Zulimo Aretini ceramista savinese
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Un'appropriata disamina della ceramica savinese contemporanea non può prescindere dall'accennare alle antiche attività manifatturiere di via Borgoforte a Monte San Savino in provincia di Arezzo. Si tratta di un quartiere appendice, fuori Porta Romana,
ill. 1 – Pianta del Castello di Monte San Savino, metà XVIII secolo.
dove fin dalla metà del Settecento è attestata l'attività di una vetusta bottega di cocciai savinesi, condotta dapprima dalla famiglia Saracini, poi dai Bertini e, dalla metà dell'Ottocento dalla famiglia Aretini.
Tra i vari artigiani, che in Borgoforte normalmente avevano casa e bottega, la famiglia degli Aretini è attestata ivi operante sin dal XIX secolo almeno per tre generazioni. Si tratta di una famiglia originaria di Castiglion Fiorentino (AR) da dove proviene il cocciaio Ulisse Aretini che sposa, a metà dell'Ottocento, Marianna Bertini, montigiana, figlia anch’essa di un cocciaio, Domenico Bertini di Antonio residente in Borgoforte. Dal matrimonio di Ulisse e Marianna nascono tre figli - Federigo, Italo ed Egidio Aretini - e quindi dalle nozze (1883) del primogenito Federigo con Guerrina Albina Sabatini nascono i sette figli tra cui il secondogenito Zulimo.
La partecipazione della manifattura Aretini a mostre espositive è documentata nei primi anni Ottanta dell'Ottocento; Federigo Aretini espone infatti le sue ceramiche alla Mostra di Milano del 1881, dove ottiene importanti riconoscimenti per le sue produzioni. Egli svolge tra l’altro, in questi anni, la sua attività assieme al fratello Italo, come attesta la loro partecipazione al Concorso Industriale della Provincia di Arezzo tenutosi nel 1882, dove anche la ditta F.lli Aretini di Monte San Savino è tra i premiati. Nel 1884 i F.lli Aretini partecipano all’Esposizione di Torino, mentre nella Statistica Industriale della provincia aretina del 1885 compare anche la Fabbrica savinese dei F.lli Aretini. Infine, nel giugno 1897, Federigo Aretini partecipa ad un Saggio Artistico-Agricolo-Industriale promosso dalla Fratellanza Artigiana di Monte San Savino, che gli vale il massimo riconoscimento riservato al settore ceramico. In questo fervido clima di produzione artigianale di livello artistico si colloca anche la formazione dei figli di Federigo, alcuni dei quali eserciteranno con successo la professione paterna. L’attività svolta da Federigo assieme ai figli è attestata nel 1914 dalla partecipazione alle Esposizioni tenutesi a Castiglion Fiorentino, dove la ditta Federigo Aretini & Figli presenta la sua produzione di maioliche artistiche.
ill. 2 – Federigo Aretini nella sua bottega, fine Ottocento (foto Baroncini).
Un’esuberante ed estroversa personalità distingue prematuramente fra i suoi numerosi fratelli il giovane Zulimo Aretini, che manifesta fin dalla sua infanzia una certa predisposizione nelle cose d’arte: le grandi lastre di pietra che pavimentano il borgo natio sono le prime pagine nelle quali egli imprime i suoi disegni a colori, realizzati con le terre che adoperava il padre provetto stovigliaio. Ciò gli consente di conseguire una borsa di studio con cui egli intraprende gli studi artistici culminati all'Accademia di Belle Arti come testimonia una foto d'epoca in cui l’Aretini compare accanto ad alcuni ritratti frutto della sua abilità pittorica.
ill. 3 – Z. Aretini.
Nell’agosto 1909 si trasferisce a Borgo San Lorenzo (FI), dove la sua esperienza artistica va ancor più affinandosi a fianco di Galileo Chini.
Nelle Fornaci San Lorenzo realizza la stele funeraria in memoria del figlio Italino, defunto il 15 ottobre 1909, e tumulato nel cimitero della Misericordia di Monte San Savino. L’opera, in grés decorato a lustro metallico, presenta un clipeo in cui è effigiato il fanciullo che dorme, incorniciato da una ghirlanda floreale di stile robbiano in cui sono inserite, secondo una disposizione triangolare, tre rose frutto di una rielaborazione plastica del motivo decorativo con rose ideato da Galileo Chini. Nella parte inferiore, sotto i dati anagrafici, è posto un motivo floreale costituito da quattro rose stilizzate (simbolo di freschezza, bellezza giovanile e di caducità) e da due gigli (simbolo di candore, purezza e castità).
ill. 4 - Fornaci Chini & C., San Lorenzo, Stele funeraria di Italino Aretini, cimitero della Misericordia, Monte San Savino.
Il giovane Zulimo Aretini aveva saputo costruire la sua abilità sullo studio delle eccellenze dell'arte italiana medievale e rinascimentale, fino ad assorbire e rielaborare le tecniche e il gusto dei più illustri modelli artigianali, industriali e anche artistici suoi contemporanei: un artista in erba che come modellatore aveva perfezionato la sua mano a fianco di personalità del valore di Galileo Chini, e che, dopo un nuovo periodo di attività nella bottega paterna a Monte San Savino, giungerà ad operare in qualità di modellatore presso la Società Ceramica Richard-Ginori a S. Cristoforo di Milano nella seconda metà degli anni Dieci.
ill. 5 – La foto ritrae Zulimo Aretini e la moglie Gesuina innanzi a fabbricati industriali che potrebbero essere quelli della Richard-Ginori a San Cristoforo di Milano. L'immagine è stata spedita nel 1917 come cartolina postale da Milano alla sig.ra Alduina Frullani di Monte San Savino. |
Siamo quindi davanti ad un progressivo percorso formativo che porterà il savinese a specializzarsi presso il più innovativo colosso industriale dell'arte ceramica italiana e mondiale. Inoltre, non è da escludere che a indirizzare il giovane Zulimo verso la più importante industria ceramica di tutti i tempi abbia contribuito in maniera determinante lo stesso padre Federigo il quale, nell'ambito di prestigiosi eventi espositivi (1881-Milano e 1884-Torino), dove aveva concorso a promuovere la propria attività manifatturiera, si era dovuto confrontare con la proverbiale, solida e competente professionalità imprenditoriale di Giulio Richard, prima che l'omonima industria cominciasse quell’imponente e irresistibile crescita industriale che avrebbe determinato l'acquisizione di molte fabbriche del comparto ceramico tra cui la celeberrima manifattura fiorentina di Doccia ovvero la più prestigiosa e antica fabbrica di porcellana italiana. A seguito di tale acquisizione, nel 1896 avverrà il definitivo cambiamento della denominazione sociale dell'industria meneghina in Società Ceramica Richard-Ginori con la conseguente redistribuzione della produzione aziendale che vide concentrata a Doccia la lavorazione della porcellana, mentre a Milano sarebbe rimasta la fabbricazione di terraglia.
Che la formazione del giovane Zulimo Aretini meritasse di culminare nell'ambito della più importante industria ceramica di tutti i tempi, emerge costantemente anche dal metodo e soprattutto dalla tecnica con cui opera questo artista-imprenditore: un artefice che mai si adagia sugli obbiettivi raggiunti e che si pone alla continua ricerca di sempre nuove soluzioni dettate dalle mode, dalle correnti artistiche nonché dalle richieste di un mercato spesso fatto di una clientela civettuola e modaiola. Rientrato nella città natale, sul finire del 1918 l'Aretini fonda a Monte San Savino una sua propria ditta denominata Antica Bottega del Ceramista Aretini Zulimo mentre è attestata, dal 1920, una sua attività di docente delle maestranze locali attive nel settore ceramico. In questo periodo, richiami alla grande tradizione statuaria del rinascimento, in particolare alla scultura fiorentina quattro-cinquecentesca, sono direttamente testimoniati da riproduzioni plastiche come il Perseo del Cellini.
ill. 6 – Z. Aretini, riproduzione del Perseo del Cellini. La piccola plastica, alta cm 80, potrebbe costituire oggi un'interessante esercitazione per un corso di restauro, in quanto è giunta fino a noi dopo molteplici tentativi di conservazione che alterano pesantemente la postura e l'originaria eleganza delle forme di alcune parti del corpo, nonché del color bronzo dell'originaria superficie del manufatto ancora oggi in parte visibile. |
Si tratta di opere che indirizzano la ricerca aretiniana verso nuovi raggiungimenti documentati da sculture funzionali a esigenze domestiche dei primi decenni del Novecento, come testimonia il Fanciullo portalampada.
ill. 7 – Z. Aretini, Fanciullo portalampada, h cm 90.
Nei primi anni Venti arriva a Monte San Savino anche Giovanni Lapucci, conosciuto dall’Aretini durante il periodo di lavoro a Borgo San Lorenzo (FI), con il quale egli collabora in ambito savinese. Tra i vari lavori realizzati in questo periodo si colloca la decorazione, con ceramiche architettoniche, della palazzina di corso Sangallo n. 11 al Monte.
ill. 8 – Z. Aretini, Palazzetto di corso Sangallo a Monte San Savino.
Articolato su tre piani, l’edificio si presenta ornato di ceramiche architettoniche solo ai piani superiori, che coincidono con la parte dell'immobile che si sviluppa sopra il terrazzo adagiato su mensole architettoniche impreziosite da mascheroni. La decorazione si sviluppa su due registri delimitati da una fascia mediana. Nel primo registro si trova un pannello con stambecchi, intervallati da pigne. Sopra i finestroni, che delimitano il pannello centrale, sono disposte lunette policrome a bassorilievo con vaso di fiori bianchi e motivo vegetale. Nella fascia mediana compare un fregio policromo delimitato da cordoni vegetali acromi. Sul fregio, in corrispondenza delle aperture, sono inserite protomi plastiche di colore bronzeo raffiguranti Mercurio in onore del commerciante proprietario dell’immobile: si tratta di sculture ad altorilievo realizzate modellando le parti del figurato entro uno stampo formato sul prototipo creato da un abile modellatore qual era l’Aretini. La decorazione che si sviluppa sul fregio è costituita da rose, i cui steli foliati di colore verde, che si originano nella parte mediana del fregio, delimitano i fiori di colore rosa-rosso. Nella parte superiore, la decorazione dell’immobile è chiusa da una fascia, che si sviluppa all’altezza dell’architrave delle finestre dell’ultimo piano, su cui corre un motivo floreale con boccioli di rose.
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da: V. Minocchi, Produzione sacra e profana di Zulimo Aretini ceramista savinese, Monte San Savino, 2009.
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