CRONOLOGIA DEGLI SCALDINI DI MANIFATTURA ARETINI DI MONTE SAN SAVINO
ricerca di Angelo Gravano Bardelli
La datazione delle ceramiche savinesi può essere fondatamente ipotizzata attraverso il confronto diretto con le caratteristiche di altre produzioni coeve, che ne potrebbero anche aver influenzato la fattura.
La prima importante evidenza più che dal decoro, propriamente tipico non solo del paese ma anche della fabbrica Aretini, è data dalla forma dell'impugnatura dello scaldino.
La tipologia del manico prodotto nella prima metà dell'ottocento sino agli anni '50, come ad esempio negli scaldini pesaresi marmorizzati (foto A) e no (foto B) della fabbrica Benucci e Latti, è nella linea molto elegante: leggera, sottile ed arrotondata.
Se si paragona questi al mio esemplare traforato, completo di coperchio con cane, di color dominante crema-arancio (foto C), si può notare che quest'ultimo è molto simile nella sua impugnatura, pertanto potrebbe essere attribuito alla prima produzione del giovane Ulisse Aretini (1828-1877) e quindi al primissimo periodo del fondatore della fabbrica savinese nel decennio 1850.
Successivamente nei decenni 1860 e seguenti, i manici (foto D) diventano vistosamente molto più spessi ed angolati. La loro datazione è confermata anche dalla caratteristica dell'iniziale colorazione dominante scura (bruno manganese e verde ramina) e dal confronto con altri manufatti databili al periodo della borraccia con il profilo di papa Pio IX (morto nel 1878) ritratto preso dalla medaglia papale del 1861, già da me illustrata.
Della stessa qualità con decori simili, se non identici, sono gli scaldini ornati (foto E) ma variati nei colori dominanti divenuti chiari (arancio e crema), da attribuire sempre ad Ulisse negli anni '70 dell'ottocento.
Infine nei decenni 1880 e '90 nasce e si diffonde anche una nuova impugnatura a treccia, quale quella utilizzata ad esempio anche a Montelupo Fiorentino (Foto F).
Pertanto tali scaldini savinesi sarebbero da ascrivere ormai al successore e continuatore della azienda il figlio Federigo (1852-1923), autore di nuove produzioni con nuovi decori, alcuni ornati (Foto G, H) ed altri traforati (foto I, L).
Questi si differenziano ad un occhio attento nettamente dalle precedenti e dalle successive produzioni ingobbiate-graffite dominate dal giallo, quali ceramiche popolari ispirate nella rapidità ed economicità di produzione secondo il gusto della Belle Epoque di fine secolo.
Successivamente il Liberty, a cui aderirà inizialmente il nipote Zulimo (1884-1965) nelle sue prime opere già del primo decennio del '900, modificherà ancora i gusti e lo scaldino diverrà col progresso economico e sociale da oggetto di uso comune a puro oggetto d'arte.
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