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GLI ADIMARI E CINTOIA

 

 

 

(Repetti, 1, p. 758).

Secondo il Repetti il Ranieri filio b.m. Bernardo (detto Benzo) che compare nel documento del 1040 relativo ad una donazione al Monastero di Montescalari e' uno degli Adimaringi

Adimaringi i quali avrebbero avuto signoria su Cintoia sin dal secolo X

 

La convinzione che si tratti degli Adimaringi , forse generata dal Repetti , si e' fortemente radicata :

Trovo su internet ..............

Nel gennaio del 1040 i nobili Adimari signori del vicino castello di Cintoia e più precisamente Giovanni e Teodorico, figli di Teodorico e Ranieri, donarono ai monaci vari appezzamenti di terreno, per complessivi tre scaffili, situati nelle vicinanze

Cosi come sussiste la convinzione che il comune di Greve porti nello stemma i colori degli Adimari : oro e azzurro

 

 il Monastero Vallombrosiano di Montescalari era vicino a Cintoia alta

 

 

 

documento del 1040

(Diplomatico, normali, San Vigilio di Siena, 1040 gennaio),

l'atto e' edito nelle " Le carte del Monastero Vallombrosiano di Montescalari " di Giulia Camerani Marri

Ranieri di Benzo , assieme a Giovanni e Teodorico, figli del fu Teodorico, forse suoi cugini, offriva alla badia alcuni beni nella valle di Cintoia. Vengono detti signori del castello di Cintoia

 

Ranieri di Bernardo (detto Benzo) era, probabilmente, un da Cintoia, membro di una vasta consorteria egemone nel Chianti, presso la badia di Montescalari.

 

 

 

 

 

 

(Giovanna Casali ) Questo e' il primo documento in cui e' ricordata l'abbazia di San Cassiano a Montescalari .In esso Giovanni e Teodorico figlioli di Teodorico e Ranieri di Bernardo donano tre scaffili di terra ( circa 36 staiora a seme , la staiora e' quanto si puo' seminare con uno staio di grano , circa 1/5 1/6 di ettaro) ed altri beni che questi avevano a Gaville. Nella cosidetta "charta offersionis" documento che accompagnava queste donazioni si legge sempre, infatti questi beni donati nella loro interezza cum casis et terris ,vineis ,seo solamentis ,curtis, ortas ,campis ,pratis , pasculis , silvis , salctis , satiionibus , arboribus , pumiferis , fruptiferis ,cultis rebus vel incultis,diuisum et indiuisum, mouibilis et inmoulibus.......

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Davidsohn accoglie la tesi del Repetti che per primo accenno' ai legami tra gli Adimari e la stirpe franca discesa da Bonifacio I , senza fornire pero' giustificazioni alla sua asserzione.

EMANUELE REPETTI nell'appendice al suo "Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana" 6 volumi Firenze 1833 -1846 ( ristampa anastatica Firenze 1972 )

Nel "Supplemento al dizionario geografico, fisico, storico della Toscana ", VI, Firenze 1846 tomo VI ( tavola VII appendice elabora l'albero genealogico dei conti Alberti di Vernio) e per primo ipotizza la discendenza degli Adimari da il conte Adimaro figlio del marchese Bonifazio I 

 

 

 

Da Boglione Alessandro......................Signorie di castello nel contado fiorentino: i da Cintoia di Val d'Ema

Posso arguire :

I signori del castello di Cintoia

Secondo il Repetti, la famiglia si identificherebbe con una ben nota casata magnatizia fiorentina, gli Adimari, discesi da un Bernardo detto Bensi, i quali avrebbero avuto signoria su Cintoia sin dal secolo X (Repetti, 1, p. 758). Questo Bernardo è rammentato, è vero, nell'atto del 1040 di cui sopra come padre di uno dei contraenti, cioè di Ranieri "figlio della felice memoria di Bernardo che fu chiamato Benzio", ma l'autore del Dizionario non giustifica in alcun modo la proposta agnazione, tanto da far sorgere il sospetto che si abbia a che fare con una manipolazione di qualche genealogista compiacente e di pochi scrupoli allo scopo di riscattare, coll'attribuirle una signoria di castello, quella che Dante (Paradiso, XVI, v. 118) aveva bollato come la tracotante schiatta "che venia su, ma di piccola gente". All'equivoco, se involontario, potrebbe aver dato spunto la circostanza che nelle carte di Montescalari gli Adimari sono menzionati nel 1117 quando una Ermellina, figlia di Ranieri "Bensi" -(verosimilmente il personaggio che compare nel più volte ricordato atto del 1040), vedova.di Pagano "figlio di Cosa" , vendette insieme al figlio Giovanni detto Adimaro un appezzamento di terreno alla Badia di Montescalari (S. Vigilio, 1116 gennaio). Lo stesso figliolo di Ermellina, dato come Adimaro dei "nipoti di Cosa" donde il nome di una famiglia fiorentina, i Cosi, fondatori della chiesa di S. Maria Nepotecosa, nell'antico, demolito centro della città -compare due anni dopo quale testimone in un altro contratto relativo a certi beni nel plebato di Cintoia, nei quali era interessato il suddetto monastero. Gli Adimari e i"nipoti di Cosa" erano consanguinei, afferma Giovanni Villani (libro V, cap. 11) ma né gli uni né gli altri avevano a che vedere con i nostri castellani, ai quali non allude neppure un Alessandro di Bernardo Adimari, autore agli inizi del Seicento di una storia della sua famiglia (Delizie, 1770-1789, vol. XI, pp. 219-268). Egli afferma, fra l'altro, che gli Adimari per antica tradizione erano oriundi della Francia; ma che giungessero in Italia al seguito di Carlo Magno, il quale li avrebbe insediati nell'alto bacino dell'Ema, resta da provare...

 

Vediamo ora questo documento , in cui compare Ranieri di Bernardo ( detto Benzio ) presunto padre di Hermellina madre di un Bernardo e di un Giovanni detto Adimaro.

L'attribuzione di Ranieri agli Adimaringi e' basata su queste considerazioni :

 Hermellina e i suoi discendenti compaiono ( come attori o come testimoni ) piu' volte nei documenti del Monastero di Montescalari

 Questo fatto porta a collegare il padre di Hermellina che si chiama anche lui Ranieri di Benzio col Ranieri di Benzio del 1040

 I figli di Hermellina portano nomi tipici degli Adimaringi ( Adimaro e Bernardo )

 L'adozione di questi nomi porta a pensare a un legame di Hermellina con gli Adimaringi

 Di conseguenza si collega il Ranieri del documento del 1040 agli Adimaringi

 

 

in realta' non capisco il dire del Boglione , non c'e' infatti contraddizione su l'eventuale discendenza dagli Adimaringi e l'essersi poi distinti come i Da Cintoia

in effetti la cosa non e' assolutamente dimostrata ma non e' nemmeno dimostrato il contrario , rimanendo i suddetti elementi che meritano di essere chiariti

 

dice Tiziana Lazzari

Già lo stesso Repetti nell'appendice del suo " Dizionario Geografico Storico della Toscana " ipotizzava la discendenza degli Albertí, dei conti di Panico e degli Adimari di Firenze dalla famiglia dei conti di Bologna ". Le ricostruzioni genealogiche che uniscono attraverso i secoli rami di famiglie diverse attribuendo loro un unico capostipite vengono spesso accusate di fare " quadrare i conti " con fantasiose integrazioní. Tuttavia, l'ampia erudizione di storici come il Repetti rende degne di attenzione anche certe ricostruzioni a prima vista immaginose: seppure non rigorosamente documentate esse dimostrano comunque una forte verosimiglianza. E' opportuno infatti, nella ricostruzione moderna delle genealogie, prestare attenzione agli ambiti d'azione politica e patrimoniale dei personaggi di cui ci si occupa: se, infatti, i nessi parentali possono sfuggire a causa di una documentazione scarsa e discontinua, più facile è inserire le persone all'interno di reti di relazioni politiche e patrimoniali; la ricostruzione di queste reti è in realtà il fine della ricerca genealogicofamiliare ".

 

 

 

 

Documento anno 1065

Carte della Badia num 60

Il vescovo Pietro da a Livello la chiesa di S. Procolo in Firenze coi possessi, all'abate della Chiesa e del monastero di Badia, per la pensione annua di 12 denari d'argento

s.m. Bernardi filio b.m. Teuderichi et Soavitio filio bm Teuderichi qui Pagano fuit vocatus

 

 

 

Questo albero genealogico evidenzia nomi usati dagli Hucpoldingi : Gualfredo , Alberto , Enrico , ( piu' quel Rodolfo )

 

 

MONTAGUTO, o MONTAUGUTULO SULL’EMA, detto anche DELL’IMPRUNETA. – Castello ridotto a villa signorile, che ebbe chiesa parrocchiale (S. Maria a

Montaguto) riunita al popolo di S. Martino a Strada, nel piviere dell’Impruneta, Comunità Giurisdizione e circa 4 miglia toscane a levante scirocco del Galluzzo, Diocesi e

Compartimento di Firenze. Il castellare, ora villa di Montaguto, risiede sopra un poggetto conico che domina la strada chiantigiana fra l’Ema, che gli scorre a levante ed il torrente Grassina, che

passa al suo ponente. Da tempi assai remoti questo Montaguto fu signoria dei nobili Adimari di Firenze, uno della qual prosapia, per nome Rolando di Signorello, nel tempo che risiedeva

costà, nel 1094 donò alla badia di Monte Scalari alcuni

charta donationis

1096 gennaio 17 Montauto

( Rolando figlio del fu Signorello , Berta sua madre e Contessa sua moglie donano al Monastero di San Cassiano di Montescalari la quarta parte di due pezzi di terra situati alla Lama di Spicciano e a Lilliano……)

questo Rolando si legge nell'atto ha per germano Ughicione e per figlio Segnorello

Repetti Dizionario

 

 

 

 

documento 1070

Ranieri di Benzo con Teodorico di Giovanni e con Bernardo di Teodorico confermano al monastero di Monte Scalari la terra di Cugnale?lo che era da loro stato fatto un'altra volta in presenza del Duca Gottifredo , allorquando amministrava giustizia in Firenze

 

Nel 1078

e' documentata la presenza di un individuo di nome Eppo quale abate dell'abbazia di San Cassiano a Montescalari

 

Eppo e' il nome che porta uno dei figli del conte Adimaro

 

 

 

 Le memorie più frequenti fra le superstiti del Cintoja di Val d’Ema si conservavano nell’archivio dei Vallombrosani di Monte Scalari; cui appartenne un

istrumento del mese di gennajo 1040 stipulato nel piviere di S. Pietro in loco Cinturia intus castello judicaria florentina. Ebbero costà signoria sino dal secolo X

i nobili Adimari discesi da un Bernardo che Bensi appellossi; e fu a danno di questa famiglia magnatizia di parte Guelfa, che i Ghibellini reduci dai campi di Montaperto, nel 1260 e

1261, abbatterono le torri e case degli Adimari tanto nel castello di Cintoja alta quanto nella villa di Cintoja bassa. (P. ILDEFONSO, Deliz. degli Eruditi, T. VII).

È quel castello medesimo di Cintoja, che nel 1363 fece per due giorni resistenza a una compagnia di Pisani prima di aprire le porte al nemico. (AMMIRAT. Istor. fior.)

Repetti Dizionario

 

 

Libro di Montaperti

Die veneris XXIIJ iulii

Pro ecclesia Sancti Bartholi de Cintoia ,staria XIJ , promisit presbiter Cancellerius custos dicte ecclesie ; et Adimari qui Mari dicitur quondam domini Iacopi Nasi de Adimaris

 

 

 

 

 

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  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003