contatti : pierluigi18faber@libero.it

indice generale : http://www.carnesecchi.eu

 

 

Il populo ne fu molto lieto: uomini da guerra ne furono molto dolenti.

Che Idio ci ristori!

 

http://www.bibliotecaitaliana.it/archivio/morelli/ricordi/morelli_ricordi.xml

Come dinanzi (dove si fece memoria delle novità furono nelli anni Domini 1393) è scritto, la balia si diè agli Ottantuno, la quale s'intese pe' più fusse per anni cinque, di poi durò per insino a questo dì: e durava sempre se non si fusse levata. Ritrovandosi gonfaloniere di giustizia Pagolo Carnesechi, dopo messere Cristofano, gli venne voglia, perché da molti cittadini ne fu consigliato, di levare la balia agli Ottantuno del porre il danaio ed eziandio del rimutare la imposta delle prestanze; e a questo fare bisognorono le quarantacinque fave nere, cioè Signori, Collegi e degli Otto; e così l'ebbe tutte. E levossi quella balia a dì venti di giugno 1404. Il populo ne fu molto lieto: uomini da guerra ne furono molto dolenti. Che Idio ci ristori!

 

http://digilander.libero.it/gasparo pierluigi18faber@libero.it

 

 

 

 

 

Storia dei Carnesecchi fiorentini : anni dal 1378—1433

 

 

PREMESSA

 

 Storia cronologica di Firenze Anni dal 1380 al 1434

 

 

1366-1378

Governo del "partito civile"

1378

( 22 luglio-31 agosto )

tumulto dei Ciompi e periodo di sei settimane in cui i Ciompi partecipano al governo della citta'

settembre1378- gennaio 1382

Regime delle Arti Minori

 1382-1433

 

Regime oligarchico

 

 

 

 

 

 

Politica estera ( in corso di realizzazione )

 

 

1384

Acquisto di Arezzo per 40.000 fiorini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le vicende accadute tra il 1382 ed il 1400 sono vivacemente descritte da un anonimo in una cronaca oggi pubblicata

a cura di Antony Molho e Frank Sznura col titolo " Alle bocche della piazza " edito da Olshki.

I tumulti , le esecuzioni , i bandi  contradistinguono gli anni dal 1378 al 1384 . Poi la situazione volge definitivamente a favore della fazione oligarchica

 

 

 

 

Altri libri sul periodo :

 

Brucker A Gene . Firenze nel Rinascimento Firenze 1980

Brucker A Gene Dal Comune alla Signoria La vita pubblica a Firenze nel primo Rinascimento Bologna 1981

 

 

Il periodo che si apre nel 1384 e' un periodo tra i piu' interessanti della storia fiorentina lascero' il compito di darne un accenno a ……………………….

………………………continua…………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

 

 

 il governo stabilitosi nel 1384 , era formato dall'alta borghesia o meglio da una nuova aristocrazia , che gli storici del Rinascimento con termine tratto dalla storia romana , chiamano il governo degli ottimati , a capo dei quali stava , fra le altre ricche e potenti famiglie quella degli Albizzi ; essa duro' nonostante le sue pecche ed i suoi errori per cinquanta anni e fu per molto tempo un governo forte che mirava all'ideale di fondare una repubblica aristocratica ad imitazione di quella di Venezia

Durante quel dominio furono vittoriosamente sostenute , in mezzo ad immani difficolta' e a spaventosi rovesci le guerre contro Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti nelle quali fu difesa e salvata la liberta' di Firenze; fu ampliato il dominio fiorentino con l'acquisto delle citta' di Arezzo , Cortona e Pisa , fu compiuta una radicale riforma tributaria con l'istituzione del catasto , sali a mondiale importanza l'arte della seta , mentre si mantenne assai prospera , sebbene decadente quella della seta, furono compiute gloriose opere d'arte , fra le quali la cupola di Santa Maria del Fiore e le porte di San Giovanni , insomma <<non mai come allora la Repubblica fu retta dentro cosi ordinatamente , ne' fu in Italia rispettata essendo venuta a capo di molte e felici imprese >>

 

 

 

 

 

I DURANTI CARNESECCHI NEL PERIODO

 

 Teniamo sempre presente lo schema genealogico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come abbiamo visto dopo un periodo di fulgore negli anni 40 e 50 del XIV secolo culminati col Gonfalonierato di Berto di Grazino di Durante

I Duranti scompaiono dalle cariche pubbliche per circa 20 anni

 

 ………………………………………………………………………………………………………

1358

1

1

Berto

Grazino

Durante

 

 

1359

8

1

Niccolo

Matteo

 

 

Duranti

1359

12

1

Niccolo

Matteo

Durante

 

 

1361

8

1

Filippo

Piero

Durante

 

 

1362

16

1

Berto

Grazino

Durante

 

 

1362

8

9

Braccino

Pero

Durante

 

 

1363

12

9

Braccino

Pero

Durante

 

 

1363

2

9

Filippo

Matteo

 

 

Duranti

1363

16

1

Filippo

Pero

Durante

 

 

 

 

 

**********

***********

*********

*********

 

 

 

 

**********

***********

*********

*********

 

1381

8

1

Niccolo

Matteo

Durante

 

 

1385

16

1

Zanobi

Berto

Grazzino

 

Grazini

……

 

 

…………

………….

…………..

…………..

………….

 

 

 

 Bisogna aspettare il 1381 per trovare un Duranti nel governo della citta ' in quell'anno e' infatti nuovamente Priore delle Arti un Duranti :

Niccolo di Matteo di Durante ( che era gia' stato Priore nel 1359 )

 

Ecco gli otto Priori di quel bimestre 1381

 

Francesco Vanni Calici aurifex

Niccolo di Berardo

Bartolomeo di Bandino pianellarius

Giovanni di Tommaso ritagliator

Andrea di Donato lavator

Tommaso Bartolo Bartoli merciarius

Banco di Tosto rigatterius

Niccolo di Matteo

 

 

Un personaggio enigmatico questo Niccolo Duranti : di lui abbiamo gia' parlato diffusamente in precedenza :

 

 

 

Questo Niccholaus Macthei Durantis e’ fratello del notaio ser Filippo e dal titolo di messere sembra essere un giudice ma e’ anche immatricolato nell’ arte dei medici e degli speziali

.

 

 

 

( 1382 marzo 29 ; Firenze Archivi di stato Carte della Mercanzia cod. 202 cc. Non numerato )

In Dei nomine amen . Anno eiusdem ab incarnatione MCCCLXXXI, ind. V, die XXVIIII di marzo. Hec est reductio facta de artificibus artis medicorum , speziariorum et

merciariorum ci. Florentie qui obtinuerunt partitum……pro officio septem consiliariorum Mercantiae et mercatorum civitate Florentie die XVIII et XX mensis martii anno MCCCLXXXI

ind V. Et scriptum per me Bartolomeum condam ser Nelli Ghetti Sinibaldi de Monte Cucholi notarium florentinum…………………………………….Magister Cristofanus Geogii ,

Dominichus Guidonis del Pechora , Aldobrandus Cini , Niccholaus Boni Rinuccii , Dominichus Johannis Bartoli , Marchus Tomasii Bartoli , Filippus Nati bursarius , Paulus Salimbenis Forzerinarius ,

Niccholaus Paladini , Johannes Cambii , Johannes Federighi , Magister Francischus ser Niccholai , Magister Tomaxius magistri Simonis , Magister johannes magistri Ambroxii ,

Magister Banchus magistri Latini , Francischus Chasini , Francischus Feduccii Falconis , Carroccis Carroccii , Francischus Johannis Jani , Dinus Iacopi Dini , Bongiannes Puccii , Francischus Lapi Federighi ,

Dominichus Ciampelli , Tomasius ser Manetti , Jacopus Corsini , Bernardus Pieri , Marchio Giani Torigiani , Niccholaus Macthei Durantis , Naldus ser Stefani , Niccholaus Ghori , Francischus Fetti , Ceus Cei , Manfredi Johannis , Bartholomeus ser Niccholai , Silvester Barduccii , ……………………………………………………..

  

 

 

CURRICULUM POLITICO DI NICCOLO'

 

Niccolaus Mattei Durantis spetiarius (S. Iohannis): Priore delle Arti 01/01-28/02 1360

Niccolaus Mattei Durantis spetiarius (S. Iohannis): Gonfaloniere di Società: 08/01-07/05 1365 (Camera del Comune, Scrivano, Uscita, 25, c. n. n.; Capitoli, Registri, 28, c. 125v)

Niccolaus Mattei Durantis (S. Iohannis): Priore delle Arti 01/05-30/06 1381

 

 

 

 

VITA POLITICA DEI DURANTI NEL PERIODO

 

 

Questa vita politica farebbe pensare a una famiglia ammonita dalla Parte Guelfa e smonita durante il regime delle Arti Minori

Ma la fortuna futura durante il regime oligarchico sembrerebbe contraddire una simile ipotesi

Insomma l'analisi di questo periodo ,al momento e' molto carente e probabilmente estremamente imprecisa .

 

.

 

 

Probabilmente e' la condotta politica di Zanobi di Berto nel periodo dei Ciompi a riproiettare il gruppo parentale verso il ceto dirigente fiorentino

 

 

L'angelo della liberazione nel tumulto dei Ciompi:

Firenze, giugno-agosto 1378

di Ernesto Screpanti

 

Erano invece fedeli ai Priori e avversi ai Ciompi quattro ufficiali: maestro Cristofano di Giorgio Brandaglini, medico, Giovanni di Bellacio, beccaio, Piero di ser Benozzo di Piero, lanaiolo, e Zanobi di Berto di Gratino Carnesecchi, ...

 

 

 

 

 

https://books.google.it/books?id=GAY021p0ny4C&pg=RA1-PA233&dq=grazini+balestrieri&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiBv7GsqKTuAhXL-qQKHa-sAFUQ6AEwAXoECAMQAg#v=onepage&q=grazini%20balestrieri&f=false

 

 

 

Il matrimonio di Zanobi con Zebaina dei Medici sembra riavvicinare le due famiglie che erano state in contrasto negli anni di mezzo trecento

 

 

AFFARI

 

Sono ancora troppo pochi gli elementi in mio possesso utili per la ricostruzione della storia dei Carnesecchi

In modo particolare occorrebbe avere piu' dati intorno alle loro attivita'

occorerebbe raccogliere dati fiscali ( cosa che non e' stata ancora fatta )

 

Non conosco in quali imprese mercantili siano impegnati i Duranti Carnesecchi

 

Troviamo nel 1385 e nel 1386 Paolo di Berto Grazzini impegnato a Zara in Dalmazia

 

 Generalmente sono immatricolati all'Arte dei Medici e degli Speziali ma molto probabilmente non sta a significare alcunche'

Giovanni Carnesecchi figura immatricolato a questa Arte ma e' anche un banchiere

Pagholo Carnesecchi ha interessenza intorno al primo decennio del 1400 in una societa' che commercia la seta ed in una che commercia lana

E' socio infatti di Francesco Baroncelli di Cionaccio e quindi probabilmente opera in Ungheria con una societa' immatricolata nell'arte della seta

e lo troviamo socio in una compagnia che comprende suo figlio Simone e Fronte di Antonio di Piero , compagnia immatricolata nell'Arte della Lana

 

Cristofano e' presente a Pisa

 

Bernardo Carnesecchi ( della generazione successiva ) figlio di Cristofano socio in affari con Veri dei Medici si occupa dei commerci piu' disparati ed e' Banchiere. E' un importantissimo mercante che possiede uno o piu' galere che fanno la spola da Pisa alla Francia alla Spagna al Portogallo

Bernardo risiede abitualmente a Montpellier

 

Simone Carnesecchi ( della generazione successiva ) figlio di Paolo e' console del mare

 

 

 

 

 

 

REGIME OLIGARCHICO

 

Con l'affermazione economica e con l'affermazione del regime oligarchico sembra crescere sempre piu' l'importanza politica dei Duranti

 

 

 

In questo periodo si ha una notevole crescita dell'importanza sociale e il definitivo inserimento tra le famiglie oligarchiche, senza che pero' la famiglia si leghi agli Albizzi

Spiccano nel periodo le figure dei fratelli Pagolo , Zanobi e Cristofano Carnesecchi e dei loro cugini Giovanni e Matteo , in ombra sembra essere Luca di Filippo

 

 Non posso escludere l'esistenza di altri individui di questa famiglia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN MATRIMONIO COI PERUZZI

 

 .

 

Ricevo dalla dottoressa Cecilia Scalella la notizia dell’esistenza di una piccola tavola d’altare, raffigurante la Madonna con Bambino e Santi, conservata al Museo dell’Ospedale degli Innocenti, su cui compaiono gli stemmi dei Carnesecchi e dei Peruzzi

 

Le invio una foto dell'opera attribuita da Federico Zeri e da Richard Offner nel 1968 al cosiddetto "Maestro del Cristo docente" alias "Maestro Francesco", un anonimo artista attivo a Firenze negli anni 1350 - 1390. L'opera in questione è una piccola tavola d'altare raffigurante la Madonna con Bambino e i Santi Caterina, Giovanni Battista, Maria Maddalena e Giovanni Evangelista ed è conservata al Museo dell'Ospedale degli Innocenti. Ai lati estremi della predella sono ben visibili e due stemmi.

 

 

 

 

 

cortesia dottoressa Cecilia Scalella

 

 

Lo stemma a quattro bande e' dei Duranti

 

 

 

Non ho alcuna informazione su questo matrimonio Duranti Peruzzi

 

 

 

 

 

 

ECCO APPARIRE I CARNESECCHI

 

 

La prima notizia che io ho del cognome ( l'identificativo ) Carnesecchi la ricavo dal XVI libro delle Delizie degli eruditi toscani di padre Ildefonso

In un elenco datato 1381, i tre fratelli Zanobi , Cristofano , Paolo , sono i primi a cognominarsi cosi

Essi pero' discendono da Berto di Grazzino di Durante e non da Pero di Durante (il Carnesecca ). Ed e' per questo che si dira' poi che i Carnesecchi erano anche detti Grazini

Nel libro XVI delle delizie vengono nominati nell'elenco come : Zenobius Berti Gratini Carneseccha, Cristofanus Berti Gratini Carneseccha , Paulus Berti Gratini Carnesecchi, e viene invece nominato semplicemente Michele Braccini Peri ( il cui nonno era effettivamente Pero Carnesecca ) e Nicola Mattei

Probabilmente e’ Zanobi di Berto di Grazino a legarsi per primo al soprannome di Pero e probabilmente questo per motivi politici : cioe’ volendo forse significare una continuita politica e di campo con Pero " Carneseccha" ( Legato a Parte Guelfa )

Questo puo' far pensare che la linea politica della discendenza di Pero fosse in contrasto con le convinzioni del padre .

Queste circostanze vanno comunque certamente collegate alla sparizione dalla vita politica

Comunque la cosa e’ tutta da chiarire pensando che Zanobi era marito di Zabaina di Manetto Neri de Medicis

Verso gli inizi del quattrocento tutti i discendenti dei Duranti sono individuati come Carnesecchi .Cio' vuol dire che dai Grazzini la cognomizzazione si e' estesa a tutti i Duranti

Anche lo stemma subisce una modifica , passando da Duranti a Carnesecchi, varia infatti il numero delle bande che da quattro passa a tre

 

Nel 1384 viene nominato Zanobi di Berto Carnesecchi

 

Dr Vivoli

 

Con riferimento alla Sua richiesta Le comunico che nella pubblicazione curata da M. Cecchi e E. Coturri, "Pescia e il suo territorio" (Pistoia, Tip. Pistoiese, 1961) è riportato un elenco dei vicari e dei podestà, da cui risulta appunto Zenobio di Berto Carnesecchi vicario nel 1402, ma anche Zanobi Carnesecchi (forse lo stesso) podestà nel 1384, Piero di Simone Carnesecchi vicario nel 1473 e almeno altri quattro Carnesecchi vicari a Pescia tra il 1509 e il 1528, per non andare oltre. Per uno di questi ultimi quattro, gli unici dei quali è ancora conservata la documentazione nella Sezione di Archivio di Stato di Pescia, dal momento che la più antica è andata distrutta nel corso dell'Ottocento, e per l'esattezza per Bernardo di Francesco Carnesecchi del 1509, c'è una filza degli Atti con lo stemma sulla coperta, sugli stemmi dei vicari pesciatini è in corso di pubblicazione uno studio di Vanessa Gabelli che dovrebbe essere pubblicato nel bollettino "Valdinievole-Studi storici" pubblicato dall'Istituto Storico Lucchese, sezione Valdinievole. Per quanto riguarda i vicari del XIV e XV secolo, dei quali non è come detto conservata la documentazione, forse potrebbe esserci qualche citazione nelle Deliberazioni dell'Archivio del Comune per le quali andrebbe fatta una ricerca specifica in loco.

 

 

Anno 1387

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

Manoscritto 514 ASF

 

Ho trovato queste notizie, che penso anticipino di un quarto di secolo la presenza del cognome Carnesecchi insieme a "Grazzini":

Il notaio è Niccolò di Piero Mazzetti da Sesto (1370-1391).

Il compilatore annota che roga molto per i Beccuti e per i Carnesecchi, ma riporta solo i seguenti due atti:

 

2/4/1387

Domina Zabaina filia emancipata Manetti Neri de' Medici, et uxor Zenobi Berti Grazzini de' Carnesecchi, populi Sancte Marie Maioris, donat bona quondam D.ne Altiere matri sue, et uxori Manetti Neri de' Medici.

 

3/7/1387

Testamentum Pauli olim Berti Grazzini Duranti populi S. M. Maioris. Il compilatore annota nel margine sinistro: "Carnesecchi"

 

 

 

Il primo atto associa come detto dal dr . Piccardi gia’ nel 1387 il cognome Carnesecchi al patronimico Grazini

 

Il secondo fissa un limite superiore alla data di morte di Berto cioe’ nel 1387 Berto e’ gia’ morto

 

Inoltre e’ preziosissima l’informazione che molti atti dei Carnesecchi si trovano negli atti

del notaio Niccolò di Piero Mazzetti da Sesto (1370-1391).

 

 

 

Ecco un atto del 1386 in cui compaiono alcuni Duranti come se avessero degli affari in comune ( continuano ad identificarsi come Duranti )

Questo mostra come per un periodo abbastanza lungo vi e' ancora il convivere delle due diverse identificazioni

 

 

anno 1386

 

 

Notarile Antecosimiano 13530 Niccolò di Piero Mazzetti Notaio

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

Oltre alle registrazioni già segnalate, ho trovato, in merito al ripianamento di un debito:

Messer Nicholaus olim Mattei Durantis pop. S. Maria Maggiore di Firenze da una parte e Paulus di Berti Gratini Durantis stesso popolo dall' altra e Luca di Ser Filippo Mattei Durantis stesso popolo dall' altra.



In altra registrazione, sempre per lo stesso debito, si dice che Luca è nipote di Niccolò.

 

 

 

 

 

 

ALTRE TESTIMONIANZE

 

Una testimonianza del cognome Carnesecchi e' in una lapide in Santa Maria Maggiore dell'anno 1401 dice il Richa di Michele di Filippo Carnesecchi

Pagina 285 ……..vengono poi alla Cappella di Santa Maria Maddalena penitente tre lapide ,delle quali la piu' vicina al pilastro e' di Michele di Filippo de' Carnesecchi ivi seppellito nel 1401

 

In realta' come dice anche il Rosselli nel suo Sepoltuario e’ di Luca di Filippo

Sepoltura di Luca di ser Filippo Carnesecchi in Santa Maria Maggiore ( Firenze ) anno 1401

 

 

Altri documenti in cui vengono nominati i Carnesecchi sono queste lettere :

 

Archivio di Stato di Prato, Datini, 614, Ricordanze 1401-1404, c. 58t

Il Chomune di Firenze de’ dare a dì ij di febraio 1402 fiorini dugentosettantaquatro soldi x i quali paghamo detto dì per resto delle iiij prestanze ordinano; portò Francesco di Giovanni d’Arrigo a Zanobi Charnesecchi in fiorini 258 a oro s. xxx piccoli, ch’è chamarlingho delle dette prestanze, per dette prestanze……

( cortesia dottoressa Simonetta Cavaciocchi dell'Istituto Datini di Prato )

 

 

Lettera che un impiegato del Datini ( il noto mercante pratese) scrive al Datini stesso

A.D.P. n.1107 lett.Prato-Firenze Barzalone di Spedaliere a Francesco Datini 29 marzo 1402

............Saro' chon Arigho dipintore e diro' che provegha coll'amico suo da Pescia se ttu potessi avere uno perfetto e buono vino biancho e dirogli che v'e' un Michele di Charlo a Pescia che n'a' mandato chosta' : che sia cho' lui ,e sappi se puo' fare che ttu sia bene servito e dirogli che sapi se da Montecchiaro, ch'in quello di Luccha , se si potesse avere di quegli e cche ttu ne vorresti infino a barili 18 , e fusse perfetto. A Pescia v'e' per Vichario que' de' Charnesechi, che penso sia tuo amicho , che , iscrivendo a lui , mi penso saresti bene servito. .............

In altra parte sembra di capire che il Vicario di Pescia di cui si parla sia Zanobi Charnesecha

A.D.P. n.1107 lett.Prato-Firenze Barzalone di Spedaliere a Francesco Datini 8 aprile 1402

…..E io ne sono informato per lo modo t'o' detto , che si parti detto ser Giovanni da Pescia quando Zanobi Charnesecha entro' in uficio e detto ser Giovanni era la' in uficio

 

 

Archivio di Stato di Prato, Datini, 340, Lettere Firenze-Prato Francesco di Lapo Federighi a F.D., arr. 27.7.1409

Francesco Datini si lamenta per gravezze impostegli. Francesco Federighi interviene con gli sgravatori: Giovanni Orlandini, Pagholo Charnesecchi

( cortesia dottoressa Simonetta Cavaciocchi dell'Istituto Datini di Prato )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vediamo ora una scheda degli individui che ora compaiono sulla scena pubblica col nuovo e definitivo cognome di Carnesecchi

Un figlio di Braccino : Michele

I tre Grazini : Zanobi Cristofano Paolo

I Mattei : i figli di messer Niccolo' : Giovanni ; Matteo ed il figlio di ser Filippo : Luca

 

 

 

 

Michele di Braccino di Grazino di Pero Carnesecchi

 

E' l'unico discendente di Pero che conosco : non pare occupare un ruolo politico di rilievo e' sicuramente ricco

 

 

The cult of Remenbrance and the Black Death :Six Renaissance Cities in….

Samuel Kline Cohn

Pag 234

In 1382 the florentine Michele f.q. Braccini Durantis sought to advertise thus his arms simultaneously with the celebration of mass in various churches through the dioceses of Florence and Fiesole .To the Church of his burial and to three other specified churches , he gave chasubles worth 10 florins apiece to be made of silk with an astola and manipolo in which his arms were to be inscribed

Le quattro chiese sarebbero : Santa Maria Novella , Santa Maria Maggiore , San Siro di Cascia, San pietro di Cascia

 

ASF diplomatico S. M. Nuova 1382 , xi .26

 

ASF no 9982 18v-19r, 1411.viii.10 ????

 

 

 

 

 

 

I tre nipoti di Grazino : I Grazini

 

Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

 

 

Zanobi di Berto di Grazino di Durante Carnesecchi (????--1417 )

 

Ecco il primo atto che per ora ho rintracciato in esso viene nominato nell'acquisto di una schiava nel 1366

 

 

 

 

Priore nel 1391 e nel 1407

Buonuomo nel 1389 e nel 1408

Gonfaloniere di compagnia nel 1385, nel 1407, nel 1416

Console delle arti 5 volte per i medici e gli speziali

Podesta' di Pescia nel 1384

Vicario di Pescia nel 1402

………………………………

 

 

i 16 gonfalonieri di compagnia del 1385

antonio

agnolo

Da Uzzano

29

12

1385

giovanni

iacopo

balducci

oliandolus

29

12

1385

dinozzo

stefano

mercator

28

12

1385

iacopo

ghingo

aldobrandini

29

12

1385

aldobrando

cino

merciarius

29

12

1385

berlinghier

giovanni

berlinghieri

29

12

1385

buonarrota

simone

buonarroti

29

12

1385

tommaso

ghigo

legnaiuolus

29

12

1385

donato

iacopo

acciaiuoli

29

12

1385

filippo

neri

ardinghelli

29

12

1385

matteo

benozzo

sovigliana

vinatterius

29

12

1385

leonardo

domenico

ritagliator

29

12

1385

zanobi

gino

ritagliator

29

12

1385

zanobi

berto

carnesecchi

29

12

1385

matteo

nutino

calzolarius

29

12

1385

giovanni

stefano

29

12

1385

 

 

E’ sposato con Zabaina di Manetto di Nero dei Medici

 

2/4/1387

Domina Zabaina filia emancipata Manetti Neri de' Medici, et uxor Zenobi Berti Grazzini de' Carnesecchi, populi Sancte Marie Maioris, donat bona quondam D.ne Altiere matri sue, et uxori Manetti Neri de' Medici.

Il notaio è Niccolò di Piero Mazzetti da Sesto (1370-1391).

Manoscritto 514

 

Figli maschi di Zanobi sono Berto ( che prende il nome dal nonno paterno ) e Manetto ( che prende il nome dal nonno materno )

 

Berto di Zanobi di Berto di Grazino di Durante fiorini 4675 bocche 5 anni 44

Manetto di Zanobi di Berto di Grazino di Durante fiorini 3135 bocche 2 anni 31

 

Nel catasto del 1427 compare

Zebaina di Zanobi fiorini 800 bocche 1 anni 64 e dovrebbe trattarsi della vedova di Zanobi

 anni 64 quindi nata nel 1363 (?)

 

 

Zanobi muore presumibilmente nel 1416 

le sue ossa sono traslate in Santa Maria Maggiore e tumulate insieme a quelle del fratello Cristofano nel 1436

 

 

 

Fotografia fornita da Ilio Carnesecchi

 

 

 

 

Cristofano di Berto di Grazino di Durante Carnesecchi ( ????--1415 o 1416 )

 

 

Priore nel 1405 e nel 1411

Buonuomo nel 1406

Gonfaloniere di compagnia nel 1410

Console delle arti 10 volte per i medici e gli speziali 1 volta per la mercanzia

Nei Dieci di Pisa nel 1412

Vicario di Prato nel 1412

 

 

 

 

 

 

 

Adì 18 d' agosto l' anno 1412 entrai all'ufficio de' Dieci di Pisa in compagnia di Cristofano della Malvagia, Antonio da Rabatta, Bernardo Vechietti, Luca di messer Maso degl' Albizi, Michele di Salvestro, Tomaso di Giacomino di Goggio, Cristofano Carnesecchi, Amideo Peruzi e Marco di Goro degli Strozi. ( Ricordi di Bonaccorso Pitti )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

Notarile Antecosimiano 14493
S. Mora di Bartolo Mannozzi
Pag. 1v 17/1/1414 Atto in S. Niccolò di Spugnole loc. Tagliaferro.
Leonardo Pagnini di Firenze sposa D.na ... (così nel testo) figlia di
Cristofano Berti de' Carnesecchi di Firenze
. Si parla della dote.
Non si capisce perchè due di Firenze si incontrino a Tagliaferro per
discutere della dote.



 

E’ possibile sia lui il Carnesecchi sposato con una Peruzzi ?????? il figlio Bernardo sara' fidejussore dei Peruzzi inviati in esilio da Cosimo de Medici

 

Ha un figlio Bernardo  che compare nel catasto del 1427

Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino di Durante fiorini 10961 bocche 4

Che dovrebbe esser nato intorno al 1391

 

e una figlia : Ginevra sposa a Michele di Nardo di Chele Pagnini

 

 

 

 

 

Studi in Memoria Di Federigo Melis - Pagina 222
di Federigo Melis - 1978
Primaziale, 1409 maggio 2); Cristofano del fu Berto Carnesecchi, podestà (Dipi.
Franceschi-Galletti, 1415 settembre 1); ...
Visualizzazione frammento -
Informazioni su questo libro

 

 

Muore presumibilmente nel 1415 o nel 1416

le sue ossa sono traslate in Santa Maria Maggiore e tumulate insieme a quelle del fratello Zanobi nel 1436

 

 

Santa Maria maggiore : lastra tombale di Cristofano e Zanobi Carnesecchi : Fotografia fornita da Ilio Carnesecchi

 

 

Nell'archivio Datini figura un :

 

 CRISTOFANO DI BERTO, DETTO GRASSO, SENSALE (7)

 

 Debbo acquisire informazioni su questo individuo

 

Sempre nell'archivio Datini conosco una lettera da Pisa di Cristofano a Marco Datini

 

 

 

 

 

 

 

-----------------------------------------------------------------------------------

 

Paolo ( Pagholo ) di Berto di Grazino di Durante Carnesecchi ( ???? ) --1426/1427 )

 

 

 

Mi sembra impossibile la nascita nel 1373 indicata sul sito Brown delle tratte per via del contratto matrimoniale di suo figlio Antonio stipulato nel 1400

 

Possiamo considerare questo individuo il primo dei grandi personaggi della famiglia Carnesecchi

E' fratello di Zanobi e di Cristofano

 

 

 

Paolo di Berto e' il Paolo di Berto Grassini che compare nel libro del De Roover : Il banco dei Medici dalle origini al declino

 

Il De Roover non lo riconosce

Dice che nel 1385 …….

Verso il 1385 l'azienda sotto la ragione sociale di Vieri de Medici e Iacopo di Francesco Venturi, aveva anche una filiale a Venezia che negoziava cambiali estere , aveva corrispondenti lungo la costa dalmata e a Zara era rappresentata da Paolo di Berto Grassini (Antonio Teja : Aspetti della vita economica di Zara dal 1289 al 1409 , I : La pratica bancaria Zara 1936 pp 74-75,113 )

 

 

UNA CAMBIALE CON GIRATA NEL 1386

 

Per quanto la girata non diventasse di uso generale che dopo il 1600, si possono trovare in epoche assai anteriori ordini di trasferimento scritti sul verso e sul recto delle cambiali , assegni e altri titoli. Alcuni anni fa' il prof. Federigo Mellis scopri una cambiale con la data del 1519 , che portava sul verso una girata ossia un ordine di trasferimento con cui il beneficiario nominava un'altra persona in suo luogo , ordine che venne realmente eseguito secondo una registrazione nel giornale del trattario o pagatore .Altre registrazioninello stesso libro di conti indicavano che la pratica di tali ordini , sia sul titolo stesso che su lettere separate , poteva essere anche piu' antica .Il prof. Mellisnon si aspettava che fosse tanto piu' antica , finche non scopri nell'archivio Datini una tratta del 1410 con una girata , e una lettera del 1394 con cui il beneficiario di una cambiale ordinava che fosse pagata a un terzo , richiesta che il trattario soddisfece . Due osservazioni vanno fatte a questo riguardo: prima, la girata era tutt'altro che comune , poiche' il prof. Mellis ne trovo' solo una fra le migliaia di cambiali dell'archivio Datini; seconda , l'ordine di trasferimento non era sempre scritto sul titolo medesimo , ma qualche volta su un foglio di carta separato.

Fino ad oggi , il piu' antico esempio conosciuto di questo procedimento risale al 1386 .Si tratta di una cambiale spiccata l'11 aprile 1386 a Firenze da Iacopo Ardinghelli e C su Antonio di messer Luca in Zara .Poiche il datore , la ditta Guido Fagni e C , non aveva corrispondenti a Zara , si richiese al trattario di pagare a Nannino Pellacane di Venezia << o a chui vi scrivesse >> In conseguenza il 4 giugno 1386 Nannino Pellacane scrisse una nota separata ordinando al trattario di pagare a Paolo di Berto Grazzini , allegandola alla cambiale . Il 28 giugno 1386 la cambiale fu protestata perche il beneficiario insiste' per essere pagato in fiorini ungheresi correnti a Zara e non volle accettare i fiorini fiorentini col giglio , offerti in pagamento dal trattario

( DE ROOVER IL BANCO MEDICI : fonte Antonio Teja : Aspetti della vita economica di Zara pp 68 , 75-77 , 113-115 )

 

 

 

 

……. Nel carteggio Chiarini e’ una lettera di Pagolo Carnesecchi a Piero di Bernardo Chiarini , colla data del 17 giugno 1395 : ne risulta che

detto Pagolo aveva affari anche coi Chiarini

 

  Atti e memorie, Volume 7‎ - Pagina 49

Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria - 1921

Nel carteggio Chiarini è una lettera di Pagolo Carnesecchi a Piero di Bernardo
Chiarini, colla data 17 giugno 1395: e ne resulta che detto Pagolo avea ...

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Pagholo Carnesecchi ha intorno al primo decennio del 1400 una societa' con che commercia la seta ed in una che si occupa della lana

socio di Francesco Baroncelli di Cionaccio che molto probabilmente operava in Ungheria immatricolata nell'arte della seta

e poi di una compagnia che comprendeva suo figlio Simone e Fronte di Antonio di Piero immatricolata nella Lana

 

 

 

Dalla portata dei figli di Paolo nel 1427 : un credito coi Peruzzi e una compagnia in Ungheria

 

Simone di Paolo e fratelli Carnesecchi nella foto 09 parlano di una compagnia in Ungheria fatta dal padre e nella foto 12 parlano di un debito
con Berto e Ridolfo Peruzzi per motivo non meglio specificato.

Terminano: Per cagione che di questa recata non si chiarisce interamente le nostre sustanze perche' abbiamo aspettare conti e saldi d'Ungheria e per
cagione di detta compagnia siamo creditori di Berto e Ridolfo Peruzzi e de' Zati di Vinegia e d'altri che per al presente non si possono chiarire

 

 

 

 

Paolo di Berto di Grazzino Carnesecchi in Ungheria

 

The Florentine Scolari Family at the Court of Sigismund of Luxemburg in Buda

Katalin Prajda ( European University Institute )

 

http://academia.edu.documents.s3.amazonaws.com/1874407/JEMH_14_6_513-534.pdf

 

http://www.carnesecchi.eu/Ungheriakatalinprajda1.pdf

 

 

 

 

Secondo la portata del 1427 i figli di Paolo Carnesecchi vantano un credito per gli affari ungheresi del padre

Masolino nel 1425 abbandona la cappella Brancacci per andarsene in Ungheria secondo alcuni chiamato da Pippo Spano

Paolo C. e’ presente in Ungheria da tempo

http://www.carnesecchi.eu/Ungheriakatalinprajda1.pdf

la cosa mi fa un po pensare

Nei quadri, stemmi , cassoni matrimoniali

lo stemma dell'uomo e' a sinistra di chi guarda quello della donna alla destra di chi guarda

per cui la Madonna di Brema di Masolino ci parla di un matrimonio di un uomo Carnesecchi con una donna dei Boni nel 1423

potrebbe essere Berto di Zanobi di Berto nipote di Paolo Carnesecchi la cui prole e' compatibile con quella data

 

 

 

 

 

ASSICURATORE

 

 

 

 

 

IL BANCO DI VIERI DEI MEDICI

 

Sul banco di Vieri de Medici il De Roover dice :

gli storici non hanno rivolto la loro attenzione ad un parente lontano , messerVieri di Cambio ( o Cambiozzo ) de Medici (1323-1395 ), il quale divenne dopo il 1370 uno dei principali banchieri fiorentini .Quest'uomo e' importante , perche' non vi e' dubbio che il banco Medici fondato da Giovanni di Bicci fu una derivazione bancaria di Messr Vieri . Tanto Giovanni che il fratello maggiore Francesco furono impiegati in questa azienda , apprendisti prima poi fattori poi soci.

Messer Vieri non apparteneva , come il suo lontano parente , al ramo di Cafaggiolo o di Averardo , ma ad un altro che traeva origine da Lippo di Chiarissimo . Da questo stesso ramo proveniva Salvestro di messer Alamanno , primo cugino di Vieri che ebbe una parte cosi rilevante nel tumulto dei Ciompi (1378). Vieri fu uno dei pochi Medici che ricevette la dignita' cavalleresca .Nel 1348 Vieri di Cambio fu iscritto all'arte del Cambio . Rimase negli affari di banca per piu' di quarant'anni , formando una successione di compagnie ed estendendo a poco a poco la sfera dei suoi interessi , diretti al commercio oltre che alla banca , come dimostra il fatto che nel 1369 la compagnia " Vieri di Cambio de Medici e C " risulta tra le ditte fiorentine che spedivano merci attraverso il territorio pisano ( S.L. Peruzzi Storia del commercio e dei banchieri di Firenze (Firenze 1868) p 221 Cfr Pietro Silva L'ultimo trattato commerciale tra Pisa e Firenze <<Studi storici>> , 17 (1908) p 680 )

Verso il 1385 l'azienda sotto la ragione sociale di Vieri de Medici e Iacopo di Francesco Venturi, aveva anche una filiale a Venezia che negoziava cambiali estere , aveva corrispondenti lungo la costa dalmata e a Zara era rappresentata da Paolo di Berto Grassini (Antonio Teja : Aspetti della vita economica di Zara dal 1289 al 1409 , I : La pratica bancaria Zara 1936 pp 74-75, 113 )

Secondo i documenti dell'arte del Cambio , Francesco di Bicci de Medici (c1350-1412 )non fu ammesso come socio minore prima del 1382 .Gli altri soci di Vieri erano in questo tempo : Niccolo' di Riccardo Fagni o del maestro Fagno , Giovanni di Arrigo Rinaldeschi da Prato e Iacopo Venturi . Nel giro di otto anni , Francesco di Bicci de Medici sali al grado di socio maggiore : una cambiale del 4 luglio 1390 , che e' nell'archivio Datini , e' emessa a favore di << Messer Vieri e Francesco de Medici>>in Genova , il che fa supporre filiali del banco di Vieri in tutta Italia .

Oltre alle filiali di Venezia e Genova , ne aveva una a Roma , il cui direttore fin dal 1385 fu fu Giovanni di Bicci , fratello minore di Francesco , la stessa persona che piu' tardi fondo' il banco Medici e divenne il capostipite dei Medici del ramo regnante .(Giovanni di Bicci si iscrisse all'Arte del Cambio il 14 febbraio 1386 , a 26 anni ASF ,Arte del Cambio 12 c 50 )

Indubbiamente la filiale di Roma fu fondata come compagnia separata , in cui Giovanni di Bicci partecipava come socio minore e direttore della filiale , secondo il costume che piu' tardi fu adottato dal suo stesso banco ._Forse egli investi i 1500 fiorini della moglie Piccarda Bueri portatigli in dote nell'ottobre 1385 (Brucker the Medici p 11 ) . Dal 1386 al 1393 quella compagnia fu conosciuta sotto il nome di << Vieri e Giovanni de Medici in Roma >>. Questa e' la prova decisiva , perche' e' la ragione sociale adoperata nel 1392 nella sottoscrizione di cinque lettere dirette alle compagnie di Francesco Datini in Firenze , Pisa e Genova .

L'associazione di Giovanni di Bicci con Vieri di Cambio termino' al piu' tardi nel 1393, perche da allora in poi le lettere conservate nell'Archivio Datini e inviate al banco Medici di Roma omettono il nome di Vieri e portano la sottoscrizione << Giovanni de Medici e compagni in Roma>> E' probabile che Vieri in eta' di oltre settantanni si ritirasse dagli affari per malattia ; sappiamo infatti che mori' due anni dopo (13 settembre 1395 ). Un articolo nel primolibro segreto , cominciato nel 1397 , conferma che Giovanni di Bicci quando fondo la propria azienda fu costretto a rilevare tutte le attivita' e le passivita' di << Messer Veri e compagni >>, cioe' della compagnia sua e di Vieri compreso un certo numero di crediti inesigibili . La nuova compagnia nel nome suo di Giovanni aveva come socio minore Benedetto di Lippaccio dei Bardi che divenne poi direttore generale del banco mediceo.

Il banco di messer Vieri di Cambio dopo il suo scioglimento nel 1392 o 1393 si divise in tre distinte unita' . La prima fu una ditta fondata dal nipote di Vieri , Antonio di Giovanni di Cambio de Medici ( m. 1397 ), con Iacopo di Francesco Venturi e Giovanni di Salvestro come soci ; non duro' a lungo e i documenti dell'Arte del Cambio cessano di ricordarla dopo il 1395 . La seconda fu il banco fondato da Francesco di Bicci sotto il nome di suo figlio Averardo di Francesco (c.1372-1434).Quest'azienda per quanto non cosi potente come il banco di Giovanni di Bicci , duro' un certo numero di anni e fini soltanto nel 1443 , molto tempo dopo la morte di Averardo . La terza era situata a Roma e gestita da Giovanni di Bicci , fratello minore di Francesco : e' questo il banco che divenne tanto famoso che passo' negli annali della storia .

Sebbene Vieri di Cambio fosse vecchio quando , nel 1393 , si ritiro' dagli affari , i suoi due figli , Nicola (1385-1454) e Cambiozzo o Cambio (1391-1463) erano ancora bambini e non potevano quindi succedere nella direzione degli affari . Questo spiega perche' Vieri , sentendo venir meno le forze , affidasse l'azienda a lontani parenti piuttosto che ai propri figli . Nicola e Cambio piu' tardi entrarono in compagnia e fondarono una casa bancaria con propri uffici a Firenze e a Roma , che pero' a causa della loro incompetenza , non ebbe fortuna . Verso il 1433 , i due fratelli avevano gia' venduto la maggior parte dei beni immobili per pagare i debiti del loro banco Essi e i loro discendenti si ridussero in povertae caddero in oblio

Quando, nel 1438 , il giovane Giovanni di Cosimo de Medici (1421-1463 ) portava a termine il suo apprendistato a Ferrara , che a quel tempo era la sede temporanea della corte papale , il suo precettore , ser Giovanni d'Ottaviano Caffarecci da Volterra , lo esorto' ad applicarsi con zelo al suo lavoro e gli ricordo' la sorte di Niccola e Cambio di messer Vieri , che avevano perduto i beni paterni per l'inesperienza e l'ignoranza nelle cose d'affari.

Gli storici , anche italiani , hanno spesso confuso il banco Medici fondato da Giovanni di Bicci con l'azienda rivale fondata dal suo nipote Averardo di Francesco di Bicci . In realta' erano due entita' distinte…………………………………….

 

 

 

 

Ritornando al nostro Paolo di Berto Grazini agli inizi del 400 raggiunta un eta' piu' matura sembra essere piu' presente a Firenze e quindi dedicarsi con maggior vigore all'attivita' politica

 

4 volte Priore nel 1400 , nel 1409 , nel 1415 , nel 1422

2 volte Gonfaloniere di giustizia 1404 1415

Buonuomo nel 1395, nel 1421, nel 1425

Gonfaloniere di compagnia nel 1393 ( Pagholo di Berto Gratini -------------Alle bocche della piazza )

Console delle arti per i medici e gli speziali 13 volte e per la mercanzia 11 volte

Era eletto nei dieci di Balia nel 1405 , quando si tratto' di ricevere la citta' di Pisa in dedizione e di impadronirsi anche delle altre fortezze

Nel 1407 fu commissario di Pisa

Nel 1417 fu ambasciatore a Bologna ( fonte : Scipione Ammirato )

Nel suo libro " Dal comune alla signoria "Gene Brucker ricostruisce la storia di Firenze dal 1382 al 1434 attraverso l'esame delle consulte.

In tale ricostruzione Paolo Carnesecchi , che viene definito un ricco mercante , appare con una certa frequenza dal 1414 in avanti

 

Documenti di storia italiana - Pagina 460
di Deputazione toscana di storia patria
... dove per tutti parlavano il nostro Rinaldo e Paolo di Berto dei Carnesecchi.
Trattandosi delle istruzioni da darsi agli oratori, erano essi di parere, ...
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Documenti di storia italiana - Pagina 344
di Deputazione toscana di storia patria
Risposero per tutti Paolo di Berto Carnesecchi e Bartolommeo di Niccolo Valori.
... di comunicare agli oratori in Roma le lettere dell'oratore in Venezia. ...
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( da "Ricordi di Bonaccorso Pitti ")

Adì primo di luglio l' anno 1422 entrai gonfaloniere di giustizia. I Priori miei compagni furono Bonaccorso di Paolo Corsellini ottonaio, Baldo di Nofri di Baldo correggiaio, Bernardo di Bartolomeo Gherardi, Simone di Lapo di Francesco Corsi, Domenico di Bartolo Ottavanti, Manno di Giovanni di Temperano Manni, Paolo di Berto Carnesecchi, Antonio di Tomaso di Guccio Martini. E ricordo che al nostro tempo mandammo ambasciadore a Roma. Togliemmo per raccomandato messer Tomaso da Campo Fregoso signore di Sanrezana. Soldammo il signor Braccio dal Montone signor di Perugia ecc. con lance mille, e fanti trecento in aspetto. Facemmo lega col Signore di Lucca per 5 anni. Mandammo ambasciadori al duca di Melano. Facemmo lezione d' ambasciadore al duca di Savoia, e facemmo molte altre cose utili per la nostra Replubbica, e mandammo ambasciadore a Vinegia. Fu nostro notaio ser Antonio di ser Michele da Ricavo; e mandammo le grosse galee.

 

 

 

Archivio di Stato di Prato, Datini, 340, Lettere Firenze-Prato Francesco di Lapo Federighi a F.D., arr. 27.7.1409

Francesco Datini si lamenta per gravezze impostegli. Francesco Federighi interviene con gli sgravatori: Giovanni Orlandini, Pagholo Charnesecchi

 

 

 

 

ARROTO in PARTE GUELFA nel 1413

(dai " Ricordi di Bonaccorso Pitti ")

Nel detto anno 1413 adì 8 di giugno, essendosi fuggito da Roma papa Giovanni XXIII, per la presa che lo re Lanzelao avea fatta di Roma, giunse a Santo Antonio del Vescovo, e quivi andarono i signori Priori a vicitarlo e fargli la debita reverenzia. E quivi stette insino adì [...]... di novembre; e qui in Firenze furono alloggiati i suoi cardinali e' suoi cortigiani; e nel tempo che ci stette, compilò e conchiuse la lega con questo Comune. Andonne a Bologna.

Nel detto anno del mese di novembre trovandosi de' Capitani di Parte Guelfa

Giovanni di Gianozo Vettori , Niccolò di Nino Orlandi , Inghilese di Simone Baroncielli , Iacopo di Piero Gherardini , Piero di Giovanni Anselmi , Luca di Giovanni di Luca Pezaio , Giraldo di Lorenzo Giraldi , Dingo di Guerriante Marignolli e Andrea di Guiglielmino de' Pazzi, provvidono con maturi consigli di grande nomero di Guelfi richiesti, che per lo Consiglio ordinario di Cento e poi per quello de' Sessanta, e' presono balia insieme co' loro Collegi e con 96 arroti guelfi di riformare gl' uffici di quella Casa con nuovo squittino, e d' annullare e ardere tutti gli squittini per adrieto fatti: e così feciono. E ciò si mossono a fare perché quella Casa era molto vilipenduta del suo usato onore e reputazione; e tanto era mancata, che a grande pena trovavano i capitani cittadini che facessono loro compagnia per andare all' offerte ordinate per quella Casa. E ciò intervenia per isdegno che i buoni e veri Guelfi aveano di vedere molti Ghibellini e nuove genti e di vile condizioni entrati negl'uffici di quella Guelfa e loro Casa. E i Collegi e arroti, che furono a fare la detta riformazione e squittino, furono questi, ciò è: Messer Lorenzo Ridolfi , Bartolomeo di Tomaso Corbinelli , Barduccio di Franciesco Canigiani ,Stefano di Corsino de' Corsini , Agnolo di Giovanni da Uzano , Giovanni di Franciesco Bucielli , Rinieri di Bardo Bagnesi , Gherardo d' Ormanno Foraboschi , Iacopo di Lutozzo Nasi , Biagio d' Agnolo bicchieraio , Chirico di Pero Tornaquinci , Antonio di messer Luca da Panzano , Fabbiano d' Antonio Martini , Spinello di Giovannello Cavicciuli , Simone di Niccolò Salviati , Salvestro di Lodovico Cieffini , Bernardo di Vanni Vecchietti , Giovanni di Giovanni Aldobrandini , Betto di Giovanni Busini , Giacoppo di Vanozzo de' Bardi , Giovanni di ser Dato maliscalco , Niccolaio di Pepo degl' Albizi , Salvestro di Tomaso Popoleschi , Lorenzo di messer Gherardo Bondelmonti , Bernardo di messer Biagio Guasconi , Benedetto di Caroccio degli Strozi , Giramonte di Guido Frescobaldi e Andrea di Guccio rigattiere Bartolo di Giovanni Canacci , Lodovico di Iacopo Giandonati , Matteo di Nuccio Solosmei Questi scritti di sopra furono Priori della Parte Guelfa;

e quelli scriverò nell' altro colonnello furono i segretari della detta Parte Guelfa.

Piero di Bernardo della Rena , Piero di Giovanni di Neri dal Palagio , Pierozo di Franciesco degl' Agli e Puccino di ser Andrea armaiuolo.

Quartiere di San Spirito. Arroti

Scala: Bernardo di Castello Quaratesi , Niccolò di Benozo Grasso , Astore di Niccolò di Gherardino Gianni , Giovanni di Lodovico di Banco , Firenze del PanciaNicchio:Paolo di Franciesco Biliotti , Piero di [Bernardo Magli] , Niccolò di messer Donato Barbadoro , Bartolo di Noffo Ridolfi , Ricciardo di Niccolò di NomeFerza:Davizino di Chele Amirati ,Bonacorso di Neri Pitti , Piero di messer Zanobi da Mezola , Bartolo di Piero Strada , Giovanni di Michelozo coreggiaio

Drago: Vannozo di Giovanni Serragli , Piero di [Francesco] del Soldato , Giovanni di Niccolò Soderini , Filicie di [Michele] Brancacci , Piero Lapini legnaiuolo

Carro: Giovanni di Nofri Arnolfi , Matteo di Michele Castellani , Andrea di [Sandro] Ragugi , Antonio di Piero di Fronte ,Antonio di Vanni Mannucci

Bue: Forese d' Antonio Sacchetti , Paolo di Bardo Mancini ,Gieri di Iacopo Risaliti ,Maso di Taddeo Borghini , Lorenzo di Giovanni coreggiaio

Lion nero: Andrea di [Francesco] Peruzi vocato Siepe , Giovanni di Francieschino Pepi , Manetto di Tuccio Scambrilla , Giannozo di [Zanobi] Cafferelli
Corsetto di Iacopo Arighetti

Ruote: Andrea di Niccolò Giugni , Antonio di messer Niccolò da Rabatta ,Lapo di Giovanni Niccolini , Franciesco di Biagio Lioni , Iacopo di Dino coreggiaio

Vipera: Adovardo di Lodovico Acciaiuoli , Bartolomeo di Bardo Altoviti , Lionardo di Marco di Giotto Fantoni , Pera del Pera Baldovinetti , Carlo di ser Tomaso Redditi

Unicorno Messer Rinaldo di Gianozo Gianfigliazi , Messer Cristofano d' Anfrione Spini , Tommaso di Neri Ardinghelli , Bartolomeo di Lionardo Bartolini
, Betto di Giovanni Rustichi

Lion rosso: Ugolino di messer Albizo Ruciellai , Tommaso d' Andrea Minerbetti , Mariotto di Piero della Morotta , Arigo di [Giovanni] Mazinghi , Manno di Bonuccio banderaio

Lion bianco: Antonio di Cipriano Mangioni , Paolo di [Bernardo] Bordoni , Niccolò di Tommaso Malegonelle , Gieri del Testa Girolami , Iacopo di Monte di Pugio

Lion d' oro: Giovanni di Bicci de' Medici , Rinaldo di [Filippo] Rondinelli , Ugo d' Andrea da la Stufa , Nerone di Nigi di Nerone , Lorenzo d' Andrea beccaio

Drago San Giovanni: Paolo di Berto Carnesecchi , Niccolò di Bernardo Sassi della Tosa , Tommaso di Iacopo Pecori , Filippo di [Arrigo] Arigucci
Tommaso Guidotti legnaiuolo

Chiavi: Bartolomeo di Niccolò di Taldo Valori , Luca di Manetto da Filicaia , Bernardo di Vieri Guadagni , Fillppo di Salvi di Fllippo , Paolo di Franciesco Gherucci

Vaio: Nofri di Giovanni Bischeri , Bartolo di Ruberto Cortigiani , Bartolomeo di Iacopo Gherardini , Bartolo di Giovanozo di Bartolo Bonafede , Lionardo di Salvestro brigliaio

GrandiGrandi Giovanni di Guerrieri de' Rossi , Gherardo di Gherardo Bondelmonti , Ciesare di Giramonte de' Bardi , Piero d' Aghinolfo de' Bardi
Amerigo di Giovanni Frescobaldi , Testa di Giovanni Tornaquinci , Tieri di Franciesco Tornaquinci , Bernardo di Bernardo Cavalcanti , Baldassarre di Bartolomeo Foraboschi , Cipolla d' Messandro degli Agli , Attaviano di Cacciatino Gherardini , Amerigo di Niccolò Cavicciuli , Franciesco di Giecie de' Pulci , Piero d' Adovardo degli Agli , Apardo d' Apardo Donati , Bindo di Franciesco degli Agli

 

 

 Sara’ ambasciatore a Bologna nel 1417 ( Scipione Ammirato : Istorie fiorentine )

Istorie fiorentine - Pagina 45
di Scipione Ammirato, Luciano Scarabelli - 1853
... co'loro castelli, e quella di Ludovico degli ... Bolognesi negato a Paolo
Carnesecchi ea Neri Vettori mandati di Firenze a quelli anziani, ...

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Un primo testamento : 

3/7/1387

Testamentum Pauli olim Berti Grazzini Duranti populi S. M. Maioris. Il compilatore annota nel margine sinistro: "Carnesecchi"

Notaio Niccolò di Piero Mazzetti da Sesto (1370-1391).

Manoscritto 514

 

 

Un secondo testamento :

 

Grazie alle chiarificazioni di Ugo Procacci abbiamo oggi la possibilità di riconoscere nel 1428 un preciso terminus ante quem: infatti in un atto notarile del 29 gennaio di quell'anno, si dichiara che Paolo di Berto di Garzino de' Carnesecchi in suoi codicilli testamentari risalenti ad un anno prima (e cioè al gennaio 1426/27) aveva indicato i nomi delle persone cui sarebbe spettata la decisione circa l'elezione del cappellano "cappellae per eum ornatae et factae in dicta ecclesia Sanctae Mariae Maioris sub vocabulo Sanctae Catharinae et sui altaris, et alia plura ut latius et plenius constat per dictos codicillos". Si tratta evidentemente di disposizioni date dal testatore poco prima della morte, che infatti avvenne di lì a poco, il 6 febbraio 1426/27. Le persone deputate, tra cui la vedova del defunto, monna Simona, e i tre figli maschi del testatore adempivano ora all'incarico avuto e pochi giorni dopo l'ecclesiastico su cui era caduta la scelta (già identificato nell'atto precedente) ricevé la nomina ufficiale. In questa seconda parte del documento si hanno quelle specificazioni in più circa la cappella che permettono di circoscriverne la datazione: la si definisce infatti "cappellae et altaris Sanctae Catharinae erectae et factae per dictum olim Paulum patrem ipsorum in ecclesia Sancta Mariae Maioris de Florentia, fulcitae tabulae, paramentis et aliis ad dictam cappellam, necessariis pietrae et armis dicti Pauli designatae". Dall'atto notarile si può quindi dedurre che nel gennaio 1427 la tavola dell'altare era già stata fatta, ma non si può dire da quanto tempo.

 

Non conosco il riferimento archivistico per ritrovare il testamento di Pagholo Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

LA CAPPELLA DI PAOLO CARNESECCHI IN SANTA MARIA MAGGIORE

I RAPPORTI CON MASOLINO MASACCIO E PAOLO UCCELLO

 

Ritroveremo Paolo ( tratteremo a parte l'argomento ) quale fondatore nel 1405 di una Cappella a suo nome in santa Maria Maggiore in cui lavoreranno Masaccio , Masolino e Paolo Uccello

 

 

 

Masaccio , Paolo Uccello, Masolino

 

 

Paolo Carnesecchi occupa un posto importante nella storia dell'arte

Nella sua cappella lavorarono insieme Masaccio e Paolo Uccello due padri della prospettiva, e Masolino

Inizio quindi qui nella cappella di Paolo Carnesecchi in Santa Maria Maggiore la collaborazione tra Masaccio e Masolino 

Vedi la pagina

 

 

 

 

Rapporto con le ARTI dei Grazini

 

 

Della carriera politica dei tre fratelli quello che colpisce in modo particolare e' il rapporto dei figli di Berto di Grazino con le Arti , in particolare con l'Arte dei Medici e Speziali e con le magistrature della Mercanzia ( vedi pagina 2 )

Io ho utilizzato i dati della Brown University che coprono solo il periodo dal 1993 al 1421

Questo rapporto intensissimo deve pur significare qualcosa !!!!!!

 

Carnesecchi consoli dell'Arte dei Medici e degli Speziali

 

Mancano i dati antecedenti al 1393 e dall'agosto 1421 all'agosto 1429

 

1394

Paolo

1404

Paolo

1414

Paolo

1395

 

1404

Cristofano

1414

Zanobi ( muore tra il 16 e il 17 )

1396

Paolo

1405

Zanobi

1415

Paolo

1397

Cristofano

1406

Paolo

1415

Cristofano ( muore tra il 16 e il 17 )

1398

Paolo

1407

Cristofano

1416

Paolo

1399

 

1408

Paolo

1417

 

1400

Paolo

1409

Cristofano

1418

Paolo

1400

Cristofano

1410

Zanobi

1419

 

1401

Zanobi

1411

Cristofano

1420

Paolo

1402

Cristofano

1412

Zanobi

1421

………………………………….Mancano dati

1403

Paolo

1413

Cristofano

1422

………………………………….Mancano dati

 

 

 

 

 

 

Inoltre Paolo (Pagholo ) di Berto di Grazino e' Console per la Mercanzia negli anni :

1401,1405,1406, 1408,1409,1411,1413,1415,1416,1418,1420,1421

 

 

 

 

 Il Brucker basa la sua analisi del periodo 1382-1433 sui partecipanti alle consulte ma forse trascura una parte del panorama politico che si esprimeva in altro modo

 

 

 

 

 

 

Sua moglie e’ madonna Simona ( compare nella portata di Simone e fratelli nel Catasto 1427 )

I tre figli maschi di Paolo sono : Simone , Antonio , Giovanni ne conosco anche una figlia femmina : Maddalena , sposa ad Parente di Michele di ser Parente (Serparenti) ( fonte dr Piccardi )

Simone nato nel 1391 compare anche a nome dei fratelli nel catasto del 1427

Simone di Paolo di Berto di Grazino di Durante fiorini 10346 bocche 6 anni 36 

 

 

probabilmente vi era un quarto figlio Piero che compare nelle pratiche e muore prima del catasto del 1427

 

 

Piero di Pagolo Carnesecchi

01/09/ 1423 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali 718

Simone di Pagolo Carnesecchi

1420 immatricolato all’Arte della Lana716

01/09/1421 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali717

Antonio di Pagolo di Berto Carnesecchi

Membro immatricolati dell’Arte dei Medici e Speziali719

01/05/1437 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali 720

Giovanni di Pagolo di Berto Carnesecchi

01/01/1436 consolo dell’Arte di Por Santa Maria721

Pagolo di Berto Carnesecchi

01/09/1408 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali706

01/09/1416 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali 707

01/09/1418 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali 708

01/09/1420 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali 709

01/09/1424 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali 710

01/09/1426 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali 711

 

Ho dal dr Paolo Piccardi :

 

Manoscritto 501 ASFi

 

(4) Contratti di matrimonio e parentadi

 

1400 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.59) f. 1000

1404 Parenti di Michele Serparenti e Maddalena di Paolo di Bartolommeo di Grazzino Carnesecchi f. 1000 (c.332)

1417 Berto di Zanobi Carnesecchi (c.279) f. 1200

1421 Gio. di Niccolo' di Matt.o Carnesecchi (c.102) f. 604

1426 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.29) f. 1100

1430 Luca di Gio. Carnesecchi (c.88) f. 350

1434 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.90) f. 1050

1442 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.3) f. 900

1446 Luca di Luca Carnesecchi (c.90) f. 1000

1446 Carlo di Bernardo Carnesecchi (c.165) f. 833

 

 

 

 

 

 

 

PAOLO CARNESECCHI E L'AFFITTO DEI BAGNI TERMALI DI VOLTERRA

 

Verso la fine del secolo la Repubblica di Firenze gettò gli occhi sui Bagni a Morba, inviando sul posto il celebre medico Ugolino da Montecatini ed il cancelliere Coluccio Salutati, per un preliminare esame. Il territorio fiorentino difettava di sorgenti termali,

e non era senza disappunto che la città del San Giovanni vedeva i cittadini recarsi per le loro cure nel Senese, in Lucchesia o nella Romagna (56). Più gradito sarebbe tornato il soggiorno nel territorio di Volterra, che, legato ai Fiorentini da perpetua alleanza e protezione, era da questi considerato un’appendice del loro Stato. La località fu evidentemente giudicata di pieno gradimento, se il Bagno, con quattro staiora di terreno

intorno, venne locato dal Comune di Volterra alla Repubblica fiorentina per anni 29 (57). Fu poi restituito ai Volterrani nel 1443.

 

 

(57) L’atto fu stipulato il dì 8 marzo 1388 (st. f.) (ASCV., Campioni e catasti, E nera, I, c. 2). Il contratto di affitto è in relazione all’ambasceria di Paolo Carnesecchi, la quale seguì evidentemente la visita di Ugolino e del Salutati.

Nel 1388, dopo un’ambasceria di Paolo Carnesecchi, i bagni furono locati alla Rep. fiorentina, che si obbligò a versare fl. 10 d’oro all’anno e costruire fabbriche e muraglie. A tale scopo fu eletto a Firenze un Magistrato, i cui funzionari furono chiamati uffiziali del Bagno (MAFFEI mss. cit., c. 4 t., TARGIONI, III, p. 394). Nel 1394 furono rinnovati gli uffiziali per fare le muraglie ai bagni (GIULI, op. cit., p. 28).

Ecco come nella rilevazione catastale del 1427 dei beni del Comune sono segnati i Bagni a Morba: " Bagni da Morba che confina colla corte di Montecerboli, coi beni della pieve di Morba e i beni del vescovado di Volterra, e decti bagni tiene a fitto el Comune di Firenze

dal Comune di Volterra e mai se ne pagò alcuna cosa " (ASF., Catasto, reg. 240, c.383).

 

Dalla descrizione di Ugolino, molteplici sono le testimonianze sulla notorietà e sull’efficacia curativa di quelle acque da parte dei naturalisti più celebrati del ‘400 e ‘500 (58).

(58) UGOLINO DA MONTECATINI, MICHELE SAVONAROLA, MENGO BLANCHELLO FAENTINO, BARTOLOMEO TAURINENSIS, GIORGIO AGRICOLA, nel trattato De Balneis, omnia quae extant apud graecos, latinos et

 

Il fatto di essere frequentate da Lorenzo de’Medici ne aumentò grandemente la fama, ed è una prova evidente del loro beneficio la gelosa attenzione con la quale i familiari del Magnifico ne sorvegliavano l’esercizio. Il medico Piero Leoni da Spoleto eseguì per incarico di Lorenzo e di sua moglie Clarice un’accurata inchiesta sulle proprietà di ogni singola sorgente (59). La ragione precipua del credito dei Bagni a Morba era determinata

dalla varietà delle sorgenti termali e dalla natura delle acque, atte a curare differenti affezioni (60). Si contavano tre bagni nell’interno dell’edifizio termale (Doccia, Cacio cotto, Sotto la scala) e due all'esterno (Bagno al piano, Bagnolo). Mentre le sorgenti del Bagnolo, del Piano, della Scala sembra fossero indicate nelle malattie del ricambio, nelle affezioni renali e intestinali, alle altre accorrevano i sofferenti di dolori artritici, affezioni cutanee, gotta, " frigidità di stomaco ", " umidità catarrali ", ecc. (61). Tutte queste acque erano di natura sulfurea, ma più particolarmente ne risentivano quelle del Cacio cotto e della Doccia, essendo ricchissime di idrogeno solforato (62).

I Bagni a Morba, dalla loro fama medievale, sfiorirono lentamente nel Cinquecento, per decadere poi in modo completo. Nel 1617 parte dell’edifizio era già in rovina (63).

Nel 1803, per opera dei volenterosi proprietari delle sorgenti, ne fu intrapresa la riattivazione, ma pare che questa lodevole iniziativa non avesse seguito (64), poichè solo nel 1815 furono riaperte da Francesco Lamotte. Il fisico Carlo Matteucci, che ebbe l’incarico di analizzare le acque (ben dodici analisi furono eseguite), dichiarò che il Bagno a Morba aveva tutti i requisiti per divenire uno dei primi stabilimenti termali d’Italia. Purtroppo anche l’entusiasmo del Lamotte si esaurì ben presto (65) e quelle celebri sorgenti mai più furono tolte da deplorevole abbandono.

http://www.bibar.unisi.it/sites/www.bibar.unisi.it/files/testi/monografie/fiumi/04.pdf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Mattei

 

 

DISCENDENZA DI NICCOLO'

 
 
GIOVANNI MATTEO GINEVRA GENTILE
 
 
 
 

 

GINEVRA figlia di Niccolo'

 

Notarile antecosimiano 18662

Pag. 18r

23/7/1375

Actum in pp. S. Tome dOstina. D.na Ginevra filia emancipata Niccholai Mattei Durantis pp. S. M. Maioris de Flor. Et uxor olim Teri q. Berti Teri pp. S. Fridiani de Flor. Agisce in favore del figlio infante (potrebbe essere nato dopo la morte del padre) e ne affida l' amministrazione dei beni ad alcuni soggetti, fra i quali Zenobium Berti Gratini pop. S. M. Maioris. La moglie di Niccolo' di Matteo Duranti si chiama Jacoba.

 

 

 
 

GENTILE

 

 
 
 

Rappresentano il ramo della famiglia legata ai possessi fondiari slegata dai traffici ( o comunque scarsamente fortunata : Giovanni di Niccolo ) mi sembra vada incontro ad un progressivo impoverimento .

E' da notare che sembra che i rapporti parentali tra i Mattei sembrino alquanto allentati forse per motivo di una lite tra Giovanni e suo nipote Luca di cui era tutore e forse per questo

 

 

Sono :

Ginevra di messer Niccolo di Matteo di Durante Carnesecchi

Gentile di messer Niccolo di Matteo di Durante Carnesecchi

Giovanni di messer Niccolo di Matteo di Durante Carnesecchi

Matteo di messer Niccolo di Matteo di Durante Carnesecchi

Luca di ser Filippo di Matteo di Durante Carnesecchi

 

 

 

Giovanni di Niccolo di Matteo di Durante Carnesecchi

 

 

 

Sembra nato nel 1361 secondo i dati del catasto del 1427 infatti dichiara 66 anni ( ma non e' detto sia questa la sua eta' )

Priore nel 1397 e nel 1414

Buonuomo nel 1398 nel 1426 nel 1430

Gonfaloniere di compagnia nel 1401 (Giovanni di Nicholo' Mattei per il quartiere Sancto Iohanni --Alle bocche della piazza)

 

 

 

 

 

 

Nel 1397

 

 

8

10

99

5

1381

0

amerigo

simone

benci

28

4

1397

8

10

99

5

1391

0

matteo

niccolo

corsini

lanaiuolus

28

4

1397

8

20

99

5

1381

0

cristofano

giusto

bottarius

28

4

1397

8

20

99

5

1381

0

miniato

dino

miniati

coreggiaio

28

4

1397

8

30

99

5

1381

0

brancazio

domenico

rucellai

28

4

1397

8

30

99

5

1391

0

nofri

giovanni

siminetti

28

4

1397

8

40

99

5

1381

0

giovanni

niccolo

carnesecchi

campsor

28

4

1397

8

40

99

5

1381

0

ugo

bartolomeo

alessandri

28

4

1397

 

 

 

 

 

Per ora so che ha un fratello Matteo e una sorella Ginevra e forse un fratello Gentile

Nel 1420 e' sposato con D.a Lucia di Tommaso di Franceschino di Giovanni Bonaccorsi

Sembra risposarsi nel 1421

 

 

 

 

Ho dal dr Paolo Piccardi :

Manoscritto 501 ASFi

(4) Contratti di matrimonio e parentadi

 

1421 Gio. di Niccolo' di Matt.o Carnesecchi (c.102) f. 604

 

1430 Luca di Gio. Carnesecchi (c.88) f. 350

 

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Piccardi

 

 

Notaio Sante di Giovanni da Castelfranco:

12/6/1391 Atto in San Miniato a Sco.

Lodo di Giovanni di Niccolo' Mattei citt. fiorentino in una controversia fra Segna Dati di Ostina e D.na Piera Cianti.

 

 

Notarile antecosimiano 14492
S. Mora di Bartolo Mannozzi di Castelfranco
Pag. 84v e segg.
19/11/1411
Il notaio registra alcuni contratti matrimoniali rogati a Ostina, tutti con
la presenza, in qualità di testimone,
di Johannes Nicolai Mactei de Carnesechis deFlor.

 

Notarile Antecosimiano 14492

S. Mora di Bartolo Mannozzi

Pag. 100r 17/1/1412 Atto rogato a S. Tomé di Ostina
Si ricorda che nel Dicembre 1411 i sindaci del popolo di S. Tomé Ostina Giovanni di Niccolò de' Carnesecchi di Firenze, Michele Bartoli, Maso Benedetti e Antonio Ciullini di S. Tomé a Ostina hanno affittato a Simone di Biagio un mulino sul fiume Resco.

 

Notarile Antecosimiano 14493
S. Mora di Bartolo Mannozzi

Pag. 87r 6/1/1419 a Cascia. Johannes olim Nicholai de Carnesecchis de Flor.
nomina Antonio Pauli, rettore della chiesa di S. Tome' a Ostina suo
procuratore per il disbrigo degli affari correnti. Nella medesima occasione
Manenti olim Pieri di Viesca, immatricolato all' arte dei vinattieri di
Firenze, nomina un altro procuratore.

Pag. 90r 28/2/1419 Honestus Vir Antonius Pauli, rettore di S. Tome' a
Cascia, risolve alcune pendenze con il vescovo di Fiesole per conto di
Giovanni di Niccolo' de Carnesecchi di Firenze 

 

Notarile antecosimiano 18670

Notaio Ser Santi di Giovanni

abitava a S. Miniato a Sco' loc. Rossolino

Nel 1420 farà testamento lasciando alla chiesa terreni e disposizione di erigere una cappella.

Sono all' ultima filza (la dodicesima), un paccone di fogli sciolti dal 1415 al 1423

Pag. 115

28/10/1420

Johannes olim Niccholai Mattheis de Carnesecchis de Flo. vende a Poggese Poggesi di Ostina un terreno a Ostina loc. Le Doccie.

 

 

 

DONNA LUCIA BONACCORSI MOGLIE DI GIOVANNI

 

Il notarile antecosimiano 18670 di Santi di Giovanni non è rilegato, ma ha due rubriche.

La prima probabilmente si riferisce ad altra raccolta, mentre la seconda riporta due testamenti Carnesecchi.

Per ora ne ho trovato uno:

Pag. 111r

30/8/1420

Atto in Ostina.

Testamento di D.a Lucia di Tommaso di Franceschino di Giovanni Bonaccorsi e moglie di Giovanni di Niccolo' Mattei de Carnesecchis di Firenze.

Sana di mente ma inferma di corpo.

Vuole essere sepolta in S. Maria Maggiore di Firenze se morira' a Firenze, altrimenti nella pieve di Cascia se morira' in campagna.

Lasciti per celebrazioni di messe, piu' i lasciti obbligatori per S. Reparata e per la costruzione delle mura di Firenze.

Eredi Giovanni di Niccol' Mattei de Carnesecchi per 2/3 e i figli (non nominati) per 1/3.

 

 

 

 

E' indicato nelle tratte come Campsor

Nel Medio Evo, prima ancora che sorgessero i primi grandi banchieri che per secoli legarono il loro nome alla storia di re e nazioni, esistevano molti "campsores", ossia cambisti: vale a dire funzionari che si occupavano di cambiare rapidamente i tipi di moneta in uso in un determinato paese, con quelli in corso altrove: veri antenati dei moderni cambiavalute, preziosissimi per rendere più agevoli e semplici i commerci ed i rapporti tra stato e stato.

Più tardi, con il nome di "campsor" si indicò anche il banchiere vero e proprio; mentre il nome "banca" deriva certamente dai banchi o tavoli sui quali i "campsores" posavano il denaro necessario per svolgere la loro attività. Banchi coperti di panno verde, sui quali facevano spicco le borse ben ricolme ed i registri con i nomi dei vari clienti.

 

 

Pag. 155v 10/12/1422

Simone Lachi di San Miniato nomina suo procuratore Johannes Niccholai Mattei di Firenze per difenderlo in una causa. ( I Lachi sono confinanti con i Piccardi a Campiglia)

 

Da cui sembra un avvocato

 

 

Compare nel catasto del 1427 :

 

Giovanni di Niccolo di Matteo fiorini 1496 bocche 3 anni 66

 

 

 

 

Ho dal dr Paolo Piccardi :

Manoscritto 501 ASFi

(4) Contratti di matrimonio e parentadi

 1400 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.59) f. 1000

1404 Parenti di Michele Serparenti e Maddalena di Paolo di Bartolommeo di Grazzino Carnesecchi f. 1000 (c.332)

1417 Berto di Zanobi Carnesecchi (c.279) f. 1200

1421 Gio. di Niccolo' di Matt.o Carnesecchi (c.102) f. 604

1426 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.29) f. 1100

1430 Luca di Gio. Carnesecchi (c.88) f. 350

1434 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.90) f. 1050

1442 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.3) f. 900

1446 Luca di Luca Carnesecchi (c.90) f. 1000

1446 Carlo di Bernardo Carnesecchi (c.165) f. 833 

 

Ha almeno x figli :

……….

Luca

Tommasa sposa a Tommaso di Bartolomeo Del Grasso

Iacoba che sembra nominata nel testamento di Luca di ser Filippo

 

Niccolo' che sembra essere fratello di Luca

 

Niccolo viene nominato se ben intendo quando Luca di Giovanni fa testamento come fratello

Niccolo non compare pero' nella portata del padre Giovanni nel catasto 1427

Niccolo non compare nel testamento di Giovanni padre di Luca

 

 

 

 

 

 

E' chiaramente figlio di Giovanni e gli sopravvive ha un nome caro a Giovanni (quello del padre ) probabilmente e' illegittimo e non eredita dal padre

e' cosa da verificare

 

 

 

MATRIMONIO DI LUCA

 

 

 

Luca di Giovanni e' gia' morto nel 1454

 

 

 

ALTARE DI SAN TOMMASO DI OSTINA

 

 

 Pag. 202r 19/9/1424 Testamento di D.a Tommasa di Giovanni di Niccolo' Mattei de' Carnesecchis di Firenze e vedova di Tommaso di Bartolomeo del Grasso di Firenze.
Vuole essere sepolta nella chiesa di S. Tome' di Ostina.
Vuole che la sua dote sia così utilizzata:
Che venga donata una pianeta con camice, stola e manipolo del valore di fiorini 16 e che si spendano fiorini 4
per abbellire e riadattare l' altare di S. Tome' di Ostina fatto fare dal padre Giovanni. Che fiorini 25 vengano dati al Rettore della chiesa di S. Tome' di Ostina perche' celebri messe e compri ceri.
Fiorini 50 alla chiesa di S. Pier Gattonino in Firenze per messe.
Soldi 20 a S. Reparata di Firenze e soldi 10 per le mura di Firenze (quote obbligatorie)
Lascia fiorini 50 a suo figlio Antonio affinche' studi qualsiasi scienza gli piaccia.
Il resto della dote verra' diviso fra i figli Antonio, Lorenzo, Giuliano e Niccolo'.

 

 

Pag. 226r 25/1/1426 Atto in Montecarelli. Giovanni fu Niccolo' Mattei de' Carnesecchis citt. fiorentino da una parte e Michele Nelli di Menzano dall'altra nomina tre arbitri per dirimere una loro controversia non specificata. 

 

 

nel 1542 i carnesecchi sono ancora legati alla cappella di San Giuliano in San Tommaso a Ostina

 

 

 

 

TUTORE DI LUCA CARNESECCHI

 

 

Luca Carnesecchi , cugino di Giovanni , muore nel 1401 lasciando un figlio da nascere : Luca.

Giovanni ne diventa tutore

Forse per questo motivo e' in contrasto col nipote nel 1427 , forse malcontento dell'amministrazione dei beni  

 

 

Muore intorno al 1431 (vedi tratte ) nell'eredita' non e' nominato Niccolo che pure e' vivo   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Matteo di Niccolo di Matteo di Durante Carnesecchi

 

CARRIERA POLITICA

 

Buonuomo nel 1418

 

 

Notarile Antecosimiano 14493
S. Mora di Bartolo Mannozzi

Pag.78v 20/10/1418 Andrea di Luca di Ostina vende a Cecco di Lorenzo di
Ostina un terreno confinante con Matteo di Niccolò de' Carnesecchi.

 

 

Lo troviamo fidejussore del Da Panzano fratello uterino di Luca Carnesecchi 

 

 

 

Podesta’ di Castel San Giovanni dal 1420 14 agosto al 08 giugno 1421

 

 

 

Carte del Duomo

 Il 19 dicembre 1419 Matteo di Niccolo di Matteo Carnesecchi presta fidejussione per i tre figli di Matteo di messer Luca da Panzano ( fratelli uterini di Luca Carnesecchi ) :

Pro Luca, Tommasio et Matteo alterius Mattei domini Luce de Panzano sive pro heredibus et seu filiis dicti condam Mattei debitoribus Operis pro gratiis prestantiarum in florenis septem auri vel minori quantitate fideiussit Matteus Niccolai Mattei de Carnesecchis et promisit solvere pro dimidia hinc ad per totam diem XVIIII aprilis proxime futuri et pro alia dimidia hinc ad per totam diem XVIIII augusti proxime futuri 1420; et deficiente in prima paga gravetur pro tota summa etc.

 

La delibera relativa si trova nell'apposita sezione dello stesso bastardello: O0201076.036e

Documento o0201076.077vb

 

E' un documento importante per chiarire i rapporti familiari

I rapporti strettissimi di Luca Carnesecchi con i suoi fratelli uterini Da Panzano sono sottolineati dal coinvolgimento di Matteo Carnesecchi come fidejussore

 

ho trovato tracce solo di una figlia Luisa sposata con un Bardi

 

 

Ma nelle portate del catasto 1427 nella definizione di ceti confini viene spesso nominato L'EREDE DI MATTEO CARNESECCHI con tale termine s'indicava qualcosa d'indefinito nel numero e nell'identita significando solo : chi aveva ereditato da Matteo Carnesecchi , con tutto cio' non esclude che vi possa esser discendenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

D.na Ginevra Niccholai Mattei Durantis

 

Ricevo da dr Piccardi

Notarile antecosimiano 18662 

Pag. 18r

23/7/1375

Actum in pp. S. Tome dOstina. D.na Ginevra filia emancipata Niccholai Mattei Durantis pp. S. M. Maioris de Flor. et uxor olim Teri q. Berti Teri pp. S. Fridiani de Flor. agisce in favore del figlio infante (potrebbe essere nato dopo la morte del padre) e ne affida l' amministrazione dei beni ad alcuni soggetti, fra i quali Zenobium Berti Gratini pop. S. M. Maioris. La moglie di Niccolo' di Matteo Duranti si chiama Jacoba.

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

Notarile Antecosimiano 18665

E' sempre il notaio Santi di Giovanni da Castelfranco

31/10/1392 Atto in Cascia.

Riferimento alla donazione di Niccholai olim Matthei Durantis citt. fiorentino al figlio Giovanni, rogata da Ser Niccolò di Ser Piero Mazzetti.

Elenco comprende una casa a Cascia loc. al crocicchio di San Giovanni

una casa a Ostina

un casolare a Ostina

podere a Ostina loc. IN FERRAIA

casa a Ostina loc. PIANUGLIA

casa a Ostina loc. A FONTE MAGNOLA DI PIANUGLIA

27 terreni coltivabili e/o boscati

 

 

 

16/11/1392 Atto in Ostina

Nanni Muccini di Viesca, per conto dei fratelli Giovanni e Matteo di Niccolò Mattei Duranti di S. Maria Maggiore di Firenze, loca "ad laborandum" case e terreni suddetti a vari lavoratori.

P.

 

 

Ser Niccolo' di ser Piero Mazzetti

( Avevamo gia' visto ) Inoltre e’ preziosissima l’informazione che molti atti dei Carnesecchi si trovano negli atti

del notaio Niccolò di Piero Mazzetti da Sesto (1370-1391).

 

 

 

ALCUNI ATTI DEI MATTEI

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

Notarile antecosimiano 18670
S. Santi di Giovanni di Castelfranco

 

Pag. 115v 28/10/1420 Atto in Ostina. Giovanni di Niccolo' Mattei de' Carnesecchis di Firenze vende a Poggese Poggesi di Ostina un terreno a ostina loc. La Doccia.

Pag. 146r 30/8/1422 Atto in Ostina. Antonio di Paolo, Rettore di S. Tome' di Ostina, vende a Giovanni di Niccolo' di Matteo de' Carnesecchi di S. Maria Maggiore di Firenze due terreni a Ostina, loc. detta Nel Piano, confinanti con altri terreni di Giovanni e con il fiume Pilano per Fiorini 6 oro. Il Sindacato dei capifamiglia approva.

Pag. 147r 19/10/1422 Atto in Ostina. Johannes olim Niccholai Mattei di S. maria Maggiore in Firenze vende a Andrea di Luca di Ostina un terreno in San Giovenale per Fiorini 2 oro.

Pag. 155v 10/12/1422 Simone Lachi di San Miniato nomina suo procuratore Johannes Niccholai Mattei di Firenze per difenderlo in una causa. (I Lachi sono confinanti con i Piccardi a Campiglia)

 

 

 

 

 

 

Luca di ser Filippo di Matteo di Durante Carnesecchi

 

So pochissimo di lui

 

Troviamo Luca di ser Filippo con parentele di peso in questo documento

 

 

 

Sembra non partecipare alla vita politica

 

 

 

D.na Sandra di Cioli Cisti e' moglie di Ser Filippo Mattei

Ricevo dal dr Piccardi

 

Notarile Antecosimiano 18665

E' sempre il notaio Santi di Giovanni da Castelfranco

 

28/11/1391 Atto nel popolo di S. Maria Maggiore

D.na Sandra di Cioli Cisti e moglie di S. Filippo Mattei nomina procuratore il figlio Luca.

Luca, per conto della madre, vende a Jacopo Bianchi di Castelfranco un terreno in loc. IN ZOLLI.

 

 

 

Documento fornito da Paolo Piccardi relativo alle nozze di Luca Carnesecchi con Mattea Del Benino

 

 

 

 

Tra il 1406 e il 1461, le Ricordanze di Luca di Matteo da Panzano57 tracciano i contorni di una lunga esistenza chiaramente articolata intorno a tre poli familiari: innanzitutto, la sua casa, quella dei padri che affonda le proprie radice nel castello del Chianti di cui trae il cognome; la parentela della madre, Mattea figlia di Andrea Del Benino, andata sposa a Matteo di messer Luca da Panzano intorno al 1390; infine, la famiglia di Luca di ser Filippo Carnesecchi dove la madre entra in seconde nozze ai primi del Quattrocento. Tra il 1393 e il 1396, Mattea dà alla luce tre figli maschi, Luca, Matteo e Tommaso. Rimasta vedova nel 1399, viene presto risposata e da questa seconda unione assai effimera, nasce un unico figlio, probabilmente postumo, al quale viene dato il nome del padre, Luca. Nel 1402, infatti, Mattea è di nuovo vedova ma non si risposa più e rimane in casa del secondo marito fino alla morte nel 144058. Con la madre - questa "valentissima donna"59 di cui farà ancora l'elogio quindici anni dopo la sua scomparsa -, Luca conserva indubbiamente un legame privilegiato. Basti pensare che la redazione del suo libro inizia con il ricordo di un avvenimento decisivo di cui Mattea è l'attiva protagonista: nell'estate del 1406, infatti, è lei ad affidare personalmente la formazione professionale del suo primogenito, allora tredicenne, ai fratelli Bartolomeo e Niccolò del Benino60. Avviato al mestiere di setaiolo come semplice apprendista, Luca lascia la bottega degli zii materni quindici anni dopo, nel gennaio 1421, per iniziare la propria avventura commerciale. Indubbiamente, i fratelli della madre non segnano soltanto la sua carriera di mercante: in occasioni importanti, Luca cerca da loro un sostegno che non sembrano offrirgli i da Panzano. Nel marzo del 1427, ad esempio, Niccolò è uno dei due arbitri chiamato a presiedere alla divisione dei beni tra Luca e i suoi due fratelli61. Dello zio Bartolomeo, "che fu buono huomo e buono merchatante", Luca tiene a conservare la memoria dando il suo nome al suo ottavo figlio che nasce nell'agosto 143562. La sua stretta vicinanza con la madre63 fa sì che Luca sia anche molto legato al suo omonimo "fratello di ventre" di cui frequenta assiduamente la casa64. Si intuisce la loro complice fratellanza, ma anche il ruolo di guida del fratello maggiore, quando per ben due volte entrambi si recano nel convento di Santa Croce per consegnare ad un notaio le loro ultime volontà65. Un legame forte, il loro, - molto più appariscente nelle Ricordanze di quello che unisce Luca ai due fratelli "di sangue" - e che si traduce in significativi segni di affetto e di fiducia66. Nel testamento del 1428, il Carnesecchi dona "più lasciti e condizione e fiorini 500"67 al fratellastro mentre, sei anni dopo, nomina addirittura eredi sostitutivi i figli di Luca da Panzano in caso di interruzione della sua discendenza diretta, prospettando una possibile (con)fusione patrimoniale del tutto estranea alla logica successoria fiorentina68. Entrambi i testamenti del 1434 tradiscono l'affettuosa preoccupazione per la sicurezza materiale della madre se dovesse sopravvivere loro: usufruttuaria dei beni di Luca Carnesecchi, Mattea potrebbe anche contare su "gli alimenti e vestire di lei durante la vita sua" ma addirittura sulla tornata nella casa dei da Panzano69. Ora è proprio in questa casa, in cui era entrata come sposa cinquant'anni prima, che Mattea muore il 20 maggio 1440: nella notte, Luca da Panzano vi raduna quarantasei preti per la veglia funebre e l'indomani mattina organizza i solenni funerali nella chiesa di Santa Maria Maggiore dove la madre voleva essere sepolta, "nell'avello di Lucha Charnesechi suo hultimo marito"70. La morte di Mattea che abolisce i confini materiali e simbolici tra le due case in cui era successivamente entrata come sposa diventa così paradigmatica della complessità dei legami multipli e della capacità di ricomposizione familiare di una donna risposata; ma anche la sua successione smentisce un modello familiare incentrato esclusivamente sui vincoli patrilineari. Dell'unico testamento di Mattea, dettato nel 1400 sui consigli dei suoi fratelli quando, giovane vedova, si era rifugiata con loro a San Gimignano per fuggire la peste, Luca da Panzano aveva già sentito parlare nel lontano 1407. Quest'atto che - secondo i "dottori" - era stato invalidato dalle seconde nozze della madre71, sembra tuttavia aver ritrovato la sua legittimità con la morte del secondo marito. Certo, a quell'epoca, Mattea aveva solo tre figli nati dalla sua unione con Matteo da Panzano ma il formulario notarile prevedeva che sia questi sia gli eventuali nascituri fossero istituiti eredi universali72. Quarant'anni dopo, Luca Carnesecchi divide pacificamente l'eredità materna con i tre fratellastri Luca, Tommaso e Matteo da Panzano, onorando così lo spirito di comunione familiare che aveva animato la lunga esistenza della madre73

 

57 ASF, Carte strozziane, II serie, 9. 58 Alla morte della madre, Luca da Panzano precisa "era istata in casa di Lucha Charnesechi vedova dal 1402 al 1440, 38 anni"(ASF, Carte strozziane, II serie, 9, c. 181v). 59 Ibid., c. 181v. 60 "A dì detto [9 agosto 1406], istando per istanza cho' monna Mattea mia madre e figliuola che ffu d'Andrea Del Benino ne la chasa di Lucha di ser Filippo Charnesecchi, il quale al presente è morto e fu marito di monna Matteo detta, ella mi pose a stare a bottegha chon Bartolomeo e Niccholò d'Andrea Del Benino e con Antonio di Sengna Fei a l'arte e mistiero della seta a salaro" (Carte strozziane, II serie, 9, c. 2r). 61 Ibid., cc. 99r-v 62 Ibid., c. 90v. 63 Tra il 1414 e il 1431, Luca è a più riprese procuratore della madre; è lui ad aiutarla nell'amministrazione delle sue proprietà, nella contabilità dei suoi catasti e, all'occorrenza, ad anticipargli il denaro necessario per pagare le tasse (Carte strozziane, II serie, 9, cc. 3v, 42v, 63r, 72v). 64 La madre del figlio illegittimo che nasce nel 1423 non è altra che "Andrea, donna di Francesco di Chasentino e fante alora di Lucha Carnesecchi mio fratello di ventre" (Carte strozziane, II serie, 9, c. 22r). 65 Ibid., c. 45r (7 agosto 1428); c. 85r (6 settembre 1434). Per i testamenti rogati nel 1434, cfr: ASF, Notarile antecosimiano, 2546, cc. 265r-v (Luca Carnesecchi); cc. 266r-267r (Luca da Panzano). 66 Nel gennaio del 1461, Luca allora settantenne, dedica uno dei suoi ultimi ricordi alla morte del fratellastro (Carte strozziane, II serie, 9, c. 220r) mentre non aveva annunciato la scomparsa del fratello Matteo, avvenuta tra il 1440 e il 1449, di cui si ha una notizia indiretta nel suo terzo testamento rogato il 2 luglio 1449 (ibid., cc. 143r-144r). 67 Ibid., 9, c. 45r. 68 ASF, Notarile antecosimiano, 2546, cc. 265r-v. 69 Ibid., cc. 266r-267r. 70 "Richordo chome questo dì monna Mattea mia madre morì ... in chasa mia ne la via del'Anghuillaio... E non fe' niuno testamento. E' vero che lei molte volte disse volere che dopo lei si dessi f. 50 alla Compagnia de' Preti di San Ghallo ché ongn'anno diciessono una volta uno uficio in Santa Maria Maggiore dove la sepelimo nel'avello di Lucha Charnesecchi suo hultimo marito" (Carte strozziane, II serie, 9, c. 104v). 71 Il 2 febbraio del 1407, Luca riferisce una conversazione avuta, il giorno stesso, con la madre nella quale lei stessa evocava questo testamento "il quale il detto Ghoro [Del Benino] a llei fè fare", e ne riassume il tenore "sechondo ella dicie". Più tardi, forse dopo la morte della madre, ne verifica l'esistenza [cfr. infra, nota 71] e aggiunge quest'altro ricordo: "Fu vero detto testamento e perché llei si rimaritò di poi ebbe fatto detto testamento, dissono dottori che non valea nulla ed era cassa come n'andò a marito, e così per gli statuti [è] chiaro" (ibid., 9, c. 2v). 72 Il primo dicembre 1440, pochi mesi dopo la morte di Mattea, Francesco Del Benino rintraccia l'atto nell'archivio familiare e ne dà lettura al cugino Luca da Panzano; insieme concludono che: "detto testamento sie nulla perché di poi tolse altro marito ed ebbene figliuoli che oggi anchora vivono; e avendo detto in sul testamento lasciasse reda i figliuoli o che l'avesse per ughale parte, si dicie valeva perché di poi tolto il nuovo marito rimase vedova" (ibid., 9, c. 106r). 73 Ibid., c. 105v-107r.

 

tratto da : Isabelle Chabot Seconde nozze e identità materna a Firenze tra Tre e Quattrocento [A stampa in Tempi e spazi della vita femminile nella prima età moderna, a cura di S. Seidel Menchi, A. Jacobson Schutte, T. Kuehn, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 493-523 (Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento; quaderni 51) - Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali"] 

 

Archivio storico italiano - Pagina 148
di Deputazione toscana di storia patria - 1842
Nell'agosto del 1400 madonna Mattea, che seco nelle dei Carnesecchi a ... E prima
fu, colla madre, a San Martino a Sesto nella villetta dei Carnesecchi, ...
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Informazioni su questo libro 

 

 

 

Mattea sorella di Goro del Benino ha sposato in prime nozze Matteo di messer Luca Firidolfi da Panzano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luca di ser Filippo muore poco dopo aver sposato Mattea Del Benino ,ha gia' fatto a tempo ad avere da Mattea un figlio che ha chiamato Alessandro

E Alessandro lo nomina nel testamento

Mattea che nonostante i pochi mesi vissuti con Luca Carnesecchi sembra assai innamorata del marito probabilmente mutera' il nome al figlio da Alessandro in Luca per memoria del padre

 

 

 

Il figlio di Luca di ser Filippo anche lui di nome Luca ha solo 2 anni quando lui muore , e il tutoraggio viene affidato a suo cugino Giovanni di Niccolo

Luca crescera' insieme col suo fratello uterino Luca da Panzano con cui avra' fortissimi legami affettivi per tutta la vita

 

Luca di ser Filippo non occupa alcuna carica pubblica, ma nel catasto del 1427 , troviamo il figlio Luca essere un ricco possidente

Mattea ha 55 anni nel 1427 ANNO DEL CATASTO

 

 

E’ sicuramente molto ricco , forse il piu ricco dei Carnesecchi nella meta’ del trecento

 

Suo figlio e' :

che nel Catasto elettronico figura come

Luca di Luca di ser Filippo fiorini 9592 bocche 4 anni 28

Sua moglie e' Mattea Del Benino che nel Catasto elettronico figura in modo errato come :

Mattea di Luca fiorini 1311 bocche 1 anni 55

 

 

E’ sua la sepoltura del 1401 in Santa Maria Maggiore ( il Richa la attribuisce a Michele di Filippo ; il Rosselli dice invece Luca di Filippo )

 

……vengono poi alla Cappella di Santa Maria Maddalena Penitente tre lapide , delle quali la piu' vicina al pilastro e' di Michele di Filippo de' Carnesecchi

ivi seppellito nel 1401…………..( Richa Giuseppe :Notizie istoriche delle chiese fiorentine )

ma il Rosselli nel Sepoltuario parla di Luca di Filippo e questo e’ piu’ facilmente vero anche cronologicamente

 

 

 

 

Sepoltura di Luca di ser Filippo Carnesecchi in Santa Maria Maggiore ( Firenze ) anno 1401 : primo (cronologicamente ) stemma conosciuto dei Carnesecchi

 

 

Luca di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante Carnesecchi

 

 

Secondo le dichiarazioni nel Catasto 1427 nasce nel 1399

 

Molte vicende della vita di Luca le possiamo desumere dal diario di Luca da Panzano suo fratello uterino

 

Carlo Carnesecchi aveva gia' accennato a queste ricordanze

Oggi disponiamo dell'opera di Antony Molho e Franek Sznura : <> Le ricordanze quattrocentesche di Luca di Matteo da Panzano

 

 

Tra il 1406 e il 1461, le Ricordanze di Luca di Matteo da Panzano tracciano i contorni di una lunga esistenza chiaramente articolata intorno a tre poli familiari: innanzitutto, la sua casa, quella dei padri che affonda le proprie radice nel castello del Chianti di cui trae il cognome; la parentela della madre, Mattea figlia di Andrea Del Benino, andata sposa a Matteo di messer Luca da Panzano intorno al 1390; infine, la famiglia di Luca di ser Filippo Carnesecchi dove la madre entra in seconde nozze ai primi del Quattrocento. Tra il 1393 e il 1396, Mattea dà alla luce tre figli maschi, Luca, Matteo e Tommaso. Rimasta vedova nel 1399, viene presto risposata e da questa seconda unione assai effimera, nasce un unico figlio, probabilmente postumo, al quale viene dato il nome del padre, Luca. Nel 1402, infatti, Mattea è di nuovo vedova ma non si risposa più e rimane in casa del secondo marito fino alla morte nel 144058. Con la madre - questa "valentissima donna"59 di cui farà ancora l'elogio quindici anni dopo la sua scomparsa -, Luca conserva indubbiamente un legame privilegiato. Basti pensare che la redazione del suo libro inizia con il ricordo di un avvenimento decisivo di cui Mattea è l'attiva protagonista: nell'estate del 1406, infatti, è lei ad affidare personalmente la formazione professionale del suo primogenito, allora tredicenne, ai fratelli Bartolomeo e Niccolò del Benino60. Avviato al mestiere di setaiolo come semplice apprendista, Luca lascia la bottega degli zii materni quindici anni dopo, nel gennaio 1421, per iniziare la propria avventura commerciale. Indubbiamente, i fratelli della madre non segnano soltanto la sua carriera di mercante: in occasioni importanti, Luca cerca da loro un sostegno che non sembrano offrirgli i da Panzano. Nel marzo del 1427, ad esempio, Niccolò è uno dei due arbitri chiamato a presiedere alla divisione dei beni tra Luca e i suoi due fratelli61. Dello zio Bartolomeo, "che fu buono huomo e buono merchatante", Luca tiene a conservare la memoria dando il suo nome al suo ottavo figlio che nasce nell'agosto 143562. La sua stretta vicinanza con la madre63 fa sì che Luca sia anche molto legato al suo omonimo "fratello di ventre" di cui frequenta assiduamente la casa64. Si intuisce la loro complice fratellanza, ma anche il ruolo di guida del fratello maggiore, quando per ben due volte entrambi si recano nel convento di Santa Croce per consegnare ad un notaio le loro ultime volontà65. Un legame forte, il loro, - molto più appariscente nelle Ricordanze di quello che unisce Luca ai due fratelli "di sangue" - e che si traduce in significativi segni di affetto e di fiducia66. Nel testamento del 1428, il Carnesecchi dona "più lasciti e condizione e fiorini 500"67 al fratellastro mentre, sei anni dopo, nomina addirittura eredi sostitutivi i figli di Luca da Panzano in caso di interruzione della sua discendenza diretta, prospettando una possibile (con)fusione patrimoniale del tutto estranea alla logica successoria fiorentina68. Entrambi i testamenti del 1434 tradiscono l'affettuosa preoccupazione per la sicurezza materiale della madre se dovesse sopravvivere loro: usufruttuaria dei beni di Luca Carnesecchi, Mattea potrebbe anche contare su "gli alimenti e vestire di lei durante la vita sua" ma addirittura sulla tornata nella casa dei da Panzano69. Ora è proprio in questa casa, in cui era entrata come sposa cinquant'anni prima, che Mattea muore il 20 maggio 1440: nella notte, Luca da Panzano vi raduna quarantasei preti per la veglia funebre e l'indomani mattina organizza i solenni funerali nella chiesa di Santa Maria Maggiore dove la madre voleva essere sepolta, "nell'avello di Lucha Charnescchi suo hultimo marito"70. La morte di Mattea che abolisce i confini materiali e simbolici tra le due case in cui era successivamente entrata come sposa diventa così paradigmatica della complessità dei legami multipli e della capacità di ricomposizione familiare di una donna risposata; ma anche la sua successione smentisce un modello familiare incentrato esclusivamente sui vincoli patrilineari. Dell'unico testamento di Mattea, dettato nel 1400 sui consigli dei suoi fratelli quando, giovane vedova, si era rifugiata con loro a San Gimignano per fuggire la peste, Luca da Panzano aveva già sentito parlare nel lontano 1407. Quest'atto che - secondo i "dottori" - era stato invalidato dalle seconde nozze della madre71, sembra tuttavia aver ritrovato la sua legittimità con la morte del secondo marito. Certo, a quell'epoca, Mattea aveva solo tre figli nati dalla sua unione con Matteo da Panzano ma il formulario notarile prevedeva che sia questi sia gli eventuali nascituri fossero istituiti eredi universali72. Quarant'anni dopo, Luca Carnesecchi divide pacificamente l'eredità materna con i tre fratellastri Luca, Tommaso e Matteo da Panzano, onorando così lo spirito di comunione familiare che aveva animato la lunga esistenza della madre73

 

57 ASF, Carte strozziane, II serie, 9. 58 Alla morte della madre, Luca da Panzano precisa "era istata in casa di Lucha Charnesechi vedova dal 1402 al 1440, 38 anni"(ASF, Carte strozziane, II serie, 9, c. 181v). 59 Ibid., c. 181v. 60 "A dì detto [9 agosto 1406], istando per istanza cho' monna Mattea mia madre e figliuola che ffu d'Andrea Del Benino ne la chasa di Lucha di ser Filippo Charnesecchi, il quale al presente è morto e fu marito di monna Matteo detta, ella mi pose a stare a bottegha chon Bartolomeo e Niccholò d'Andrea Del Benino e con Antonio di Sengna Fei a l'arte e mistiero della seta a salaro" (Carte strozziane, II serie, 9, c. 2r). 61 Ibid., cc. 99r-v 62 Ibid., c. 90v. 63 Tra il 1414 e il 1431, Luca è a più riprese procuratore della madre; è lui ad aiutarla nell'amministrazione delle sue proprietà, nella contabilità dei suoi catasti e, all'occorrenza, ad anticipargli il denaro necessario per pagare le tasse (Carte strozziane, II serie, 9, cc. 3v, 42v, 63r, 72v). 64 La madre del figlio illegittimo che nasce nel 1423 non è altra che "Andrea, donna di Francesco di Chasentino e fante alora di Lucha Carnesecchi mio fratello di ventre" (Carte strozziane, II serie, 9, c. 22r). 65 Ibid., c. 45r (7 agosto 1428); c. 85r (6 settembre 1434). Per i testamenti rogati nel 1434, cfr: ASF, Notarile antecosimiano, 2546, cc. 265r-v (Luca Carnesecchi); cc. 266r-267r (Luca da Panzano). 66 Nel gennaio del 1461, Luca allora settantenne, dedica uno dei suoi ultimi ricordi alla morte del fratellastro (Carte strozziane, II serie, 9, c. 220r) mentre non aveva annunciato la scomparsa del fratello Matteo, avvenuta tra il 1440 e il 1449, di cui si ha una notizia indiretta nel suo terzo testamento rogato il 2 luglio 1449 (ibid., cc. 143r-144r). 67 Ibid., 9, c. 45r. 68 ASF, Notarile antecosimiano, 2546, cc. 265r-v. 69 Ibid., cc. 266r-267r. 70 "Richordo chome questo dì monna Mattea mia madre morì ... in chasa mia ne la via del'Anghuillaio... E non fe' niuno testamento. E' vero che lei molte volte disse volere che dopo lei si dessi f. 50 alla Compagnia de' Preti di San Ghallo ché ongn'anno diciessono una volta uno uficio in Santa Maria Maggiore dove la sepelimo nel'avello di Lucha Charnesecchi suo hultimo marito" (Carte strozziane, II serie, 9, c. 104v). 71 Il 2 febbraio del 1407, Luca riferisce una conversazione avuta, il giorno stesso, con la madre nella quale lei stessa evocava questo testamento "il quale il detto Ghoro [Del Benino] a llei fè fare", e ne riassume il tenore "sechondo ella dicie". Più tardi, forse dopo la morte della madre, ne verifica l'esistenza [cfr. infra, nota 71] e aggiunge quest'altro ricordo: "Fu vero detto testamento e perché llei si rimaritò di poi ebbe fatto detto testamento, dissono dottori che non valea nulla ed era cassa come n'andò a marito, e così per gli statuti [è] chiaro" (ibid., 9, c. 2v). 72 Il primo dicembre 1440, pochi mesi dopo la morte di Mattea, Francesco Del Benino rintraccia l'atto nell'archivio familiare e ne dà lettura al cugino Luca da Panzano; insieme concludono che: "detto testamento sie nulla perché di poi tolse altro marito ed ebbene figliuoli che oggi anchora vivono; e avendo detto in sul testamento lasciasse reda i figliuoli o che l'avesse per ughale parte, si dicie valeva perché di poi tolto il nuovo marito rimase vedova" (ibid., 9, c. 106r). 73 Ibid., c. 105v-107r.

 

tratto da : Isabelle Chabot Seconde nozze e identità materna a Firenze tra Tre e Quattrocento [A stampa in Tempi e spazi della vita femminile nella prima età moderna, a cura di S. Seidel Menchi, A. Jacobson Schutte, T. Kuehn, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 493-523 (Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento; quaderni 51) - Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali"] 

 

Archivio storico italiano - Pagina 148
di Deputazione toscana di storia patria - 1842
Nell'agosto del 1400 madonna Mattea, che seco nelle dei Carnesecchi a ... E prima
fu, colla madre, a San Martino a Sesto nella villetta dei Carnesecchi, ...
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Quindi Luca e' figlio di Luca di Ser Filippo e di Mattea sorella di Goro del Benino , vedova nelle prime nozze di Matteo di messer Luca Firidolfi da Panzano

 

  

i dati del Catasto chiariscono che ser Luca era figlio di Filippo di Matteo di Durante e non di Filippo di Pero di Durante

Infatti :

Come da promessa le invio quanto in mio possesso. Per quanto riguarda i Carnesecchi le mie prime attestazioni scritte riguardano il XV secolo e nello specifico il Catasto del 1427. ASF, Catasto, Bobina 146 (registro 79): Bernardo di Cristofano c. 574; Berto di Zanobi, c. 85; Giovanni di Niccolò, c. 231; Luca di Luca, c. 295; Matteo di Zanobi, c. 50; Mattea di Luca di Luca, c. 516; Simone di Pagolo, c. 81; Zebaina di Zanobi, c. 34. Con possessi nel piano di Cascia ed in particolare ad Ostina, San Siro, e Sant'Andrea a Cascia dove Luca di Luca di Ser Filippo Carnesecchi possiede una casa in rovina sulla piazza del comune all'interno del castello. Possesso che risale ab antiquo ( originari del castello? chi può dirlo ).

( cortesia dottoressa Valentina Cacciari )

Luca padre di Luca viene detto figlio di ser Filippo quindi di un notaio e notaio era Filippo di Matteo che fu notaio della Signoria nel 1351

 

 

Mattea Del Benino che nel Catasto elettronico ( Brown University ) figura in modo errato come :

Mattea di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante fiorini 1311 bocche 1 anni 55 in realta come abbiamo visto non e' figlia ma donna di Luca di ser Filippo

 

 

Luca di ser Filippo anche lui adesso di nome Luca (gia' Alessandro ) ha solo 2 anni quando lui muore , e il suo tutoraggio viene affidato a suo cugino Giovanni figlio di Niccolo'

 

Luca nel 1427 e' in lite con Giovanni Carnesecchi per una questione di soldi legata probabilmente proprio a questo tutoraggio

 

 

Si sposa abbastanza presto con Ghita di Schiatta di Uberto Ridolfi

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

Catasto 1427

Registro 79, Bob. 146 pag. 295

S. Giovanni, Gonfalone Drago

Luca di Luca di Messer Filippo Carnesecchi

2 case in S. Maria Maggiore

1 casa in S. Maria Novella

24 poderi a Ostina, lega di Cascia

Deve ancora fare i conti con Giovanni Carnesecchi, ex suo tutore

Bocche:

Luca a. 28

Ghita sua donna a. 22

Piera a. 4

Andrea a. 2

Somma sustanze attive f. 9.591

 

 

 

 

Catasto 156 (1427 Piandiscò, Castelfranco)

Portata di Papo di Simone di Montecarelli

Possiede un terreno a Ostina confinante con Luca di Luca de' Carnesecchi e con la Chiesa di S. Stefano a Simonti.

Non specifica il nome del luogo, ma il confine con la chiesa di Simonti mi fa pensare alle vicinanze col torrente Resco, quindi con Campiglia e con i Piccardi.

Anche Montecarelli si trova al di qua del torrente e confina con Campiglia.

 

 

 

15/9/1444 Actum Florentie. Lucas quo .... alterius Luce (S.) Philippi de Carnesecchis pop. S. M. Majoris vendidit Angelo, et Francisco fratribus et fil. Guidonis Angeli comitatus florentie in hospitio justa portam Crucis civitatis Florentie unum petium terre.

 

 

 

Ultime registrazioni del notaio Santi di Giovanni di San Miniato a Sco:


Pag. 263r 5/9/1428 Vendita di un terreno a Ostina loc. Campolungo confinante con Luca Carnesecchi.

Pag. 264r 16/9/1428 Atto in Ostina. Luca di Luca di S. Filippo Carnesecchi compra un terreno loc. Al Piano e altro in loc. la Dipintura,

Pag. 264v 8/11/1428 I capifamiglia di Ostina (primo Luca di Luca Carnesecchi) nominano due rappresentanti, Antonio Biagi e Giovanni di Antonio, che vadano a difendere l'onorabilita' del Rettore di Ostina Antonio di Paolo presso la Diocesi di Fiesole.

Pag. 283r 29/5/1430 Atto in Ostina. Luca di Luca di Ser Filippo citt. fiorentino del pop. di S. Maria Maggiore di Firenze vende a Lorenzo Gucci Francisci di S. Pier Scheraggio un terreno a Cascia loc. A Cascia confinante col fossato di castelnuovo.

Pag. 295r 11/7/1431 Atto in Ostina. Luca di Luca di Ser Filippo citt. fiorentino del pop. di S. maria Maggiore vende a Antonio Fabbri di Ostina un terreno a Cascia e ne compra un altro a Ostina loc. Al Prato. Nello stesso giorno Luca funge da teste per un atto della Soc. della Beata Maria Vergine di Ostina.

 

 

 

 

Ho dal dr Paolo Piccardi :

Manoscritto 501 ASFi

 

(4) Contratti di matrimonio e parentadi

……………………..

1446 Luca di Luca Carnesecchi (c.90) f. 1000

………………………………………….

 

Quindi Luca di Luca che era gia' sposato nel 1427 si risposa anche nel 1444 con una Barbadori

 

 

Da ricordare per le vicende di Luca il libro :

***

ANTHONY MOLHO E FRANEK SZNURA (a cura di),

"Brighe, affanni, volgimenti di Stato".

Le ricordanze quattrocentesche di Luca di Matteo di messer Luca dei Firidolfi da Panzano

***

Luca di Matteo da Panzano e' il fratello uterino di Luca di Luca Carnesecchi

Cosi le vicende di Luca da Panzano cresciuto nella casa di questo ramo dei Carnesecchi s'incrociano spesso con quelle del fratello Luca Carnesecchi e dei suoi parenti

In alcune occasioni i Carnesecchi prestano garanzie a suo nome

 

 

 

 

 

Nel 1447 Sandra di Luca sposa Giovanni Bruni 

 

 

 

 

Mentre sappiamo che Piera e'sposata con un Riccialbani

 

 

 

 

Vedremo altrove la discendenza del figlio Andrea

 

 

Nel gennaio del 1461, Luca Da Panzano allora settantenne, dedica uno dei suoi ultimi ricordi alla morte del fratellastro Luca Carnesecchi (Carte strozziane, II serie, 9, c. 220r)

 

27 gennaio 1461 morte di Luca di Luca Carnesecchi

 

 

 

 

 

ALCUNI ATTI DEI MATTEI

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

Notarile antecosimiano 18670
S. Santi di Giovanni di Castelfranco

 

Pag. 115v 28/10/1420 Atto in Ostina. Giovanni di Niccolo' Mattei de' Carnesecchis di Firenze vende a Poggese Poggesi di Ostina un terreno a ostina loc. La Doccia.

Pag. 145v 30/8/1422 Atto in Ostina. Antonio di Paolo, Rettore della chiesa di Ostina vende a Luca di Luca di Ser Filippo de' Carnesecchi di S. Maria Maggiore di Firenze un terreno a Ostina loc. In Tamburescora confinante con altro terreno di proprieta' di Luca per Fiorini 17 oro. Il sindacato dei capifamiglia di Ostina approva.

Pag. 146r 30/8/1422 Atto in Ostina. Antonio di Paolo, Rettore di S. Tome' di Ostina, vende a Giovanni di Niccolo' di Matteo de' Carnesecchi di S. Maria Maggiore di Firenze due terreni a Ostina, loc. detta Nel Piano, confinanti con altri terreni di Giovanni e con il fiume Pilano per Fiorini 6 oro. Il Sindacato dei capifamiglia approva.

Pag. 146r 30/8/1422 Atto in Ostina. Luca di Luca di Ser Filippo de' Carnesecchi di S. maria Maggiore di Firenze vende a Magio Fei di Ostina un terreno in Ostina loc. Campolungo e uno in Tamburesco per Fiorini 32 oro.

Pag. 147r 19/10/1422 Atto in Ostina. Johannes olim Niccholai Mattei di S. maria Maggiore in Firenze vende a Andrea di Luca di Ostina un terreno in San Giovenale per Fiorini 2 oro.

Pag. 155r 15/11/1422 Atto in San Miniato. Poggese di Luca di Ostina compra, per conto di Luca di Luca di Ser Filippo Mattei di Firenze un terreno a Ostina loc. A Lignaio.

Pag. 155v 10/12/1422 Simone Lachi di San Miniato nomina suo procuratore Johannes Niccholai Mattei di Firenze per difenderlo in una causa. (I Lachi sono confinanti con i Piccardi a Campiglia)

Pag. 169v 29/4/1423 Atto in San Miniato. Poggese di Biagio di Ostina vende a Luca di Luca di Ser Filippo Mattei di S. Maria Maggiore a Firenze, rappresentato da Antonio olim Segne di Ostina, un terreno loc. In Pianiglia Fiorini 11 oro.

 

Pag. 190v 22/1/1424 Atto in Ostina. Luca di Giovanni di Niccolo' de Carnesecchi teste a un contratto di dote fra D.na Maffia di Francesco e Piero Bartolini.

Pag. 191v 20/2/1424 Atto in San Miniato. Teste Luca di Giovanni de Carnesecchi. Constatazione dei danni a un mulino e gualchiera sul Resco Simontano.

Pag. 202r 19/9/1424 Testamento di D.a Tommasa di Giovanni di Niccolo' Mattei de' Carnesecchis di Firenze e vedova di Tommaso di Bartolomeo del Grasso di Firenze.
Vuole essere sepolta nella chiesa di S. Tome' di Ostina.
Vuole che la sua dote sia così utilizzata:
Che venga donata una pianeta con camice, stola e manipolo del valore di fiorini 16 e che si spendano fiorini 4
per abbellire e riadattare l' altare di S. Tome' di Ostina fatto fare dal padre Giovanni. Che fiorini 25 vengano dati al Rettore della chiesa di S. Tome' di Ostina perche' celebri messe e compri ceri.
Fiorini 50 alla chiesa di S. Pier Gattonino in Firenze per messe.
Soldi 20 a S. Reparata di Firenze e soldi 10 per le mura di Firenze (quote obbligatorie)
Lascia fiorini 50 a suo figlio Antonio affinche' studi qualsiasi scienza gli piaccia.
Il resto della dote verra' diviso fra i figli Antonio, Lorenzo, Giuliano e Niccolo'.

Pag. 226r 25/1/1426 Atto in Montecarelli. Giovanni fu Niccolo' Mattei de' Carnesecchis citt. fiorentino da una parte e Michele Nelli di Menzano dall'altra nomina tre arbitri per dirimere una loro controversia non specificata. 

 

notizie contenute nell' ultimo volume di Ser Santi di Giovanni concernenti i Carnesecchi.

Le ripeto tutte:

Notarile antecosimiano 18670
S. Santi di Giovanni di Castelfranco

Pag. 59r 5/10/1417 Testamento di D.a Simona Bonomi di Cascia.
Fra i testi Antonio Filippi e Simone Pauli Berti di Santa Maria Maggiore

Pag. 59v 5/10/1417 Nanni di Francesco di Cascia vende a Simone di Paolo Berti di S. Maria Maggiore di Firenze
un terreno a Cascia loc. A Olena.
Teste Antonio Filippi di S. maria Maggiore.

Pag. 115v 28/10/1420 Atto in Ostina. Giovanni di Niccolo' Mattei de Carnesecchis di Firenze vende a
Poggese Poggesi di ostina un terreno a Ostina loc. la Doccia.

Pag. 129v 18/10/1421 Atto in San Miniato. Baldino Giusti, rettore di Montecarelli, nomina 3 procuratori,
fra i quali Giovanni di Niccolo' de' Carnesecchi di Firenze.

Pag. 145v 30/8/1422 Atto in Ostina. Antonio di Paolo, Rettore della chiesa di Ostina vende a
Luca di Luca di Ser Filippo de' Carnesecchi di S. maria Maggiore di Firenze un terreno a Ostina
loc. In Tamburescora confinante con altro terreno di proprieta' di Luca per Fiorini 17 oro.
Il sindacato dei capifamiglia di Ostina approva.

Pag. 146r 30/8/1422 Atto in Ostina. Antonio di Paolo, Rettore di S. Tome' di Ostina,
vende a Giovanni di Niccolo' di Matteo de' Carnesecchi di S. maria Maggiore di Firenze
due terreni a Ostina, loc. detta Nel Piano, confinanti con altri terreni di Giovanni e con il
fiume Pilano per Fiorini 6 oro. Il Sindacato dei capifamiglia approva.

Pag. 146r 30/8/1422 Atto in Ostina. Luca di Luca di Ser Filippo de' Carnesecchi di S. maria Maggiore
di Firenze vende a Magio Fei di Ostina un terreno in Ostina loc. Campolungo e uno in Tamburesco
per Fiorini 32 oro.

Pag. 147r 19/10/1422 Atto in Ostina. Johannes olim Niccholai Mattei di S. maria Maggiore in Firenze
vende a Andrea di Luca di Ostina un terreno in San Giovenale per Fiorini 2 oro.

Pag. 155r 15/11/1422 Atto in San Miniato. Poggese di Luca di Ostina compra, per conto di Luca di
Luca di Ser Filippo Mattei di Firenze un terreno a Ostina loc. A Lignaio.

Pag. 169v 29/4/1423 Atto in San Miniato. Poggese di Biagio di Ostina vende a Luca di Luca di
Ser Filippo Mattei di S. Maria Maggiore a Firenze, rappresentato da Antonio olim Segne di Ostina,
un terreno loc. In Pianiglia Fiorini 11 oro.

Pag. 190v 22/1/1424 Atto in Ostina. Luca di Giovanni di Niccolo' de Carnesecchi teste teste a un
contratto di dote fra D.na Maffia di Francesco e Piero Bartolini.

Pag. 191v 20/2/1424 Atto in San Miniato. Teste Luca di Giovanni de Carnesecchi. Constatazione
dei danni a un mulino e gualchiera sul Resco Simontano.

Pag. 202r 19/9/1424 Testamento di D.a Tommasa di Giovanni di Niccolo' Mattei de' Carnesecchis
di Firenze e vedova di Tommaso di Bartolomeo del Grasso di Firenze.
Vuole esere sepolta nella chiesa di S. Tome' di Ostina.
Vuole che la sua dote sia così utilizzata:
Che venga donata una pianeta con camice, stola e manipolo del valore di fiorini 16 e che si s
pendano fiorini 4 per abbellire e riadattare l' altare di S. Tome' di Ostina fatto fare dal padre Giovanni.
Che fiorini 25 vengano dati al Rettore della chiesa di S. Tome' di Ostina perche' celebri messe e compri ceri.
Fiorini 50 alla chiesa di S. Pier Gattonino in Firenze per messe.
Soldi 20 a S. Reparata di Firenze e soldi 10 per le mura di Firenze (quote obbligatorie)
Lascia fiorini 50 a suo figlio Antonio affinche' studi qualsiasi scienza gli piaccia.
Il resto della dote verra' diviso fra i figli Antonio, Lorenzo, Giuliano e Niccolo'.

Pag. 226r 25/1/1426 Atto in Montecarelli. Giovanni fu Niccolo' Mattei de' Carnesecchis citt. fiorentino
da una parte e Michele Nelli di Menzano dall'altra nomina tre arbitri per dirimere una loro controversia non specificata.

Pag. 263r 5/9/1428 Vendita di un terreno a Ostina loc. Campolungo confinante con Luca Carnesecchi.

Pag. 264r 16/9/1428 Atto in Ostina. Luca di Luca di Ser Filippo Carnesecchi compra un terreno
loc. Al Piano e altro in loc. La Dipintura.

Pag. 264v 8/11/1428 I capifamiglia di Ostina (primo Luca di Luca Carnesecchi) nominano due rappresentanti,
Antonio Biagi e Giovanni di Antonio, che vadano a difendere l'onorabilita' del Rettore di Ostina Antonio di Paolo
presso la Diocesi di Fiesole.

Pag. 295r 11/7/1431 Atto in OStina. Luca di Luca di Ser Filippo citt. fiorentino del pop. di S. maria Maggiore
vende a Antonio Fabbri di Ostina un terreno a Cascia e ne compra un altro a Ostina loc. Al Prato.
Nello stesso giorno Luca funge da teste per un atto della Soc. della Beata maria Vergine di Ostina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

chi e' ANTONIO di FILIPPO del popolo di SANTA MARIA MAGGIORE ?

Si accompagna a Simone di Paolo di Berto : potrebbe essere un Duranti / Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 Pag. 59r 5/10/1417 Testamento di D.a Simona Bonomi di Cascia.
Fra i testi Antonio Filippi e Simone Pauli Berti di Santa Maria Maggiore

Pag. 59v 5/10/1417 Nanni di Francesco di Cascia vende a Simone di Paolo Berti di S. Maria Maggiore di Firenze
un terreno a Cascia loc. A Olena.
Teste Antonio Filippi di S. Maria Maggiore.

 

 

 

 

 

 

Alcuni documenti possono far pensare ad altri Carnesecchi : Piero , Carlo , Francesco

 

+++++++++++++++++++++++++++++++++

Nel libro di Gene Brucker " dal comune alla Signoria " nell'edizione italiana edita da "Il Mulino" nel 1981 nel capitolo settimo alla nota 57 compare un Piero Carnesecchi di cui , al momento non conosco il genitore .

Nota 57 ......................La posizione contraria alla tassazione del clero fu esposta molto chiaramente da Antonio Alessandri e Piero Carnesecchi CP , 43 , f , 136r , 10 marzo 1417

Devo controllare

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

 

 

Nella genealogia dei Corsini pubblicata sul sito http://www.sardimpex.com/

 

 

C2. (ex 1°) Conte Palatino Gherardo (* 1380 + 12-12-1457), dato in ostaggio durante la dedizione di Pisa

nel 1405, Vicario di San Giovanni e Valdarno di sopra nel 1409, degli VIII di Guardia e Balìa nel 1441 e

1422, Vicario di Lari nel 1415, Podestà di Ripafratta nel 1418, Podestà di Castgilion Fiorentino nel 1420,

Podestà di Subbiano nel 1421, Capitano di Orsanmichele nel 1423, dei Priori delle Arti nel 1424, dei XII

Buonomini nel 1423, Vicario di Scarperia e del Mugello nel 1425, Vicario della Valdelsa nel 1427,

Ufficiale di Torre nel 1429, Capitano di Pistoia nel 1432, della Balìa istituita per organizzare il ritorno di

Cosimo de’ Medici in patria nel 1433, Console dell’Arte della lana nel 1434, Podestà della Valdarno nel

1437, Capitano di Pisa nel 1440, Vicario di Vicopisano e Capitano di Livorno.

= 1407 Bartolomea, figlia di Antonio degli Alessandri (+ 6-2-1462) (v.)

D1. Cambia di Gherardo Corsini

= 1426 Simone di Carlo Carnesecchi

 

il padre di questo Simone Carlo deve essere nato intorno al 1370: di lui non so niente 

di Simone Carnesecchi non ho trovato traccia nel catasto elettronico

 

mi viene il dubbio che sia un errore per Simone di Paolo

nel 1426 Simone di Paolo aveva circa 35 anni ha sei bocche a carico potrebbe essere lui , moglie , 1 figlio appena nato , madre , i 2 fratelli

per cui debbo vedere la portata di Simone di Paolo nel catasto del 1427

 

 

 

Questo e’ l’atto di battesimo di Francesco di Buonaccorso di Francesco Carnisecca di cui non conosco niente 7 aprile 1459

Il suo battesimo e’ celebrato in Santa Felicita’ in Oltrarno ?????????

 

 

 

 

E' da considerasi che successivamente troveremo Carnesecchi stanziati in Santa Felicita !!!

 

 

A partire dagli anni intorno al 1385 a Firenze alcuni individui iniziano ad essere identificati con il nuovo e definitivo nome di Carnesecchi

Sicuramente : 

 

 

 padre

avolo 

bisavolo 

trisavolo 

nascita

morte

Michele

Braccino

Pero

Durante

 

 

 

Paolo

Berto

Grazino

Durante

 

 1355 circa

1426

Zanobi

Berto

Grazino

Durante

 

 1340 circa

1416

Cristofano

Berto

Grazino

Durante

 

 1350 circa

1416

Giovanni

Niccolo

Matteo

Durante

 

 1360 circa

 

Matteo

Niccolo

Matteo

Durante

 

 ?

Vivo fino al 1420

Luca

Ser Filippo

Matteo

Durante

 

 ?

1401

 

 

E forse dobbiamo aggiungere :

 

 

Buonaccorso Francesco

 

 

Carlo Simone ???

?

 

 

Antonio Filippo

 

 

 

Piero

 

?

   

 

 

       

 

 

 

 

I progenitori dei Carnesecchi fiorentini partono da qui , mentre altre famiglie sono da lungo tempo consolidate e formano una larga consorteria i Carnesecchi iniziano la loro ascesa in questo momento sono un pugno di individui che si misurano con le epidemie e con gruppi familiari gia composti da molte decine di unita' 

 

L'importanza dei Carnesecchi si esplica in modo particolare nei Grazini , personaggi importanti nel periodo

Paolo viene definito un ricco mercante ed e' console dell'Arte dei medici e degli speziali e della Mercanzia con una frequenza importante

Paolo e' il fondatore della cappella Carnesecchi in Santa Maria Maggiore

Nascono per merito di Paolo le committenze artistiche legate a Paolo Uccello a Masolino e a Masaccio

A posteriori verra' ipotizzato che queste siano l'inizio della collaborazione tra Masaccio e Masolino

 

 

Sono ben presenti nelle Arti e nelle cariche pubbliche

Colpisce la frequenza con cui i Carnesecchi compaiono quali consoli delle Arti ,frequenza che non puo' non avere un significato politico tanto piu' che nello stesso periodo 1390-1433 , s'intensifica notevolmente la presenza dei Carnesecchi nelle magistrature

Questo a dire che la storia di quegli anni meriterebbe un ulteriore riflessione sull'influenza politica delle Arti nel periodo

Questo a dire che i Carnesecchi acquistano influenza ( o riacquistano ,considerando l'esperienza dei Duranti ) gia' prima del regime Mediceo

Quindi l'inserimento dei Carnesecchi tra gli ottimati fiorentini avviene precedentemente al regime mediceo

Secondo Rubinstein "Il governo di Firenze sotto i Medici" (1434--1494 ), parlando delle liste degli eleggibili , i Carnesecchi compaiono con 10 qualificati nel registro dello scrutinio del 1433 e con 17 qualificati nel registro del 1440

Quindi continuano nel nuovo regime un ascesa sociale gia iniziata in quello precedente

 

 

 

Nel primo decennio del 1400 si fanno strada i figli dei primi Carnesecchi

 

I Mattei

 

Luca di Luca

 

 

Luca di Giovanni

 

 

I Grazini

 

Simone di Paolo

Antonio di Paolo

Giovanni di Paolo

 

Berto di Zanobi

Manetto di Zanobi

Bernardo di Cristofano

 

 

?

 

Piero

Buonaccorso di Francesco

Carlo

Antonio di Filippo

 

 

 

In modo particolare saranno i Grazini a determinare la storia dei Carnesecchi , della maggior parte dei Mattei in breve si perdono le tracce

 

 

 

 

 

 

Facoltosi mercanti troviamo I Carnesecchi occupati in commerci internazionali per terra e per mare appaiando all’attivita’ mercantile quella di banchiere

 

 

 

 

 

 

Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

 

E' una personalita' notevolissima un mercante che ha operato su larghi confini , uomo di primo piano nella societa’ mercantile fiorentina ed europea

Dalle Tratte elettroniche  : nato nel 1398

Alleato dei Medici della prima ora

The only certain ally of the Medici who appeared in these years was Bernardo di Cristofano Carnesecchi, but he only put up the surety for Salvestro di ser Baldo, ..."

Impegnato nei suoi traffici non pare dedicarsi attivamente alla politica se non verso i cinquantanni 

 

 

 

 

Si tratta dello stesso Bernardo Carnesecchi socio nel :

 

 

BANCO CARNESECCHI , Medici e compagni

in Firenze e Avignone

 

 

 Compagnia tra Bernardo di Cristofano di Berto de Carnesecchi e Vieri di Niccola de Medici negli anni intorno al 1430

in cui era socio anche Marco Bellacci di Bellaccino 

 

 

 

  

 

 

Proprietario di una o piu galere : che fanno la spola tra Pisa Montpellier la Spagna il Portogallo trasportando qualsiasi merce

 

Rivista storica italiana - Pagina 526
di Istituto fascista di cultura di Torino - 1957
1 Le galere di Bernardo Carnesecchi, Francesco Ventura, Niccolò de Mari, Antonio
Serragli, Antonio degli Albizzi e Filippo Guadagni, queste tre viaggianti ...
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 The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 285
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
Carnesecchi, Amerigo di Simone, 174. — Bernardo, 75 n. 4, 134, 135, 155, 203,
204, 207, 208, 210, 213, 214, 215, 220, — Ginevra, 204. carracks, 23, 24, 25, ...
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 The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 203
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
... at the end of the voyage. officers or marines Bernardo Carnesecchi' ...
was put in charge of equipping the communal galleys in Pisa (MAP II, 345). ...
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The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 203
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
... at the end of the voyage. officers or marines Bernardo Carnesecchi' ...
and Montpellier in 1428, exporting cloths, silk, and honey to the East in ...
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The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 203
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
... da Piombino Luca d'Antonio da Cortona Bartolomeo di Bonifazio—promoted helmsman
at the end of the voyage. officers or marines Bernardo Carnesecchi' ...
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The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 203
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
The patron of this galley was almost certainly Bernardo di Cristofano Carnesecchi,
and if this assumption is correct, he was the only one of the three ...
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The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 203
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
... at the end of the voyage. officers or marines Bernardo Carnesecchi' ...
was put in charge of equipping the communal galleys in Pisa (MAP II, 345). ...
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The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 207
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
... 1429, padroni Bernardo Carnesecchi et Piero Vespucci, fatti et date le galee
in sino ... Of Mari dalla Cicogna and Zanobi di Giovanni we know nothing, ...
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Els mercaders catalans i l'expansió de la corona catalano-aragonesa al segle XV - Pagina 95
di Mario Del Treppo - 1976 - 1150 pagine
L'estiu de 1428 arriba a Barcelona la galera de Francesco Ventura que al ...
Finalment hi ha la galera de Bernardo Carnesecchi que passa per Barcelona ...
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Els mercaders catalans i l'expansió de la corona catalano-aragonesa al segle XV - Pagina 89
di Mario Del Treppo - 1976 - 1150 pagine
... (ibidem): galera de Bernardo Carnesecchi, ... per Bernardo Ventura (AHPB, H. ...
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Els mercaders catalans i l'expansió de la corona catalano-aragonesa al segle XV - Pagina 89
di Mario Del Treppo - 1976 - 1150 pagine
... (ibidem); galera gran de Priore di Mariotto, ... (ibidem): galera de Bernardo
Carnesecchi, ...
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Cristóbal Colón y el descubrimiento de América - Pagina 313
di Antonio Ballesteros Beretta, ( - 1945
... donde Juan I le acogió con demostraciones de amistad, tanto a él como a los
patrones de las galeras, Piero Vespucci y Bernardo Carnesecchi, ...
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Suoi contatti coi Reali portoghesi : Trattato commerciale Tra Firenze e il Portogallo

 

 

En la primera mitad del siglo XV, iniciaron los hijos del rey don Joao el Grande, Pedro y Enrique, el ciclo de las exploraciones que abrieron los caminos colonizadores de Portugal. De estos dos hermanos, Enrique, llamado el Navegante, pasó a la historia como el creador de la marina portuguesa. Nadie como él trazó y desarrolló en su época un plan tan vasto de empresas marítimas. Pedro es menos conocido, pero no menos importante. Sus viajes abarcaron muchos países. En 1428, viniendo de Venecia, visitó Florencia, y en Florencia a Toscanelli. La república le llenó de atenciones, y encontró un buen pretexto, al corresponder a su visita, para estrechar los lazos de amistad y comercio entre las dos naciones. Portugal era punto esencial en la expansión mercantil de Florencia. Las naves florentinas que iban a Inglaterra y Flandes tocaban en Lisboa. La señoría quiso obtener de la corona lusitana los mismos privilegios que se habían acordado a los venecianos. Para lograrlo, envió a uno de sus negociantes más ilustres, a Luca di Maso degli Albizzi. Le acompañaron como capitanes de las galeras Piero Vespucci y Bernardo Carnesecchi. El rey hizo a los visitantes grandes atenciones. Florencia obtuvo lo que esperaba. Y, durante la visita, se extendieron a Vespucci y a Carnesecchi los mismos privilegios de que gozó Luca degli Albizzi3.

 

 3. La carta está en la Biblioteca Nacional de Madrid, Manus. número 12.977, citado por Manuel Serrano y Sáenz.

 

 

 

 

Figura nel Catasto del 1427 come uno dei piu' ricchi cittadini di Firenze ( vedi portata originale )

 

 

 

 

 

 

Nel 1432 si ha notizia di una vendita all'Opera del Duomo da parte di Bernardo di Cristofano C. di più di mille libbre di piombo in lame da utilizzare per gli organi del Duomo.

 

A Bernardo Charnesechi e chonpagni fiorini diciotto lire due soldi XVI, detti denari sono per libbre millequarantatre di pionbo in lame si chonperò per gli orghani a ragione di fiorini XVIII el migliaio 1432 agosto 27 

 

 

 

 

 

Vita politica

 

Ebbe l'onore di far da padrino di battesimo a Lorenzo il magnifico

 

Pur essendo un alleato dei Medici impegnato nei suoi traffici non pare dedicarsi attivamente alla politica se non verso i cinquantanni

 

 

 

Pur essendo filo mediceo :

dr Paolo Piccardi

 

Il manoscritto 441 è la copia del registro degli 8 di Guardia e di Balia 224 (famoso perchè pergamenaceo e scritto talmente bene da sembrare un codice miniato) con l'elenco dei confinati e condannati fra il 1434 e il 1468 (le purghe dopo il rientro di Cosimo).

 

17/9/1434

………………………………………………..

Luigi di Ridolfo Peruzzi per 5 anni ad Ancona

fra i mallevadori: Bernardo di Cristofano Carnesecchi

 

2/10/1434

……………………………………………………………….

Ridolfo di Bonifazio Peruzzi per 3 anni oltre le 100 miglia

 

fra i mallevadori: Bernardo di Cristofano Carnesecchi

 

29/10/1434

 ………………………………………………..

Cerrino di Niccolò Machiavelli per 4 anni a Perugia

 

fra i mallevadori: Bernardo di Cristofano Carnesecchi 

 

 

 

 

 

 

Fu della Parte Guelfa

Console del mare 1436

Balia del 1438 (console delle Arti)

Balia del 1444 (segretario di Parte Guelfa )

Console del mare 1446 

 

Priore nel 1447

Gonfaloniere di giustizia nel 1451

 

 

Accoppiatore  nel 1448

 

 

Segretario allo studio fiorentino nel

 

 

 

 

 

 

 

Archivio mediceo avanti il principato

http://www.archiviodistato.firenze.it/Map/

http://www.archiviodistato.firenze.it/rMap/Sommario.html

Lettera di Bernardus de Carnesecchis

Bernardus de Carnesecchis , vicarius in Castro Anglari 26 dicembre 1438 Filza XI documento n-199

 

Ministero dell’Interno Pubblicazioni dell’Archivio di Stato

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE ,II.

Archivio Mediceo avanti il Principato

Volume primo, Roma 1966

pp.205

Bernardo de Carnesecchis, Vicarius. In Castro Anglari, 1438 dic.26,n. 199.

Lettere a Cosimo ed a Lorenzo, di Giovanni di Bicci, a Firenze e a Treviso.

 

 

L'imperatore bizantino Giovanni Paleologo

 

 

 

 

Ebbe l'onere e l'onore di accogliere come capo della signoria , gli ambasciatori di Costantino Paleologo, quando questi essendo in viaggio verso Roma, si fermarono a Firenze per chiedere aiuti contro la potenza dei Turchi

Ha l'incarico nel 1454 di accompagnare l'imperatore Federico III sui territori della Repubblica ( Gamurrini )

Bernardo di Cristofano nel 1451 ha l'incarico e l'onore di scortare l'imperatore Federico III mentre attraversava i territori della Repubblica ( Roberto Ciabani Le famiglie di Firenze Bonechi ) ( Crollalanza : )

 

 

Forse conte palatino

 

 

 

 

 

Altre notizie

 

 

 JSTOR: Giovanni Chellini, Donatello, and Antonio Rossellino

A Bernardo di Cristofano Carnesecchi per le Nozze d'una sua Figza maritata in Casa Borghino, e a Gio: di Paolo Rucellai per le Nozze d'una sua Fig" col ...
links.jstor.org/sici?sici=0007-6287(196203)104%3A708%3C100%2B102%3AGCDAAR%

 

Giovanni Chellini, Donatello, and Antonio Rossellino
R. W. Lightbown
Burlington Magazine, Vol. 104, No. 708 (Mar., 1962), pp. 100+102-104

 

 Forbidden Friendships: Homosexuality and Male Culture in Renaissance Florence - Pagina 351
di Michael Rocke - 1996 - 384 pagine
... 81 Carlo di Berardo d'Antonio (apothecary), 172, 309n.l40 Carlo di
Domenico (cap-maker), 153- Carnesecchi, Bernardo di Cristofano, 273n.84 Carnival, ...
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Storia dell'arte

 

A lui si deve la committenza de "il tabernacolo Carnesecchi" ( attribuzione : Gordon ) oggi alla National Gallery di Londra , che adornava il Canto ai Carnesecchi opera di Domenico Veneziano , di cui si parla in altra pagina .

 

 

 IL TABERNACOLO AL CANTO AI CARNESECCHI

 

 

 

 

 

Anno 1427 : in blu le case dei Carnesecchi nel popolo di Santa Maria Maggiore

 

 

L'incrocio dell' attuale via Rondinelli ( ex via Carnesecchi ) con via Cerretani formava il Canto ai Carnesecchi

 

Il Canto ai Carnesecchi fu poi anche chiamato Canto del Centauro , dal gruppo marmoreo del Giambologna oggi sotto la Loggia della Signoria .

 

Su questo angolo di via stava un tempo il Tabernacolo Carnesecchi dipinto da Domenico Veneziano ed ora alla National Gallery di Londra

 

 

 

 

TABERNACOLO CARNESECCHI

Dipinto da Domenico Veneziano c. 1440 - 1445

National Gallery ---Londra

 

 

The Virgin and Child Enthroned

National Gallery

This and and two other frescoes are part of a street tabernacle painted at the Canto de' Carnesecchi, near the Piazza S. Maria Novella in Florence. (This is now the point where the Via de' Banchi meets the Via de' Panzani.) The two heads are fragments of two full-length saints who stood on either side of the tabernacle. Vasari says that this tabernacle was one of Domenico's first works in Florence.
The painting shows a dignified and aristocratic Madonna seated on an elegant throne decorated with cosmati work. The Christ Child gives a sign of blessing; above, the foreshortened figure of God the Father is seen to dispatch the dove of the Holy Spirit.
The elaborate and accurate perspective construction of the throne, to some extent influenced by Paolo Uccello, is indicative of Domenico's interest in the rules of perspective.

National Gallery

 

 

 The two heads are fragments of two full-length saints who stood on either side of the tabernacle. Vasari says that this tabernacle was one of Domenico's first works in Florence.

 

 

 

 

 

 

 

Io non sapevo se questo dipinto fosse stato commissionato da un Carnesecchi oppure fosse opera della pieta’ popolare

E non ho trovato per molto tempo nessuno in grado di darmi una risposta

 

Una notizia poco nota e' quindi quella data dal Dr Hugh Hudson, Honorary Fellow, School of Culture and Communication, The University of Melbourne , nell'articolo

 

http://digilander.libero.it/gasparo/Hugh_Hudson1.pdf

 

Di cui riporto un brano

 

The taste for avant-garde perspective in art seems to have run in the Carnesecchi family. It was probably Paolo di Berto’s nephew, Bernardo di Cristofano Carnesecchi, who commissioned Domenico Veneziano’s Virgin and Child with God the Father, the Holy Spirit and Saints in the early 1440s for a street tabernacle in front of one of his houses on the Canto de’ Carnesecchi. The tabernacle was located at the point where the present day Via de’ Banchi and Via de’ Panzani meet, between Santa Maria Novella and Santa Maria Maggiore. The detached paintings from the central scene and two fragments of saints’ heads from the sides of the tabernacle are all that survive, now housed in the National Gallery, London. The Virgin and Child are shown on an enormous throne depicted in steep perspective, composed of distinctively Uccellesque, simple, geometric forms, notably the spheres mounted directly on the top of the throne, reminiscent of the spheres decorating the tops of architectural features throughout Uccello’s mural paintings of the Stories of the Virgin and Saint Steven in the Cathedral in Prato, painted c. 1435–36. Interestingly, like his uncle and Lorenzo di Piero Lenzi, Bernardo Carnesecchi was a member of the aristocratic Guelf party. This might be an indication of the kind of patron who favoured artists that contributed to the early development of perspective, since as shall be discussed below, the Guelf party was itself a patron of Brunelleschi and Donatello.

 

 

La fonte da cui ha tratto la notizia e' :

 

D.Gordon , National Gallery Catalogues : The Fifteenth Century Italian Paintings , 1 , London 2003 pag 64 , citing unpublished research by Brenda Preyer .

The tabernacle was dated by Gordon c.1440-1444

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Istituisce la cappella del SS Sacramento nell'opera del Duomo ( cosi dice Oddone Ortolani in "Pietro Carnesecchi " ) ma credo sia un errore e si debba parlare di Santa Maria Maggiore

 

 

 

Le Cappelle all’interno di Santa Maria Maggiore secondo la descrizione del Richa :

 

 Entrando partendo da destra :

 

Cappella dei Rimborti

Cappella Panciatichi

Cappella di Deo di Vanni Del Beccuto 1386 (Cappella di San Biagio )

Cappella Carnesecchi sormontata dallo stemma dei Carnesecchi-Capponi -Velluti

Cappella di Deo di Vanni Del Beccuto

 

Cappella maggiore : Cappella di Barone Cappelli

 

A Sinistra vicino all'Altar maggiore

Cappella di Bernardo Carnesecchi

Cappella degli Orlandini

Cappella di Pagholo Carnesecchi

Porta laterale

Cappella dei Bartolini poi del senatore Giovanni Buoni

Altare dei Cerretani

 

.

 

  

…….Nella Nave poi a tramontana la piu' prossima all'Altar grande e' la Cappella che serve alla Comunione , fondata da Bernardo Carnesecchi nel 1449 , ed e' stata dipinta tutta a grottesco nei nostri tempi . Evvi pero' in alto un divoto antico Crocifisso dipinto sul muro ,e tenuto in venerazione con i cristalli che lo coprono. Sotto del quale vedesi la tavola , dove Maria da l'abito al Beato Stock ,opera di Pisello Piselli…………..( Richa Giuseppe :Notizie istoriche delle chiese fiorentine )

 

 …….Alle Cappelle lateralmente contigue all'Altar maggiore , avvi in un tondo di marmo breva iscrizione , che dice :

SEP. BERNARDI CHRISTOFANI DE CARNESECHIS MCCCCXLIX…………..( Richa Giuseppe :Notizie istoriche delle chiese fiorentine )

 

In realta' Bernardo muore dopo il 1351

 

 

 

Altre notizie

 

 

Florence and Its University During the Early Renaissance - Pagina 88
di Jonathan Davies - 1998 - 232 pagine
Antonio di Bernardo di Miniato Dini served as an ... Bernardo di Cristoforo
Carnesecchi served as an ... Messer Bernardo di Filippo Giugni served as an ...
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Utile per determinare la questione del conte palatino :

Istoria della nobiltà di Firenze scritta da Piero di Giovanni de'Monaldi.

L'oeuvre de Monaldi s'inscrit dans un contexte précis. Dans les dernières décennies du XVIe siècle, les nobles florentins, avec un peu de retard par rapport à

d'autres villes italiennes, sont pris d'une grande fébrilité généalogique. De nombreuses familles font établir leur "arbre" ou écrire, plus ou moins sommairement —les plus

fortunés s'adressant directement à des historiens comme Scipione Ammirato—, leurs histoires. Les scribes recopient les listes de tous ceux qui, aux temps de la république,

avaient occupé les charges de "prieurs" ou de "gonfalonnier", ce qui conférait désormais à leurs descendants une préséance incontestée sur les autres citoyens. En 1597, Giuliano

de'Ricci achève son Sunto, e ristretto delle Casate, e Famiglie Fiorentine antiche, e moderne ; au moment où Monaldi termine son travail, vers 1605, Francesco Segaloni

(1565-1630), secrétaire des "Riformagioni", commence à réunir chez lui une petite académie de "gentilshommes", "où l'on discourait de familles florentines, de leur

origine, de leur arbre généalogique, des charges politiques qu'elles avaient remplies". Le petit groupe travaille, plus ou moins régulièrement, jusqu'à la mort de Segaloni, en

1630. Au même moment, à Pise, le chanoine Raffaello Roncioni entreprend lui aussi de poursuivre ses Histoires pisanes , dédiées au grand duc vers 1605, par une histoire des

familles pisanes. Rédigée vers 1614-1616, mais restée à la fois inachevée et inédite, l'oeuvre recense, famille par famille, tous les individus qui ont fait la grandeur de la

noblesse pisane ; le but est fort proche de celui de Monaldi, même si la forme diffère. Monaldi ne se pose pas en effet comme un érudit. Qu'il s'agisse de l'une ou de

l'autre oeuvre, il se contente de compiler. Pour son premier travail, il puise chez tous ceux qui conçoivent l'histoire florentine comme l'enchaînement inextricable d'histoires

de familles, les chroniqueurs médiévaux (Ricordano Malispini, Giovanni et Matteo Villani), les grands humanistes du XVe siècle (Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini,

Piero Buoninsegni, Matteo Palmieri), les historiens et écrivains du XVIe siècle (Francesco Guicciardini, Jacopo Nardi, Giovan Battista Adriani, mais aussi

Pierfrancesco Giambulari ou Filippo Valori). Sans négliger les textes consacrés aux "familles" florentines comme les vers fameux de Dante, le Trattato politico-morale de

Giovanni Cavalcanti, ou le De illustratione urbis Florentiae , rédigé par Ugolino Verino dans les années 1480-1487 —son troisième livre, intitulé "De nobilitate et

origine prolum Florentinorum", donne l'origine de plus de quatre cents familles. A cela il ajoute quelques travaux érudits comme les listes des prieurs de la république,

ainsi que quelques papiers de famille ("più scritture de cittadini"). Rien de très original dans tout cela. 

…………………………….La noblesse des familles ne vient pas seulement de l'exercice des magistratures suprêmes, mais aussi de la "noblesse d'esprit" (animo) ou

de la magnificence dont témoigne la possession en ville de "palais et jardins" (47 familles), ou de loges publiques où les fêtes entre parents et amis manifestaient aux

yeux de tous la "grandeur" de la famille (29 familles). Enfin, en plusieurs occasions, des florentins ont été faits chevaliers par divers monarques, comme le roi Jacques de

Pouilles, l'empereur Emmanuel Paléologue, le pape Eugène IV, le roi de Naples René d'Anjou, l'empereur Frédéric IV, le pape Paul II, le roi de France Charles VIII ou le

pape Léon X ; mais Monaldi insère également les 60 florentins faits chevaliers par les Ciompi.

Da Jean Boutier Un " Who's who " de la noblesse florentine au XVIIe siècle : L' Istoria delle famiglie della città di Firenze de Piero Monaldi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

 

 

Figlio di Paolo Carnesecchi e fratello di Antonio e Giovanni

Dalle tratte nato nel 1392

 

 

 

 

 

 

2 volte Gonfaloniere di giustizia nel 1437 (al tempo dell'assalto di Niccolo' Piccinino ) nel 1450

durante il suo secondo gonfalonierato fu firmata la pace con re Alfonso

 

Sua figlia Simona sposa nel 1460 Agostino di Lotto Tanini , che sara' priore nel 1477 . ( unico priore della sua famiglia )

 

 

 

 E’ dapprima socio con suo padre in una compagnia che comprendeva anche Fronte di Antonio di Piero immatricolata nella Lana

E’ un ricco lanaiolo 

 

 

Console del mare nel 1426

Bulletin de l'Institut historique belge de Rome - Pagina 110
di Institut historique belge de Rome - 1930
... par les Consuls de la Mer de Florence, Leonardo di Filippo Strozzi, Piero di
Simone Vespucci et Simone di Pagolo Carnesecchi, en fonctions en 1426. ...
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…..questi 23 articoli furono dati alla Nazione fiorentina di Bruges

dai consoli del mare nel 1426 Simone di Pagolo Carnesecchi , Leonardo di Filippo Strozzi , Piero di Simone Vespucci

 

Ufficiale del catasto nel 1427

 

 

Compare nel catasto del 1427 insieme coi fratelli  (vedi portata originale

 

  1. Gli estimi di Pisa e contado a partire da quello del 1428-1429 si trovano
    nel fondo dell'Ufficio di Fiumi e Fossi conservato presso questo istituto.
    Vi è un riferimento al n. 863 del catasto del 1428 a Simone Carnesecchi e
    Giuntino di Guido e comp.
    Invece non vi sono Carnesecchi fra i possidenti
    dell'estimo del 1783. Per esaminare i catasti intermedi Lei dovrebbe venire
    a questo Archivio di Stato - la sala studio apre tutte le mattine alle ore
    08.15 dal lunedì al sabato, con orario anche prolungato di pomeriggio il
    martedì, mercoledì e giovedì.
    2. Il libro del Prof. Casini si intitola: Il Catasto di Pisa del 1428-1429
    a cura di B.Casini, Pisa Giardini 1964. La biblioteca di questo istituto
    possiede due copie del libro e Lei lo potrà consultare nella nostra sala
    studio (purtroppo per le biblioteche degli Archivi di Stato non è previsto
    il prestito).

Christine Pennison A.S.Pisa

 

 

 

E’ sicuramente un ricco mercante ho poche notizie dei suoi traffici che pero dovevano essere importanti visto che il figlio Amerigo lavorera’ con l’Inghilterra

 

The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 285
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
Carnesecchi, Amerigo di Simone, 174. — Bernardo, 75 n. 4, 134, 135, 155, 203,
204, 207, 208, 210, 213, 214, 215, 220, — Ginevra, 204. carracks, 23, 24, 25, ...
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Operaio della fabbrica del Duomo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonio di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

Dalle tratte elettroniche nato nel 1396

 

 

 

 

Giovanni di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 Dalle tratte elettroniche nato nel 1404

 

 

 

 

 

Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 Dalle tratte elettroniche nato nel 1384

 

 Priore nel 1419 ,nel 1425, nel 1431

Gonfaloniere di compagnia nel 1417

Buonuomo nel 1428

 

 

 

 

 

  

Ricevo da Paolo Piccardi

Probabilmente l'ho già scritto: sto scandagliando il deposito di manoscritti presso l' ASF.

La maggior parte sono frutto del lavoro di appassionati del 1700 (notai, studiosi o funzionari pubblici), che trascrissero il contenuto di filze antiche.

Stasera ho affrontato il manoscritto 496, opera di Francesco Patriarchi, Primo Ministro della Camera Fiscale verso il 1697. La Canera Fiscale si trovava all' ultimo piano di Orsanmichele e conservava tutti i documenti relativi a imposte, tributi, incarichi ecc.

C'è un po' di tutto (544 pagine), comprese le lettere di Coluccio Salutati dal 1375 al 1403 e le denunce contro i Magnati (tamburazioni).

 

A pag. 145: Questo Libro di Battesimi dall' anno 1428 all' anno 1435 è stato copiato da me Antonfrancesco di Santi di Antonio di Simone di Domenico Landini, antiquario fiorentino quest' anno 1662 dal suo originale in foglio reale quale io comprai da Gio.Battista Fontani libraio sino l' anno 1620, ma guasto e lacero, e slegato, e ridotto in fogli volanti, e che io feci riunire e ridurre nella miglior forma fosse possibile. Et essendone venuta notizia al Cla.mo Sig. Sen.re Carlo di Tommaso Strozzi Provveditore dell' Arte de' Mercatanti ove si conservano i Libri di Battesimi dall' anno 1450 in qua, venne a vederlo e mi mostrò gran desiderio di averlo per servizio di d.a Arte. Onde io gliene feci subito donativo riserbandomene Copia. Et Egli lo collocò fra gli altri libri di d.a Arte.

 

A pag. 205 ho trovato Bartolomeeo di Giovanni di Iacopo merciaio (il famoso Piccardi che non usava il cognome)

A pag. 229 Filippo di Berto di Zanobi Carnesecchi Pop.o di S. Maria Maggiore 12 Maggio 1432.

 

Mi sbaglio o le filze del Duomo di Firenze partono dal 1450 ?

 

 

 

Suo figlio Francesco sara’ uno degli uomini piu’ considerati della Firenze del suo tempo 

 

 

 

Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 Dalle tratte elettroniche : nato nel 1396

 

3 volte priore 1439, 1444, 1458

Camarlingo generale nella citta' di Arezzo nel 1443

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi :

Manetto di Zanobi di Berti Carnesecchi

1442 cap.

1445 cap.

1446 al Bigallo

1447 Pistoia

1455 Cam.e

1453 port. mag.

 

 

Ho dal dr Paolo Piccardi :

Manoscritto 501 ASFi

 

(4) Contratti di matrimonio e parentadi

1400 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.59) f. 1000

1404 Parenti di Michele Serparenti e Maddalena di Paolo di Bartolommeo di Grazzino Carnesecchi f. 1000 (c.332)

1417 Berto di Zanobi Carnesecchi (c.279) f. 1200

1421 Gio. di Niccolo' di Matt.o Carnesecchi (c.102) f. 604

1426 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.29) f. 1100

1430 Luca di Gio. Carnesecchi (c.88) f. 350

1434 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.90) f. 1050

1442 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.3) f. 900

1446 Luca di Luca Carnesecchi (c.90) f. 1000

1446 Carlo di Bernardo Carnesecchi (c.165) f. 833 

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi :

 Manoscritti 515

Pag. 643

S. Agnolo di Piero di Tommaso da Terranuova 1413-1462

circa 1450 c.346 D. Andreola fil. Gherardi Pieri Deghi de Spinis contrabit Matrim. cum Manetto q. Zanobi de Carnesecchis.

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi :

Durante la vana ricerca del processo alla Biagia, ho trovato tantissime denunce anonime.

Una di queste riguarda un Carnesecchi:

10 Dicembre 1433

Dinanzi a voi S. Conservatori delle leggi si noti come adì 3 di dicembre fra le ore 22 et 23 ant. si giocava in ambedue le panche ovvero muricciuoli di messer Agnolo Acciaiuoli appresso alla loggia di buon del monte:

Manetto di Zanobi Carnesecchi

Signore di Niccolò Barbadori

Beccaccino Alamanni

Lionardo di Niccolò Barbadori

piaccia alla signoria vostra condannargli.

 

 

 

 

 

 

Luca di Luca di ser Filippo di Matteo Carnesecchi

 

 Dalle tratte elettroniche : Nato nel 1401

Suo padre muore nel 1399

Di lui e’ tutore Giovanni di Niccolo di Matteo Carnesecchi

 

 

 

Luca di Giovanni di Niccolo di Matteo Carnesecchi

 

1430 Luca di Gio. Carnesecchi (c.88) f. 350 da dr Piccardi 

 

 

 

Giuliano di Giovanni di Niccolo di Matteo Carnesecchi

 

 ?????????????? non so se sia mai esistito da verificare

 

 

 

 

 

Niccolo’ di Giovanni di Niccolo di Matteo Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

Ho dal dr Paolo Piccardi :

Manoscritto 501 ASFi

 

(4) Contratti di matrimonio e parentadi

1400 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.59) f. 1000

1404 Parenti di Michele Serparenti e Maddalena di Paolo di Bartolommeo di Grazzino Carnesecchi f. 1000 (c.332)

1417 Berto di Zanobi Carnesecchi (c.279) f. 1200

1421 Gio. di Niccolo' di Matt.o Carnesecchi (c.102) f. 604

1426 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.29) f. 1100

1430 Luca di Gio. Carnesecchi (c.88) f. 350

1434 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.90) f. 1050

1442 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.3) f. 900

1446 Luca di Luca Carnesecchi (c.90) f. 1000

1446 Carlo di Bernardo Carnesecchi (c.165) f. 833 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dati del Catasto del 1427

 

Ai dati del catasto e ai microfilm delle portate e' dedicata una pagina specifica

 

I dati del catasto dell'anno 1427 permettono di fare una fotografia della famiglia sia dal punto di vista genealogico che dal punto di vista patrimoniale

ASF, Catasto, Bobina 146 (registro 79): Bernardo di Cristofano c. 574; Simone di Pagolo, c. 81;Luca di Luca, c. 295; Berto di Zanobi, c. 85;

Manetto di Zanobi, c. 50; Giovanni di Niccolò, c. 231; Mattea di Luca di Luca, c. 516; Zebaina di Zanobi, c. 34. 

 

 

nome

anni

bocche

fiorini

 

 

 

 

Giovanni di Niccolo di Matteo di Durante

anni 66

bocche 3

fiorini 1496

Zebaina (de Medici ) vedova di Zanobi di Berto di Grazino di Durante

anni 64

bocche 1

fiorini 800

Mattea (Del Benino ) vedova di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante

anni 55

bocche 1

fiorini 1311

Berto di Zanobi di Berto di Grazino di Durante

anni 44

bocche 5

fiorini 4675

Simone di Paolo di Berto di Grazino di Durante

anni 36

bocche 6

fiorini 10346

Manetto di Zanobi di Berto di Grazino di Durante

anni 31

bocche 2

fiorini 3135

Luca di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante

anni 28

bocche 4

fiorini 9592

Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino di Durante

 

bocche 4

fiorini 10961

 

Manca qualunque riferimento alla discendenza di Matteo di Niccolo di Matteo,

 

 

 

 

 

 

Firenze Catasto 1427 : Case dei Carnesecchi

(In blu le case ,sottolineato in giallo"il canto dei Carnesecchi " )

Le case sono nel quartiere di san Giovanni Gonfalone del Drago

 

 

  

 Ai dati del catasto sara' dedicata una pagina a parte dove ( grazie al dr Paolo Piccardi ) sara' possibile vedere i microfilm delle portate originali dei Carnesecchi

 

 

   

 

Elenchi delle cariche nel periodo

 

Gonfalonieri di giustizia nel periodo

5

1404

1

1

0

paolo

berto

grazzino

carnesecchi

5

1415

1

1

0

paolo

berto

carnesecchi

5

1420

1

9

0

zanobi

berto

carnesecchi

 

 

 

Priori delle Arti nel periodo

6

1381

8

1

0

niccolo

matteo

durante

5

1387

8

1

0

leonardo

berto

6

1391

8

1

0

zanobi

berto

grazzino

carnesecchi

5

1395

8

9

0

niccolo

matteo

durante

6

1397

8

1

0

giovanni

niccolo

matteo

carnesecchi

6

1400

8

1

0

paolo

berto

grazzino

carnesecchi

6

1405

8

1

0

cristofano

berto

carnesecchi

10

1407

8

1

0

zanobi

berto

carnesecchi

6

1409

8

1

0

paolo

berto

carnesecchi

5

1411

8

1

0

cristofano

berto

grazzino

carnesecchi

5

1414

8

1

0

giovanni

niccolo

matteo

carnesecchi

6

1419

8

1

0

berto

zanobi

berto

carnesecchi

6

1422

8

1

0

paolo

berto

grazzino

carnesecchi

5

1424

8

9

0

cristofano

berto

carnesecchi

6

1424

8

9

0

cristofano

berto

grazzino

carnesecchi

5

1425

8

1

0

berto

zanobi

carnesecchi

5

1427

8

9

0

paolo

berto

carnesecchi

6

1428

8

9

0

matteo

niccolo

matteo

carnesecchi

6

1429

8

5

0

giovanni

paolo

carnesecchi

5

1430

8

9

0

matteo

niccolo

carnesecchi

6

1430

8

9

0

zanobi

berto

carnesecchi

6

1431

8

4

0

bernardo

cristofano

carnesecchi

6

1431

8

1

0

berto

zanobi

carnesecchi

5

1431

8

9

0

matteo

niccolo

carnesecchi

6

1432

8

9

0

paolo

berto

carnesecchi

10

1433

8

5

0

filippo

berto

carnesecchi

6

1433

8

9

0

matteo

niccolo

matteo

carnesecchi

 

 

 

Buonuomini e Gonfalonieri di compagnia nel periodo

 

10

1385

16

1

0

zanobi

berto

grazino

5

1389

12

1

0

zanobi

berto

grazino

5

1390

12

1

0

leonardo

berto

6

1393

16

9

0

niccolo

matteo

durante

5

1393

16

1

0

paolo

berto

grazino

6

1393

12

9

0

niccolo

matteo

durante

5

1395

12

1

0

paolo

berto

grazino

5

1398

12

1

0

giovanni

niccolo

matteo

5

1401

16

1

0

giovanni

niccolo

matteo

5

1402

12

1

0

paolo

betto

carnesecchi

6

1406

12

1

0

cristofano

berto

grazino

carnesecchi

6

1407

16

1

0

zanobi

berto

carnesecchi

6

1408

12

1

0

zanobi

berto

carnesecchi

6

1410

16

1

0

cristofano

berto

grazino

carnesecchi

6

1412

16

1

0

paolo

berto

carnesecchi

5

1416

16

1

0

zanobi

berto

grazino

carnesecchi

5

1417

16

1

0

berto

zanobi

carnesecchi

5

1417

16

9

0

cristofano

berto

carnesecchi

5

1417

16

9

0

cristofano

berto

grazino

carnesecchi

10

1418

12

9

0

cristofano

berto

carnesecchi

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Consoli delle Arti nel periodo :

 

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Consoli delle Arti nel periodo

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paolo

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simone

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berto

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carnesecchi

 

 

 

 

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I legami dei Carnesecchi con la chiesa di Santa Maria Maggiore

 

Abbiamo gia visto i legami di Pero di Durante e di suo figlio Filippo con Santa Maria Novella legami collocabili tra il 1340 e il 1363

 

 I legami dei Carnesecchi con Santa Maria Maggiore risalgono almeno al testamento di Michele di Braccino, mentre e' del 1401 la prima testimonianza : infatti la lapide che ricorda , un a me sconosciuto Michele di Filippo Carnesecchi (vedi RICHA ) ; il Rosselli dice trattarsi della sepoltura di Luca di ser Filippo Carnesecchi

 E’ del 1406 l’istituzione della cappella Carnesecchi di Paolo di Berto Carnesecchi

 

 

Santa Maria Maggiore è una delle chiese più antiche di Firenze, anteriore almeno all'Undicesimo secolo.

 

 

 

Guerra dei Fiorentini contro il Duca di Milano  

 

 

1428 battaglia di Maclodio

 

 

 

 

 

 

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 Sull'argomento :

 Umberto Dorini I Medici e i loro tempi Casa editrice Nerbini -Firenze 1989

 

 

 

Ascesa dei Medici

 

Vasto gruppo familiare ,provenienti probabilmente dal Mugello , erano gia presenti a Firenze agli inizi del duecento . Probabilmente continuarono ad inurbarsi nel corso del 1200 divenendo " La masnada del Mercato Vecchio" . Furono assai turbolenti ma non diedero nel duecento alcun personaggio che si faccia ricordare

 

Averardo detto Bicci quando i Neri presero il sopravvento sui Bianchi si era applicato nella confisca dei beni dei Bianchi , arricchendosi con la gestione delle spoglie dei nemici

I Medici come famiglia si distinsero particolarmente nel saccheggio e nella violenza contro i Bianchi

 

Comunque la famiglia Medici appartiene al gruppo di famiglie oligarchiche che domina su Firenze tra il 1300 ed il 1343

 

La prima vera traccia storica dei Medici si ha quando Salvestro di messer Alamanno dei Medici si allea al "popolo minuto" nell'episodio del tumulto dei Ciompi (1378), il maggior scontro sociale nella storia della Repubblica Fiorentina.

 

Il fondatore della fortuna familiare è Giovanni di Bicci (1360-1429, Bicci è il soprannome dato a suo padre Averardo) Negli anni che vanno dal 1380 al 1390 un oscuro fiorentino , appartenente ad una famiglia conosciuta , Giovanni di Bicci dei Medici (1360-1429 ), ottenne il suo primo impiego nella succursale romana di una compagnia diretta da un suo parente , Vieri di Cambio dei Medici.

Egli divenne presto socio e gestore di quell’ufficio , ed in seguito al ritiro di Vieri nel 1393 , formo’ una compagnia propria.Quattro anni piu’ tardi Giovanni si stabili’ a Firenze aprendovi una banca , mentre continuava a mantenere l’ufficio romano , affidato ad un socio .Nel 1402 apri una succursale a Venezia , e nello stesso decennio due botteghe di tessuti di lana a Firenze . Nel 1426 creo’ la sua prima banca transalpina , ed altre succursali furono aperte ad Avignone , Bruges e Londra. Quando Giovanni mori nel 1429 lascio’ in eredita’ ai figli Cosimo (1389-1464 ) e Lorenzo un patrimonio stimato di ottantamila fiorini .

La grande ricchezza di Giovanni veniva principalmente dalla succursale romana che fin dal 1390 era stata coinvolta nelle finanza pontificia . Giovanni dei Medici era stato amico intimo di Giovanni XXIII , ai tempi in cui questi era un funzionario della curia . Nel 1410 quando fu eletto pontefice , nomino’ Giovanni "depositarius camerae apostoliche" , incarico che gli attribuiva grandi……………………….

anche grazie all'appalto della riscossione delle gabelle del Comune. Gonfaloniere nel 1421, Giovanni si fa amare per la prodigalità con cui attinge al suo patrimonio per aiutare la Repubblica e il popolo nei momenti di crisi ed è anche il primo mecenate della famiglia: protegge il giovane Masaccio e finanzia di tasca sua la ricostruzione della basilica di San Lorenzo (quartiere in cui i Medici hanno già le loro case) affidando il progetto al Brunelleschi.

 Dal suo matrimonio con Piccarda Bueri nascono due figli:

Cosimo (1389-1464) e Lorenzo (1395-1440), entrambi detti "il Vecchio", da cui avranno origine i due rami della famiglia.

 

Giovanni e' politicamente rilevante

 

 

A torto Giovanni viene considerato fautore del primo Catasto (1427 ) in realta' dice il Dorini :

 

Ci siamo a lungo soffermati su questa riforma finanziaria perche' per molto tempo si credete erroneamente ( e l' Young nonostante l'esauriente dimostrazione data di questo errore vi volle deliberatamente insistere : Questo autore e altri seguirono il Cavalcanti Istorie fiorentine autore assai sospetto , come dicemmo , perche' appare , a seconda dei propri interessi , ora piaggiatore ora calunniatore dei Medici ) che Giovanni di Bicci dei Medici fosse l'autore e il propugnatore del catasto .Risulta invece che la legge sul catasto fu proposta e difesa da Rinaldo degli albizzi e da Niccolo' da Uzzano , i due massimi esponenti del partito aristocratico , che dovettero risentirne personalmente i gravissimi effetti . Ad esempio l'Uzzano che di prestanza non aveva avuto mai piu' di sedici fiorini fu per il catasto tassato in fiorini duecentocinquanta ( fonte: Capponi ). Ma costoro -e' giusto riconoscerlo si sottomettevano a questi sacrifici per il bene supremo della difesa della patria e nella speranza che un equa repartizioni dei tributi potesse riportare la pace nella citta' . Giovanni di Bicci invece faceva rilevare , nella consulta del 7 marzo 1427 , che i cittadini erano rimasti esausti di denaro e che in tutti i modi si dovevano diminuire le spese ( e si era ancora in guerra !…) , tesi come si comprende molto gradita al gran pubblico ….; e nella consulta del 12 maggio successivo , quando ormai appariva vana ogni opposizione , dichiarava in tono di rassegnazione , che si rimetteva al parere degli altri , ma quanto a se' non sapeva dire se da questa riforma si sarebbe potuto ricavare tutto quel frutto che se ne sperava.

Gli storici dell'Ottocento rimasero disorientati quando apparvero questi documenti perche' non si aspettavano che gli odiati aristocratici avessero volutofar approvare una legge popolare e che questa potesse essere accolta con diffidenza mal dissimulata dal prediletto del popolo……………………………………………………………..

Noi riteniamo invece che egli fosse in perfetta buona fede quando dubitava che la legge non potesse dare buon frutto

 

La legge sul catasto fu approvata il 22 maggio 1427

 

Il popolo chiese avesse effetto anche retroattivo . ……………………………………………

 

Il 20 febbraio 1429 all'eta' di 69 anni Giovanni di Bicci moriva . Il suo funerale venne a costare 3000 fiorini Lascia un patrimonio di quasi 178.221 fiorini

 

 

Cosimo de' Medici, detto il Vecchio fu fondatore della signoria dei Medici in Firenze ( Firenze, 1389, 1464 ).

 

Nel 1429, morto il padre, si ritrova a capo delle attività e degli interessi familiari ( un patrimonio di quasi duecentomila fiorini ) e, conseguentemente al loro rilievo, a occupare un ruolo preminente anche nella vita politica cittadina. Dalla signoria era del resto già stato investito di importanti incarichi ufficiali: accompagnatore dell'antipapa Giovanni XXIII al concilio di Costanza, nel 1414; ambasciatore a Milano nel 1420, a Lucca nel 1423, a Bologna nel 1424, presso il nuovo papa, Martino V, nel 1426.

Acquistato grande prestigio tra il popolo minuto, grazie soprattutto alla sua potenza economica, assunse ben presto la guida del partito popolare. Divenne così inevitabile lo scontro con il partito oligarchico, capeggiato da Rinaldo degli Albizi.

fece parte due volte (1430 e 1432) del magistrato durante la guerra contro Milano.

 

 

Nello stesso 1429 Cosimo si pronuncia a favore della guerra di espansione contro Lucca (è eletto per due volte nel consiglio dei Dieci di guerra ), salvo poi prendere le distanze dal modo in cui sarebbe stato condotto il conflitto: il signore di Lucca, Paolo Guinigi, chiesto infatti aiuto a Filippo Maria Visconti, sconfiggerà i Fiorentini nel dicembre 1430, i quali, tre anni dopo, a Ferrara, dovranno piegarsi a una pace indecorosa e totalmente svantaggiosa. A Firenze il dissenso di Cosimo (che aveva fatto parte della delegazione inviata nella città estense) viene semplicisticamente interpretato come una forma di opposizione all'oligarchia dominante, e proprio con l'accusa di voler rovesciare lo Stato che Rinaldo degli Àlbizzi (tra i principali sostenitori dell'impresa lucchese), approfittando di una momentanea assenza di Cosimo dalla città e di un governo a lui favorevole, ne richiede l'arresto e il confino (sperando in tal modo di provocarne anche la rovina economica). Il Medici ripara a Padova e a Venezia, dove vive con fasto principesco;

 

 

Procedendosi nel 1433 al sorteggio dei magistrati, si costituì, per broglio degli Albizi, una signoria a lui ligia e riuscì gonfaloniere Bernardo Guadagni, che procedette contro Cosimo, accusato di tramare a danno dello Stato; la famiglia Medici fu bandita dalla repubblica e Cosimo se ne andò a Venezia, onorato nel viaggio come un principe. Si recò presso i Benedettini nell'isola di San Giorgio ove, continuando il mecenatismo di cui aveva già dato prova a Firenze, fondò la biblioteca e l'arricchì di codici.

 

 

Per il quartiere di Santo spirito

Donato di Cristofano Sannini

Giovanni di Matteo dello Scelto

Per il quartiere di Santa Croce

Iacopo di Giorgio Betti Berlinghieri

Corso di Lapo Corsi setaiuolo

Per il quartiere di Santa Maria Novella

Bartolomeo di Bartolomeo Spini

Mariotto di misser Niccholo' Baldovinetti

Per il quartiere di Santo Giovanni

Iacopo di Giovanni Luti calzolaio

Piero di messer Marcho di Cenni Marchi

Bernardo di Vieri Ghuadagni , quartier Sancto Giovanni Gonfaloniere di giustizia

Entrati a di primo di settembre e finiti a di ultimo d'ottobre 1433

Ser Francesco di Laino loro notaio , quartiere Santo Spirito

 

Da Priorista di Pagolo di Matteo Petriboni

 

 

 

 

 

 Da Giovanni Cavalcanti " Storie fiorentine "

 

Balia che decreta l'esilio per Cosimo dei Medici

 

Come ser Filippo Peruzzi lesse gli uomini della Balia; e questi sono:

 

Essendo già passati, dal di che entrarono i Signori al dì di questo parlamento, sette giorni di settembre, e fatti tutti gli atti che nel prossimo addietro capitolo è scritto, ser Filippo lesse gl'infrascritti uomini di Balia:

 

Nel Quartiere di Santo Spirito:

Sassolino d'Arrigo Sassolini; Bernardo d'Antonio da Uzzano; Francesco d'Andrea Quaratesi; Niccolò di Feduccio Falconi; Mariotto di Mariotto dt Banco; Bardo di Francesco di messer Alessandro de' Bardi; Bernardo di Francesco Canigiani; Giovanni di Piero di Bartolommeo Scodellari; Benedetto di Giusto di Bate; Giovanni di Barduccio di Cherichino; Antonio di Firenze del Pancia; Lippo di Berto di Lippo Guardi; messer Giovanni Guiccíardini; Niccolò Barbadoro; Paolo di Giannozzo Vettori; Giovanni di Mico Capponi; Zanobi di Averardo Belfradelli; Antonio di Ridolfo di Paolo Lotti; Giovanni di. Buoninsegna Machiavelli; Giovanni di Tommaso Corbinelli; Donato,di Piero Velluti; Goro di Zanobi, oliandolo; Francesco del Buono di Bramante, beccaio; Alessandro di Jacopo di Niccolò di Nome; Schiatta d'Uberto Ridolfi; Domenico di Francesco Sapiti; Francesco di Filippo di messer Castellano; Guido di Tommaso Deti; Alessio di Gherardo di Matteo Doni; Rinieri di Cristofano del Pace; Giovannozzo di Francesco Pitti; Bartolommeo di jacopo Ridolfi, Gherardo di messer Filippo Corsini; Antonio, di Lotteringo Boverelli; Luca di Cristofano Sanini; Niccolò di Fecino Dietifeci; Pietro di Ghirigoro del Benino; Ghirigoro d'Antonio d'Ubaldo; Mariotto di Ghinozzo di Stefano Lippi; Luca di Donato di Giunta Michelozzi; Bartolo d'Agnolino, pezzaio;, Goro di Stagio Dati: Sandro del Rosso, fornaciaio; Giovanni di Pazzino Cicciaporci; Filippo di Cristofano del Bugliaffa; jacopo di Francesco di Tura; Francesco di Vannozzo Serragli; Amerigo di Matteo dello Scelto;;Niccolò di ser Francesco Borghi; Felice di Michele Brancacci; Giovanni di Brancazio Borsi; Michele d'Arrigo di Gardo, orpellaio; Banco di Niccolò di Bencivenni; Giovanni di Niccolò dei Vivajo; Guido d'Agnolo Tigliamochi; Giovanni dì Cristofano Masini; Aringo di Corso, calzolaio; Filippo di Giorgio di Lore, calzolaio; Bartolommeo di Francesco Ferrucci.

 

Nel Quartiere di Santa Croce:

Giovanni di Simone Biffoli; Domenico di Bernardo Lamberteschi; Ruberto di Lionardo dell'Antella; Piero di messer Vanni Castellani; Alessandro di Bívigliano Raugi; Lodovico di Cece da Verrazzano; Bernardo di jacopo di Ciacco; Tommaso di Lapo Corsi; Cristofano d'Antonio di Piero Guidi; Bartolommeo di Verano Peruzzi; Ridolfo di Bonifazio Peruzzi; Duccio di Taddeo Mancini; Antonio di Lionardo Raffacani; Marco di Bello del Bellaccio; messer Biagio di Lapo Niccolini; Tommaso di messer Tommaso Sacchetti; Giovanni di messer. Forese Salviati; Antonio di Salvestro di ser Ristoro; Galeotto di Bettino Fibindacci; Niccolajo di Niccolò Fagni; Attaviano di Chirico Pepi; Doffo dì Doffo Arnolfi; Bernardo di ser Lodovico Doffi; Priore di jacopo Risaliti; Matteo di Matteo da Panzano; Francesco di Giovanni Bucelli; ser Antonio di Niccolò di ser Pierozzo; Tano d'Antonio, beccaio; Francesco di Giovanni dello Sciocco; Nofri di Luca, merciaio. Michele di Giovanni Riccialbani, Francesco di jacopo Arrighetti; Antonio del maestro Gherardo; Antonio di Niccolò Busini; Cristofano di Guerriante Bagnesi, Francesco di Buonajuto Rimba; Nofri di Buondì del Caccia; Piero del Rosso Pieri, pelacane; Lorenzo d'Antonio Spinelli; Mariano di Stefano di Nese, forbiciaío; Antonio di Giovanni di Bartolo Grazia; Manetto di Tuccio Scambrilla; Fabiano d'Antonio Martini; Santi di Domenico, corazzaio; Niccolò di Doffo del Guanto; Lorenzo d'Agnolo Compiobbesi; Andrea di Salvestro, Nardi; Antonio di Vanni Mannucci; Matteo di Morello Morelli; Paolo di Zanobi da Ghiacceto; Antonio di messer Niccolò da Rabatta.

 

Nel Quartiere di Santa Maria Novella:

Francesco di Pierozzo della Luna; Piero di,Giovanni Anselmi; Tommaso di Pazzino di Luca Alberti; Tommaso di Giacomino Tebalducci; Domenico d'Antonio Allegri; Francesco di Ventura; Antonio di Marsilio Vecchietti; Bartolommeo, ferraiuolo; Zanobi, chiavaiuolo; Teri di Lorenzo di Teri; Bartolommeo di Tommaso di ser Tino, messer Agnolo di jacopo Acciajuoli; Filippo di Giovanni Carducci; Sandro di Vieri Altoviti; Guido di Soletto Baldovinetti; Giovanni di Simone di messer Tommaso Altoviti; Paolo di Niccolò Ciuti; Ruberto d'Antonio de' Nobili; Zanobi di Lodovico della Badessa; Oddo di Francesco d'Andrea Franceschi; Pierozzo di Giovanni di Luca, pezzaio; Antonio di ser Tommaso Redditi; Tommaso di Rinieri Popolani; Giovanni di messer Rinaldo Gianfigliazzi; Guglielmíno d'Agnolo degli Spini; Cante di Gíovanni Compagni; Piero di Neri Ardinghelli; Rinieri di Giuliano del Forese; Carlo di Tommaso Bar~ toli; jacopo di Dino Gucci; Niccolò di Giovanni di Bartolo di Mare; Bartolo di Gualberto, oliandolo; Lorenzo di Rosso Martini; Brancazio di Michele di Feo Dini; Smeraldo di Smeraldo degli Strozzi; messer Palla di Nofri degli Strozzi; jacopo d'Antonio del Vigna; Lorenzo di Francesco Michi; . Giovanni d'Andrea Minerbetti; Manno di Giovanni di Temperano di Manno; Giovanni di messer Paolo Rucellai; Matteo di Buonaccorso Berardi; Guarente, orafo; Lodovico di ser Viviano Viviani; jacopo di Berto Canacci; Giuliano di Particino, albergatore; Luigi di Giovanni Aldobrandini; Niccolò di Tommaso Malegonnelle; Simone di Michele, ferraiuolo; Filippo di Vanni Rucellai; Niccolò di Paolo Bordoni; messer Piero Beccanugi; Antonio di Piero di Lapozzo; Cristofano di Matteo del Teglia.

 

Nel Quartiere di San Giovanni:

 

Piero di Bartolommeo Pecori; Bartolo di Domenico Bartolini; Michele d'Alessandro Arrigucci; Antonio di Ghezzo della Casa; Antonio di Bernardo di Ligi; Lorenzo di Giovanni del Bulletta; Niccolò di Baldino del Troscia; messer Rinaldo degli Albizzi; Francesco di Vieri Guadagni; Agnolo di Filippo di ser Giovanni; Niccoló di Bartolommeo Valori; Bernardo di jacopo'Arrighi; Berto di Francesco da Filicaja; Stefano, di Salvi di Filippo; Francesco d'Antonio Palmieri; Antonio di Piero Migliorottì; Cristofano di Niccolò del Chiaro; Spadino di Niccolò di Geri Spadini; Matteo di Neri Fioravanti; Gheruccio di Paolo Gherucci; Lorenzo di Benino di Guccio; Bartolommeo di Lorenzo di Cresci, Piero di Giovanni del Palagio; Zanobi di Guglielmo Cortigiani; Bernaba di Bartolo Bischeri; Giovanni Luti; Andrea di ser Lando Fortini; Nerone di Nigi Dietisalvi; Piero di Francesco di ser Gino; Lorenzo d'Andrea di messer Ugo della Stufa; messer Zanobi di jacopo Guasconi; Andrea di Vieri Rondínelli; Niccolò di Lotto Liberali; Cennì di jácopo Marchi; Tommaso di Bartolommeo, fiascaio; Niccolajo d',Ugo degli Alessandri; Andrea di Vico. beccaio; Terino di Nìccolò Manovellozzi; Mariotto, dello Steccuto; Giovanni di Piero d'Arrigo, Lorenzo di Berto di Buonaccorso; Bartolommeo di ser Scolaio; Bartólommeo di Matteo Ciuti; Antonio di Simone dell'Accorri de' Pazzi.

 

Letti che furono tutti questi della Balia, dal popolo furono raffermi. I Signori, co' loro Collegii, tornarono nel loro Palagio, e quivi insieme si ristrinsero, e ordinarono per l'altro giorno la Balia si ragunasse. Cosimo tapinello, il quale mai più veduto avea, e, se veduto avea, non avea stimato quanto di pericolo portano i cittadini quando l'armi sono in mano al popolo, tutto sbigottì e giudicossi morto. Egli stimava, come senza cagione di nullo suo peccato commesso l'avevano imprigionato nella superba torre, che molto maggiormente gli torrebbono la vita: e non tanto pure da lui, quanto per ciascuno suo benevolo se ne temeva, e con molte lagrime i miseri petti si bagnavano. Per i borghi della. città, dov'è la moltitudine delle povere persone, a palme si picchiavano le antiche femminucce; ciascuno pregava per il suo salvamento, e con voti e colk orazioni, che lui la divina giustiza dalla violente morte scampasse; come più avanti per li nostri sermoni potrete comprendere, come-scampò dalla morte, ma non dall'esilio.

 

 

Quindi nessun Carnesecchi e' nella Balia che decreta l'esilio di Cosimo !!!

 

 

 

Tra i Carnesecchi e i Medici esistono legami di parentela con Zanobi che ha sposato una di loro e commerciali tra Bernardo e Niccola di Vieri dei Medici

.

 

 

Mi sembra di capire che in modo particolare fossero molto forti i legami di alleanza dei Medici con Bernardo Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

Secondo Rubinstein "Il governo di Firenze sotto i Medici" (1434--1494 ), parlando delle liste degli eleggibili , i Carnesecchi compaiono con 10 qualificati nel registro dello scrutinio del 1433 e con 17 qualificati nel registro del 1440 a dimostrare un loro accresciuto ruolo politico

 

Rubinstein non considera che sta parlando di gente che si sta biologicamente moltiplicando di numero partendo da poche unita’ e quindi non ha significato di promozione sociale l’aumento dei qualificati

 

 

 

 

 

Fine del regimento degli Albizzi

 

Da " Dal comune alla Signoria " di Gene Brucker

Un bilancio

In contrasto con i periodi di crisi precedenti - negli anni 1390, nel 1402 ,nel 1411-1414 , il regime fiorentino negli anni 1420 sembrava molto forte e stabile. Era sopravvissuto ad una serie di sfide e di scontri gravi, all'interno e all'estero. Fino allo scoppio del conflitto con Lucca nel 1429, il dissenso interno era stato sporadico e disorganizzato, limitato per lo piú alle lamentele sulle iniquità fiscali e sulla cattiva conduzione della guerra milanese. Gli esuli fiorentini non pensavano piú di rovesciare il regime con la forza; al contrario, chiedevano umilmente alla Signoria di cancellare i loro bandi e ridare loro i diritti politici. La campagna era tranquilla. Questo regime era stato rafforzato dall'estensione della burocrazia; dalla concentrazione dell'autorità nelle magistrature-chiave quali gli Otto di Guardia, dallo stimolo dell'orgoglio CiViCO Il processo di costruzione dello Stato era ancora ben lungí dall'essere completato negli anni 1420, ma la tendenza alla centralizzazione politica si era affermata decisamente. L'istituzione del catasto nel 1427 fu probabilmente l'avvenimento piú importante in questo senso: un sogno burocratico che, a dispetto di molte imperfezioni e inadeguatezze, divenne una realtà

Un importante punto di forza di questo regime era la sua longevità, la sua durata. 1 fiorentini potevano dichiarare con orgoglio, nel 1420, che il loro governo era sopravvissuto, senza mutamenti di rilievo nella sua costituzione o della leadershíp, piú di ogni altra repubblica nella penisola eccetto Venezia. Il circolo piú interno era formato da statisti esperti, reclutati il larga misura, ma non esclusivamente dalle grandi famiglie, che avevano dedicato gran parte della loro vita al servizio del governo. Questi leaders non erano oligarchicí; non "dominavano" Firenze. Erano le persone piú influenti in un elettorato ampio e socialmente composito. Centinaia di cittadini fiorentini - artigiani e dettaglianti, notai e medici, mercanti e rentiers occupavano le magistrature, le cariche nel territorio, ed anche i consigli legislativi. Dovevano essere persuasí ad appoggiare le scelte politiche fatte dalla leadershíp o dalla maggioranza di essa. Anche se i membri dell'élite erano naturalmente interessati al mantenimento della loro posizíone politica e sociale e dei loro interessi economici, dovevano prestare attenzione alle necessità ed alle preoccupazioni della comunità píú ampia, il popolo. Anche il benessere dei piú poveri i lavoratori urbani meno abbienti ed i residenti nel territorio richiedeva la loro attenzione. Questi statisti compresero che la sicurezza di Firenze dipendeva dal lavoro e dai contributi fiscali di quei gruppi che non erano rappresentati nel reggimento.

Lo stile politico di quest'élite emerge con grande chiarezza dai documenti che registrano le discussioni. Questi statisti erano molto patriottíci; ritenevano che il loro governo fosse il migliore governo umano possibile, degno successore della repubblica romana. Accettavano di buon grado la necessità dei sacrifici - di tempo, di energie, di denaro - per mantenere quella libertà che tante altre comunità italiane avevano perduto. I loro dibattiti erano una caratteristica fondamentale del loro sistema politico: il mezzo attraverso cui si potevano esprimere diversi punti di vista, e si poteva giungere ad un accordo oppure indurre i dissenzienti ad accettare la volontà della maggioranza. Negli anni 1420 gli statisti fiorentini avevano imparato a parlare con eloquenza e a discutere i problemi politici in modo analitico. Erano in grado di dipanare le complicazioni di un problema politico e cogliere i legami tra i suoi diversi aspetti. Compresero ad esempio che per vincere una guerra era necessario avere maggiori risorse di denaro e di uomini, ma compresero anche l'importanza dell'elemento umano: le ambizioni, le speranze, i timori dei leaders; il morale dei cittadini e dei sudditi. Le registrazioni dei loro dibattiti suggeriscono che avevano una maggiore capacità d'analisi della realtà politica rispetto ai loro padri ed ai loro nonni, in particolare nel riconoscere i loro limiti. L'esperienza aveva insegnato loro che la ricchezza di Firenze non era inesauribile, che non potevano combattere guerre all'infinito, che dovevano limitare le loro ambizioni ímperialistíche.Questa generazione di statisti aveva ricevuto un'eccellente educazione politica.

Dunque come si può spiegare il crollo di un regime che aveva notevoli risorse, un forte appoggio da parte dei cittadini, una leadership intelligente ed esperta? Gli oneri fiscali della guerra con Milano sono l'aspetto piú evidente, se non il piú importante, di questo processo che portò alla disintegrazione politica. Quando cominciarono le ostilità nel 1423, il fisco fiorentino era in una condizione precaria; richiedeva un flusso costante di prestiti forzosí per far fronte alle necessità. Ma le entrate declinavano progressivamente e le autorità fiscali furono costrette a prendere denaro a prestito da privati cittadini ad alti saggi di interesse, aggravando cosí la questione fiscale. Le autorità cercarono con tutti i mezzi disponibili di ottenere dai cittadini piú soldi.

Imposero addirittura la pena di morte per certi evasori, sperando di convincere gli altri a pagare le loro tasse 145. Ma questi mezzi drastící furono altrettanto inefficaci degli appelli patriottici o dei tentativi sporadici di aumentare le entrate cancellando o riducendo le pene per i mancati pagamenti. 1 documenti dei tribunali criminali dal 1427 al 1434 sono pieni di sentenze contro centinaia di fiorentini, ricchi e poveri, che non potevano pagare quanto stabilito dal catasto ed erano dunque passibili di multe e della confisca delle loro proprietà 141.

1 costi della guerra con Milano esaurirono la ricchezza di Firenze in un momento in cui l'economia stagnante non poteva ricostituirla. Soltanto un pugno di ricchi banchieri - Cosimo de' Medici ed Andrea de' Pazzi, ad esempio - accrebbe la sua fortune in questi anni; la maggioranza dei cittadini ricchi, come Palla Strozzí,, vide diminuire la propria ricchezza, con i prestiti forzosi e il catasto, i debiti insoluti, le devastazioni delle loro proprietà alla frontiera lucchese . Il capitale per gli investimenti era scarso e costoso, poiché molto denaro era requisito dallo Stato. Nelle botteghe di tessuti e nell'industria delle costruzioni vi era molta disoccupazione, dato che diminuirono le costruzioni civili, ecclesíastiche e private. Molti artigiani e lavoratori erano indigenti, come il pittore Mariotto di Crístoforo che scrisse alle autorità fiscalí nel 1432 "la mia arte non fa nulla e la vole pace e non guerra, ed ò sei bocche a reggere, non posso piú". Come altri residenti poveri, Maríotto avrebbe avuto dífficoltà ad ottenere denaro dai prestatori su pegno: persino la fine del bando contro gli usurai ebrei nel 1430 non alleviò immediatamente la carenza di crediti

Due eventi politici nei tardi anni 1420 possono essere ricondotti direttamente alla crisi economica: la marea crescente di critiche alla leadership del regime per la mancata conclusione della guerra milanese (e piú tardi del conflitto lucchese); e l'intensificazione della concorrenza per le cariche salariate. La lotta per vincere gli scrutini, che era stata una fonte perenne di discordie nella vita politica fiorentina, diventò allora ancora piú aspra per la diminuzione di profitti e patrimoni. Questa concorrenza frenetica per le cariche contribuí in misura rilevante alla formazione delle fazioni dopo il 1426 , e può anche aver rafforzato la solidarietà nelle famiglie, i cui membri avevano bisogno piú disperatamente che mai dell'appoggio dei parenti cosí come degli amici e dei vicini per ottenere la maggioranza negli scrutini decisivi,,'. Oltre a far eleggere parenti, amici e clienti i politici cercavano di ostacolare la candidatura dei rivali prima che si tenessero gli scrutini ed anche dopo. Molte accuse di íneleggibilità e cattiva condotta presentate ai Conservatori delle Leggi erano ispirate dalla rivalità tra fazioni. 1 funzionari trovati colpevoli di comportamento illegale, di non aver pagato le loro tasse o di essere troppo giovani o illegittimi, erano esclusi da tutte le magistrature Venivano cosí privati di entrate ed onori che potevano essere ottenuti dai loro rivali politici.

In tutta la sua storia il regime fu perseguitato da due tipi di scontri interni: primo, una continua tensione tra la Signoria (influenzata se non dominata dall'élíte) ed i consigli legislativi, che riflettevano gli interessi politici degli artígiani; secondo, la lotta per la supremazia all'interno dell'élite, e tra le famiglie in essa presenti. Gli scontri tra la leadership e la comunità delle arti diventavano sempre piú aspri in tempo di guerra. Si possono misurare con precisione in base alla resistenza legislativa all'imposizione di prestiti forzosí o di misure per realizzare riforme fiscali o elettorali. I consiglieri poterono esprimere il loro giudizio negativo sull'amministrazione della guerra milanese, e poi della campagna contro Lucca, soltanto votando contro ogni provvedimento che imponeva una nuova tassa o stabiliva qualche intrusione burocratica nella loro vita. In certi momenti critici - ad esempio, nell'inverno e nella primavera del 1433 - questa opposizione non veniva affatto superata dagli appelli dei priori e dei collegi, che dovevano aspettare fino all'insediamento di un nuovo gruppo di consiglieri per emanare leggi importanti'". Questa resistenza alla leadership era tanto decisa che alcuni statisti possono in effetti aver contemplato una riforma sostanziale della costituzione, come pensava Cavalcanti, per ridurre la rappresentanza di quei dissidenti nei consigli e nelle magistrature.

Frustrati dalla loro incapacità "di mettere ordine nel comune"i leader del regime sfogavano la loro rabbia l'uno sull'altro. Alcuni criticavano i loro colleghi per aver coinvolto la repubblica nella guerra con Visconti nel 1423; "Se nostri affari fossero stati amministrati con prudenza, non avremmo dovuto combattere", disse il partigiano dei Medici Doffo Arnolfì nel 1426 . 1 disastri della campagna lucchese convinsero molti che la repubblica era governata da traditori. La fiducia necessaria per mettere in atto questa linea si dissolse in questa atmosfera avvelenata. I cittadini cominciarono a fare molto piú conto sui loro legami privati, perché non credevano piú che la leadershíp governasse con intelligenza e proteggesse sia il benessere della comunità sia il loro. Mentre le fazioni crescevano di numero e di forza, i cittadini non allineati, indipendenti, perdevano influenza e prestigio. Nessuno nel regime aveva l'au"torítà e l'astuzia di Maso degli Albízzi, che aveva avuto un ruolo determinante nel salvare il regime nel 1414 e nel 1415. Rinaldo aveva ereditato il ruolo del padre di capo nominale, ma non possedeva le capacita politiche di Maso, la sua capacità di riconciliare punti di vista divergenti, il suo fine senso dell'opportunità. Eccetto Cosimo de' Medici e Neri di Gino Capponi, i leaders che avevano sostituito i loro padri nell'élite - Govanni di Rinaldo Gianfigliazzi, jacopo di Piero Baroncelli, Carlo di Francesco Federighí, Niccolò di Bartolomeo Valori - non erano dotati degli stessi talenti eccezionali. Né i superstiti della generazione di Maso - Niccolò da Uzzano, Lorenzo Rídolfi, Agnolo Pandolfini, Niccolò Barbadori, Piero Bonciani - erano in grado di fornire una leadership adeguata, forse perché erano "vecchí e tardi", forse perché la loro reputazíone si era deteriorata per la presunta cattiva gestione della guerra milanese.

Tuttavia il regime avrebbe ancora potuto superare queste difficoltà se non si fosse imbarcato nell'avventura lucchese. Questa decisione si rivelò fatale, La ribellione di Volterra nel 1429 fu la prima di una serie di sollevazioni che scoppiarono in tutto il territorio: ad Arezzo, lungo la frontiera con Síena, nel contado pisano e nella regione adiacente a Lucca. 1 documenti dei tribunali criminali dal 1429 al 1434 contengono una lunga serie di condanne contro i residenti del territorio che avevano progettato o partecipato ad una ribellione . Vi è un pari numero di sentenze di morte contro funzionari fiorentini che avevano il comando di piazze fortificate che erano state catturate dal nemico o abbandonate ad esso"'. 1 priori erano sommersi da petizioni che chiedevano che alcuni individui venissero dichiarati magnati per aver commesso presunti delitti contro i popolani. I banchieri facoltosi venivano denunciati per aver nascosto la loro ricchezza al fine di non pagare le tasse, e per aver guadagnato profitti enormí con i prestiti a breve termine al tesoro . Accuse di condotta illecita vennero mosse contro vicari e castellani nel territorio, persino contro gli Otto di Guardia e la Signoria del luglio-agosto 1433 . L'espulsione dei Medici nel novembre di quell'anno non placò coloro che criticavano i funzionari. Quando un fabbricante di tessuti, Francesco Buti, seppe che Bernardo Guadagni, un leader della fazione nemica dei Medici, aveva ottenuto la capitaneria di Pisa, gridò "Ladri! Quelli [i membri della nuova balía] agiscono assai bene per loro stessi, e possono addirittura dividersi le entrate del Ponte Vecchio, cosí come si sono divisi i vestiti di Cristo! ". Un beccaio di nome Andrea di Francesco fu multato di 100 lire dagli Otto di Guardia (novembre 1433) per aver pronunciato queste parole profetiche: "Male che se Cosimo fusse tra noi, si voleva mandare per lui e salariarlo doppiamente non che averlo cacciato, che non fu mai il maggior male. Et questo stato non e possibile che basti, et che non durerebbe. Starai a vedere che inanzí che sia uno anno le cose anderanno altrimenti, che debbono reggere e mercatanti, non costoro" .

Molti artigiani, quali Francesco Buti ed Andrea il beccaio, erano favorevoli ai Medici, ma né al momento dell'espulsione di costoro, né durante i disordini che seguirono al loro ritorno, essi parteciparono attivamente agli eventi che determinarono il futuro politico di Firenze. Il vecchio grido di Battaglia, "Viva il popolo e le arti", non risuonò in città durante queste crisi; lo spirito corporativo, che aveva animato gli artigiani ed i residenti del gonfalone nel quattordicesimo secolo, era moribondo. Gli elementi dinamici della vita politica fiorentina all'inízio del decennio 1430 erano le fazioni. Dopo il ritorno dei Medici nel settembre del 1434, i leaders del partito degli Albizzi radunarono i loro sostenitori nella piazza di Sant'Apollinare. Da un gruppo iniziale di 150 uomini armati, la banda crebbe fino a 500 persone e quindi (se dobbiamo credere alla testimonianza di Ugolino Martelli) a piú di un migliaio. Invece di attaccare il palazzo della Signoria, dove i priori erano difesi da un contingente di 500 soldati, la brigata degli Albizzí attaccò la casa dei Martelli, i quali erano ferventi sostenitori dei Medici 161. Ma con il fallimento dell'assalto il trionfo della fazione Medici diventò sicuro

 

 

 

Signoria che pone fine al regime degli Albizzi e richiama Cosimo Medici

 

Entrati a di primo di settembre et finiti a di ultimo d’ottobre 1434

 

Quartiere di Santo spirito

Lucha di Bonaccorso Pitti

Giovanni di Micho Capponi

 

Quartiere di Santa Croce

Pero di Dino di Pero cartolaio

Fabbiano d’Antonio Martini becchaio

 

Quartiere di Santa Maria Novella

Simone di Francesco Ghuiducci

Tommaso d’Antonio di ser Tommaso Redditi

 

Quartiere di San Giovanni

Neri di Domenicho Bartolini

Baldassarre d’Antonio di Santi

 

Gonfaloniere di giustitia : Ser Giovanni di ser Bindo Chardi , Quartiere Santa Croce

 

 

 

 

 

 

BALIA CHE RICHIAMA COSIMO DEI MEDICI

 

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 Come si fecero gli uomini della Balia, e chi e' furono (come vedrete a Quartiere a Quartiere ordinatamente scrítti) ; i quali nominatamente furono letti da ser Filippo Peruzzi, notaio delle Riformagioni.

 

Nel Quartiere di Santo Spirito:

 

Astorre di Niccolò di Gherardino Gianni; Andrea di Lapaccio de' Bardi. Lorenzodi Giovanni Grasso; Giovanni di ser Falcone Falconi; Lutozzo di Jacopo Nasi; Giovanni di Barduccio di Cherichino; Bernardo di Uguccione Lippi; Francesco d'Andrea Quaratesi; Jacopo di Luca Ridolfi; Daniello di Luigi Canigiani; Mariotto di Mariotto Banchi ; Bernardo d'Antonio da Uzzano., Castello di Piero Quaratesi, Giovanni d'Amerigo Benci; Bernardo di Francesco Canigiani; Ubertino d'Andrea de' Bardi; Nero di Filippo, rigattiere; Schiatta d'Uberto Ridolfi; Guido di Tommaso Deti; Giovanni di Tommaso Corbinelli; Piero di messer Luigi Guicciardini; Tommaso di Bartolommeo Barbadoro; Sandro di Giovanni Biliotti; Neri di Gino Capponi; Donato di Michele Velluti; Paolo di Giannozzo Vettori; Mariotto di Francesco Segni; Giovanni di Buoninsegna Machiavelli; Antonio di Piero Benizii; Domenico di Francesco Sapiti; Rinieri di Cristofano del Pace; Batista di Niccolò Guicciardini; Francesco di Guidetto Guidetti; Alesso di Gherardo Doni; Giovannozzo di Francesco Pitti; Antonio di Giovanni Barbadoro, Francesco di Tommaso Giovanni; Antonio di Ridolfo Lotti; Antonio di Bartolommeo Corbinelli; Lorenzo di Filippo Machiavelli; Foresta di Giovanni Foresi; Antonio di Giovanni Benci; Piero di Chino Lippi; Francesco del Buono, beccaio; Corso di Lorenzo, oliandolo; Niccolò di jacopo di Nome; messer Lorenzo d'Antonio Ridolfi; Luca di Ghirigoro Ubertini; Bartolommeo di Jacopo Ridolfi; Niccolò di Fecino Dietifeci; Antonio di Lotteringo Boverelli, Niccolajo di Giovannozzo Biliotti; Piero di Noferi Buonaccorsi; Agostino di Piero Martini; Mariotto di Ghinozzo Lippi; Piero di Goro del Benino; Bartolommeo di Bertoldo Corsini; Francesco di Niccolò del Benino; Giovanni di Stefano Corsini; Giovanni di Bartolo Strada; Pazzino di Giovanni Cicciaporci; Ruberto di Buonaccorso Pitti; Bugliaffo di Filippo del Bugliaffo; Tommaso di Luigi Pitti; Piero di Lorenzo d'Angiolino; Bartolommeo di Giovanni di Michelozzo; Giuliano di Cristofano, legnaíuolo; Antonio di Fantone Fantoni; Sandro del Rosso, fornaciaio; Angiolino d'Angiolino, pezzaio; Agnolo di Neri di messer Andrea Vettori; Simone di Giorgio Formiconi; Cino di Luca di Cino; Niccolò d'Agnolo Serragli; Zanobi di Niccolò Capponi; Felice di Michele Brancacci; Orsino di Lanfiedino Lanfredini; Antonio di Scarlatto di Nuto, Banco di Niccolò di Bencivenni; Bernardo di Pegolotto Balducci; Giorgio di Piero Serragli. Giovanni di Lorenzo Zampalochi; Giannozzo di Bernardo Manetti; Amerigo di Matteo dello Scelto; Piero di Francesco -Marchi; Ruberto di Giovanni Borsi; Niccolò di Lorenzo Soderini; Raffaello di Bernardo Bonsi; Niccola di Piero Capponi; Giovanni di Guido Rinucci; Niccolò d'Aringo di Corso; Giuliano d'Agostino di Como.

 

Nel Quartiere di Santa Croce:

 

Andrea di Salvestro Nardi; Taddeo di Giovanni dell'Antella; Tommaso di Scolajo Ciacchi; Noferi di Salvestro Cennini; Antonio di Niccolò Castellani; Tommaso di Niccolajo Ciampoleschi Cavalcanti; Giovanni di Piero Baroncelli; Doffo di Giovanni Arnolfi; Francesco di Cionaccio Baroncelli; Mariano di Stefano di Nese; messer Tommaso di jacopo Salvetti; maestro Galileo di Giovanni Galilei , Bernardo di Zanobi di ser Gello, Santi di Giovanni di ser Bartolo; Zanobi di Cocco Donati; Sinibaldo di'Pilippo da Carmignano; Domenico di Niccolò Magaldi; Antonio di Lionardo Raffacani; Duccio di Taddeo Mancini; Francesco di Cino Rinuccini; Risalito di jacopo Risaliti; Francesco di Mariano Simoni; Francesco di Francesco Berlinghieri; Luca di Matteo da Panzano; Guido di Bese Magalotti; Zanobi di Giovanni Bucelli; Andreuolo di Niccolò Sacchetti; Lodovico di Salvestro Ceffini; Lodovico di Lorenzo Benvenuti; Gualterotto di lacopo Riccialbani; Giovanni del maestro Cristofano di Giorgio; Cocco di Niccolò di Cocco; Domenico di Tommaso Borghini; Antonio di Giovanni di Bartolo Grazia: Giovanni dei Zaccheria di jacopo; Rinieri di Niccolò' Peruzzi; Simone di Mariotto Orlandini; Niccolò di Francesco Busini; Bartolo di Diomenico Corsi; Bartolommeo di Gian Morelli; Paolo di Zanobi da Ghiacceto; Giovanni di Lionardo jacopi; Francesco di Guerriante Bagnesi; Antonio di Salvestro di ser Ristoro; Riccardo di Niccolò Fagni; Lorenzo d'Antonio Spinelli lacopo del Bellaccino del Bellaccio; Buonsignore di Niccolò Spinelli; Francesco d'Altobianco degli Alberti. Bernardo di Nofri Mellini; Vieri di Filippo di Bancozzo; Bastiano di Matteo d'Antonio Martini; Rustico di Giovanni Pepi; Antonio di Francesco Mellini; Francesco di Simone di ser Piero della Fìoraja; Ambrogio di Francesco del Verzino; Andrea di Simone, calderaio; ; Lodovico di Cristoforo Cerrini; messer Albizzo di Cocchi Albergotti; ser Lorenzo Pagoli, per proconsolo; ser Giovanni di Dino Peri; Andrea di Niccolò Giugni; Giovanni di messer Forese Salviati; Noferi di Buondì del Caccia; Giovanni di Domenico Giugni; Michele di Salvadore del Caccia; Alamanno di messer jacopo Salviati; Bernardo di Bartolommeo Gherardi; Giovanni di Lapo Niccolini: Bernardo di Filippo Giugni; Lodovico di Cece da Verrazzano; Giovanni di Niccòlò Covoni; Giuliano d'Americo Zati; Attaviano di Piero Geríni; Francesco di Cambio Orlandi, Luigi di Francesco Lioni; Vanni di Niccolò di ser Vanni; Zanobi di jacopo di ser Francesco; Francesco di Bernardo Galluzzi; Bartolommeo di Matteo, calderaio; Andrea di Lapo Guardi; Giovanni di Miniato di Dino, correggiaio.

 

Nel Quartiere di Santa Maria Novella:

 

Carlo di Gagliardo Boncíani; Lionardo di Marco Fantoni; Gíovanni di Simone di messer Tommaso Altoviti; Neri di ser Viviano; Niccolò di Giovanni Carducci; Oddo di Vieri Altoviti; Antonio di Piero di Lapozzo; Niccolò d'Andrea Carducci; Mariotto di Niccolò Baldovinetti; Zanobi di Lodovico della Badessa; Zanobi di Bartolommeo de' Nobili; Lorenzo di messer Andrea da Montebuoni; Lionardo di ser Viviano; Guido di Soletto Baldovinetti; Paolo di Niccolò Ciuti; Pierozzo di Giovanni di Luca, pezzaio; Francesco d'Antonio di ser Tommaso Redditi; messer Marcello di Strozza degli Strozzi; messer Giuliano di Niccolajo Davanzati; Lorenzo di Piero di Lenzo; Cante di Giovanni Compagni; Luigi d'Alessandro di ser Lamberto; Lottieri di Davanzato Davanzati; Francesco di messer Rinaldo Gianfigliazzi, Guglielmino d'Agnolo degli Spini; Niccolò dì Giovanni di Bartolo di Mare; Giovanni di Simone Vespucci; Nastagio di Simone Guiducci; Giovanni di Domenico Bartoli; Giovanni di Betto Rustichi; Antonio di Dino Canacci; Chimento di Cipriano di ser Nigi; Giuntino di Guido di Giuntino; Betto di Signorino di Manno; Giovanni di Piero, detto Crocetta; Piero di jacopo Ardinghelli; Lionardo di Bartolommeo Bartolini; jacopo di Dino di messer Guccio; Niccolò di Giuliano del Forese; Andrea di Stagio, cofanaio; Brancazio di Michele di Feo Dini; messer Palla di Nofri degli Strozzi; messer Palla di messer Palla degli Strozzi; Paolo di Vanni Rucellai; Giovanni d'Andrea Minerbetti; Niccolò di Piero Popoleschi; Giovanni di ser Luca Franceschi; Manno di Giovanni di Temperano; Marco di Bartolommeo Buonavolti; Piero di Brancazio Rucellai, Piero di Cardinale Rucellai; Matteo di Buonaccorso Berardi; Bartolommeo'd'Antonio del Vigna; Andrea di Tommaso Minerbetti; Federigo di jacopo Federighi; Guerriante di Giovanni, orafo; Domenico di Tano, coltriciaio; Brunetti di Domenico, beccaio; Antonio di Domenico, armaiuolo; Giuliano di Particino, albergatore; messer Piero di Leonardo Beccanugi; Francesco di messer Simone Tornabuoni; Francesco di Francesco di Pierozzo della Luna; Ugolino di jacopo Mazzinghi; Domenico di Lionardo di Buoninsegna; Niccolò di Tommaso Malegonnelle; Agnolo di Bindo Vernaccia; Francesco di jacopo Ventura; Filippo di Benedetto di Lapaccino; Domenico di Matteo di ser Michele; Daniello di Noferi d'Azzo; Bernardo d'Anselmo Anselmi; Giovanni di Giacomino di Goggio Tebalducci; Andrea di Segnino Baldesi; Simone di Salvestro Gondi, Niccolò d'Ainolfo Popoleschi; Niccolò di Pagolo Bordoni; Luigi di Zanobi di Lapaccino del Toso, Angiolo di Paolone, linaiuolo; Francesco dello Strinato; Antonio di lacopo di Monte.

 

Nel Quartiere di San Giovanni.

 

Messer Zanobi di lacopo Guasconi; Lorenzo d'Andrea di messer Ugo della Stufa; Piero di Francesco di ser Gino; Andrea di Rinaldo Rondinelli; Aldobrandino di Giorgio d'Aldobrandino del Nero; Nuccio di Benintendi Solosmei, Antonio di ser Tommaso Masi; Niccolò di Francesco Cambini; jacopo di Giorgio d'Aldobrandino; Bernardo d'Antonio de' Medici; Ugolino di Niccolò Martelli; Andrea di Sinìbaldo da Sommaja; Dietisalvi di Nerone di Nigi; Antonio di ser Lodovico della Casa; Stefano di Nello di ser Bartolommeo di ser Nello; Bernardo di jacopo di ser Francesco Ciai; Simone di Guerriante, beccaio; Banco di Simone, rigattiere; Niccolò di Zanobi di Buonvanni; messer Bartolommeo di Giovanni Orlandini; Antonio di Bernardo di Ligi; Piero di Bartolommeo Pecori; Berto di Zanobi Carnesecchi; Niccolò di messer Baldo della Tosa; Simone di Paolo Carnesecchi; Filippo del Migliore di Giunta; Giovanni di Filippo di Barone Cappelli; Branca di Domenico Bartolini; Gusmè d'Antonio di Sànti; Ruberto del Mancino Sostegni; Bono di Benincasa Ristori; Niccolò di Luca Cambi; Niccolò di Matteo Cerretani; Antonio di Migliore Guidotti; Borgo di Borgo Rinaldi; Giovanni d'Antonio Lorini; Bartolommeo di Giovanni Giani; Andrea di Nofri, lastraiuolo; Bartolommeo di jacopo Casini; Giovanni di Baroncíno, spadaio, Bono di Giovanni Boni, messer Guglielmo di Francesco Tanagli; Antonio di Tedice degli Albizzi; Giuliano di Tommaso di Guccio; Berto di Francesco da Filicaja; Andrea di Guglielmino de' Pazzi; Niccolò di Bardo Rittafè; Luca di messer Maso degli Albizzi; Niccolò di Francesco Giraldi; Uberto di Jacopo Arrighi, Niccolò di Gentile degli Albizzi; Niccolò di Bartolommeo Valori; Antonio di Luca di Manetto da Filicaja; Carlo d'Angiolo di Filippo di ser Giovanni; Giovanni di Stagio Barducci; Zanobi di jacopo del Rosso, vaiaio; Bartolommeo d'Ugo degli Alessandri, Francesco di Vieri Guadagni; Tommaso di Geri della Rena; Bartolommeo di ser Benedetto dì ser Lando Fortini; Filippo di Bartolommeo Valori; Matteo di Marco Palmieri. Lorenzo di Benino di Guccio; Benedetto di Piero di Mare, tintore; Mellino Magaldi; Benedetto di Puccino di ser Andrea; Matteo di Neri Fioravanti; messer Francesco di ser Benedetto Marchi; Bianco di Salvestro del maestro Benvenuto, Batista di Doffo Arnolfi; Cresci di Lorenzo di Cresci; Ruberto di Giovanni del Palagio; Carlo di Niccolò Macigni, Francesco di Taddeo di Gian Gherardini; Giovanni di Filippo di Michele da Empoli; Bartolo di Bartolo Tedaldi; Gentile di Ghino Cortigiani; Boccaccio di Niccolò Adímarí; Bartolommeo di Luca Rinieri, Piero di Giovanni de' Ricci; jacopo di Guccio Ghiberti. Noferi di Giovanni diMichele di ser Parente; jacopo di Giovanni Bischerì; Buonámico di Leonardo, corazzaio; Salvestro di Michele Lapi, Benintendi d'Antonio di Puccio del Maestro.

 

Al tutto la Signoria avea disposto il loro primo proposito seguire, e ragunarono tutti gli uomini della Balia, e quelli, coi Collegii, a un grido richiamarono nella sua patria Cosimo de' Medici con tutti gli altri con lui mandati in esilio, non ostante che certi Collegii fussino mal contenti di sì fatto redimento; ma la moltitudine degli uomini che n'erano contenti e queti occuparono in tal modo le coloro non contente volontà, che niente le loro poche fave poterono nuocere a quelle molte della gran Balia. 

 

  

 

Il colpo degli oligarchici ebbe però un effetto ben diverso da quello sperato; la persecuzione contro i Medici eccitò lo zelo dei loro fautori e gli insuccessi dei Fiorentini in guerra vennero attribuiti all'esilio di Cosimo, sicché, poco tempo dopo il bando, una nuova signoria formata da fautori dei Medici richiamò Cosimo in patria (1434). Rinaldo degli Albizi tentò di reagire con le armi, ma fu indotto a desistere dall'intervento pacificatore del papa Eugenio IV (1431-47).

 

 

Il regime creato nel 1434 da Cosimo de' Medici e dai suoi alleati era strettamente simile a quello che lo aveva preceduto. Tranne alcuni cambiamenti della procedura elettorale, per garantire il controllo delle cariche da parte dei Medici, il sistema costituzionale del vecchio regime fu lasciato intatto"'. Un altro elemento di continuità era la base sociale del governo dei Medici: la stessa coalizíone di famiglie vecchie e influenti, eliminati i partigiani Albizzi-Peruzzi, e con un certo numero di famiglie nuove che avevano appoggiato attivamente i Medici prima del 1434. Cosimo ed i suoi amici píú vicini formavano l'élíte del reggímento, anche se l'influenza di Cosímo nelle scelte politiche, in particolare negli affari esteri, era maggiore di quella di cui avevano goduto gli statisti in passato. Ma i metodi e le tecniche di governo erano molto simili a quelli sviluppati da Maso degli Albizzi, Rinaldo Gianfigliazzi, Niccolò da Uzzano ed i loro colleghi nei primi anni del Quattrocento. Avevano creato il sistema che avrebbe retto Fírenze per un secolo.

 

 

 

 

 

Da Gene Adam Brucker Firenze l'impero del fiorino

…..Se i nemici di Cosimo lo avessero ucciso quando lo avevano avuto in loro potere , nel settembre 1433 , la posizione della sua famiglia nella storia fiorentina sarebbe rimasta oscura come nei due secoli precedenti .Prima del 1400 nulla distingueva i Medici da centinaia di altre famiglie di analoghe origini e condizione sociale .Loro membri avevano ricoperto alte cariche fin dalla seconda meta' del duecento ; erano attivi come mercanti , banchieri , industriali tessili , si imparentavano con altre famiglie del loro quartiere ( San Giovanni , fra il mercato vecchio e la chiesa di San Lorenzo). Essendo un grande casato suddiviso in diversi rami e comprendente dalle venti alle trenta famiglie , i medici non erano politicamente e socialmente uniti come invece per esempio i Castellani e i Peruzzi. Fra il 1390 e i primi del 1400 alcuni Medici furono coinvolti in cospirazioni contro il regime .Antonio fu condannato a morte per tradimento (1397) e diversi altri furono privati del diritto di accedere alle cariche pubbliche . Ma la famiglia ritorno' in auge  dopo il 1410 quando Giovanni di Bicci dei Medici divenne uno dei piu' ricchi banchieri della citta' , con stretti legami con la Curia romana . Pur evitando con cura di mettersi politicamente in vista , Giovanni creo' una potente coalizione di parenti , amici e clienti , che rimasero fedeli al figlio Cosimo dopo la sua morte nel 1429……………….

 

 

 

Queste tabelle tratte da uno studio statunitense , delineano lo schieramento delle famiglie fiorentine :

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno inizio 2003

 

 

 

 

AMLETO :Non dove mangia ma dove è mangiato. Un'assemblea di vermi politici è alle prese con lui. Il verme è l'unico che più ci guadagna in una dieta: noi ingrassiamo ogni altra creatura per ingrassarci,

e c'ingrassiamo per i vermi. Un re grasso e un pezzente magro non sono altro che un menù variato - due piatti a una tavola sola. Ed è tutto.

RE : Ahimè, ahimè.

AMLETO : Uno può pescare col verme che ha pappato un re, e papparsi il pesce che ha pappato il verme.

RE : Che vuoi dire con questo?

AMLETO : Niente, solo mostrarvi che un re può fare un viaggio di stato per le budella d'un pezzente

Shakespeare : Amleto