contatti : pierluigi18faber@libero.it
ing.Pierluigi Carnesecchi
indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm
Arezzo : splendida fotografia di Francesco Bini
Era uso nei comuni toscani accogliere i Podesta o i Vicari con doni di benvenuto a spese della comunita' accogfliente. E tali doni di venire contraccambiati
Lo stemma apposto a sue spese dal Podesta' sembra fosse inizialmente un dono di contraccambio, divenuto poi una memoria della giurisdicenza di quel podesta' ed ancora un ricordo prestigioso
Poiche' lo stemma veniva affisso o dipinto a spese del podesta' accanto a dispendio di mezzi come le opere robbiane ,si hanno esempi curiosi di piccole avarizie
Arezzo : la fotografia ,per la cortesia di Francesco Bini, illustra ( meglio di ogni parola ) la grande ricchezza araldica delle citta' toscane
E mostra quella particolarita' toscana : che lega lo stemma alla genealogia facendo di un pezzo di pietra un documento genealogico spesso importante
Con quel patronimico complesso che lega insieme individuo ,padre, nonno, cognome e stemma
Lasciando aperti pero' spesso i dubbi sui colori effettivi, mancando in quei tempi una codifica su come rappresentare i colori sulla pietra, probabilmente giudicandola inutile e costosa
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UN VIAGGIO DALL'INDIVIDUALE AL COLLETTIVO ALL'INDIVIDUALE E AL CAMBIO DI SIGNIFICATO
Come si passa dallo scudo individuale allo scudo familiare ?
Come lo scudo familiare sia effettivamente uno strumento difensivo in battaglia o lo sia solo in torneo ? Cioe' come si riconoscevano in battaglia i cavalieri amici dai cavalieri nemici ?
Da uno scudo da guerra decorato a seconda di un gusto personale si passa allo scudo araldico
Dallo scudo araldico individuale ad uno scudo araldico di un gruppo e di un gruppo parentale
Il periodo che va dall' 800 al 1050 e' un periodo dove non esiste la storia familiare se non per quegli alti dignitari che si contendono il potere
Il potere centrale non e' in grado d'imporre il rispetto della funzione pubblica e cosi assistiamo alla trasformazione del potere pubblico in potere personale e signorile
Probabilmente quella sorta di ordine burocratico feudale diventa di fatto anarchia feudale che continua ad evidenziare una presunta piramide di comando basata solo su una sorta di fedelta' vasallatica ma che rivela un controllo del territorio completamente parcellizzato
Un signore una terra piu' o meno vasta..........................
Un signore una sua insegna , un gruppetto di uomini cioe' una sorta di bravi , che tengono sottomesso al signore quella terra e che usano l'insegna del signore
C'e' nell'ordine burocratico feudale una sorta di potere mafioso come evidenzia giustamente Barbero
Cessando le invasioni degli Ungari, dei normanni , dei Saraceni ( mezzo X secolo ) si apre un mondo che ritorna a una quasi normalita'
Vi e' un mondo che e' cresciuto nelle citta' italiane e che timidamente continua a crescere
Di fatto il periodo di Matilde (1046-1115) vede un cambiamento epocale
Sotto la guida dei Vescovi si e' mantenuta e si prepara a riemergere una classe dirigente cittadina
Il sorgere dei Comuni al centro-nord dell'Italia fa rinascere barlumi di quella civilta' romana cosi lontana nell'inbarbarimento generale dei costumi
LO SCUDO ARALDICO
NASCITA DELL'ARALDICA IN EUROPA
PASTOREAU ......................................un vecchio studio sulle origini dell'araldica
Forum IAGI..........................................Origini araldica
è forse con quest'immagine che iniziamo a parlare di araldica:
É il celeberrimo cosiddetto smalto di Le Mans, oggi conservato al museo Tessé dell'omonima località francese, pregevole prodotto di arte orafa effigiante a colori Goffredo d'Angiò il Plantageneto, in vesti belliche e con scudo decorato.
Anzi, con quello che è conosciuto come il primo stemma della storia. Goffredo morì nel 1151: questa stupenda placchetta venne realizzata in smalti di Limoges a cavallo di quell'anno.
Sicuramente vi sono altri "ornamenti dello scudo" più antichi dello "Smalto di Le Mans". Ad esempio l'arazzo di Bayeux, ma gli scudi venivano già ornati dai greci, dai romani (forse meno), dalle popolazioni barbariche... già Omero ci parla dello scudo di Achille.
Ma erano semplici ornamenti o identificavano il proprietario in senso araldico? Erano ornamenti diciamo così "codificati ed ereditari"?
Erano assolutamente personali, o comunque non trasmessi ereditariamente né consuetudinariamente, o comunque non blasonabili.Differenze piccole, ma sostanziali rispetto agli stemmi come li intendiamo oggi.
Goffredo d'Angiò detto il Bello o Plantageneto, in francese Geoffroy V d'Anjou dit le Bel ou Plantagenêt (Angers, 24 agosto 1113 – Château-du-Loir, 7 settembre 1151)
chi meglio di lui che era uso per distinguersi ornare l'elmo con rami fioriti di ginestra
Torno sul testo che citavo più sopra. "Le origini simboliche del blasone. L'ermetismo nell'arte araldica" di R. Vief, F. Cadet de Gassicourt, Du Roure de Paulin, ed. Arkeios.
Lo "Smalto di Le Mans", lastra tombale di Goffredo Plantageneto, viene indicato come "inizio di elaborazione delle strutture araldiche". Perchè "inizio"? Perchè, citando dal testo, "... nessun dubbio che alle armi araldiche di Goffredo Plantageneto manchino ancora due tratti essenziali: la canonizzazione e l'ereditarietà.... lo "Smalto di Le Mans" va a prendere posto a fianco dei sigilli prearaldici, dei quali il più bell'esempio ci è dato dalla ceralacca di Guglielmo di Gloucester. Esso si pone ugualmente al fianco di certi capitelli romanici di tipo zoomorfo". Ma, prosegue, ancora il testo, né i sigilli né altri simili simboli ORNANO UNO SCUDO. La prima rappresentazione per così dire non casuale di "simboli su uno scudo" è lo "Smalto di Le Mans".
Non si può ancora parlare di araldica nella sua pienezza, poiché "...non era stata ancora raggiunta quella canonizzazione e... le figure non erano ancora ereditarie.... nessuno dei figli di Goffredo riprenderà le insegne del padre: Enrico II porterà verosimilmente due leoni passanti e Guglielmo, figlio naturale di Goffredo, si armerà verso il 1156-1163 di un leone rampante..... Tuttavia, sulla tomba di un nipote di Goffredo (Guglielmo Lunga Spada, conte di Salisburgo, figlio bastardo di Enrico II), ritroveremo i sei leoncelli del nonno. E dopo di loro, tutti i membri di questa famiglia porteranno d'azzurro a sei leoncelli d'oro. Dunque, anche se lo "Smalto di Le Mans" non ha ancora di per sé il carattere di vera e propria arme araldica, è tuttavia al limite e sul punto di diventare molto rapidamente, negli anni a venire, canonizzato ed ereditario".
.............................. cioè che è solo con lo "Smalto di Le Mans" che cominciamo a parlare ( cominciamo a parlare ) di araldica.
Avanti a questo ci troviamo di fronte semplici ornamenti che non identificavano il proprietario in senso araldico. Erano ornamenti diciamo così "non codificati e non ereditari"
Cioe' erano ornamenti assolutamente personali, o comunque non trasmessi ereditariamente né consuetudinariamente, o comunque non blasonabili.
Differenze piccole, ma sostanziali rispetto agli stemmi come li intendiamo oggi.
Uno scudo decorato non e' uno scudo araldico. altrimenti dovremmo parlare di araldica da sempre
occorre ubbidisca ad una codificazione ( che giustifichi il mestiere dell'araldo) e diventi qualcosa di ereditario
Per mia visione della storia di famiglia come microstoria alla cui luce occorre verificare la macriostoria dei regni pero' lo stemma diventa importante quando diventa ereditario ed inizia a seguire e a segnare la storia familiare , cosicche' le sue vicende s'intrecciano con la storia familiare
L'araldica ha un importante valore storico:
E' molto probabile che proprio la diffusione dell'araldica in Italia abbia favorito la formazione dei primi cognomi moderni tra le famiglie dei "milites" ( la cognomizzazione e' un fatto cittadino ) Lo stemma viene cosi a rappresentare il logo di un gruppo parentale. Che si raduna cosi sotto un comune simbolo e sotto una comune denominazione. Il simbolo grafico ha una forza particolare nella societa' analfabeta di mezzo secolo XII
Cognome e stemma sono dirompenti politicamente all'interno delle citta' , contrastano il valore disgregante del sistema patronimico fino ad allora vigente, aiutano a creare la tradizione familiare
L'araldica ha un importante valore identificativo
Al cognome Rossi ( per citare uno dei piu' comuni dei circa 350.000 cognomi italiani ), quanto al cognome xxxxx scarsamente diffuso io posso associare normalmente piu' alberi genealogici . Lo stemma aggiunge un ulteriore elemento al modo di identificare e distinguere
L'araldica ha un'importante valore documentario
Talvolta lo stemma e' fonte primaria d'informazioni, permettendo di fare datazioni , trarre conclusioni sulle vicende familiari, talvolta di avere informazioni genealogiche, .
Poi sull’origine dell’Araldica esistono fonti manoscritte che illustrano dettagli araldici la piu' celebre la Bibbia di Citeaux, 1110 circa, raffigura scudi neri o decorati da figure geometriche),
DATAZIONE DELLA NASCITA DELL'ARALDICA IN ITALIA : MOLTI STUDIOSI HANNO TUTTORA DI CIO' UNA CONVINZIONE SBAGLIATA
Rimasero ingannati nel 1300 Dante Alighieri , Giovanni Villani , Ricordano Malispini. ...........
E molti appassionati ed anche studiosi oggi cadono nel medesimo errore
Hannelore Zug Tucci
Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana del duecento
................
Le istituzioni araldiche traggono origine , come sappiamo
bene , nel mondo feudale. E poiche’ si disputa
se il loro centro d’irradiazione debba considerarsi l’Inghilterra degli
ultimi re normanni oppure la Francia degli stessi anni ( tra i numerosi contributi
che affrontano questi problemi , ci limitiamo a rinviare ai piu’ notevoli
apporti recenti : R. Viel , Les origines symboliques du blason , Parigi , 1972
; G.J. Brault , Early Blason Oxford 1972 ;H.
Pinoteau , Origine et diffusione de l’eraldique capetienne in corso di
stampa negli atti del Colloque de l’Accademie
internazionale d’heraldique 5-9
ottobre 1981 ; M.Pastoureau, Histoire des theories ayant tente’ d’espliquer
l’origine des armoiries (xii-xx siecle ) ibidem ) ,questo implica che la Toscana
, e l’Italia in genere , restino in posizione periferica e in ogni caso
passiva.
Da cio’ deriva
che ogni attribuzione di armi a personaggi vissuti in epoche precedenti alla
prima meta’del xii secolo appartiene all’araldica fantastica , come e’ il caso notissimo della <<bell’insegna del gran barone
>>, l’arma << addogata bianca e rossa >> di Ugo il Grande di
Tuscia , dalla quale si fanno discendere le armi di alcune casate fiorentine.
Per quanto legittimata dall’autorita’
di Dante, essa deve ritenersi immaginaria.
L’indiscussa preminenza anglo-normanna e francese che in
Toscana fa del sistema araldico un prodotto d’importazione , esclude dunque che
si possano collocare qui i problemi delle origini. Si tratta invece di
determinare perche’ le istituzioni feudali come le araldiche si siano
trapiantate in un contesto diverso e possano essere state recepite dalle
strutture comunali……..
Da Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana
del duecento
Di Hannelore Zug Tucci
Nobilta’ e ceti dirigenti in Toscana nei secoli xi-xiii : strutture e concetti -- Convegno Firenze 12 dicembre 1981
Si l'usage de l'héraldique est attesté pour la première fois à Rome par le portrait que commandèrent Scoto et Giovanni Paparone à Sainte-Marie-Majeure dans les dernières années du XII (fig. 13), c'est seulement vers les années 70-80 du siècle suivant que les tèmoignages de sont usage public se multiplient de manière systématique. A partir de cette époque, les barons et quelques familles prééminent de la cité se reconnaissent dans leur propre écu et l'utilisent systématiquement, le plaçant partout où cela est possible …
Fonte: Emiliano Bultrini, Ostentation et contrôle : l'héraldique à Rome entre monnayage et territoire (XIII-XIV siècles) in Héraldique et numismatique III. Moyen âge Temps moderns, sous la direction d'Yvan Loskoutoff, Mont-Saint-Aignan, Presses universitaires de Rouen et du Havre, 2015, p. 29
***********************************************************FIRENZE
fonti manoscritte e a stampa in Italia tra cui trattati medievali e moderni, diplomi di concessione o variazione di stemmi di sovrani, principi, Comuni;
fonti figurate come monete, medaglie, lapidi funerarie, arredi, suppellettili e soprattutto sigilli (in particolare gli ‘equestri’ che rappresentano i cavalieri con lo scudo al centro del campo);
armoriali o stemmari compilati dal 15° sec. in poi in cui sono raffigurati e descritti stemmi pubblici o privati (fra i più antichi: il Codice padovano Capodilista del 1436 e il Codice Trivulziano di Milano datato 1460 circa, le Tavolette di Biccherna, dipinte da Sano di Pietro tra il 1472 e il 1481 che si trovano nell’Archivio di Stato di Siena e i numerosi Libri d’oro).
A Firenze si parla di un manoscritto del 1302 che sarebbe stato trascritto da Cosimo Della Rena dall'originale ora perso
ms. 471 - Armi di Firenze, Città, Terre, Castelli e Famiglie Fiorentine (disponibile in formato CD)
ms. 472 - Libro antico d'Armi copiate dal suo originale da me Cosimo Della Rena quest'anno 1666
ms. 473 - Gabriello LANDINI: Armi di famiglie fiorentine raccolte da me Gabriello Landini piovano di Ripoli MDCXLIV
ms. 474 - Armi di famiglie fiorentine, XVI secolo
ms. 475 - Giovanni Battista DEI: Armeria gentilizia di Firenze ovvero Registro delle figure dell'armi delle famiglie fiorentine et armi delle città, terre, ufizi, et altro dello stato fiorentino, XVI secolo
ms. 476 - Giovanni Battista DEI: Armi di famiglie fiorentine estratte da vari luoghi e specialmente dalle Potesterie
ms. 477 - Raccolta d'armi fatta da monsignor Vincenzio Borghini, XVI secolo
ms. 493 - Giovan Battista DEI: Sepoltuario, XVII secolo
ms. 626 - Canonico A. M. BISCIONI: Sepoltuari con armi, XVIII secolo
FISSATO QUESTO PALETTO DELL'ARALDICA COME PRODOTTO D'IMPORTAZIONE E D'IMITAZIONE DI CIO' CHE ACCADEVA OLTRE LE ALPI
Possiamo dire che l'araldica nasce inizialmente come appannaggio dei "MILITES" cioe' di coloro che combattevano a cavallo . Cioe' quella forza allora determinante nel combattimento anche perche' allenata al maneggio delle armi
Nasce in ambiente militare ed il segno distintivo ha come collocazione naturale lo scudo e quindi successivamente lo scudo sara' la base e l'elemento contenitivo del segno o stemma
Nasce questo marchio per distinguere l'uomo che celato dentro l'armatura era altrimente indistinguibile ed ammirarne il valore e l'abilita' nel maneggio delle armi
Molto probabilmente viene usato nei tornei e nell'allenamento alle armi
Puo essere che venga usato dal milites anche nel combattimento reale ma e' meno probabile , in combattimento dovendo essere ben individuato dai balestrieri , dai pedites , dai milites amici senza correre il rischio di essere scambiato e ucciso per nemico nella foga del combattimento , e' molto probabile vi fosse una sorta di divisa comune
L'italia e' la Nazione che io chiamo delle "centro patrie" perche' diversa di luogo in luogo e di tempo in tempo per istituzioni ,leggi , abitudini , usi ,...........................
Per cui e' difficile stabilire delle regole comuni
Il Piemonte a contatto con la Francia
L'area veneta a contatto con l'impero Romano d'oriente ----Bisanzio
I Comuni del centro-nord in cui si sviluppa una civilta' del tutto particolare di Citta'-Stato ( civilta' comunale ) con caratteristiche particolarissime e che si diversificheranno col passare del tempo facendo della Toscana un mondo a parte
Il patrimonio di San Pietro che inizialmente sviluppa una civilta' assai simile alla societa' comunale del centro-nord
Il Regno Napoletano
La Sicilia sottoposta ai Normanni e poi agli Svevi con una cultura propria fatta dall'integrazione di tante civilta' , e poi aragonese ed spagnola
Corsica con una propria cultura
Sardegna con una propria cultura
Costa dalmata con una cultura veneta
QUINDI A QUESTE DIFFERENZE TALVOLTA MOLTO PROFONDE OCCORRE PRESTARE SEMPRE ATTENZIONE PRELIMINARMENTE
La civilta' comunale del cento-nord italiano a cui la Toscana appartiene con una sua identita' peculiare, balza all'occhio di Ottone ( 1152-1190 ) e lo lascia perplesso e lo stupisce
.....considerazioni di Ottone vescovo di Frisinga e di Raevino (1115 ca.- 1158), zio di Federico I Barbarossa (1152-1190), sorpreso dalle forme di controllo che i comuni cittadini esercitavano sui …diocesanos…suos… compresi i grandi signori e feudatari, i domini loci
I Latini… imitano ancor oggi la saggezza degli antichi Romani nella struttura delle città e nel governo dello Stato. Essi amano infatti la libertà tanto che, per sfuggire alla prepotenza dell’autorità si reggono con il governo di consoli anziché di signori. Essendovi tra essi tre ceti sociali, cioè quello dei grandi feudatari, dei valvassori e della plebe, per contenerne le ambizioni eleggono i predetti consoli non da uno solo di questi ordini, ma da tutti, e perché non si lascino prendere dalla libidine del potere, li cambiano quasi ogni anno. Ne viene che, essendo la terra suddivisa fra le città, ciascuna di esse costringe quanti abitano nella diocesi a stare dalla sua parte, ed a stento si può trovare in tutto il territorio qualche nobile o qualche personaggio importante che non obbedisca agli ordini delle città. Esse hanno preso anche l’abitudine di indicare questi territori come loro “comitati”, e per non mancare di mezzi con cui contenere i loro vicini, non disdegnano di elevare alla condizione di cavaliere e ai più alti uffici giovani di bassa condizione e addirittura artigiani praticanti spregevoli arti meccaniche che le altre genti tengono lontano come la peste dagli uffici più onorevoli e liberali. Ne viene che esse sono di gran lunga superiore a tutte le città del mondo per ricchezza e potenza. A tal fine si avvantaggiano non solo, come si è detto, per la saggezza delle loro istituzioni, ma anche per l’assenza dei sovrani, che abitualmente rimangono al di là delle Alpi
PAOLO GRILLO :
Cavalieri, cittadini e comune consolare
Jean-Claude Maire Vigueur definisce la figura del MILITES nella civilta' comunale e lo descrive fuori degli schemi feudali , come un uomo sufficientemente ricco da potersi permettere di mantenere un cavallo da guerra e di comperare un armatura
Con questa descrizione apparentemente banale apre ad un mondo fatto di mercanti , armatori , banchieri , artigiani che spiegano le parole di Vescovo Ottone
Maria Elena Cortese ha successivamente studiato il controllo del territorio da parte delle famiglie con modo di vita feudale
ed ha documentato la loro presenza a Firenze fino alla morte di Matilde di Toscana ( 1115 ) e il loro successivo abbandono della citta' rinserrandosi nei loro possessi feudali desti nati a sgretolarsi sotto l'avanzata dell'esercito comunale
IN ITALIA COMUNQUE LO STEMMA E' QUASI SEMPRE UNO STEMMA FAMILIARE E QUASI MAI INDIVIDUALE
FONDAMENTALE : OGGI E' EVIDENTE UNA COSA CHE LA CULTURA NOBILIARE AVEVA COMPLETAMENTE OSCURATO : ...........Gli stemmi, al contrario di quanto solitamente si tende a credere, non sono appannaggio della nobiltà cavalleresca; dalla fine del XII secolo erano comunemente usati anche da artigiani, contadini, città ........................
Questo un esempio :
http://www.iagiforum.info/viewtopic.php?f=1&t=23539&p=255101&hilit=stemmario#p255101
Non si puo' prescindere da un inquadramento del periodo storico 1150 --1220
UN PERIODO STORICO POCO CONOSCIUTO CHE VEDE L'AFFERMAZIONE DELL'ARALDICA E DEL COGNOME
rafforzando i legami familiari e aumentando cosi la forza delle famiglie dominanti
IN TOSCANA ANCHE IL COGNOME ( O NOME FAMILIARE ) INIZIA AD AFFERMARSI INTORNO AL 1150 ( VEDI SU QUESTO SITO ) E RIGUARDERA' INIZIALMENTE POCHISSIME FAMIGLIE E TUTTE DEL CETO DIRIGENTE --MILITES ( LA SUA DIFFUSIONE NEGLI ALTRI STRATTI DELLA POPOLAZIONE SARA' POI UN PROCESSO MOLTO MOLTO LENTO E GRADUALE E SPESSO COLLEGATO AL FORMARSI DI UN NUOVO CETO DIRIGENTE ) . PER QUESTE POCHE FAMIGLIE DI MILITES IL SIMBOLO GRAFICO ( STEMMA ) STIMOLERA' L'AFFERMAZIONE DEL COGNOME E IL PARZIALE SUPERAMENTO DEL SISTEMA PATRONIMICO
Teniamo in conto che:
La societa' di fine secolo XII e' una societa' prevalentemente analfabeta in cui l'impatto dell'immagine e' molto forte
Una famiglia nell'albero genealogico ha individui piu' conosciuti e altri meno conosciuti. Il segno grafico in comune li accorpa ed il numero nel secolo XII e XIII e' forza politica
Sembra molto strano la visione che si aveva di un combattimento medioevale come una sorta di carnevalata in cui ciascuno si vestiva a modo suo
Un avvenimento in cui si poteva morire e' una cosa seria
Una battaglia medioevale con milites ( cavalieri ) , pedites , balestrieri , arcieri ..............la prima cosa che doveva proporre era il riconoscere e distinguere prontamente l'amico dal nemico
Le immagini sottostanti sono un trionfo di colori e di araldica ma e' praticamente impossibile siano state vere
Bisognava che in combattimento un combattente se ucciso almeno venisse ucciso dai suoi
una considerazione di buon senso , non poteva davvero pretendersi che un pedites conoscesse a menadito gli stemmi delle casate
Non si poteva rischiare che un pedites ( o anche un milites, un arciere , un balestriere ..... ) uccidesse uno dei suoi semplicemente perche' nella foga del combattimento non ne riconoscesse le insegne
.Quindi l'esercito doveva avere una sua insegna o delle sue insegne da tutti facilmente riconoscibili nella foga della battaglia
Questo non toglie che il cavaliere potesse portare in battaglia uno scudo che lo distinguesse ma insieme a una sorta di uniforme
Sicuramente gli scudi personali (inizialmente) o familiari venivano usati nei tornei e successivamente come una sorta di logo sociale individuale o familiare
In questa rappresentazione successiva ( e quindi di fantasia) della battaglia di Benevento vediamo gli eserciti presentare un uniforme ed uno scudo
S.Anna restituisce ai combattenti fiorentini le insegne --circa 1350
IMPORTANZA DELL'ARALDICA NELLA FORMAZIONE DEI COGNOMI
Quando non esisteva lo stemma e il cognome i gruppi parentali si scindevano con estrema facilita' in famiglie senza piu' tratti che li mettessero in comune : due fratelli potevano dar luogo a gruppi parentali scissi tra loro completamente
L'unico sospetto di parentela per i posteri poteva venire dalla contiguita' delle proprieta' e la certezza dall'indagine genealogica
Stemma e cognome diventano fattori unificanti del gruppo parentale
Stemma e cognome , come visto , non nascono insieme
lo stemma nel fiorentino nasce una settantina di anni prima dell'affermazione nei documenti scritti del cognome
La prima identificazione e unificazione di un gruppo parentale avviene quindi non attraverso il cognome ma attraverso lo stemma
Probabilmente lo stemma e' inizialmente utilizzato sul terreno di battaglia e sono solo le famiglie dei milites comunali ad adottarlo per prime
Che poi e’ come dire il ceto dirigente del tempo perche’ rappresentanti principalmente quella parte della popolazione che poteva mantenere cavalli e armamenti
Lo stemma aveva quindi il potere di riunire piu' famiglie di discendenza comune sotto un' unica individuazione quando ancora non vi era l'uso del cognome
In un gruppo parentale vi erano individui piu' noti ed altri meno noti . La stessa insegna era agli occhi degli altri segno di legami parentali indiscutibili
Si entra poi nella fase confusa di affermazione dei cognomi
lo stemma e' la brace da cui si sviluppa il fuoco del cognome
Lo stemma fa rinascere uno schema mentale dimenticato
Vi e' lo stemma , vi e' l'identificazione di un gruppo parentale da parte della gente che a quel gruppo parentale comincia nei discorsi a dare un unico nome facendo riferimento ai piu' conosciuti del gruppo , ai loro antenati , al loro mestiere , al loro luogo di provenienza , a una caratteristica fisica , a un soprannome, ...........
Nasce un'identificazione di quel gruppo parentale radunato sotto uno stesso stemma e la voce popolare a quel gruppo assegna un codice identificativo nei discorsi : il cognome
Lo stemma in questo momento svolge un azione di supporto al cognome , svolge un'azione importante cioe' aiuta a riunire piu' gruppi parentali aventi un medesimo stemma sotto un medesimo cognome ; gruppi che altrimenti la voce popolare avrebbe disperso in identificazioni diverse
Da notare che mentre il cognome ci verra' dato dagli altri lo stemma era qualcosa che un individuo sceglieva quindi lo stemma era qualcosa di piu' personale del cognome
Il cognome che entra nel parlato si rivela utile in molte circostanze : rende molte cose piu' semplici
Ovviamente uno stemma non puo' sostituire il cognome in un atto notarile...............
Aumentando la quantita’ circolante di denaro. Aprendosi l'eta' della proprieta' il cognome ( l'identificazione che ci davano gli altri e che finiamo per far nostra ) diventa indispensabile per tramandare i propri diritti sui beni
A questo punto inizia la lenta fase d'identificazione attraverso il cognome ( al catasto del 1427 solo il 36 % delle famiglie fiorentine ha un cognome ),
Come visto a questo punto , quasi sempre lo stesso gruppo parentale era radunato sotto un unico segno e spesso quando si disgregava in cognomi diversi ( per motivi politici , per liti familiari , per fondazione di un nuovo ramo ) tendeva a mantenere il segno modificandolo ma ricordandolo in qualche modo rivendicando gli antenati e la storia
Come nel caso della famiglia Adimari
Un eccezione famosa e' quella della famiglia Alessandri di Firenze
Nel 1372 Alessandro e Bartolomeo degli Albizi per sottrarsi alla pressione del periodo storico vollero distaccarsi dai loro parenti mutando stemma e adottando un cognome patronimico : lo stemma e' legato all'appartenenza all'Arte della Lana
Alessandri : Sono un ramo della famiglia Albizzi: nel 1372 Alessandro e Bartolomeo di Niccolò degli Albizzi vollero 'farsi di Popolo', mutando stemma e adottando un cognome patronimico: lo stemma è legato all'appartenenza dei due all'Arte della lana. Nell'esemplare del 1° tipo, posto sulla facciata del Palazzo Pretorio di Anghiari e appartenente a Lorenzo degli Alessandri (1517), l'agnello è sormontato da una lucertola piegata a cerchio; in realtà i discendenti di Antonio di Alessandro Alessandri adottarono un serpente attortigliato in ricordo della concessione da parte dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo dell'Ordine Militare del Drago nel 1413 circa. Il capo dell'Impero d'Oriente fu concesso dall'imperatore Giovanni Paleologo nel 1439, durante il Concilio di Firenze a Niccolò Alessandri, gonfaloniere di Compagnia; il capo di Leone X fu concesso dal pontefice ai componenti della Signoria fiorentina nel 1515, al momento del suo ingresso in città. La corona con le foglie di palma fu concessione di Giacomo di Borbone-La Marche, marito della regina di Napoli Giovanna II, nel 1415.
La situazione degli Alessandri va inquadrata nel periodo storico e nell'affermazione di idee politiche in forte contrasto col resto della consorteria
Non si possono dimenticare nella differenziazione con stemmi diversi di un medesimo gruppo familiare le liste di proscrizione per le famiglie ghibelline e le liste di proscrizione anti magnatizie che videro specie a Firenze famiglie rinunciare al cognome e allo stemma per differenziarsi dalle opinioni politiche di parenti irriducibili
Cavalieri in guerra nel XIII secolo
Lo scudo decorato individuale e lo scudo araldico
Affresco in Palazzo Comunale di san gimignano raffigurante Campaldino
quanto corrisponde al vero o quanto e' simbolico ?
La confusione della battaglia
Una scena del genere e' irrealistica
Contro chi ti scagliavi ? , da chi ti difendevi ?
Il valore della scena e' solo la rappresentazione della violenza dello scontro , in cui e' necessario descrivere solo questa violenza , trascurando qualunque altro realismo o logica
Nuova Cronica - ms. Chigiano L VIII 296 - Biblioteca Vaticana
mentre l'esercito comunale probabilmente lasciava la liberta' al cavaliere di uno scudo proprio
pur mantenendo una sorta di divisa comune
l'esercito dei vassalli difficilmente , per una questione psicologica , avrebbe potuto avere insegne personali, che potevano esser scambiato per un gesto di mettersi in gara col "Signore"
Questa raffigurazione della battaglia di Benevento pur mantenendo il valore esplicativo della contrapposizione dell'imperatore con gli Angio' ha probabilmente un'aderenza col reale
TORNEI
E' nel momento in cui lo stemma individuale inizia ad essere inteso come segno ereditario che inizia una nuova fase per l'araldica
FALSE INFORMAZIONI SUI COGNOMI FIORENTINI
False informazioni che ci vengono da quei cronisti che ci sembrano dover essere i piu' degni di fede
C'e' una contradizione tra i documenti che conserviamo e gli antichi cronisti fiorentini
Villani , Malispini danno lunghe elencazioni di cognomi di famiglie di primo cerchio
Nei documenti conservati quelli che possiamo considerare cognomi cominciano a generalizzarsi e a stabilizzarsi per le famiglie del ceto dirigente in realta' solo intorno alle prime decadi del duecento
Purtroppo anche alcuni storici "moderni" continuano a utilizzare i cognomi (in modo improprio ) per individui che ancora non avevano il cognome che avranno solo i loro discendenti
E questo genera confusione
Occorrerebbe far seguire "(attribuito)" al cognome ancora inesistente
Seguiamo le descrizioni delle famiglie di Firenze del Villani e del Malespini che le riferiscono al 1050 Queste elencazioni sia del Malespini che del Villani vanno cronologicamente spostate in avanti Oramai e' certo che molte cognomizzazioni sono nate almeno cento anni piu' tardi dalla data riferita dal Malespini e dal Villani cioe intorno al 1150 Infatti i primi cognomi a Firenze cominciano a stabilizzarsi tra la meta' del secolo XII e la fine del secolo XII quasi sempre facendo riferimento al nome di un antenato ( eponimo ) Prima (salvo alcune rare eccezioni ) dobbiamo parlare solo di patronimici
E' proprio questo cristallizzarsi del cognome sul nome di un eponimo che deve far pensare all'intervento di un fattore esterno che congela la situazione ad un dato istante : L'ARALDICA
Nota bene Malspini viene oggi spesso considerato solamente come una copia tardo trecentesca della cronaca del Villani , con aggiunte di altra fonte e linguaggio finto antico , copia avente lo scopo di falsificazione genealogica delle origini in particolare della famiglia Buonaguisi
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come nascono e quando i primi cognomi Il cognome e lo stemma
da Nuova Cronica Giovanni Villani
Come Currado primo fu fatto imperadore.
Dopo la morte d'Arrigo primo imperadore fu eletto e consegrato Currado primo per Benedetto papa ottavo negli anni di Cristo MXV.
Questi fu di Soavia, e regnò nello 'mperio XX anni, e quando egli passò in Italia, non possendo avere la signoria di Melano, sì·ll'assediò infino ne' borghi; ma prendendo la corona del ferro di fuori di Melano in una chiesa, cantando la messa, sì venne uno grande tuono e saetta in quella chiesa, e alquanti ne morirono; e levato l'arcivescovo che cantava la messa dall'altare, disse a Currado imperadore che visibilemente vide santo Ambruogio che fortemente il minacciava se non si partisse dall'assedio di Melano; e egli per quella amonizione si levò da oste, e fece pace co' Melanesi. Questi fu giusto uomo, e fece molte leggi, e tenne lo 'mperio in pace lungo tempo. Bene andò in Calavra contro a' Saracini ch'erano venuti a guastare il paese, e co·lloro combattéo, e con grande spargimento di sangue de' Cristiani gli cacciò e conquise. Questo Currado si dilettò assai della stanza della città di Firenze quando era in Toscana, e molto l'avanzò, e più cittadini di Firenze si feciono cavalieri di sua mano e furono al suo servigio. E acciò che si sappia chi erano i nobili e possenti cittadini in quegli tempi nella città di Firenze, brievemente ne faremo menzione.X De' nobili ch'erano nella città di Firenze al tempo del detto imperadore Currado: prima di quegli d'intorno al Duomo
Come adietro è fatta menzione, la prima reedificazione della picciola Firenze era divisa per quartieri, cioè per quattro porte; e acciò che noi possiamo meglio dichiarire i nobili legnaggi e case che a' detti tempi, disfatta Fiesole, erano in Firenze grandi di podere, sì gli conteremo per gli quartieri ove abitavano. E prima quegli della porta del Duomo, che fu il primo ovile e stazzo della rifatta Firenze, e dove tutti i nobili cittadini di Firenze la domenica facieno riparo e usanza di cittadinanza intorno al Duomo, e ivi si faceano tutti i matrimoni e paci, e ogni grandezza e solennità di Comune: e appresso porta San Piero, e poi porta San Brancazio, e porta Sante Marie. E porte del Duomo erano abitanti il legnaggio de' filii Giovanni, e quegli de' filii Guineldi, che furono i primi che reedificarono la città di Firenze, onde poi sono discesi molti lignaggi di nobili in Mugello e in Valdarno e in città assai, che oggi sono popolari e quasi venuti a fine: furono i Barucci che stavano da Santa Maria Maggiore, che oggi sono venuti meno; bene furono di loro legnaggio gli Scali e' Palermini. Erano ancora nel detto quartiere Arrigucci, e' Sizii, e' figliuoli della Tosa. Questi della Tosa furono uno legnaggio co' Bisdomini, e padroni e difenditori del vescovado; ma partissi uno di loro da' suoi di porta San Piero, e tolse per moglie una donna chiamata la Tosa, che n'ebbe lo retaggio, onde dirivò quello nome. Eravi quelli della Pressa che stavano tra' Chiavaiuoli, gentili uomini.
XI Delle case de' nobili del quartiere di porta San Piero.
Nel quartiere di porta San Piero erano i Bisdomini che, come di sopra è detto, e' sono padroni del vescovado, e gli Alberighi, che fu loro la chiesa di Santa Maria Alberighi da casa i Donati, e oggi non n'è nullo; i Ravignani furono molto grandi, e abitavano in sulla porta San Piero, che furono poi le case de' conti Guidi, e poi de' Cerchi, e di loro per donna nacquero tutti i conti Guidi, come adietro è fatta menzione, della figliuola del buono messere Bellincione Berti: a' nostri dì è venuto tutto meno quello legnaggio. I Galligari, e Chiarmontesi, e Ardinghi che abitano in Orto San Michele, erano molto antichi; e simile i Giuochi che oggi sono popolani, che abitavano da Santa Margherita; Elisei che simile sono oggi popolani, che stanno presso a Mercato Vecchio; e in quello luogo abitavano i Caponsacchi, che furono grandi Fiesolani; i Donati, overo Calfucci, che tutti furono uno legnaggio, ma i Calfucci vennoro meno; e quegli della Bella di San Martino anche divenuti popolani; e il legnaggio degli Adimari i quali furono stratti di casa i Cosi, che oggi abitano in Porta Rossa, e Santa Maria Nipotecosa feciono eglino; e bene che sieno oggi il maggiore legnaggio di quello sesto e di Firenze, non furono però in quelli tempi de' più antichi.
XII Di quegli del quartiere di porta San Brancazio.
Nel quartiere della porta di San Brancazio erano grandissimi e potenti la casa de' Lamberti, nati per loro antichi della Magna; gli Ughi furono antichissimi, i quali edificarono Santa Maria Ughi, e tutto il poggio di Montughi fu loro, e oggi sono spenti; i Catellini furono antichissimi, e oggi non n'è ricordo: dicesi che' figliuoli Tieri per bastardo nati fossono di loro lignaggio; i Pigli gentili uomini e grandi in quegli tempi, Soldanieri, e Vecchietti; molto antichi furono quegli dell'Arca, e oggi sono spenti; e' Migliorelli, che oggi sono niente; e' Trinciavelli da Mosciano furono assai antichi.
XIII Di quegli del grande quartiere di porta Santa Maria e di San Piero Scheraggio.
Nel quartiere della porta Sante Marie, ch'è oggi nel sesto di San Piero Scheraggio, e quello di Borgo, avea molto possenti e antichi legnaggi. I maggiori erano gli Uberti, nati e venuto il loro antico della Magna, che abitavano ov'è oggi la piazza de' priori e 'l palagio del popolo; i Fifanti, detti Bogolesi, abitavano in sul canto di porte Sante Marie, e' Galli, Cappiardi, Guidi, e Filippi che oggi sono niente allora erano grandi e possenti, abitavano in Mercato Nuovo; e simile i Greci, che fu loro tutto il borgo de' Greci, oggi sono finiti e spenti, salvo che n'ha in Bologna di loro legnaggio; Ormanni che abitavano ov'è oggi il detto palagio del popolo, e chiamansi oggi Foraboschi. E dietro a San Piero Scheraggio, ove sono oggi le case de' figliuoli Petri, furono quegli della Pera, overo Peruzza, e per loro nome la postierla che ivi era si chiamava porta Peruzza: alcuno dice che' Peruzzi che sono oggi furono stratti di quello legnaggio, ma non l'affermo. I Sacchetti che abitano nel Garbo furono molto antichi; intorno a Mercato Nuovo erano grandi i Bostichi, e quegli della Sannella, e Giandonati, e Infangati; in borgo Santo Appostolo erano grandi Gualterotti e Importuni, che oggi sono popolani; i Bondelmonti erano nobili e antichi cittadini in contado, e Montebuoni fu loro castello, e più altri in Valdigrieve; prima si puosono Oltrarno, e poi tornarono in Borgo. I Pulci, e' conti da Gangalandi, Ciuffagni, e Nerli d'Oltrarno furono ad un tempo grandi e possenti con Giandonati e con quegli della Bella insieme nomati di sopra; e dal marchese Ugo che fece la Badia di Firenze ebbono l'arme e la cavalleria, imperciò che intorno a·llui furono molto grandi.
XIV Come in quegli tempi era poco abitato Oltrarno.
Avemo nomati i nobili e possenti cittadini che a' tempi dello imperadore Currado primo erano di rinnomea e di stato in Firenze; altri più legnaggi v'avea di più piccolo affare che non se ne facea rinnomea, e oggi sono fatti grandi e possenti; e degli antichi nomati di sopra sono calati, e tali venuti meno, che a' nostri dì apena n'è ricorso se non per questa nostra cronica. Oltrarno nonn-avea in quegli tempi gente di lignaggio né di rinnomo, però che, come avemo detto addietro, e' nonn-era della città antica, ma borghi abitati di vili e minute genti. Lasceremo ora di raccontare de' fatti di Firenze infino che fia tempo e luogo, quando i Fiorentini cominciarono a mostrare loro potenzia, e diremo brievemente degl'imperadori che furono dopo Currado primo, e della contessa Mattelda, e di Ruberto Guiscardo che conquistò in quegli tempi Puglia e Cicilia, che di raccontare di tutti ci è di nicessità per le mutazioni che n'avennero in Italia e poi alla nostra città di Firenze.
Da Ricordano Malespini
Imprima la schiatta ,overo famiglia degli Uberti
ne dissi adietro che sono nobili di progenia , e di nobilta' , e puosonsi fra santo Piero Scheraggio , e la chiesa di santo Romolo, e tra detti Uberti , e san Piero Scheraggio erono gli Ormanni detti Foraboschi , e tra il detto san Piero , e santa Cecilia si puosono i Malespini miei consorti , e allandare in verso santo Michele in orto alla mano mancha si puosono i Giugialferri, e i Tebalducci , tutte e tre queste ischiatte furono istratti d'uno lignaggio di ceppo : e allato a detti Tebalducci si puosono i Combiobbesi , poi seguitando alla detta mano ad andare in verso Calimara si puosono i Chiaramontesi , e guadagnuoli , e Malpilli , e i Romaldelli , tutti questi sopradetti di progenia maschulina istratti per anticho e al volgere su per la detta piaza , e la detta mano si puosono gli Abati antichi merchatanti , e Macci ancora antichi merchatanti, e a ritornare su per la detta piaza in verso il Garbo si puosono i Galigai in sulla detta piazza , e anchora nella via dietro al detto Garbo , che al partire della detta piazza va in verso santo Martino , ancora erono i detti Galigai , e per la detta via che viene d'orto san Michele , nel detto Garbo erano le case dei Buonaguisi dirimpetto a Compiobbesi, e Tebalducci alla detta mano mancha allo partire della detta piazaetto san Michele in Orto , e alla rivolta del detto Garbo alla detta mano allato a Buonaguisi erano gli Alepri , e quegli Dellapressa, andare in verso san Martino erono i Giugni : questi sopraminati quatro famiglie tutte furono istratti di progenia maschulina di Lisghai detti Ghaligai per anthico , ed etiandio quegli Dellapressa sopradetti nella detta via , e furono consorti dei detti Galigai . e furono d'uno lato i detti Buonaguisi , e quelli dellapressa , e si divisono da Galicai imprima assai che gli altri sopranominati , e poi all'andaresu per lo Garbo alla detta mano mancha erono i Sacchetti cioe' all'andare verso santo Appolinare , e poi all'andare in sue verso dove fa il Parlagio fu per la via detta oggi Anguillaia , si puosono gli Schelmi, e poi ditro alloro nella via del Borgo de Greci si puosono i detti Greci , i quali prima stavono in Terma ; e piu oltre per la via di san Pulinari ad andare in verso Arno si puosono i Magalotti , e al voggere in verso la mano diritra all'andare inverso santo Romolo ,o' nverso le case dei detti Uberti si puosono quegli che oggi si chiamava Del Belculaccio , e dirimpetto alloro si puosono que'dell'Asino che oggi sono ispenti al tempo di me Ricordano , e furono consorti di progenia maschulina con quegli Delbelculaccio : dietro a detti Ormanni si puosono i Manieri , e quelli Della Pera , e anche sono ispenti di miei di : poi vi vennono i figliuoli Petri , i quali furono richissimi merchatanti , poi all'andare inverso santo Romeo si puosono i Guidalotti del migliaccio : piu' oltre i Bagnesi , e que d'Aquona , che vennono di contado antichi gentili huomini , e di linea maschulina furono consorti con gli da Voghogniano , e di quegli che oggi si chiamono da Chastiglionchio , e dietro a santa Cicilia tral Merchato Nuoovo , e la detta Chiesa si puosono gl'Infangati , o vero Mangiatroi , e in Vachereccia si puosono i Baroncelli , e vennono da Baroncello , e poi all'andare inverso santa Maria si puosono i Fifanti detti Bogolesi , e in porta santa Maria erano i Galli che gia aveano un poggio allatoa santo Miniato a monte , che si chiamava il poggio dei Galli , e toglievanvi per antico passaggio allato a Galli erono Capiardi , e Filippi : erono nella via di Terma gli Scholari consorti abanticho di linea maschulina de Bundelmonti , e poi vivennono i Buondelmonti , i quali vennano di contado come adietro s'e' detto , e monte Buoni era loro , e toglievanvi passaggio abantico : nella detta via erono Tiniozzi , e piu altre , e Guidi , elle loro case teneano in fino in borgo santo Apostolo, e infino a santa Maria sopra porta , in borgo sopradetto erono i Gualterotti , e Importuni , e presso a santa Trinita erono gli Schali , e i Palermini , questi , e i Barucci da santa Maria maggiore e furono consorti di linea maschulina , presso a costoro si puosono i Conti di Gangalandi , e di loro abbiamo detto adietro: allato alloro i Ciuffagni e ancora presso a santa Trinita erano i Soldanieri , e i Petriboni , e i detti Petriboni vennono di contado dalle Petrobone , in Portarossa si puosono i Cosi consorti ab antico degli Adimari di linea maschulina , e feciono fare santa Maria Nipotecosa che ancora oggi ritiene il nome e al volgere i chiassi di Portarossa ad andare in verso santo Miniato tra le torri si puosono i Pigli, e gli Erri , i quali furono consorti di linea maschulina poi ad andare p la via di Merchato vecchio a s.Pancratio si puosono i Manfredi Vecchietti , e Migliorelli e gl' Ughi stavono dietro a costoro , dove oggi e' ancora santa Maria Ughi , e p loro fu chiamata cosi , po che la feciono fare abanticho . I Benvenuti furono allato a Vecchietti . I Tornaquinci stavono in capo della via giubasso .Dei Cipriani abbian detto . Poi ad andare da s.Piero Buonconsiglio verso santa Maria in Canpidoglio erono gl'Alfieri , gl Arrigucci che vennono da Fiesole difenditori del detto Vescovado di Fiesole , e Pegolotti. Furono antichi ancora i Canigiani , e pero innanzi vi vennono i Brunelleschi , e ancora i Corbizzi vennono da Fiesole , e da santa Maria maggiore erono que Del beccato . Toschi , e Galluzzi si puosono in Merchato vecchio.Palermini e Barucci dicemo adietro . Quegli della Bella si puosono in santo Martino , e al Fraschato , e vennono poi que della Tosa consorti di linea maschulina dei Bisdomini , i quali furono padroni , e difenditori del Vescovado di Fiorenza , e per la via che viene da san Tommaso al Vescovado si posono gl' Ubaldini che acquistarono per lo cardinale Attaviano tenute e chastella assai che le compero il detto Cardinale . Allato alloro erano Agolanti :apresso alloro i Toschi , inporta del duomo erono i Figiovanni : e loro , e Firidolfi , e Fighineldi , e Chattani da Barberino di Mugello , e Ferrantini furono consorti di progenia maschulina queste cinque sopradette famiglie , e poi come adietro dicemo divisi di nomi , e d'armi si come dissi adietro d'altre famiglie i Bisdomini si puosono presso a s. Liberata , e santo Benedetto presso a porta s Piero , e presso a loro i Tedaldini , Donati , Ravignani , e da santa Margherita , e ivi allato si puosono Buonizi , e a presso a santo Martino i Razzanti venuti da Fiesole , e presso alloro gli Alberighi anche parte arota de Corbizi si puose nel detto porta san Piero, poi a ritornare verso Merchato vecchio si puosono gli Adimari , piu oltre erono i Lisei , poi al volgere verso Chalimara i Caponsacchi antichi Fiesolani , e presso a santo Andrea i Catellini detti da Castiglione di figliuoli Tieri .Questi figliuoli Tieri discesono de Catellini d'uno bastardo. Poi verso santa Maria sopra porta , e presso a santo Andrea i Lamberti , e da casa loro si chiamava il Dado de Lamberti . E dove oggi si chiama Chiasso di ferro dietro a Lisei si puosono i Tebaldi detti quelli della Vitella , e que da Filicaia furono loro consorti di linea maschulina , in Merchato nuovo si puosono i Giandonati , e Boschi , e que Della Zanella e gli Uccellini , e que Dell'Archa , e Pesci : e questi Pesci furono antichi merchatanti .Poi nella via di Porta santa Maria erono i Girolami consorti di linea maschulina del beato messer san Zanobi , il quale fu vescovo della nostra citta' di Fiorenza Piu' oltre verso santo Stefano si puosono gli Amidei , e Gherardini , e e vennono di Valdisieve , o vero di Montefavoso: e presso alloro i Pulci , questi furono ricchi ,e potentissimi chatanti , e questi erono tra santo Stefano , e santo Piero Scheraggio, e Borgo santo Appostolo . Gli Ardinghi Obriachi stavono presso gli Amidei .Gli Amieri abantico stavono da santa Maria maggiore , poi per innanzi vennano in merchato vecchio , e le case dove oggi sono furono de Nerli antichi gentili huomini .I Guicci stavono presso alla Badia di Fiorenza . Vennono di Valdisieve quelli del Forese, e Mazinghi da Campi , e Monaldi stavono tra porta rossa , ella piaza a santa Trinita , e presso a santa Maria Ughi agiugneano le loro case .E questi mazzinghi havean tributo da Pistolesi dua brachetti , e uno sparviere ogni anno per la festa di messer san Iacopo . Gli Erri consorti de Pigli nel detto si puosono in Porta rossa per certe vie strette , e piu e Pigli loro consorti di ceppo .I Pazzi di Fiorenza si puosono presso i Ravignani presso in porta san Piero , e dirimpetto da Ravignani , e p innanzi vennono da Fiesole merchatanti.Gli Agli si puosono presso agli Arrigucci .fra loro e' san Michele Berteldi . E tutte queste sopradette sei famiglie , o vero casati , i quali si puosono in questi sopra nominati luoghi furono antichissimi gentili huomini nella nostra citta di Fiorenza
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