NOTIZIE
DELL'ORIGINE E NOBILTÀ DELLA FAMIGLIA DE'SASSETTI
RACCOLTE DA FRANCESCO DI GIAMBATISTA SASSETTI. MDC.
Ettore Marcucci : Lettere di Filipppo Sassetti Le Monnier Firenze 1855
Al nome sia della Santissima Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo, e della gloriosissima Vergine Maria, e delli beati Apostoli SS. Pietro e Paolo, e del gloriosissimo precursore nel nostro Signore Giesù Cristo, San Giò. Batista , avvocato e protettore della nostra città di Fiorenza, e di S. Francesco Confessore (avvocato particolare di me Francesco di Giambatista Sassetti) , e di tutta la celestiale Corte del Paradiso ; li quali ne concedine grazia che tatto quello che si scriverà in questo libro sia a onore e gloria di sua Divina Maestà, e consolazione et onore delli nostri consorti e consanguinei della nostra casata de' Sassetti, e di quelli che per li tempi avvenire verranno i che al Signore Dio piaccia sia per lungo tempo , sempre in grazia di S. D. M. , e con salute e onore di tutti. Amen.
In questo libro, cominciato quest'anno MDC dell'Incarnazione del nostro Signor Giesù Cristo, scriverò, io Francesco di Giambatista Sassetti , tutte quelle poche memorie che sino a qui mi sono venute a notizia della nostra casata de' Sassetti, per lasciarle in casa mia a comodo e satisfazione de' mia figliuoli e de' loro e miei discendenti particolarmente , e poi di tutti gli altri consorti della nostra casata ; con facultà che a ciascuno sia lecito aggiugnere a quello che da me sarà scritto, tutto quello che da qualsivoglia di loro fusse ritrovato delle cose passate che a me non fussino venute a notizia , e quelle che per li tempi a venire succedessino , degne di memoria : et in particolare sarà ben fatto andare tempo per tempo seguitando 1' albero di casa con quell' ordine che da me è stato posto in questo libro, che a tale effetto v'o fatta l'aggiunta di quel mezzo foglio appiccato a quello dov' è descritto l'albero; et ancora sarà ben fatto per comodo e soddisfazione di quelli che vorranno fare tempo per tempo ricordo di tulle le donne che per mezzo di parentadi entreranno e usciranno di casa nostra.
E tutto a onore e gloria di Dio. Considerando io Francesco di Giambatista di Teodoro Sassetti, come nessuno degli antenati della nostra casa de' Sassetti mai per tempo alcuno hanno lasciato alcuna memoria della sua origine ; e che ancora (il che mi fa molto più maravigliare) che nessuno di quelli che hanno per l' addietro fatto men- zione delle case e famiglie nohili di questa città, come sono, delli antichi, Ricordàno Malespini, Gio. Villani et il divino poeta Dante Alighieri, e per avventura qualcu altro hanno lasciato la nostra indietro , senza farne alcuna menzione: il che mi dà a credere che sia proceduto dall'inavvertenza, o qual altra se ne sia stata la causa del primo de' tre di sopra nominati , che potrebbe essere stato Ricordano che venne a lasciarla indietro ; e gli altri che dipoi scrissano o trattorono di questa medesima materia, avendo più presto in questa parte copiato quello che ne scrisse quel primo , che fatto di lor testa cosa di nuovo; non vennano a considerare se vi erano tutte le famiglie nobili di quelli tempi , o se ve ne mancavano.
II medesimo esempio hanno seguito quelli che hanno scritto di poi in questa materia, e mandato li loro libri per le stampe ; e massime in questi nostri tempi il rev. monsignor Vincenzio Borghini Priore de gl'Innocenti, e messer Paolo Mini, medico e filosofo fiorentino (che così lui medesimo s'intitola) e uomo di belle lettere: ché avendo il primo scritto alcuni suoi discorsi della bellezza e grandezza e nobiltà della città di Fiorenza , e il secondo scritta un' apologia , e mandata alla stampa , in difesa della medesima città di Fiorenza contro alcuni maligni che avevano scritto in biasimo di detta città; e venendo a trattare delle famiglie nobili, le hanno distinte, fra 1' altre distinzioni in famiglie di torri et in famiglie di leggio , perché in quelli tempi antichi , quando le città erano travagliate dalle parti guelfe e ghibelline, lutto le case nobili e grandi, tanto dell'una che dell'altra fazione, usavano per loro sicurezza , e salvezza delle loro persone e famiglie , fabbricare nei loro casamenti alcune torre molto alte, con balestriere e trabocchi et oltre difese secondo 1' uso di quelli tempi , dove ne tumulti che nascevano alla giornata fra dette parti, e per ogni altro accidente, ogni consorteria si riduccva alla sua torre; e perciocché erano capaci di stanze e di abitazioni amene, Intrattenevano in salvo lo loro famiglie sino a che li tumulti si quietavano.
Alcune altre famiglie per magnificenza e per comodo proprio edificavano alcuni ridotti , che si chiamavano loggie , nella contrada da loro abitata ; la maggior parte con una piazza circa a detta loggia, dove si radunavano a cert' ore del giorno per ricreazione , o per trattare e deliberare delle loro faccende et occorrenze.
Ora avendo costoro fatta questa distinzione , e contando le famiglie che a quelli antichi tempi avevano edificato una o più torri , non mai feciono menzione della casa nostra de' Sassetti.
Et essendomene io Francesco Sassetti suddetto lamentato con il Borghino, e dimandandolo quello che 1' aveva mosso a non fare nella sua Opera menzione della casa nostra come delle altre , mi rispose che non poteva negare ch'ella non fusse antichissima e nobile , come dimostra il sito delle sue case antiche, che sono (come si dice) nel primo cerchio; e che medesimamente non negava che la non fussi casa di torre, poiché la loro si vede ancora in questi tempi , come a suo luogo avanti se ne farà menzione; ma che, avendo scritto quello che aveva trovato scritto prima da altri , non aveva auto questa considerazione che la nostra restava indietro : risposta, in vero, indegna d'un uomo della qualità che voleva essere reputato lui.”
II medesimo , o voi circa , rispose il Mini al colonnello Tommaso di Vincenzio Sassetti, e li a Lione di Francia, dove si ritrovava , quando scrisse la sua apologià, che li fece la medesima domanda.
E tutto questo viene a corroborare la mia oppenione, detta in principio ; cioè che l'avere quel primo che scrisse di questa materia della nobiltà delle case fiorentine, lasciata la casa nostra indietro per qualunque se ne fusse la causa , è stato cagione che gli altri che hanno doppo lui scritto, sono cascati nel medesimo errore, essendoli bastato di seguire le pedate di quel primo , senza voler durare altra fatica in vedere se quel tale, o altri di poi di mano in mano che hanno scritto, hanno o no errato.
E se mi si dicessi, da che è causato che in tanti libri d'istorie delle cose di Fiorenza , che sono stati scritti in diversi tempi e da vari scrittori d'istorie fiorentine, come sono de' più antichi Gio. e Matteo Villani, lacopo Poggi, Lionardo Aretino e altri, non si trova fatta menzione d'alcuno della detta casa de' Sasselli (il che si potrebbe argomentare esser proceduto per mancamento di nobiltà ) , risponderei, che questo non debbe dare ammirazione, né farsene questa conseguenza.
Prima, perché sono in Fiorenza molt' altre famiglie che si sa di certo essere state et esser nobilissime , et avere auto uomini prestantissimi in ogni facilità , e con tutto ciò non si trova nell' istorie de'tempi antichi, o di quelli tempi che quei tali hanno (come si dice per proverbio) iniigibilibut munii (?) essere stati nominati.
E del medesimo Daute, che fu tanto grand' uomo quanto a ciascuno è noto, se non ci fussero le divine sue opere di mezzo, che lo tengono e terranno del continuo vivo, ce ne sarebbe poca o nessuna notizia ; perché da quello ne trattano i suoi espositori e comentatori , e un poco che ne tratta molto leggermente Gio. Villani con l'occasione del suo esilio, in poi non se ne legge altro.
E pure, cosi ne' maneggi delle cose della repubblica , come nelle scienzie e nella nobiltà , fu uomo della qualità che si sa per tutti.
Oltre di ciò è da considerare, che essendo la casa nostra , in quelli tempi antichi e sediziosi , stata di parte ghibellina , e per questo sempre (come è da credere) sospetta alla guelfa che del continuo in questa città era superiore; per il che si trova a' libri pubblici, che del l'anno 1269 e 1311 furono relegati come sospetti, e banditi come ribelli, al cuni de' nostri (come, piacendo a Dio , si dirà più avanti al suo luogo); non è da maravigliarsi , se non si trova che ne'tempi antichi la nostra famiglia non sia stata adoperata o nominata nelle cose del pubblico governo.
Ma è ben da maravigliarsi e da dolersi grandemente , che li nostri antichi sieno stati , per tanto spazio di tempo, tanto negligenti e poco amorevoli de' loro discendenti , che non ci abbino lasciato alcuna memoria della nostra origine o d'altri fatti della casa nostra.
Onde io, per non cascare con li presenti, e quelli che verranno, nel medesimo errore , avendo trovato in casa mia alcune poche memorie messe insieme con gran fatica et industria della buona memoria di Filippo( il viaggiatore ndr) mio fratello, uomo ne' suoi tempi di bellissime lettere e singulare dottrina ; e qualcnna ancora avendone mess' insieme ancor io ; sono resoluto, per mio passatempo, e a satisfazione de' presenti e mia e di quelli che verranno, farne non poco di conserva in questo libro, a onore della Santissima Trinità, e della gloriosissima Regina del cielo sempre Vergine Maria , e del glorioso Precursore del nostro Salvatore lesù Cristo, S. Gio. Batista , avvocato e protettore della nostra città di Fiorenza , e del Beato S. Francesco confessero , mio avvocato speziale ; per dare a' nostri posteri quel poco di lume che ho sin qui rintracciato di questa materia, mediante il quale potrebbe qualcuno altro de' nostri posteri pigliare occasione di ricercare di questo fatto più minutamente ; e ritrovando d'avvantaggio, aggiugnerlo a queste mia poche e deboli fatiche.
E la prima cosa, mi è parso a proposito e ben fatto metter l’ Albero di casa nostra, secondo che ho potuto mettere insieme, cavato da un Albero antico ch' era in mio potere, in carta pecora, molto imperfetto, e da scritture publiche e da due quadermicci di ricordi tenuti da Paolo d'Alessandro di Federigo Sassetti, che visse da 1340 al 1400 in circa.
E nel detto Albero saranno ancora inserte quelle poche donne le quali ho potute ritrovare ne' detti quadernucci di Paolo, che sono uscite di casa nostra ; acciocché per esse si vegga e conosca come la nostra casa , così nel dare come nel tórre donne sempre sino ne' tempi anti chi , quando in questo si poneva maggior cura e considerazione che non si fa oggi , sempre si è imparentata con le prime case di Firenze : il che dimostra esser sempre stata e tenuta e reputata per nobile , ancorché notizia certa , e se non quanto si dirà più avanti a suo luogo, non ci sia della nostra origine.
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E ben fatto sarà andar
seguitando il detto Albero di tempo in tempo, notandovi quelli che nasceranno
per avvenire ; e cosi di far noto dopo quello che da me più avanti sarà scritto
delle donne che per via di parentado entreranno e usciranno di casa nostra.
Senza ritrar
tutto intero l' albero della famiglia Sassetti con l'immense e
intrigate diramazioni, fin da quell' antichissimo Giunta chc ne fa lo stipite, si è data la sola parte
del ramo a cui appartenne Filippo, co' maggiori schiarimenti che si poterono
aggìugnere, per non fare una selva di nomi, che tuttavia sono ordinatamente
descritti nel seguito della narrazione.
Sopra l' intaglio dello
stemma si è voluto pur mettere il segno delle fionde col sasso da scagliare, che
furono l'impresa antica di casa, come si dirà nel § 1, e tuttor si vede de'
bassi rilievi della cappella gentilizia in Santa Trinita; dov'era altresì
dipinta sul di fuori d'un pilastro, a meglio rappresentarne il concetto.
Ma perche oggi si
cercherebbe invano questa pittura, mi pare a proposito la seguente memoria che
ne lasciò Filippo in una sua Lezione, inedita,
delle imprese.- « Sarà forse poco dicevole che io faccia qui menzione della
impresa della famiglia mia ; ma lo avere di lei, più che di niuna altra,
contezza, fa che io di quella ragioni. È adunque l'impresa nostra una frombola
col motto franzese A MOS POUVOIR, che importa: a mio potere. Fu la frombola
quell'arme con la quale il giovanotto David ammazzò il gigante Golia; onde
quegli che fece in Santa Trinita dipignere la cappella nostra, da quella
parte di fuori sopra un pilastro, fece immaginare quel giovanetto armato dì
questa arme, con un motto tale: Tutanti puero patrìam Deus arma ministrai'
Donde, s'io non sono
errato, si cava il concetto dell'im presa nostra, quasi dicesse chi la fece : A
mio potere m' adopererà io ; e Dio fara il restante sì come egli prestò aiuti a
David contro al nimico. »
1) Dovendo , sì come ho
proposto e deliberato di voler fare , descrivere al cuna cosa della nostra famiglia e consorteria de' Sassetti, e non
avendo sino a qui trovato alcuna pubblica ne privata scrittura che ne abbia
trattato con fondamento, mi converrà di attenermi a quel poco che ne ho trovato
scritto da chi sia, e quello ne ho ritratto da' nostri vecchi a voce, li quali
mi dicevano averlo ancor loro inteso pure a voce da' loro antenati.
E se in facendo questo
non soddisfarò interamente a quelli che vedranno questa piccola fatica, non
saprei che altra scusa mettermi loro avanti , se non che ho fatto quello che ho
saputo e potuto , che non mi pare del tutto aver gettato via il tempo.
E se quelli che sono
stati avanti di noi avessino fatto il medesimo , facilmente non saremmo d'ogni
cosa al buio, come siamo, et a me arebbono levato la briga et il pensiero di
dover durare questa fatica.
Ma perché della loro
negligenza o trascurataggine possiamo più presto dolerci che emendarla , non
occorre dire altro.
Ma perché ciascuno abhia
la sua parte, e non sia defraudato di quel poco di buono che si trovassi in
questa mia fatica, dico che buona parte dell' Albero di casa con qualche altra
notizia , come si dirà a' suoi luoghi, io l'ho ricavato e messo insieme da dua
quadernucci di ricordi di Paolo d'Alessandro di
Federigo Sassetti , che sono appresso di me , il quale moriassai vecchio
l'anno 1400, per li quali si conosce che egli era assai diligente in notare le
cose di casa de' suoi tempi. Ora passando avanti nel proposito da me proposto,
dico, quanto all'origine di casa nostra, che in mia gioventù ragionan done
alcuna volta, come occorre, con la buona memoria di Giambattista mio padre, che
passò di questa a miglior vita l'anno 1565, d'anni sessanta, mi diceva aver sempre sentito dire da Teodoro suo padre e da Cosimo suo
zio , che la nostra casa era antichissima e nobile, e veniva di Germania,
restataci in quelli tempi che gl'imperatori tedeschi venivano spesso in Italia
o per la corona dell'imperio o per altre occorrenze.
Il medesimo diceva et
affermava Bartolomeo di Gentile di Bartolomeo Sassetti,
che mori l’anno 1516, vecchio di 99 anni ; ché altri vecchi non ho io
conosciuti di casa nostra , per essere stati da gran tempo in qua sempre pochi
fiati in casa nostra , conforme a questo o vel circa , e quanto ne lasciò
scritto Francesco di Tommaso di Federigo Sassetti, che visse sino all'anno 1490
, o vel circa , in un ricordo che fece , come lui dice , del corso di sua vita
, scritto di sua mano tutto, in 4 fogli cuciti insieme, dell'anno 1444, oggi in
potere di Francesco Sassetti, presente
scrittore. Dice detto ricordo cosi : « De' nostri antecessori non ho
interamente notizia , perché i libri e scritture di casa ha appresso di se
Bartolomeo mio fratello; ma sono bene informato, la nostra famiglia esser
nobile e vetusta , venuta anticamente dalla Sassetta,
castello in maremma di Pisa, de'signori e gentiluomini di quel luogo , che
seguirono in quel tempo le parti degli Imperatori della Magna e lor setta , che
allora dominavano e imperavano in Italia.
Dipoi vennano ad abitare
la città , et edificorono le case nostre antiche de' Sassetti, dal forno di
Borghese e nel chiasso che va tra' ferravecchi, che in quel tempo furono molto
belli edifizi nel primo cerchio. »
Sino a qui di questa
materia scrive il detto Francesco nel suo
ricordo, oltre a qualche altro particolare che vi è di questa materia, che, se
mi parra a proposito il farne menzione, lo metterò più avanti a'suoi luoghi.
In conformità e
corroborazione dell' oppenione de' nostri vecchi , io ho trovato un autore
assai lontano da questi nostri tempi , che fu nel 1490 , o velcirca , il quale
si chiamava al suo tempo Ugolino Verini fiorentino, il quale scrisse una
operetta latina in versi, divisa in tre libri, la quale fu stampata l’anno 1585
in Parigi nella stamperia di Mamerto Patissonio, stampatore regio, intitolata Ugolini
Verini Poeta fiorentini, de illuttratione Urbi Florentiae.
Nel primo libro tratta della
maestà e gloria dì Fiorenza ne' tempi antichi ; nel 2° tratta di molti uomini
illustri e prestanti che sono stati in detta città ; nel 3° tratta delle
famiglie fiorentine e della loro origine ; e della nostra Sassetta scrive come
appresso : Saxoneque egregium cognomen ab hoste
perempto, Saxoniam domuit cum pubem Celticos Hector Saxetum traxisse genus,
serosque nepotes : Inde ferunt ortum, famae si credere dignum est.
Da queste poche memorie
di sopra poste, mi pare che assai sicuramente, e con buon fondamento, si possa
concludere l'origine della nostra casa essere di Germania , e molto antica di
questa città ; poiché a' libri pubblici se ne trova fatto memoria sino
dell'anno 1269, come a suo luogo si dirà.
E Francesco di Tommaso Sassetti, sul ricordo di là
nominato, dice che Bartolcmeo suo fratello aveva
scritture che mostravano memorie del 1105; ma
queste oggi non si ritrovano: ma non si debbe metter dubbio nella fede di chi
ci ha lasciato questa memoria , che non arebbe scritto una cosa per vera , se
non ne fusse stato capace ; oltre che la cosa si prova evidentemente per se
medesima , per ché avendo a' libri pubblici Pacino e
lacopo di Azzo , nel 1269 , come si dirà a suo luogo , et avendo innanzi
a loro sino a Giunta , che è messo per il primo
di casa nostra, come si vede per l'Albero cinque età, non è gran fatto pensare
e credere che dall'uno all'altro fussi passato lo spazio di 160 anni, potendo
essere molti più.
Ora, avendo sino a qui
trattato succintamente quel poco che ho saputo e mi è venuto a notizia
dell'origine di casa nostra, descriverò con la medesima brevità quelle pocho
memorie che ritrovo restarci in piede, degne di essere notate e considerate per
satisfazione de' presenti e notizia di quelli che verranno.
Dico adunque che
2) (sic) La prima
memoria pubblica di casa nostra pare che si possa contare la torre de' Sassetti
, della quale si vede per loro scritture private , che loro ne sono stati
padroni da 350 anni in qua del continuo , ché di tempo avanti non si trovavano
scritture né pubbliche né private : nel primo piano della quale e nella sala
principale e un cammino , dell'antichità del quale non si potrebbe, senza
pericolo di pigliare errore, dar giudizio certo ; nel quale su la mano destra
della pietra , che è nella bocca , è I' arme de'Sassetti , e su la sinistra è
l'arme de' Bardi, o d'altri a quella somigliante, perciocché non vi sono colori
da' quali si possa distinguere di qual casata ella sia;
e tra l'una e l'altra di
queste due arme è un' arme che ha lo scudo diviso per la lunghezza , e la parte
del campo che è su la mano destra , è rilevata sopra l'altra parte dalla banda
sinistra ; né dentro vi ha altr' arme o imprese di sorte alcuna.
Andando verso S. Piero
Buonconsiglio, in sul canto che fa un chiassolino con la chiesa di S. Piero
detto , oggi e un fornaio, e sopra il fornaio una casetta, la quale usci di
casa i Sassetti, 25 o 30 anni sono ; e nella facciata che riesce nella via de'
ferravecchi e un piccolo sporto che guarda verso Mercato vecchio sono duo armi
antichissime di pietra, d' onesta grandezza, di casa Sassetti.
Questa casa fu lasciata
da Manente di Ghino Sassetti, che morì, senza figliuoli,
dell' anno 1390 , o voi circa, allo spedale di Santa Maria Nuova, con ogni
altro suo avere : onde i consorti , per riaverlo , molto brigorono con un
messer Paolo spedalingo di quella casa ; et alla fine , datoli certi danari, lo
riebbono.
Apparisce ciò per
scrittura privata di casa Sassetti , e massime per un quadernuccio di ricordi
di Paolo d'Alessandro Sassetti , nominato
addietro, nel quale molte delle pubbliche sono nominate.
Quello che tra la torre
e questa casa possedessino li Sassetti , non e' é memoria autentica che ce ne
dia lume.
Vedesi bene per un libro
di conti , tenuto da Gentile d'Ugo Sassetti (che
mori l'anno 1285), ch'egli riscuoteva molte pigioni di botteghe e diverse
stanze che appigionava a diversi artieri ; e per un libretto d'istorie
antichissimo , ch' é in mio potere , senza nome d' autore , si vede che nel
1215 li Sassetti possedevano tutto quel ceppo di case che riguarda, dal canto
della via che va a S.Maria Ughi sino a S. Piero Buonconsiglio, e rigirava tutto
quel quadro; e di quello che particolarmente ne tratta il detto libretto, se ne
farà menzione più avanti.
Oggi, nella facciata
dinanzi che ri guarda la via de' ferravecchi , é l’arme degli Anselmi assai
antica : però si conosce esservi stata appiccata , e non murata da principio ;
e può facilmente esser loro pervenuta per via di donne , trovandosi per li
quadernucci di Paolo nominato, che delle nostre donne entrorono in quelli tempi
in casa loro.
Dalla torre, pigliando
per la torre in questo luogo la facciata che riesce nella via de' ferravecchi,
si veniva sul canto della via ch' é a riscontro , dove già erano le volte de'
Vecchietti , la quale finisce nella strada che va a S. Maria Ughi dalla mano
destra ;
e quello che va a S.
Miniato tra le torri dalla sinistra ; e tutto quello che era tra la torre e
questo canto, ora é de' Sassetti , salvo che una casetta di sul canto , la
quale ha un primo piano , che é d' un materassaio ; et ancora sotto la torre é
una bottega con una stanza di sopra, la quale é di Valore Valori, anta
dall'anno 1558 o 59 da Luigi di Vincenzio Sassetti,
allora padrone di detta torre per parte della dote della Cammilla sua sorella, maritata a detto Valori; e tutto
il resto per l'altezza é loro.
Et entrando per la via
che va a S. Maria Ughi , passata la porta della casetta del materassaio, detta
di sopra , si trovano tre portoni grandi, molto antichi, a canto l'uno al’
altro , che quel del mezzo entra nella torre ; nella corte della quale sono più
magazzini e volte possedute da loro , con una casetta ancora ; e della corte si
va su in torre : l' altre due porte grande , che mettono in mezzo questa
entrata , servono oggi con la loro stanza per botteghe.
Che uso già le avessero
, malamente si può giudicare ; e, quanto a me , considerato l' effetto che le
fanno di mettere in mezzo la porta principale con la riuscita delle finestre su
la corte della torre, direi che ne' tempi antichi le avessino servito per
ridotto e radunata della consorteria in luogo di loggia , che avevano molte al
tre famiglie nobili.
Oggi tutto quello che
posseggono i Sassetti in questo ceppo di case , salvo che dua stanze che
servono per magazzini , e sono di Galeazzo di Federigo
di Galeazzo Sassetti , é posseduto da Cosimo di Federigo di Carlo Sassetti, pervenuto a suo
padre per testamento di Luigi di Vincenzio Sassetti
suo cugino, con rendita di fiorini cento l’ anno di pigione.
Passate queste tre porte
della torre sino al canto della via , non é cosa che sia loro, né che possino
provare averlo posseduto , se non mediante l' istoria scritta a mano, della
quale a suo luogo se ne farà menzione, e che si allegherà a dietro.
Ma volgendo su la mano
manca , si trova un ceppo di case con una grande, nella quale è oggi il segno
della S:A. , la quale era già de' Sassetti, e, circa 94 o 100 fa, fu venduta da
un Priore di Bartolomeo di Tommaso Sassetti.
Questa casa era
anticamente da loro chiamata il palagio, come si vede per le scritture di casa
loro.
3). Doppo questa
memoria, pare che si possa mettere la sepoltura de' figlioli d' Azzo di Sassetto Sassetti , che furono dal 1250 al
1270 in circa, la quale è nel cortile o vero campo di S. Maria Novella ,
entrando dalla piazza Vecchia ; et è, passando la porta grande, che di detto
cortile si entrava in chiesa, che oggi è rimurata , andando verso la piazza, la
quinta sepoltura , la quale è a guisa di cassone con volticciola di sopra, come
1' altre che vi sono; ma in tanto differente, che dove tutte 1' altre sono di
macigno , questa è di marmo ; e ancora vi si vede scritto dentro : S. FILIORUM
AZZOINIS SAXETTI -, e sono scritte queste parole nella cornice della cassa ,
dove il coperchio si posa sopra un angioletto che vi è dentro di basso rilievo
, il quale è messo in mezzo da due scudi antichi di basso rilievo, déntrovi
l'arme de' Sassetti. Oggi detta se poltura rimane occupata e soffocata dalla
fabbrica della Compagnia di S. Benedetto, restando fra la muraglia di detta
Compagnia e quello di chiesa.
In detta sepoltura si
sotterrano tutti li Sassetti, eccetto che li discendenti di Francesco di Tommaso di Federigo, che vanno in S.a Trinita, nella
cappella e sepoltura da lui construtta.
Un' altra sepoltura pure
de' Sassetti si ritrova medesimamente in S. M.a Novella , scendendo di chiesa a
mano sinistra nel primo chiostro, voltandosi per andare al Pellegrino , che ha
un' arme nel muro dalla mano sinistra, di pietra, di casa Sassetti, fatta da Soldo di lacopo Sassetti, che dovette vivere dal 1280
al 1340 in circa, trovandosi di lui memoria che fa bandito per ribello del
1315, come più avanti si dira.
4). In mano e potere di
me scrittore Francesco Sassetti si ritrova un
libretto coperto con carta pecora.
Per quello si può
conoscere e dalla qualità dello scritto, e dalla qualità del foglio, e dalla
pronunzia della favella, e da ogni altra circostanza, si può giudicare che sia
molto antico, il quale in forma di memoriale d'istorie conta molte cose seguite
per li tempi addietro; e nell'ultimo capitolo della terza carta dice come segue
: « Nel 1215 surse parte guelfa e ghibellina
in Firenze, cioè per un certo parentado fatto per messer Buondelmonte
de'Buondelmonti. E' non l'attenne: fu morto una mattina di Pasqua a piè del
ponte vecchio per uno delli liberti , e uno .' de' Lamberti , e uno degli
Amidei , e uno de' Sifanti , o uno de' Conti da » Gangolandi ; ed era vestito
di hianco ; di che la terra n' andò a remore , e tennesi parte : e chi tenne
con li liberti, e chi tenne co' Buondelmonti. E qui appresso saranno scritte
quelle famiglie e gente che governavano la n città: e governavasi a consoli e a
sesti; e tutta la città era sei sestieri. I sesti sono questi : sesto
d'oltrarno; sesto di porta S. Piero; sesto di S. Piero Scheraggio ; sesto di
borgo S. Apostolo ; sesto di S. Prancazio ; sesto di Duomo”
Questo scritto comincia
a contare le famiglie del sito d'oltrarno in buon numero, disegnando per la
maggior parte il sesto delle loro case : e finito detto sesto, con il medesimo
ordine continua a contare le famiglie d'altri quattro sesti, cioè S. Piero
Scheraggio, Porta S. Piero, Porta di Duomo, Borgo S. Apostolo.
Poi con il medesimo
ordine comincia a contare le famiglie del detto sesto di S. Prancazio , dicendo
: « Quelli che governavano la città di detto sesto nel consolato , et altri
offizi della città ec. ; » e comincia. contare le famiglie di detto sesto ,
ponendo il sito delle loro abitazioni ; e doppo aver contato sei famiglie, dice:
“i Sassetti stanno dirimpetto ai Manfredi in su 1' altro canto, e le loro case
pigliano nella via che va da' ferri vecchi ad andare a S. Miniato tra le torri
; e tutto quel quadro é loro insiiio alla via che entra in Mercato vecchio ec.
» Sino a qui dice questa istoria in questo luogo de' Sassetti.
Poi seguita contare
molt’altre famiglie di detto sesto ; e de' Vecchietti dice : « Stanno a
dirimpetto a' Sassetti ; » et alla fine della narrazione delle famiglie del
detto sesto, dice : « Nota che tutte queste famiglie scritte ne' sesti di
Firenze sono quelle che avevano il governo della città nell'anno 1245; et in
Firenze non c' era gnuno a » sospetto, e ognuna di dette famiglie erano
nel reggimento che fusse uomo di sapere, governava l’ufizio, e cosi si
governava la terra a consoli.” Per questa istoria, ancorché imperfetta e
senza nome d'autore, si vede pure che la nostra casata é antichissima.
E Francesco di Tommaso Sassetti nel suo ricordo,
nominato a dietro, dice aver visto memorie in mano di Bartolomeo suo fratello,
che si distendevano sino all'anno 1105: ma non dicendo quello che le
contenessero, et oggi non si ritrovando appresso li suoi discendenti, non si
può dire altro con fondamento.
Basta che sino a qui,
per le memorie a dietro notate , non ci mancano apparenze da provare la nostra
antichità e nobiltà , le quali saranno corroborate da quel più che si dirà
avanti a' suoi luoghi , secondo 1' occasioni che se ne porgeranno.
Non è già manifesto che
professione fussi de' nostri antichi in quelli primi tempi ; cioé , se
attendevano a vita cavalieresca e vivevano da grandi , o se pure se ne stavano
da cittadini privati , attendendo a vivere.
Non si ha memoria che
fra li nostri fussino cavalieri a spron d' oro , come usavano li grandi e
magnati di quelli tempi.
Anzi, per il contrario,
si vede per scritture private di Gentile d'Ugo Sassetti,
che morì vecchio nel 1285, ch'egli era cambiatore e persona molto facoltosa , e
che attendeva alle faccende del suo banco e di casa con gran cura : e pare che
da' quadernucci di ricordi di Paolo d'Alessandro
Sassetti nominato a dietro, ancorché più moderno di detto Gentile cento
o più anni , se ne ritragga il medesimo : e non di manco veggiamo il figliuolo
e tre nipoti del medesimo Gentile, come
Ghibellini e contrari allo stato, essere insieme con altri consorti confinati
parte, e parte dichiarati ribelli , e cacciati dalla città , come più avanti si
dirà.
E ciò fu in di versi
tempi ; e da questo possiamo arguire , che se pure da principio avessino tenuto
vita di grandi e cavalieresca , che doppo la divisione della città per la morte
di messer Buondelmonte, avendo loro visto che la parte, alla quale si gettorono
(che fu la ghibellina), restò al di sotto; e desiderando loro godersi la patria
e le facultà (delle quali, secondo quelli tempi, dovevano essere como damente
forniti), si ritirassino a modo di vivere quieto: ma in ogni modo non venne
loro a sortire il disegno, poiché insino all’ anno 1318 steltono, se non tutti
li consorti, la maggior parte fuori di Firenze, come ribelli.
Accordati poi il detto
anno con il Comune , e tornati in Firenze , come si dirà a suo luogo , stettano
molto tempo abbattuti , come quelli che per la memoria della contraria fazione
non erano, da quelli che governavano, visti con buon occhio nè volentieri: solo
erano ritrovati, sempre che si aveva a mettere qualche gravezza per li bisogni
della città, che erano assai e spesso nelle quali i Sassetti, che erano in
concetto di danari , e però si cercava tenerli bassi, erano ritrovati e
riconosciuti dagli altri.
E questo si ricava da un
quadernuccio di ricordi di Paolo d'Alessandro,
già più volte nominato, e da altre scritture ancora , che sono in casa.
E cosi, almanco da quel
tempo in qua , sono sempre stati (come si dice) ne' soppanni , attendendo alla
mercatura; e particolarmente tenevano tavola in Mercato nuovo, e facevano il
cambiatore: e si vede questo per li libri di conti e qnadernucci di ricordi di Gentile di Ugo e di Paolo di Alessandro Sassetti nominati.
6) Nel 1269 essendo
venuto in Fiorenza un vicario del re Carlo di Sicilia , di casa Valois de'
Reali di Francia, chiamato da' Guelfi che dominavano in Fiorenza per assicurare
lo stato loro, quale si domandava Ugolino Stuardo; costui , per debito di suo
offizio , confinò e cacciò di Fiorenza una quantità grande di cittadini che
erano in concetto di Ghibellini , e sospetti al presente governo , e fra li
confinati furono Pacino d'Azzo, Tacconaio di Pietro ,
lacopo d’Azzo e Caccia di Gentile de' Sassetti.
Apparisce questa memoria
al libro del Chiodo esistente nella cancelleria de' Capitani di Parte, 62. 63.
65. ; dove chi di questo fatto avessi qualche dubitazione, potrà ricorrere e
chiarirsene.
7 ) Nel 1285 morse' un Gentile d' Ugo di Sassetto Sassetti, assai ben
vecchio.
Costui, per quanto se ne
vede da un libro di conti, era molto facoltoso, et esercitava la mercatura.
Ebbe 4 figlioli masti,
fra' quali era quel Caccia nominato nel cap. di
sopra, che fu confinato per ghibellino dal vicario del re Carlo di Sicilia.
Questo Gentile , per quanto si vede di sopra , anzi per il
suo Libro di conti che oggi é in potere di me Francesco, fu padrone di buona
parte de' nostri antichi casamenti ; poiché si vede che egli riscuoteva molte
pigioni di botteghe e casette e stanze da diversi artieri , alli quali le
appigionava.
Di questo Gentile si trova scritto in una cronaca d' uno delli
Stefani, in mano degli eredi di Messer Marco degli Asini , ch' egli fu uno de
mallevadori per la parte ghibellina , alla pace che fece fra' Guelfi e
Ghibellini l' anno 1280 messer Latino vescovo d' Ostia , mandato Legato dal
papa a trattare detta pace. E con tutto che in un libretto che io Francesco scrittore ho in mio potere, quale tratta di
molte cose occorse a quei tempi antichi , e fra l'altre di questa pace , perché
non é finito e ci manca pure assai , io di questo fatto non ho altro riscontro
che quanto ne ho trovato in un foglio notato di mano di Giambatista mio padre, che dice averlo visto in detta cronaca,
avuta dal detto messer Marco degli Asini che era vivo quando lui.
Nel capo 7 di questo
libro si tratta avere auto notizia da una cronaca in mano a messer Marco degli
Asini, che Gentile d' Ugo Sassetti fu uno dei
mallevadori per i Ghibellini alla pace che fece il cardinale Latino fra li
Guelfi e Ghibellini, l’anno 1280.
Ora soggiungo,che questo
medesimo viene confermato da' libri publici, trovandosi nel lib. 29 de'
capitoli esistente nel publico Archivio delle Riformagioni, 331, che il detto Gentile, e con tal Jacopo e Sassetto d ‘Azzo Sassetti,
furono mallevadori alla detta pace, con pena , alla parte che non osservassi,
di cinquantamila marchi di buono et puro argento.
Et in detto tempo il
detto Jacopo veniva a essere uomo assai bene
attempato, poiché nel medesimo libro 29 di capitoli, 301, si trovi nominato per
testimonio a un contratto della compra d' una casa con terreni fatta il Comune
di Fiorenza, dell' anno 1254.
8) Per li quadernucci di
ricordi allegati sin qui più volte, si trova che nel 1300 fu fatta una pace fra
la casa dei Sassetti e quella de' Vecchietti : dico ne' quarlernucci dì Pagolo di Alessandro Sassetti, il quale dice che a' 6
di luglio 1300 fu fatta detta pace con contratto rogato per Buoninsegno
Gostigiani ; e soggiugne che il contratto era in potere di Bernardo di Tommaso di Federigo Sassetti , il quale
oggi è perso, come ancora le imbreviature ' di quel notaio, non essendo state
rappresentate nel pubblico archivio fiorentino.
Trovasi più altre volte
nelli medesmi quadernucci fatta menzione di nuove pacie e
tregue fra le dette due
case ; et ultimamente nel 1380 ne fu fatta un' altra, che è l'ultima di che si
abbia notizia : e fu fatta, per quanto dimostrano li ricordi di Paolo nominato
, per mezzanità d' alcuni paciali eletti in quelli tempi dal Comune a procurare
queste et altre pacie fra diversi cittadini , essendo che la città in quei
tempi doveva essere , oltre alla divisione generale di Guelfi e Ghibellini , in
molte inimicizie particolari cho la tenevano del continuo travagliata ; e per
ovviare a molti disordini , vennono a creare l'offizio di quei paciali , per
mezzanità de' quali fu condotta detta pace fra le dette dua famiglie , e ne fu
rogato ser Miniato Franceschi , notaro di detti paciali, a' d'i 15 di febbraio
1380; che ancora le scritture di questo notare non si trovano.
Che inimicizia fusse fra
le dette due famiglie, non mi è noto: bene mi sovviene che essendo li
Vecchietti di fazione guelfa e li Sassetti ghibellina , et essendo le case loro
cosi vicine che si vedevano e riscontravano del continuo, che 1' umore delle
fazione potessi generare fra di loro grossezza e mala satisfazione; dal che poi
con ogni occasione si viene a rottura et aperta inimicizia. Con tutto quanto,
non ho notizia che fra di loro occorressi mai né omicidii né busse , se bene
con il vedere tra di loro tante reiterate pacie e tregue , danno occasione di
dubitare.
9) Nel 1311 aspettandosi
in Toscana l'imperatore Arrigo di Luzimburgh, quale veniva armato e di cattivo
animo contro alla città di Fiorenza, che in quei tempi si reggeva a parte
guelfa, contraria al detto imperatore ; e perché avevano deliberato di non
volerlo ricevere, e per indebolirli le forze, quando avessi auto (come era da
credere) qualche intendimento con li loro fuorusciti , che in quei tempi ne
avevano assai per le novità che erano occorse fra li Bianchi e Neri ; si
risolvermi di revocare dall' esilio tutti i loro fuorusciti , da alcuni pochi
eccettuati in poi : e fra li richiamati furono quelli de Saxetti.
Apparisce questa memoria
al libro del Chiodo 73.
Non ce' è memoria in
casa nostra, né sin qui s'è trovata a' libri pubblici , come né quando né per
qual cagione questi fussino usciti; ma si può credere seguissi nel 1304, quando
cominciorono le differenze de' Bianchi e Neri, delle quali fa menzione Giovanni
Villani , per la venuta in Firenze di Carlo di Valois dello senza Terra ,
dicendo il Villani nell'8° libro della sua istoria, al cap. -18 nella fine: «
Per la qual cosa furono condennati per il detto messer Carlo come ribelli, e
disfatti i loro palazzi , e guasti i loro beni in città e in contado , e cos'i
di molti loro seguaci grandi e popolani. »
Per il che pare che si
debba credere elic questi nostri uscissero in detto tempo , non ci essendo cosa
che di mostri altrimenti.
10). Con tutto che quelli de Saxettis fussero richiamati dall'
esilio , come li sopra è detto, non è però certo se e'tornorono , e se
tornorono tutti o parte ; e di questa ambiguità è cagione il vedere
scritto in uno de' quadernucci di Paolo, più volte nominato di sopra , in
questo modo: « Ricordo che la Riformatone , quando noi ci accordammo con il
Comune di Fiorenza , quando noi tornammo in Fiorenza, ancora in quella si
contiene, e in spezialità I' università dell' arte della lana , e ancora con
Uberto di Lando degli Albizi in speziatità , che aveva avere gran quantità di
danari dalla compagnia de' Sassetti : la detta Riformagione ha Tommaso e
Bernardo di Federigo Sassetti in casa loro, e fu fatta negli anni di Cristo
1318, indizione seconda, di 3 del mese di gennaio ; e fu perché ci
ritrovavamo nel campo dell' Imperatore,
volessimo noi o no ,
però che Ghino e Sassettino di Banco di Sassetto
Sassetti si ritrovarono a un loro luogo che si chiama Polvereto in Val di Pesa, che vi furono presi e rubati
: di che si deliberarono di starsi nel campo dell' imperatore Arrigo di
Lnzimbnrgo, ché fu loro forza.
Ma lasciamo andare come
le cose andorono, ché sarebbe troppo lungo dire : ma la detta Riformagione ha
Tommaso e Bernardo sopra detti , rogata per mano di ser Folco di ser Antonio,
allora notaio alle Riformagione del Comune di Firenze , di ser Grazioso di messer
Corrado. »
11) Come si vede per il
cap. addietro e per il ricordo di Paolo Sassetti,
con tutto che fra li richiamati dall' esilio 1' anno 1311 fussino quelli de'
Sassetti , eglino o
non dovettono voler servirsi del benefizio della richiamata ,
sperando forse , quando fussino rientrati in casa con il favore dell'
imperatore che favoriva la parte loro , avere meglio fare che non ritornarvi
richiamati da' Guelfi che lo facevano per interesse proprio, con i quali tanto
sarebbe durata 1' amicizia loro , quanto durava la paura che avevano di quello
imperatore che veniva loro contro armato.
E questa credo che fussi
la cagione the se ne restorno con l' imperatore , e non quella che allegò Paolo nel suo ricordo della cattura di quelli dua che
erano in villa , non avendo del verisimile che per la
prigionia di due uomini soli tutta la consorteria volessi perdere la
patria e le facultà e ogni altro bene.
Ma perché in cose tanto
antiche, senz' altro maggior lume, diffìcilmente se ne pnò rintracciare il vero
per l'appunto, di questo proposito non dico altro.
Ma seguitando la
narrazione incominciata , dico che essendosene tornato l' imperatore Arrigo
senz' aver fatto cosa nessuna , et essendo restata la città nostra libera dalla
paura che di lui aveva , si volse a gastigare con 1' esilio e altre pene tutti
quelli cittadini che avevano seguito la parte di detto imperatore: fra li quali
in tutti furono XVI de Sassetti (che, per maggior
satisfazionc di quelli che leggeranno , si nomineranno tutti a basso) i quali
ebbero bando di ribelli, come nemici
del Comune di Firenze, per essersi ritrovati a guastar chiese, rubar case,
sforzar donne, et altro (cosi dicono le parole del decreto o partito de'
Capitani di parte guelfa, notato al libro del Chiodo, a dietro altre volte
citato, 77).
E questo medesimo è
tocco ancora da una storicina scritta a mano, altre volte sin qui citata, in
mio potere dove sono ancora copiate alcune sentenze che fulminò il soprascritto
Arrigo imperadore contro la città di Fiorenza , e molti Suoi nominati cittadini
guelfi ; e cosi contro a molte altre città , terre e castella di Toscana, che
in quei tempi si reggevano a parte guelfa.
Li Nomi de' Sassetti, di
sopra scritti, sono questi:
-Ghino e
Sassettino di Banco Sassetti
-Neri di
Manfredi Sassetti
-Soldo di
Jacopo Sassetti
-Pierozzo,
Luca, Giovanni di (Federigo) Ghigo Sassetti
-Piero di
Manfredi Sassetti
-Sinibaldo e
Gherardo di Ghino Sassetti
-Salvestro e
Lapo di Mercenario Sassetti
-Francesco e
Alessandro di (Gio)Vanni Gentile Sassetti
-Spada e
Marcuccio di Caccia Sassetti
tutti della casata de'
Sassetti, popolo di S. Piero Bonconsiglio e del sesto di San Pancrazio : che
così dice il decreto de'Capitani di Parte, ma in latino, al libro del Chiodo,
nel luogo di sopra citato.
12.)Essendo stati li
suddetti molto tempo per il mondo ribelli del Comune di Fiorenza, con grand'
incommodo loro e d' altre persone assai, che erano con loro interessati ,
perché al tempo che furono dichiarati ribelli esercitavano la mercatura, e'
vennano a lasciare di molti intrighi e debiti , che malamente senza la presenza
loro si potevano risolvere o accomodare : e però dell'anno 1318 e a' dì 3 di
gennaio, fu presentata una supplica al supremo Magistrato per parte dei Consoli
dell'arte della lana, e de' creditori della compagnia de' Sassetti, e di Ghino e Sassettino di Banco , e di Pierozzo di
Ghigo , e di Soldo di Jacopo in nome loro e di tutti gli altri di casa
Sassetti , e per li loro figlioli e discendenti ; per la quale , in somma ,
addimandarano d' essere abilitati a potere ripatriare , e potere in giudizio
addimandare e conseguire il loro , a fine di poter soddisfare i loro creditori
, promettendo nell' avvenire essere obbedienti figlioli del Comune.
E così la loro dimanda
fu accettata, e messa a partito, e vinta, come si dice , per li Consigli
opportuni, come apparisce al libro delle Riformagioni
13 ) Chi fussino quelli che delli 16 di sopra nominati nel cap. XI
fussino ribenedetti, non si trova scritto, fuora delli 4 nominati nel cap. XII
i e può stare che alcuni di essi , nello spazio di sette o più anni che
stettano fuora ne fussino morti , e che qualcun altro non si curasse di tornare
: e fra quelli che tornorono , vi fu , come di sopra si vede , Pierozzo di Ghigo o Federigo , dal quale sono discesi
tutti quelli che oggi ci sono e che saranno per 1' avvenire di questa casa.
Basta che quelli che tornorono, se ne stettano sempre bassi e rimessi, come
quelli che , se bene attendevano a' fatti loro , per la memoria nondimeno dell'
antica fazione ghibellina non erano visti volentieri , e da quelli che
governavano erano del continuo bistrattati.
E solo quando si aveva a
porre qualche gravezza (che in quei tempi occorreva molto spesso) erano
ritrovati gagliardamente di che Paolo d'Alessandro
, più volte allegato con li suoi ricordi, se ne lamenta.
Non si mette di questa
cosa alcuno particolare, non essendo venuto a mia notizia, se non d' una
imposizione che si fece l'anno 1305 o 1306, di fiorini ventimila, posta a'
Ghibellini per la battaglia di Monte Accianico ; della qual somma a tutti li
Sassetti ne toccò per la loro parte fior. 258, che in quei tempi non erano
pochi.
Non so già dove questo
particolare si trovi a' Libri pubblici, avendolo trovato fra alcune memorie di
Filippo mio fratello senza questa nota : ma per quello posso giudicare, alle
Riformagioni , ché a' libri di quei tempi facilmente si potrebbe trovarne qual
che memoria.
E per una nota di mano
di Giambatista Sassetti, mio onorando padre,
trovo che nota che nel1357 fu fatto un ordine, che chi fusse tenuto ghibellino,
o non fussi vero guelfo, fussi ammonito e sospeso da tutti gli uffizi : per il
che una gran quantità di nobili furono privati e stracciati dalle borse, et in
quello scambio messori gente nuova e bassa.
E da questo si può
giudicare che sia proceduto che non si trova mai che insino al 1450 nessuno di
casa nostra sia stato de' Signori o Priori, né Gonfaloniere di Giustizia, o che
avessino altri ufizi o magistrati nella città ; ma non per questo nessuno però
leverà la nostra nobiltà, la quale si conosce per gli edifizi pubblici e per il
luogo dove sono situati , per 1' antichità delle sepolture de' nostri maggiori
, per le memorie in più luoghi e volte d' alcuni de' nostri a' libri pubblici
et in molti de' privati , come se né fatta menzione a dietro più volte , e
facilmente occorrerà farne per avanti : e per li parentadi fatti d' ogni tempo
con le prime case di Fiorenza , tanto in dare delle nostre donne , che nel
torre in casa come si vede in parte per l'Albero di casa messo nel principio di
questo libro , chè di tutte non se n' é potuto aver notizia per la poca
diligenza de' nostri antecessori.
E ultimamente ,
l'istesso Albero con la sua continuata di scendenza di 17 età sino a oggi,
dimostra la nostra antichità, con la quale, massime quando é continuata di
tempo in tempo, come si vede esser questa, si congiugne la nobiltà.
E questo basti avere scritto
in questo luogo della qualità e stato e condizione della nostra casata sino
alli tempi de' sopraddetti.
14) Nel 1324 mori in S.
M. Novella di Fiorenza, convento de' frati Predicatori di S. Domenico, un fra Barone de'Sassetti, del quale a' libri di detti frati
, dove tengono conto de' loro morti si trova fatta qnesta memoria : Fr. Baro
de parentela Saxettorum, confessor idoneos et magnus praedicator, sacristiam
exornavit paramenti de serico duplicati ac etiam tabulam maiori altari sua
procuratione fieri fecii. Fuit bis subprior huius conventus S. Mariae Novelae.
Vixit in Ordine plusquam sexaginta anno*. Obiti anno Domini MCCCIXIV, in
vigilia S. Jacobi Apostoli, die xxiv Julii. Questo frate, il 229mo frate
che morissi in quel convento di quell'Ordine, del quale non abbiamo altra
notizia che quella se ne cava dal suddetto libro de' suoi frati; e però
sull'Albero di casa non se li assegna luogo determinato.
Ma dicendo li suoi frati
, ch'egli visse nell'Ordine più di 60 anni, e che mori nel 1324 , si può contare
ch' egli pigliasse l'abito dal 60 al 64 sopra il 1200, che venne a essere molto
vicino al tempo del loro Patriarca S. Domenico, e facilmente de' primi suoi
seguaci.
E quanto a'nostri,
potette essere coetaneo de' figliuoli d'Azzo secondo,
che feciono la sepoltura ne' chiostri di S. M. Novella , come é fatta menzione
a dietro al cap. 5 ; e forse fu loro fratello , e a sua requisizione , poiché
avevano fatta la sepoltura , facilmente feciono ancora la tavola dell'altar
maggiore, la quale tavola si conservò a detto altare sino agli anni di Cristo
1485, o vel circa: che quelli frati essendo venuti in disparere con Francesco di Tommaso Sassetti , come si dirà più a
basso , la levorono e la posono all'altare del loro Capitolo , dove si raguna e
sotterra la nazione spagnola; e quivi se ne stette sino all'anno 1591 , o vel
circa, ché avendo li Spagnoli fatta di nuovo una tavola a detto altare a loro
fantasia, fu levata quella, e da quelli frati é stata trafugata per il
convento, né mai hanno voluto dire dove se l'abbino messa.
E per esser quelli che
ci sono di casa nostra pochi e poveri , e una parte oggi pupilli , non si può
fare impresa con detti frati di rinvenirla, e farla mettere in luogo che la si
vedessi per memo ria e onore e riputazione di casa nostra : chè in vero è una
bella memoria della nostra antichità e nobiltà, essendovi nella basa di detta
tavola da ogni canto l'arme de' Sassetti, la quale dimostra il nostro
patronato, il quale, per un contratto fatto fra li detti frati e Francesco di Tommaso Sassetti , l'anno 1469, come si
dirà più avanti al suo luogo, è non solo accennato, ma di nuovo conceduto
farsene questa memoria cosi distintamente per memoria e chiarezza de' nostri
posteri, acciocché, concedendoci Iddio che venissimo in miglior fortuna e più
comodo stato, abbino pensiero di farla tornare a luce, ricordando loro, che
oggi sono in Fiorenza facilmente poche case che possino mostrare un'antichità
di casa loro di 500 e più anni, come è questa.
La detta tavola , per
quanto si ritrae da quello che ne scrive Giorgio Vasari nella prima parte delle
Vite de' Pittori, fu dipinta alla maniera antica greca da Ugolino pittore
sanese , discepolo di Cimabue; e avvegnaché il detto Giorgio non dica averla
fatta fare li Sassetti , nientedimeno da' segnali che vi pone essere stata
molt’ anni all'altare maggiore, e poi levata e messa nel Capitolo all' altare
delli Spagnoli; e dal tempo che visse il detto Ugolino , che mori vecchissimo
(dice il Vasari) nel 1339 ; si vede che non può essere altri che questa nostra,
la quale io Francesco scrittore veddi più volte, mentre stava nel Capitolo: e
vi è dentro una Madonna vestita alla greca, con il figliolo in braccio, messa
in mezzo da due Santi, che non mi sovviene per chi sieno fatti; e nella base,
come di sopra è detto, sono due arme de' Sassetti : e vi può essere qual che
angiolo o qualch' altra figura di più, ché, essendo molti anni che non l'ho
vista , non mi sovviene di queste minuzie particolari.
15). Al libro del
Chiodo, 62, 65, 65, come addietro al cap. 6, si trova che nel 1269, insieme con
altri tre de'Sassetti, fa relegato a' confini Tacconaio
di Piero Sassetti, de' quali dua non aviamo per le nostre scritture
altra notizia; o però sull'Albero di casa non si è potuto assegnare luogo
proprio; e per notizia di quelli che leggeranno m' è piaciuto farne questa
memoria.
16). Dalla tornata che feciono i nostri antenati in Fiorenza nel
1358, come a dietro si è detto al capo 42, fino al 1450 o vel circa, se
ne stettano quietamente, attendendo a' loro negozi e faccende mercantili, senza
intromettersi ne essere adoperati in cose pubbliche ; come in più luoghi
dimostrano li già più volte allegati quadernucci di ricordi di Paolo d' Alessandro : per li quali si vede come
particolarmente tenevano tavola o vero banco in Mercato nuovo, e di fuora
facevano molte faccende ; trovandosi che Niccolo
fratello di detto Paolo, con Lionardo suo figlio, del 1395 stavano a
Monpelieri ; e ancora tenevano casa a Barcellona negoziando, e di quando in
quando davano di volta a casa, dove essendo stati qualche tempo, tornavano alle
faccende.
Et in casa nostra, in
potere di me Francesco Sassetti , si conserva
una lettera, seconda di cambio, fatta in Lisbona del 1360 da Niccolo Sassetti suddetto, che traeva in Avignone, a
Chiaro del Rosso e compagni, fiorini 2570; e su la soprascritta di detta
lettera era il segno di Niccolo, ch' è a modo
d'una frombola da trar sassi, impresa antica di casa nostra, fatto detto segno
come di contro che mi piace, per memoria di questo, fatto registrar qui il segno
e la lettera , la quale dice come segue.
E prima la soprascritta
dice « Chiaro del Rosso e compagni in Vignone seconda di 2570 fiorini ; » e
dentro dice : « Al nome di Dio, Amen. A Chiaro e compagni, Niccolo Sassetti e compagni, salute ; di Lisbona. Questo
dì vi scriviamo, per una lettera prima, passassi costà, cinque mesi doppo la
presentazione, a messer lo tesoriere del papa e a messer Gio. Garriga,
Collettore in Portogallo e in Castello per la Chiesa, o vero all' uno di loro,
fiorini di Fiorenza , al peso della sentenza , dumila trecento settanta ; i
quali fio rini 1MCCCLXX sono per cambio di n° settemila centodieci portogallesi
, che qua ne avemo avuto, tra più volte, dal detto messer Gio. Garriga, per
compimento de n ° dodicimila della detta moneta , che il detto ne doveva dare
qua per lo cambio di fiorini quattromila d'oro, che costà faceste col
sopraddetto tesoriere.
E però , se per la
sopraddetta prima lettera non gli aveste pagati, pagateli per questa seconda,
pagandoli, tra per la detta prima e questa seconda, una volta e non più , e
così graziosamente ne fate , e poi gli acconciate come si conviene. Iddio vi
guardi. Fatta di xxi di novembre 136O. »
La copia di questa
lettera così qui registrata , se bene si poteva far di manco , non sarà forse
del tutto superflua per quelli che aranno piacere di conoscere e intendere li
modi et usanze del negoziare antico.
E tornando allo stato
de' nostri antichi , oltre quello che si dice al cap. 7 di Gentile d'Ugo che negoziava nel 1230, e quello che si dice di sopra di Niccolo d'Alessandro e di Lionardo suo figliolo, il medesimo
Paolo, insieme con altri con sorti attendevano in Firenze a' negozi,
tenendo in Mercato nuovo del continuo tavola o banco che vogliamo dire , e come
si vede in più luoghi notato a diverse occasioni a' suoi quadernucci : a' quali
ancora si vede che Tommaso di Federigo di Pierozzo
fu uomo assai adoperato nelli negozi di Ruggeri di messer Gio. de' Ricci, e
Gio. d'Arrigo da Prato e compagni, cambiatori in Mercato nuovo; e per loro andò
più volte a Venezia et in Lombardia , a Raugia ( Ragusa sicilia) et altri
luoghi , come dimostrano detti quadernucci ; e li servì in tutte loro
oecorrenze, sino a che li suddetti suoi maestri feciono male i fatti loro , e
fallirono di giugno 1396.
Et in quel tempo il
detto Tommaso si fermò a casa, e poco di poi
tolse donna , come si dirà appresso.
A uno de' detti
quadernucci, p143 ho, trovo di mano di Paolo,
fatto nel 1398, questo ricordo: “Trovai per una scritta di mano d'Alessandro nostro, a cui Iddio perdoni all'anima sua ,
che in calen di gennaio, anno 1311 , si trovano i compagni della compagnia :
ciò furono allora in quel tempo :
Soldo di
Jacopo d'Alessandro Sassetti in £ 4124 as
Ghigo di
Sassetto d'Azzo in £ 1199 as.
Sassettino di
Banco di Sassetto in £ 5206 as
Ghino di Banco
di Sassetto in £ 4855 as.
-----------------------------------------------------------------
Sommano £ 4 2,584:
sono…….
Vedesi per questo
ricordo di Paolo, e per altri suoi ricordi , e
per la memoria allegata al cap. 7 di Gentile d'Ugo
Sassetti, che i nostri antichi se ne stavano attendendo a' loro
traffichi , non essendo adoperati in cose publiche per le cause pur avanti
dette, che non si replicano: et al libro della Sega e Catasti si vede questo
manifestamente, e come continuamente erano travagliati dall'imposizioni o
prestanze del Comune, che assai se ne ponevano.
17.) Non voglio lasciare
di far menzione , come a un libro di Bernardo di
Federigo di Pierozzo Sassetti , che visse dal 1450 al 95 sopra 1300, si
trova un ricordo che dice che Scali e Sassetti sono e furono un ceppo.
E Francesco di Tommaso
nipote del suddetto Bernardo, in un suo ricordo , fatto in 4 fogli cuciti
insieme, dice che Scali e Palermini sono usciti da' Sassetti : ma dimostra
questo averlo cavato dal suddetto Bernardo, di
maniera che tutto esce da un medesimo.
È ben vero che
anticamente Scali e Palermini erano consorti : oggi , e molto tempo prima,
Palermini erano spenti ; e delli Scali ci resta qualcuno, ma non so che
opinione si abbino circa questo particolare, non avendolo ricerco.
Mi ricordo bene aver
sentito dire a mio padre, buona memoria, che un cittadino nuovo, volendo
pigliare un casato nobile, supplicò al Ser.mo Gran Duca Cosimo di felice
memoria, che in quel tempo non aveva ancora auto il titolo di Gran Duca , di
poter pigliare il casato da' Palermini , spento molto tempo avanti ; e che da
S. A. S. fu rescritto : « Bisogna vedere se li Sassetti se ne contentano.
»
Questo rescritto se
apparissi, come non apparisce, confermerebbe per vera questa openione; della
quale non avendo io altra maggior certezza, mi basta averne detto questo poco
che ne ho rimettendomi nel resto a quello che sia la verità: ché quando ancora
non sia vero, non per questo la nostra casata de' Sassetti non sarà di peggio
nulla , dovendoci contentare del grado nel quale il Signore Dio ci ha posti.
18). Avendo in questo
libro, al cap. 8, trattato d'una pace che nel 1300 fu fatta tra la
famiglia de' Sassetti e
quella de' Vecchietti , senza mettere il nome di nessuno di quelli che
v'intervennero tanto dell'una che dell'altra casata et avendone poi trovato
memoria a uno de' quadernucci del più volte nominato Paolo
d' Alessandro Sassetti ; al quale abbiamo molt' oblìgo, perché senza
queste sue diligenze di questi suoi ricordi saremmo del tutto all'oscuro, o per
lo manco della maggior parte, di quel poco che in questo memoriale si tratta
de' fatti di casa nostra; et a uno degli allegati suoi quadernucci, il più lungo
et il più consumato, 36, scrive che appresso di Federigo di --Pierozzo Sassetti
era il contratto di detta pace alla quale per la parte nostra intervennano gl'
infrascritti , cioé:
-Cecco d'Azzo
Sassetti, che promesse per se, e per Spada e Fabro suoi
figlioli assenti.
-Pacino d’Azzo
Sassetti,
che promesse per se e per Albizo e Sassettino
suoi figlioli assenti.
-Mercenario e
Soldo di lacopo d'Azzo Sassetti
-Vanni di
Gentile Sassetti
per se, e suoi figlioli piccoli.
-Ghigo e Lapo
di Sassetto d’Azzo Sassetti| e loro fìgIioli piccoli
-Ghino e
Sassettino in
nome loro, e come procuratori dì Banco di Sassetto
lor Padre
E soggiugne il detto
Paolo, seguendo il detto ricordo: « Di Neri di Manfredi non ha nominagione
alcuna che noi trovassimo : non doveva essere in Firenze.
E questi in quel tempo
mostra fussino al mondo uomini compiuti , cioé nel 1300. “ Mi piace seguitare il
detto ricordo di Paolo, e notare qui a basso tutti quelli de' Vecchietti , che
scrìve avere ritrovato nel detto contratto . che intervennano alla detta pace
li quali sono questi, cioé:
Messer Rinuccino di
messer Gherardo, per se e per suoi figlioli e descendenti, e massimamente per
Gindino suo figliolo, e per i figlioli di detto Gindino suoi nipoti. Lapo di
Bernardo, per se e per suoi figlioli e descendenti.
Durazzino di Neri di
messer Guidalotto, per se e per suoi figlioli e descendenti ; e ancora a suo
proprio nome, promesse per messer Durazzino di messer Guidalotto, per se e per
suoi figlioli e descendenti.
Bernardo di ser
Paltonieri , per se e per figlioli e descendenti.
Ser Neri, suo fratello,
del detto Bernardo, per se e per suoi figlioli ;
e ancora per Gherardo e
Giovanni figli di detto Ser Neri di Paltonieri e ancora messer Rinuccino
sopradetto promesse a suo proprio e privato nome per Vanni di messer Marsilio e
suoi figlioli ; e ancora Bernardo sopraddetto a suo nome, e come procuratore di
Vecchio Gherardi, per se e suoi figlioli e descendenti.
E poi, nella fine del
ricordo dice detto Paolo : « Sodossi la detta pace per buoni e cari
cittadini, amici e parenti dell'una parte e dell'altra, come si contiene in
essa carta. » Se bene ora è necessario, per seguire l'ordine cominciato
metter li nomi di quelli de' Sassetti che furono presenti al contratto della
pace , non mi pare che sia stato superfluo registrarci ancora quelli de'
Vecchietti , poiché li aveva notati Paolo nel suo ricordo : e che potranno
essere di soddisfazione a quelli che leggeranno questi scritti : e però
ciascuno pigli leggendo quella parte che più gli accomoda.
19). Nel 1394, e a' 9 di
marzo, morì Manente di Ghino Sassetti senza
figlioli. Quest'uomo dovette essere di buone facultà , e nelli suoi tempi
dovette essere uomo assai reputato , e , come si dice , il primo di casa nostra.
Et in alcuni luoghi de'
suoi ricordi il nominato Paolo, quando li
occorre farne men- zione, scrive Messer Manente; il quale Messere
in quelli tempi solo si dava a quelli che avevano grado d'un cavaliere; et
altre volte lo chiama assolutamente Manente in più luoghi , e massime nel
ricordo che fa della sua morte : di maniera che non avendo altri riscontri , si
può tenere che quel messere sia stato posto da Paolo più presto per farli
quell'onore, che perché veramente avessi grado di cavaliere. Costui negli ultimi
suoi anni dovette avere poca concordia con gli altri consorti de' Sassetti,
poiché morendo senza figlioli, et avendo fatto testamento sotto dì 18 di luglio
1390, rogato da ser Manno da Villano, non fece menzione di nessuno di loro, ma
dovette lasciare il suo a madonna Ghilla de' Pigli sua donna , e doppo lei a S.
M.a Nuova , per quanto si può ritrarre dalli alligati ricordi di Paolo , e dagli altri ricordi di Tommaso e Bernardo di
Federigo Sassetti, che pretendevano in detta
eredità: e questo libro di Tommaso e Bernardo
oggi si trova in mano d' Alessandro di Bernardo di
Gentile Sassetti.
Quello che seguisse
delle loro pretensioni non mi è venuto a notizia, e però altro di questo fatto
non tratto.
20). Nel 1400 , del mese
di novembre , piacque a Dio chiamare a se Paolo
d'Alessandro Sassetti , tante volte menzionato di qui a dietro.
Piaccia a Dio averli
dato verace riposo, ché certo tutti gli abbiamo un grand' obligo, per ché senza
la sua diligenza saremmo al buio della maggior parte di quanto sin qui si è
notato , e massime di una buona parte degli uomini di casa nostra ; ché con il
suo aiuto io Francesco Sassetti ho ridotto
l'Albero di casa nel grado ch' oggi si trova , oltre a quanto se n' è trovato
per le scritture publiche , e per un Albero antico ma assai imperfetto, messo
insieme, circa agli anni di Cristo 1470, da Francesco di Tommaso Sassetti.
21 ) In questo tempo
della morte di Paolo suddetto, che non lasciò
figlioli non avendo mai auto moglie, rimase solo in casa Sassetti Tommaso di Federigo di Pierozzo , il quale
pochi mesi prima aveva preso per moglie la Caterina figliola di Filippo di
messer Andrea Falconi da Lucignano , con la quale visse poco tempo , ché ella
si mori senza lasciarli figlioli ; e lui tolse la seconda donna, Pippa di lacopo
Strozzi, la quale li fece Federigo e Piero , e
poi ancor essa si mori : ond'egli tolse la terza donna, la Betta di Bartolo di
Beltramo de' Pazzi , della quale ebbe Manentino ,
Bartolomeo e Francesco , e di questa e dell'altra degli Strozzi più
figliole femmine, come dimostra l'Albero: e questa donna, ultima de' Pazzi, la
tolse nel 1412, con fiorini.... di dote. E perché più avanti a suo luogo si
farà menzione dove fumo maritate le figliole, qui si lascia.
E tornando a Tommaso, lui mori nel 1421 , lasciando figliole
femmine, e tre masti, cioè Federigo, Bartolomeo e
Francesco.
E madonna Betta de'
Pazzi, sua ultima moglie, l' anno 1450 fuggendo la peste che in Fiorenza faceva
molto male, se n'andò a Rimini, e quivi si morì il medesimo anno; et è sotterrata
nella chiesa de' Frati Minori d' Arimino, avendo fatto testamento sotto li 8
settembre 1450, rogato ser Gio. di ser Francesco di Valle avolano (sic) di
Rimini, dove lasciò suoi eredi Bartolomeo e Francesco
suoi figlioli : il qual testamento è in casa di Francesco di Gio. Batista,
scrittore, in publica forma.
22) Come di sopra si dice , dal suddetto Tommaso di Federigo sono
discesi tutti quelli che oggi vivano di casa nostra.( intende la sua linea nrd)
Lasciò, come è detto, tre figlioli alla sua morte, cioè Federigo, Bartolomeo e
Francesco: de' quali Federigo, il maggiore, tolse per moglie una degli
Strozzi , ancorché egli fussi nato per madre de' medesimi Strozzi ; e di detta
donna, della quale ebbe Tommaso e tre femmine , cioè la Cammilla maritata 'a casa
Alberti , la Filippa in casa Strozzi , e la Fiammetta in casa Folchi.
Tommaso tolse per moglie la
Cammilla Guasconi, della quale ebbe Bernardo, Vincenzio
e Carlo; de' quali Bernardo fu prete e
priore di S. Michele Berteldi ; Vincenzio tolse
moglie madonna Lisabetta Squarcialupi, della quale ebbe Tommaso, Piero, Carlo e Luigi, e madonna Cammilla maritata in casa
Valori , la quale ancora oggi vive , ma assai ben vecchia; Tommaso fu uomo di guerra, e in Francia ebbe titolo di
capitano e carica di soldati ( ndr vedi strage degli
Ugonotti) ; poi si ridusse a servire la Regina d'Inghilterra con titolo
di colonnello e provvisione perpetua, sua vita durante, di fiorini 200 l'anno ;
e quivi, doppo la servitù di molti anni, si mori vecchio di 70 anni, l'anno di
Cristo 1593.
Piero suo fratello , ancor lui
fu soldato, e si morì affogato in mare l'anno 1565, tornandosene a casa doppo
l'essere stato con il soccorso a Malta, che quel l'anno era stata assaltata et
assediata da una potentissima armata turchesea.
Carlo, 5° figliolo di Vincenzio, l'anno I561, prese l'abito de' cavalieri di
Malta ; e l'anno seguente, quando quell'isola fu assaltata dall'armata
turchesca , essendo alla difesa vi fu morto combattendo.
Luigi, il 4° figliolo di Vincenzio, attese a qualche negozio di mercatura ;
finalmente essendosi ripatriato, si morì l'anno 1577 senza figlioli , non
avendo auto donna.
Fece testamento di
dicembre di detto anno per mano di ser Frosino Ruffoli, e lasciò che la torre
de' Sassetti sempre restassi per fidecommisso in casa Sassetti; et in lui
terminò la linea di Vincenzio suo padre.
Carlo, 3° figliolo di Tommaso di Federigo tolse per moglie Maria Costanza
de' Minerbetti, della quale ebbe Tommaso, Francesco,
Federigo e Cosimo, e madonna Ginevra maritata in casa Pinadori e madonna
. . . monaca in santo Salvestro : l'uma e l'altra sono morte.
De'masti, Tommaso, Francesco e Cosimo morirono ; Giovanni non avendo avuto moglie, Federigo fu uomo di negozi, e attese alla mercatura , prima a Perugia , poi qui in Fiorenza.
Tolse moglie madonna
Ginevra de' Machiavelli, della quale ebbe Carlo ,
Cosimo, la Costanza e Ippolita ; e si mori l'anno 1577.
Le due fanciulle sue
figliole si feciono monache nelle Poverine, dove ancora vivano. Carlo suo primo figliolo si fece prete Giesuito, e
ancora vive.
Cosimo,
l'altro figliolo di Federigo, é oggi a Perugia , giovane di 28 anni , e
non ancora maritato.
E cosi di tutta la
descendenza di Federigo , primo figliolo di Tommaso di Federigo , contenuto in questo a n° 21 .
non ci resta altri che li detti Carlo prete, e Cosimo suo fratello, di sopra nominati.
23) Francesco ( ndr il banchiere ), il minore figliolo di Tommaso
di Federigo , dal quale io discendo, nacque a 9 di marzo 1420. Fu uomo di gran
virtù e valore in sua gioventù, e su circa il 1440 andò in Avignone nelle
faccende di Cosimo de'Medici , che fu chiamato Padre della Patria, dove
si portò di maniera, che in capo a poco tempo lo messane compagno, e poco
appresso gli dettano il nome con uno dei Rampini, e poi con Amerigo Benci.
Morto Cosimo, successe
Piero suo figliolo , con il quale continuò nel medesimo servizio.
Poi , morto ancora Piero
, successe il Magnifico Lorenzo suo figliolo , con il
quale il nostro Francesco ebbe tanta familiarità , che li confidò tutto lo
stato suo interamente , di maniera che , quanto a' negozi , non si faceva se
non quanto disponeva e voleva Francesco.
Et essendo occorso che
li negozi che si facevano in Avignone , si trasferirne a Lione sul Rodano, qui
ancora si condussano quelli de' Medici, e di molti anni cantorono (negoziavano
in nome dei Medici ndr) in Lorenzo de' Medici e Francesco Sassetti , e al
governo assoluto di Francesco , il quale 1' anno 57 o 58 sopra il 1400 se ne
tornò a Fiorenza , lasciando li medesimi negozi e nomi.
E non solamente si
negoziava a Lione , ma qui in Fiorenza e a Roma e a Milano o a Bruggia in
Fiandra si negoziava con li medesimi nomi, al governo di vari ministri, li
quali tutti, d'ordine e volontà del Magnifico Lorenzo, riconoscevano Francesco
nostro per principale , e a lui davano conto e ragguaglio del tutto : e con
questi tanti maneggi et occasioni aveva fatto grandissime facultà ; di maniera
che in quei tempi la sua si contava per una delle prime ricchezze di Fiorenza.
Ma perché nulla in
questo mondo é stabile, quella fortuna che per spazio di 40 o più anni 1' aveva
sempre favorito e prosperato , non solo l'abbandonò, ma ancora se li mostrò
contraria, essendo a Lione et in Fiandra, per colpa de' ministri, seguito di
molti disordini e danni gravissimi, con avere messo lo stato istesso de' Medici
in grandissimo pericolo : di maniera che il povero Francesco, l'anno 1488, di
sua età 68, fu necessitato, per riparare a tanto disordine , andare a Lione
quasi che in posta , dove il rimedio non potette essere senza scapitare
grossamente delle facultà per avanti guadagnate
Tornato in Fiorenza di
L(i)eone , poco sopravvisse, ché morì l'anno 1494 .
Fu uomo molto conosciuto
e stimato et amato generalmente da ogni sorte di persone , così in Fiorenza
come in altre parte dove li occorse farsi conoscere; e con
il Marchese di Monferrato tenne stretta familiarità e amicizia, e
tale che tolse battezzarli il suo primo figliolo, che dal suo nome fu chiamato
Teodoro.
Con molti gentiluomini
bolognesi ebbe familiarità e grand' amicizia , li quali generalmente nel
passare che facevano per Fiorenza , sempre da lui erano accarezzati ,
alloggiati in casa sua, e magnificamente trattenuti e pasteggiati.
Né questo faceva con uno
o dua amici particolari , ma generalmente con tutti : per il che vi era in
universale' tanto amato, che l'anno 1484, a' 9di giugno, per pubblico decreto
di quel Senato lo crearono loro cittadino, lui e suoi descendenti in perpetuo,
abilitandolo a tutti gli onori e dignità della loro città, come cittadino
originario di essa , e gliene mandorono il decreto in amplissima forma sino in
Fiorenza ; il quale si conserva in casa mia, in carta pecora, in una conserva
di stagno.
Tornato in Fiorenza
l'anno 1468 per ripatriare , tolse moglie madonna Nera
de' Corsi, della quale ebbe X figlioli, cioé 5 masti e 5 femmine : cioé Vaggia,
che fu moglie de' Antonio Carnesecchi ; Lisabetta moglie di Giò. Batista de'
Nerli , e poi d' Antonio Gualterotti ; Sibilla, moglie d'Antonio Pucci, che fu
madre del cardinale Pucci e Violante moglie di Neri Capponi ; Lena moglie di
messer Luca Corsini.
Li masti si
addomandarono Teodoro ( morto piccolo), Galeazzo, Federigo, Cosimo , Teodoro; e
d' un' altra donna n' ebbe un naturale , il quale chiamò Ventura.
Fu il detto Francesco
uomo splendido, onorevole e liberale.
Tornato in Fiorenza, non
intermettendo la cura de' negozi , attese alla cura particolare della sua casa
e famiglia , cercando di lasciarla in quel buon grado che debbe fare ogni
onorato e buon padre di famiglia.
Ne' governi pubblici fu
assai adoperato, e , dal Gonfaloniere di Giustizia in poi , ebbe tutti li
supremi onori e magistrati della città ; e nella borsa del Gonfaloniere era
imborsato , ma non uscì mai , come lui stesso testifica in un suo ricordo che
fa del corso di sua vita , che appresso di me si conserva.
Fece di belli acquisti
di beni stabili.
Al canto de' Pazzi
compri una bella e comoda casa , dove egli abitò gran tempo ; e credo che sia
quella che oggi é di messer Lorenzo Niccolini .
Poi ne comperò un'altra
più comoda nella via larga da' legnatoli di S. Trinita , di' é quella che oggi
é de' figlioli di Simone Corsi i e in processo di tempo comperò quasi tutte
l'al tre case quivi intorno verso li Tornaquinci sino a quelle della Vigna ; e
dalla banda di dietro comperò il sito dell' osteria dell' Inferno, con altre
case quivi ali' intorno ; e dalli ufiziali della Torre comperò quella viuzza
senza riuscita che, uscendo di sotto le vòlte di S. Trinita, si dà all'uscio di
dietro della sua casa, che oggi à de' Corsi, e si chiamava il Chiasso de'
Sassetti.
E ancora nel ceppo delle
case antiche de' Sassetti fra' ferravecchi, fece qualche acquisto, rimettendo
in casa alcuni membri di detti casamenti , che per avanti n'erano usciti.
Oggi di tutti questi
acquisti non resta ne' suoi descendenti altro che una casa in Parioncino ; di
rimpetto alle vòlte di S. Trinita , e due stanze nel ceppo delle case antiche
fra' ferravecchi , che sono de' descendenti di Galeazzo suo figliolo : 1' altre
tutte sono uscite di casa o per vendita o per dote o per altri accidenti , come
occorre. Costavano tutte queste case, salvo quella del canto de' Pazzi , che la
rivendè il medesimo Francesco in vita sua, come si trova per alcuni suoi
ricordi , circa fiorini ottomila.
Oltre a dette case, si
vede avere speso altri tredici o sedicimila fiorini in altri beni stabili in
diversi luoghi, come a Montughi, Nuovoli, Gonfienti e Val di Bisenzio ; de'
quali beni oggi ne resta in casa la minor parte. E perchè era persona magnifica
et onorevole, stava in casa splendidamente , e fornito di masserizie et altri
abhigliamenti , forse più di quanto comportava lo stato e grado suo : a tal che
si trova (per un calculo che fece dello stato suo l’anno 1472, registrato a un
suo quadernuccio coperto di cartapecora ) che in quell' anno si trovava tra la
casa di Fiorenza e quella di villa, masserizie per il valore fiorini 5550 :
panni per il vestire suo e della moglie e de' figlioli , per fiorini 4 4 00 :
argenti in vasellil per uso di casa per fiorini 1 600 : gioie et orerie di più
sorte per uso suo e della moglie e figliole, per fiorini 4750. E se bene non fu
uomo di lettere, si dilettò con tutto ciò di tener pratica di persone
letterate. Per il che tenne amicizia e pratica con Marsilio Ficiuo, Bartolomeo
Fonzio et altri letterati di quelli tempi ; 1 et aveva condotto in casa sua una
libreria de' più stimati libri latini e volgari che in quelli tempi andassino
in volta, e la maggior parte scritti in penna, che, come si vede per suoi
ricordi, li costavano meglio di fiorini 800. Murò in Fran cia e a Ginevra sul
ponte del Rodano un Oratorio in onore di Nostra Donna, dove spese fiorini
duemila ; che oggi s' intende essere rovinato dalla rabbia e furore degli
eretici. Tornato in Fiorenza, fece edificare il palazzo di Montui, con spesa di
fiorini dodicimila o di passo , fabbrica tanto bella e magnifica, che è
reputata fra le belle di questo Stato ; la quale ancor oggi ne serba il nome
de' Sassetti, e della quale facendo menzione Ugolino Verini nel secondo libro
del suo trattato De illustratione Urbi Fiorentiae, ne dice in questo modo :
Montuguas
Saxettis si videres aedit, Regis opus credes.
Oggi è posseduto detto
palazzo dal sig. Francesco Capponi, per compra fattane da Piero suo padre sino
l'anno 1545 Di più, nella badia di Fiesole edificò e dotò una cappella, con
figure bellissime di torretta. E avendo disegnato di restaurare et abbellire
l'altare e cappella maggiore di S. M.a Novella, che era di giurisdizione di
casa nostra, come è fatta menzione a dietro in questo al cap14 et avendone
convenuto con li frati di detto convento per pubblico notaro, nominato ser
Baldovino di Domenico Baldoviui, sotto dì 22 di febb. 1469, dando principio a
mettere ad effetto detta sua intenzione, vi fece paramenti di broccato
ricchissimi, con spesa di fiorini 300, come lui medesimo testifica in nn suo
ricordo: li quali paramenti sino a oggi sono conservati da' detti frati con
gran diligenza , e messi in opera 4 o 5 volte 1' anno nelle maggiori solennità.
Venuto poi detto Francesco in disparere con li frati per conto di quello si
doveva dipiguere nella cappella, li detti frati non volsano mantenerli quello
avevano convenuto , et allogorono il medesimo sito di cappella a' Tornabuoni ;
e Francesco nostro si gettò in S. Trinita, dove fece edificare la cappella che vi è ora, e la fece dipignerc a Domenico del
Grillandaio ,(Ndr. il Vasari ne disse: “la quale opera è mirabilmente
condotta, e da lui con grazia, con pulitezza e con amor lavorata. A' due lati
dell' altare ben vi si veggono ritratti Francesco e Nera sua moglie et i suoi
figliuoli (aggiunge il predetto Vasari); ma questi nell' istoria di sopra dove
si risuscita un fanciullo, con certe belle giovani della medesima famiglia, che
non ho potuto ritrovare i nomi ; tutte con gli abiti e portature di quella età
: cosa che non è di poco piacere, e da ogni banda dell'altare fece il ritratto
suo e di madonua Nera sua donna. “
E per lui
e per lei fece fare duo cassoni di pietra di paragone, bellissimi ; et in uno
di essi fu sotterrato l’anno 1491 , che si morì, e che a Dio piaccia aver
ricevuto l’ anima sua nella sua santa gloria.
Come è
detto , oltre alle femmine , ebbe 5 figlioli masti legittimi , e uno naturale ;
de' quali legittimi il primo si chiamò
24. Teodoro, che in sua gioventù andò a Lione nelle faccende de' Me-
dici e Sassetti, e quivi si morì giovanetto d'anni 18.
25. Galeazzo, il secondo, rimase dopo il padre. Fu uomo piano, e che
poco si fece conoscere. Tolse moglie una de' Valori, della quale
ebbe due
figliole femmine e tre masti : le femmine, cioè, la Nera fu
moglie d'Antonio Tad-
dei ; e la Violante di Gio. Gentili.
Li maschi :
26. Francesco, il primo, mori giovane, senza figlioli, non
avendo
moglie.
27. Filippo, l'altro figliolo, fu uomo di poco valore : tolse per moglie
madonna Caterina Mazzinghi, della quale generò due figliole
femmine et un ma-
stio.
Delle femmine, la Fiammetta fu moglie d'uno de' Filiromoli, e
poi d'un
capitano dal Monte a Sansavino; oggi è vedova.
La Lucrezia fu moglie di
Gio. Lopez , spagnolo ; et oggi è moglie di Giambatista Griselli
, con il quale
vive. Il maschio si chiamò:
28. Galeazzo; fu uomo che fece poco bene, e morì a Roma meschina-
mente. Tolse moglie madonna Diamante Bicci , della quale ebbe
una figliola,
moglie d' uno degli Alberti.
29. Federigo, 5° figliolo di Galeazzo , tolse moglie madonna Lessandra
Mori, della quale ebbe una figliola femmina, nominata Nera, che
è moglie di
Baldino Martellini ; ed un mastio addomandato :
50. Galeazzo, che oggi vive,( 1600) e attende alla mercatura,
ma fino a qui in
servizio de'sigg. Salviati. Ha per moglie madonna Lavinia da
Fortuna, della quale
ha auto più figlioli ; cioè, sino a oggi, 4 femmine, cioè
Lucrezia, Lessandra,
Margherita e Maria, tutte fanciulle in casa; e de' masti ne ha
oggi due vivi,
Giovanni e Federigo, fanciulletti : et essendo d'età assai fresca
con la mo-
glie, potranno averne degli altri. ( ne avranno avuti?)
51. Cosimo, 3° figliolo di Francesco di Tommaso, fu uomo
assai repu-
tato nella repubblica , se bene la sua principal professione fu
la mercatura ,
nella quale s'impiegò più per stralciare le cose restate in
pendente alla morte
di suo padre, che di propria inclinazione.
Attese al governo delle cose publiche; per il che passò per
tutti gli uffizi e magistrati della città, e nel 1523 fu Gonfaloniere di
Giustizia. Mantenne e conservò di lungo P l’amicizia e servitù cominciata da
Francesco suo padre con la Ser. ma Casa de' Medici , e da PP. Leone X e
Clemente VII fa assai amato.
E
venendo PP Leone in Fiorenza l’anno 1515, essendo Cosimo de' Priori, fu da lui con gli
altri suoi colleghi fatto Conte Palatino, con
autorità di poter creare notari, e di portare nella sua arme de' Sassetti la
palla azzurra con li 3 gìgli d’ oro che è nel’ arme de' Medici , con più altri
privilegi, come appare nel Breve spedito in Firenze, di gennaio 1516, in
cartapecora, che si conserva in casa nostra in una conserva di stagno.
Doppo
Leone, successe al papato Adriano che visse poco , e doppo lui fu fatto PP.
Clemente VII, con il quale Cosimo mantenne buona servitù, e tal che gli fece
dono di più tomi di libri greci , latini e vulgarì, tutti libri scelti , la
maggior parte scritti in penna, li quali da Francesco suo padre erano stati
messi insieme con grande spesa e diligenza; che, secondo ho visto per alcune
memorie del medesimo Cosimo, valevano fiorini 400 o più; e dal papa furono
fatti mettere nella libreria di S. Lorenzo.
E
quando Cosimo n'aspettava qualche degna ricognizione, si morì' et il papa per
le cose che di poi successane di guerre e altri garbugli, ebbe da pensare ad
altro.
E tornando a Cosimo, egli tolse donna madonna Maria Niccolini, della
quale non ebbe mai figlioli. ( quindi il titolo è passato agli eredi in
maggiorasco )
Fu
uomo splendido e liberale, e visse sempre onoratamente.
Murò
da' fondamenti in Val di Bisenzio , dove aveva 4 o 5 poderi , una casa per sua
abitazione ( ndr il Mulinaccio) , che, secondo il paese, è tenuta bellissima; e
morendo la lasciò per fìdecommisso et in maiorasco a Gio.
Batista suo nipote e figliolo di Teodoro.
32.
Federigo, 4° figliolo di Francesco, attese alla prelatura, et in vita di suo padre fu fatto Priore di
San Michele Berteldi su la piazza degli Antinori , e con essa ebbe in petto
altri benefizi ; e mentre attendeva agli studi per poter camminare più avanti
nella prelatura , avendo auto ancora la dignità di Protonotario Apostolico, si
mori giovane, poco tempo doppo suo padre.
55.
Teodoro, 5° figliolo di Francesco, attese, come
si dice, per lo più a vivere, se bene ancora ebbe di molti ofizi nella città e
fuora , cosi al tempo della repubblica, come doppo che di quella ne ebbono il
governo i Medici i et in tutti dette buon conto e soddisfazione.
Tolse
moglie madonna Lena de'Nerli, della quale ebbe 5 figliole femmine e 2 masti. Delle femmine, la Nera fu moglie di Batista
Buondelmonti , la Dianora di Carlo Marucelli , la Ginevra di Piero Filippo
Ridotti, la Margherita del sig. Alessandro de'Bardì de' Conti di Vernìo , e la
Luisa si fece monaca in S. Giorgio.
Delli
due masti :
54.
Galeazzo di Teodoro di Francesco banchiere di Tommaso,
che fu il secondo, attese all' arme, e andò alla guerra in Alemanna assai
giovane l’anno I547 , o vel circa ; e tornato in Fiorenza mal sano, si morì
poco appresso giovane. (ndr vedi sue memorie sulla strage degli Ugonotti)
55.
Giò. Batista , primo figliolo di Teodoro di Francesco
banchiere di Tommaso, andò giovanotto in Inghilterra a Londra nelle faccende
de' Corsi , suoi parenti , dove dimorò qualche anno ; e, tornato a Fiorenza, si
maritò in madonna Margherita de' Gondi, e poco appresso li convenne andare a
Lione, dove, per conto d'una dependenza vecchia delle faccende di Gio. de'
Medici e Sassetti, fu messo in prigione, dove stelle circa tre anni.
Alla
fine se ne liberò, e, tornato a Fiorenza, se ne stette, come si dice, ne' suoi
panni, ( ndr Ma pare che non fosso privo di lettere, anzi molto bene
esercitato anche lui nell'opera della penna, come si può scorgere da un suo
ragionamento o sia prefazione a un Discorso di Giambatista Ramusio sul
crescimento del fiume Nilo, e alla risposta di Girolamo Fracastoro:
Magliabechiano , n 90 Classe XIII, con un altro Discorsetto d' un prete
portoghese, Don Francesco Alyarez, composto nel 1529, intorno ai particotari
del paese della bassa Etiopia etc.) attendendo
a vivere, ché per essere corpulento fuori di misura et assai impedito dell'
udire, poco poteva esercitare la sua persona.
Generò due figlioli maschi , cioé Francesco e Filippo; e 4 femmine, delle
quali la Nera fu moglie, prima di Girolamo Gondì e poi di Dietisalvi Rinieri;
la Sibilla fu monaca in San Vincenzio di Prato; la Maria fu moglie di Niccolò
Bartoli; e la Margherita che mori in fasce.
Li
masti furono dua , cioé :
56.
Francesco, di Giò. Batista di Teodoro di Francesco
banchiere di Tommaso, che andò giovanetto in
Ancona nelle faccende di lacopo Giacomini; dove si trattenne qualche
anno. Restato poi con li negozi sopra di lui, in capo di qualche anno ebbe
fortuna contraria, e fece male.
Onde,
tornatosene a Fiorenza, in capo a poco tempo tolse moglie madonna Gostanza
degli Strozzi, con la quale ha generato dieci figlioli;
e un maschio ne aveva auto prima in Ancona d' un’ altra
donna.
Li
dieci della moglie sono tre maschi , cioé Giambatista,
Giovanni e Filippo; de' quali, Giovanni morì in fasce; gli altri vivano, e per essere giovanotti , non c’ é sino a oggi che trattare. (
ndr che fine avranno fatto?)
Le
femmine sono state Maddalena, Fiammetta, Sibilla e Maria binate ( gemelle), che
si morirono, un'altra Sibilla, Nera, e l’ ultima una sconciatura che si morì in
sieme con la madre; e l'altre, che sono vive, sono fanciullette in casa, dove
piaccia a Dio prepararli buona ventura.
57. FILIPPO,( ndr il viaggiatore) l' altro figliolo di Giambatista, in sua gioventù attese e s'in dirizzò
alla mercatura per volontà del padre; ma pervenuto in età di 24 anni, non
piacendoli quella professione, si gettò allo studio delle lettere d'umanità,
dove in poco tempo fece tal frutto, che era tenuto in gran considerazione fra
tutti i letterati.
Andò
a Pisa a studio , dove studiò filosofia con grandissimo profitto, e fu uomo
universale in tutte le scienze ; e se fussi di morato in Fiorenza , et avessi
continuato la professione delle lettere , e fossi vissuto il tempo che
naturalmente poteva vivere , per giudizio di tutti li scienziati, diveniva uomo
raro. Ma sopraggiuntoli addosso il disordine del fratello, et appresentandoseli
avanti occasione onorata ( con apparenza e grande speranza di buona fortuna) di
rimettersi a' negozi , si risolvette abbracciarla: e cosi l’anno 1577 si
trasferì a Siviglia, e poco di poi a Lisbona , dove non riuscendoli il guadagno
come si era promesso , essendoseli pòrta nuova occasione d'altri negozi, l'anno
1581 risolvé di passare nell'Indie orientali di Portogallo ; dove , doppo molti
travagli della navigazione , si condusse a Goa ( dove fa residenza il viceré
delle Indie per il re di Portogallo) , con carico di assistere a tutto il
negozio de' pepi che d' India si navicano in Portogallo : negozio
princìpalissimo di quel traffico, e tale che, doppo il viceré, lui era il primo
nome di quel reggimento ; a tal che egli aveva grandissima occasione
d'arricchire.
Ma,
come piacque a Dio, egli si mori l anno 1588, in detto
luogo di Goa, del mese di settembre, 1' anno 48 di sua età ; dove fu
sotterrato nella chiesa della Compagnia della Misericordia.
Lasciò
a Francesco suo fratello il valsente di circa Ì2 mila fiorini, ma per varie
disgrazie et accidenti non gliene pervenne in mano delle X parte l’ una.
Fece
molti altri lasciti e legati, cosi in opere pie per l'anima sua come per sua
satisfazione , che passavano la somma di fiorini ottomila.
Lasciò
un figliolo naturale, nato pochi giorni avanti la sua morte, al quale pose nome
Ventura; il quale si mori in quelle bande, d' età di 2
anni.
58.
Fra Federigo, primo figliolo di Tommaso, e Francesco il 3°,
nominati addietro, ci andava Bartolomeo suo secondo
figliolo, che si era lasciato a dietro per inavvertenza: onde tornando
all'ordine, dico che il detto Bartolomeo tolse per moglie una della Tosa ; e di
essa ebbe dua figlioli masti , Priore e Gentile; de' quali Priore non ebbe moglie né
figlioli.
Ma
Gentile tolse una de'Rinieri, e di lei ebbe tre
figlioli masti e 5 femmine, 2 delle quali si feciono monache , una in San
Baldassarre e l’ altra in Santa Monaca : l' altre tre furono maritate in casa
Minerbetti, Rossi e Acciaioli.
Li tre figlioli furono nominati Lorenzo , Bartolomeo e Bernardo ; de' quali Lorenzo non ebbe mai donna (
linea estinta) : Bartolomeo tolse la Lucrezia de' Bonciani , e non ebbe
mai figlioli , e mori vecchio di 95 anni, circa gli anni di Cristo l581 ( linea estinta), ; Bernardo,
il 3° figliolo, tolse per moglie la Caterina del Vigna , della quale ebbe 2 figlioli masti , cioè Gentile e Alessandro; de'
quali Gentile l'anno 1565 prese l'abito de Cavalieri di
Malta ( linea estinta) , e poco lo godette, essendo morto l'anno
seguente combattendo in mare con certe galere turchesche.
Alessandro,
suo fratello, oggi vive pianamente secondo la fortuna di casa nostra, d'età
d'anni 58 in circa , e non ha mai auto moglie né figlioli. ( linea estinta)
59.
Avendo sin qui , per quanto ho saputo e mi è venuto a notizia, trattato assai
pienamente dello stato di casa nostra , e in che grado ella resti , quanto ai
fiati ' de' masti che in essa oggi vivano, che in ristretto sono questi di
sotto nominati , cioè :
Francesco di Giambatista di Teodoro, d' anni 61 ;
Giambatista. d'anni 37
Filippo di anni 30 figlioli di detto Francesco
Galeazzo di Federigo di Galeazzo , d' anni 47 in circa ;
Giovanni, di anni 1O in circa
Federigo, d' anni dua
Figli di detto Galeazzo
Carlo Prete Giesuita, d'età d'anni 40 in circa
Cosimo d’atà di 24 anni in circa
Figli di Federigo di Carlo di Federigo
Alessandro di Bernardo di Gentile, d' anni 55 in circa ;
mi
pare che non sarà, in tutto, tempo perduto né finora di proposito, se con
brevità e succintamente farò un poco di nota di quelle poche donne che per li
libri del più volte nominato Paolo Sassetti , e per altri ricordi di casa
nostra, io ho trovato che per via e con il mezzo di parentadi sono entrate e
uscite di casa nostra.
Come
non ho potuto ritrovare il tempo che sarà della maggior parte, lo lascerò in
bianco; e si vedrà che d'ogni tempo abbiamo sempre per la maggior parte
imparentato con le prime case di Fiorenza , quanto a nobiltà: il che non
sarebbe succeduto, se la nostra casa non fusse ancor essa stata tale.
DONNE
CHE SONO USCITE DI CASA SASSETTI .
-Filippa
o Lippa di Sassetti, fu moglie di Bernardo Anselmi nel 1350, o circa.
-Bartolomea
di Sinibaldo di Ghino Sassetti , fu moglie di Bartolomco Lamberti nel 1350, o
circa.
-Niccolosa
di Neri di Manfredi Sassetti , fu moglie di Adriano de' Rossi nel 1310 , o vel circa. ( ndr
significa che Neri e Manfredi si datano almeno al 1250)
-Lisabetta
di Federigo di Pierozzo Sassetti , fu moglie di Filippo Anselmi nel 1380, o
circa
-Betta
di Federigo detto , fu moglie di Nofferi degli Atti in detto tempo.
-Maria
di Federigo detto , fu moglie di Giovanni Ambrogi in detto tempo.
-Masa
di Federigo suddetto , fu moglie di Simone Cenni in detto tempo , anzi nel 1320, o circa. ( ndr anche
Federigo di Pierozzo si datano almeno al 1260)
-Lena
di Bernardo d' Alessandro Sassetti, fu moglie di Filippo Tolosini, e poi di
lacopo Covoni nel 1360, o circa. ( ndr quibìndi
bernardo può essere collocato almeno al 1290)
-Bandecca
di Lapo di Sassetto Sassetti , fu moglie di Puccio del Corbo Pucci nel 1310, o vel circa. ( quindi
Lapo e Sassetto si collocano almeno al 1250)
-Sandra
di Alessandro di Federigo Sassetti, fu moglie di Cambio Arrighi, e poi di
Beltozzo Bartoli nel 1360, o circa
.
-Fiondina
di Pellaio di Sassettino Sassetti , fu moglie di Talano Adimari nel 1400, o vel
circa.
-Una
figliola di Federigo di Sassetta Sassetti, che non si è trovato il nome, fu
moglie di messer Filippo Cavalcanti nel 1300 in circa.
-Una
figliola di Federigo di Pierozzo di Federigo, che non si trova il nome , fu
moglie di Gregorio Tornaquinci nel 1340 in circa
-Sandra
di Gio. di Lapo Sassetti, moglie di Francesco Buonamico, detto Morello, nel
1360, o vel circa.
-Ginevra
di Tommaso di Federigo Sassetti , moglie di Domenico Zecchini l'anno 1420, o
vel circa.
-Caterina
di Tommaso suddetto , moglie di Paolo Bomboni in detto tempo.
-Antonia
di Gentile di Bartolomeo Sassetti, moglie di Minerbetti nel 1490, o vel circa.
-Bartolomea
di Gentile suddetto, moglie di de' Rossi, nel suddetto tempo.
-Manimetta
di Gentile suddetto, moglie di Acciaioli , nel suddetto tempo.
-Filippa
di Federigo di Tommaso Sassetti , moglie di Benedetto Alberti nel 1490, o vel
circa.
-Cammilla
di Federigo suddetto, moglie di Lorenzo Strozzi, nel suddetto tempo
.-Fiammetta
di Federigo di Tommaso, fu moglie di Simone Folchi nel 1490 in circa.
-Lena
di Reda d'Alessandro Sassetti, fu moglie di Marco Arrighi nel 1320, in circa
-
Lena di Tommaso di Federigo Sassetti, fu moglie di Bartolini nel 1420, o circa
-
Vaggia di Francesco di Tommaso Sasselli, fu moglie, nel 1480 in circa, di
Antonio Carnesecchi.
-Lisabetta
di Francesco suddetto nel medesimo tempo, fu moglie di Gianibatista de'Nerli, e
poi d' Antonio Gualterotti.
-Sibilla
di Francesco suddetto, fu moglie in detto tempo d'Antonio Pucci.
-Violante
di Francesco suddetto, nel tempo medesimo fu moglie di Neri Capponi.
-
Lena di Francesco suddetto, nel medesimo tempo fu moglie di Bertoldo Corsini.
-
Ghilla di Sassetto d' Azzo Sassetti, fu moglie di messer Ruggierino de' Pigli,
nel 1300 in circa.
-Ginevra
di Sassetto suddetto, nel medesimo tempo fu moglie di lacopo Soldi.
-
Violante di Galeazzo di Francesco Sassetti , fu moglie di Giovanni Gerini nel
1520, in circa.
-Nera
di Teodoro di Francesco, moglie di Batista Buondelmonti nel 1540, o vel circa.
-
Dianora di Teodoro detto, moglie, nel medesimo tempo, di Carlo Marucelli.
-
Ginevra di Teodoro detto, moglie di Pierfilippo Ridolfi nel 1538, o vel circa.
-Margherita
di Francesco anzi Teodoro suddetto, moglie del suddetto Alessandro Bardi di
Vernio, l'anno 1540, in circa.
-Ginevra
di Carlo di Tommaso Sassetti , fu moglie di lacopo Pìnadori l’anno 1550 in
circa.
-
Cammilla di Vincenzio di Tommaso Sassetti , fu moglie di Valore Valori l'anno
1558 in circa.
Nera
di Giambatista di Teodoro Sassetti , fu moglie di Girolamo Gondì nel 1555, e
poi di Dietisalvi Rinieri 1561 .
-Maria
di Giambatista suddetto, fu moglie di Niccolo Bartoli nel 1567, o vel circa.
-Nera
di Federigo di Galeazzo Sassetti , fu moglie di Baldino Martellini nel 1575, o
vel circa.
-Fiammetta
di Filippo di Galeazzo Sassetti, fu moglie di Filiromoli 1565, o vel circa, e
poi d'un capitano del Monte a S. Savino.
-
Lucrezia di Filippo suddetto, nel medesimo tempo , fu moglie di Gio. Lopez di
Zuniga spagnolo, e poi di Giambatista Griselli.
-
Lena di Tommaso di Federigo Sassetti, moglie di Neri Bartolini nel 1430, o vel
circa.
-Pippa
di Tommaso suddetto, moglie di Lorenzo Baroncelli nel 1440, o vel circa.
DONNE
ENTATE IN CASA SASSETTI
per
mezzo di parentadi, delle quali Fino a oggi si ha notizia.
E
nota ( che), che d'alcune si è trovato il nome e non il casato, e d' altre per
il contrario : e tutte li metteranno in quel modo che li sono arrivate per li
libri di ricordi di Paolo di Alessandro Sassetti e d'altri.
-La
moglie di Dosso di Pierozzo di Federigo, che visse dal 41300 al 1350, si chiamò
Cilia ma non si sa il casato.
-La
moglie di Banchino di Pacino d'Azzo Sassetti, che visse dal 1250 al 1300, si
chiamò Niccolosa di Simone, vocato Magaldo.
-La
moglie di Manente di Ghino di Banco Sassetti, che visse dal 1340 al 1380, si
chiamò Ghilla Pilli.
-La
moglie di Pellaio di Sassettino di Banco Sassetti , che visse , come sopra , si
chiamò Filippa ; ma non si sa il casato.
-La
moglie di Sassettino padre di Pellaio suddetto, che visse dal 1300 al 41350, fu
de' Pellai o Pellari da S. Gimignano ; ma non si sa il nome.
-La
moglie di Banco di Sassetto d'Azzo Sassetti, che visse dal 1250 al 1300, fu de'
Tornaquinci e non si sa il nome.
-La
moglie di Piero di Sassettino di Banco Sassetti, che visse dal 1320 al 50 o 70,
ebbe nome Giovanna ; ma non s' è trovato il casato.
-La
moglie di Antonio di Piero suddetto, fu chiamata Cara; ma non s'è trovato il
casato.
-La
moglie di Ghino di Banco di Sassetto Sassetti , che visse dal 1300 al 1340 , fu
delli Scolari ; ma non si sa il nome.
-
La moglie di Bernardo A' Alessandro o Federigo Sassetti , che fu dal 1330 al
1380, fu de' Pazzi, addimandata Simona.
-La
moglie di Federigo di Pierozzo di Federigo , che fu dal 1350 a1390, fu de'
Ghinazzi , addimandata Chiara.
-Tommaso
di Federigo di Pierozzo Sassetti , che visse dal 1370 al 1420 , ebbe tre
moglie:
la
prima, Caterina Falconi da Lucignano, che non gli fece figlioli ;
la
seconda, Pippa Strozzi, della quale, oltre le fem mine , ebbe Federigo e
Bartolomeo la terza fu Betta Pazzi , della quale di masti ebbe Francesco , del
quale é fatta lunga menzione in questo al cap. 25.
-La
moglie di Bartolomeo di Tommaso di Federigo Sassetti , che visse dal 1420 al
1470,
fu della Tosa.
-La
moglie di Gentile di Bartolomeo suddetto, che visse dal 1450 al 1500, fu de'
Rinieri ; ma non si sa il nome.
-La
moglie di Federigo di Tommaso di Federigo, che visse dal 1420 al 1470, fu delli
Strozzi , e si chiamò Cammilla.
-La
moglie di Francesco di Tommaso suddetto, che visse dal 1420 al 1490, fu de'
Corsi , chiamata Nera.
-La
moglie di Bartolomeo di Gentile di Bartolomeo Sassetti , che visse dal 1490 al
1585, fù de'Bonciani, e si chiamò Lucrezia.
-La
moglie di Bernardo di Gentile suddetto, che visse dal 1490 al 1560, fu del
Vigna , addimandata Caterina.
-La
moglie di Tommaso di Federigo di Tommaso Sassetti , che visse dal 1480 al 1540,
fù de' Guasconi, addimandata Cammilla.
-La
moglie di Carle di Tommaso suddetto, che visse dal 1500 al 1540, fu de'
Minerbetti, chiamata Gostanza.
-La
moglie di Vincenzio di Tommaso suddetto, che visse come sopra, vel circa, fu
degli Squarcialupi, chiamata Lisabella.
-La
moglie di Galeazzo di Francesco di Tommaso Sassetti, che visse dal 1460 al
1515, fu de' Valori , chiamata Fiammetta.
-
La moglie di Cosimo di Francesco suddetto, che visse dal 1464 al 1550, fu de'
Niccolini , chiamata Maria.
-La
moglie di Teodoro di Francesco suddetto, che visse dal 1480 al 1545, fu
de'Nerli, addimandata Lena.
-La
moglie di Giambatista di Teodoro suddetto, che visse dal 1505 al 1565, fu de'
Gondi , chiamata Maddalena.
-La
moglie di Federigo di Carlo di Tommaso Sassetti, che visse dal 41520 al 1580,
fu de' Machiavelli , addimandata Ginevra.
-La
moglie di Filippo di Galeazzo di Francesco Sassetti, che visse dal 1495 al
1555, fu de' Mazzinghi, chiamata Lessandra.
-La
moglie di Federigo di Galeazzo suddetto, che visse come di sopra, fu de' Mori ,
chiamata Lessandra.
-La
moglie di Galeazzo di Filippo di Galeazzo, che visse dal 1550 al 1595 in circa,
fu do' Bicci, chiamata Diamante.
-La
moglie di Galeazzo di Federigo di Galeazzo, che visse dal 1555 e ancor vive, é
de Fortuna, che si dicono di quelli da Rabbia Canina ; chiamasi Lavinia.
-La
moglie di me Francesco di Giambatista di Teodoro Sassetti, che nacque a 12
aprile 1539, è ancora, per la Dio grazia, viva. Fu delli Strozzi , e si chiama
Gostanza (che morì di gennaio 1592. Iddio gli abhi dato il vero riposo
4O.
Avendo sin qui notato tutto quello che sino all'anno 1600 mi è venuto a notizia
de' fatti di casa nostra , da ora avanti sarà pensiero di quelli che verranno,
di scrivere quello che giornalmente occorrerà di nuovo di mano in mano ; et io
scrittore Francesco , per quel tempo di vita che piacerà al Signore Dio
concedermi, non mancherò seguitare, come ho cominciato e fatto sin qui.
44.
Nel 1605 del mese di luglio, mori Galeazzo di Federigo di Galeazzo , e fu
sotterrato in Santa Trinita nella sepoltura particolare de' Sassetti.
Lasciò
due figlioli masti e 4 femmine ; cioè, le femmine, Lucrezia, Margherita,
Lessandra e Maria: li masti sono, Giovanni d'età d'anni
15, e Federigo d' anni 6, e la moglie gravida, la quale a suo tempo
partorì mastio, e li fu posto nome, per suo padre, Galeazzo.
( ndr sembrano essere gli ultimi eredi della linea
diretta di Francesco di Tommaso banchiere)
42.
Prima, nel 1601 di gennaio, si fece monaca in San Vincenzio di Prato la
Fiammetta, figliuola di me scrittore Francesco e in capo a 15 mesi , cioè
d'aprile 1605, si morì; e due mesi prima era morta la Maddalena figliola del
medesimo Francesco : che Dio a tutti abbi dato vero riposo.
FRANCESCO SASSETTIS LETZTWILLIGE VERFÜGUNG
LE
ULTIME VOLONTA DI FRANCESCO SASSETTI
di
Aby Warburg
Sta
con il saggio in italiano in
"Bartolomeo
Fonte al suo amico Francesco Sassetti salute...
Mi hai pregato di dirti qualcosa sul corpo di donna trovato di recente presso
la Via Appia. Spero soltanto che la mia penna sia in grado di descrivere la
bellezza e il fascino di quel corpo. Se non ci fosse la testimonianza di tutta
Roma il fatto sembrerebbe incredibile...Nei pressi della sesta pietra miliare
dell'Appia, alcuni operai, in cerca d'una cava di marmo, avevano appena
estratto un gran blocco quando improvvisamente sprofondarono in una volta a
tegole profonda dodici piedi. Rinvennero colà un sarcofago di marmo. Apertolo,
vi trovarono un corpo disposto bocconi, coperto d'una sostanza alta due dita,
grassa e profumata. Rimossa la crosta odorosa a cominciare dalla testa, apparve
loro un volto di così limpido pallore da far sembrare che la fanciulla fosse
stata sepolta quel giorno. I lunghi capelli neri aderivano ancora al cranio,
erano spartiti e annodati come si conviene a una giovane, e raccolti in una
reticella di seta e oro.
Orecchie minuscole, fronte bassa, sopraccigli neri, infine occhi di forma
singolare sotto le cui palpebre si scorgeva ancora la cornea. Persino le narici
erano ancora intatte e sì morbide da vibrare al semplice contatto di un dito.
Le labbra rosse, socchiuse, i denti piccoli e bianchi, la lingua scarlatta sin
vicino al palato. Guance, mento, nuca e collo sembravano palpitare. Le braccia
scendevano intatte dalle spalle, sì che,volendo, avresti, potuto muoverle. Le unghie
aderivano ancora saldamente alle splendide, lunghe dita delle mani distese;
anche se avessi tentato non saresti riuscito a staccarle. Petto, ventre e
grembo, erano invece compressi da un lato, e dopo l'asportazione della crosta
aromatica si decomposero. Il dorso, i fianchi e il deretano avevano invece
conservato i loro contorni e le forme meravigliose, così come le cosce e le
gambe che in vita avevano sicuramente presentato pregi anche maggiori del viso.
In breve, deve essersi trattato della fanciulla più bella, di nobile schiatta,
del periodo in cui Roma era al massimo splendore.
Purtroppo il maestoso monumento sopra la cripta è andato distrutto molti secoli
or sono senza che sia rimasta neanche un'iscrizione. Anche il sarcofago non
porta alcun segno: non conosciamo né il nome della fanciulla, né la sua
origine, né la sua età"
(trad. dal
latino dell'originale in "Collezione Prof. B.Ashmole, Oxford").
.
Segue
Saxettus
Fonzio, Bartolomeo
Saxettus
2. ad Franciscum Saxettum
excusatio, cur poema nullum scribat
Saxette, exemplis veterum quid saepe lacessis?
Propositum et vitae flectere cogis iter?
Diffugiunt curas Phoebus doctaeque sorores,
Sollicitant
varii pectora nostra metus,
5
Non tamen ingenuas artis
studiumue relinquo,
Otia nec vitae languidiora traho.
Olim principibus fuerat laudanda voluptas
Undique facundos accumulasse viros,
Muneribus largis sanctos ditasse poetas:
10
Sic hortos Calabros Ennius emeruit
Flaccus et accepit fundum villamque Sabinam,
Praedia
Vergilius Parthenopea tulit,
Valgius et Varus cum Tucca, maxime Caesar,
Ornantur titulis muneribusque tuis.
15
Describunt
laudesque tuas laudesque tuorum,
Decantant,
valida Martia bella tuba.
Pro dolor, haec ferro venit
deformior aetas,
Qua nullum Latio nobile surgit opus.
Non quia vel desint animi
vel pondera rerum,
20
Nam ferrent vates tempora nostra bonos,
Sed, qualis fuerit
quocunque in tempore princeps,
Esse etiam talis caetera turba solet.
Attamen innumerae si
cessent undique curae,
Describam laudes et tua facta libens,
25
Sit tibi quantus amor
patriae studiumque Minervae,
Quam iusti et recti maxima cura tibi,
Sed modo, cum nostris votis
sint numina laeva,
Non bene distantem pulsat Apollo chelym.
Interea nostri, dulcis
Saxette, memento:
30
Mutua cura tibi, mutuus adsit amor.
Ipse ego te vivens, moriens
te semper amabo
Exanimisque umbris si modo sensus erit.
5. ad Franciscum Saxettum
Mens erat illustrem
Saxettam pandere gentem
Qualiaque antiquis stemmata
ducis avis,
Olim quos Totila saevo
Florentia versa
Sensit in exiguis rebus adesse sibi
5
Sed mihi conanti tanta et
cantare paranti
In somnis visus Delius emonuit:
Desine magnanimam sobolem
temerare canendo
Quantaque Gentiles praelia,
quanta Pepus
Gesserit et quantus fuerit Saxone perempto
10
Saxettus, Carlo cum bene ferret opem.
Tractabis prosa melius
Mavortia bella,
Nunc tuba, nunc litui classicaque, este procul.
Sic ait. Indictum sed te prohibetque vetatque
Mutuus et certe non reticendus amor.
15
Tu, licet ardenti nunquam
te credere Marti,
Cingere nec fossis oppida cura fuit,
Diversa ratione tamen
tutoque meatu
Ad coelum natis et tibi
pandis iter.
Divitias partas non terrae
in viscera condis,
20
Sed gentis patriae vertis in omne decus.
Montugium testis, testis
Ghonfentia Tempe,
Hic bene quaesitas tu bene ponis opes.
Praeteriens Gallus miratur
saxula tecta
Et stupet auratam Celtiber
ipse domum.
25
Magna dei genitrix sensit
tua dona gehennis,
Senserunt Tusci, munera coelicolae.
Totque inter curas et tanta
negotia semper
Intendens animum nobilibus studiis,
Quaecunque historici,
quicquid, scripsere poetae
30
Estque Leontina quicquid in arte, vides
Colligis et veterum praecepta et scripta novorum,
Doctorum releves ut monumenta virum.
Haec tibi me iuvenem sanctissima vincula iungunt,
Haec
tibi me iungent aenea vincla senem.
6. ad Franciscum Saxettum
quomodo podagra sit ab Apolline liberatus
Maxima cum fuerim multis
tibi cura diebus,
Tristitiem ut toto pectore dissoluas,
Accipe, post mediam quae
vidi oracula noctem,
Quo certe superi tempore vera monent.
5
Tum mihi per somnum
languenti et multa querenti
Conspicuus forma visus
adesse deus.
O quales oculos et qualia pectora habebat,
Lacteus in roseo corpore candor erat
Et rutilans crinis, tereti cervice fluebat,
10
Nectebant longas laurea serta comas.
Molliter hic citharam plectro modulatus eburno
Edidit
haec claro dulcia verba sono:
Immerito damnas coelestia
numina, Fonti,
Nam natura sua corpora lege regit,
15
Vincere quam nequeat certis
Epidaurius herbis,
Non Amythaonius Phillyridesque pius.
Quando tamen nostri studium
te dulce prehendit,
Admoveam doctas ille ego
Apollo manus.
Ut dixit, cithara posita gravidaque pharetra
20
Paeonia laxam colligit arte togam
Et fulcro assistens et stragula tenta revolvens
Fomenta inflatis abstulit a pedibus
Ac summis digitis nervos venasque retractans:
Artis, ait, nostrae dira podagra fuit.
25
Tum vero ambrosios unguenta
aequantia succos
Prompsit odoratas lecta per Armenias
Cruraque ter fricuit subitoque assurgere iussit:
Me sopor et morbus destituere simul.
12. somnium Theodori
Saxetii
Nunc ego crediderim leto
non omnia solvi
Atque animum rapidos non temerare rogos.
Nam cum nec dulces Musae, nec cantor Apollo
Maerore
oppressum solveret ingenium,
5
Viventis
facie Theodorus et ore loquentis
Confectum in somnis talibus admonuit:
Pone, precor, lachrimas et
pro me pone dolorem.
Vestra ego mutavi nam loca, non perii.
Sunt geminae Ditis portae,
quarum una nocentes
10
Accipit. Hanc iuxta Cerberus ore sonat.
Tisiphone interius saevit
tristisque Megaera
Allecto et multo torta ceraste comam.
Sponte alia insontes animas
sed porta receptat
In loca purpureis candida cum violis.
15
Huc me
inter cantus et gratos inter amores
Cyllenae natus vertice dexter agit.
O ego ter felix tanto
dignatus honore,
Ni vestro luctu torquear et
crucier.
Nam tuus Elysios penetrat gemitusque parentum
20
Mique oritur vestro, saepe dolore dolor.
Quare si qua mei tangit vos cura sepulti,
Desinite
ingrato me premere officio
Et Pario nostri memores
incidite saxo,
Qua Rhodanum celerem
lenior implet Arar:
25
Saxettus Theodorus amans invisere Gallos
Accessit Rhodani nobile
nomen aquis.
MOTTO
DEI SASSETTI
MJ • LASCI0 • PORTARE •
ALLA • FORTVNA - SPERANDO
ALFIN • D’AVER - BVONA •
VENTURA
Il finanziere erudito -
rivista Medioevo n. 216, gennaio 2015 ...
www.academia.edu/.../Il_finanziere_erudito_-_rivista_Medioevo_n._216_gennaio_2...
Il finanziere erudito -
rivista
Medioevo n. 216, gennaio
2015
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biografia Filippo Sassetti
MARICA
MILANESI
Filippo
Sassetti
Firenze, La
Nuova Italia, 1973
E’
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Rossi - UN LETTERATO E
MERCANTE FIORENTINO DEL SECOLO XVI. FILIPPO SASSETTI. In Città di Castello,
presso S. Lapi Tipografo-Editore, 1899, in-8. br. edit., pp. [6], 166,
[2].
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SITO OSPITANTE : AL CANTO DEI CARNESECCHI
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