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Un contributo alla storia dei Carnesecchi

 

Notizie fornite cortesemente da Paola Ircani Menichini

 

 

 

 

Nell’inventario delle cose preziose dell’altare della SS. Annunziata del 16 maggio 1439 si trova anche: "un palio biancho lavorato a rose rosse e verdi e d’oro coll’arme de Carnesecchi", ed è citato nel libro di Paola Ircani Menichini, Vita Quotidiana e storia della SS. Annunziata di Firenze nella prima metà del Quattrocento, Firenze 2004, pag. 141.

 

 

 

Nelle Ricordanze della SS. Annunziata, Archivio di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 119, n. 48, f. 50: 1443. Parente di Michele di ser Parente lascia al convento grano finché viva sua donna che fu figlia di Paolo Carnesecchi.

 

 

 

 

Archivio di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal Governo francese, 31 (Spedale del Bigallo), n. 69.

Il documento, redatto nel 1503, contiene i ricordi dei beni donati alle monache di Casignano dai capitani del Bigallo, compreso lo spedale di Fonte Viva del Bigallo tra 1502 e 1503.

Questi sono i sei capitani del Bigallo citati nell'atto: Lodovico Peri, Girolamo Del Guanto, Antonio Corsini, Tommaso di Bernardo Galilei, Bertho di Matteo Carnesecchi, Giovan Gualberto di Iacopo d'Agnolo.

 

 

Don Mauro di Giovanni Carnesecchi da San Gimignano citato in Istoria cronologica del monastero degli Angioli di Firenze opera di Gregorio Farulli

 

( Tra il 1542 e il 1548 ) Li succedette don Matteo di Giovanni da Pratovecchio , che fece suo agente don Mauro di Giovanni da San Gimignano e don Innocenzo di Raffallo Griselli da Firenze , suoi monaci. Rogo' Francesco Speziali notaro e cittadino pisano

 

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by Dottoressa Paola Ircani :

Don Mauro Carnesecchi da San Gimignano padre camaldolese che visse per un certo periodo di tempo a San Michele in Borgo di Pisa e che il 5 febbraio 1577 iniziò a compilare il Giornale delle Ricordanze A (1577-1620) del monastero.

 

 

 

Lucrezia Carnesecchi nel 1607 assieme al consorte Piero di Alessandro Capponi donò una lampada alla chiesa della SS. Annunziata. La notizia è riportata nel libro di Eugenio M. Casalini, odm e Paola Ircani Menichini, Le lampade votive d’argento della cappella della SS. Annunziata di Firenze, Firenze 2011, pag. 20.

 

 

 

Giovanni di Pierfrancesco Carnesecchi fu un "gentiluomo e poi canonico fiorentino, lì 26 luglio 1643 dopo rigorosissimo esame è laureato e incorporato. Nel Sinodo Fiorentino del 1645 lo leggo Esaminatore Sinodale. Finalmente dopo cinque anni dal Dottorato passò all’altra vita lì 25 Ottobre del 1648, e fu sepolto nella Metropolitana" - il virgolettato è tratto da Luca Giuseppe Cerracchini, Fasti teologali, Firenze 1738.

 

 

 

Padre Angelo Bonfigliolo Carnesecchi, sacerdote professo, dell’Ordine dei Servi di Maria nacque a Firenze il 26 novembre 1714 da Lorenzo di Filippo Carnesecchi e da Maria Cassandra Anselmi, già ebrea, coniugi del popolo S. Frediano e fu battezzato con il nome di Gaspero, ccompare il conte Francesco di Raimondo Bardi del popolo S. Felicita.

Ricevette l’abito dei Servi di Maria nel 1729; morì a Firenze il 24 novembre 1771.

Dalla Visite provinciali risulta di famiglia nel convento della SS Annunziata negli anni 1732. 33. 34. 35. 41. 42. Dimorò nel convento della SS. Annunziata di Pistoia negli anni 1743. 44. Poi, dal 1745 fino alla morte ritornò nel convento di Firenze, dove fu maestro dei professi nel 1753. Dal 1761 al 1764 ricoprì l’incarico di definitore (consigliere) della Provincia Toscana dei Servi di Maria.

 

 

 

Nel libro dei battesimidell’opera del Duomo di Firenze si trova ricordato che il 21 novembre 1714 fu battezzato Giovanni Filippo del sig. Anton Francesco del sig. Cosimo Rosselli e della sig. Teresia Luisa del sig. dottor Anton Francesco Carnesecchi gi del popolo S. Salvadore, nato il dì 20 h. 16 compare sig. Anton Francesco de sig. Matteo Grossi del popolo S. Ambrogio.

 

 

ieri ero a far ricerche all’Archivio di Stato di Firenze e nel Mediceo del Principato 555, f. 143 ho "incontrato" casualmente una lettera di Virgilio Carnesecchi mandata da Pisa il 28 novembre 1570. Con questa informa Francesco figlio di Cosimo I sull’invio di due terzuoli (cioè due uccelli rapaci da caccia) e parla anche di un certo Santi uccellatore che sa tenere bene gli uccelli. Questo sempre per la caccia che era una grande passione dei granduchi.

Le giro questa notizia per il suo sito

Paola Ircani

 

 

 

 

 

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