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La misurazione del tempo nei secoli passati

 

Questa pagina e' particolarmente interessante e va ascritta particolarmente agli studi del dr Sergio De Mitri e del dr Orlando Papei

 

 

Metodo per calcolare le ore a Venezia e nel resto d’Italia

Articolo del dr Sergio De Mitri



Scrive Jérome de Lanad in " Voyage d’un francois en Italie " , vol.7 ( 1765-1766 ) , Génève , 1790 :

"Gli italiani contano le ventiquattro ore di seguito da una sera all’altra .La ventiquattresima ora che si chiama l’Ave Maria suona una mezz’ora o tre quarti d’ora dopo il calar del sole e cioè a notte calata". Sembrava strano al transalpino che mezzogiorno a Venezia il 1° gennaio fosse dopo le diciannove poiché essendo calato il sole il 31 dicembre alle sedici e di conseguenza il suono dell’Ave Maria alle sedici e quarantacinque a Venezia mezzanotte era alle sette e quarantacinque .


Ancora : "Gli stranieri trovano strano il non aver mezzogiorno sempre alla stessa ora ma se ci pensa senza pregiudizio si ammetterà che il metodo italiano è –forse- il più naturale perché prima che si fossero trovate macchine per misurare il tempo non si poteva partire che da un punto il più sensibile agli occhi , e cioè, la fine del giorno e terminare i lavori nella maniera più naturale , con la mancanza della luce" Questo sistema , a me finora sconosciuto , mi permette di interpretare correttamente le ore trascritte nei documenti del Settecento ( ma anche prima ) .


Leggo sull’interessante lavoro di Silvano Tagliapietra "I Muranesi nel Settecento" che Rosalba Carriera pittrice chioggiotta dipinge nel 1705 "L’Innocenza", un quadro molto bello ma gli smaliziati Inquisitori del tempo ammoniscono che "Vi sono troppe maschere nei parlatori dei conventi aperti anche alle ore 23 fino alle quattro di notte " (*). Ovvero in orario attuale dalle cinque di sera alle dieci di notte .
In effetti l’orario di visita sembra anche a noi a dir poco , poco consono al luogo , ma le monache non facevano certamente le "ore piccole" .
(*) Biblioteca del Museo Correr Commemoriali Gradenigo, Vol.III


Ora approsimativa del suono dell' Ave Maria ,( ora zero , circa mezz’ora dopo il tramonto ) nel nord Italia :

 

 

Gennaio

17.00

 

Luglio

20.15

Febbraio

17.45

 

Agosto

19.30

Marzo

18.30

 

Settembre

18.30

Aprile

19.30

 

Ottobre

17.50

Maggio

19.45

 

Novembre

16.50

Giugno

20.15

 

Dicembre

16.45

 

 

 

 

 





Il dr Sergio De Mitri discende per via femminile dalla grande famiglia veneziana dei Valier e cosi racconta il suo avvicinamento alla genealogia

 

Mi sono avvicinato alla genealogia , per dimostrare che mia nonna , una delle figlie di Silvestro Valier , apparteneva di diritto alla grande famiglia dogale veneziana ( non era citata come una Valier nei vari " Libri d 'Oro " ed almanacchi ).

Ho dedicato un anno della mia vita nell' appassionato studio della sua genealogia che poi ho proseguito fino agli inizi della Casata . Nessuno ,credo , prima di me nonostante l'importanza della famiglia , si era assunto il compito di compilarne la storia genealogica .

Terminato lo studio mi sono domandato che cosa avesse fatto intrecciare i destini di una nobildonna Valier con un borghese De Mitri sul finire della Grande Guerra ed allora mi sono fatto risucchiare da un'altro vortice , quasi trascinato dal "richiamo del sangue",ho iniziato a ricostruire la loro storia

Questa nuova avventura mi ha condotto idealmente ai confini italici , a Cormòns e da lì a Murano . Venezia , Spinea………………………………………………………..

I De Mitri agli albori del XIX secolo furono famiglia in buona parte di fede mazziniana : Giuseppe De Mitri , fratello del mio trisavolo e nonno di Giuseppe Volpi di Misurata , sarebbe stato implicato nella congiura sfociata nel martirio di Belfiore , e percio' condannato a morte , pena questa poi commutata in 15 anni di fortezza …….

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La misurazione del tempo nei secoli passati

 

 

Dal sito " http://www.ilpalio.org/ " del dr Orlando Papei

 

………………..Quando abbiamo scoperto che Giovanni Papei era nato a Firenze, alle ore 18 del 4 marzo 1673, ci siamo domandati istintivamente a quale ora attuale corrispondessero le "18" indicate su quel vecchio documento.
Francamente non riuscivamo a darci una risposta ed è stato proprio da lì che è sorto in noi il desiderio di andare alla ricerca dei modi e dei mezzi con i quali l'uomo ha sempre studiato la possibilità di misurare il tempo e di rappresentarlo.
Certamente da tutto ciò abbiamo cercato di trarre un qualche collegamento con la nostra storia dei Papei, altrimenti potremo sempre considerarla una breve divagazione, che ci siamo concessi, ritenendo tale argomento interessante.


Sin dai tempi antichi, in tutta Italia si usava contare le ore, usando come misura la durata della luce diurna. Tutto dipendeva dal momento in cui tramontava il sole, che segnava l'ultima ora, che era volgarmente chiamata: "le ventiquattro".
Quella successiva prendeva il nome di "ora di notte" a semplicemente "l'un ora" e diveniva quindi la prima della nuova giornata, che principiava così alla "un ora di notte" e aveva termine alle "ventiquattro".


Questa maniera di indicare il tempo, era detta "all'italiana" ed aveva il difetto che le "ventiquattro" non erano stabili e fisse in tutti i mesi dell'anno, perchè si spostavano a seconda del variare delle stagioni: dal periodo più lungo durante i giorni prossimi al solstizio d'estate, a quello più breve al principio dell'inverno; con accorciamenti e allungamenti della giornata, astronomicamerite determinati da periodi di circa 10 giorni, poi riportati in un'apposita tabella all'interno del calendario stesso.
Per quanto tutti vi fossero abituati, si veniva a creare una certa confusione specialmente nei rapporti con le altre nazioni dove vigeva un diverso sistema. La Francia ad esempio aveva adottato l'uso di dividere le ore della giornata in due periodi: dalla mezzanotte al mezzogiorno e viceversa, distinguendo le ore in antimeridiane e pomeridiane: ciò veniva chiamato "contare le ore alla francese".

Fu il Granduca Francesco II di Lorena, che poco dopo la sua salita al trono, agli inizi del 1738, emanò con vero spirito di modernità, un editto che stabiliva che in tutta la Toscana fosse sostituito entro sei mesi il vecchio sistema.
Infatti dal 30 marzo 1738 gli orologi pubblici, cominciarono a battere le ore in due riprese e con un massimo di 12 rintocchi ciascuna. Il primo orologio così regolato fu quello del Palazzo Pitti a Firenze.

E proprio in Firenze, come abbiamo già detto, alle "ore 18" del 4 marzo 1673 vi nacque Giovanni Papei.
Per vedere approssimativamente a cosa corrispondono oggi le "ore 18", basta fare questo semplice calcolo: 24 (l'ora del tramonto) meno 18 (l'ora della nascita) uguale 6 (che sono le ore prima che giunga il tramonto). Poichè il sole in quel periodo calava intorno alle nostre 6 pomeridiane, bisogna togliere 6 (risultato della precedente operazione) e viene 12: ora in cui nacque Giovanni.
Lo stesso criterio va adottato per il fattaccio che vide protagonista Agostino Papei, nella "prima ora della notte" del 1° febbraio 1674.
Se poi vogliamo passare a parlare del calendario, diremo che venivano usati altri "stili" o terminologie.
Fra queste la parola "Indizione", che appare nella causa contro Agostino: era un periodo di 15 anni, in uso dall'età dell'Imperatore Costantino e veniva adottata per datare le bolle papali, documenti e atti pubblici.
Gli anni di ciascuno di questi cicli si numeravano progressivamente dall'1 al 15 e poi si ricominciava da capo, senza però indicare mai di quale periodo indizionale si trattasse. Questo sistema di datazione variò anche secondo i luoghi, infatti "l'indizione" non sempre coincideva con l'inizio dell'anno comune: a Valmontone ad esempio aveva inizio il 1° gennaio, mentre a Siena l'8 settembre; ne fanno fede tutti i più antichi documenti e formulari dei notai, a partire daI 1300.
Sempre a Siena, dal X secolo fino a tutto il 1749, vigeva il calendario detto "dell'Incarnazione", che faceva iniziare l'anno dal 25 marzo, festa dell'Annunciazione di Maria Vergine, posticipando sull'odierno di due mesi e 24 giorni. Confrontandolo con il nostro, corrispondeva solo dal 25 marzo al 31 dicembre e quindi, per fare il computo esatto per il periodo che va dal 1° gennaio al 24 marzo, bisogna sempre aggiungere un anno.
Per esempio Giovanni Papei, nato ufficialmente il 4 marzo 1673, in realtà nacque nel 1674. Il medesimo discorso vale per tanti personaggi di Valmontone e per lo stesso Agostino che venne alla luce il 1° marzo 1652.
Tale calendario fu detto anche dello "stile fiorentino" per l'uso che se ne fece a Firenze e in altre città della Toscana fra cui Siena e, particolare curioso, anche a Valmontone, nello Stato Pontificio.
Papa Eugenio IV nel 1445 lo rese obbligatorio, mentre Gregorio XIII, cominciò a datare le bolle con lo stile moderno, uso confermato definitivamente nel 1691 da Innocenzo XII, il quale, e lo ricorda Paolo Di Re nel suo libro intitolato "Valmontone", si avvalse spesso della collaborazione dell'avvocato Baldassarre Papei.
Come sappiamo, il nome di Gregorio XIII è legato al nostro calendario, denominato appunto "Gregoriano", in quanto egli riformò quello precedente detto "Giuliano" (da Giulio Cesare), che ogni 128 anni perdeva un giorno. Per tale motivo, con una Bolla del 24 febbraio 1581, il Pontefice riportò l'equinozio, che nel frattempo si era spostato all'11 marzo, alla sua data naturale del 21 marzo. Poi, per ristabilire l'equilibrio, ordinò di sopprimere i giorni dal 5 al 14 ottobre 1581, che furono considerati come se non fossero mai esistiti.

 

 

Il dr Orlando Papei e' un profondo conoscitore degli archivi diocesani senesi , cura un sito assai conosciuto che abbraccia diversi aspetti della realta' senese

 In modo particolare

 

http://www.ilpalio.org/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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