indice generale :
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ing. Pierluigi Carnesecchi
Targhe , lapidi , stemmi ………………… Targhe , lapidi , stemmi dei Carnesecchi
Targhe , lapidi , stemmi ………………… una questione interessante : stemmi matrimoniali
UN MODO DIVERSO DI GUARDARE ALL'UTILITA' DELL'ARALDICA
Arezzo : splendida fotografia di Francesco Bini Era uso nei comuni toscani accogliere i Podesta o i Vicari con doni di benvenuto a spese della comunita' accogfliente. E tali doni di venire contraccambiati Lo stemma apposto a sue spese dal Podesta' sembra fosse inizialmente un dono di contraccambio, divenuto poi una memoria della giurisdicenza di quel podesta' ed ancora un ricordo prestigioso Poiche' lo stemma veniva affisso o dipinto a spese del podesta' accanto a dispendio di mezzi come le opere robbiane ,si hanno esempi curiosi di piccole avarizie Arezzo : la fotografia ,per la cortesia di Francesco Bini, illustra ( meglio di ogni parola ) la grande ricchezza araldica delle citta' toscane E mostra quella particolarita' toscana : che lega lo stemma alla genealogia facendo di un pezzo di pietra un documento genealogico spesso importante Con quel patronimico complesso che lega insieme individuo ,padre, nonno, cognome e stemma Lasciando aperti pero' spesso i dubbi sui colori effettivi, mancando in quei tempi una codifica su come rappresentare i colori sulla pietra, probabilmente giudicandola inutile e costosa il segno grafico e' potente in una societa' fortemente analfabeta come quella dello XII secolo ( come vedremo l'introduzione dell'araldica in Italia si puo' collocare intorno alla meta' del XII secolo )
Gia' la Chiesa usava le immagini per raccontare Dio , la Madonna , Gesu Cristo , la bibbia, il vangelo , i vari martiri, i santi, i miracoli .............
Un torneo e' occasione di confronto delle capacita' dei combattenti ed e' un occasione di festa e di spettacolo
I nuovi gladiatori si presentano sul campo ben chiusi nelle protezioni
Lo scudo e le vesti diventano un modo di distinguere un combattente dall'altro
L'araldo magnifica le gesta del campione e spiega come distinguerlo dai segni
dal torneo questo nuovo modo di distinguere , passa nella societa' a distinguere un intero casato
E l'araldica fissa l'identificazione di una consorteria
E l'araldica determina il successo di un quasi nuovo elemento il cognome : con la cristallizzazione dell'individuazione che vale in quel momento per il gruppo familiare
APPROFONDIAMO : UNA PREMESSA GENERALE E FONDAMENTALE :
ARALDICA COME SCIENZA AUSILIARIA DELLA STORIA E DELLA RICERCA FAMILIARE
Io non sono molto interessato all'arte del blasonare Che pure ha una sua notevole importanza anche oggi , in un mondo di immagini, ( che l'occhio coglie con prontezza , come si dice al volo) senza bisogno di complesse descrizioni Ancor oggi , anzi proprio oggi , col trionfo dei motori di ricerca , la scelta di vocaboli giusti per descrivere un'immagine ,per descrivere uno stemma , aiuta a selezionare ,a trovare, a capire ......... Nonostante cio' io sono interessato solo all'aspetto documentale Cioe' a trarre da uno stemma informazioni Noi sappiamo che e' un tentativo pressoche inutile quello di dare un significato alla scelta di uno stemma , perche' ci e' imossibile entrare nella testa e nei pensieri del suo ideatore Noi sappiamo che vista la sua funzione iniziale (il torneo ) gli stemmi iniziali erano molto semplici Sappiamo che lo scudo araldico era qualcosa di diverso dallo scudo ornato dei tempi antichi Sappiamo che il valore di uno scudo araldico e' anche e principalmente nell'ereditarieta Sappiamo che vi e' una stretta correllazione tra araldica e fissazione dei cognomi detto cio'
UN VIAGGIO DALL'INDIVIDUALE AL COLLETTIVO ALL'INDIVIDUALE E AL CAMBIO DI SIGNIFICATO Come si passa dallo scudo individuale allo scudo familiare ? Come lo scudo familiare sia effettivamente uno strumento difensivo in battaglia o lo sia solo in torneo ? Cioe' come si riconoscevano in battaglia i cavalieri amici dai cavalieri nemici ? Lo scudo e' un elemento difensivo da sempre forse dalla prima guerra tribale Il mondo romano L'esercito romano lo aveva fatto divenire parte dell'uniforme del soldato In questo far parte di un uniforme aveva perso quasi ogni propensione all'individualita' disegno by Wikipedia La rovina della civilta' romana sara' probabilmente occorsa in moltissimo tempo , un lento degrado, ma il risultato sociale e culturale e' catastrofico Si apre un'immensa voragine che inghiotte cultura , filosofia, societa' , diritto, gusto artistico, commercio , ricchezza, e riporta il mondo indietro di secoli Col disfacimento del mondo romano mancano fonti sufficienti a seguire le sorti dello scudo mancando di sculture , mosaici , pitture , arazzi , manufatti ceramici, ............... Insieme al commercio e alla ricchezza vi e' un crollo della manifattura e forse delle specializzazioni dei popoli stanziali ..................................... Siamo di fronte ad un mondo diverso che vede la creazione abbastanza assurda del mondo feudale caratterizzata da una marcata mancanza di controllo del territorio da parte del potere centrale Potere centrale , che come un qualunque potere mafioso basato sulla violenza e sulla prepotenza, e' costretto ad affidare il controllo a signorotti locali che lo esercitano con la forza e con cui crea un complesso rapporto di fidelitas Questo potere centrale vive in simbiosi con la Chiesa cattolica ( che e' fondamentalmente la detentrice della cultura ) molto piu' di quanto appaia e nonostante i molti contrasti a volte anche violentissimi e apparentemente insanabili ( E sempre e' la Chiesa a portare avanti l'opera di conciliazione : consapevole che lo scontro porterebbe alla rovina di entrambi i contendenti , fino al punto da fare alla lunga dell'avversario il piu' forte: ed allora l'equilibrio sara' rotto definitivamente e la Chiesa scomparira' lentamente dalla storia). Ma questo e' un altro discorso SCUDO DECORATO NON SCUDO ARALDICO queste immagini ci portano intorno ai secoli XI e XII ai popoli del nord ed ad un loro scudo da guerra molto primitivo e rozzamente decorato a seconda di un gusto personale Gli avvenimenti intorno alla battaglia di Hastings raccontati con un tappetto intessuto lungo originariamente circa 80 metri ARMI...............................ARMI e Arazzo di Bayeux. ARMI...............................ARMI e Arazzo di Bayeux. Da uno scudo da guerra decorato a seconda di un gusto personale si passa allo scudo araldico Dallo scudo araldico individuale ad uno scudo araldico di un gruppo e di un gruppo parentale Il periodo che va dall' 800 al 1050 e' un periodo dove non esiste la storia familiare se non per quegli alti dignitari che si contendono il potere Il potere centrale non e' in grado d'imporre il rispetto della funzione pubblica e cosi assistiamo alla trasformazione del potere pubblico in potere personale e signorile Probabilmente quella sorta di ordine burocratico feudale diventa di fatto anarchia feudale che continua ad evidenziare una presunta piramide di comando basata solo su una sorta di fedelta' vasallatica ma che rivela un controllo del territorio completamente parcellizzato Un signore una terra piu' o meno vasta.......................... Un signore una sua insegna , un gruppetto di uomini cioe' una sorta di bravi , che tengono sottomesso al signore quella terra e che usano l'insegna del signore C'e' nell'ordine burocratico feudale una sorta di potere mafioso come evidenzia giustamente Barbero Cessando le invasioni degli Ungari, dei normanni , dei Saraceni ( mezzo X secolo ) si apre un mondo che ritorna a una quasi normalita' Vi e' un mondo che e' cresciuto nelle citta' italiane e che timidamente continua a crescere Di fatto il periodo di Matilde (1046-1115) vede un cambiamento epocale Sotto la guida dei Vescovi si e' mantenuta e si prepara a riemergere una classe dirigente cittadina Il sorgere dei Comuni al centro-nord dell'Italia fa rinascere barlumi di quella civilta' romana cosi lontana nell'inbarbarimento generale dei costumi LO SCUDO ARALDICO NASCITA DELL'ARALDICA IN EUROPA PASTOREAU ......................................un vecchio studio sulle origini dell'araldica Forum IAGI..........................................Origini araldica è forse con quest'immagine che iniziamo a parlare di araldica: É il celeberrimo cosiddetto smalto di Le Mans, oggi conservato al museo Tessé dell'omonima località francese, pregevole prodotto di arte orafa effigiante a colori Goffredo d'Angiò il Plantageneto, in vesti belliche e con scudo decorato. Anzi, con quello che è conosciuto come il primo stemma della storia. Goffredo morì nel 1151: questa stupenda placchetta venne realizzata in smalti di Limoges a cavallo di quell'anno. Sicuramente vi sono altri "ornamenti dello scudo" più antichi dello "Smalto di Le Mans". Ad esempio l'arazzo di Bayeux, ma gli scudi venivano già ornati dai greci, dai romani (forse meno), dalle popolazioni barbariche... già Omero ci parla dello scudo di Achille. Ma erano semplici ornamenti o identificavano il proprietario in senso araldico? Erano ornamenti diciamo così "codificati ed ereditari"? Erano assolutamente personali, o comunque non trasmessi ereditariamente né consuetudinariamente, o comunque non blasonabili.Differenze piccole, ma sostanziali rispetto agli stemmi come li intendiamo oggi. Goffredo d'Angiò detto il Bello o Plantageneto, in francese Geoffroy V d'Anjou dit le Bel ou Plantagenêt (Angers, 24 agosto 1113 – Château-du-Loir, 7 settembre 1151) chi meglio di lui che era uso per distinguersi ornare l'elmo con rami fioriti di ginestra Torno sul testo che citavo più sopra. "Le origini simboliche del blasone. L'ermetismo nell'arte araldica" di R. Vief, F. Cadet de Gassicourt, Du Roure de Paulin, ed. Arkeios. Lo "Smalto di Le Mans", lastra tombale di Goffredo Plantageneto, viene indicato come "inizio di elaborazione delle strutture araldiche". Perchè "inizio"? Perchè, citando dal testo, "... nessun dubbio che alle armi araldiche di Goffredo Plantageneto manchino ancora due tratti essenziali: la canonizzazione e l'ereditarietà.... lo "Smalto di Le Mans" va a prendere posto a fianco dei sigilli prearaldici, dei quali il più bell'esempio ci è dato dalla ceralacca di Guglielmo di Gloucester. Esso si pone ugualmente al fianco di certi capitelli romanici di tipo zoomorfo". Ma, prosegue, ancora il testo, né i sigilli né altri simili simboli ORNANO UNO SCUDO. La prima rappresentazione per così dire non casuale di "simboli su uno scudo" è lo "Smalto di Le Mans". Non si può ancora parlare di araldica nella sua pienezza, poiché "...non era stata ancora raggiunta quella canonizzazione e... le figure non erano ancora ereditarie.... nessuno dei figli di Goffredo riprenderà le insegne del padre: Enrico II porterà verosimilmente due leoni passanti e Guglielmo, figlio naturale di Goffredo, si armerà verso il 1156-1163 di un leone rampante..... Tuttavia, sulla tomba di un nipote di Goffredo (Guglielmo Lunga Spada, conte di Salisburgo, figlio bastardo di Enrico II), ritroveremo i sei leoncelli del nonno. E dopo di loro, tutti i membri di questa famiglia porteranno d'azzurro a sei leoncelli d'oro. Dunque, anche se lo "Smalto di Le Mans" non ha ancora di per sé il carattere di vera e propria arme araldica, è tuttavia al limite e sul punto di diventare molto rapidamente, negli anni a venire, canonizzato ed ereditario". .............................. cioè che è solo con lo "Smalto di Le Mans" che cominciamo a parlare ( cominciamo a parlare ) di araldica. Avanti a questo ci troviamo di fronte semplici ornamenti che non identificavano il proprietario in senso araldico. Erano ornamenti diciamo così "non codificati e non ereditari"
Cioe' erano ornamenti assolutamente personali, o comunque non trasmessi ereditariamente né consuetudinariamente, o comunque non blasonabili.
Differenze piccole, ma sostanziali rispetto agli stemmi come li intendiamo oggi.
Uno scudo decorato non e' uno scudo araldico. altrimenti dovremmo parlare di araldica da sempre occorre ubbidisca ad una codificazione ( che giustifichi il mestiere dell'araldo) e diventi qualcosa di ereditario Per mia visione della storia di famiglia come microstoria alla cui luce occorre verificare la macriostoria dei regni pero' lo stemma diventa importante quando diventa ereditario ed inizia a seguire e a segnare la storia familiare , cosicche' le sue vicende s'intrecciano con la storia familiare L'araldica ha un importante valore storico:
E' molto probabile che proprio la diffusione dell'araldica in Italia abbia favorito la formazione dei primi cognomi moderni tra le famiglie dei "milites" ( la cognomizzazione e' un fatto cittadino ) Lo stemma viene cosi a rappresentare il logo di un gruppo parentale. Che si raduna cosi sotto un comune simbolo e sotto una comune denominazione. Il simbolo grafico ha una forza particolare nella societa' analfabeta di mezzo secolo XII
Cognome e stemma sono dirompenti politicamente all'interno delle citta' , contrastano il valore disgregante del sistema patronimico fino ad allora vigente, aiutano a creare la tradizione familiare
L'araldica ha un importante valore identificativo
Al cognome Rossi ( per citare uno dei piu' comuni dei circa 350.000 cognomi italiani ), quanto al cognome xxxxx scarsamente diffuso io posso associare normalmente piu' alberi genealogici . Lo stemma aggiunge un ulteriore elemento al modo di identificare e distinguere
L'araldica ha un'importante valore documentario
Talvolta lo stemma e' fonte primaria d'informazioni, permettendo di fare datazioni , trarre conclusioni sulle vicende familiari, talvolta di avere informazioni genealogiche, .
Poi sull’origine dell’Araldica esistono fonti manoscritte che illustrano dettagli araldici la piu' celebre la Bibbia di Citeaux, 1110 circa, raffigura scudi neri o decorati da figure geometriche),
DATAZIONE DELLA NASCITA DELL'ARALDICA IN ITALIA : MOLTI STUDIOSI HANNO TUTTORA DI CIO' UNA CONVINZIONE SBAGLIATA Rimasero ingannati nel 1300 Dante Alighieri , Giovanni Villani , Ricordano Malispini. ........... E molti appassionati ed anche studiosi oggi cadono nel medesimo errore Hannelore Zug Tucci Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana del duecento ................ Le istituzioni araldiche traggono origine , come sappiamo
bene , nel mondo feudale. E poiche’ si disputa
se il loro centro d’irradiazione debba considerarsi l’Inghilterra degli
ultimi re normanni oppure la Francia degli stessi anni ( tra i numerosi contributi
che affrontano questi problemi , ci limitiamo a rinviare ai piu’ notevoli
apporti recenti : R. Viel , Les origines symboliques du blason , Parigi , 1972
; G.J. Brault , Early Blason Oxford 1972 ;H.
Pinoteau , Origine et diffusione de l’eraldique capetienne in corso di
stampa negli atti del Colloque de l’Accademie
internazionale d’heraldique 5-9
ottobre 1981 ; M.Pastoureau, Histoire des theories ayant tente’ d’espliquer
l’origine des armoiries (xii-xx siecle ) ibidem ) ,questo implica che la Toscana
, e l’Italia in genere , restino in posizione periferica e in ogni caso
passiva. Da cio’ deriva
che ogni attribuzione di armi a personaggi vissuti in epoche precedenti alla
prima meta’del xii secolo appartiene all’araldica fantastica , come e’ il caso notissimo della <<bell’insegna del gran barone
>>, l’arma << addogata bianca e rossa >> di Ugo il Grande di
Tuscia , dalla quale si fanno discendere le armi di alcune casate fiorentine.
Per quanto legittimata dall’autorita’
di Dante, essa deve ritenersi immaginaria. L’indiscussa preminenza anglo-normanna e francese che in
Toscana fa del sistema araldico un prodotto d’importazione , esclude dunque che
si possano collocare qui i problemi delle origini. Si tratta invece di
determinare perche’ le istituzioni feudali come le araldiche si siano
trapiantate in un contesto diverso e possano essere state recepite dalle
strutture comunali…….. Da Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana
del duecento Di Hannelore Zug Tucci Nobilta’ e ceti dirigenti in Toscana nei secoli xi-xiii
: strutture e concetti -- Convegno Firenze 12 dicembre 1981 Si l'usage de l'héraldique est attesté pour la première fois à Rome par le portrait que commandèrent Scoto et Giovanni Paparone à Sainte-Marie-Majeure dans les dernières années du XII (fig. 13), c'est seulement vers les années 70-80 du siècle suivant que les tèmoignages de sont usage public se multiplient de manière systématique. A partir de cette époque, les barons et quelques familles prééminent de la cité se reconnaissent dans leur propre écu et l'utilisent systématiquement, le plaçant partout où cela est possible …
Fonte: Emiliano Bultrini, Ostentation et contrôle : l'héraldique à Rome entre monnayage et territoire (XIII-XIV siècles) in Héraldique et numismatique III. Moyen âge Temps moderns, sous la direction d'Yvan Loskoutoff, Mont-Saint-Aignan, Presses universitaires de Rouen et du Havre, 2015, p. 29
***********************************************************FIRENZE fonti manoscritte e a stampa in Italia tra cui trattati medievali e moderni, diplomi di concessione o variazione di stemmi di sovrani, principi, Comuni;
fonti figurate come monete, medaglie, lapidi funerarie, arredi, suppellettili e soprattutto sigilli (in particolare gli ‘equestri’ che rappresentano i cavalieri con lo scudo al centro del campo);
armoriali o stemmari compilati dal 15° sec. in poi in cui sono raffigurati e descritti stemmi pubblici o privati (fra i più antichi: il Codice padovano Capodilista del 1436 e il Codice Trivulziano di Milano datato 1460 circa, le Tavolette di Biccherna, dipinte da Sano di Pietro tra il 1472 e il 1481 che si trovano nell’Archivio di Stato di Siena e i numerosi Libri d’oro).
A Firenze si parla di un manoscritto del 1302 che sarebbe stato trascritto da Cosimo Della Rena dall'originale ora perso
ms. 471 - Armi di Firenze, Città, Terre, Castelli e Famiglie Fiorentine (disponibile in formato CD)
ms. 472 - Libro antico d'Armi copiate dal suo originale da me Cosimo Della Rena quest'anno 1666
ms. 473 - Gabriello LANDINI: Armi di famiglie fiorentine raccolte da me Gabriello Landini piovano di Ripoli MDCXLIV
ms. 474 - Armi di famiglie fiorentine, XVI secolo
ms. 475 - Giovanni Battista DEI: Armeria gentilizia di Firenze ovvero Registro delle figure dell'armi delle famiglie fiorentine et armi delle città, terre, ufizi, et altro dello stato fiorentino, XVI secolo
ms. 476 - Giovanni Battista DEI: Armi di famiglie fiorentine estratte da vari luoghi e specialmente dalle Potesterie
ms. 477 - Raccolta d'armi fatta da monsignor Vincenzio Borghini, XVI secolo
ms. 493 - Giovan Battista DEI: Sepoltuario, XVII secolo
ms. 626 - Canonico A. M. BISCIONI: Sepoltuari con armi, XVIII secolo
Libro antico d'Armi Fondo manoscritti. ASFirenze La piu' antica fonte (filza 472) e' il cosidetto Libro antico d'Armi. Essa contiene 490 stemmi , disposti 6 per pagina , disegnati a sanguigna e numerati progressivamente fino a 240, seguiti da altri stemmi non numerati, disegnati in matita nera . Una nota posta alla fine del volume ne testimonia la genesi "finito di copiare questa filza d'Arme a di 22 aprile 1666 da me Cosino della Rena da uno originale antico che e' in mano del sig. Giovanni Ticci ben conservato con l'arme colorite e ben fatte, le quali io ho tutte lucidate come stavano nell'originale. Indubitabile impronta gotica ,con aggiunte di Lorenzo Bini fatte nel 1687 Il sepoltuario di Stefano di Francesco Rosselli Estratto da : Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017) articolo
Stefano Calonaci ROSSELLI, Stefano. – Nacque a Firenze il 10 maggio 1598
da Francesco di Stefano di Romolo e da Lisabetta di Vincenzo Pieroni. Nel 1663 Rosselli
iniziò a soffrire di vertigini, malattia che lo portò rapidamente alla morte,
il 5 ottobre di quell’anno (Gotti, 1890). Se
ne conserva un bel ritratto inciso nel 1764 da Raimondo Faucci per uno degli
esemplari del Sepoltuario (Archivio di Stato di Firenze, ms. 624). Rosselli
viene ricordato per aver lasciato un imponente Sepoltuario delle
chiese fiorentine, senz’altro l’opera più rilevante della sua ampia produzione,
cui dedicò gli anni dal 1650 al 1657. Conservata soltanto in esemplari manoscritti
redatti in due o tre tomi, il Sepoltuario, oltre che nell’autografo
custodito nell’archivio familiare (ms. 262), è consultabile in copie anche in
altri sedi documentarie. L’opera fu redatta utilizzando numerose fonti, nonché
un omonimo Sepoltuario di Francesco della Foresta (Di Stasi, 2014, p.
51). Le numerose copie presentano interessanti correzioni e postille a margine
fatte dai vari successivi possessori (p. 52). Il Sepoltuario
offre una straordinaria messe di notizie sulle iscrizioni delle chiese
fiorentine e delle tombe lì conservate, sulla loro costruzione, ubicazione e
sulla storia dei personaggi che vi furono sepolti a partire dal Medioevo fino
ai primi decenni del Seicento. La fatica erudita di Rosselli è strutturata in
quattro parti, corrispondenti ai quartieri amministrativi della città.
L’ordine, dunque, prende avvio dal quartiere S. Spirito e prosegue con S.
Croce, S. Giovanni, S. Maria Novella. L’opera, impreziosita dai discorsi
storici premessi alla trattazione delle singole chiese, offre interessanti
notizie sugli immobili, i committenti, i patroni dei templi e la loro storia.
L’impostazione è decisamente municipalista: «Non ho voluto nemmeno prendermi la
briga di descrivere i sepolcri dei forestieri, non solo oltramontani, come fuor
di proposito, ma ancora d’altri di luoghi più vicini, e particolarmente le
memorie e iscrizioni, per lo più molto prolisse e ineleganti d’una mano di
dottoracci Marchiani, Romagnoli, di Lunigiana e d’altronde, venuti qua nel
tempo del Principato in diverse cariche a vendere la giustizia a minuto, e a
fiscaleggiare, a tiranneggiare questa povera città e questo Stato» (Gotti,
1890, p. 124). Estratto da : Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017) articolo
Stefano clonaci ALCUNE PAGINE DAL MANOSCRITTO ORIGINALE DEL SEPOLTUARIO Sepoltuario
Rosselli SS Annunziata nella
trascrizione di Paolo Piccardi http://www.carnesecchi.eu/Sepoltuario_Rosselli.pdf Sepoltuario
Rosselli Santa Maria Maggiore : foto dal libro http://www.carnesecchi.eu/SepoltuarioRosselli2.htm un saggio sul sepoltuario del Rosselli Il saggio si concentra sul Sepoltuario compilato dal copista fiorentino Stefano di Francesco Rosselli tra il 1650 e il 1657, un documento che riporta le descrizioni di Cappelle, Sepolture e Iscrizioni presenti nella città di Firenze e nei suoi dintorni. Dopo una prima parte dedicata alla vita del Rosselli e alla storia della sua famiglia, l'autrice approfondisce alcuni aspetti del culto dei morti a partire dalle religioni pagane fino al cristianesimo. L'attenzione si sposta quindi sul Sepoltuario, opera presente nella tradizione letteraria in diversi esemplari: un'analisi accurata, accompagnata da schede illustrative e indici, mette a confronto la versione del Rosselli con le altre redazioni esistenti, evidenziando discrepanze, difformità e caratteristiche salienti di ogni versione. Il primo trattato di Araldica in Italia fu il Tractatus de insigniis et armis, scritto dal giurista Bartolo da Sassoferrato (1313-1357), pubblicato più volte dalla fine del 1400 in poi; seguirono i trattati di Silvestro Pietrasanta, Tesserae gentilitiae (Roma, 1637) e di Marco Antonio Ginanni, L’arte del blasone (Venezia, 1756), per citare solo i più noti. **************************************************FIRENZE FISSATO QUESTO PALETTO DELL'ARALDICA COME PRODOTTO D'IMPORTAZIONE E D'IMITAZIONE DI CIO' CHE ACCADEVA OLTRE LE ALPI Possiamo dire che l'araldica nasce inizialmente come appannaggio dei "MILITES" cioe' di coloro che combattevano a cavallo . Cioe' quella forza allora determinante nel combattimento anche perche' allenata al maneggio delle armi Nasce in ambiente militare ed il segno distintivo ha come collocazione naturale lo scudo e quindi successivamente lo scudo sara' la base e l'elemento contenitivo del segno o stemma Nasce questo marchio per distinguere l'uomo che celato dentro l'armatura era altrimente indistinguibile ed ammirarne il valore e l'abilita' nel maneggio delle armi Molto probabilmente viene usato nei tornei e nell'allenamento alle armi Puo essere che venga usato dal milites anche nel combattimento reale ma e' meno probabile , in combattimento dovendo essere ben individuato dai balestrieri , dai pedites , dai milites amici senza correre il rischio di essere scambiato e ucciso per nemico nella foga del combattimento , e' molto probabile vi fosse una sorta di divisa comune L'italia e' la Nazione che io chiamo delle "centro patrie" perche' diversa di luogo in luogo e di tempo in tempo per istituzioni ,leggi , abitudini , usi ,........................... Per cui e' difficile stabilire delle regole comuni Il Piemonte a contatto con la Francia L'area veneta a contatto con l'impero Romano d'oriente ----Bisanzio I Comuni del centro-nord in cui si sviluppa una civilta' del tutto particolare di Citta'-Stato ( civilta' comunale ) con caratteristiche particolarissime e che si diversificheranno col passare del tempo facendo della Toscana un mondo a parte Il patrimonio di San Pietro che inizialmente sviluppa una civilta' assai simile alla societa' comunale del centro-nord Il Regno Napoletano La Sicilia sottoposta ai Normanni e poi agli Svevi con una cultura propria fatta dall'integrazione di tante civilta' , e poi aragonese ed spagnola Corsica con una propria cultura Sardegna con una propria cultura Costa dalmata con una cultura veneta QUINDI A QUESTE DIFFERENZE TALVOLTA MOLTO PROFONDE OCCORRE PRESTARE SEMPRE ATTENZIONE PRELIMINARMENTE La civilta' comunale del cento-nord italiano a cui la Toscana appartiene con una sua identita' peculiare, balza all'occhio di Ottone ( 1152-1190 ) e lo lascia perplesso e lo stupisce .....considerazioni di Ottone vescovo di Frisinga e di Raevino (1115 ca.- 1158), zio di Federico I Barbarossa (1152-1190), sorpreso dalle forme di controllo che i comuni cittadini esercitavano sui …diocesanos…suos… compresi i grandi signori e feudatari, i domini loci I Latini… imitano ancor oggi la saggezza degli antichi Romani nella struttura delle città e nel governo dello Stato. Essi amano infatti la libertà tanto che, per sfuggire alla prepotenza dell’autorità si reggono con il governo di consoli anziché di signori. Essendovi tra essi tre ceti sociali, cioè quello dei grandi feudatari, dei valvassori e della plebe, per contenerne le ambizioni eleggono i predetti consoli non da uno solo di questi ordini, ma da tutti, e perché non si lascino prendere dalla libidine del potere, li cambiano quasi ogni anno. Ne viene che, essendo la terra suddivisa fra le città, ciascuna di esse costringe quanti abitano nella diocesi a stare dalla sua parte, ed a stento si può trovare in tutto il territorio qualche nobile o qualche personaggio importante che non obbedisca agli ordini delle città. Esse hanno preso anche l’abitudine di indicare questi territori come loro “comitati”, e per non mancare di mezzi con cui contenere i loro vicini, non disdegnano di elevare alla condizione di cavaliere e ai più alti uffici giovani di bassa condizione e addirittura artigiani praticanti spregevoli arti meccaniche che le altre genti tengono lontano come la peste dagli uffici più onorevoli e liberali. Ne viene che esse sono di gran lunga superiore a tutte le città del mondo per ricchezza e potenza. A tal fine si avvantaggiano non solo, come si è detto, per la saggezza delle loro istituzioni, ma anche per l’assenza dei sovrani, che abitualmente rimangono al di là delle Alpi PAOLO GRILLO : Quando il Palais du Beaubourg di Renzo Piano fu costruito, per la sua dirompente carica innovativa venne immediatamente paragonato a un’astronave atterrata
nel centro di Parigi. La stessa immagine credo si possa efficacemente utilizzare per illustrare l’effetto dell’apparizione del libro di Jean-Claude Maire Vigueur
Cavalieri e cittadini, pubblicato nel 2003 in Francese e prontamente tradotto in Italiano nell’anno successivo,1 nel mondo della storiografia comunale italiana. Si
tratta infatti di un’opera profondamente originale, un volume di quasi 550 pagine incentrato sul primo secolo e mezzo di vita comunale apparso in un momento in
cui la quasi totalità delle ricerche si incentrava sui decenni a cavallo fra Due e Trecento. Soprattutto, Cavalieri e cittadini presentava una tesi interpretativa forte
e innovativa, Jean-Claude Maire Vigueur definisce la figura del MILITES nella civilta' comunale e lo descrive fuori degli schemi feudali , come un uomo sufficientemente ricco da potersi permettere di mantenere un cavallo da guerra e di comperare un armatura Con questa descrizione apparentemente banale apre ad un mondo fatto di mercanti , armatori , banchieri , artigiani che spiegano le parole di Vescovo Ottone Maria Elena Cortese ha successivamente studiato il controllo del territorio da parte delle famiglie con modo di vita feudale ed ha documentato la loro presenza a Firenze fino alla morte di Matilde di Toscana ( 1115 ) e il loro successivo abbandono della citta' rinserrandosi nei loro possessi feudali desti nati a sgretolarsi sotto l'avanzata dell'esercito comunale IN ITALIA COMUNQUE LO STEMMA E' QUASI SEMPRE UNO STEMMA FAMILIARE E QUASI MAI INDIVIDUALE ED E' QUASI INESISTENTE L'USO DELLE BRISURE E qui vengo corretto da Maurizio Carlo Alberto Gorra (Académie internationale d’héraldique) .............L'Italia storica, non soltanto medievale, ne fece uso frequente e in ogni stato che la componeva. Il problema è che si tratta di tematica poco studiata dai nostri araldisti, e spesso limitandosi alle brisure dei Savoia (tuttora in uso). Per dirti: solo i Sanseverino ebbero almeno una dozzina di brisure per le varianti di stemma da essi usati nei diversi feudi campani, lucani e calabresi, ulteriormente ampliati per il ramo insediatosi in Lombardia. FONDAMENTALE : OGGI E' EVIDENTE UNA COSA CHE LA CULTURA NOBILIARE AVEVA COMPLETAMENTE OSCURATO : ...........Gli stemmi, al contrario di quanto solitamente si tende a credere, non sono appannaggio della nobiltà cavalleresca; dalla fine del XII secolo erano comunemente usati anche da artigiani, contadini, città ........................ Questo un esempio : la grande importanza dello stemma nelle consuetudini della gente fiorentina del trecento e' messa in luce dalla novella 63 di FRANCO SACCHETTI nel suo TRECENTONOVELLE del 1399 dove si vede la considerazione verso lo stemma familiare ( forse ancor piu' del cognome ) all'interno della societa' fiorentina anche per gente che allora , allora , saliva la scala sociale IN TOSCANA IL COGNOME ( O NOME FAMILIARE ) INIZIA AD AFFERMARSI INTORNO AL 1150 ( VEDI SU QUESTO SITO ) E RIGUARDERA' INIZIALMENTE POCHISSIME FAMIGLIE E TUTTE DEL CETO DIRIGENTE --MILITES ( LA SUA DIFFUSIONE NEGLI ALTRI STRATTI DELLA POPOLAZIONE SARA' POI UN PROCESSO MOLTO MOLTO LENTO E GRADUALE E SPESSO COLLEGATO AL FORMARSI DI UN NUOVO CETO DIRIGENTE ) . PER QUESTE POCHE FAMIGLIE DI MILITES IL SIMBOLO GRAFICO ( STEMMA ) STIMOLERA' L'AFFERMAZIONE DEL COGNOME E IL PARZIALE SUPERAMENTO DEL SISTEMA PATRONIMICO Teniamo in conto che: La societa' di fine secolo XII e' una societa' prevalentemente analfabeta in cui l'impatto dell'immagine e' molto forte Una famiglia nell'albero genealogico ha individui piu' conosciuti e altri meno conosciuti. Il segno grafico in comune li accorpa ed il numero nel secolo XII e XIII e' forza politica ANCORA OGGI CONOSCIAMO IL PASSATO CON UNA PARTE DI VERITA' ED UNA PARTE DI MENZOGNA MOLTE DELLE NOSTRE CONOSCENZE ERRATE SONO DOVUTE ALLA MASSICCIA ALTERAZIONE DEL PASSATO DA PARTE DEL CETO NOBILIARE DEI SECOLI XVI_XVII_ED ANCORA XVIII ( MA IN MINOR MISURA ) Non si puo' prescindere da un inquadramento del periodo storico 1150 --1220 FIRENZE : IDEE PIU' CHIARE SU UN PERIODO STORICO POCO CONOSCIUTO CHE VEDE L'AFFERMAZIONE DELL'ARALDICA E DEL COGNOME rafforzando i legami familiari e aumentando cosi la forza delle famiglie dominanti Per aver le idee piu' chiare su un periodo nebuloso come quello del XI e XII secolo fiorentino invito a leggere un libro che mi ha lasciato una vivissima impressione Enrico Faini, nell’età romanica (1000-1211). L’espansione urbana, lo sviluppo istituzionale, il rapporto con il territorio Firenze, 2010. Alle opere del Davidson , del Villari , del Santini , della De Rosa che hanno aperto la pista allo studio dei primordi fiorentini va io credo aggiunta l'opera di Enrico Faini Infatti importantissimi direi irrinunciabili per un'amante della storia sono gli attuali studi del dottor Enrico Faini Trovo insomma alta la capacita' del dr Faini di esaminare i manoscritti sotto molte angolature di utilizzarne e padroneggiarne le sfaccettature e di farne emergere molti dettagli nascosti di scrutarli , di compararli in modo da trarne conclusioni che vanno ben oltre il singolo documento ma aprono ad una visione d'insieme di aprire al lettore scenari che vanno oltre le tradizionali convinzioni Sembra molto strano la visione che si aveva di un combattimento medioevale come una sorta di carnevalata in cui ciascuno si vestiva a modo suo Un avvenimento in cui si poteva morire e' una cosa seria Una battaglia medioevale con milites ( cavalieri ) , pedites , balestrieri , arcieri ..............la prima cosa che doveva proporre era il riconoscere e distinguere prontamente l'amico dal nemico Le immagini sottostanti sono un trionfo di colori e di araldica ma e' praticamente impossibile siano state vere Bisognava che in combattimento un combattente se ucciso almeno venisse ucciso dai suoi una considerazione di buon senso , non poteva davvero pretendersi che un pedites conoscesse a menadito gli stemmi delle casate Non si poteva rischiare che un pedites ( o anche un milites, un arciere , un balestriere ..... ) uccidesse uno dei suoi semplicemente perche' nella foga del combattimento non ne riconoscesse le insegne .Quindi l'esercito doveva avere una sua insegna o delle sue insegne da tutti facilmente riconoscibili nella foga della battaglia Questo non toglie che il cavaliere potesse portare in battaglia uno scudo che lo distinguesse ma insieme a una sorta di uniforme affreschi antichi di scene di guerra affreschi duecenteschi e preduecenteschi Sicuramente gli scudi personali (inizialmente) o familiari venivano usati nei tornei e successivamente come una sorta di logo sociale individuale o familiare Si tratta di una formella di un fregio più ampio, generalmente attribuito al XIII secolo, un tempo conservato sulla facciata di una casa in Via XX Settembre a Sansepolcro, l'antica Via Maestra, a fianco di una torre, oggi molto ridotta in altezza. Il fregio venne portato nella Pinacoteca Comunale (oggi Museo Civico) approssimativamente un'ottantina di anni fa, forse tra la fine degli anni '30 e i primi anni '40. by dr Andrea Czortek In questa rappresentazione successiva ( e quindi di fantasia) della battaglia di Benevento vediamo gli eserciti presentare un uniforme ed uno scudo S.Anna restituisce ai combattenti fiorentini le insegne --circa 1350 FALSE INFORMAZIONI SUI COGNOMI FIORENTINI False informazioni che ci vengono da quei cronisti che ci sembrano dover essere i piu' degni di fede C'e' una contradizione tra i documenti che conserviamo e gli antichi cronisti fiorentini Villani , Malispini danno lunghe elencazioni di cognomi di famiglie di primo cerchio Nei documenti conservati quelli che possiamo considerare cognomi cominciano a generalizzarsi e a stabilizzarsi per le famiglie del ceto dirigente in realta' solo intorno alle prime decadi del duecento Purtroppo anche alcuni storici "moderni" continuano a utilizzare i cognomi (in modo improprio ) per individui che ancora non avevano il cognome che avranno solo i loro discendenti E questo genera confusione Occorrerebbe far seguire "(attribuito)" al cognome ancora inesistente
Seguiamo le descrizioni delle famiglie di Firenze del Villani e del Malespini che le riferiscono al 1050 Queste elencazioni sia del Malespini che del Villani vanno cronologicamente spostate in avanti Oramai e' certo che molte cognomizzazioni sono nate almeno cento anni piu' tardi dalla data riferita dal Malespini e dal Villani cioe intorno al 1150 Infatti i primi cognomi a Firenze cominciano a stabilizzarsi tra la meta' del secolo XII e la fine del secolo XII quasi sempre facendo riferimento al nome di un antenato ( eponimo ) Prima (salvo alcune rare eccezioni ) dobbiamo parlare solo di patronimici
E' proprio questo cristallizzarsi del cognome sul nome di un eponimo che deve far pensare all'intervento di un fattore esterno che congela la situazione ad un dato istante : L'ARALDICA
Nota bene Malspini viene oggi spesso considerato solamente come una copia tardo trecentesca della cronaca del Villani , con aggiunte di altra fonte e linguaggio finto antico , copia avente lo scopo di falsificazione genealogica delle origini in particolare della famiglia Buonaguisi
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come nascono e quando i primi cognomi Il cognome e lo stemma
da Nuova Cronica Giovanni Villani
Come Currado primo fu fatto imperadore.
Dopo la morte d'Arrigo primo imperadore fu eletto e consegrato Currado primo per Benedetto papa ottavo negli anni di Cristo MXV.
Questi fu di Soavia, e regnò nello 'mperio XX anni, e quando egli passò in Italia, non possendo avere la signoria di Melano, sì·ll'assediò infino ne' borghi; ma prendendo la corona del ferro di fuori di Melano in una chiesa, cantando la messa, sì venne uno grande tuono e saetta in quella chiesa, e alquanti ne morirono; e levato l'arcivescovo che cantava la messa dall'altare, disse a Currado imperadore che visibilemente vide santo Ambruogio che fortemente il minacciava se non si partisse dall'assedio di Melano; e egli per quella amonizione si levò da oste, e fece pace co' Melanesi. Questi fu giusto uomo, e fece molte leggi, e tenne lo 'mperio in pace lungo tempo. Bene andò in Calavra contro a' Saracini ch'erano venuti a guastare il paese, e co·lloro combattéo, e con grande spargimento di sangue de' Cristiani gli cacciò e conquise. Questo Currado si dilettò assai della stanza della città di Firenze quando era in Toscana, e molto l'avanzò, e più cittadini di Firenze si feciono cavalieri di sua mano e furono al suo servigio. E acciò che si sappia chi erano i nobili e possenti cittadini in quegli tempi nella città di Firenze, brievemente ne faremo menzione.X De' nobili ch'erano nella città di Firenze al tempo del detto imperadore Currado: prima di quegli d'intorno al Duomo
Come adietro è fatta menzione, la prima reedificazione della picciola Firenze era divisa per quartieri, cioè per quattro porte; e acciò che noi possiamo meglio dichiarire i nobili legnaggi e case che a' detti tempi, disfatta Fiesole, erano in Firenze grandi di podere, sì gli conteremo per gli quartieri ove abitavano. E prima quegli della porta del Duomo, che fu il primo ovile e stazzo della rifatta Firenze, e dove tutti i nobili cittadini di Firenze la domenica facieno riparo e usanza di cittadinanza intorno al Duomo, e ivi si faceano tutti i matrimoni e paci, e ogni grandezza e solennità di Comune: e appresso porta San Piero, e poi porta San Brancazio, e porta Sante Marie. E porte del Duomo erano abitanti il legnaggio de' filii Giovanni, e quegli de' filii Guineldi, che furono i primi che reedificarono la città di Firenze, onde poi sono discesi molti lignaggi di nobili in Mugello e in Valdarno e in città assai, che oggi sono popolari e quasi venuti a fine: furono i Barucci che stavano da Santa Maria Maggiore, che oggi sono venuti meno; bene furono di loro legnaggio gli Scali e' Palermini. Erano ancora nel detto quartiere Arrigucci, e' Sizii, e' figliuoli della Tosa. Questi della Tosa furono uno legnaggio co' Bisdomini, e padroni e difenditori del vescovado; ma partissi uno di loro da' suoi di porta San Piero, e tolse per moglie una donna chiamata la Tosa, che n'ebbe lo retaggio, onde dirivò quello nome. Eravi quelli della Pressa che stavano tra' Chiavaiuoli, gentili uomini.
XI Delle case de' nobili del quartiere di porta San Piero.
Nel quartiere di porta San Piero erano i Bisdomini che, come di sopra è detto, e' sono padroni del vescovado, e gli Alberighi, che fu loro la chiesa di Santa Maria Alberighi da casa i Donati, e oggi non n'è nullo; i Ravignani furono molto grandi, e abitavano in sulla porta San Piero, che furono poi le case de' conti Guidi, e poi de' Cerchi, e di loro per donna nacquero tutti i conti Guidi, come adietro è fatta menzione, della figliuola del buono messere Bellincione Berti: a' nostri dì è venuto tutto meno quello legnaggio. I Galligari, e Chiarmontesi, e Ardinghi che abitano in Orto San Michele, erano molto antichi; e simile i Giuochi che oggi sono popolani, che abitavano da Santa Margherita; Elisei che simile sono oggi popolani, che stanno presso a Mercato Vecchio; e in quello luogo abitavano i Caponsacchi, che furono grandi Fiesolani; i Donati, overo Calfucci, che tutti furono uno legnaggio, ma i Calfucci vennoro meno; e quegli della Bella di San Martino anche divenuti popolani; e il legnaggio degli Adimari i quali furono stratti di casa i Cosi, che oggi abitano in Porta Rossa, e Santa Maria Nipotecosa feciono eglino; e bene che sieno oggi il maggiore legnaggio di quello sesto e di Firenze, non furono però in quelli tempi de' più antichi.
XII Di quegli del quartiere di porta San Brancazio.
Nel quartiere della porta di San Brancazio erano grandissimi e potenti la casa de' Lamberti, nati per loro antichi della Magna; gli Ughi furono antichissimi, i quali edificarono Santa Maria Ughi, e tutto il poggio di Montughi fu loro, e oggi sono spenti; i Catellini furono antichissimi, e oggi non n'è ricordo: dicesi che' figliuoli Tieri per bastardo nati fossono di loro lignaggio; i Pigli gentili uomini e grandi in quegli tempi, Soldanieri, e Vecchietti; molto antichi furono quegli dell'Arca, e oggi sono spenti; e' Migliorelli, che oggi sono niente; e' Trinciavelli da Mosciano furono assai antichi.
XIII Di quegli del grande quartiere di porta Santa Maria e di San Piero Scheraggio.
Nel quartiere della porta Sante Marie, ch'è oggi nel sesto di San Piero Scheraggio, e quello di Borgo, avea molto possenti e antichi legnaggi. I maggiori erano gli Uberti, nati e venuto il loro antico della Magna, che abitavano ov'è oggi la piazza de' priori e 'l palagio del popolo; i Fifanti, detti Bogolesi, abitavano in sul canto di porte Sante Marie, e' Galli, Cappiardi, Guidi, e Filippi che oggi sono niente allora erano grandi e possenti, abitavano in Mercato Nuovo; e simile i Greci, che fu loro tutto il borgo de' Greci, oggi sono finiti e spenti, salvo che n'ha in Bologna di loro legnaggio; Ormanni che abitavano ov'è oggi il detto palagio del popolo, e chiamansi oggi Foraboschi. E dietro a San Piero Scheraggio, ove sono oggi le case de' figliuoli Petri, furono quegli della Pera, overo Peruzza, e per loro nome la postierla che ivi era si chiamava porta Peruzza: alcuno dice che' Peruzzi che sono oggi furono stratti di quello legnaggio, ma non l'affermo. I Sacchetti che abitano nel Garbo furono molto antichi; intorno a Mercato Nuovo erano grandi i Bostichi, e quegli della Sannella, e Giandonati, e Infangati; in borgo Santo Appostolo erano grandi Gualterotti e Importuni, che oggi sono popolani; i Bondelmonti erano nobili e antichi cittadini in contado, e Montebuoni fu loro castello, e più altri in Valdigrieve; prima si puosono Oltrarno, e poi tornarono in Borgo. I Pulci, e' conti da Gangalandi, Ciuffagni, e Nerli d'Oltrarno furono ad un tempo grandi e possenti con Giandonati e con quegli della Bella insieme nomati di sopra; e dal marchese Ugo che fece la Badia di Firenze ebbono l'arme e la cavalleria, imperciò che intorno a·llui furono molto grandi.
XIV Come in quegli tempi era poco abitato Oltrarno.
Avemo nomati i nobili e possenti cittadini che a' tempi dello imperadore Currado primo erano di rinnomea e di stato in Firenze; altri più legnaggi v'avea di più piccolo affare che non se ne facea rinnomea, e oggi sono fatti grandi e possenti; e degli antichi nomati di sopra sono calati, e tali venuti meno, che a' nostri dì apena n'è ricorso se non per questa nostra cronica. Oltrarno nonn-avea in quegli tempi gente di lignaggio né di rinnomo, però che, come avemo detto addietro, e' nonn-era della città antica, ma borghi abitati di vili e minute genti. Lasceremo ora di raccontare de' fatti di Firenze infino che fia tempo e luogo, quando i Fiorentini cominciarono a mostrare loro potenzia, e diremo brievemente degl'imperadori che furono dopo Currado primo, e della contessa Mattelda, e di Ruberto Guiscardo che conquistò in quegli tempi Puglia e Cicilia, che di raccontare di tutti ci è di nicessità per le mutazioni che n'avennero in Italia e poi alla nostra città di Firenze.
Da Ricordano Malespini
Imprima la schiatta ,overo famiglia degli Uberti
ne dissi adietro che sono nobili di progenia , e di nobilta' , e puosonsi fra santo Piero Scheraggio , e la chiesa di santo Romolo, e tra detti Uberti , e san Piero Scheraggio erono gli Ormanni detti Foraboschi , e tra il detto san Piero , e santa Cecilia si puosono i Malespini miei consorti , e allandare in verso santo Michele in orto alla mano mancha si puosono i Giugialferri, e i Tebalducci , tutte e tre queste ischiatte furono istratti d'uno lignaggio di ceppo : e allato a detti Tebalducci si puosono i Combiobbesi , poi seguitando alla detta mano ad andare in verso Calimara si puosono i Chiaramontesi , e guadagnuoli , e Malpilli , e i Romaldelli , tutti questi sopradetti di progenia maschulina istratti per anticho e al volgere su per la detta piaza , e la detta mano si puosono gli Abati antichi merchatanti , e Macci ancora antichi merchatanti, e a ritornare su per la detta piaza in verso il Garbo si puosono i Galigai in sulla detta piazza , e anchora nella via dietro al detto Garbo , che al partire della detta piazza va in verso santo Martino , ancora erono i detti Galigai , e per la detta via che viene d'orto san Michele , nel detto Garbo erano le case dei Buonaguisi dirimpetto a Compiobbesi, e Tebalducci alla detta mano mancha allo partire della detta piazaetto san Michele in Orto , e alla rivolta del detto Garbo alla detta mano allato a Buonaguisi erano gli Alepri , e quegli Dellapressa, andare in verso san Martino erono i Giugni : questi sopraminati quatro famiglie tutte furono istratti di progenia maschulina di Lisghai detti Ghaligai per anthico , ed etiandio quegli Dellapressa sopradetti nella detta via , e furono consorti dei detti Galigai . e furono d'uno lato i detti Buonaguisi , e quelli dellapressa , e si divisono da Galicai imprima assai che gli altri sopranominati , e poi all'andaresu per lo Garbo alla detta mano mancha erono i Sacchetti cioe' all'andare verso santo Appolinare , e poi all'andare in sue verso dove fa il Parlagio fu per la via detta oggi Anguillaia , si puosono gli Schelmi, e poi ditro alloro nella via del Borgo de Greci si puosono i detti Greci , i quali prima stavono in Terma ; e piu oltre per la via di san Pulinari ad andare in verso Arno si puosono i Magalotti , e al voggere in verso la mano diritra all'andare inverso santo Romolo ,o' nverso le case dei detti Uberti si puosono quegli che oggi si chiamava Del Belculaccio , e dirimpetto alloro si puosono que'dell'Asino che oggi sono ispenti al tempo di me Ricordano , e furono consorti di progenia maschulina con quegli Delbelculaccio : dietro a detti Ormanni si puosono i Manieri , e quelli Della Pera , e anche sono ispenti di miei di : poi vi vennono i figliuoli Petri , i quali furono richissimi merchatanti , poi all'andare inverso santo Romeo si puosono i Guidalotti del migliaccio : piu' oltre i Bagnesi , e que d'Aquona , che vennono di contado antichi gentili huomini , e di linea maschulina furono consorti con gli da Voghogniano , e di quegli che oggi si chiamono da Chastiglionchio , e dietro a santa Cicilia tral Merchato Nuoovo , e la detta Chiesa si puosono gl'Infangati , o vero Mangiatroi , e in Vachereccia si puosono i Baroncelli , e vennono da Baroncello , e poi all'andare inverso santa Maria si puosono i Fifanti detti Bogolesi , e in porta santa Maria erano i Galli che gia aveano un poggio allatoa santo Miniato a monte , che si chiamava il poggio dei Galli , e toglievanvi per antico passaggio allato a Galli erono Capiardi , e Filippi : erono nella via di Terma gli Scholari consorti abanticho di linea maschulina de Bundelmonti , e poi vivennono i Buondelmonti , i quali vennano di contado come adietro s'e' detto , e monte Buoni era loro , e toglievanvi passaggio abantico : nella detta via erono Tiniozzi , e piu altre , e Guidi , elle loro case teneano in fino in borgo santo Apostolo, e infino a santa Maria sopra porta , in borgo sopradetto erono i Gualterotti , e Importuni , e presso a santa Trinita erono gli Schali , e i Palermini , questi , e i Barucci da santa Maria maggiore e furono consorti di linea maschulina , presso a costoro si puosono i Conti di Gangalandi , e di loro abbiamo detto adietro: allato alloro i Ciuffagni e ancora presso a santa Trinita erano i Soldanieri , e i Petriboni , e i detti Petriboni vennono di contado dalle Petrobone , in Portarossa si puosono i Cosi consorti ab antico degli Adimari di linea maschulina , e feciono fare santa Maria Nipotecosa che ancora oggi ritiene il nome e al volgere i chiassi di Portarossa ad andare in verso santo Miniato tra le torri si puosono i Pigli, e gli Erri , i quali furono consorti di linea maschulina poi ad andare p la via di Merchato vecchio a s.Pancratio si puosono i Manfredi Vecchietti , e Migliorelli e gl' Ughi stavono dietro a costoro , dove oggi e' ancora santa Maria Ughi , e p loro fu chiamata cosi , po che la feciono fare abanticho . I Benvenuti furono allato a Vecchietti . I Tornaquinci stavono in capo della via giubasso .Dei Cipriani abbian detto . Poi ad andare da s.Piero Buonconsiglio verso santa Maria in Canpidoglio erono gl'Alfieri , gl Arrigucci che vennono da Fiesole difenditori del detto Vescovado di Fiesole , e Pegolotti. Furono antichi ancora i Canigiani , e pero innanzi vi vennono i Brunelleschi , e ancora i Corbizzi vennono da Fiesole , e da santa Maria maggiore erono que Del beccato . Toschi , e Galluzzi si puosono in Merchato vecchio.Palermini e Barucci dicemo adietro . Quegli della Bella si puosono in santo Martino , e al Fraschato , e vennono poi que della Tosa consorti di linea maschulina dei Bisdomini , i quali furono padroni , e difenditori del Vescovado di Fiorenza , e per la via che viene da san Tommaso al Vescovado si posono gl' Ubaldini che acquistarono per lo cardinale Attaviano tenute e chastella assai che le compero il detto Cardinale . Allato alloro erano Agolanti :apresso alloro i Toschi , inporta del duomo erono i Figiovanni : e loro , e Firidolfi , e Fighineldi , e Chattani da Barberino di Mugello , e Ferrantini furono consorti di progenia maschulina queste cinque sopradette famiglie , e poi come adietro dicemo divisi di nomi , e d'armi si come dissi adietro d'altre famiglie i Bisdomini si puosono presso a s. Liberata , e santo Benedetto presso a porta s Piero , e presso a loro i Tedaldini , Donati , Ravignani , e da santa Margherita , e ivi allato si puosono Buonizi , e a presso a santo Martino i Razzanti venuti da Fiesole , e presso alloro gli Alberighi anche parte arota de Corbizi si puose nel detto porta san Piero, poi a ritornare verso Merchato vecchio si puosono gli Adimari , piu oltre erono i Lisei , poi al volgere verso Chalimara i Caponsacchi antichi Fiesolani , e presso a santo Andrea i Catellini detti da Castiglione di figliuoli Tieri .Questi figliuoli Tieri discesono de Catellini d'uno bastardo. Poi verso santa Maria sopra porta , e presso a santo Andrea i Lamberti , e da casa loro si chiamava il Dado de Lamberti . E dove oggi si chiama Chiasso di ferro dietro a Lisei si puosono i Tebaldi detti quelli della Vitella , e que da Filicaia furono loro consorti di linea maschulina , in Merchato nuovo si puosono i Giandonati , e Boschi , e que Della Zanella e gli Uccellini , e que Dell'Archa , e Pesci : e questi Pesci furono antichi merchatanti .Poi nella via di Porta santa Maria erono i Girolami consorti di linea maschulina del beato messer san Zanobi , il quale fu vescovo della nostra citta' di Fiorenza Piu' oltre verso santo Stefano si puosono gli Amidei , e Gherardini , e e vennono di Valdisieve , o vero di Montefavoso: e presso alloro i Pulci , questi furono ricchi ,e potentissimi chatanti , e questi erono tra santo Stefano , e santo Piero Scheraggio, e Borgo santo Appostolo . Gli Ardinghi Obriachi stavono presso gli Amidei .Gli Amieri abantico stavono da santa Maria maggiore , poi per innanzi vennano in merchato vecchio , e le case dove oggi sono furono de Nerli antichi gentili huomini .I Guicci stavono presso alla Badia di Fiorenza . Vennono di Valdisieve quelli del Forese, e Mazinghi da Campi , e Monaldi stavono tra porta rossa , ella piaza a santa Trinita , e presso a santa Maria Ughi agiugneano le loro case .E questi mazzinghi havean tributo da Pistolesi dua brachetti , e uno sparviere ogni anno per la festa di messer san Iacopo . Gli Erri consorti de Pigli nel detto si puosono in Porta rossa per certe vie strette , e piu e Pigli loro consorti di ceppo .I Pazzi di Fiorenza si puosono presso i Ravignani presso in porta san Piero , e dirimpetto da Ravignani , e p innanzi vennono da Fiesole merchatanti.Gli Agli si puosono presso agli Arrigucci .fra loro e' san Michele Berteldi . E tutte queste sopradette sei famiglie , o vero casati , i quali si puosono in questi sopra nominati luoghi furono antichissimi gentili huomini nella nostra citta di Fiorenza
IMPORTANZA DELL'ARALDICA NELLA FORMAZIONE DEI COGNOMI
Quando non esisteva lo stemma e il cognome i gruppi parentali si scindevano con estrema facilita' in famiglie senza piu' tratti che li mettessero in comune : due fratelli potevano dar luogo a gruppi parentali scissi tra loro completamente
L'unico sospetto di parentela per i posteri poteva venire dalla contiguita' delle proprieta' e la certezza dall'indagine genealogica
Stemma e cognome diventano fattori unificanti del gruppo parentale
Stemma e cognome , come visto , non nascono insieme
lo stemma nel fiorentino nasce una settantina di anni prima dell'affermazione nei documenti scritti del cognome
La prima identificazione e unificazione di un gruppo parentale avviene quindi non attraverso il cognome ma attraverso lo stemma
Probabilmente lo stemma e' inizialmente utilizzato sul terreno di battaglia e sono solo le famiglie dei milites comunali ad adottarlo per prime
Che poi e’ come dire il ceto dirigente del tempo perche’ rappresentanti principalmente quella parte della popolazione che poteva mantenere cavalli e armamenti
Lo stemma aveva quindi il potere di riunire piu' famiglie di discendenza comune sotto un' unica individuazione quando ancora non vi era l'uso del cognome
In un gruppo parentale vi erano individui piu' noti ed altri meno noti . La stessa insegna era agli occhi degli altri segno di legami parentali indiscutibili
Si entra poi nella fase confusa di affermazione dei cognomi
lo stemma e' la brace da cui si sviluppa il fuoco del cognome
Lo stemma fa rinascere uno schema mentale dimenticato
Vi e' lo stemma , vi e' l'identificazione di un gruppo parentale da parte della gente che a quel gruppo parentale comincia nei discorsi a dare un unico nome facendo riferimento ai piu' conosciuti del gruppo , ai loro antenati , al loro mestiere , al loro luogo di provenienza , a una caratteristica fisica , a un soprannome, ...........
Nasce un'identificazione di quel gruppo parentale radunato sotto uno stesso stemma e la voce popolare a quel gruppo assegna un codice identificativo nei discorsi : il cognome
Lo stemma in questo momento svolge un azione di supporto al cognome , svolge un'azione importante cioe' aiuta a riunire piu' gruppi parentali aventi un medesimo stemma sotto un medesimo cognome ; gruppi che altrimenti la voce popolare avrebbe disperso in identificazioni diverse
Da notare che mentre il cognome ci verra' dato dagli altri lo stemma era qualcosa che un individuo sceglieva quindi lo stemma era qualcosa di piu' personale del cognome
Il cognome che entra nel parlato si rivela utile in molte circostanze : rende molte cose piu' semplici
Ovviamente uno stemma non puo' sostituire il cognome in un atto notarile...............
Aumentando la quantita’ circolante di denaro. Aprendosi l'eta' della proprieta' il cognome ( l'identificazione che ci davano gli altri e che finiamo per far nostra ) diventa indispensabile per tramandare i propri diritti sui beni
A questo punto inizia la lenta fase d'identificazione attraverso il cognome ( al catasto del 1427 solo il 36 % delle famiglie fiorentine ha un cognome ),
Come visto a questo punto , quasi sempre lo stesso gruppo parentale era radunato sotto un unico segno e spesso quando si disgregava in cognomi diversi ( per motivi politici , per liti familiari , per fondazione di un nuovo ramo ) tendeva a mantenere il segno modificandolo ma ricordandolo in qualche modo rivendicando gli antenati e la storia
Come nel caso della famiglia Adimari
Un eccezione famosa e' quella della famiglia Alessandri di Firenze
Nel 1372 Alessandro e Bartolomeo degli Albizi per sottrarsi alla pressione del periodo storico vollero distaccarsi dai loro parenti mutando stemma e adottando un cognome patronimico : lo stemma e' legato all'appartenenza all'Arte della Lana
Alessandri : Sono un ramo della famiglia Albizzi: nel 1372 Alessandro e Bartolomeo di Niccolò degli Albizzi vollero 'farsi di Popolo', mutando stemma e adottando un cognome patronimico: lo stemma è legato all'appartenenza dei due all'Arte della lana. Nell'esemplare del 1° tipo, posto sulla facciata del Palazzo Pretorio di Anghiari e appartenente a Lorenzo degli Alessandri (1517), l'agnello è sormontato da una lucertola piegata a cerchio; in realtà i discendenti di Antonio di Alessandro Alessandri adottarono un serpente attortigliato in ricordo della concessione da parte dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo dell'Ordine Militare del Drago nel 1413 circa. Il capo dell'Impero d'Oriente fu concesso dall'imperatore Giovanni Paleologo nel 1439, durante il Concilio di Firenze a Niccolò Alessandri, gonfaloniere di Compagnia; il capo di Leone X fu concesso dal pontefice ai componenti della Signoria fiorentina nel 1515, al momento del suo ingresso in città. La corona con le foglie di palma fu concessione di Giacomo di Borbone-La Marche, marito della regina di Napoli Giovanna II, nel 1415.
La situazione degli Alessandri va inquadrata nel periodo storico e nell'affermazione di idee politiche in forte contrasto col resto della consorteria
Non si possono dimenticare nella differenziazione con stemmi diversi di un medesimo gruppo familiare le liste di proscrizione per le famiglie ghibelline e le liste di proscrizione anti magnatizie che videro specie a Firenze famiglie rinunciare al cognome e allo stemma per differenziarsi dalle opinioni politiche di parenti irriducibili
vedi studio Michael Pastoureau
Strategies heraldiques et changements d'armoiries chez les magnats florentins du XIV siecle
vedi studio Michael Pastoureau e Klapisch - Zuber
Parente' et identite' : un dossier florentin du XIV siecle
Ovviamente stemmi uguali in luoghi diversi e distanti tra loro non danno alcuna prova di legami parentali
Infatti per quanto siano infinite le combinazioni si trovano facilmente blasoni uguali slegati da qualunque legame parentale talvolta anche in luoghi contigui
http://www.comune.siena.it/main.asp?id=5176
N.22
Cancelleria di Biccherna (uffici del Sindaco):Rutilio Manetti "
Episodio della vita di S.Vittore" (1636 c.a), (P.Terra)Scudo accartocciato:
d'azzurro,alla fascia d'oro accompagnata da tre rochi di scacchiere dello stesso, due in capo e uno in punta.
che sembra essere assai simile allo stemma degli Anchioni di Firenze ma che sicuramente non ha nulla a che fare con loro
PRESUPPONENDO UN LEGAME PARENTALE ( ANCORA DA DIMOSTRARE ) TRA I CARNESECCHI FIORENTINI , I DURANTI DI NESE , I CASTELLANI :
Il caso dei Carnesecchi fiorentini e' emblematico di un' altra realta' come vedremo , una realta' pero' comune con altre famiglie del ceto dirigente trecentesco e quattrocentesco ( vedi gli ALTOVITI e i loro parenti differenziatisi nel corso del duecento )
Famiglie che emergono dal buio in un periodo posteriore al 1200 quando cioe' era gia' entrato in uso nel ceto dirigente sia lo stemma che il cognome
Famiglie che hanno un passato che si perde nell'anonimato delle famiglie del proletariato fiorentino di fine secolo XII e che ancora nel XIII secolo usano il patronimico
Carnesecchi fiorentini, Duranti di Nese , e forse Castellani fiorentini ( ???) avevano molto probabilmente origini comuni nel castelvecchio di Cascia nel Reggello
La fortuna politica arrise loro in tempi diversi e forse non avendo un passato comune illustre da ricordare o forse perche' oramai avevano perso completamente i legami parentali iniziali si differenziarono , arrivando al successo politico e sociale utilizzando stemmi completamente diversi
PERCEZIONE DELLA QUESTIONE ARALDICA A FIRENZE E PROBABILMENTE IN ITALIA A FINE DUECENTO
Ad inizio trecento quando a Firenze vivevano Dante Alighieri e Giovanni Villani non si aveva la giusta percezione di quando le prime famiglie fiorentine avevano iniziato a utilizzare quello che si potrebbe definire il cognome moderno ne di quando l'araldica aveva iniziato a diffondersi a Firenze e in Italia
Con percezione particolare ritenevano che l'araldica esistesse da sempre e quindi tutti i grandi uomini dell'antichita' dovessero avere avuto uno stemma
Con questa percezione i vari eruditi non trovando documentazione si sforzarono d'inventarne a ciascuno uno per primi
Lo stemma del marchese Ugo e' uno stemma inventato dalla fantasia di antichi eruditi di cui si e' persa memoria
Ai tempi di Dante Alighieri l'invenzione era comunque gia' fortemente consolidata
Ugo di Toscana (o di Tuscia) è una icona di buongoverno da oltre mille anni. Una icona talmente potente che già nel 1300 la sua memoria viene consacrata dai versi di Dante Alighieri: “Ciascun che della bella insegna porta / del gran Baron il cui nome e il cui pregio / la festa di Tommaso riconforta / da esso ebbe milizia e privilegio” (Paradiso XVI, 127-130). Nel tardo 1400 Mino Da Fiesole realizza il suo monumento funebre nella Badia Fiorentina, dove l’alto magistrato riposa. In Badia Fiorentina ogni anno nella ricorrenza della sua morte, avvenuta il 21 dicembre 1001, la figura di Ugo di Toscana viene ricordata dai monaci e dalle autorità civili.
Ugo di Toscana, o di Tuscia, detto a volte Il Grande (951/953[2] – Pistoia, 21 dicembre 1001), fu marchese di Toscana dal 961 circa fino alla sua morte e duca di Spoleto e Camerino dal 989 al 996.
La sua “bella insegna”, il suo stemma ( inventato ) è' visibile nella Badia Fiorentina: uno scudo con tre pali d’argento in campo rosso.
Dante Alighieri ci racconta :
............che il marchese Ugo di Toscana concesse il cingolo militare e il privilegio di inserire il suo stemma i "tre pali d’argento in campo rosso” nel loro a poche ( e quindi di antichissima nobiltà ) famiglie fiorentine
Dante ci racconta cio' che lui credeva vero ai primi del trecento
Dante credeva vero che Ugo di Toscana avesse un suo blasone. Oggi sappiamo che non era possibile
Ma questo ci dice qualcosa in piu'
Ci dice che qualche erudito molto prima di Dante aveva assegnato al Marchese Ugo un'insegna parto della sua fantasia ,
Nella convinzione che ogni grande uomo dell'antichita' avesse uno stemma suo , gli eruditi del XIII secolo avevano cioe' inventato cio' che non trovavano e lo avevano cosi imposto alla convinzione comune
Dante Alighieri ha fatto da cassa di risonanza a questa invenzione fino ai giorni nostri
UN ALTRO ESEMPIO DI STEMMA DI FANTASIA CHE SI PUO' SCAMBIAR PER VERO
Enrico II il Santo (Bad Abbach o Hildesheim, 6 maggio 973 o 978 – Grona, 13 luglio 1024) è stato re d'Italia dal 1002 al 1024, imperatore del Sacro Romano Impero e ultimo esponente della dinastia degli Ottoni. Figlio di Enrico II di Baviera, alla sua morte, nel 995, divenne duca di Baviera con il nome di Enrico IV di Baviera. Fu anche duca di Carinzia come Enrico III. È stato dichiarato santo. Anche sua moglie, Cunegonda, rientra nel novero dei santi della Chiesa cattolica.
La sua tomba, in cui giace assieme alla moglie Cunegonda, capolavoro marmoreo di Tilman Riemenschneider, è custodita nel duomo di Bamberga.
Tilman Riemenschneider (Heiligenstadt, intorno al 1460 – Würzburg, 7 luglio 1531) è stato uno scultore ed intagliatore tedesco, fra i più celebri dell'epoca tardogotica e rinascimentale.
Quindi il monumento funebre e' opera molto piu' tarda rispetto all'esistenza in vita di Enrico II e lo stemma gli e' attribuito Enrico II visse in un epoca in cui l'araldica non esisteva
Giustamente l'ingegner Maurizio Tiglieri aggiunge qualcosa :
Stemma di fantasia (ma a fine XV probabilmente già consolidato da secoli, e quindi totalmente credibile, e creduto, e "storico") ottenuto inquartando Impero e Wittelsbach (per estensione, "Baviera")
Detto usando parole piu' povere gli eruditi del passato non amavano il vuoto e quando non sapevano inventavano
Cosi oggi troviamo ritratti di personaggi illustri , statue , stemmi , antenati ,alberi genealogici , del tutto di fantasia ma creduti veri per cosi tanto tempo che oggi si fa fatica a dichiararli , come sono , falsi
Les collections du Musée des Archives nationales Armorial dit "Le Breton"
Armorial dit "Le Breton" du nom du propriétaire l'ayant fait relier à ses armes "Hector Le Breton, sieur de la Doinneterie" héraut d'armes de France au titre de Montjoie (1615-1642). Il a ensuite appartenu à la collection du comte Henri Chandon de Briailles et est parfois qualifié d'armorial "Montjoie-Chandon".
Il a été constitué en deux temps : une première partie a été peinte à la fin du XIIIe siècle ou au début du XIVe siècle, une seconde a été réalisée dans la seconde moitié du XVe siècle. Il représente environ un millier de blasons peints. Comme dans tous les armoriaux médiévaux, on y trouve à la fois des armoiries de personnages historiques et d'autres attribuées à des héros imaginaires. Ainsi le pape Calixte III voisine avec le roi Arthur, le roi René avec Hector de Troyes. La présence des armes de Calixte III et de René d'Anjou permet de dater la partie peinte du XVe siècle, entre 1450 et 1458. Il contient environ 950 blasons.
Reconnu dès le XVIIe siècle comme un précieux témoignage, plusieurs copies partielles en furent réalisées. Il présente donc la double caractéristique d'être un objet historique en soi et d'être l'un des plus anciens corpus de la documentation héraldique française.
In evidenza :
Comme dans tous les armoriaux médiévaux, on y trouve à la fois des armoiries de personnages historiques et d'autres attribuées à des héros imaginaires. Ainsi le pape Calixte III voisine avec le roi Arthur, le roi René avec Hector de Troyes.
Nella Cattedrale di Roma e' presente il monumento sepolcrale di Papa Alessandro III (Rolando Bandinelli +1181),Alla sommità del monumento , dall'aspetto di tabernacolo con colonne di onice e di giallo di Siena e' innalzato uno stemma Bandinelli (d'oro diaprato d'oro )
L'opera e' stata realizzata nel 1658-1659 per volontà del papa Alessandro VII, (scultura di Domenico Guidi)
Lo stemma innalzato e' chiaramente uno stemma pontificio presuntivo, dal momento che - come è noto - solo oltre un secolo dopo la morte di Papa Bandinelli inizierà la pratica dell'uso di stemmi da parte dei pontefici romani, verosimilmente con Bonifacio VIII Caetani, la cui arma si trova, rappresentata su lacerto di affresco di attribuzione giottesca, nella stessa navata destra della medesima Arcibasilica Lateranense (anch'essa d'oro, ma alla gemella ondata in banda d'azzurro).
Fonte : Don Antonio Pompili forum IAGI
Non so quando i Bandinelli iniziarono ad avere uno stemma e quando il cognome
da Maurizio Carlo Alberto Gorra ----Membre associé de l’Académie internationale d’héraldique------uno degli attuali massimi esperti di araldica
L’araldica è fenomeno privo di “data di nascita” precisa, benché la sua origine sia assegnabile ad un’epoca compresa fra XI e XII secolo, e verosimilmente circoscrivibile attorno alla metà di quest’ultimo.
La data tradizionale dell’elezione del primo doge è l’anno 697: la durata di tale ciclo storico arriverebbe pertanto a millecento anni esatti.
«Comme nous le savons, l’héraldique n’apparaissant que vers le XII siècle, il est bien évident que les armoiries antérieures à cette époque sont apocryphes. Toutefois, au contraire d’autres situations comparables, ici le caractère apocryphe n’est pas totalement gratuit ou anodin. En effet, le Dogat de Venise étant comme nous l’avons vu détenu depuis l’origine par l’aristocratie de cette République, et que même une partie de cette aristocratie provenait de familles patriciennes de l’Empire Romain, plusieurs d’entre elles, ont à tantes époques tenté, sur des bases parfois établies, parfois douteuses de rattacher les premiers Doges à leur famille. Pour ce faire, des armoiries rappelant ces lignages revendiqués ont depuis longtemps été attribuées à ces premiers Doges» (arnaud bunel, Armorial illustré des Doges de Venise, edizione internet 2009, www. heraldique-europeenne.org p. non numerata ma penultima dell’Introduction).
La “fanta-araldica” fu fenomeno particolarmente caro a un aspetto della mentalità pre-enciclopedica e cortigiana delineatosi nel medioevo, e rinvigoritosi nel tardo rinascimento e nel primo barocco : ritenendo che ogni personaggio di un qualche spicco non potesse né dovesse essere privo di uno stemma che ne suggellasse il rilievo, gli araldi delle rispettive epoche s’impegnarono con puntiglio a colmare ogni pur minima lacuna blasonica. L’impresa venne compiuta anche sui primi dogi: tutti, a partire da Paoluccio Anafesto , ricevettero un emblema araldico a secoli di distanza e talora dai diretti discendenti i quali, normalmente, non lavorarono troppo di fantasia giacché assegnarono a ogni augusto antenato lo stemma “storico” portato dalla dinastia. L’operazione era coerente con i plurimi legami che a Venezia vincolavano l’esercizio del potere alla dimostrazione di appartenenza al ceto nobiliare: aver avuto un doge in famiglia signiicava consolidare il proprio status, il che comportava positive conseguenze su più piani, sia di prestigio che concreti È dal suo stemma (ovviamente di fantasia) che inizia, ad esempio, la sequenza araldica disegnata a colori nel manoscritto della Cronica de tutte le casade della nobel città de Venetia cioè delli zentilhomeni che sono venuti ad habitar in quella.. con le arme de tutti li zentilhomeni di essa città, Venezia c. 1608-1612, oggi a PhiladelPhia, University of Pennsylvania, Rare Book & Manuscript Library, ms. Codex 278; nonché quella stampata in GioVanni Palazzi, Fasti ducales ab Anafesto I ad Silvestrum Valerium venetorum ducem, Venezia, G. Albrizzi 1696
Dovendo dare una base temporale ai termini della questione qui affrontata, si può indicare attorno al terzo quarto del XII secolo 13 l’epoca in cui l’araldica inizia a lasciare la fase embrionale per divenire come oggi la conosciamo. I rischi connessi agli insidiosi scogli della “fanta-araldica” inducono qui a elencare, fra le famiglie veneziane che diedero dogi alla Serenissima a cavallo di quel lasso di tempo, solo le cinque i cui cognomi compaiono con sicurezza 14 sulle liste più accreditate: Contarini, Falier, Memmo, Michiel e Morosini 15. robert Viel, Le origini simboliche del blasone, Parigi 1972 (trad. it. Roma 1998), p. 90; Michel Pastoreau, Medioevo simbolico, Parigi 2004 (trad. it. Bari 2005), p. 198. È intuitivo che queste date costituiscono un’approssimazione ragionevole e ragionata, al che consegue la necessità di farne uso con un certo margine di tolleranza specie quando si confrontano con datazioni più puntuali.
Il fenomeno, peraltro non esclusivo di tali periodi in quanto insito nella “fantasiosità” dell’animo umano, ha portato a ideare e realizzare fra gli altri anche gli stemmi dei pontefici anteriori a Bonifacio VIII, circa i quali vedi supra.
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(Maurizio carlo alberto Gorra, Habemus papam! La cronotassi pontiicia da Bonifacio VIII a Benedetto XVI, «Speciale di Cronaca Numismatica», 12, (2000); ideM, L’arma di Pietro: ipotesi per un blasonario dei ponteici anteriori a Bonifacio VIII, «Nobiltà », VIII, 39, (2000), pp. 557-576)
NOTA BENE Noi oggi sappiamo che in ITALIA si entra in eta' araldica solo a cavallo della meta' del XII secolo
Un Carlo Magno completamente d'invenzione
Da notare che cosi come sono stati inventati stemmi di sana pianta , allo stesso modo noi conosciamo quadri che contengono immagini di fantasia di un personaggio storico : quadri e sculture
Entrati talmente nel nostro habitat mentale da considerarli veri
Il passato e i suoi oggetti ci tendono mille trappole con quadri, statue , stemmi genealogie ,storie , tutto splendidamente falso
incrostazioni , falsita' che sembrano piu' vere del vero
RETRODATAZIONE DI UNO STEMMA AGLI ASCENDENTI
fatto salvo che uno stemma non puo' esistere quando non esisteva l'araldica
e' quasi impossibile sapere quando una famiglia ha iniziato a far uso di uno stemma. Si puo' dire quale e' il primo stemma conosciuto attribuibile al casato
Capita quindi spesso che lo stemma dei discendenti venga attribuito agli ascendenti senza bisogno di ulteriore documentazione
Questo funziona quasi sempre
Non funzionerebbe quando siamo in presenza di casati solamente omonimi e quindi senza legami genealogici
Invece spesso vi e' un appropriazione
Un appropriazione di famiglia omonima attraverso lo stemma
In due modi
A) Usurpando lo stemma di una famiglia illustre omonima
B) Dando il proprio stemma ad una famiglia illustre omonima vissuta in eta' prearaldica
un esempio :
LO STEMMA DEGLI ATTONI O ATTONIDI IMPROPRIAMENTE INDIVIDUAI DAGLI STORICI PER COMODITA' INDIVIDUATIVA COME "I CANOSSA"
IN REALTA' ANCHE ATTONI o ATTONIDI E' UN INVIDUAZIONE A POSTERIORI FATTA DAGLI STORICI ( siamo in un eta' precognomica )
Anche attribuire uno stemma a Matilde (di Canossa) e ai suoi ascendenti e' sforzo di fantasia
Matilde muore nel 1115 quindi come abbiamo visto in periodo prearaldico e quindi non ha alcuno stemma
Ovviamente cio' a maggior ragione e' vero per i suoi ascendenti Bonifacio, Tedaldo, Adalberto Atto , Sigifredo
Lo stemma nasce anche qui dallo stemma di una famiglia che si dichiara discendente ( sembra con una documentazione scarsamente decisiva ) : i Da Canossa ancora viventi
Quindi uno stemma arbitrariamente retrodatato
stemma del Podesta Guido da Canossa---1382 ----Bargello -Firenze
Dagli ultimi decenni del sec. XIII al 1502 il Bargello, la cui costruzione venne iniziata verso il 1255, fu la sede del Podestà di Firenze, chiamato anche Pretore. Tale carica venne poi sostituita da un Consiglio di Giustizia o Rota e quindi il palazzo dal 1502 al 1574 fu abitato dai Giudici di Rota. Nei secoli successivi l'edificio fu adibito a prigione e a tal scopo modificato; solo fra il 1854 e il 1867 l'architetto Francesco Mazzei e il pittore Gaetano Bianchi lo liberarono dalle sovrastrutture, tentando il recupero dell'edificio trecentesco. Il cortile è decorato dagli stemmi di Podestà e Giudici di Rota che risiedettero nel Bargello; tale usanza era diffusa in Toscana ed esempi simili si trovano sui palazzi pubblici di Fiesole, Colle val d'Elsa, Poppi, San Giovanni val d'Arno e Radda. L'abitudine di lasciare il proprio stemma sembra essere molto antica ed è sancita da alcuni Statuti comunali. La decorazione del cortile comprende inoltre le insegne antiche dei Quartieri e dei Sestieri scolpite in pietra e colorate. Durante i restauri ottocenteschi furono invece dipinte nelle volte i gonfaloni dei quartieri e alcuni stemmi di Podestà. Copie moderne delle insegne personali sono state collocate sulle pareti esterni del cortile. L'edificio è stato restaurato dopo l'alluvione del 1966 e con esso parte degli stemmi. Il presente scudo è l'arme personale di Guido da Canossa di Reggio, Podestà di Firenze nel 1382 come un elenco conservato al museo del Bargello
Lapide del cavaliere Rolandino da Canossa per l'inizio dei lavori, nel 1284, su Porta San Gallo a Firenze.
by Francesco Bini
RETRODATAZIONE DI UNO STEMMA AGLI ASCENDENTI
Capita spesso se non quasi sempre che lo stemma dei discendenti venga attribuito agli ascendenti senza bisogno di ulteriore documentazione , ma talvolta capita che lo stemma venga retrodatato a gente che parenti non sono
si trovava logico attribuire ai grandi del passato gli stessi stemmi che i loro "discendenti" usavano correntemente.senza tener conto se fosse gia' o non fosse ancora in uso il dotarsi di uno scudo araldico
Questo è il ramo più intrigante e "difficile" della para-araldica: gli stemmi assegnati a personaggi (come i primi Dogi di Venezia) vissuti in epoca pre-araldica, e che quindi mai fecero uso dell'arma loro attribuita.
In una sorta di fase pre cognominale medioevale si usava da parte della gente identificare sovente i castellani dal nome del castello
Questo uso e' passato agli storici
Ma non mi pare fosse l'identificazione che i castellani davano di loro negli atti notarili
.
La stirpe degli "Attoni" si estingue nel 1115 in eta' prearaldica e precognominale
Lo stemma degli Attonidi :
la storia dello stemma di Canossa e' molto istruttiva per molti aspetti
C'e' un poco di tutto dentro
Cominciamo col dire che la contessa Matilde non si e' mai chiamata Matilde di Canossa
Ho avuto finalmente la conferma a questa certezza !!!
Anche attribuire uno stemma a Matilde (di Canossa) e ai suoi ascendenti e' sforzo di fantasia
Matilde muore nel 1115 quindi come abbiamo visto in periodo prearaldico e quindi non ha alcuno stemma
Ovviamente cio' a maggior ragione e' vero per i suoi ascendenti Bonifacio, Tedaldo, Adalberto Atto , Sigifredo
Furono una potente famiglia feudale di stirpe longobarda che, a partire dai primi decenni del X secolo, si insediò nelle valli dell'Appennino reggiano.
Sigifredo, originario di una famiglia di Lucca, è considerato il capostipite della casata e suo figlio Adalberto Atto (da cui il nome della famiglia "Attoni o Attonidi ) fu il primo conte di Mantova e il costruttore del Castello di Canossa,. Utilizzarono presto il titolo di comes (conte) e ricevettero molti altri territori, in prevalenza toscani, dagli Imperatori del Sacro Romano Impero: prima Lucca, poi Mantova nel 940, Modena, Carpi e Reggio nel 962, Brescia nel 980, Ferrara, Parma, Piacenza, Bergamo e Cremona nel 984, e Guastalla nel 991. Nel 1027 la marca di Toscana fu concessa a Bonifacio e nel 1100 la marca di Verona a Matilde, conosciuta come la Gran Contessa. Con Matilde, infatti, il dominio degli Attonidi raggiunse la sua massima estensione e i suoi territori vennero chiamati terre matildiche, ma fu anche l'ultimo grande esponente della dinastia degli Attonidi
Questa stirpe vive in eta' precognominale e prearaldica,questo comporta che non hanno ne' un cognome ne' uno stemma. Gli storici per parlare di loro hanno bisogno di dare loro una individuazione e danno loro quella di Attoni o Attonidi (discendenti da Adalberto Atto) e anche di Canossa . Ma e' un individuazione fittizia ( e questo deve essere molto chiaro !!! )
E' concettualmente errato (ma suggestivo e fortemente indicativo) dire "Matilde di Canossa" Bonifacio si autoidentifica e si sottoscrive come MARCHIO , non come Bonifacio Attonide o come Bonifacio di Canossa
Con che logica gente che dominava almeno un sesto dell'Italia avrebbe dovuto usare identificarsi con una fortezza sperduta per quanto importante ? Identificavano se stessi con la carica pubblica che detenevano DUX MARCHIO COMES COMITISSA
Titoli che avevano in quel momento ( Riferendosi al Ducato longobardo o alla Marca franca o alla Contea franca ) ben altro valore a quello che quegli stessi titoli avranno solo tre secoli dopo
Quindi per gli Attonidi niente cognome Canossa, niente stemma
L'uso improvvido da parte degli storici di questa identificazione a posteriori come Canossa ha reso piu' facile la confusione con la famiglia effettivamente cognominata da Canossa ( poi Canossa ) che prende effettivamente il cognome dall'aver detenuto poteri signorili sulla rocca di Canossa
A questa famiglia sia il Muratori sia il Tiraboschi assegnano come capostipite conosciuto Albertus de Canusio non collegabile agli Attonidi ,( e io non sono a conoscenza siano emersi successivamente documenti capaci di modificare queste conclusioni )
Per il giudizio moderno sulla parentela tra gli Attonidi ed i Canossa di Verona ( famiglia di suo comunque molto importante) vedi anche la voce Treccani : Bonifacio da Canossa
L'omonimia ( se di omonimia si puo' parlare non potendosi parlare di un cognome Canossa per gli Attonidi) tra le due famiglie passa attraverso il legame che hanno in tempi diversi i due guppi parentali con la rocca di Canossa
quindi pare non esista nessuna commistione tra le due stirpi ed il cane collarinato e' lo stemma dei "Canossa di Verona" non degli Attonidi e quini nemmeno di Matilde che come abbiamo visto non potevano comunque avere uno stemma
In pratica sempre e' invalsa in araldica l'abitudine della RETRODATAZIONE DI UNO STEMMA AGLI ASCENDENTI
Capita spesso cioe' che lo stemma dei discendenti venga attribuito agli ascendenti senza bisogno di ulteriore documentazione ,
Ma talvolta capita pure che lo stemma venga retrodatato a presunti ascendenti anche senza un legame genealogico documentato. Pare che in questo caso sia avvenuto questo
Cosi oggi gli Attonidi si ritrovano spesso citati con uno stemma ( il cane collarinato ) che non potevano avere, perche' comunque parentela o meno , sono vissuti in eta' prearaldica
E' questo il lato grave della faccenda : introdurre nella storia il pensiero che possa esistere nel 1115 uno stemma della contessa Matilde , facendo dubitare delle nostre conoscenze intorno alla diffusione dell'araldica in Italia
Poiche' l'irruzione sulla scena dell'araldica e di conseguenza del cognome a mezzo XII ha un'importanza socio-politica ancora non sufficientemente valutata
Non credo che la presunta parentela con i Canossa di Verona cambi la storia. Penso invece la cambi di molto l'introduzione di uno stemma in un tempo prearaldico ( ed anche precognomico )
Insomma un pasticcio molto dovuto all'improvvida scelta degli storici d'identificare gli Attonidi come i Canossa che ha creato una omonimia artificiale
( quandio si adotta una convenzione va sempre indicata come convenzione )
Dai ragionamenti fatti sopra nasce l'errata consuetudine di dotare i due diversi gruppi parentali di uno stesso stemma
Lo stemma del cane collarinato appartiene solo ai "da Canossa o Canossa di Verona" vedi stemma al Bargello di Firenze del podesta Guido da Canossa del 1382
E' stato artificialmente retrodatato in nome di quella omonimia forzata ( mai gli ATTONI si sono chiamati CANOSSA ) fino ad assegnarlo anche agli "Attoni che mai ebbero uno stemma ed un cognome"
Un messaggio semplicemente falso
A) Matilde e i suoi ascendenti non ebbero stemma perche' viventi in periodo prearaldico
B) Non esiste allo stato attuale delle conoscenze un legame genealogico tra gli Attonidi e i Da Canossa veronesi per cui non vi e' giustificazione alcuna nella retrodatazione dello stemma
Come abbiamo visto capita assai spesso che lo stemma dei discendenti venga attribuito agli ascendenti senza bisogno di documentazione, occorre pero un legame genealogico che giustifichi un'operazione borderline
In questo caso pero' sembra non esistere proprio la giusificazione genealogica cioe' la parentela tra le due stirpi
NOTA BENE
Anselmo di Besate , (Milano, 1020 ca. – dopo il 1048)
In Parma, probabilmente durante un suo secondo soggiorno (e dopo aver ascoltato le lezioni di Sichelmo in Reggio), A. scrisse la sua opera di maggior rilievo, la Rhetorimachia.
I termini cronologici estremi per la composizione dell'opera sono: maggio 1046-maggio 1048.
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Tedaldo Comes e Marchio figlio di Adalberto Atto (X secolo – 1012)
La denominazione de Canussa per designare sia Tedaldo sia il padre, che è sintomo di una precoce formazione cognominale volta a identificare la linea agnatizia di Adalberto Atto, è attestata per la prima volta nella Rethorimachia di Anselmo da Besate (a cura di K. Manitius, 1958, II, cap. 2, p. 141), che menziona il matrimonio di Prangarda, figlia di Adalberto Atto e sorella di Tedaldo, e il marchese arduinico Manfredo.
Dalla voce Tedaldo di Canossa di Tiziana Lazzari - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019) io credo che l'interpretazione della professoressa di una precoce cognomizzazione sia un poco troppo audace. La prima caratteristica di un cognome e' l'ereditarieta'. Poi occorre trovare nei documenti notarili che riguardano direttamente la persona, la persona stessa nominata con quel cognome precoce
Siamo, mi pare, solo in presenza di una personale identificazione di un cronachista da non generalizzarsi e da non confondere con un cognome
Una genealogia dei Canossa di Verona prende spunto da una genealogia che parte dal buio dei tempi ( la gente Atia romana intorno al 400 DC) parto della fervida fantasia di Alessandro Canobbio che allaccia a Matilde di Toscana
Origine della nobilissima ed illustrissima famiglia Canossa ...............................Alessandro Canobbio ....... anno 1593
e' veramente difficile accettare che un albero di questo tipo non documentato correttamente possa essere stato nel XVII secolo considerato attendibile ed addirittura messo alle stampe :specchio dei tempi
Cenni intorno all'illustrissima famiglia ............Cesare Cavattoni modena 1859
Varie famiglie illustri di Verona ............Antonio Cartolari 1865
Varie famiglie illustri di Verona ............pag 174 Angelo Ferretti 1884
Una sintesi della faccenda ..................tenendo conto che Guido Guerra e' uno di quelli individuati dagli storici come conti Guidi
IL PERIODO PIU' PERICOLOSO PER LA RICERCA STORICO-GENEALOGICO E' QUELLO QUANDO LA RICERCA ENTRA IN CONTATTO CON L'ERUDITISMO DELL'ANCIEN REGIME INFARCITO DI INFORMAZIONI TALVOLTA DI PURA FANTASIA
importanti questi studi
Guido da Canossa ---Treccani---Gherardo Ortalli
Bonifacio da Canossa---Treccani--Gherardo Ortalli
Il cavallo di Gabrotto di Canossa
Storia dei Canossa di Verone e di Mantova
TRAPPOLE MENTALI
Stemmi uguali in uno stesso luogo tendono a far pensare ad uno stesso stipite genealogico
Vedi ad esempio lo stemma Iacopi ( quello dell'amico generale Massimo Iacopi ) e lo stemma Veneri a Firenze ;
Bisogna pero' far attenzione, le famiglie Iacopi e Veneri hanno apparentemente un medesimo stemma ma non sembrano avere pero' legami genealogici
Occorre verificare se l'attribuzione degli stemmi e' correttamente basata su documenti lapidei o grafici e non frutto solo di invenzioni erudite
cioe' a dire : molti stemmari riportano stemmi che sono solo invenzioni. L'erudito non amava ammettere ignoranza e la dove c'erano dei vuoti spesso li riempiva con la fantasia
Occorre quindi sempre esaminare in che periodo si ha la prima prova documentale dello stemma
Ed anche occorre esaminare se le famiglie oggi abitanti in uno stesso luogo non provvenissero ieri da luoghi diversi
ecc..................
Lo stemma Iacopi e' ancora visibile in molti luoghi a Firenze e nel dominio
Dello stemma Veneri esiste una sepoltura in San Marco a Firenze senza colori ( essendo in pietre non colorate) .L'attribuzione dei colori si deve al Priorista Ridolfi e potrebbe anche essere solo una sua fantasia
Non penso quindi si possa trarre una risposta univoca da quegli stemmi apparentemente simili od uguali che appaiono nel Ceramelli-Papiani ( Ceramelli incolpevole e tratto in inganno )
Insomma ogni caso va studiato associandolo ad una ricerca genealogica e familiare, ricercando cioe' risposte nella storia familiare
Gli antichi, abbiamo visto , non amavano il vuoto
La dove non sapevano inventavano. E quindi noi dobbiamo tener conto di questo pericolo , e dobbiamo far attenzione
Statue , quadri , raffigurano ritratti immaginari dei personaggi. Quale era il vero volto di Giovanni di Bicci dei Medici ?.......................................
Per questo dipinto il pittore si è ispirato all'affresco perduto della Sagra del Masaccio a S. Maria del Carmine, base unica dell'iconografia di Giovanni de'Medici
Questo ritratto di Giovanni de'Medici, faceva parte di una serie di 17 ritratti medicei della misura di un braccio per tre quarti, su tavola, consegnata dall'artista alla Guardaroba dopo la metà dell'ottobre 1562 e prima del 1565. La serie è stata riconosciuta dal materiale, dalle misure e dalle icrizioni poste in alto sui dipinti. Della serie fanno parte i ritratti dei Medici del ramo di Cosimo il Vecchio e del ramo del fratello Lorenzo, gli avi diretti di Cosimo I, compreso Giovanni di Bicci. La serie era presente in Palazzo Vecchio nel 1568, in base alla testimonianza del Vasari (riportata in Allegri/Cecchi); inoltre nel 1576 è ricordata in palazzo Pitti la presenza di una serie di dipinti di ugual soggetto (cfr. Pezzano in Mosco, 1980).
Cosi anche l'araldica ha pagato dazio alla fantasia e questa propensione ci lascia oggi il compito di distinguere il vero dal falso. Non cadendo nella trappola di queste menzogne tramandate nei secoli come verita' e col tempo divenute verita' o scambiate per verita'
la pittura normalmente non ci e' utile fino ad almeno il XIV / XV secolo
Monete e medaglie ci possono invece mettere sulla buona strada
SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI : UN ERRORE GROSSOLANO A FIRENZE IN PALAZZO VECCHIO
Premessa : Lo stemma UBERTI secondo Vincenzo Borghini
Premessa : Un po di confusione erudita !
L'antiquario Vincenzo Borghini (1515--1580 ) nel discorso sull'Arme delle famiglie fiorentine ( pubblicato poco dopo la sua morte nel 1582-1584 ) assegna come stemma iniziale agli Uberti uno scaccato , ma suppongo faccia questo per mera deduzione senza alcuna prova del fatto
e come stemma successivo quello partito con l'aquila
Questa modifica ( se effettivamente avvenuta ma ne dubito ) io suppongo possa essere avvenuta solo a cavallo del 200 , con un partito che utilizza l'aquila imperiale , a voler sottolineare probabilmente la collocazione nello schieramento in campo imperiale
Quindi ,se mai lo ebbero ( ma ne dubito ), lo scaccato fu uno stemma di brevissima durata e circoscritto tra la meta' del XII secolo e la meta' del XIII
Lo stemma partito compare come stemma Uberti ( non originale ?! ) a Firenze negli avelli esterni nel fronte di Santa Maria Novella, a Firenze ed in Palazzo Vecchio nel cortile di Michelozzo ( sicuramente non originale : una piastrella novecentesca )
?????
IL LAVORO E LE IPOTESI DI UN ERUDITO
Lo stemma UBERTI prima e dopo secondo Vincenzo Borghini
L'antiquario Vincenzo Borghini (1515--1580 ) nel discorso sull'Arme delle famiglie fiorentine ( pubblicato poco dopo la sua morte nel 1582-1584 ) assegna come stemma iniziale agli Uberti uno scaccato , ma suppongo faccia questo per mera deduzione senza alcuna prova del fatto
e come stemma successivo quello partito con l'aquila
Questa modifica ( se effettivamente avvenuta ) io suppongo possa essere avvenuta solo a cavallo del 200 , con un partito che utilizza l'aquila imperiale , a voler sottolineare probabilmente la collocazione nello schieramento in campo imperiale
Quindi ,se mai lo ebbero , lo scaccato fu uno stemma di brevissima durata e circoscritto tra la meta' del XII secolo e la meta' del XIII
Lo stemma partito e' sicuramente lo stemma degli Uberti fiorentini dal XIII secolo in poi
Lo stemma partito compare ancor oggi a Firenze
Ma mai fidarsi delle apparenze : siamo di fronte a delle semplici riproduzioni : A Firenze non sopravvive alcuno stemma Uberti
L'esistenza delle arche all'esterno di S. Maria Novella sin dagli inizi del sec. XIV e' testimoniata dalla menzione che ne fa il Boccaccio in alcune sue novelle (n.8 e n. 38 della giornata VIII del Decamerone).
Decamerone, Ottava giornata, nona novella: Buffalmacco dice a Maestro Simone, medico di Firenze: A voi si convien trovar modo che voi siate stasera in sul primo sonno in su uno di quegli avelli rilevati che poco tempo ha si fecero di fuori a Santa Maria Novella, con una delle vostre più belle robe indosso, acciò che voi per la prima volta compariate orrevole dinanzi alla brigata (…)
In realta' non esiste alcuno stemma Uberti a Firenze
Anche l'avello in via degli avelli e' opera di fine ottocento (1876 ? ) quando via degli avelli venne allargata demolendo gli ultimi 2 avelli nella parte frontale di Santa Maria Novella ed arretrando e demolendo gli avelli sulla via perpendicolare ( via degli avelli appunto )
Ristrutturazione che quindi comporto' la creazione degli avelli ex novo in quel momento
Secondo il Fineschi (1787), alcuni di questi avelli furono costruiti utilizzando materiale di recupero originato dallo smantellamento del 1296 di quei monumenti che si trovavano presso l'antica cattedrale.
Sempre il Fineschi testimonia dell'esistenza di iscrizioni relative alle famiglie proprietarie dei sepolcri, oggi scomparse. Allo stato attuale e' difficile stabilire con esattezza per questi monumenti sepolcrali, come per quelli sul lato del convento (cfr. scheda 09/00281202), quanto sia originale e quanto sia frutto dei rifacimenti otto-novecenteschi che interessarono la chiesa e il convento di S. Maria Novella.
dal sito dei Beni culturali
La struttura architettonica che racchiude l'attuale Chiostro degli avelli ha subito difatti numerosi rimaneggiamenti e restauri a seguito dei lavori del 1867-1873, quando furono demoliti la compagnia di S. Benedetto Bianco e gli edifici annessi al cortile della Pura (cfr. scheda 09/00285695). Il lato sulla attuale Via degli Avelli fu completamente ricostruito in questa occasione, creando una fila di avelli falsi e distruggendo il portale di Gherardo Silvani, sostituito con uno in stile gotico. Sul lato prospiciente la piazza furono distrutti i tre avelli all'estremita' destra con i sepolcri Giandonati, Naldi (o Nardi della Stufa) e Buondelmonti.
Altri interventi di restauro sono documentati nelle filze dell'Ufficio Belle Arti e Antichita' dell'Archivio Storico Comunale, ad esempio nel 1913. E' possibile che gli interventi di rimaneggiamento abbiano interessato anche le lastre tombali con gli stemmi, che a volte mostrano varianti rispetto alle armi conosciute delle famiglie citate dal Fineschi, inducendoci a ritenere che si tratti di reinterpretazioni moderne di rilievi ormai consunti. Altri interventi sicuri di reintegrazione sono alle chiavi di volta, che riteniamo tutti di restauro
dal sito dei Beni culturali
l'affermazione dei Beni Culturali :
Sul lato prospiciente la piazza furono distrutti i tre avelli all'estremita' destra con i sepolcri Giandonati, Naldi (o Nardi della Stufa) e Buondelmonti.
va soppesata .Infatti :
dove si vedono : 11 avelli sulla facciata
Quadro del Borbottoni : dove si vedono 10 avelli sulla facciata
Facciata odierna: dove si vedono 8 avelli
Quindi effettivamente sembrasia sia passati attraverso due rifacimenti laterali che hanno diminuito in tempi diversi di tre avelli la parte frontale ( ma 2+1)
Comunque ne' il Rosselli nel suo sepoltuario , ne' padre Vincenzo Fineschi riportano di stemmi Uberti tra gli avelli
UNA STRANA LAPIDE A FIRENZE (POI RIVELATASI UNA SBAGLIATA RIPRODUZIONE NOVECENTESCA)
Ha attirato casualmente la mia attenzione . Mi e' parso avesse qualcosa che non tornava
Nella città di Firenze sono collocate trentaquattro lapidi della Divina Commedia lungo le facciate di alcuni palazzi. Le citazioni delle terzine sono tratte dalle tre cantiche: 9 dall'Inferno, 5 dal Purgatorio e 20 dal Paradiso, esse passano in rassegna i principali eventi della città e dei suoi illustri cittadini. Le lapidi tracciano un vero e proprio percorso poetico sulle mura; il comune di Firenze incaricò degli illustri dantisti (tra di essi Isidoro del Lungo), nel 1900 di individuare, nelle terzine dantesche, le citazioni dirette alla città per riferimenti topografici e individuare con precisione quei luoghi che fossero adatti per posizionare tali lapidi. Il progetto fu realizzato in soli sette anni.
Attiro l'attenzione ( come ha attirato la mia ) sulla strana scritta sottostante uno stemma degli Uberti fiorentini , la mattonella si e' poi rivelata di fattura novecentesca
Intanto non viene segnalato in alcun modo trattarsi di una riproduzione moderna
Poi comporta un equivoco storico abbastanza importante
foto di Francesco Bini per Wikipedia
la scritta DEGLI UBERTI contrasta profondamente con l'evoluzione dei cognomi a Firenze
La lapide avrebbe dovuto riportare la scritta UBERTI tale infatti dovrebbe essere il cognome evoluto dei FILIIS UBERTI o de UBERTI o de UBERTIS fiorentini
Cosi lascia intendere che lo stemma sia di una famiglia cognominata DEGLI UBERTI in realta' mai esistita in Firenze antica ( non ci sono mai stati dei Degli Uberti ma degli UBERTI coerentemente con la formazione dei primi cognomi fiorentini
Questa lapide fa bella mostra di se nel cortile di Michelozzo in Palazzo vecchio a Firenze
( Ed a ben pensarci gia' la scelta del luogo dove porrla denota una totale ignoranza storica di quel mondo fiorentino antico o comunque di dispreggio della volonta' dei padri ) Il Boccaccio ricorderà che “mai della famiglia Uberti alcuna cosa si voleva udire, se non in disfacimento e distruzione di loro” e il Benvenuto annota che “quando fit aliqua reformatio Florentiae de exulibus rebanniendis, excluduntur Uberti”
E tenendo conto di quanto si dice di Palazzo Vecchio costruito evitando le fondamenta delle case Uberti
foto di Francesco Bini per Wikipedia
In via delle Oche a Firenze ad esempio figura un'altra lapide, della stessa serie ,che ricorda Dante e gli Adimari e giustamente la lapide riporta ADIMARI e non DEGLI ADIMARI
foto di Francesco Bini per Wikipedia
E lo stesso abbiamo per gli altri stemmi della serie Abati, Gianfigliazzi, Tosinghi ...............: abolite le particelle DEGLI o DEI che in volgare dai tempi di Dante non hanno mai fatto parte del cognome fiorentino espresso in volgare
Il passaggio di un cognome dalla forma latina latina alla forma italiana in altri luoghi comporta degli adattamenti a volte anche importanti
Ma Firenze e' il luogo dove si forma la lingua italiana e dove il volgare e' piu' simile all'italiano dei secoli successivi
Formazione del cognome UBERTI
Nel marzo 1251 Neri Piccolinus DE FILIIS UBERTI civis Florentinus,
Nobili et egregio viro multe probitatis ac sapientiae decorato, honorabili Dei gratia potestati Narnensi,et eiusdem civitatis consilio et comuni, Neri Piccolinus de filiis Uberti civis Florentinus, eadem gratia potestas comunis Sancti Geminiani....................
Ed ancor piu' e' la prosa di Giovanni Villani o di Dino Compagni che ci mostra chiaramente come erano espressi i cognomi fiorentini
Evoluzione del cognome fiorentino nei secoli...................Passaggio dalla forma originaria latina al cognome fiorentino
Vincenzo Borghini : scrive infatti giustamente Uberti non Degli Uberti sotto lo stemma che raffigura
TRAVISANTE : UNA COSA CHE NON DOVREBBE ESSER PERMESSA MA ASSAI PIU' COMUNE DI QUANTO SI CREDA:
RICOLLOCAZIONE
Citando uno stemma dei Savelli ( Stemma Savelli in Bassano in Teverina ) don Antonio Pompili esperto di araldica , operante sul forum IAGI scrive :
Non sempre lo stemma che si trova sulla facciata o all'interno di un palazzo è segno di proprietà (passata o presente).
Non sono rari casi di stemmi utilizzati come semplice materiale di recupero a scopo decorativo. Senza entrare nel merito dell'opportunità o meno di simili pratiche, quello che vediamo è un caso di stemma recuperato e ricollocato. E un sospetto può venire osservando i ganci metallici posti a sostegno del manufatto.
Si tratta, come è evidente dello stemma Savelli, ma la famiglia non ha avuto alcun legame con il palazzo.
"Palazzo dell'eredità (Via del Belvedere, 19) - Facciata (FOTO N.24) Lo stemma è stato acquistato presso un rigattiere dagli attuali proprietari del palazzo e collocato sopra il portone di accesso da pochi anni; è in marmo bianco, di forma gotica"
( Tratto da: Regione Lazio Assessorato ala Cultura - Associazione Intercomunale della Teverina per la Cultura, Stemmi e gonfaloni della Teverina, a cura di Massimo Fordini Sonni, Giancarlo Macculi, Laura Settimi (collana di storia, tradizioni, folclore, 3), Grotte di Castro (VT) 1993, p. 77.)
In appendice fotografica dello stesso volume (p. 190) la foto n. 24 citata nel testo. Corrisponde all'immagine qui postata.
Questo non considerare i manufatti araldici come documentazione da tutelare mi turba
Io debbo moltissimo all'araldica perche' dopo quasi 20 anni di ricerche l'unico documento che mi ha spiegato le origini dei Carnesecchi fiorentini e' una lapide sepolcrale in Santa Maria Novella a Firenze . Lapide databile 1340 circa e all'uso fiorentino piccolo albero genealogico
Dice che quella e' la sepoltura di Piero di Durante di Ricovero e dei suoi discendenti. Sulla lapide lo stemma dei Carnesecchi quando ancora erano i Duranti ( quattro bande anziche' tre )
Nessun altro documento cartaceo dice questa cosa
Ancora nel XIX secolo alcuni storici seguivano la lezione dell'Ammirato il giovane che diceva il Durante eponimo dei Carnesecchi come figlio di Buonfantino giudice
La perdita' di quello stemma avrebbe rappresentato per me un ostacolo considerevole alle mie ricerche
La perdita' di quello stemma avrebbe rappresentato una notevolissima perdita di conoscenze storiche e comunque un elemento perturbativo
Buonfantino giudice io sostengo essere un Adimari , che si distacca dalla famiglia Adimari gia' negli anni immediatamente successivi agli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella )
Comproverebbe quello che diceva il Villari , che da subito ci furono delle spaccature nelle famiglie magnatizie con scelte in senso popolare
Quella lapide sepolcrale insomma ha un valore ed ha un valore dove e' collocata insieme con le lapidi con cui e' collocata
Cosi come ogni stemma che anche poco documenta sempre qualcosa
Nello stesso Thread si dice : E' molto comune il riuso di stemmi. Per fare un esempio, in un edificio a lato della Scalinata della Trinita' dei Monti, vi e' posizionato uno stemma dei Malatesta molto bello che non ha nulla a che vedere con questo edificio,
UN ERRORE CHE ANCOR OGGI VIENE TRASMESSO DA ALCUNI TRATTATI DI ARALDICA : DARE UN SIGNIFICATO ALLE FIGURE ARALDICHE CHE COMPAIONO NELLO STEMMA
Cercare di dare un significato alla scelta dei simboli araldici su uno stemma antico cioe' cercare di dare un significato alla struttura simbolica di uno stemma e' un vezzo culturale entrato in auge SOLO tra millesette e milleottocento.
Gli stemmi creati prima di questo periodo ubbidivano , solo ai gusti estetici di chi aveva iniziato le fortune della famiglia e si era dotato di uno stemma
Non c'e' niente che ci dica ( ad esempio ) che la variazione nel numero delle palle nello stemma dei Medici sia da attribuirsi ad altro che ad un fattore estetico
Inutile quindi cercare di trovare a secoli di distanza significati nelle scelte grafiche che hanno dato vita a uno o ad un altro blasone Ancor oggi molti ritengono erroneamente vero un assunto come questo:
"Ogni figura araldica ha un preciso significato:
Questo potrebbe esser vero per stemmi molto tardi , cioe' nati nel momento in cui era invalso questa interpretazione araldica . In generale un imposizione interpretativa posteriore e senza fondamento documentario . In generale insomma qualcosa di pressapochistico
Oggi noi non sappiamo e difficilmente sapremo mai in futuro pur col progredire della ricerca perche' lo stemma dei Medici e' quello che conosciamo. E difficilmente potremo sapere che aveva in testa l'uomo di questa famiglia che per primo lo ideo' per se e se lo fece costruire da un artefice che probabilmente ci mise anche lui qualcosa di suo
Ginanni, Marc'Antonio, conte
Araldista (Ravenna 1690 - ivi 1770), autore dell'Arte del blasone dichiarata per alfabeto (1756), opera di accurata compilazione, giudicata il miglior trattato italiano di araldica anteriore al sec. 19º.
Gli animali araldici sono figure araldiche considerate le più nobili e hanno spesso la funzione di simboleggiare le qualità o il potere del titolare dello stemma.Sono rappresentati di norma in una loro posizione naturale e cioè passanti, rampanti, correnti, sedenti, dormienti, ecc.
DRAGO: usato in araldica per rappresentare la fedeltà, la vigilanza e il valore militare. ... ELEFANTE: simboleggia la forza, la grandezza d'animo e la stirpe ...
Affermazioni come queste non possono essere sempre vere perche' nessuno sa cosa passasse nel cervello del creatore di uno stemma antico nel momento della ideazione
Nel sito del Comune di Bologna : Storia e memoria di Bologna , leggiamo :
.................
L'enorme gamma di figure araldiche unita alla possibilità di cambiare la loro posizione nel campo dello scudo, i diversi colori con cui questi si possono dipingere (rosso, azzurro, verde, nero) uniti ai due cosiddetti metalli (oro ed argento), dà luogo ad una immensa varietà di combinazioni.
La scelta di una figura piuttosto che un'altra, può essere dovuta ai motivi più disparati: a pura immaginazione per lo più, ma anche ad un fatto d'arme, alle qualità personali del proprietario, ad un evento importante, ad un episodio accidentale ora dimenticato e non più rintracciabile ecc.
Per la maggior parte degli scudi il motivo rimane ignoto a meno che non si tratti delle cosiddette armi parlanti, nelle quali gli oggetti rappresentati fanno allusione al nome della famiglia o al mestiere esercitato od a qualche evento storico. E qui si pone il problema del simbolismo in araldica. Esiste in realtà per questa scienza un linguaggio simbolico? In verità esso è solo frutto di credenze popolari o della fantasia degli araldisti classici (Menestrier, Ginanni) che hanno voluto attribuire un significato recondito ai vari colori o figure rappresentate sugli scudi. Il significato simbolico di animali come leoni, aquile, colombe è conosciuto da tutti, ugualmente per le stelle, le croci, i fiori, gli utensili ecc. E questo un simbolismo di tipo popolare: nessun significato esoterico quindi.
In libreria troviamo "L’arte araldica nel Medioevo: gli stemmi medievali tra arte, storia e società". Michel Pastoureau racconta un fenomeno tanto affascinante quanto spesso mal interpretato
Emblemi, simboli, armi medievali: c’è qualcosa che risuona istintivamente esoterico e oscuro in queste parole. In realtà, di buio non c’è proprio nulla. Di oscuro, forse, c’è solo il voler rintracciare misteriosi significati in qualcosa che non si conosce.
Quando e come l’orso cede il passo al leone come re degli animali? Perché il blu diventa sempre più popolare a partire dal Basso Medioevo? La storia dell’araldica è anche la storia dell’Europa e porta sulla sua pelle i cambiamenti della moda, della società e dei gusti del vecchio continente.
Con L’arte araldica nel Medioevo, Michel Pastoureau pone le basi per la comprensione dell’araldica, scienza che ha come oggetto lo studio degli stemmi, e spazza via i grandi equivoci e stereotipi che spesso la infestano. Gli stemmi, al contrario di quanto solitamente si tende a credere, non sono appannaggio della nobiltà cavalleresca; dalla fine del XII secolo sono comunemente usati anche da artigiani, contadini, città e perfino da personaggi immaginari e letterari.
La loro origine ha come caratteristica precipua la chiarezza e aborrisce significati nascosti o reconditi: lo spirito araldico più “puro” impone rigore, trasparenza e leggibilità. Per un individuo del Medioevo era naturale essere circondato da stemmi – o arme, armi al plurale – e la loro decifrazione era tutt’altro che impegnativa. Far vagare l’immaginazione in cerca di indecifrabili messaggi massonici è puro esercizio romantico. Per dare il giusto significato a questi particolari emblemi serve uno sforzo da storici, più che da romanzieri. Serve l’aiuto di un Umberto Eco o un Alessandro Barbero, più che di un Dan Brown
Solo al secolo XVII rimontano le prime manifestazioni concrete della codificazione del tratteggio araldico così come si usa tuttora
Philippe de L'Espinoy (1552–1633) of Ghent was a historian, genealogist and heraldist of the Low Countries.
He served as the commander of a company of Walloon infantry during the reign of Philip II of Spain. He gave up the military career to devote full-time to genealogical studies that led to the publication of the important volume in 1631, which was partly financed by the magistrate of the city of Ghent.
The French heraldist Imbert de la Phalecque and his Italian counterpart Goffredo di Crollanza claim that the work of Philippe de l'Espinoy is the first one in which he adopted the hatching system applied in the blazon. However, the hatchings on the arms do not follow any system. The book does not contain any table of hatching. Looking at the numerous pictures of arms in this elaborate work, at first sight they appear to have hatchings. If one however compares these "hatchings" with the descriptions, then one finds out that there is no system in it at all. For instance Gules is alternately indicated by horizontal or vertical or diagonal lines or is left blank. It seems l'Espinoy considered lines and dots merely as a sort of artistic additions which he put in at random.
An earlier book of l’Espinoy in 1628 had Brabantic subjects[4] indicating that the author was also closely connected to the territories where the heraldic hatching system emerged initially. Besides the Flemish subjects of the book it shows a close connection between the French and Brabant-Flemish territories, as also the fact that in 1595 Petrus Zangrius also published a book in Douai.
Marc Vulson de la Colombière
Araldista francese (n. nel Delfinato - m. Parigi 1658); fra le altre opere pubblicò Recueil de plusieurs pièces et figures d'armoires (1639), in cui per primo in Francia usò i tratteggi per rappresentare gli smalti, e La science héroïque (1644 e 1669).
Christophe Butkens (1590–1650) was a Cistercian abbot from Antwerp, a historian and a genealogist who developed a new hatching system. According to Philipp Spener some maintained that Butkens was the first to invent a heraldic hatching system, but others gave that honour to Marcus Vulson de la Colombière.
padre Silvestro da Pietrasanta,
"Nel XVII secolo, l’araldista francese Vulson de la Colombière codificò definitivamente dei particolari segni per riconoscere il colore degli smalti negli scudi riprodotti in bianco e nero. E l’araldista padre Silvestro di Pietrasanta della Compagnia di Gesù, per primo, ne fece uso nella sua opera Tesserae gentilitiae ex legibus fecialium descriptae, diffondendone, così, la conoscenza e l’uso".
E' evidente la difficolta' nostra nel decifrare uno stemma del secolo XV quando non vi era codifica alcuna e la pietra o i marmi rendevano un bianco -nero o un grigio
Evidentemente questo non era una difficolta' per i contemporanei che ben conoscevano l'arme ed i colori
Ma oggi in taluni casi pone quesiti insuperabili
CONSIDERAZIONI SUI TANTI STEMMARI DEL PASSATO E SUGLI STEMMARI CHE COMPAIONO IN INTERNET E ESEMPIO VIRTUOSO DEL CERAMELLI PAPIANI
STEMMARI AD IMMAGINI
STEMMARI DI BLASONATURE ( ad esempio l'Armorial General del Reitstap , o le blasonature del Crollalanza Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane
Occorre come abbiamo visto verificare se l'attribuzione degli stemmi e' correttamente basata su documenti lapidei o grafici e non frutto solo di invenzioni erudite
cioe' a dire : molti stemmari riportano stemmi che sono solo invenzioni. L'erudito non amava ammettere ignoranza e la dove c'erano dei vuoti spesso li riempiva con la fantasia
Occorre quindi sempre esaminare in che periodo si ha la prima prova documentale dello stemma
Ed anche occorre esaminare se le famiglie oggi abitanti in uno stesso luogo non provvenissero ieri da luoghi diversi
ecc..................
IN GENERALE OCCORRE DUBITARE DEGLI STEMMARI QUANDO NON SONO DOCUMENTATI DA MANUFATTI COEVI
NON TUTTI GLI STEMMI CONTENUTI IN UNO STEMMARIO E' DETTO CHE SIANO CORRETTQMENTE ATTRIBUITI
AGLI ERUDITI CAPITAVA DI BARARE , DANDO AD INTENDERE DI CONOSCERE CIO' CHE IN REALTA' NON CONOSCEVANO, O TALVOLTA DI SBAGLIARSI IN BUONA FEDE
L'ABITUDINE A NON METTERE IN DISCUSSIONE QUANTO DETTO IN PASSATO HA TRASMESSO ALL'OGGI TUTTA UNA SERIE DI COSE FALSE ANCHE ARALDICHE
LA RACCOLTA CERAMELLI PAPIANI ( IN ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE ) UN UNICUM TRA GLI STEMMARI
Lo stemmario classico si limita invece ad una raccolta di blasoni attribuiti a varie famiglie di un territorio piu' o meno vasto , nessuna prova documentaria viene allegata
Sulla loro verita' fa fede l'autore dello stemmario , che puo' anche sbagliare , mentire , ( far finta di sapere cio' che non si sa per certo ) ............
Il rischio e' di accettare per vero qualcosa che non lo e'
Deve essere considerato sempre fonte documentaria secondaria DA CONTROLLARE SEMPRE con altre fonti
Uno dei piu' SERI e' il BLASONE BOLOGNESE
Il Blasone bolognese, cioè Arme gentilizie di famiglie bolognesi, nobili, cittadinesche e aggregate, è la più importante raccolta di stemmi, o più propriamente scudi, e cimieri dell'area bolognese.
L'opera, pubblicata a Bologna tra il 1791 e il 1795, venne concepita da Floriano Canetoli, che si adoperò personalmente nella raccolta degli stemmi, facendo richiesta alle varie famiglie nobili e "cittadine" bolognesi affinché gli trasmettessero l'arma e l'impresa.
La raccolta è costituita quasi interamente da tavole calcografiche, tutte le raffigurazioni incise (3623 stemmi, 1088 cimieri, 84 insegne, cornici e figure), sono colorate a mano, ad acquerello, con un effetto cromatico di grande bellezza
una pagina dello stemmario
il vantaggio di un simile stemmario e' la visione d'insieme
La Raccolta Ceramelli Papiani, costituita nel corso di molti anni da Enrico Ceramelli Papiani (1896-1976), e oggi conservata nell'Archivio di Stato di Firenze, è composta da quasi 8000 fascicoli, intestati a famiglie toscane di antica origine; all’interno di ogni fascicolo si trovano notizie genealogiche e araldiche tratte da fonti documentarie conservate nell'Archivio fiorentino o in altri istituti archivistici e biblioteche della Toscana.
Il Ceramelli Papiani documenta quindi quanto illustra con un fascicolo che contiene fotografie , collocazioni , descrizioni ,memorie,
Si perde pero' nel Ceramelli Papiani la visione d'insieme dovendo consultare il fascicolo per vedere lo stemma il che non e' il massimo
Fondamentale e imprescindibile
per l’araldica toscana
In
ASFirenze la raccolta Ceramelli
Papiani dei blasoni toscani
http://www.archiviodistato.firenze.it/ceramellipapiani/
Il
dr Piero Marchi ha fornito un utile
strumento per la consultazione della raccolta :
www.carnesecchi.eu/pieromarchiblasonario.pdf
.
Quindi il Ceramelli Papiani e' una sorta di stemmario che ha quindi lo svantaggio di mancare della visione complessiva ma ha il vantaggio di documentare cio' che mostra
E' suddiviso in tanti fascicoli uno per ogni famiglia di cui tratta
Cerca di documentare gli stemmi attraverso manufatti lapidei o dipinti originali e databili
Ne mostra le varianti e le modificazioni
Questa e' un'idea molto moderna e corretta
Non sempre questo gli e' possibile e quindi talvolta e' costretto ad appoggiarsi a stemmari precedenti incontrollati e spesso incontrollabili
Tutti gli stemmari non documentati lasciano ovviamente dei dubbi
In Toscana ne esistono molti di questi stemmari. Per l'uso dei Prioristi a famiglie
Queste raccolte di stemmi talvolta troppo complete e talvolta assolutamente non documentate. Dal Monaldi in poi fanno pensare che alcuni stemmi possano esser parto della fantasia del realizzatore che intendeva trasmettere al lettore quel senso di completezza dell'opera di cui abbiamo parlato
Pure il Benvenuti ed il Mariani ( antiquari ai loro tempi insigni ) cadono in errori sicuramente involontari ma in nome della loro autorita' questi errori continuano a circolare ai giorni nostri , in una sorta di catena di sant'Antonio
La comparazione degli stemmi Iacopi e Veneri mi ha spinto a pensare che in definitiva noi abbiamo ancora cose da chiarire sugli stemmi antichi , e che accettiamo molte cose per scontate
E mi e’ venuto quel dubbio che alcuni ( pochi o molti ) stemmi contenuti in alcuni stemmari possano esser fasulli cioe’ inventati dall’autore IN MALAFEDE o erroneamente attribuiti in BUONAFEDE e tramandati di voce in voce sino ai giorni nostri senza manufatti in grado di validarli
Senza uno studio specifico suffragato da fonti primarie non si possono mai trarre conclusioni sui legami genealogici dovuti al possedere uno stesso cognome o apparentemente uno stesso stemma
Utilizzare, io credo, l'araldica ha senso solo per stemmari che facciano riferimento a manufatti esistenti o fotografati ( vedi la metodologia del Ceramelli Papiani )
Gli stemmari che raccolgono una lunga serie di stemmi , senza citare come si e' pervenuti alla loro assegnazione , non danno aprioristicamente certezze di verita'
Sono raccolte di figurine e basta
Utili, perche' sono utili costituendo un punto di partenza ( la stessa cosa che si disse per i Crollalanza , i Litta , ecc ) ,ma che in molte affermazioni debbono esser sottoposti sempre a verifica
Gli araldisti del passato non amavano il vuoto e cosi come inventavano uno stemma per re Artu' o per Carlo Magno spesso assegnavano a famiglie omonime di luoghi diversi uno stesso stemma
Solo in presenza di manufatti araldici possiamo avere maggiori certezze
Anche qui bisogna stare attenti alla vanita' umana che l'omonimia del cognome spinge ad inalberare talvolta uno stemma uguale a quello di una famiglia piu' famosa per fondare una parentela inesistente
Detto questo pero' una famiglia mercantile nelle dinamiche medioevali e rinascimentali puo' aver benissimo messo radici in luoghi anche molto distanti dal Comune di origine , in Italia come in Europa
I nostri antenati non avevano l'aereo ma si muovevano in maniera stupefacentemente rapida e percorrevano distanze enormi per lavoro
La conclusione e' sempre la medesima : nella ricostruzione della storia familiare non vi e' nulla che possa essere escluso , ma tutto deve essere dimostrato a mezzo documentazione
I vecchi studi sulle famiglie per la maggior parte ubbidiscono a schemi mentali superati, gli alberi genealogici debbono essere controllati
Un lavoro difficile
I cognomi italiani sono oltre 350.000
Quasi di nessuno nemmeno dei piu' famosi e' mai stato fatto uno studio esaustivo , che abbia esaminato tutti i rami omonimi o no , notabili o no , ricchi o poveri
Io ho provato a iniziare un simile studio per il mio cognome paterno
ARALDICA FIORENTINA
ARALDICA DELLE FAMIGLIE FIORENTINE E TOSCANE
Prima alcuni siti
Archivio di Stato di Firenze Raccolta Ceramelli-Papiani
http://www.archiviodistato.firenze.it/ceramellipapiani/servlet/action?navigate=LogUn ottima raccolta di stemmi fiorentini e' al sito
http://wappen.khi.fi.it/de/Il sito dell'archivista Filippo Mori sugli stemmi dei Vicari fiorentini a Vicopisano
http://www.stemmi.altervista.org/-------------------------------------------------------------
Suggeritomi dall'araldista Stefano Mari
UNO STEMMARIO FIORENTINO
CODICES ICONOGRAPHICI MONACENSES
Insignia ... XII. Insignia Florentinorum - BSB Cod.icon. 277 Mitte 16. Jh.
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Dell'arme delle famiglie fiorentine.......Vincenzio Borghini
Discorsi di monsignore d. Vincenzio Borghini: Dell'arme delle ... - Pagina 13
Domenico Maria Manni anno 1755 : Senato fiorentino
TRATTO DALLE PAGINE DELL'ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE
Una delle raccolte raccolte piu' importanti del patrimonio araldico toscano e' la raccolta Ceramelli-Papiani conservata presso l'ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE
In cui molti degli stemmi sono strappati all'ingiuria del tempo col mezzo fotografico
PROGETTO DELL'ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE PER LA DIGITALIZZAZIONE DELLA RACCOLTA CERAMELLI PAPIANI
Il fondo, conservato nell'Archivio di Stato di Firenze, consiste nella documentazione relativa agli stemmi delle famiglie toscane, prodotta da Enrico Ceramelli Papiani (1896-1976), rinomato araldista.
La Raccolta si presenta come una serie di 7906 fascicoli, raccolti in 112 scatole originali di cartone, contenenti un numero variabile di fascicoli, la cui coperta reca i timbri della Raccolta, così come ogni foglio in essi contenuto. Ognuno dei fascicoli è intestato a una famiglia toscana, nobile o comunque recante qualche rilevanza di carattere storico.
La genesi stessa della Raccolta ha determinato l'ordine in cui si trovano sistemati i fascicoli. In massima parte essi si possono ascrivere a due serie compatte, nelle quali i nomi delle famiglie compaiono in ordine alfabetico: la prima si riferisce a famiglie fiorentine o che abbiano ottenuto la cittadinanza fiorentina, la seconda a famiglie del resto del territorio geografico della Toscana, anche al di là dei confini del granducato.
L'analisi di fonti reperite e analizzate in tempi evidentemente successivi ha poi determinato l'aggiunta di numerosi altri fascicoli, in genere raggruppati per luoghi di origine delle famiglie, i quali probabilmente dovevano in un secondo momento essere inseriti in ordine unico con le prime serie. Lo stesso si può dire di fascicoli contenenti riproduzioni di stemmi e altre notizie, relativi a famiglie toscane e non, che pur presentando gli stessi caratteri estrinseci, non sono stati inseriti in tempo nella Raccolta, e si trovano ancora conservati nell'archivio della famiglia Ceramelli-Papiani, donato al Comune di Colle Val d'Elsa (Siena).
Ciascun inserto della Raccolta contiene la riproduzione fotografica o il lucido degli esemplari dell'arma della famiglia ritrovati dall'autore nelle fonti che citeremo in seguito, con particolare riguardo alle possibili varianti che spesso essi hanno riportato nel corso del tempo oppure a causa della loro adozione da parte di vari rami o individui della famiglia. Insieme a questa documentazione araldica, la maggior parte dei fascicoli contiene una serie di annotazioni genealogiche, tratte da pubblicazioni e carte d'archivio, costituite da alberi genealogici e/o indicazione della posizione onorifica assunta da componenti della famiglia.
Ogni fascicolo è corredato inoltre da una carta in cui è riassunto il blasone principale e nella quale sono eventualmente riportati i dubbi e le proematiche relative sia alla definizione degli elementi dello stemma, sia all'identificazione stessa della famiglia, talvolta non bene differenziabile rispetto ad altre con lo stesso cognome.
Fonti utilizzate dal Ceramelli Papiani per la Raccolta: accanto a una documentazione tratta dal "vivo" dei palazzi e delle chiese della Toscana, l'altra fonte non meno importante per la realizzazione della Raccolta è costituita dai documenti e dai codici d'archivio, alcuni dei quali posseduti dal Ceramelli stesso, ma per la maggior parte conservati negli archivi pubblici della Toscana.
Al 1992 risale la pubblicazione del volume I blasoni delle famiglie toscane nella Raccolta Ceramelli Papiani , repertorio delle figure araldiche a cura di Piero Marchi, edito nella collana delle "Pubblicazioni degli Archivi di Stato": tale lavoro, partendo dall'analisi delle figurazione araldiche, individua gli stemmi in cui queste sono presenti e le famiglie cui gli stemmi appartengono.
Negli anni successivi, è stata realizzata da Piero Marchi una schedatura integrale del fondo Raccolta Ceramelli Papiani, con particolare riferimento ai blasoni (ossia alle descrizioni araldiche) contenuti nei fascicoli. Il progetto consiste nella proposta della banca dati delle schede descrittive dei blasoni delle famiglie toscane descritti nella Raccolta Ceramelli Papiani associando alla schedatura le immagini digitalizzate delle armi gentilizie tratte da vari fondi archivistici dell'Archivio di Stato di Firenze e di altri Archivi toscani.
Ogni scheda riporta:
Numero fascicolo: numero d'ordine del fascicolo della Raccolta Ceramelli Papiani , intestato alla famiglia i cui blasoni sono descritti nella scheda
Nome famiglia: nome della famiglia i cui blasoni sono descritti nella scheda
Blasone: descrizione araldica delle armi della famiglia presenti nel singolo fascicolo (integrata dalle descrizioni di tutte le varianti)
Luogo: località/circoscrizione territoriale di provenienza o residenza della famiglia i cui blasoni sono descritti nel fascicolo
Note: apparato critico che dà conto, ove possibile, delle motivazioni storiche e/o genealogiche che giustificano la presenza di determinati elementi nello stemma e nelle sue varianti: concessioni, brisure, ammissioni al 'Popolo fiorentino', alla cittadinanza, nobilitazioni.
Presenza immagini: integrazione di immagine/i digitalizzata/e tratta/e da vari fondi archivistici: attualmente sono disponibili quelle tratte dai i Libri d'oro del fondo Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, dal fondo Manoscritti dell'Archivio di Stato di Firenze, e dal Libro d'oro della nobiltà di Lucca conservato nell'Archivio di Stato di Lucca (per questo si ringrazia l'Archivio di Stato di Lucca per aver gentilmente fornito le immagini e avere concesso l'autorizzazione all'uso in questo database).
La schedatura, completa per tutti i campi, sarà oggetto di integrazioni per quanto riguarda il campo "Note" , e le immagini digitalizzate dei blasoni sono in corso di incrementazione, pertanto il progetto può intendersi come un lavoro in progress.
La pubblicazione della banca dati è corredata di informazioni sul fondo archivistico e sul soggetto produttore redatte in conformità con gli standard ISAD e ISAAR; di una maschera di ricerca opportunamente studiata per agevolare la consultazione e da un dizionario di termini araldici corredato delle immagini esplicative.
L'inserimento on line della banca dati digitalizzata così strutturata e corredata permette di compiere ricerche araldiche e genealogiche attraverso molteplici chiavi di ricerca, e ci auguriamo sia di aiuto per gli studi di storia della Toscana (araldici ma anche di storia artistica, sociale etc.).
Firenze, 10 ottobre 2006
Responsabile scientifico della banca dati: Dott. Piero Marchi
Coordinamento scientifico del progetto di digitalizzazione e pubblicazione on line: Dott. ssa Francesca Klein
ELENCO FAMIGLIE
http://www.archiviodistato.firenze.it/ceramellipapiani2/index.php?page=IndiceFamiglie
RICERCA
http://www.archiviodistato.firenze.it/ceramellipapiani/servlet/action?navigate=Log
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO PER LA SCHEDATURA DEI BLASONI
(La forma abbreviata è quella che compare nelle note ai blasoni)
BERNARDINI 1899 = GIULIO BERNARDINI, Memorie sparse della città di Pescia, Pescia, Tip. Nucci, 1899.
BICCHERNE 1984 = Le Biccherne. Tavole dipinte delle magistrature senesi (secoli XIII-XVIII), a cura di L. BORGIA, E. CARLI, M.A. CEPPARI, U. MORANDI, P. SINIBALDI, C. ZARRILLI, Roma, MBCA, 1984.
BORGHINI 1990 = VINCENZO BORGHINI, Dell'Arme delle famiglie fiorentine, con le annotazioni di Domenico Maria Manni, Firenze, Festina Lente, 1990 (rist. anast.)
BORGIA 1988 = LUIGI BORGIA, Gli ampliamenti degli stemmi in Toscana, in ACADÈMIE INTERNATIONALE D'HÉRALDIQUE, Brisures, augmentations et changements d'armoiries, actes du V colloque international d'héraldique (Spolète, 12-16 octobre 1987), Bruxelles, Guyot, 1988, pp. 51-72.
BORGIA 1995 = LUIGI BORGIA, La concessione del beneficium popularitatis nella Firenze del Trecento: mutazioni di nome e d'arma, in Ordinamenti di giustizia fiorentini. Studi in occasione del VII centenario, a cura di V. ARRIGHI, Firenze, Edifir, 1995, pp. 47-64.
BRISURES 1988 = ACADEMIE INTERNATIONALE D'HERALDIQUE, Brisures, augmentations et changements d'armoiries, actes du V colloque international d'héraldique (Spolète, 12-16 octobre 1987), Bruxelles, Guyot, 1988.
CASINI 1989-90 = BRUNO CASINI, I Cavalieri pisani membri del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1989-1990.
CASINI 1991 = BRUNO CASINI, I cavalieri lucchesi, volterrani e samminiatesi membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1991.
CASINI 1993 = BRUNO CASINI, I Cavalieri dello Stato senese membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1993.
CASINI 1994 = BRUNO CASINI, I Cavalieri delle città e dei paesi della Toscana occidentale e settentrionale membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1994.
CASINI 1996 = BRUNO CASINI, I Cavalieri di Arezzo Cortona e Sansepolcro membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1996.
CASINI 1997 = BRUNO CASINI, I Cavalieri di Pistoia, Prato e Pescia membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1997.
CASINI 1998 = BRUNO CASINI, I Cavalieri degli Stati italiani membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1998.
CASOTTI = GIOVAN BATTISTA CASOTTI, Stemmi di famiglie pratesi, Biblioteca Roncioniana, Prato, cod. 66; Ricordo di tutte le armi di famiglie che vivono in Prato, ibidem, cod. 67.
CROLLALANZA 1886 = GIOVANNI BATTISTA DI CROLLALANZA, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Pisa 1886-1890 (rist. Bologna, Forni, 1965).
CROLLALANZA 1876 = GOFFREDO DI CROLLALANZA, Enciclopedia araldico-cavalleresca. Prontuario nobiliare, Pisa, 1876-1877 (rist. Bologna, Forni, 1964)
DILIGENTI 1865 = Sommario storico delle famiglie celebri toscane, Firenze, Ulisse Diligenti, 1865.
FUMI-LISINI 1880 = LUIGI FUMI, ALESSANDRO LISINI, Genealogia dei conti Pecci signori di Argiano compilata sui documenti pubblici, Pisa, Direzione del Giornale Araldico 1880.
GALEOTTI 1658 = FRANCESCO GALEOTTI, Libro delle famiglie di Pescia, 1658, ms. Archivio Cecchi, Pescia.
GUELFI CAMAIANI 1940 = PIERO GUELFI CAMAIANI, Dizionario araldico, Milano, Hoepli 1940.
L'HERMITE, 1661 = JEAN BAPTISTE L'HERMITE DE SOLIERS, La Toscane françoise contenant les eloges historiques & genealogiques des princes, seigneurs, & grands capitaines de la Toscane, lequels ont este affectionez a la couronne de France. Ensemble leurs Armes gravees & blasonnees en taille douce; auec les Couronnes, Manteaux, Colliers, Timbres, et autres Ornements., Paris, Chez Jean Piot 1661.
LIBRI DEI LEONI 1996 = I Libri dei Leoni. La nobiltà di Siena in età medicea (1557-1737), a cura di M. ASCHERI, Siena, Monte dei Paschi di Siena, 1996.
MAZZEI 1907 = GIOVANNI MAZZEI, Stemmi e insegne pistoiesi, con note e notizie storiche, Pistoia, Lit. B.Fedi 1907 (rist. Bologna, Forni 1998).
PASSERINI 1845 = AGOSTINO ADEMOLLO, Marietta de' Ricci, ovvero Firenze al tempo dell'assedio. II edizione con correzioni e aggiunte per cura di Luigi Passerini, Firenze, Chiari, 1845.
PASTOUREAU 1988 = LOUIS PASTOUREAU, Comment change-t-on d'armoiries? Cent-dix exemples florentins du XIV siècle, in ACADEMIE INTERNATIONALE D'HERALDIQUE, Brisures, augmentations et changements d'armoiries, actes du V colloque international d'héraldique (Spolète, 12-16 octobre 1987), Bruxelles, Guyot, 1988, pp. 231-250.
POPOFF 1988 = MICHEL POPOFF, Le "capo dello scudo" dans l'héraldique florentine XIII-XVI siecles, in ACADEMIE INTERNATIONALE D'HERALDIQUE, Brisures, augmentations et changements d'armoiries, actes du V colloque international d'héraldique (Spolète, 12-16 octobre 1987), Bruxelles, Guyot, 1988, pp. 251-255.
PUCCINELLI 1662 = PLACIDO PUCCINELLI, Memorie dell'insigne e nobile terra di Pescia, 1662 (rist. Bologna, Forni, 1981).
PUCCINELLI 1664 = PLACIDO PUCCINELLI, Istoria dell'eroiche attioni di Vgo il grande duca della Toscana, di Spoleto, e di Camerino, ... Di nuouo ristampata con curiose aggiunte, e corretta. Con la Cronica dell'abbadia di Fiorenza, suoi priuilegi ponteficij, e cesarei. Il Trattato di circa mille inscrittioni sepolcrali. La Galleria sepolcrale, con l'introduttione della festa di S. Mauro. Et le memorie di Pescia terra cospicua, Milano, Giulio Cesare Malatesta, 1664.
RIETSTAP 1926 = JOHANNES BAPTISTA RIETSTAP, Armorial général, précédé d'un Dictionnaire des termes des blasons, Gouda, s.d., e suppl. di V.H. ROLLAND, Paris 1926.
SPRETI 1928 = Enciclopedia storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal Marchese VITTORIO SPRETI, Milano, Ist. Enciclopedia Italiana, 1928-1935.
TALEI 1941 = CARLO TALEI FRANZESI, Il libro d'oro di un libero comune italiano del sec. XIV (San Gimignano), Firenze. Il Cenacolo 1941.
ALTRA BIBLIOGRAFIA UTILIZZATA
L'araldica: fonti e metodi, Firenze, Giunta regionale toscana, La mandragora, 1989.
L'archivio Ceramelli Papiani, conservato nel Comune di Colle Val d'Elsa, Inventario a cura di BRUNELLA RAGONI, Firenze, La Nuova Italia 1984.
SILVIA BAGGIO – PIERO MARCHI, L'archivio della memoria delle famiglie fiorentine, in Istituzioni e società in Toscana in età moderna, Roma, MBCA 1994.
GIACOMO C. BASCAPÉ - MARCELLO DEL PIAZZO, con la cooperazione di LUIGI BORGIA, Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma, MBCA, 1983 (rist. 1999).
LUIGI BORGIA, L'araldica toscana. Cenni storici, in "Nobiltà", n.52, 2003.
LUIGI BORGIA, Atti imperiali di grazia a favore di famiglie italiane, successivamente al 1400, in "Rassegna degli Archivi di Stato", n.2, 1989.
LUIGI BORGIA, Gli stemmi del Palazzo d'Arnolfo di San Giovanni Valdarno, con un saggio di Augusto Antoniella, Firenze, Cantini, 1986.
LORENZO CARATTI DI VALFREI, Dizionario di araldica, Milano, Mondadori 1997.
MARIO CIGNONI, La spada e il leone: araldica e Medioevo, Firenze, Pagnini 1998.
CONSULTA ARALDICA, Vocabolario araldico ufficiale, seguito dal Dizionarietto di voci araldiche francesi tradotte in italiano, a cura di A. MANNO, Roma, Civelli 1907.
MARCO ANTONIO GINANNI, L'arte del blasone dichiarata per alfabeto. Con le figure necessarie per la intelligenza de'termini in molte tavole impresse in rame e tre indici, due delle voci in franzese, e latino, uno de' nomi delle famiglie, comunità e società, di cui vi sono l'arme blasonate, Venezia, Guglielmo Zerletti, 1756.
SILVIO MANNUCCI, Nobiliario e blasonario del Regno d'Italia, Roma, Collegio Araldico, 1929.
OTTFRIED NEUBECKER, Araldica : origini, simboli e significato, con contributi di J. P. BROOKE-LITTLE, Milano, Longanesi 1980.
MICHEL POPOFF, Florence (1302-1700) Répertoire d'héraldique italìenne, Paris, Référence CF, 1991.
THEODORE DE RENESSE, Dictionnaire des figures héraldiques, Bruxelles 1892-1903, 7 tomi.
CARLO SEBREGONDI, Repertorio delle famiglie patrizie e nobili fiorentine. Tavole genealogiche, Firenze, Leonardiana, 1952-1954.
Stemmi nel Museo nazionale del Bargello, a cura di F. FUMI CAMBI GADO, Firenze, Associazione Amici del Bargello 1993.
FONTI ARCHIVISTICHE CITATE NELLE NOTE
Le notizie presenti nelle note senza indicazione di provenienza sono tratte dal fascicolo corrispondente della Raccolta Ceramelli Papiani e dalle fonti utilizzati dallo stesso Ceramelli Papiani (cfr. le notizie sul fondo e sulle sue fonti)
ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE (d'ora in avanti ASFI), Raccolta Sebregondi (ai fascicoli relativi alle singole famiglie fiorentine)
ASFI, Carte strozziane, III serie, 3: "Miscellanea di documenti e di notizie sulla costituzione della repubblica di Firenze, le famiglie di questa, ecc."; in particolare: "Mutazioni di Arme e Cognomi fatte da più famiglie de' Grandi e Magnati della Città di Firenze per diventare popolane…".
ASFI, Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, 1-113 : "Filze di giustificazioni per i processi di nobiltà".
ASFI, Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, 178-223 : "Libri d'oro della nobiltà toscana".
ASFI, Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, 226-231 : "Filze di armi gentilizie".
ASFI, Manoscritti, 248-253 : "Priorista fiorentino" di L. M. Mariani
ASFI, Manoscritti, 439: "Famiglie de' Grandi".
ASFI, Manoscritti, 654: L.M.Mariani, Cavalieri di S.Stefano di famiglie fiorentine.
ASFI, Manoscritti, 656: "Ruolo generale de' Cavalieri di S.Stefano dal suo principio sino al presente (1697).
ASFI, ms. "Araldica" (attualmente senza collocazione)
FONTI ON LINE
(Link controllati al 10.10.2006)
http://www.araldicavaticana.com: Araldica vaticana.
http://www.euraldic.com
http://freepages.family.rootsweb.com/~heraldry/heraldry_a.html
http://www.famiglia-nobile.com: Famiglie nobili di Sicilia.
http://www.sardimpex.com: Genealogie delle famiglie nobili italiane, a cura di Davide Shamà.
http://www.digital-collections.de/index.html?c=autoren_index&l=en&kl=&vtr=461&btr=470&mtr=10&trs=10&ab=
DAL SITO DEI BENI CULTURALI : UN' OPERA IMPORTANTE
GIACOMO C. BASCAPÈ - MARCELLO DEL PIAZZO, con la cooperazione di LUIGI BORGIA, Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata, medievale e moderna, Roma 1983, pp. XVI, 1.064, ill. e tavv. (Fuori collana)
GIACOMO C. BASCAPÈ - MARCELLO DEL PIAZZO, con la cooperazione di LUIGI BORGIA, Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata, medievale e moderna, Roma 1999, pp. XVI, 1.064, ill. e tavv. [ristampa] (Sussidi, 11)
Il volume, basato su una solida ricerca documentaria e archivistica, affronta l’araldica come scienza del simbolo, ravvisandone le origini nei tempi più remoti e seguendone l’evoluzione storica fino alla sua codificazione in una serie di norme e in uno specifico linguaggio. Il discorso non si limita alle insegne usate da famiglie di alto rango sociale, ma si allarga anche alle figure araldiche adottate da comuni, corporazioni, confraternite, ordini religiosi, dai più svariati enti di ogni genere e specie, e si sofferma altresì sulle bandiere, sui gonfaloni e sui vessilli di signorie, principati e Stati preunitari. Vengono poi affrontati alcuni argomenti particolari quali l’uso nell’araldica delle figure mitologiche e gli stemmi e i sigilli di famiglie ebraiche.
A questa parte propriamente storica, redatta da Giacomo Bascapè, segue un’altra più tecnica, a cura di Marcello Del Piazzo, relativa alla costruzione e alla lettura di uno stemma. Segue infine una terza sezione relativa all’araldica napoleonica in Italia, argomento studiato fino a oggi solo parzialmente e che trova qui invece una prima trattazione organica non limitata al campo strettamente araldico, ma estesa all’ordinamento nobiliare e all’istituzione di nuovi ordini equestri nei tre principali Stati napoleonici d’Italia: il Regno d’Italia, il Regno di Napoli e Sicilia, il Regno d’Etruria.
Un dizionario araldico a cura di Marcello Del Piazzo conclude il volume che offre un prezioso strumento per lo studio di una disciplina che, affrontata con rigoroso taglio storico-archivistico, viene finalmente liberata da ogni traccia di fatuo dilettantismo e ricondotta nel suo alveo naturale di scienza ausiliaria della storia. Il volume è preceduto da una prefazione di Francesco Pericoli Ridolfini.
Il grande successo ottenuto dalla pubblicazione, dovuto anche al ricco corredo iconografico di cui è dotata, ne ha consigliato la ristampa presentata da Salvatore Italia, nella collana Sussidi, dove sono ospitati manuali, repertori bibliografici, strumenti terminologici e in genere quanto possa essere di indirizzo e di aiuto agli archivisti e ai ricercatori.
http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/1_SussXI_p_1_90.pdf
http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/2_SussXI_p_91_210.pdfhttp://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/3_SussXI_p_211_314.pdf
http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/4_SussXI_p_315_481.pdf http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/4_SussXI_p_315_481.pdf http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/6_SussXI_s_559_631.pdf http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/7_SussXI_s_633_744.pdf http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/8_SussXI_t%20_745_1064.pdf
da pag 1 a pg 90
da pag 91 a pg 210
da pag 211 a pg 314
da pag 315 a pg 481
da pag 482 a pg 558
da pag 559 a pg 631
da pag 633 a pg 744
da pag 745 a pg 1064
DENUNCIA : VOLATILITA' DEI LINK DEI BENI CULTURALI, ED ALTRI
Penso che a tutti noi sia capitato di ritornare su una pagina web che ci aveva interessato molto e non trovarla piu'
Spesso i topic dei vari forum citano collegamenti ( link ) non piu' esistenti.
Io sul mio sito ho risolto parzialmente il problema la dove e' possibile inglobando la pagina nel sito
ma su pagine particolarmente complesse la cosa non funziona ed inoltre eticamente non e' una cosa che ritengo trasparente
La cosa piu' penosa e' che nella maggior parte dei casi la sparizione dei link e' legata a Siti istituzionali ( Comuni , Provincie Regioni ) e ( peggio che mai ) del Ministero dei Beni culturali
In cui nonostante mezzi economici notevoli si assiste ad un girotondo di link poco comprensibile che fa pensare alla completa mancanza di una regia
indice di poca considerazione verso gli utenti, come se i link fossero solo di interesse dell'ente e non dell'utente.
Questo e' un problema che io ritengo essenziale per le nostre materie e non solo
Noi possiamo far crescere la considerazione della "Cultura" sul nostro modo di ricostruire la microstoria solo se imponiamo di darci il rispetto che meritiamo
ok
A scarsa o nulla considerazione degli utenti : sudditi non cittadini
B speculazione : spreco soldi pubblici e comunque nostri
Questi spostamento di siti hanno almeno due costi
uno economico ed uno culturale
la conoscenza e' spesso fatta di gradini
Il concetto "l'ha detto lui" puo' ancora avere valore nella ricerca
Ma sovente si corre il rischio di fare diventare un errore una verita' solo perche' tanti la ripetono acriticamente
La fonte documentaria e' la base per le nostre ricerche
Quando non possiamo fornire una fonte documentaria dobbiamo comunque fornire una fonte in letteratura per le nostre ipotesi o affermazioni in modo da non far da cassa di risonanza ad eventuali errori e che dia al lettore la possibilita' di rendersi conto dell'affidabilita' del ragionamento
Oggi la letteratura comprende il web
Una ricerca appoggiata ad un link che si volatilizza perde talvolta le fonti primarie e secondarie
nel mio sito io sento particolarmente la necessita' di stabilita'
e considero quindi la cosa un problema molto importante
e sollevare il pb : un modo di difendere la cultura storica
sempre piu' trascurata proprio da chi la dovrebbe difendere
Credo che raccogliere fotografie di stemmi sia importante
Probabilmente fra qualche anno qualcuno di questi stemmi non esistera’ piu’ e solo queste foto lo testimonieranno
Queste pietre sono la documentazione piu' esposta alla distruzione
Eccone un esempio :
Questa pagina web e' quindi anche un modo di conservarne il ricordo
Un peccato mortale questa distruzione di parte della nostra storia : dovrebbero essere tracce irrinunciabili e talvolta sono documenti unici , utili a tante cose come vedremo nel caso dei Carnesecchi
Purtroppo non vi e' molta sensibilita' sull'argomento e quello che peggio una sorta di rassegnazione a vederli scomparire senza far nulla per evitarlo
ARALDICA E MEMORIE DEI CARNESECCHI : Stemmi , targhe , lapidi …
Lapide di Santa Maria Novella ….La lapide di Pero di Durante di Ricovero in Santa Maria Novella : Quasi un albero genealogico di pietra
Nella prinipale raccolta di stemmi toscani quella del Ceramelli Papiani i Carnesecchi compaiono :
nel fascicolo 1243 coi Carnesecchi di Firenze
nel fascicolo 1244 coi Carnesecchi del giglio di Prato
i Duranti di Santa Croce num 7726 , 1817 ,3396
per la raccolta Ceramelli Papiani vedi oltre nella pagina
ECCO UN ASPETTO DOCUMENTALE FORNITO DALL'ARALDICA:
UN FONDAMENTALE ALBERO GENEALOGICO DI PIETRA
L'araldica s'intreccia in modo importante con le vicende dei Carnesecchi
Come ora vedremo la lapide di Pero carnesecca rappresenta il documento principe per stabilire la prima sequenza genealogica dei Carnesecchi di Firenze
Il successivo cambio di insegna legato al cambio di cognome intorno al 1380 permette di tentare qualche datazione
Intorno al 1580 vi e' addirittura un processo a Prato tra i Carnesecchi di Pasquino e quelli di Ulivieri per usurpazione di insegne e di cognome
In val d'Orcia l'arcidiacono di Pienza :Antonio Carnesecchi ha uno stemma che non sono ancora riuscito a classificare
Il primo dei futuri Carnesecchi a lasciare una traccia nei documenti , traccia che ci permette in qualche modo di dare di lui una seppur breve connotazione , e' un certo Durante.
Per molto tempo si penso' che il primo dei Carnesecchi individuabile fosse Pero di Durante priore di Firenze nel 1319.
Nel 1647 Scipione Ammirato il giovane ( Cristoforo Del Bianco ) nelle sue aggiunte alle "Storie fiorentine" di suo zio Scipione Ammirato scriveva che Durante era da identificarsi in Durante di Buonfantino , piu' volte Priore e Gonfaloniere nel 1298.
…… il quarto gonfaloniere fu Durante figliuolo di Buonfantino giudice , sono i Carnesecchi…………..
Una lapide in Santa Maria Novella lo contraddice . Sembra essere la sepoltura del beccaio Pero Carnesecca .
Recita : Sepoltura di Pero di Durante di Ricovero e dei suoi.
La lapide databile agli anni 40 del trecento porta scolpito quello che puo' considerarsi lo stemma dei DURANTI . Esso e' diverso da quello dei futuri CARNESECCHI per avere quattro bande anziche' tre ed e' per il resto completamente uguale
lapide della sepoltura di Pero di Durante Ricoveri : Stemma dei Duranti--si notano le 4 bande rispetto alle 3 dei successivi Carnesecchi
Sepoltura di Luca di ser Filippo Carnesecchi in Santa Maria Maggiore ( Firenze ) anno 1401 : primo (cronologicamente ) stemma conosciuto dei Carnesecchi
La lapide di Santa Maria Novella e' un piccolo albero genealogico e ci svela l'identita' di Durante che fu taverniere del popolo di Santa Maria Maggiore , che fondo una sua compagnia commerciale e fu Priore nel 1297 .
Non ho trovato nessuna altra traccia documentale che mostri questo legame .
Di Ricovero un atto del 1238 ci svela come gia' in quella data questa famiglia avesse una o piu' taverne nel popolo di Santa Maria Maggiore.
DATI DI ARCHIVIO ...........Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC forse del Salviati molto interessante codice 225 tavola 26 il piu' completo e con scarsi errori . Comunque manca di alcuni individui
Targhe , lapidi , stemmi ………………… Targhe , lapidi , stemmi dei Carnesecchi
Targhe , lapidi , stemmi ………………… una questione interessante : stemmi matrimoniali
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ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia INIZIO anno 2003