vede dietro a questa , attenta alle note in atto di dolcemente cantare, è fatta per Giulia, consorte di Amerigo Gondi , ed una maestosa donna , che si vede in mezza figura, poco lontano dal giovanetto David , che ha in braccio una piccola bambina , è la nominata Maddalena Carnesecchi moglie di Agnolo : e la bambina è pure ritratta al vivo da un' altra sua figliuolina. Volle anche , che oltre a' diciassette figliuoli, si vedessero due aborti della medesima : e questi il pittore ingegnosamente intese di rappresentare , con far vedere di loro, dietro a tutte quelle .figure , solamente una piccola parte della fronte. Allo stesso gentiluomo dipinse il Lippi un San Filippo Neri, in atto di estatica orazione: e un Sauto Antonino Arcivescovo di Firenze, quando fa vedere il miracolo del Dio vel meriti : e di più feceli i ritratti al naturale in quattro quadri delle prime quattro fanciulle sue figliuole, che vestirono abito religioso , e due delle prime maritate , e queste sono in piccoli quadri. Per la chiesa della Madonna della Tossa, fuori di porta a San Gallo , de' Padri Eremitani Osservanti di Sant'Agostino, colorì la tavola del San Niccola da Talentino , dove figurò il Santo , in atto di conculcare le mondane vanità, e vedonsi a'suoi piedi due figure ben colorite , una per lo Demonio, e l'altra per la Carne: l'una e l'altra delle quali con gesto vivace insultano contr' al Santo , che le ha gloriosamente vinte : nella parte superiore vedesi aperto il Ciclo , e Maria Vergine ed il Santo Vescovo Agostino , che lo corona. Fece anche nella Compagnia, detta del Nicchio, in Firenze la bella tavola per l'Altare del Martirio di Santo Jacopo, maravigliosamente espresso, con quello ancora del carnefice, che al vedere l'invitta pazienza del Martire , confessò anche esso la vera Fede di Cristo , e con lasciar la propria vita sotto la stessa mannaja la confermò . Sopra questa ancora vi è la lunetta dell'ornato di detta tavola, i appreseli ta: i te l'assunzione di Maria Vergine , anche essa di sua ma

no.

 

 

 

Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua,: per le quali si ...

Di Filippo Baldinucci

http://books.google.it/books?id=zVQGAAAAQAAJ&pg=PA654&dq=galli++lippi&hl=it&ei=prBWTprzOIXdsgb5h92WCw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CC8Q6AEwATgK#v=onepage&q=galli%20%20lippi&f=false

 

 

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 ASF

Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

 

 Pag. 279 Condizione 26

1632 Agnolo di Lorenzo Galli

Maddalena di Gio.Batta di Zanobi Carnesecchi s. 6000

 

 

 

???????????????????????????

Unknown Works by Baldassare Franceschini, Called Il Volterrano (1611-1689)
Gerhard Ewald
Burlington Magazine, Vol. 115, No. 842 (May, 1973), pp. 272-283

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…………………..Angelo Galli sposa nel 1631 Maddalena Carnesecchi figlia del senatore Giovanbattista

Era figlio di Lorenzo Galli ed era nato il 18 maggio 1604, fu alfiere del gioco del calcio nel 1629

e Depositario del principe Mattia dei Medici

Muore il 6 giugno 1657

 

Alberi genealogici di diverse famiglie compilati di mano del conte Luigi Passerini

Biblioteca Nazionale Firenze MSS Passerini 8 c.108 recto 

 

 

Ora pero’ non esiste alcun senatore Carnesecchi di nome Giovanbattista !!!

 

 

 

 

La stretta clausura è rilevata nell'atto notarile del 29 aprile 162 1, col quale Maddalena Galli donava al monastero 1 1 o scudi in dote per la figlia suor Anna, al secolo Eugenia. Il notaio Domenico Paluzzi annota: "Constitutae ad ...

 

 

MORTE DI MADDALENA CARNESECCHI

 

 

http://books.google.it/books?id=ZEE85XMFlmAC&pg=PR26&lpg=PR26&dq=Maddalena+Carnefecchi+Galli+,+la+quale+efsendo+morta+di+retenzione+d'+orina&source=bl&ots=twSUTrOg0f&sig=UVJaGAwoUN7Ox5Osrr6dd6KE5pk&hl=it&sa=X&ei=vkyEUPH2EYeG4gTt2IGYCQ&ved=0CDAQ6AEwAA#v=onepage&q=Maddalena%20Carnefecchi%20Galli%20%2C%20la%20quale%20efsendo%20morta%20di%20retenzione%20d'%20orina&f=false

 

 

 

Maddalena Carnefecchi Galli , la quale efsendo morta di retenzione d' orina , fu aperto il suo Cadavero alla prefenza del mentovato celeberrimo Sig. Dottor Neri , e fu trovato un Calcolo alquanto grofso .........

 

Un altro cafo bellissimo fu ofservato nell’ illuftrifs. Sig. Maddalena Carnefecchi Galli , la quale efsendo morta di retenzione d' orina , fu aperto il suo Cadavero alla prefenza del mentovato celeberrimo Sig. Dottor Neri, e fu trovato un Calcolo alquanto grofso dentro all' imboccatura dell' Uretère finiftro , e nell' Uretère deftro fi vidde una.. Pietra belli fsima, che cominciava dalla Pelvi, e terminava vicino all' imboccatura dell' Uretère nella Vefcica ficchè pareva che 1' Uretère in tutta la fua lunghezza fofse impietrito

 

 

 

 

 

 Da Archivio di Stato di Firenze

 

 

 

Originaria di Prato, dove praticava la fabbricazione ed il commercio di utensili ed attrezzi metallici, la famiglia Galli si trasferì a Firenze nella prima metà del Cinquecento con Agnolo di Matteo (m. 1586) che nel 1571 ottenne la cittadinanza fiorentina.
I figli di Agnolo, Matteo e Lorenzo, aprirono un "Banco giro" in via di Porta Rossa, dove nel 1609 riuscirono ad acquistare un'abitazione. L'unione fra Lorenzo e Cornelia di Alessandro Tassi, ultima discendente di questa antica famiglia fiorentina, determinò nel 1646 il passaggio dell'eredità Tassi alla famiglia Galli sotto condizione per quest'ultima di assumerne il cognome. Privo di eredi, Matteo stabilì nel testamento redatto nel 1626 una successione a favore del fratello Lorenzo e dei suoi discendenti, vincolando la propria eredità con un fidecommesso. Dai due dei figli di Lorenzo e Cornelia, Agnolo e Carlo, ebbero origine le due diramazioni principali della famiglia.
Il primogenito Agnolo (1604-1657), depositario del principe Mattias, che con il fratello Alessandro accrebbe il credito della banca in tutta Europa, divenne un illustre committente e collezionista d'arte. Da Giovanbattista (1640ca-1705), gentiluomo di camera del principe Mattias, nacque Angiolo (1676-1765), che nel 1711 fuggì da Firenze a causa dei debiti contratti e delle continue discordie con la moglie Lucrezia di Lorenzo Corsini. Risposatosi nel 1733 con Caterina di Francesco di Giulio Masetti, Agnolo divenne maggiordomo maggiore del duca di Parma, che nel 1727 gli concesse il titolo di conte, e nel 1736 fu capitano della Montagna di Pistoia. La famiglia ebbe accesso all'ordine di santo Stefano nelle persone di Angiolo Baldassarre (1734-1770), figlio di Agnolo, e del nipote Pietro Leopoldo Angiolo (1770-1793). La discendenza di questo ramo primogenito si esaurì nel 1863 con Angiolo (1792-1863), unico figlio di Pietro Leopoldo Angiolo e Elisabetta di Antonio Ganucci, che lasciò parte del proprio cospicuo patrimonio a diversi istituti di beneficenza toscani, tra i quali l'arcispedale di S. Maria Nuova di Firenze.
Il terzogenito di Lorenzo, Carlo (1614-1676), capitano d'arme, nel 1644 si unì in matrimonio con Margherita di Ugolino Mazzinghi, di nobile famiglia fiorentina, dando origine ad un ramo cadetto della casata Galli Tassi, che alla metà dell'Ottocento si divise in due ulteriori diramazioni. Giuseppe di Matteo di Domenico prese in moglie nel 1846 Antonietta di Giuseppe Bardini di Volterra. Esauritasi alla metà dell'Ottocento la discendenza maschile della famiglia Bardini, ne fu erede, Gallo Carlo (1849-1919), figlio primogenito di Antonietta e Giuseppe Gasparo, con l'obbligo di aggiungerne il cognome a quello della propria casata. Con le figlie di Gallo Carlo, Antonietta (1888-1935), sposata al conte Gino Bargagli Petrucci, e Anna Maria (n. 1893), che nel 1933 sposò Guido di Giuseppe Ghezzi conte di Sinalunga, si estinse questo ramo della famiglia, la cui eredità venne divisa tra le famiglie delle ultime discendenti, Bargagli Petrucci e Ghezzi.
Nel 1850 il matrimonio tra un altro figlio di Matteo, Carlo Maria Luigi, e Maria Maddalena di Francesco Passerini, ultima discendente di questa famiglia, portò ai figli Enrico (1853-1938) e Giulio (1855-1937) l'eredità dei Passerini di Cortona sotto l'obbligo di assumere il cognome. Ultimo discendente de ramo, Enrico nominò quale proprio erede, con l'obbligo di assumere il cognome della propria casata, il cugino Giovanfrancesco, nato da Anna Maria Galli Tassi Bardini e Guido Ghezzi.

 

 

La famiglia Galli, originaria di Grignano, una delle ville in Prato, si trasferì a Firenze dove ottenne la cittadinanza nel 1571 con Agnolo di Matteo che si dedicò, essenzialmente, all'attività di fabbricazione e di commercio di utensili ed attrezzi per artigiani e, nel settembre del 1580 fu nominato Gentiluomo alla Porta di San Niccolò durante l'epidemia di peste. A partire dalla sua discendenza i membri della famiglia Galli s'imparentarono con famiglie illustri dell'aristocrazia fiorentina favorendo l'affermazione ed il riconoscimento della loro casata. Agnolo ebbe tre figli maschi: Giuliano, prematuramente scomparso in Spagna, Matteo e Lorenzo che aprirono un "Banco giro" in via Porta Rossa, acquistandovi, nel 1609, anche un'abitazione. Matteo, privo di eredi, stabilì nel suo testamento, redatto nel 1626, una successione a favore del fratello Lorenzo e dei suoi discendenti, sottoponendola a fidecommesso e ad una perpetua primogenitura, in modo tale da evitare la dispersione dei beni e delle carte di famiglia. Lorenzo sposò Cornelia di Alessandro Tassi, discendente da antica famiglia fiorentina, ottenendo il diritto di aggiungerne tale cognome al proprio al momento dell'estinzione della suddetta famiglia Tassi, nel 1646. Da questo matrimonio nacquero tre figli dei quali il più illustre fu il primogenito Agnolo (1604-1657), divenuto committente e collezionista d'arte, che con il fratello Alessandro accrebbe il credito della banca in tutta Europa. Il terzo figlio Carlo (1614-1670), deditò alla vita militare, si unì in matrimonio con Margherita di Ugolino Mazzinghi, nobile famiglia fiorentina, dando origine al ramo cadetto della casata Galli Tassi, ramo dal quale scaturirono, alla fine dell'Ottocento, le famiglie Galli Tassi Passerini e Galli Tassi Bardini. Assurti al patriziato fiorentino nel 1754 i Galli Tassi si estinsero nel corso del XIX secolo: il ramo principale nel 1863 con la morte di Angiolo, dei cui beni furono nominati eredi gli ospedali di Toscana, e il ramo cadetto con la fusione, nel 1846, con la famiglia Bardini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 Da Wikipedia

 

Lorenzo Lippi (Firenze, 6 maggio 1606 - Firenze, 15 aprile 1665) fu un pittore e poeta italiano.

Studiò pittura presso Matteo Rosselli, il cui stile si ritrova nelle opere di Lippi, anche se colui che più lo influenzò fu Santi di Tito. Lo stile di Lorenzo Lippi è caratterizzato dal gusto, delicatezza e una forte propensione per una naturalezza ritrattistica. Il suo obiettivo dichiarato era quello di fare poesia come parlava e di dipingere come vedeva.

Dopo avere esercitato la sua arte per qualche tempo a Firenza, e dopo avere sposato, quarantenne, Elisabetta, figlia del ricco scultore Giovan Francesco Susini, Lippi si trasferì come pittore di corte a Innsbruck, al seguito di Claudia de' Medici, vedova di Leopoldo V d'Austria e contessa del Tirolo. A Innsbruck, dove ha lasciato molti eccellenti ritratti, egli cominciò a scrivere il suo poema eroicomico Malmantile Racquistato, che venne pubblicato postumo con lo pseudonimo (quasi) anagrammato di Perlone Zipoli. Lippi era piuttosto dotato di autostima e quando gli capitò di visitare Parma, non andò a visitare Correggio, che vi risiedeva, sostenendo che non avrebbe potuto insegnargli nulla.

Morì di pleurite nel 1665, a Firenze e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria Novella. Lasciò due figli e tre figlie.

Le opere più considerate di Lippi pittore sono una Crocefissione nella Galleria degli Uffizi a Firenze ed un trionfo di David che eseguì per una sala di Angiolo Galli, al cui interno sono raffigurati tutti e 17 i figli del committente.

Per quanto la sua arte come pittore fosse tutt'altro che disprezzabile, ed anzi, egli fosse considerato uno dei migliori pittori fiorentini del suo tempo, la fama di Lorenzo Lippi è comunque legata soprattutto all'opera in poesia cui egli dedicò gli ultimi vent'anni della sua vita, e che venne pubblicata solo nel 1688, parecchi anni dopo la sua morte: il Malmantile Racquistato.

Il Malmantile è un poema eroicomico, costituito in gran parte da una serie di proverbi e modi di dire popolari; l'argomento di cui tratta è la spedizione per la riconquista di una fortezza e di un territorio da parte di una regina che era stata scacciata da un'usurpatrice. Ma la trama è semplicemente un pretesto per una serie infinita di tipici modi di dire, nonché accenni ad usi e tradizioni della Firenze del suo tempo, che vennero in seguito chiariti e riccamente illustrati dalle ampie note di Paolo Minucci, che costituirono un elemento inseparabile dal poema in ogni successiva ristampa. L'opera viene considerata dall'Accademia della Crusca come "testo di lingua".

 

 

 

 

Baldassarre Franceschini detto Volterrano (Volterra, 1611 – Firenze, 1689) è stato un pittore italiano.

Fu allievo di Matteo Rosselli (1578-1650), attivo a Firenze, Volterra, Roma, influenzato da Pietro da Cortona, (1596-1669).

Nella Galleria Palatina in Palazzo Pitti a Firenze c'è il Quartiere del Volterrano di cui il pittore affrescò la sala Delle Allegorie. Nella sala dell'Aurora c'è l'Ecce homo (1680-1683) e, nella stessa Sala delle Allegorie, Amore venale e Amore dormente. Altri suoi affreschi si trovano nelle sale del Palazzo Niccolini, nella sala dell'Oratorio dei Vanchetoni (San Filippo Neri e gli Angioli) e nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, dove c'è un affresco nella volta, Il Ratto di Elia. Il soffitto della Basilica della Santissima Annunziata fu decorato con disegno del Volterrano, negli anni 1664-1670 e in questa Basilica c'è anche una sua tela rappresentante L'Assunta. In una cappella di questa Basilica, sull'altare, il Volterrano dipinse San Filippo Benizzi e, in alto, San Giovanni Evangelista; in un'altra cappella c'è un affresco rappresentante la Trinità.

Altri affreschi sono nella Villa Medicea di Castello (affresco della Vigilanza e il Sonno) e nella Villa La Petraia, dove c'è il ciclo pittorico dei Fasti Medicei (1637-1646) nel cortile della villa. Nella Chiesa di San Felice in Piazza, l'affresco di Giovanni da San Giovanni è stato portato a termine dal Volterrano. Di questo artista sono anche le decorazioni interne della Villa di Poggio Imperiale e il soffitto della Chiesa di san Pietro a Varlungo, San Pietro in gloria, con la Fede, la Speranza e la Carità.

Altre opere di questo pittore sono: un quadro che rappresenta il Pievano Arlotto Una burla del pievano Arlotto, una tela nella Chiesa dei Santi Quirico, Lucia e Pietro d'Alcantara di Montelupo Fiorentino, che rappresenta la Madonna, San Giovanni Evangelista e Pietro d'Alcantara, un ritratto di Giovan Carlo de' Medici alla Galleria Palatina di Firenze, San Ludovico e San Luigi Re di Francia nella Chiesa di Sant'Egidio. Nella Chiesa di Santa Croce affrescò la cupola della Cappella Niccolini, disegnando la Vergine Maria incoronata dalla Trinità e quattro Sibille. Nella Chiesa di San Paolino c'è Martirio di Santa Cecilia e, nella Chiesa di Santa Felicita si trova Assunzione di Maria del 1677. Non manca una vasta presenza di tele di carattere devozionale privato raffiguranti Santi, Martiri ed episodi evangelici.

Nell'Allegoria dell'Inclinazione di Artemisia Gentileschi dove è rappresentata una donna svestita, il Volterrano dipinse drappeggi che coprono le nudità per richiesta dei proprietari del quadro.

 

 

 

 

 

Orcio con gli stemmi Galli e Carnesecchi< ……………………………… matrimonio tra Maddalena Carnesecchi e Angelo Galli

 

Pandolfini è la più antica Casa d'Aste italiana, dalla fondazione avvenuta nel 1924 ha via via consolidato il suo ruolo nel mondo dell’arte mantenendo il passo con il mercato e il collezionismo, attraverso nuovi criteri di valutazione e la costante evoluzione della metodologie d’offerta.

 

Tra i lotti presentati nel catalogo CERAMICA. MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XVI AL XX SECOLO, per i quali sarà possibile effettuare offerte online fino al 16 dicembre, potrete trovare un orcio di Montelupo dalle imponenti proporzioni. La sua destinazione originaria doveva essere non tanto quella di contenitore per lo stoccaggio di acque medicinali e odorose, ruolo spesso destinato a questa tipologia di oggetti e sottolineato dalla presenza di cartigli dipinti sulle superfici, ma di contenitore di vino, e in particolare di quella dolce e liquorosa varietà chiamata in Toscana “vin santo”. A confermare questo tipo di impiego è non solo la particolare forma “a fiasco”, ma anche l’esuberante decorazione con pampini e grappoli d’uva, che nel nostro orcio è posta a incorniciare uno stemma araldico entro cornice sagomata. E proprio lo stemma, riferibile alle famiglie Galli e Carnesecchi, ci consente di ricondurre il nostro orcio a un avvenimento preciso: nel 1631, infatti, viene celebrato a Firenze il matrimonio tra Agnolo Galli e Maddalena Carnesecchi, in occasione del quale il nostro orcio potrebbe essere stato donato come beneaugurale dono di nozze

 

 

sedi della casa d'aste Pandolfini< ……………………………… sedi della casa d'aste Pandolfini

 

Interessante lo stemma dei Galli infatti il Ceramelli Papiani dice :

 

Famiglia GALLI (fasc. 2209) Luoghi - Firenze, Santa Maria Novella, Lion rosso- Fiesole

Troncato: nel 1° d'argento, a due galli fermi affrontati di nero, crestati e barbati di rosso; nel 2° di verde pieno.

 

Troncato: nel 1° d'argento, alla pianta di grano sradicata d'oro, spigata di tre pezzi dello stesso, accostata da due galli arditi affrontati di nero, crestati e barbati di rosso; nel 2° di verde pieno.

 

Note Si trova anche il cognome «Galli Tassi»: con sentenza del Magistrato Supremo del 1731, Angiolo Galli assunse l'eredità e unì il cognome della famiglia Tassi. Nelle Filze di giustificazioni, in riferimento all'ammissione al patriziato fiorentino del conte Angiolo Galli nel 1759, è riportata come arma dei Galli «antichi», uno stemma d'oro, al gallo ardito di nero, attraversato da una banda di..., caricata di cinque gigli di..., stemma attribuito alla famiglia Redditi. Stanislao Galli e fratelli, figli di Luigi Antonio, furono ammessi alla nobiltà fiesolana nel 1839, con lo stesso stemma del 2° tipo. Il 1°tipo invece è riportato solo dal Manoscritto 471.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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