GLI ADIMARI E CAMPI e la famiglia Da Campi
Nel mese d'agosto del 1073 trovavasi in S. Martino Adimari il conte Uguccione figlio del conte Guglielmo Bulgaro in occasione di un acquisto che fece di terre e
case poste nel piviere di S. Gavino. Lo stesso conte 18 anni
dopo (2 settembre 1091) risiedeva in Valbuona dello Stale, mentre nel 4 marzo susseguente lo si trova nelcastello di Marcojano, quando comprò da una figlia di Bernardo Adimari da Campi
la sua porzione di padronato della chiesa di S. Martino Adimari con le terre annesse.Repetti Dizionario
(ARCH. DIPL. FIOR Badia a Settimo).
Fino dal secolo XI in Marcojano e nel Monte di Fò, non che nella sovrapposta tenuta dello Stale, ebbero signoria i conti Cadolingi di Fucecchio e di Settimo stati consorti
de’conti Alberti. Uno dei quali, il conte Uguccione, figlio di quel C. Guglielmo Bulgaro che regalò la tenuta dello Stale ai Monaci Cistercensi della Badia di S. Salvatore a
Settimo, nel 4 marzo 1091, stando nel luogo di Mercujano, acquistò in compra da
donna Pompuna del fu Bernardo da Campi, lasciata vedova da Tegrimo di Uberto, l’intierasua porzione di padronato sulla chiesa di S. Martino Adimari con tutte le terre annesse, pagando per…………….
Repetti Dizionario
Questo Montecarelli è circa 940 braccia sopra il livello del mare, da 45 braccia sopra la strada postale. Esso fino dal secolo XI per lo meno apparteneva ai conti Alberti e ai
loro autori. Avvegnachè oltre la donazione della così detta contea dello Stale sull’Appennino della Futa, fatta nel 1048 dal C. Guglielmo figlio del C. Lottario de’Cadolingi
a favore de’Cistercensi della badia a Settimo, oltre un contratto del 2 settembre 1091, col quale il C. Uguccione figlio del suddetto C. Guglielmo acquistò da
Bernardo delfu Tegrimo figlio di Uberto
alcune terre poste nel luogo di S. Martino Adimari nella giurisdizione e corte di Montecarelli, potrei citare fra le carte della sunnominatabadia una del 3 gennajo 1104 rogata nel luogo stesso di Montecarelli, con la quale il conte Ugo figlio del
conte Uguccione per se, e per il C. Lottario suo fratello investì ilpriore del monastero di S. Salvatore di Valdibona (dello Stale), per conto e a nome della badia a Settimo, dell’annua rendita di quattro soldi d’ argento dovuta in porci e pecore
al suddetto conte dai nipoti di Giovanni di Guinigio. – Che poi nei secoli susseguenti la signoria di questo territorio tossasse ai conti Alberti, oltre quanto fu…………………..
Repetti Dizionario
Anno 1172 Forese da Campi : giuramento dei SanMiniatesi
Documenti Santini 1173 febbraio 23, V, parte I.Anno 1173 Forese da Campi : Console civitatis
Anno 1176 Forese da Campi : Console civitatis
Anno 1187 Forese da Campi :
faceva parte del corteggio di Enrico VI nell’estate del 1187 . Regesto di Camaldoli, 1187 agosto 16, n. 1255.Anno 1200 Mainetto da Campi : Consigliere del Podesta
Documenti Santini , 1200 febbraio 12 e 19, XVIII, parte I e 1201 agosto 14, XXXVII, parte I.Anno 1202 Buonaccorso da Campi : Console Civitatis
Documenti Santini, 1202 marzo 1, VII, parte III.Anno
Liber extimationum : zinghene f. olim Mainetti Albizzi Forensis
Dal libro di Montaperti ( Firenze Libri 2004 )
De populo Sancti Michaelis Bertelde
Adimari filius Domini Bonacursi de Campi
Aldobrandinus et Rainerius fratres filii domini Bonacursi de Campi
Pg 327
Alla metà del Duecento il loro patrimonio - almeno la porzione danneggiata dai Ghibellini - era concentrato tra il sestiere di San Pancrazio e l’area a nord ovest di Firenze, a circa dieci chilometri dalla città, dove sorge la pieve di Campi e da dove proveniva la stirpe, se il toponimo col quale è indicata non inganna. In quel periodo disponevano ancora di un considerevole patrimonio da quelle parti: i fratelli Neri, Zingano e Forese di Mainetto con Tieri e Albizzo figli di messer Filigno, tutti bisnipoti del console Forese, avevano due mulini sul Bisenzio e almeno tre case tra Campi e Capalle . ( Enrico Faini )
Per il resto ritroviamo i nomi di quello che può esser considerato il livello più alto del gruppo dirigente cittadino: Cavalcanti, Donati, Giudi, Fifanti, Visdomini - della Tosa, Infangati, Adimari, Giandonati, Uberti, da Campi, Abati, Lamberti, Rossi - Iacoppi, Scolari.
Ceffinus et Bernardus filii domini Manfredi pg 328
De populo Sancti Miniatis inter Turres
Mannuccius filius Bindi Alamanni pg 330
Dominus Tanus Rogerini pg 331
Adimarus, Baldovinus, Ughettus ;Forese fratres, filii domini Ponzetti pg 337
Buonus de Campi filius Ubaldini pg 249
MAZZINGHI da Campi
(ARCH. DIPL. FIOR Badia a Settimo).
Fino dal secolo XI in Marcojano e nel Monte di Fò, non che nella sovrapposta tenuta dello Stale, ebbero signoria i conti Cadolingi di Fucecchio e di Settimo stati consorti
de’conti Alberti. Uno dei quali, il conte Uguccione, figlio di quel C. Guglielmo Bulgaro che regalò la tenuta dello Stale ai Monaci Cistercensi della Badia di S. Salvatore a
Settimo, nel 4 marzo 1091, stando nel luogo di Mercujano, acquistò in compra da
donna Pompuna del fu Bernardo da Campi, lasciata vedova da Tegrimo di Uberto, l’intierasua porzione di padronato sulla chiesa di S. Martino Adimari con tutte le terre annesse, pagando per…………….
Repetti Dizionario
Questo Montecarelli è circa 940 braccia sopra il livello del mare, da 45 braccia sopra la strada postale. Esso fino dal secolo XI per lo meno apparteneva ai conti Alberti e ai
loro autori. Avvegnachè oltre la donazione della così detta contea dello Stale sull’Appennino della Futa, fatta nel 1048 dal C. Guglielmo figlio del C. Lottario de’Cadolingi
a favore de’Cistercensi della badia a Settimo, oltre un contratto del 2 settembre 1091, col quale il C. Uguccione figlio del suddetto C. Guglielmo acquistò da
Bernardo delfu Tegrimo figlio di Uberto
alcune terre poste nel luogo di S. Martino Adimari nella giurisdizione e corte di Montecarelli, potrei citare fra le carte della sunnominatabadia una del 3 gennajo 1104 rogata nel luogo stesso di Montecarelli, con la quale il conte Ugo figlio del
conte Uguccione per se, e per il C. Lottario suo fratello investì ilpriore del monastero di S. Salvatore di Valdibona (dello Stale), per conto e a nome della badia a Settimo, dell’annua rendita di quattro soldi d’ argento dovuta in porci e pecore
al suddetto conte dai nipoti di Giovanni di Guinigio. – Che poi nei secoli susseguenti la signoria di questo territorio tossasse ai conti Alberti, oltre quanto fu…………………..
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Tegrimus f. olim Bernardi Maczinghi de Campi pg 306 Il LIBRO DI MONTAPERTI FIRENZE LIBRI 2004
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ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003