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ing.Pierluigi Carnesecchi

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Storia del cognome " Carnesecchi "

LA STORIA DI TUTTI I "CARNESECCHI"

PARTE 2 di 3

Storia dei Carnesecchi 1

Storia dei Carnesecchi 2

Storia dei Carnesecchi 3

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Trovare traccia di quei Carnesecchi che fanno parte del ceto dirigente puo' essere effettivamente sufficientemente semplice

Sono nelle cronache del tempo

Sono nelle cariche pubbliche

Si rapportano in subordinazione quasi familiari con la famiglia Medici al potere

Per i poveri e tutto un altro discorso difficilmente ne hai notizie nelle cronache

I poveri sono spesso quasi invisibili

devi studiare gli usi e i costumi dei luoghi , studiare gli stati delle anime , studiare la piccola fiscalita', qualche processo a loro carico , ...........per trovare poche tracce di loro, per intuirne pochi tratti

Ed il piu' delle volta li puoi solo inserire nei comportamenti comuni della collettivita', negli usi , nelle credenze . Senza dire niente di piu' su di loro

........................

 

 

La STORIA e' importante nella vita di una societa' umana , e' quello che l'esperienza e' per l'individuo : puo' essere utile ad evitare il ripetersi degli errori commessi

Questo purche' il racconto della storia sia preceduto da un'analisi corretta

La storia che tanti "storiuncoli" scrivono nei poveri libri per le scuole e ci inoculano e' spesso un'impasto di stupidagini che invece di farci riflettere ci fornisce soluzioni artificiose

E' purtroppo nella scuola che nasce il qualunquismo

E' nella scuola che gli individui imparano cose completamente false, quasi favolistiche , vere solo perche' narrate piu' volte allo stesso modo

Fino a che non cambieremo la metodologia , e chi si occupa di scuola e di libri scritti per la scuola, continueremo a vagolare nel buio convinti di sapere cio' che non sappiamo ( che e' fondamentalmente l'errore piu' grave : credere di essere nella rotta e non esserci )

 

 

Cio' che si apre nel XVI secolo e' un ABERRAZIONE ( che aveva gia' visto dei segnali nel XV secolo )

E' questo che gli storici dovrebbero mettere in evidenza

E l'Italia centro nord viene inghiottita dalla follia e violenza sociale che continuava e si sviluppava a nord delle Alpi

Il nostro mondo comunale veniva inghiottito dalla barbarie e dalla violenza sociale europea

 

 

 

 

V SECOLO---XI SECOLO : LA RELIGIONE CATTOLICA PASSA DI GESTIONE : DAGLI UMILI E DISEREDATI AI DOMINANTI ED AI POTENTI

 

 

In una lucida piccola sintesi intitolata :"il santo" compresa nel volumetto "l'uomo medievale" ed edito da GLF editore Laterza , Andre Vauchez trateggia uno dei punti cruciali della storia europea : il rapporto tra nobilta' e Chiesa tra un potere e quello spirituale della Chiesa

 

Un volumetto , una decina d'euro, un pieno di riflessioni illuminanti per capire meglio la storia dell'oggi . Per farlo si prende in considerazione l'uomo medievale : il guerriero , il religioso , il contadino ,la donna, l'intellettuale,l'artista , il mercante , il santo ,l'emarginato

Si vede cosi come tanti luoghi comuni profondamente radicati in noi nascano da lontano ---e come li abbiamo assorbiti solo respirando l'aria---

 

 

da André Vauchez : Il santo

 

.........Se il santo diventa allora una risorsa per i diseredati e per le vittime dell'ingiustizia , non si presenta tuttavia ---ad eccezione di qualche martire altamente politicizzato come san Leger d'Autun (morto nel 678 ) -----come avversario del potere temporale.

Al contrario uno dei tratti caratteristici dell'epoca e' la simbiosi che si stabilisce tra le classi dirigenti ecclesiastiche e laiche.

Si e' talvolta utilizzato il termine "agiocrazia " per indicare il periodo che va dalla fine del secolo VI alla fine dello VIII , tanto questo e'stato ricco di santi associati , talvolta molto strettamente al potere , come san Eligio in Francia o , a Roma , san Gregorio Magno che si sostitui alla vacillante autorita' imperiale e prese nelle sue mani la difesa e l'amministrazione della citta'. Si tratta, qui , di un caso limite e, a Nord delle Alpi, la situazione era sensibilmente diversa : non sono tanto gli esponenti della Chiesa che accedono al potere quanto l'aristocrazia franca , anglosassone o germanica che stabilisce la sua manomissione sulla Chiesa, pur aiutandola ad impiantarsi nella regioni rurali che fino a quel momento erano sfuggite alla sua influenza e sostenendo attivamente l'impresa di cristianizzazione condotta presso le popolazioni germaniche ancora pagane da missionari come san Bonifacio in Turingia e san Corboliano di Freisling in Baviera

 

 

La principale conseguenza di questa stretta collaborazione tra Clero e quadri dirigenti fu, come ha ben dimostrato K.Bosl , la legittimazione religiosa della situazione sociale eminente dell'aristocrazia nei confronti del resto degli uomini , liberi o no. La credenza che si affermo allora , secondo cui il santo non puo' essere che nobile e che un nobile ha piu' possibilita' di diventar santo di un altro qualunque, non era , almeno all'origine una sovrastruttura ideologica imposta dalle classi dominanti o dalla Chiesa. Essa aveva radice nella convinzione , comune al cristianesimo tardo-antico e al paganesimo germanico e condivisa tanto dai dominanti quanto dai dominati , che la perfezione morale e spirituale poteva difficilmente svilupparsi al di fuori di un illustre lignaggio. Di qui lo stretto legame che si stabili a questa epoca nei fatti , e che diventera' in seguito un luogo comune agiografico difficile da rimettersi in discussione , fra santita' potere e nobilta' del sangue.

la Prima conseguenza di questa affermazione dell'"Adelheilige---il santo nobile--- fu l'esclusione della gente d'origine sociale oscura da quelle vie regie della santita' che costituivano allora l'episcopato e la dignita' abbaziale . Ormai, e per un pezzo gli umili ---questa massa anonima di servi che agli occhi dell'aristocrazia non avevane' pensiero ne' liberta'----non potranno accedere alla gloria degli altari se non per la via eremitica che fino allo CI secolo , non fu molto molto diffusa in Occidente. In una societa' dove poverta' ed estrema ascesi si trovavano ad essere relegate al margine , i servitori di Dio di cui si conservava il ricordo dopo la morte furono soprattutto i fondatori di chiese o di monasteri poiche la gratitudine dei clerici e dei monaci si manifestava con la redazione di "una Vita" o con l'istituzione di un culto in loro onore. Le famiglie nobili stimolarono d'altronde spesso

il loro zelo distribuendo esse stesse delle reliquie dei loro membri piu' illustri . Cosi fecero per esempio , i primi Carolingi col loro antenato sant'Arnolfo , vescovo di Metz (morto nel 640 ) o con santa Gertrude di Nivelles ( morta nel 659), figlia del maestro di palazzo di Pippino di Landen e4 di santa Itta , sorella di santa Begga. In questi personaggi, dell'uno o dell'altro sesso , e attraverso le loro biografie si esprime una nuova concezione di santita', fondata su una nascita illustre , l'esercizio della autorita' e il possesso di richezze spesso considerevoli , messi al servizio della diffusione della fede cristiana. Talvolta , specialmente negli uomini ci si aggiungeva la bella presenza fisica e una grande affabilita' nelle reazioni sociali. Siamo molto lontani dall'ideale ascetico del V secolo e piu' ancora dai santi delle origine cristiane

 

 

In complesso l'Occidente doveva ereditare dall'alto Medioevo tutta una serie di rappresentazione mentali nel campo della santita' che solo lentamente e parzialmente saranno rimesse in discussione nei secoli seguenti.Tra questi tratti fondamentali figurano la preponderanza maschile ( il 90% dei santi dell'epoca e' di uomini ), quella degli adulti ----l'infanzia non suscitava allora alcun interesse particolare----e soprattutto gli stretti legami tra nascita aristocratica e perfezione morale e religiosa

...................................

André Vauchez : Il santo

Ha studiato all'École normale supérieure e all'École française de Rome. La sua tesi, sostenuta nel 1978, fu pubblicata nel 1987 in inglese con il titolo Sainthood in the Later Middle Ages ed è divenuta un classico di riferimento per lo studio di questo argomento. Vauchez fu nominato direttore degli studi medievali dell' École française de Rome (1972–1979), ricercatore presso il Centre national de la recherche scientifique e professore di storia medievale presso l'Università di Rouen (1980–1982) e l'Università di Parigi X Nanterre (1983–1995). Ha ricevuto il Premio Balzan di storia medievale nel 2013. (Wikipedia)

 

 

 

DISUGUAGLIANZA SANCITA

 

interessante questa breve premessa a :

Famiglia e lignaggio: l’aristocrazia in Italia a cura di Marco Bettotti [versione 1.2 - novembre 2004] per Reti medievali

..................Il termine nobilis, concordemente con il suo etimo, significa “ben conosciuto” oppure “che tutti conoscono”, ma nell’uso storiografico è invalsa la distinzione fra “aristocrazia” e “nobiltà”, cioè fra una “nobiltà di fatto” e una “nobiltà di diritto”, conseguenza di un processo di chiusura per cui i ceti preminenti ad un certo punto della loro evoluzione stabilirono giuridicamente la propria disuguaglianza rispetto agli altri. Sebbene quindi già il mondo antico ci abbia trasmesso i concetti di nobilis e nobilitas, per l’alto medioevo i termini aristocrazia e nobiltà non si possono usare indifferentemente. In questa scheda si fa tuttavia prevalente riferimento ad un’età successiva ai secoli X e XI, quando le aristocrazie avevano già conseguito una ben chiara caratterizzazione sociale, ponendo fine ad un lungo periodo dominato dal disfarsi e riformarsi di sempre nuove élites e dando origine a lignaggi dinasticamente definiti e destinati a durare per più generazioni. Si usa quindi “aristocrazia” nel titolo e altrove, ma ripetutamente “nobiltà” in più punti del testo: si tratta di una interscambiabilità che ha precise origini storiografiche.

 

 

NEL TRECENTO E QUATTROCENTO FUORI D'ITALIA SI ERANO COMPLETATE UNA SERIE DI TRASFORMAZIONI

E TUTTO SI ERA PREPARATO

ESISTEVANO GRANDI STATI NAZIONALI UNIFICATI SOTTO UNO STABILIZZATO POTERE MONARCHICO ASSOLUTISTA

( MENTRE IN ITALIA L'EQUILIBRIO SI ERA SPOSTATO DAL COMUNE ALLA SIGNORIA )

DAL PUNTO DI VISTA SOCIO ECONOMICO E IDEOLOGICO : UN NUOVO MODELLO ( MOLTO PIU' EFFICACE ) DI FEUDALIZZAZIONE------------OCCORRERANO TRE SECOLI PER LIBERARSENE IN PARTE---------CON LA RIVOLUZIONE FRANCESE

 

 

QUINDI INIZIA ORA AD INIZIO 500 LA FINE DI QUEL MONDO CHE ERA STATO CONOSCIUTO FINO AD ALLORA : DOMINATO DALLA CHIESA CATTOLICA E DALL' IMPERO

L'IMPERO ERA ENTRATO IN CRISI NEL XIII SECOLO CON LA SCONFITTA DEL PROGETTOGHIBELLINO E LA CHIESA AVEVA AVUTO IL SOPRAVVENTO

 

ORA L'IMPERO PER UNA INCREDIBILE SORTA DI EVENTI RISORGEVA ASSOCIANDOSI AD UN ENTITA' NAZIONALE ( LA SPAGNA )

LA CHIESA AVEVA VISSUTO IL SUO TRIONFO SENZA SAPERSI RINNOVARE ED ORA ENTRAVA IN ROTTA DI COLLISIONE CON LA CULTURA E CON LA SCIENZA

E SI ARROCCAVA A DIFENDERE L' INDIFENDIBILE

 

ALLA TESTA DELL' IMPERO UNA FAMIGLIA GLI ASBURGO

CHE CON CARLO V E IL RAMO SPAGNOLO DARANNO VITA A SFORTUNATE E MEDIOCRI PERSONALITA' IN GRADO DI DISSIPARE UNA DELLE SITUAZIONI PIU' FORTUNATE MAI VISTE NELLA STORIA

ALLA TESTA DELLA CHIESA UNA SERIE DI MEDIOCRI PERSONALITA' ( NONOSTANTE IL GIUDIZIO ATTUALE DEGLI STORICI ) TROPPO PICCOLE PER CAPIRE L'INCREDIBILE SERIE DI AVVENIMENTI CHE SI PREPARAVANO : ERANO I NODI CHE VENIVANO AL PETTINE

 

 

 

 

L'IMPERO DI CARLO V E DI FILIPPO II : L'OCCASIONE DI UN GRANDE MERCATO FINANZIARIO EUROPEO NON SFRUTTATA

 

 

 

 

 

 

L'impero viene lentamente soppiantato dagli Stati nazionali : Inghilterra , Francia , Spagna , Ungheria , Polonia , Svezia ............

E gli stati sono proprieta' di un uomo e della sua famiglia e vengono trasmessi come possesso eraditario

LA CONCEZIONE ASSOLUTISTICA DEL POTERE CHE PREVEDE LA PRESENZA DIVINA NEL POTERE , LA SCARSA DIFFUSIONE DELLA CULTURA , COSTRINGE L'INTELETTUALE A NON PORRE DOMANDE SCOMODE ALLA SUA INTELLIGENZA

 

 

LA DIFFUSIONE DELLA ISTRUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DELLA CULTURA SONO I SOLI MEZZI CHE HA LA GENTE PER DIFENDERSI DAL SOPRUSO DI POCHI POTENTI CHE IN OGNI ETA' TENTARONO, TENTANO E TENTERANNO DI SOPRAFFARE I PIU' DEBOLI

 

 

 

DOMINAZIONE SPAGNOLA SULL'ITALIA

 

Madrid diventa il centro del mondo europeo

L'ITALIA SI FA APPENDICE DEL MONDO SPAGNOLO

L'oro e l'argento americano invadono la Spagna e dalla Spagna l'Europa

Architetti , artisti , mercanti , artigiani di tutte le parti d'Italia gravitano intorno alla corte spagnola

Come tante api laboriose la miglior intelligenza italiana guarda a Madrid come alla capitale di una parte consistente di Europa

Le ingenti spese militari e una mentalita' arretratissima della nobilta' spagnola condannerano l'economia spagnola

La mentalita' controriformista ( difesa di un cattolicesimo cupo ) la Spagna condanna all'arretratezza culturale se stessa e le nazioni dominate

 

 

La dominazione spagnola in Italia iniziò ufficialmente nel 1559 con la pace di Cateau-Cambrésis attraverso la quale fu dichiarata la fine delle guerre tra Spagna e Francia. Da qui seguì la spartizione della sovranità sui territori della penisola italiana

I domini spagnoli in Italia compresero i tre regni meridionali di Sicilia (dal 1282), Sardegna (dal 1324), e Napoli (dal 1504), il piccolo protettorato costiero dello Stato dei Presidi (appannaggio della corona di Napoli), e il ducato di Milano (dal 1556). Il re di Spagna, sovrano di questi territori, era rappresentato da un proprio viceré in ciascuno dei tre regni; il ducato di Milano era invece retto un governatore, in quanto il sovrano spagnolo lo possedeva nella sua funzione di Duca di Milano e, come tale, feudatario del Sacro Romano Impero.

Il possesso definitivo di questi stati, contestato soprattutto dalla Francia, fu riconosciuto alla Spagna asburgica con la pace di Cateau-Cambrésis del 1559 (che pose fine alle guerre d'Italia del XVI secolo) e si protrasse per tutto il Seicento; ebbe termine con la guerra di successione spagnola, innescata dall'estinzione degli Asburgo di Spagna (1700) e conclusasi con la perdita di tutti i territori italiani da parte dei nuovi sovrani, i Borbone di Spagna.

Poiché questi Stati erano stati acquisiti dai re spagnoli nella loro qualità di sovrani d'Aragona, la loro amministrazione competeva inizialmente al Supremo Consiglio d'Aragona. Dal 1556 in poi, a seguito delle riforme di Filippo II, dell'amministrazione di Napoli, Sicilia e Milano fu incaricato il nuovo Supremo Consiglio d'Italia, mentre la Sardegna rimase all'organo summenzionato.

by Wikipedia

 

Di fatto l'ingerenza e la supremazia spagnola nelle cose italiane era iniziata gia'da tempo ed aveva comunque evitato l'ingerenza francese che mirava ad estendere il Regno al nord Italia

L'Italia che era stata tenuta di fatto disunita dallo politica dei Papi mirante ad evitare che nord e sud si unissero sotto un unico governo si presenta e si presentera' composta da entita' territoriali tra loro divise e troppo piccole e deboli per poter resistere alla pressione dello straniero

La scellerata politica papale antiunitaria si ritorce ora anche contro lo stesso patrimonio della Chiesa che continua ad esistere solo per volonta' straniera

La reazione controriformista che pervade Italia e Spagna si esplica sul terreno spirituale opprimendo la liberta' intellettuale dell'individuo

La compania di Gesu' fondata da Ignazio di Loyola , approvato da papa Paolo III con la bolla Regimini militantis ecclesiae (27 settembre 1540) diventa il braccio armato di un oscurantismo feroce che pervade a poco a poco tutti i paesi cattolici

 

L'europa diventa ora non l'Europa delle nazioni ma un Europa in mano a poche famiglie che prendono possesso dei territori e degli uomini come di un patrimonio personale e da lasciare in eredita' ai figli ed ai parenti

 

 

L'ABBRACCIO MORTALE DELLA SPAGNA : NOBILTA' E RELIGIONE

 

 

 

 

 

La Chiesa cattolica che era stata fino al 1300 la forza che con l'Impero si era disputata la guida del mondo occidentale ora crolla definitivamente

Per il lungo periodo avignonese si era limitata a scomparire ...............................................

Ora mendica l'appoggio della potenza spagnola per imporre l'ortodossia

 

Gli stati italiani di piccola o piccolissima dimensione , incapaci di rappresentare una forza militare adeguata a fronteggiare le nuove entita' nazionali erano altresi incapaci di unirsi in leghe durature e fidate........................

 

Venezia con la caduta di Bisanzio e l'avanzata dell'impero ottomano ai confini austriaci...................................

 

Firenze aveva piu' di ogni altro stato subito l'attenzione dei due papi medicei che non avevano rinunciato a nulla per tentare di riportare Firenze sotto il dominio della propria famiglia

 

 

In realta' a pagare per primo la politica spagnola sara' il vicereame di Napoli e la Sicilia (abbandonata a se stessa ) che gia' dal 1500 sara' iln completa balia degli spagnoli

L'Italia del Centro Nord ( ed anche la Toscana ) economicamente rappresentera' all'interno del mondo spagnolo l'elite industriale

Questo avverra' fino alle prime decadi del seicento quando comunque il tessuto industriale , mercantile e bancario italiano sara' travolto ed atterrato dal dissesto spagnolo

 

Il malgoverno spagnolo avra' conseguenze su un certo clima di violenza e di banditismo nella vita civile

Si diffondera' un bigottismo malsano, ed un malsano senso dell'onore , un ignoranza diffusa sulla cultura industriale

Mentre il resto d'Europa viaggera' in senso contrario verso un mondo di conquiste scientifiche e di scolarizzazione

 

 

Vedremo molti Carnesecchi scivolare lentamente fuori dal ceto dirigente

Altri li vedremo arrabattarsi tra corte e industria

Di altri piu' resilienti noi vedremo la resistenza mercantesca fin quasi alle soglie del settecento e la loro sconfitta senza gloria

 

 

 

 

Uno dei compiti specifici dello storico consiste nello smascherare le false continuita' postulate, almeno implicitamente , dal linguaggionche , indicando con le stesse parole realta' diverse secondo le epoche ,rischia di farci perdere il senso del mutamento

Andre' Vauchez/P>

 

Una di queste parole che mancano di continuita' e' il termine "nobilta" cosi diverso da epoca a epoca e aggiungerei cosi diverso nella stessa epoca da popolo a popolo

Ora con nobilta' nell'intera Europa si comincia ad indicare una classe definita dal favore di un monarca, re per diritto divino, generalmente chiusa e con dei privilegi derivanti dalla nascita e trasmissibili per nascita

Classe che sostiene e valida e rafforza il potere monarchico

 

 

Ogni tanto qualcuno ci riprova ad associare il POTERE col DIVINO

Gli egiziani col faraone figlio di Osiride.............

Fino agli imperatori romani

E nuovamente circa 1000 anni dopo coll'autorita' monarchica diretta emanazione dell'autorita' divina, quindi legittimata da dio stesso

L'cme di questa legittimazione che comporta la legittimazione della nobilta' come classe superiore e l'ineguaglianza sociale come volonta' divina si raggiunge nei secoli XVII E XVIII

Nel secolo XIX quasi a reazione della rivoluzione francese

E si insegnano questi precetti nobiliari nelle chiese e nelle scuole

Si insegna l'INEGUAGLIANZA COME VOLUTA DA DIO, E QUANTO SI DEBBA ESSER GRATI A RE E NOBILI con tanta intensita' ,che ancor oggi la nobilta' invece di esser vista come un branco di sfruttatori ed accaparratori mantengono il fascino dei modi

OGGI e' necessario depurare la STORIA da tutte quelle menzogne fuorvianti inserite dalla cultura nobiliare dominante nei secoli scorsi e sgrassarle i secoli da questo falso fascino riportando alla luce il furto ed il sopruso ai danni del povero nascosto con cura sotto belle maniere

 

 

 

 

considerazionigenealogiche

 

 

ESCLUSIONE DEI NON NOBILI DALLE CARICHE PUBBLICHE : LA NECESSITA' DI ESSERE NOBILI

ESAGERAZIONI E MENZOGNE ----COSTRUZIONE DI UNA REALTA' SOSTITUTIVA

 

Con parole opportune il prof Roberto Bizzocchi :

A proposito di cognomi nobiliari : e' un tema che abbiamo gia' affrontato per il medioevo ; ma l'eta' moderna ci riserva alcuni sviluppi interessanti da analizzare .Durante questa eta' giunsero infatti al loro apice la cultura dell'aristocrazia del sangue, l'esaltazione dell'antichita' e lustro delle famiglie , la politica delle serrate oligarchiche , cioe' l'esclusione dei non nobili dalle cariche pubbliche . Tutto cio' ebbe conseguenze anche sul piano onomastico, perche' portare un cognome o un altro poteva discriminare in modo decisivo. Accadde cosi' che chi aveva ambizioni e mezzi ma soffriva sotto il peso di un cognome indicativo di un passato modesto cercasse di cambiarlo , chi ne vantava uno di buon prestigio brigasse per farlo risultare ancora piu' interessante e chi godeva per puro caso di una fortunata omonimia imbrogliasse le carte per rivendicare dei rapporti di parentela nobilitanti

La mania genealogica e' cominciata molto prima del cinquecento ed e' sopravvissuta anche alla Rivoluzione francese, ma durante i tre secoli dell'eta' moderna --soprattutto durante i primi due , quando non doveva ancora fare i conti con la ragione illuministica -- ha vissuto il suo periodo d'oro

In apertura di questo libro abbiamo visto la famiglia Oldradi proiettare nel 1587 il proprio cognome di ottocento anni all'indietro per mostrarsi in relazione con Carlo Magno , e appena qui sopra ci siamo imbattuti in un messer Simone da Canossa che ha solleticato lavanita' di Michelangelo

La letteratura e la documentazione storica del Cinquecento e del Seicento contengono un gran numero di manipolazioni , pasticci e e veri e propri falsi dettati dalla pretesa di nobilitazione e interessanti qui per le loro implicazioni coi cognomi..................

 

 

COL XVI SECOLO INIZIA IN TUTTA EUROPA L'ETA' DELLE MONARCHIE

UNA NAZIONE NON E' PROPRIETA' DI UN POPOLO MA DIVENTA PROPRIETA' DI UNA FAMIGLIA

SI EREDITANO GLI STATI COME COSE PRIVATE

PER NOI OGGI E' IMPOSSIBILE CONCEPIRLO MA ALLORA E FINO ALL'OTTOCENTO SARA' COSA NORMALE

UN LUNGHISSIMO SONNO

L'ARISTOCRAZIA DIVIENE NOBILTA' DI CORTE

LA STORIA DI FAMIGLIA DIVENTA FIERA DELLE VANITA' E INIZIA UN EPOCA DI COSTRUZIONE DI FAVOLE GENEALOGICHE

SI HA UNA FORTE MISTIFICAZIONE DELLE VICENDE FAMILIARI NELLE FAMIGLIE ARISTOCRATICHE

I GRANDI FALSI DEI SECOLI XVI XVII XVIII XIX

TALVOLTA QUESTI FALSI FAMILIARI GIUNGONO A FALSIFICARE LA MACROSTORIA LOCALE

 

 

Il vanto di una famiglia dovrebbe essere quello di aver fatto qualcosa nell'interesse della propria patria

Un titolo di demerito dovrebbe esser quello di aver sfruttato gli altri per mantenere la propria opulenza

I baroni meridionali che hanno alle spalle i patimenti di tanta povera gente che si e' spaccata la schiena per permettere loro una vita di agi non mi sono simpatici

Parteggio per quel cafone ignorante stracciato e senza cultura e con la pancia sempre vuota che permetteva al gentiluomo di essere colto educato e con la pancia sempre piena

Quando si dice di un nobile che viveva dei frutti della terra si dimentica cosa vi era dietro questo dar frutti della terra

Gia ai primi dell'ottocento Ugo Foscolo ( 1778-1827 ) memore dei valori repubblicani diceva :

Io stimo i patrizi , e disprezzo i nobili. Ed e’ per me vero patrizio d’una citta’ chi ha terre da far fruttare , sepolcri domestici da venerare , e Lari da difendere , ed antenati da imitare , i quali per lungo ordine di anni abbiano o arricchita la loro Patria coll’industria o celebrata con le virtu’; e con l’ingegno o protetta col sangue .

Ma i titoli , i feudi, e gli stemmi che ogni principe puo’ dare e puo’ torre , e che ogni soldato straniero , o mercatante fortunato , o letterato cortigiano puo’ assumere nei paesi conquistati o usurpati , e che puo’ tramandare ai suoi nipoti , sono ai miei sguardi ricami sopra sucida tela.

 

LA DISUGUAGLIANZA SANCITA

LA FASCINAZIONE DELLA NOBILTA' NASCE DAL VOLERSI CREDERE DIVERSI E SUPERIORI PER DIRITTO DI SANGUE E FINIRE PER CREDERLO

LA CHIESA CATTOLICA STAMPELLA AD UN RAGIONAMENTO CLAUDICANTE

 

 

Molti si avvicinano alla genealogia con idee sbagliate

Molti , sempre meno ma sempre troppi , si avvicinano alla ricerca storico.genealogica sperando di scoprire qualche antenato col titolo nobiliare e considerano insoddisfacente e senza stimoli una ricerca che non dia questi risultati

Vi e' una scarsa conoscenza della storia che invece dovrebbe essere la conoscenza base per chi vuole indagare sulla propria famiglia

I veri secoli bui non sono quelli medioevali come molti ritengono ma sono invece i secoli XVI XVII E XVIII quando anche in Italia si afferma quella innaturale alleanza tra Monarchia e Chiesa cioe' tra Trono e Religione in cui si afferma come ceto dominante una nobilta' esangue e pallida

E in questi secoli che viene veicolato e si afferma per molto tempo il concetto di famiglia nobile contrapposto a quello di famiglia plebea. E questo concetto ha talmente tanta forza da condizionare la societa' con idee che si sono affacciate all'oggi

 

UN SANGUE DIVERSO , UN DESTINO DIVERSO

NATI PER COMANDARE E NATI PER OBBEDIRE

MITO E MITI DELLA NOBILTA'

 

La nobilta' italiana ha normalmente piedi di argilla ed e' normalmente recente cioe' non poggia le sue radici prima del xvi secolo e non ha alcuna virtu' guerriera di cui far mostra ma e' frutto del denaro insaccato

Non ha radici medioevali che parlano almeno di guerriciole e di valore ma e' frutto del favore e del capriccio di un signore fattosi da solo nel xv-xvi secolo e il motivo piu' nobile che sta alla base del titolo e' generalmente la fortuna imprenditoriale ( storicamente ben piu' degna di ricordo che il titolo nobiliare che ne e' conseguenza )

 

La logica del mondo longobardo o del mondo Carolingio e di un mondo feudale poco si discosta da quelle dei secoli secoli XVI , XVII , XVIII, XIX in cui in effetti si assiste alla rinascita di una specie di mondo feudale forse addirittura piu' ingiusto

La nostra esperienza comunale ( Comuni di popolo ) verra' travolta dalla formazione degli stati nazionali in buona parte d'Europa e da Signorie piccole e grandi in Italia

L'esperienza della nascita e dello sviluppo dei "Comuni italiani" nel nord dell'Italia e' un momento di modernita' straordinaria in un panorama scialbo di idee

Vi e' ancora oggi scarsa consapevolezza della grandezza dell'esperienza comunale italiana ( Comuni di popolo )

 

 

 

 

La Chiesa cattolica perde la sua universalita' ( che in realta' non aveva mai avuto essendo da sempre separata dalla Chiesa d'oriente )

La separazione delle Chiese dei paesi protestanti della Chiesa d'Inghilterra ed in parte dalla Chiesa francese frantuma potere ed entrate economiche

Il rischio dell'allargamento del dissenso ( Repubblica di Venezia ) spinge verso l'adozione di una mentalita' di assedio

Quella che si presenta dopo il Concilio di Trento e' :

 

UNA CHIESA SENZA ALCUN VALORE CRISTIANO

UNA CHIESA BASATA SULLA SUPERSTIZIONE DELLA POVERA GENTE

UNA CHIESA BASATA SULLA IGNORANZA DELL'ANALFABETISMO

UNA CHIESA DI POTERE APPOGGIATA ED APPOGGIO AL SOVRANO

UNA CHIESA NON PIU' UNIVERSALE MA NAZIONALE

UNA CHIESA STRUMENTO DI POTERE E DI IMMOBILISMO

UNA CHIESA CHE INSEGNA LA RASSEGNAZIONE ALLA POVERA GENTE E LA TIENE CALMA

 

Alete Dal Canto, nato a Roma il 17 aprile 1883 in Via della Frezza n. 387, da Amodio ed Eva Della Marta. Fu tra i primissimi soci della Lazio. Socio podista. Si classifica 3° nella gara di marcia del 17 dicembre 1900. E' presente alla gita a piedi di 12 km organizzata dalla sezione podistica il 16 maggio 1901 in cui fu scattata la prima foto conosciuta della S.P. Lazio. A fine maggio dello stesso anno giunse 3° ad una marcia di 50 km svoltasi ai Castelli romani in cui fu preceduto solo da Luigi Bigiarelli e Romano Zangrilli. Nel 1905 era detentore del record italiano di marcia sull'ora con km 11,133. Oltre che sportivo, Dal Canto fu un fecondo scrittore. Libero pensatore, ateo, anticlericale, antimilitarista, probabilmente massone, esoterico, pubblicò numerosi libri tra i quali "Aonio Paleario - Un martire del libero pensiero", "Pietro Carnesecchi", "Chiesa e brigantaggio", "Le imposture del prete", "La Messa svelata ovvero la Commedia Clerico - Acrobatico -Tragico - Antropofago - Teofago - Pagana", "Il culto e le sacre reliquie della Vergine Maria" ecc. Durante la 1^ Guerra Mondiale fu ferito gravemente. Nel 1925 fu nominato Cavaliere. Morì a Roma il 14 ottobre 1968, riposa nel cimitero del Verano.

 

 

 

RELIGIONE E SOCIETA'

E' dall'inizo dei tempi ,cioe' da quando gli uomini si sono riuniti in collettivita' ,che esiste una classe di preti.

Nel frattempo gli dei sono cambiati, di alcuni di loro non si conosce piu' il nome, ma i preti hanno cambiato pelle e sono rimasti

In subordine o sopra ai capibranco , dettando i tabu' alla collettivita' ed occupando ruoli di rilievo nella scala sociale

Per attirarsi i favori degli dei o evitarne la collera. La forza della superstizione

Cosi troviamo la storia di molte famiglie determinata da Vescovi e Cardinali , mezzo di dirottamento delle decime cattoliche nelle tasche dei privati

 

All'inizio , far entrare i figli in religione , fu un modo per le famiglie di non disperdere il patrimonio familiare frazionandolo in molte eredita' o doti

Poi divenne un modo di penetrare nei meccanismi e nelle ricchezze della Chiesa

Un modo di intrecciare relazioni con altri potenti

 

 

XVI secolo che e' il secolo in cui comincia una controriforma cattolica e quindi da il via ad una religione cupa e sospettosa tutto fuorche' pietosa, appoggiata al potere civile per tenersi in piedi e soffocare le idee di libero pensiero

da Wikipedia :

Nel XVII secolo, l'assolutismo monarchico si affermò in Francia e in altri Paesi dell'Europa continentale, come la Prussia e la Russia degli zar. Nell'Europa dell'inizio dell'età moderna era la forma di governo più diffusa, nella sua incarnazione di Stato dei ceti dove il potere del principe era affiancato da una corte, ufficiali, parlamenti, Diete, nei quali erano presenti le classi privilegiate, come il clero e la nobiltà, ma spesso il potere di questi apparati si riduceva ad essere puramente consultivo. Non avevano seria influenza nelle decisioni, solamente cercavano di difendere i propri privilegi.

 

Tradizionalmente l'origine del concetto di sovrano assoluto si individua negli scritti di Jean Bodin. Egli sosteneva l'unità, indivisibilità e perpetuità della sovranità. Hobbes, nella sua filosofia della legge naturale, riteneva che i governanti assoluti emergessero in accordo con gli istinti fondamentali degli uomini, in particolare la loro paura della morte e il loro bisogno di potere. Nella sua visione, non poteva esserci ordine sociale senza la cessione del potere a un singolo individuo che lo avrebbe usato per limitare le tendenze violente e anti-sociali del popolo. Hobbes insisteva anche sull'irreversibilità del potere assoluto comunque acquisito, per vie pacifiche o violente, legali o illegali.

Nel mondo occidentale il concetto venne ad essere associato con la fede cattolica e le altre confessioni cristiane, nel periodo della riforma protestante. La nozione di "diritto divino dei re" sicuramente esisteva già precedentemente al periodo medioevale. Comunque, fu nel XVI secolo che venne usata intensamente come principale meccanismo politico per incrementare il potere dei re all'interno delle monarchie centralizzate, relativamente ai nobili e ai sudditi. La sua formulazione più esauriente venne data dal vescovo francese Jacques-Bénigne Bossuet e dal sovrano protestante inglese Giacomo I, ma la dottrina dei monarcomachi deve molto agli antichi scritti di Agostino d'Ippona e Paolo di Tarso.

Nella Lettera ai Romani, capitolo 13, San Paolo scrisse che i regnanti in terra, anche nel caso in cui non fossero cristiani, erano nominati da Dio alle loro posizioni di potere, allo scopo di punire i malvagi. Alcuni studiosi biblici ritengono che San Paolo stesse scrivendo, in parte, per rassicurare le autorità romane che governavano il suo mondo, che il movimento cristiano non era politicamente sovversivo. Le difficoltà poste per i successivi cristiani furono dovute al fatto che il Nuovo Testamento non contiene piani espliciti per il governo di società principalmente cristiane. Esso assume che i cristiani sarebbero sempre stati una minoranza in un mondo pagano, e i suoi consigli politici erano limitati a suggerire di obbedire alla legge e stare alla larga dai governi pagani.

Sant'Agostino modificò l'accento nel suo De Civitate Dei, per gli scopi del da poco convertito Impero Romano, che si trovava in serie difficoltà politiche e militari. Mentre la "Città degli Uomini" e la "Città di Dio" potevano servire a scopi differenti, entrambe erano state istituite da Dio e servivano alla sua volontà ultima. Anche se la "Città dell'Uomo", il mondo del potere secolare, poteva sembrare empio e governato da peccatori, nonostante ciò, era stato posto sulla Terra per proteggere la "Città di Dio". Quindi i monarchi erano stati posti sul loro trono per gli scopi di Dio, e mettere in discussione la loro autorità equivaleva a mettere in discussione quella di Dio.

Durante l'inizio del regno di Luigi XIV, Bossuet portò questo argomento alle sue conclusioni estreme. Rivedendo i precedenti dell'Antico Testamento riguardo alla scelta dei re, Bossuet concluse che i re erano consacrati come rappresentanti di Dio sulla Terra. Ognuno di essi aveva ricevuto il suo trono da Dio stesso, e ribellarsi contro la loro autorità era come ribellarsi a Dio. Nessun parlamento, nobile, tanto meno il popolo, aveva il diritto di partecipare a questa autorità data da Dio, poiché era stata conferita dalla provvidenza divina attraverso il diritto di primogenitura.

In effetti Bossuet scrisse non per giustificare l'autorità di una monarchia già autocratica, ma per proteggerla da ulteriori incidenti e tumulti che avevano scosso il trono francese, come la serie di "fronde" nelle quali i nobili francesi avevano combattuto insignificanti guerre civili contro l'autorità di Luigi XIII e contro lo stesso Luigi XIV. Gli insegnamenti di Bossuet in definitiva si rivelarono essere la causa di molti tumulti e spargimenti di sangue in Francia. La nozione di diritto divino venne infine spazzata via dalla rivoluzione francese e il vero atto simbolico fu la morte sulla ghigliottina della regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, il 16 ottobre 1793, che da accesa sostenitrice di questo principio e implacabile avversaria della causa rivoluzionaria era stata un simbolo del dispotismo e ostinata roccaforte dell'ancien Régime fino alla fine. Per coloro che credevano che il monarca assoluto fosse stato scelto da Dio, la ribellione contro il monarca era equivalente alla ribellione nei confronti di Dio. Quindi, il governo era considerato assoluto, in quanto non poteva essere sfidato.

da Wikipedia

 

 

I secoli precedenti usciti dall'alto medioevo avevano visto l'affermazione del "mercante"l'uomo che costruiva il proprio destino , abbelliva la propria citta' di opere d'arte, la difendeva con la propria spada , partecipava infine con la propria esperienza alla vita politica e alla conduzione dello Stato

A nessuno era precluso a priori di migliorere le proprie condizioni sociali ed economiche ( con tutti i distinguo )

Un esperienza sociale troppo innovativa che veniva soffocata perche' pericolosa per Chiesa e Re

Soffocato l'Umanesimo tutto prese un aspetto diverso

Questa cappa di oscurantismo ebbe influenza su qualunque idea e su qualunque aspetto sociale

Nei secoli XVI , XVII , XVIII,ed in parte XIX ) si accetta il concetto di una differenza sociale tra gli uomini benedetta e voluta da Dio stesso

Si insegna al povero la rassegnazione al volere di Dio

quello che era un cittadino diventa un uomo impotente e si abitua alla vilta'

 

 

 

 

LA CRISI ECONOMICA SPAGNOLA E LA ROVINA DELLE NAZIONI ITALIANE

 

 

Il più potente fra i monarchi della terra era Carlo V d'Asburgo, re di Spagna e poi anche imperatore del Sacro Romano Impero, padrone di un dominio che attraversava tutte le latitudini. Per sostenere, difendere e ampliare un impero del genere, Carlo aveva bisogno di enormi quantità di denaro, che i soli proventi delle tasse non erano in grado di assicurare. Come altri sovrani prima e dopo di lui, anche l'imperatore decise di rivolgersi ai mercanti-banchieri per ottenere prestiti coi quali finanziare le proprie campagne.

 

I principali creditori dell'Asburgo furono i Fugger, famiglia di banchieri tedeschi che arrivò ad annoverare fra i propri clienti vari monarchi europei, finendo con l'influenzare gli equilibri continentali con le proprie politiche finanziarie. Ma ciò significò anche, per i creditori, esporsi a gravi rischi: furono proprio le sistematiche insolvenze delle varie teste coronate a segnare il declino e poi il fallimento del banco dei Fugger, come già avvenuto nel Trecento a danno dei Bardi e dei Peruzzi. Carlo V si rivolse anche ad altri istituti – i catalani avevano acquisito posizioni importanti nel mercato finanziario, che restava però dominato dai genovesi – e alla sua abdicazione, nel 1556, lasciò in eredità al figlio, insieme alla corona di Spagna, una montagna di debiti (si parla di circa 30 milioni di ducati).

 

Filippo II non aveva la stessa passione del padre per le spedizioni e le conquiste. Era un uomo mite, solitario, eternamente rinchiuso fra le mura di quella reggia-monastero che era l'Escorial. Qualche guerra dovette combatterla anche lui, in particolare per mantenere il controllo delle Province Unite (gli odierni Paesi Bassi) che si ribellavano al dominio spagnolo. Ma anche in tempo di pace le spese della Corona crescevano a dismisura, in parallelo con l'espandersi delle strutture burocratiche dello Stato. I debiti accumulati nei confronti dei banchieri divennero presto inestinguibili e a ripagarli non bastarono gli aumenti di tasse, basate peraltro su un sistema di prelievo inefficiente.

 

Nel 1557 Filippo II si risolse a prendere una decisione estrema: dichiarare la bancarotta. In realtà si trattava di qualcosa di molto diverso dalla bancarotta di una comune impresa privata. Il sovrano, in virtù del suo potere, stabiliva unilateralmente la riconversione dei prestiti a breve termine (detti juros e caratterizzati da alti tassi d'interesse) in titoli di debito consolidato (detti asientos), che avevano termini di scadenza più lunghi e interessi più bassi. Lo Stato dichiarava bancarotta ma a fallire erano dunque i banchieri, che non ottenendo la restituzione dei prestiti finivano gambe all'aria nel giro di pochi anni.

 

I re di Spagna non impararono mai a gestire in modo accorto le finanze. Continuarono a ottenere prestiti e ad accumulare debiti, arrivando a dichiarare fallimento ancora molte volte: nel 1560, 1575, 1596, 1607, 1627, e ben quattro volte fra il 1647 e il 1662. Si stima che negli ultimi anni del Cinquecento circa la metà degli introiti previsti della Corona fossero destinati al pagamento dei debiti. Per i banchieri il legame con i monarchi, se inizialmente consentì loro di accumulare ricchezze e potere, si rivelò alla lunga un abbraccio mortale, che rovinò grandi fortune e disperse immensi patrimoni.

Un re poteva essere un ottimo cliente quando era in grado di pagare i propri debiti, ma un cliente pessimo quando arrivava a regolare le sue insolvenze per decreto.

 

 

 

STRITOLAMENTO DELLE LIBERTA' ITALIANE

INGHIOTTITE DALL'OSCURITA' DEL FEUDALESIMO EUROPEO E ITALIANO MORE NOBILIUMCENTROMERIDIONALE

DECLINO IN ITALIA DI OGNI PRODUZIONE E COMMERCIO

LA PROPRIETA' FEUDAçLE DELLA TERRA COME PRINCIPALE INTROITO DI UN CETO PRIVILEGIATO DETTO NOBILE

 

 

Vedremo dopo la morte del Duca Alessandro, con l'avvento al potere di Cosimo I sorretto dalle armi spagnole anche in Toscana la perdita' della liberta' e l'affermarsi di un potere assolutistico

La vita politica a Firenze e negli atri Comuni toscani , dal secolo XII al quattrocento fu caratterizzata da una tendenza alla democratizzazione e da una notevole mobilita' sociale tra le varie classi in modo particolare in quella mercantile

Un' inversione di tendenza ebbe inizio dalla seconda meta' del Cinquecento con la fondazione dell'Ordine di Santo Stefano ( 1561 ) e con la istituzione di numerosi feudi

Con la detta istituzione furono elevate a citta' nobili : Firenze ,Siena , Pisa, Pistoia , Arezzo, Volterra , Cortona e Montepulciano

Livorno,Prato, San Sepolcro,Colle Val d'Elsa , San Miniato , Pescia , Pontremoli ,dovettero aspettare la meta' del Settecento

Modigliana, Fiesole, Fivizzano dovettero aspettare a mezzo Ottocento

La creazione di queste "citta nobili" costituiva un ulteriore passo verso una distinzione nelle classi sociali

 

 

ARTI VILI E MECCANICHE

 

 

 

 

MORE NOBILIUM

 

 

 

 

STORIA DI FAMIGLIA E GENEALOGIA COME APPANNAGGIO DELLE FAMIGLIE NOBILI

 

 

Nel seicento , settecento nell' ottocento , durante il regno d'Italia ( durato appena 80 anni ) la storia di famiglia e la conseguente storia genealogica divennero un tutt'uno con la storia nobiliare

le famiglie titolate si appropriarono della cultura genealogica

Era trascurabile e trascurata una storia familiare non arricchita da titoli nobiliari

l'odore di stalla cancellava un vita

il seicento , il settecento . l'ottocento hanno visto imporre lo straordinario concetto di "sangue blu" e questa pura e semplice ridicolagine frutto d'incoltura condiziono' ieri e condiziona oggi la vanita' e questo a molti basta

Cosi s'impose che il contadino e l'artigiano avessero una storia inutile e non degna di essere tramandata

La ricostruzione della storia familiare divenne cosa preclusa ai poveri nell'idea di cosa di interesse risibile

Una pesante falsificazione sociale

Un imposizione di una cultura di periodo inculcata con tale forza da resistere ancor oggi

 

 

 

LE COSE RIMESSE A POSTO

 

 

Pur timidamente l'approccio alla storia di famiglia e' cominciato a cambiare ;

La ricerca storica ( quella che studia la macrostoria ) ha iniziato a studiare i ceti dirigenti ed il loro ruolo . Lo studio prosopografico ha aperto la strada allo studio delle storie familiari .

( interessantissimi in ambito fiorentino gli studi economici del dr Sergio Tognetti che esaminano il successo e il declino dell'avventura commerciale di alcune famiglie e che lo pongono in relazione con l'aspetto pubblico )

 

 

gli studi della dottoressa Claudia Tripodi e della dottoressa Isabel Chabot

 

 

lo studio del dr Giovanni Ciapelli

Una famiglia e le sue ricordanze : I Castellani di Firenze nel tre-quattrocento

edito da Leo S. Olschki editore

 

 

Si sta insomma cominciando a riscrivere la storia di uma Nazione attraverso la storia delle sue famiglie

La grande storia e' piu' facile da capire attraverso le vicissitudini delle famiglie che la costruiscono o la subiscono

 

 

In definitiva la grande storia e' fatta di piccole cose talvolta solo del malumore ingiustificato di un potente

I meccanismi sono sempre i medesimi e gli attori spesso colpevoli di enormi rovine sono semplici uomini ambiziosi o inconsapevolmente trascinati dagli intrecci della sorte

A costruirla sono in pochi e spesso non completamente consapevoli di tutte le conseguenze

A subirla sono in molti e le loro vicende ci parlano delle conseguenze che spesso sfuggono indagando solo sulla macrostoria

 

 

Al posto del concetto di famiglia "famiglia nobile" ( che per tanto tempo ha relegato in un'immobilismo fantastico la storia familiare ) si sta facendo strada il concetto di "famiglia storica"

Si guarda alla storia dell'imprenditoria come tassello essenziale della costruzione della grande storia

Si rimuove la cultura che costringeva a guardare alla storia di famiglia solo dalla finestra della storia nobiliare

Si comprende come altre fossero le storie che andavano visitate

Si fa strada il concetto che l' apporto alla macrostoria di una "famiglia nobile" possa essere risibile e quello di una"famiglia non nobile" notevole

L'importanza del titolo nobiliare viene oggi totalmente ridimensionata

La nobilitazione viene vista come un semplice episodio nella storia di secoli di una famiglia e come episodio che interessa alcuni rami e non interessa altri

Se ne scavano le motivazioni liberando il titolo nobiliare dalle esaltazioni fantastiche del passato ; guardandolo in una visione critica e non esegetica ,

Viene cioe' messo in luce il reale contributo alla macrostoria dato dalle famiglie

 

E' vicino l'interesse alla ricostruzione della storia delle famiglie che hanno subito la storia ed hanno reagito per sopravvivere creando i fermenti per i moti convettivi che hanno portato l'emersione di facce continuamente nuove nell'economia della Nazione

E' da aspettarsi che le vicende ed il contesto storico di una povera famiglia emigrante possano aver talvolta piu' valore nella ricostruzione di una corretta immagine del passato delle vicende di una famiglia titolata in un certo senso quiete , statiche e banali

 

Fare quindi ricerca , come accadeva ( ed accade ancora ) spesso solo per cercare antenati titolati ( nobili ) di una famiglia avra' sempre meno importanza

Come detto l' ottenimento di un titolo nobiliare e' solo un episodio nella lunga storia di una famiglia ( a volte episodio da valutare perche' a volte un titolo nobiliare e' originato da motivi molto mediocri quando non ignobili ) storia lunga secoli e che talvolta presenta episodi che maggiormente la segnano e ne cambiano il destino

La sola ricerca genealogica privilegiante gli antenati nobili e' quindi gia' oggi un modo molto maldestro di ricostruire una storia di famiglia e ancor piu' lo sara' in futuro

Scrivete la storia della vostra famiglia o del vostro cognome ; servira' prima o poi alla Macrostoria

La storia di famiglia appartiene a tutti e ricostruire la storia di una famiglia contadina o operaia e delle sue sofferenze e' spesso un modo di capire meglio i tempi

 

 

Un ceto dirigente dovrebbe avere come dice il nome principalmente dei doveri

diceva Sant'Agostino

Comandare e' una responsabilita' che comporta l'aspirazione all'interesse comune

.....Nella casa del giusto ,anche coloro che esercitano un comando non fanno altro che prestare un servizio a coloro cui sembrano comandare ; essi di fatto non comandano per cupidigia di dominio , ma per dovere di fare del bene agli uomini , non per orgoglio di primeggiare , ma per onore di provvedere.......

i secoli videro l'Italia colassare sotto la guida di un ceto dirigente che badava solo al mantenimento dei privilegi e proteggeva l'immobilismo

Una miriade di piccoli titolati che imperversarono su un Italia prostrata intenti solo a succhiare un osso senza carne

Il manzoniano Don Rodrigo ne e' il simbolo

Sinceramente ed ottusamente convinto della propria superiorita' su una plebe nata senza diritti

 

Quindi occhio di cosa vi volete vantare , potreste trovarvi a vantare di persone che hanno travasato il vuoto nel vuoto , probabilmente non per colpa loro ma per colpo di una cultura vecchia e stantia che permeava l'aria che respiravano e che tappava gli occhi e intorcigliava le lingue e che comunque non hanno fatto nulla per modificare perche' in definitiva faceva loro comodo

 

 

 

 

La sfilza di cognomi e di titoli nobiliari alla spagnola

Don Eussebio dei Lungopiede, Saltasiepe, Ruminapreci di Pratomagro , Principe di Perocotogno ( ettari ha 0,5 anime 312 ) Duca di Cacionero ( ettari ha 02 alime 68 ) Marchese di pioveinsu (ettari ha 0.08 anime 12 ) Barone di fettalunga ( ettari ha 0,03 anime 9 ) , cavaliere del primo pollaio

E nessuna storia che lo ricordi in vita

Pepe Merda ha piu' vitalita' di molte di queste figure che solo nacquero e solo morirono eppure riuscirono a fare comunque del male

 

 

DEBOLEZZE DELLA NOBILTA' E CREAZIONE DI MITI

 

 

Il titolo nobiliare in Italia ebbe un senso storico solo nei tempi medioevali o di poco successivi quando aveva una sua ben specifica funzione basato su un rapporto vassallatico e conteneva un valore guerriero

A quei tempi aveva un significato di controllo militare e fiscale sul territorio che implicava un sentimento di fedelta al capo , di forza ,di onore e di coraggio in senso guerriero

valori discutibili ma comunque valori

alla base aveva sempre il rapporto di popolo vincitore e di popolo vinto . Il disprezzo iniziale del vincitore verso il vinto

Venuta meno l'importanza dell'Impero Romano Germanico e creatisi gli stati nazionali la nobilta' perse quella funzione

la concessione del titolo nobiliare divenne invece un prezioso strumento di consolidamento del potere

il re ( nobile feudale tra i nobili feudali ) ha il problema di far accettare la sua supremazia a quelli che a pieno titolo si considerano suoi pari

L'invenzione di far discendere il potere regio direttamente dalla volonta di Dio , puntellata dalla Chiesa che cosi si puntellava , giustificava che un Re potesse nobilitare un suo simile

L'invenzione della "Corte" fu il passo successivo per il consolidamento regio

Ingabbiare i possibili ribelli in una gabbia dorata in cui si ci teneva prigionieri da soli

Prigionieri di uno schema mentale

Lentamente in questa gabbia dorata aspirarono ad entrare i fermenti che agitavano la societa' piegandosi a chi apriva e chiudeva gli sportelli

 

 

Un ottimo libro che investiga anche il fenomeno nobiliare moderno e lo inquadra nell'assolutismo dei regimi dei secoli XVI XVII XVIII e' : Alle origini dell'eta' moderna di Ernst Hinrichs un tempo professore all'universita' Oldenburg

dice:

Per quanto riguarda il sistema di corte e la tecnica di governo in Spagna l'assolutismo era stato realizzato cento anni prima che in Francia

Quando Filippo II ( 1556 - 1598 ) si stabili a Madrid nel cuore della Castiglia ,ponendo fine agli spostamenti tradizionali del re attraverso le regioni del regno , compi un passo che sarebbe stato ricalcato da ogni futuro monarca assoluto e che percio' si puo' considerare costitutivo di questa prassi di dominio

Il suo sistema di corte era un elaborazione autonoma del cerimoniale borgognone di Carlo V e fu subito accettato dalla nobilta' castigliana

Conferendo cariche ufficiali di corte , lego' la nobilta' alla corte e la compenso' delle posizioni perdute, mentre negli uffici chiave poneva giuristi e teologi di estrazione borghese che ( nel mondo castigliano del XVI secolo , il mondo dei Grandi di Spagna e degli hidalgos ) impersonavano il dinamismo politico e sociale

...................................

Un periodo buio /P>

 

 

 

FAVOLE GENEALOGICHE A CUI FINALMENTE SI E' SMESSO DI CREDERE

Ancora oggi vi sono alcuni che chiamano queste mistificazioni CULTO DEL LIGNAGGIO e di questo si deve ridere perche' si tratta di vere truffe con cui si e' tentato di cambiare la realta' storica

E' il bambino colto a rubare la marmellata che balbetta una scusa

Queste grossolane menzogne evidenziano la debolezza di un periodo storico che aveva bisogno di adornarsi di falsita'

 

 

Prof Alfeo Giacomelli

A Bologna la tendenza alla "sostituzione" di famiglie antiche con altre recenti, in origine caratterizzate da altri cognomi, era così diffusa che in parte venne accettata ed avallata dalle stesse famiglie antiche, mentre in altri casi fu lo stesso potere politico aristocratico a favorirla.

Del resto le grandi famiglie patrizie erano le prime a fare, da molto tempo, impressionanti falsi genealogici nei quali esse stesse non credevano: a Bologna, ad esempio, i Grassi rivendicavano la continuità coi Grassi "Clarissimi" già illustri e caratterizzati da vescovi nel XII sec.; alterarono probabilmente ancora le loro più specifiche genealogie per nascondere la discendenza illegittima da cardinali e cortigiane e, a loro volta, finirono per riconoscere l’improbabile derivazione di famiglie fiamminghe o dei Grassi del palazzo veneziano, nobilitati da recenti e popolane origini chioggiotte.

Prof Alfeo Giacomelli

 

 

Oggi stiamo imparando a guardare ( lentamente e faticosamente ) con senso critico e con sana diffidenza alle notizie che non hanno supporto documentario

Cosi :

titoli , contee o marchesati che hanno come pezze giustificative documenti falsi inventati ad hoc, ( diplomi imperiali , omonimie,.....)

falsi diplomi di titoli nobiliari mai posseduti comprovati ingenuamente o bonariamente dalle consulte araldiche del Regno d'Italia

falsi legami genealogici e parentele inesistenti,

Lo sfruttamento di omonimie per colmare gli anelli mancanti sull'albero genealogico

Le "opere prave"dei genealogisti per accontentare il committente che pagava piu' volentieri per un risultato gratificante ( con creazione di documenti falsi e peggio distruzione di documenti veri che potevano smentire )

ci paiono finalmente falsificazioni a cui non poter prestare fede

Stiamo insomma imparando a smantellare le tante bugie del passato

 

 

SOLO CIARPAME PASSATISTA IN MOLTI CASI MA IN TALUNI CASI GRAVI FALSIFICAZIONI DELLA STORIA

 

I titoli nobiliari che abbiamo visto esser perlopiu' recenti ( secoli XVI XVII XVIII ) consapevoli della propria fragilita' hanno spesso avuto bisogno di cercare il modo di darsi fondamenta piu' salde con invenzioni fantastiche

Questa e' la ragione di tante invenzioni

Occhio quindi a non bersi come verita' le tante favole che ancora qualcuno tenta di far circolare sulla propria famiglia

Era quasi un obbligo della famiglia nobile o arricchita inventare leggende sull'origine familiare supplendo spesso alla detta fragilita' delle origini

Quando la genealogia non era una scienza e procedeva senza regole, era di una semplicita' disarmante falsare i legami genealogici e la storia familiare

In buonafede ed in malafede

Vi furono genealogisti seri , condizionati dal modo di studio dei loro tempi , e che quindi non poterono evitare di cadere in errori anche grossolani mancando dei mezzi di cui oggi disponiamo e mancando di una metodologia scientifica

Vi furono quindi alcuni genealogisti in buonafede ( traditi da omonimie e dalla cattiva interpretazione dei documenti )

Moltissimi genealogisti in malafede ben consapevoli dell'utilizzo di omonimie e di documenti falsi

Vi furono poi autentici falsari che inserirono in documenti antichi nomi che non figuravano , che crearono diplomi reali o imperiali mai emessi , che crearono parentele basate solo su indimostrate omonimie , che infine distrussero i documenti che potevano rivelare i loro inganni

La commissione dell'albero genealogico e delle notizie sulla famiglia presupponevano un esito che compiacesse all'ordinante e moltissimi si adeguarono per denaro

 

Alla fine divenne una moda inventare favole : antenati bizantini , antenati crociati , antenati normanni , cavalieri di Carlo Magno, guerrieri del Barbarossa. o addirittura mitici giganti

Ciascuna famiglia aveva la sua favola basata su tradizione orale e non documentata

La presenza nell'ottocento sul campo di genealogisti tuttologi ( E PRIVI DI METODO SCIENTIFICO ) come il Crollalanza o lo Spreti o il Passerini (anche il Passerini ) o il Litta .............ha fatto da cassa di risonanza a vecchi studi genealogici ( PRIVI DI METODO SCIENTIFICO ) ed ha dato veridicita' coll'autorita' del loro nome a studi e a leggende che oggi non hanno piu' alcun valore

....Ripetete una bugia cento , mille , un milione di volte e diventera' una verita'

Le menzogne sono dure a morire

Conseguenza di cio' e' che ancor oggi si legge nelle storie familiari di incredibili favole genealogiche basate su eredita' verbali avvallate solo dall'autorita'(ad esempio ) del Crollalanza , che se nell'ottocento venivano accettate come vere in una reciproca accondiscendenza , oggi meriterebbero una denuncia d'ufficio per abuso della credulita' popolare

 

Leggo oggi nel 2020 un libro del 2010 recensito cosi :

...............Le parole con cui l'erudito del XVI secolo Antonio Augustino, nel suo Liber de familiis Romanorum, ricorda l'antica famiglia degli Aelii, o Ailii, o Alli, costituiscono una delle più antiche testimonianze sulle origini di uno dei pochi casati che possano vantare radici nella storia della Roma repubblicana.........................

 

Che qualcuno nel 2010 possa lasciar credere al lettore che esistano documenti di qualsiasi tipo che possano riallacciare la genealogia di una qualsiasi famiglia all'impero romano o peggio alla repubblica romana e' agghiacciante ed antistorico

Peggio ancora che si spinga il lettore a pensare che gli scritti di un qualsiasi erudito del passato possano esser portati come prova ( nessuno storico si sognerebbe oggi di far affermazioni senza documentarle con materiale coevo )

 

 

 

 

 

 

Il grande errore imputabile ai Crollalanza , agli Spreti , ai Mango di Casalgerardo , ecc , sono appunto di aver fatto da cassa di risonanza a favole ed invenzioni genealogiche giunte cosi ai giorni nostri, dando a vedere di avvalorarle solo nel riportarle , mentre avrebbero dovuto formulare dubbi e critiche

 

 

Difficilmente opere come quelle degli autori citati saranno possibili in futuro

L'Italia ha avuto la grande eta' comunale ( dei Comuni di popolo ) che e' stato un fatto di un innovazione sconvolgente in un Europa oscurata da un feudalesimo perdurante ma che ha fatto si che esista un Italia dalle cento patrie e nessuna uguale all'altra

Per questo motivo io ritengo impossibile essere un tuttologo

per questo ritengo inconcepibili e da prendersi con le molle il Crollalanza o lo Spreti ed anche il Litta , perche' in genealogia ritengo si possa coltivare solo un orticello non molto grande

Entrati nell'eta dei patronimici quando in un luogo non esistono ancora i cognomi si possono continuare a ricavare le genealogie e trovare le origini di una famiglia

Entrati nei patronimici perso il filo rosso del cognome ( che comunque in molti casi gia' si prestavava all'errore di omonimia ) il problema dell'omonimia si presenta moltiplicato di molto

E qui occorre un estrema conoscenza dei documenti ed una memoria dei nomi (avere un database ) ampissimo ecco perche' l'orto non puo' essere grande

Occorre ricordare migliaia di documenti

Quindi si puo' arrivare intorno all'anno 1000 e rarissimamente sfondarlo con notevoli rischi di un omonimia nascosta che richiede conoscenza della geografia antica delle vicende storiche e sociali insomma dell'ambiente

Questo spiega perche' l'orto genealogico di cui ci si occupa deve essere di piccole dimensioni

 

Nel passato i Crollalanza , gli Spreti , i Mango , i Litta , anche i Passerini per prima cosa non avevano a disposizione gli strumenti di cui oggi disponiamo , i metodi di studio non avevano la rigorosita' richiesta oggi , inoltre erano costretti a fidarsi di collaboratori che alla lunga si sono dimostrati a volte affidabili ed altre volte (il piu' delle volte : specie nelle origini delle famiglie ) completamente inaffidabili

 

 

Alcuni pasticci combinati dalle famiglie nobili per arricchire la propria storia familiare

Saggio del dr Francois Menant

Alterazione della storia di Bergamo  la famiglia Bonghi

 

Saggio del dr Massimo Angelini

Alterazione della storia familiare in Liguria Alcuni falsi familiari in Liguria

 

Saggio del dr Massimo Angelini

Alterazione della storia familiare  un falso su una famiglia Garibaldi

 

Da una discussione di Monaldo Leopardi padre di Giacomo

Alterazione della storia familiare  Recanati

 

Un saggio della dottoressa Roberta Mucciarelli : (edito in “Bullettino Senese di Storia Patria”, CIV, 1997, pp. 357-376)

Alterazione della storia familiare  La costruzione del mito attraverso le carte della Consorteria Piccolomini

 

 

 

 

Dall'errore "cassa da risonanza" non vanno esenti ancor oggi la Treccani e Wikipedia , che in alcuni casi continuano a riportare leggende familiari prive di qualunque documentazione e credibilita'

 

 

I GRANDI FALSARI DEL PASSATO

 

e' interessante ricordare la vita e le opere di Carlo Galluzzi ( 1616 - 1672 ) e di suo figlio Giacomo ( 1651-1685 ) che spiegano come fosse organizzata la falsificazione e come comportasse la distruzione di documenti veri vedi Treccani TRECCANI  CARLO GALLUZZI

 

 

FORSE IL PIU' GRANDE DI TUTTI

Alfonso Ceccarelli o Ciccarelli (Bevagna, 21 febbraio 1532 – Roma, 9 luglio 1583) è stato un falsario, storico, scrittore e genealogista italiano.

Provvide egli stesso, utilizzando molteplici pseudonimi (Fanusio Campano, Giovanni Selino, Jacopo Corello, Gabino Leto ecc.), a confezionare testi ”antichi” ricchi di fantastiche ricostruzioni storiche, intramezzate con alcune notizie vere ed altre false, quantunque a volte verosimili, tanto da riuscire spesso difficile distinguere le une dalle altre.

Con il suo nome, firmò numerosi testi di storia e di genealogia, quasi tutti rimasti manoscritti, basandoli prevalentemente sulle fonti da lui precostituite.

Trasse così in inganno numerosi storici, scrittori, genealogisti (ad esempio: Eugenio Camurrini, Giovanni de’ Crescenzi, Innocenzo Cybo Ghisi, Ferdinando Marra, Paolo Moriggia, Francesco Sansovino, Lodovico Vedriani, ecc.) i quali, con un approccio quantomeno accondiscendente, diedero credito a quanto da lui asserito. Fra i contemporanei, pochi furono coloro che sollevarono dubbi o perplessità; tra questi Alberico Cybo e Scipione Ammirato. Una disamina più attenta e critica delle affermazioni pseudo-storiche disseminate dal Ceccarelli fu elaborata a decorrere dal XVII secolo: da Leone Allacci, il primo che denunciò l'inconsistenza delle fonti e delle notizie da lui riportate, a Girolamo Tiraboschi, che gli riservò la maggior parte delle sue Riflessioni sugli scrittori genealogici, sino a studi più recenti. Ciò nonostante numerosi testi genealogici, agiografici o di storia locale continuano ad essere redatti facendo ricorso alla fantasiosa bibliografia ceccarelliana.

L'avidità di ulteriori e maggiori guadagni - nonostante la notorietà e ricchezza acquisite (nel 1580 fu pure nominato conte palatino dal pretendente al trono del Montenegro in esilio, Nicola Crnojevic) ed i pressanti inviti rivoltigli dal padre di lasciare Roma e ritornare in famiglia - lo spinsero a passare dalle mere contraffazioni storico-genealogiche, più o meno innocue, alle falsificazioni, anche su commessa, di testamenti, fidecommessi, passaggi di proprietà.

Vere e proprie truffe che, alfine, lo videro imputato innanzi il tribunale della Camera pontificia. Tra le accuse vi fu anche quella di aver prodotto un falso diploma con il quale l'imperatore Teodosio I (IV sec.) confermava la supposta donazione di Costantino (Constitutum Constantini), a lungo considerata la fonte istitutiva del potere temporale della Chiesa cattolica.

Incarcerato, ammise gli addebiti giustificando il suo comportamento in un memoriale che presentò in sua difesa. Al termine del processo, con sentenza del 1º giugno 1583 emessa da monsignor Girolamo Mattei, regnante Papa Gregorio XIII, il Ceccarelli fu condannato a morte e giustiziato

 

 

Eugenio Gamurrini deve collocarsi a mezza strada egli si limitava scientemente a inventare origini remotissime alle famiglie che lo ingaggiavano per una storia genealogica inventando di aver visto documenti a riprova

Cosi pure Aurelio Grifoni

E si bisticciavano pure tra loro accusandosi vicendevolmente:

 

 

 

In ambito fiorentino e' annosa come ricordato la questione su Ricordano Malispini e della glorificazione dei Buonaguisi e di alcune altre famiglie a cui viene data antichita'

La storia del Malispini contiene tutta una serie di elementi fantastici come la creazione di cavalieri aurati da parte di Carlo Magno

 

Antonio Maresti per Ferrara inventa stemmi e antichita' , per alcune famiglie cerca radici nell'antica Roma

FERRARA  Teatro genealogico ed istorico vol 1

FERRARA  Teatro genealogico ed istorico vol 2

 

 

 

 

 

 

In ambito diplomatistico si distingue il falso storico (documento formalmente genuino, che contiene dati inesatti o inventati) dal falso diplomatico (atto fabbricato per attestare atti giuridici o avvenimenti la cui documentazione originale è perduta). Si trovano molti esempi di entrambi i tipi di falso nel Medioevo: la critica moderna ha, per esempio, svelato i falsi privilegi fabbricati a loro favore dai monaci di Montecassino per retrodatare o ampliare i possessi della loro abbazia. Si ebbe una grande produzione di documenti falsi anche tra la seconda metà del 16° sec. e la prima metà del 18°, soprattutto per ragioni genealogiche, in Francia e in Italia. Attualmente i mezzi in possesso della critica diplomatica hanno di molto diminuito la fortuna dei falsi documentari, che costituiscono comunque un’interessante testimonianza storicoculturale.

( TRECCANI )

 

 

La falsificazione sulla storia familiare ha imperato in mille forme e per molti secoli

Talvolta ha coinvolto personaggi insospettabili

Nel bel saggio di Luca Trapani sugli Usimbardi di Colle

 

 

da sottili alterazioni a grossolane alterazioni

alterazione storia familiare  Albero ouero Genealogia de' signori Lazara

delle

 

SE IL CAMMINO UMANO E' IN DIVENIRE E IL POTER VOLGERSI AL PASSATO COMPRENDENDOLO E' QUELLO CHE SI CHIAMA ESPERIENZA

OCCORRE MEDITARE PROFONDAMENTE SU QUESTI SECOLI NEO-FEUDALI

COMPRENDERE I MOTIVI INTELLETTUALI , ETICI ,E RELIGIOSI CHE LI HANNO RESI POSSIBILI

SI SANCI L'INEGUAGLIANZA COME REGOLA DI VITA

PER LUNGHI SECOLI LA NOSTRA NAZIONE SI ADDORMENTO' , E SI AVVILI ,

 

 

 

 

 

considerazionigenealogiche

 

 

Una delle opere prave dei genealogisti e' l' epurazione dei parenti poveri dagli alberi delle famiglie nobili ( di quei parenti che puzzando di stalla mettevano tanto a disagio ) .Relegando di fatto i poveri a non avere storia

 

 

 

 

E' un concetto giunto fino ai nostri giorni un contadino non poteva essere parente di un aristocratico

Concetto che contrasta il buonsenso , e induce a fantasticare oltre i confini del reale

Concetto che falsa la STORIA e falsando la storia altera l'esperienza collettiva e induce a rapporti causa--effetto slegati da una legge generale

 

Interessante e controcorrente e' questo estratto da un intervento del prof Alfeo Giacomelli - Università di Bologna , Estratto un po’ lungo ma molto arricchente per chi ama la geneologia


In molti casi l’articolazione complessa di una famiglia di origini contadine e popolari è facilmente dimostrabile: i Tanari (da Tanaro evidente contrazione di Montanaro) di Gaggio Montano, in pochissimi decenni, già nella seconda metà del Quattrocento divennero articolatissimi e dettero presto origine a due rami cittadini e nobili (di cui uno poi patrizio e marchionale) con persistenti possessi anche locali, ma a lungo sussistettero anche rami soltanto locali e fumanti, in parte discretamente possidenti e con connotazioni ecclesiastico notarili, in parte poveri e quasi proletarizzati. L’origine comune dei ricchi e potenti aristocratici cittadini e dei rami contadini e poveri era perfettamente nota. La famiglia patrizia (che ancora dopo l’unità d’Italia dava un ministro dell’agricoltura) potrebbe ancora sussistere (tra i due secoli c’era ancora un ingegnere a Milano), di certo sussistono, numerosi, i rami popolari nella stessa Gaggio. Processi di decadenza sono attestati con qualche frequenza: i potentissimi conti Panico, derivati dai conti di Bologna, finirono per inurbarsi e decadere a piccola nobiltà – borghesia per poi in gran parte estinguersi e il ramo più rilevante sembra si estinguesse in età moderna migrato a Padova, ma sicuramente altri esponenti decaddero in loco al grado di contadini e fumanti e la mia impressione è che, come per gli Stagnesi, in parte potessero anche decadere ed imparentarsi con famiglie fumanti dell’alta montagna.
Almeno nel caso bolognese, però, sarebbe profondamente errato desumere dalla persistenza, anche frequente, di molti cognomi nobili e patrizi, la persistenza di rami popolari o decaduti di uno stesso casato. A Bologna l’adozione e la sostituzione di famiglie era frequente ma frequentissimo era il caso che i contadini di una tenuta o di un podere nobiliari finissero per essere designati col cognome dei proprietari illustri e che questo si fissasse sostituendo eventualmente diversi cognomi originari: per alcune famiglie questo non sembra essersi verificato, ma per altre è avvenuto in maniera rilevante, specie per Legnani, Lambertini, Magnani, Fantuzzi, ecc. per non parlare degli innumerevoli casi dei cognomi originati da professioni. A Bologna la tendenza alla "sostituzione" di famiglie antiche con altre recenti, in origine caratterizzate da altri cognomi, era così diffusa che in parte venne accettata ed avallata dalle stesse famiglie antiche, mentre in altri casi fu lo stesso potere politico aristocratico a favorirla. Tra Sei e Settecento, ad esempio, un oste suburbano Mittarelli, arricchito, divenne noto come Marescotti in quanto oste "alla Marescotta", osteria collegata in origine ad una tenuta della famiglia patrizia. Il cognome passò al figlio dottore e da lui al nipote Jacopo, lettore dello studio e grande idraulico, particolarmente benemerito per aver difeso gli interessi bolognesi e favorito l’avvio della grande bonifica settecentesca. Gran parte della sua rilevante ricchezza derivava però dalle speculazioni mercantili e dagli appalti del suocero Berselli, specificamente attraverso Civitavecchia, che intorno al 1768-70 vennero convertite in notevoli investimenti immobiliari. Fu lo stesso senato aristocratico a promuoverne d’ufficio la nobilitazione (a cui si aggiunse un marchesato estero) con l’avvallo del cognome Marescotti, sebbene la famiglia patrizia, in decadenza ed a rischio d’estinzione, sedesse ancora in senato. Le proteste di questa non vennero accolte e dettero origine solo ad un compromesso: i nuovi ma ricchi nobili si chiamarono Marescotti Berselli e conseguirono immediatamente parentadi di rango patrizio, mentre gli antichi patrizi declinavano verso rango e parentele borghesi. Del resto le grandi famiglie patrizie erano le prime a fare, da molto tempo, impressionanti falsi genealogici nei quali esse stesse non credevano: a Bologna, ad esempio, i Grassi rivendicavano la continuità coi Grassi "Clarissimi" già illustri e caratterizzati da vescovi nel XII sec.; alterarono probabilmente ancora le loro più specifiche genealogie per nascondere la discendenza illegittima da cardinali e cortigiane e, a loro volta, finirono per riconoscere l’improbabile derivazione di famiglie fiamminghe o dei Grassi del palazzo veneziano, nobilitati da recenti e popolane origini chioggiotte.
Tuttavia in certi casi l’identità delle origini tra famiglie nobili e famiglie popolari potrebbe anche non essere esclusa, perché, per altre famiglie anche importanti, molte diramazioni su vasta scala sono ampiamente documentate per motivi politici, economici (ad esempio filiali mercantili ma talora anche di semplici contadini) o per "servizio" (così, ad esempio, documento esponenti di famiglie capugnanesi in importanti collocazioni a Venezia – Vicenza tra Cinque e Seicento).
…..
Questa lunga digressione solo per confermarle che credo nella microstoria, in una storia minuta e documentata, e specificamente anche in una circostanziata storia delle famiglie. Senza le grandi sintesi storiche la microstoria è insignificante, ma, viceversa, le grandi sintesi spesso rischiano le più grossolane approssimazioni e gli abbagli delle ideologie e la microstoria (anche la storia delle famiglie) può far emergere tutta una trama minuta di relazioni significanti ed insospettate, rompere luoghi comuni sedimentati, far emergere in particolare la complessità e la costante circolarità tra strati sociali, tra mondo urbano e mondo rurale, tra cultura accademica e cultura popolare come tra gerarchia e accentramento ecclesiastico e pietà popolare. Perciò (indipendentemente da ogni specifica valutazione, che ora non sono in grado di dare) le rinnovo il mio compiacimento per la sua ricerca ed anche per la sua "non professionalità accademica". Nonostante la crisi dell’istruzione e dell’università, l’università rimane certamente il luogo privilegiato della ricerca più aggiornata e spesso fuori di essa la ricerca rivela caratteri di improvvisazione e dilettantismo, ma, contemporaneamente non è difficile constatare che anche la ricerca accademica è spesso irretita da preconcetti e pregiudizi consolidati, da autoritarismo, da un’erudizione spesso fine a se stessa e da un eccesso anche servile di citazioni (citare per essere citati) a scapito dell’originalità e della diretta ricerca documentaria, di quella capacità di intuizione e comprensione che spesso deriva immediata da una diretta conoscenza di ambienti, cose e persone, da cui, ad esempio, l’importanza anche di uscire dagli archivi e dagli studi, di andare direttamente sui luoghi per una "storia camminata". Buon lavoro dunque.

 

 

 

 

Non buttate il Crollalanza.....

Storia dei Politi

Storia degli Sturani di Ancona

Storia dei Canossa di Verona

Storia dei Cavalieri d'oro

Storia dei Piccolomini

Storia dei Bonghi di Bergamo

Carlo magno il mafioso

Un falso stemma Uberti / ufficiale

 

 

importanti questi studi

Guido da Canossa ---Treccani---Gherardo Ortalli

Bonifacio da Canossa---Treccani--Gherardo Ortalli

Il cavallo di Gabrotto di Canossa

Storia dei Canossa di Verone e di Mantova

 

 

Tutte queste invenzioni , questa fantastoria ha contribuito a creare l'assioma "falso come un genealogista " ha contribuito a distaccare la STORIA sul piano documentale dalla STORIA DI FAMIGLIA

Strappandole quel ruolo fondamentale di "cartina di tornasole" alla conferma dei fatti raccontati dalla STORIA

 

 

considerazionigenealogiche

 

Per quanto riguarda i Carnesecchi fiorentini non ho notato la costruzione di nessuna leggenda particolare

Solo il tentativo di oscurare l'antenato beccaio ( Piero Carnesecca ) con la creazione di un fantomatico antenato di nome CAROSECCO dai contorni imprecisati ( vedi Gio Bonaventura )

Piu' aggressivi i Carnesecchi di Ulivieri che mirano al sodo

Si servono di ogni mezzo per accedere allo stato nobiliare ed alla fine ci riescono

 

 

La vera situazione critica viene in luce nei fatti ereditari legati ad antichi fidecommisso

Da queste vicende i poveri sono totalmente esclusi e probabilmente non hanno mezzi economici per far valere eventuali diritti

Le vicende di questo tipo si possono scorgere nei successivi passaggi di proprieta' del castello di Fiano che passato di mano tra tre rami aristocratici finira' sempre per via ereditaria in mano agli Aulla pisani senza chiamare in causa Carnesecchi poveri

 

 

 

Una cosa vorrei sottolineare :

Nonostante le manchevolezze la ricostruzione di molte genealogie che giungono ai primi decenni del cinquecento fatta su queste pagine permette a chi di cognome Carnesecchi con una propria indagine genealogica giunga agli anni intorno a fine cinquecento di avere la possibilita' di trovare il cammino facilitato nella discesa alle origini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN BISOGNO INCONSCIO……………………

 

Perche’ ricercare le nostre radici ? Perche' fare una ricerca storico genealogica ?

I morti sono morti , le loro vicende non interessano piu’ a nessuno

Conta solo cio’ che siamo noi………i nostri antenati non cambiano cio’ che siamo ………...Una briccone rimane un briccone anche se aveva il nonno santo……………..

…………………………………………………………………………………

In realta’ noi siamo anche il nostro passato

Non ci e’ certo possibile dimenticare nostro padre o nostra madre che sono le persone che piu’ ci hanno amato , che tutto ci hanno perdonato

Gli episodi della nostra fanciullezza riempiono ancora le nostre menti ,vivono in noi ,inteneriscono il nostro cuore , fanno comunque parte del nostro modo di essere.

Ed anche i racconti delle vicende dei nostri genitori fanno parte della nostra vita

E cosi quelle dei nonni

…………………………………….

Noi siamo atavicamente programmati per non vivere da soli per avere una famiglia , per avere un villaggio

Io credo sia nei meccanismi di questa nostra programmazione che risieda il nostro interesse alle vicende delle persone da cui discendiamo

Noi siamo programmati non solo per guardare avanti ma anche per ricordare

Buona parte della nostra vita emotiva e’ legata ai ricordi

……………………………………………….

 

Noi abbiamo bisogno di ritrovare il nostro passato , non so perche' ma ne abbiamo bisogno

 

Cercate le vostre radici !

Se vostro nonno era un pescatore , un macellaio , …… , siatene fieri . Perche’ era vostro nonno e sicuramente nella sua vita troverete mille atti di quell’eroismo quotidiano che sempre e’ necessario per vivere

…………………………………

……………………………………

Il mio bisnonno era un contadino e sicuramente passo’ dei momenti difficili ma mise al mondo dei figli li amo’ li crebbe , insegno’ loro ………e non fu meno degno di altri Carnesecchi che vissero in condizioni sociali piu’ vantaggiose …….e comunque , con la sua vita , anche lui partecipo’ a scrivere la storia ……….e principalmente anche lui fu amato dai suoi figli che erano i miei nonni ………..che io a mia volta amai…………………….

 

 

Un ultima cosa non annoiate gli estranei raccontando la storia della vostra famiglia.

Tenete il racconto per voi e per i vostri figli . Perche' e' il passato che crea il cemento tra la generazione futura e la generazione presente .

 

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Un libro che ho trovato di alto interesse e la cui lettura consiglio caldamente e' questo di Ernst Hinrichs pubblicato nella Biblioteca Universale Laterza nella scorrevole traduzione di Elena Franchetti

Alle origini dell'eta' moderna

 

Un libro che giustamente esamina in un analisi ad ampio spetro i paesi europei , ma non l'Italia ridotta in quei secoli ad una situazione praticamente marginale quasi di inesistenza

 

 

Introduzione al nuovo secolo

 

 

Noi che viviamo questi nostri giorni del 2000 li riconosciamo come tempi di grandissimo mutamento

Troviamo il pensiero sempre in ritardo rispetto agli avvenimenti

L'energia nucleare , la globalizzazione ,l'informatica . le stampanti 3D , i robot . il commercio su Internet , la grande distribuzione . la microchirugia , i vaccini

la rapidita' con cui vengono scambiate le informazioni ha tempo quasi di contemporaneita al momento in cui si determinano

La mole delle informazioni e' enorme rispetto alle possibilita' del cervello umano

Pensiamo che tutta l'economia sia in continuo cambiamento e che la scuola sia inadeguata ai tempi nuovi e che l'uomo sia impreparato alle nuove necessita' del lavoro

Pensiamo che le ore di lavoro giornaliero debbano esser drasticamente ridotte perche' le nuove tecnologie hanno diminuito drasticamente il fabbisogno di manodopera

Pensiamo che il problema della distribuzione della richezza prodotta sia un problema immenso e' che debba essere affrontato

Tempi di globalizzazione tempi di mutamenti continui in un mondo lento a reagire

 

 

Ma anche il secolo XVI si prospettava per quegli uomini un tempo di enorme mutamento

che li rendeva incapaci di affrontarlo

che avrebbe sconquassato equilibri che parevano consolidati

Dal punto di vista commerciale :

la scoperta dell'America e l'afflusso di richezze nuove cambiavano economia e politica

Vi e' un afflusso di metalli preziosi dalle colonie spagnole e portoghesi

nuove rotte commerciali cambiano il modo di commerciare, nuove Nazioni prendono in mano i commerci internazionali

La mentalita' calvinista spinge gli uomini a mettersi alla prova

 

Gli Ottomani sono alle porte di Vienna e gravano sul mar Adriatico e sulla Repubblica di Venezia

L'arte della guerra si modifica completamente durante la guerra dei cento anni

La polvere da sparo preparava il terreno ad armi di grande distruttivita' contro cui le mura comunali potevano poco o niente , gli eserciti nazionali promuovevano un nuovo modo di fare la guerra , le artiglierie mobili e gli archibugi rendono la cavalleria pesante qualcosa di superfluo

L'Europa si appresta a divenire l'Europa delle sovranita' nazionali unificate sotto una casa regnante

restano escluse da questo processo solo le nazioni che piu' rappresentavano l'impero e il papato : Germania ed Italia

S'impone quasi dappertutto il concetto di nobilta' di sangue per la necessita di assogettare i ceti dirigenti all'obbedienza

Mentre per quasi tutta Europa si ha una continuita' col mondo feudale medioevale in Italia le cose vanno in maniera completamente diversa

Il mondo feudale ( in modo particolare nel centro nord ) ha una cesura con la splendida estraordinaria esperienza dei comuni di popolo

Comuni di popolo che scivolano lentamente in esperienze signorili o comunque esperienze repubblicane oligarchiche ( molto probabilmente sotto la spinta della mentalita' feudale prevalente in Europa )

L'Italia ha avuto la grande eta' comunale ( dei Comuni di popolo ) che e' stato un fatto di un innovazione sconvolgente in un Europa oscurata da un feudalesimo perdurante ma che ha fatto si che esista un Italia dalle cento patrie e nessuna uguale all'altra

Il papato come freno all'unificazione tenendo separati Nord e Sud del paese

 

 

Cambia la famiglia col concetto di nobilta' e il divieto ai lavori meccanici

In Europa abbiamo una nobilta' guerriera

In Italia le famiglie nobili ( che derivano dal mondo mercantile ) ripiegano sulla proprieta' terriera

le famiglie nobili dipendono economicamente dal sovrano

le famiglie nobili si condannano all'estinzione concentrando tutte le aspettative di riproduzione su un unico figlio erede condannando gli altri a una vita di celibato o di religione

 

Le famiglie contadine risentono della forte oppressione di questa nobilta' che stenta a mantenere il proprio decoro e ha sempre bisogno di piu' risorse strozzando i lavoratori della terra

In Italia cessano i grandi commerci, le industrie

Rimane la terra come unico mezzo di una grama sopravivenza

 

 

Sforza , Braccio da Montone , Giovanni dalle bande nere , i Baglioni ,................................................

 

Cambia la religione

Papato ed impero perdono importanza

La religione in Europa si assogetta completamente allo Stato ed al sovrano

In Italia la religione invece domina gli staterelli ed oscura ogni forma di pensiero

Anche la Spagna e' pervasa da una cupa religiosita'

E la Spagna domina su Milano e sul Regno di Napoli ed ha una grande influenza sul Granducato di Toscana

Si diffondono costumi spagnoleggianti : cupi e moraleggianti , un malinteso senso dell'onore spinto a formalismi ridicoli

Il malgoverno spagnolo spinge ad una burocrazia esagerata , ad una delinquenza diffusa

 

 

in Europa la lettura della Bibbia crea un alfabetizzazione di massa

La stampa a caratteri mobili e il protestantesimo provocavano una nuova culturizzazione delle masse del nord Europa

La riforma e l'oscurantismo protestante che cerca di imporre la conciliazione tra la scienza e la Bibbia

La controriforma e l'oscurantismo cattolico in Italia creano un ritorno all'analfabetismo di massa

Un Nord ingegnoso soffoca strozzato dalla Chiesa e dalla Spagna

Galileo e' processato : una delle pagine piu' nere per l'Italia e la Toscana

 

 

Un mondo in continuo cambiamento ed in continuo conflitto

Un mondo che non seppe gestire la trasformazione e dette vita in Italia ad un lungo periodo di oscurantismo nei secoli XVII E XVIII

Spettera' alla Francia e all'illuminismo francese il compito di aprire ad un mondo piu' consapevole

 

La grande differenza tra le due situazioni e' legata alla lentezza o alla rapidita' con cui si ci rendeva conto dei mutamenti

e quindi ai tempi di reazione

E alla percezione e alla consapevolezza di nuovi diritti per l'uomo

 

 

Mi preme sottolineare una cosa

In quell'enclave dove nel XII XIII secolo erano nati i liberi comuni italiani che avevano dato a tutti la possibilita' di modificare il proprio destino e quello dei propri figli attraverso l'artigianato e la mercatura ora produzione e mercatura ristagnavano

Nuovi popoli si avanzavano e diventavano protagonisti ed i mercanti italiani arrancavano cercando disperatamente di conservare i mercati da cui venivano scacciati

Molti ( col senno del poi i piu' accorti , investivano sulla terra e sulla rendita di corte o sulla rendita ecclesiastica ) i meno accorti logoravano le proprie risorse economiche

Nei secoli XVI XVII XVIII si assiste in Europa all'accentuarsi di un nuovo sistema feudale ed in Italia all'instaurarsi di un sistema feudale dimenticato da secoli

In Italia il crollo dell'Industria e del Commercio provoca un importante ritorno alla terra di uomini di famiglie di tradizione commerciale o artigiana come braccianti o mezzadri

 

E chi in questi secoli in Toscana cade nel buco nero del "lavoratore della terra" difficilmente ha piu' la possibilita' di uscirne fino a tutto il XVIII secolo

 

 

 

FRANCESCO GUICCIARDINI, Ricordi, XXVIII (1530).

 

Io non so a chi dispiaccia più che a me la ambizione, la avarizia e le mollizie de' preti; sí perché ognuno di questi vizi in sé è odioso, sí perché ciascuno e tutti insieme si convengono poco a chi fa professione di vita dipendente da Dio; e ancora perché sono vizi sí contrari che non possono stare insieme se non in uno subietto molto strano. Nondimeno el grado che ho avuto con più pontefici, m'ha necessitato a amare per el particulare mio la grandezza loro; e se non fussi questo rispetto, arei amato Martino Luther quanto me medesimo, non per liberarmi dalle legge indotte dalla religione cristiana nel modo che è interpretata e intesa communemente, ma per vedere ridurre questa caterva di scelerati a' termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza autorità

 

TRE COSE CHE PENSAVA CIASCUN FIORENTINO AMANTE DELLA PATRIA SUA

 

<< Tre cose desidero vedere innanzi alla morte : uno vivere di repubblica bene ordinato nella citta' nostra , Italia liberata da tutti e barbari e liberato il mondo dalla tirannide di questi scellerati preti >>.

Francesco Guicciardini

 

 

Wikipedia :

Clemente VII, nato Giulio Zanobi di Giuliano de' Medici (Firenze, 26 maggio 1478 – Roma, 25 settembre 1534), esponente della famiglia fiorentina dei Medici, fu il 219º papa della Chiesa cattolica dal 1523 alla morte.

 

Ippolito di Giuliano de' Medici (Urbino, marzo 1511 – Itri, 10 agosto 1535), unico figlio, per di più illegittimo, di Giuliano de' Medici, duca di Nemours[2][3], fu un cardinale e un arcivescovo italiano, che governò come "capo della città" di Firenze fino alla "terza cacciata dei Medici" nel 1527 e che partecipò alla spedizione dell'imperatore Carlo V d'Asburgo contro i Turchi del 1532.

 

Alessandro de' Medici, detto il Moro (Firenze, 22 luglio 1510 – Firenze, 6 gennaio 1537), fu duca di Penne dal 1522, poi signore di Firenze dal 1523 al 1527 e dal 1530 al 1532, e infine primo duca di Firenze dal 1532 alla morte. Venne assassinato nel 1537 da Lorenzino de' Medici e da un suo sicario.

Fu riconosciuto figlio illegittimo di Lorenzo II de' Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, ma molti lo ipotizzano come figlio naturale del cardinale Giulio de' Medici (che sarebbe diventato più tardi papa Clemente VII).

Con la capitolazione della Repubblica fiorentina al termine dell'assedio di Firenze del 1530, per l'accordo di Barcellona tra l'imperatore Carlo V e il papa Clemente VII, appoggiato dalle armi spagnole divenne il nuovo padrone di Firenze.

 

Cosimo I de' Medici (Firenze, 12 giugno 1519[1] – Firenze, 21 aprile 1574[1]) è stato il secondo ed ultimo duca della Repubblica Fiorentina, dal 1537 al 1569, e, in seguito all'elevazione dello Stato mediceo a Granducato di Toscana, il primo granduca di Toscana, dal 1569 alla morte, avvenuta nel 1574.

Figlio del condottiero Giovanni de' Medici, detto delle Bande Nere, e di Maria Salviati, apparteneva per via paterna al ramo cadetto dei Medici detto dei Popolani, discendente da quel Lorenzo de' Medici detto il Vecchio, fratello di Cosimo il Vecchio, primo Signore de facto di Firenze, mentre era discendente per via materna dal ramo principale stesso, in quanto la madre era figlia di Lucrezia de' Medici, a sua volta figlia di Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze.

In questo modo Cosimo I portò al potere il ramo cadetto dei Popolani e diede vita alla linea granducale.

 

Wikipedia

 

 

 

 

 

 

 

 

Storia cronologica della toscana dal 1532 al 1737

 

 

Su internet ho trovato questo lavoro che penso si debba attribuire a Gaetano Greco professore dell'universita' di Siena.

Visto che e' stato messo su internet per cultura di tutti anch'io me ne avvalgo per ambientare la nostra storia. ( evitandomi di fare un lavoro gia' ottimamente fatto che probabilmente non saprei fare con la medesima competenza )

Per fedelta' al testo riporto a fondo pagina la cronologia completa ( da cui questo estratto ) che copre il periodo ben piu' vasto che va dal 1400 all'eta' napoleonica e il curriculum del professore

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SCENARIO STORICO  Storia cronologica della Toscana 1532---1737

 

 

 

 

 

 

Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore

 

La restaurazione dei Medici nel 1512 non fece che esarcerbare il conflitto fra i loro partigiani e i cittadini che avevano avuto stretti legami con la repubblica. La fedelta' alle istituzioni e tradizioni repubblicane era molto diffusa nell'aristocrazia fiorentina del primo cinquecento , come testimoniano gli scritti di Niccolo' Machiavelli e Francesco Guicciardini .

 

 

 

Lodovico Alamanni , partigiano dei Medici , scrisse nel 1516 un'acutissima analisi della situazione fiorentina dopo la restaurazione dei Medici . La lettera dell'Alamanni al capo del governo in carica , Lorenzo di Piero dei Medici , conteneva suggerimenti per la trasformazione dei cittadini fiorentini in cortigiani sottomessi al potere mediceo : << …In Fiorenza non degnano di fare reverentia a qualunche , bene la meritassi , si non a' suoi magistrati , et a quegli per forza e con fatica . Et per questo sono tanto alieni da' modi delle corte , che io credo che pochi altri sieno tanto ; non dimeno , quando sono di fuori , non fanno cosi . Credo proceda da questo che nel principio dovea parere loro cosa troppo disadacta il cavarsi quel loro cappuccio ; et questa loro infingardagine si ridusse in consuetudine , et di consuetudine in natura ; et per quel che io lo credo , e che quando e son fuor della loro terra et di quello habito , manco par loro fatica assai el conversare co' principi . Questa fantasia da' vecchi non si leverebbe mai , ma e' sono savii et de' savi non si deve de' temere , perche' non fanno mai novita' , E giovani facilmente si divezzerebbero da questa civilta' et assuefarebbonsi alli costumi cortesani , se'l principe volessi.

El quale per far questo , bisognarebbe che disegnassi tritamente et eleggessi tucti quei giovani che nella nostra citta' ….sono da dovere essere extimati , et mandassi hora per questo , hora per quello ,et dicessi loro che harebbero caro e' verissimo ad star seco , et che tucti darebbe quello exercitio et quella provisione che se gli convenissi . Nessuno gli ne negarebbe , et venuti che fussino alli suoi servitii , subito sarebbe da far cavare loro l'habito civile et ridurgli ad la la cortigiana come tucti gli altri suoi >>.

 

 

 

In questa diagnosi sulla situazione fiorentina l'Alamanni dava prova di preveggenza : egli configurava esattamente la funzione che avrebbero svolta le grandi famiglie . Prima con riluttanza , poi con sempre crescente adesione , l'aristocrazia accetto' di avere un ruolo cortigiano sotto il governo di una serie di Medici : Lorenzo ,il cardinale Giulio ( poi papa Clemente VII ) , Alessandro , e infine il granduca Cosimo I . La carriera di Francesco Guicciardini e' , sotto questo profilo esemplare .

Discendente di uno dei piu' illustri casati fiorentini Guicciardini era un repubblicano convinto , e aveva scritto nel 1512 : << Tre cose desidero vedere innanzi alla morte : uno vivere di repubblica bene ordinato nella citta' nostra , Italia liberata da tutti e barbari e liberato il mondo dalla tirannide di questi scellerati preti >>. Ciononostante accetto' di servire i Medici e ne acquisto' il favore , dopo la caduta della Repubblica nel 1530 , per averne perseguitato i capi. Era spesso necessario aveva osservato nei suoi " Ricordi " , per gli uomini vivere sotto la tirannide , adeguando la loro condotta alla situazione. Se un tiranno era << sanguinoso e bestiale >> , bisognava andare in esilio . <<Ma quando el tiranno , o per prudenze o per necessita' e per le condizioni del suo stato , si governa con rispetto , un uomo bene qualificato debbe cercare d'essere tenuto d'assai e animoso , ma di natura quieto , ne' cupido di alterare se non e' sforzato , perche' in talo caso el tiranno ti carezza e cerca di non ti dare causa di pensare a fare novita' …..>>

Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore

 

 

 

 

TRE COSE PENSAVA IN SEGRETO CIASCUN FIORENTINO AMANTE DELLA PATRIA SUA

 

<< Tre cose desidero vedere innanzi alla morte : uno vivere di repubblica bene ordinato nella citta' nostra , Italia liberata da tutti e barbari e liberato il mondo dalla tirannide di questi scellerati preti >>.

 

 

 

Guicciardini , nonostante queste aspirazioni , si piego' al potere per quieto vivere e per tornaconto individuale .E come il Guicciardini e tanti altri molti Carnesecchi si piegarono al nuovo indirizzo delle cose

Fra loro forse solo Lorenzo di Zanobi e forse Manzo , si misero contro Alessandro e piu' tardi il solo GiovanBattista di Gherardo si pose contro Cosimo I

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

BALIA CHE RIFORMA LO STATO IN SENSO PRINCIPESCO

 

Andrea di Paolo di Simone Carnesecchi mediceo

Bernardo di Andrea di Bernardo Carnesecchi mediceo di

Zanobi di Francesco di Berto di Zanobi Carnesecchi

 

 

 

 

 

PRIMI SENATORI DELLO STATO RIFORMATO

 

Andrea di Paolo di Simone Carnesecchi

Bernardo di Andrea di Bernardo Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DUCATO DI FIRENZE

 

 

Se Papa Clemente VII avesse potuto immaginare il breve regno e la tragica fine del proprio figlio Alessandro non so se avrebbe avviato il meccanismo di guerra che doveva metter fine al regime repubblicano

La morte colse Clemente ancor giovane ( 26 maggio 1478 -- 25 settembre 1534 )

Il figlio Alessandro (22 luglio 1510--6 gennaio 1537 ) ucciso da Lorenzino de Medici fece a tempo a regnare come Duca un brevissimo lasso di tempo dal 1530 al gennaio 1537

In quel poco tempo si attiro' un odio profondissimo per i suoi modi tirannici e brutali

 

 

IL PRINCIPATO MEDICEO

 

 

 

LA BREVE STAGIONE DEL DUCA ALESSANDRO

 

 

Alessandro de' Medici primo Duca di Firenze

Fu riconosciuto figlio illegittimo di Lorenzo II de' Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, ma molti lo ipotizzano come figlio naturale del cardinale Giulio de' Medici (che sarebbe diventato più tardi Papa Clemente VII). Non è chiaro se fosse per metà nero, forse nato dalla relazione tra Lorenzo II (o Giulio) e una serva mulatta di casa Medici, identificata nei documenti come Simonetta da Collevecchio (Collevecchio in Sabina); altre fonti indicano come sua madre una contadina della campagna romana. Comunque grazie al colore della propria pelle si guadagnò il soprannome de "il Moro".

Con la capitolazione della Repubblica fiorentina, per l'accordo tra l'imperatore Carlo V e il papa Clemente VII, appoggiato dalle armi spagnole divenne il nuovo padrone di Firenze.

Una volta assunto il potere a Firenze, Alessandro cominciò quella trasformazione delle istituzioni repubblicane fiorentine, che invece il trattato di resa della città gli imponeva di rispettare e che sarebbe poi stata portata a termine da Cosimo I, suo lontano cugino e suo successore al governo. Ad esempio Alessandro, avendo vissuto sempre alla corte imperiale di Carlo V, ne portò a Firenze gli usi, come quello di circondarsi di una guardia di Lanzi armata di alabarde, che spaventarono e sconcertarono i fiorentini, usi a vedere anche i più autoritari tra i Medici, comportarsi con ben altra discrezione.

Alessandro dunque cominciò a imprimere un tipico carattere sempre più "principesco" al proprio governo e ad eliminare i simboli, cari ai fiorentini, delle istituzioni repubblicane/comunali. Tra queste iniziative la più significativa fu certamente quella di incaricare Benvenuto Cellini (che ne riferisce nella sua autobiografia) di preparare monete di taglio diverso dal fiorino, con la propria immagine. Inoltre Alessandro pretese (di nuovo contro i trattati) la consegna di tutte le armi possedute da privati cittadini, il che non gli impedì di morire, poco dopo, trafitto da un suo parente, Lorenzino de' Medici con il quale aveva un rapporto poco chiaro, che alcuni accenni (celebre la descrizione di Cellini) vorrebbero addirittura morboso.

Con il suo Ducato, le istituzioni fiorentine conservavano una parvenza di democrazia solo attraverso un simbolico Consiglio dei Duecento ed un simbolico Senato, composto dal 1532 di quarantotto membri nominati a vita con un blando potere decisionale, più che altro consultivo. E la carica di senatore rimase un'alta onorificenza anche per tutto il successivo periodo del Granducato di Toscana.

Alessandro sposò la figlia naturale (poi legittimata) dell'Imperatore Carlo V, Margherita d'Asburgo il 18 gennaio 1536, ma il loro breve matrimonio non ebbe alcuna discendenza.

Wikipedia

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

Manzo Carnesecchi osteggia il Duca Alessandro

 

Manzo Carnesecchi  ……….Manzo Carnesecchi e il suo atteggiamento verso il nuovo Duca

 

( E' ben immaginabile che Manzo fosse un soprannome e mi e' particolarmente difficile capire chi era questo Carnesecchi )

compare in una lettera del Busini al Varchi :

 

 

 

non so se per meriti veri ( non conosco le fonti di Revere ) o fantastici ( e' molto probabile ) Giuseppe Revere lo utilizzi nella sua opera teatrale "Lorenzino de Medici "

dove pronuncia un bel : MANZO CARNESECCHI NON E' USO A FUGGIRE

 

http://books.google.it/books?id=KDQtAAAAMAAJ&pg=PA87&dq=manzo+carnesecchi#v=onepage&q=manzo%20carnesecchi&f=false

 

 

 

 

LORENZO DI ZANOBI DI SIMONE

TRA I PROCURATORI DEI FUORIOSCITI PER IL RISPETTO DEI TERMINI DI RESA

 

Lorenzo Carnesecchi , l'eroico difensore della Romagna fiorentina , era ovviamente molto stimato dagli esuli ,

 

 

 

 

 

 

Secondo B. Varchi (Storie fiorentine, in Opere di Benedetto Varchi, Trieste, Llyod Austriaco, 1858, p. 369) questi procuratori sono : Galeotto Giugni (sostituito da Filippo Parenti), Salvestro Aldobrandini, Jacopo Nardi, Paolantonio Soderini, Lorenzo Carnesecchi, Luigi Alamanni (sostituito da Dante da Castiglione). J. Nardi (Istorie della città di Firenze, a cura di L. Arbib, Firenze, Società editrice delle storie del Nardi e del Varchi, 1838-1841, vol. II, l. 10, p. 243), al posto di Paolantonio Soderini, menziona Antonfrancesco degli Albizzi, e dice di avere sostituito egli stesso l’Alamanni allora residente in Francia (cf. anche la sua lettera a Filippo Strozzi del 6 giugno 1536, in V. Bramanti, « Lettere inedite di Jacopo Nardi », Archivio Storico Italiano, 579, gennaio-marzo 1999, p. 113).

 

Questo del prof Paolo Simoncelli e' un libro ( Fuoriscitismo repubblicano fiorentino 1530 - 1554 ) molto consigliato per chiarire quel confuso periodo della Repubblica fiorentina in esilio quando si aveva ancora velleita'di restaurare lo Stato oligarchico

Periodo che terminera' definitivamente con la conquista di Siena e la costruzione dello Stato regionale da parte di Cosimo I e il definitivo consolidamento di una dinastia

 

 

LORENZO MORIRA' IN QUESTO TEMPO E NON POTRA' ESSERCI NEL TRAGICO TENTATIVO DI MONTEMURLO

 

 

 

 

 Il Duca Alessandro fu assassinato da Lorenzo (Lorenzino) di Pierfrancesco de' Medici, detto anche Lorenzaccio (Firenze, 22 marzo 1514 – Venezia, 26 febbraio 1548),

Appartenente al ramo popolano della celebre dinastia, è passato alla storia soprattutto come assassino di suo cugino,

Nato a Firenze, Lorenzino era figlio di Pierfrancesco de' Medici e di Maria Soderini. Dopo la morte del padre (1520), che avvenne quando era appena fanciullo, fu allevato dalla madre e dai tutori Giovanni Francesco Zeffi e Varino Favorino di Camerino alla villa del Trebbio, dove crebbe accanto al futuro Cosimo I de' Medici e al futuro Duca Alessandro, figlio illegittimo probabilmente del cardinale Giulio de' Medici.

Compagno degli eccessi del Duca Alessandro, quando fu instaurato nel ruolo di governatore della città. L'amicizia con Alessandro fu molto stretta e non priva di punti oscuri e, forse, di risvolti morbosi. Secondo i resoconti dell'epoca i due sarebbero stati compagni negli eccessi licenziosi, abituati a recarsi insieme nei bordelli e spesso visti in pubblico montare lo stesso cavallo.

La sera del 5 gennaio 1537 Lorenzino fece venire Alessandro nei propri appartamenti e lo lasciò solo, con la promessa di tornare presto con una sua sorella e con la moglie di Leonardo Ginori. Alessandro nel frattempo si addormentò e Lorenzino tornò solo dopo qualche ora, assieme al sicario di professione chiamato Scoronconcolo; i due dunque trovarono il duca addormentato ed inerme, senza guardie e che da solo aveva assecondato i loro piani, che prevedevano di ucciderlo accoltellandolo nel sonno. Il duca si svegliò però dopo i primi assalti e fu ucciso solo dopo una violenta lotta. Tra le motivazioni del tradimento di Lorenzino sono state portati ad esempio la sottomissione che Alessandro pretendeva da tutti, compreso Lorenzino stesso, che si sentiva invece come un suo pari; o le questioni ereditarie che lo avevano svantaggiato; ma forse vi potevano essere anche dei segreti morbosi tra i due, che comunque non sono mai stati provati.

La città visse la morte del tirannico Duca come una liberazione, e anche fuori da Firenze furono in molti che si rallegrarono dell'eliminazione di un personaggio così sgradevole (tra i quali Caterina de' Medici, regina di Francia). Con Alessandro si estinse il ramo principale dei Medici, sebbene egli lasciasse due figli piccoli, Giulio e Giulia, che però vennero dichiarati non capaci di governare perché nati illegittimi da un padre già dalla genealogia incerta. Salì così alla ribalta un giovane di diciassette anni, che rappresentava da parte di padre il ramo secondario dei Medici e da parte di madre quello primario, Cosimo I, che perciò fu scelto come nuovo duca della città, anche con il beneplacito dei fiorentini e dell'Imperatore Carlo V.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo l'assassinio di Alessandro , a Firenze si affrettarono a dare alla città un nuovo successore, un altro rampollo del ramo collaterale della casata, Cosimo di Giovanni delle Bande Nere de' Medici, per prevenire moti popolari o mosse da parte di Carlo V d'Asburgo.

 

 

 

 

 

COSIMO I dal 1537 al 1574

FRANCESCO I dal 1574 al 1587

FERDINANDO I dal 1587 al 1609

 

COSIMO II dal 1609 al 1621

FERDINANDO II dal 1621 al 1670

COSIMO III dal 1670 al 1723

GIAN GASTONE dal 1723 al 1737

 

FRANCESCO III STEFANO DI LORENA dal 1737 al 1765

 

PIETRO LEOPOLDO DEGLI ASBURGO LORENA dal 1765 al 1790

FERDINANDO III dal 1790 al 1801

 

REGNO D'ETRURIA dal 1801 al 1807

LUDOVICO I DEI BORBONE PARMA 1801 AL 1803

LUDOVICO II DEI BORBONE PARMA dal 1803 al 1807

 

 

ANNESSIONE ALLA FRANCIA dal 1807 al 1814

ELISA BONAPARTE dal 1809 al 1814

 

 

FERDINANDO III DEGLI ASBURGO LORENA dal 1814 al 1824

LEOPOLDO II DEGLI ASBURGO LORENA dal 1824 al 1859

 

 

Il giudizio della Storia sugli anni di regno di un monarca dovrebbero basarsi sulle condizioni di vita dei sudditi , sulle loro aspettative per il futuro , sulle industrie e sugli arti ,

 

 

 

 

 

 

 

IL DUCA COSIMO I

 

 

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Cosimo I de' Medici (Firenze, 12 giugno 1519 – Firenze, 21 aprile 1574) fu il secondo duca di Firenze e, in seguito, il primo granduca di Toscana. Governò dal 1537 al 1574; ottenne molte importanti onorificenze tra cui spicca quella dell'Ordine del Toson d'Oro.

Figlio del condottiero Giovanni dalle Bande Nere e di Maria Salviati, Cosimo salì al potere nel 1537, a soli 17 anni, dopo l'assassinio del duca di Firenze Alessandro de' Medici. Il delitto fu ordito da Lorenzino de' Medici, lontano cugino del duca Alessandro che, tuttavia, non seppe cogliere l'occasione di sostituirsi al proprio parente e finì col fuggire da Firenze. Nessuna delle famiglie più importanti sembrava essere in grado di prendere il posto dei Medici quando Cosimo, allora pressoché sconosciuto, apparve in città, seguito da pochi servi. Egli veniva dal Mugello dove era cresciuto dopo la morte del padre e riuscì a farsi nominare duca nonostante appartenesse ad un ramo secondario della famiglia. Infatti, vista la sua giovane età ed il suo contegno modesto, molti personaggi influenti della Firenze del tempo speravano di avere a che fare con un giovane debole, svagato, attratto solamente dalla caccia e dalle donne; una persona facile da influenzare. Cosimo venne, quindi, nominato capo del governo con la clausola che il potere sarebbe stato esercitato dal consiglio dei Quarantotto. Ma Cosimo aveva interamente ereditato lo spirito battagliero del padre e della nonna paterna Caterina Sforza.

Infatti, appena investito del potere e dopo aver ottenuto un decreto che escludeva il ramo di Lorenzino da qualsiasi diritto di successione, esautorò i consiglieri ed assunse l'assoluta autorità. Restaurò il potere dei Medici in modo così saldo che da quel momento governarono Firenze e gran parte della Toscana attuale fino alla fine della dinastia, avvenuta con la morte senza eredi dell'ultimo granduca Medici, Gian Gastone, nel 1737; la struttura del governo creata da Cosimo, durò fino alla proclamazione del Regno d'Italia.

I primi anni di governo furono succubi del Governo spagnolo che con Carlo V imperatore del Sacro Romano Impero vedeva la Toscana feudo dell'impero e Cosimo I governante in nome dell'imperatore. Con una guarnigione spagnola entro le mura fiorentine

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Carlo V d'Asburgo (Gand, 24 febbraio 1500 – Cuacos de Yuste, 21 settembre 1558) fu Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero.

All'indomani del fallimento dell'assedio di Metz e della mancata riconquista della Lorena, Carlo V entrò in una fase di riflessione: su se stesso, sulla sua vita e sulle sue vicende oltre che sullo stato dell'Europa. La vita terrena di Carlo V si stava avviando alla conclusione. I grandi protagonisti che assieme a lui avevano calcato la scena europea nella prima metà del XVI secolo erano tutti scomparsi: Enrico VIII d'Inghilterra e Francesco I di Francia nel 1547, Martin Lutero nel 1546, Erasmo da Rotterdam dieci anni prima e Papa Paolo III nel 1549.

Il bilancio della sua vita e di ciò che aveva compiuto non poteva dirsi del tutto positivo, soprattutto in rapporto agli obiettivi che si era prefissato. Il suo sogno di Impero universale sotto la guida asburgica era fallito; così come era fallito il suo obiettivo di riconquistare la Borgogna. Egli stesso, pur professandosi il primo e più fervente difensore della Chiesa di Roma, non era stato in grado di impedire l'affermarsi della dottrina luterana. I suoi possedimenti oltre-atlantico si erano accresciuti enormemente ma senza che i suoi governatori fossero stati in grado di dar loro delle valide strutture amministrative. Aveva però consolidato il dominio spagnolo sull'Italia, che sarà ufficializzato soltanto dopo la sua morte con la pace di Cateau-Cambresis nel 1559, e che sarebbe durato per centocinquanta anni. Così come era riuscito, con l'aiuto del Granduca Ferdinando suo fratello a fermare l'avanzata dell'Impero ottomano verso Vienna e il cuore dell'Europa.

Carlo V cominciava a prendere coscienza che l'Europa si avviava ad essere retta da nuovi Principi i quali, in nome del mantenimento dei propri Stati, non intendevano minimamente alterare l'equilibrio politico-religioso all'interno di ciascuno di essi. La sua concezione dell'Impero stava tramontando e cominciava ad affermarsi il potere della Spagna. Nel 1554 si celebrarono le nozze tra Maria Tudor (Maria la sanguinaria), Regina d'Inghilterra e figlia di Enrico VIII, con Filippo; nozze fortemente volute da Carlo V che vedeva nell'unione tra la Regina d'Inghilterra e il proprio figlio, futuro Re di Spagna, un'alleanza fondamentale in funzione antifrancese e a difesa anche dei territori delle Fiandre e dei Paesi Bassi.

Per accrescere il prestigio del proprio figlio ed erede, l'Imperatore assegnò a Filippo, definitivamente, il Ducato di Milano e il Regno di Napoli, che andavano ad aggiungersi alla reggenza del Regno di Spagna di cui Filippo era già in possesso da alcuni anni. Questa crescita di potere nelle mani di Filippo non fece altro che aumentare l'ingerenza di quest'ultimo nella conduzione degli affari di stato che causò un incremento della conflittualità con il proprio genitore. Questa conflittualità ebbe come conseguenza una cattiva gestione delle operazioni militari contro la Francia che erano riprese proprio nel 1554.

Il teatro del conflitto era costituito dai territori fiamminghi. L'esercito francese e quello imperiale si confrontarono in aspre battaglie fino all'autunno inoltrato, quando iniziarono le trattative per una tregua di cui tutti avevano bisogno, soprattutto a causa del dissanguamento finanziario di entrambe le parti. La tregua fu conclusa, dopo estenuanti trattative, a Vauchelles nel mese di febbraio 1556 e, ancora una volta, così come spesso era accaduto in passato, le ostilità si conclusero con un nulla di fatto, nel senso che restavano congelate le posizioni acquisite. Ciò significava che la Francia manteneva l'occupazione del Piemonte e delle città di Metz, Toul e Verdun. Carlo V, a questo punto degli avvenimenti, fu costretto a dover prendere decisioni importanti per il futuro della sua persona, della sua famiglia e degli Stati d'Europa sui quali si stendeva il suo dominio.

Era giunto a 56 anni di età e la sua salute era alquanto malferma. L'anno precedente, il 25 di settembre, aveva sottoscritto con i Principi protestanti, tramite il fratello Ferdinando, la Pace di Augusta, a seguito della quale si pervenne alla pacificazione religiosa in Germania, con l'entrata in vigore del principio cuius regio, eius religio, con cui si sanciva che i sudditi di una regione dovevano professare la religione scelta dal loro reggente[45]. Era il riconoscimento ufficiale della nuova dottrina luterana. Questi avvenimenti indussero il nuovo Papa, Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa, napoletano, eletto appena l'anno precedente, a stringere una solida alleanza con il Re di Francia in funzione anti-imperiale. Paolo IV, infatti, riteneva che l'Imperatore non fosse più il baluardo della Chiesa di Roma contro gli attacchi provenienti dalla nuova dottrina luterana, soprattutto dopo il Trattato di Passavia e la Pace di Augusta.

Ecco perché ritenne opportuno stringere alleanza con la Francia. Il Principe Filippo ormai governava sia sulla Spagna che sulle Fiandre oltre che nel Regno di Napoli e nel Ducato di Milano. Il matrimonio di Filippo con la Regina d'Inghilterra assicurava una salda alleanza antifrancese. Il fratello Ferdinando aveva acquistato potere in tutti i possedimenti asburgici e lo esercitava con competenza e saggezza oltre che con notevole autonomia dall'Imperatore. I legami con il Papa si erano ormai allentati, sia a causa delle risultanze della Pace di Augusta e sia per la svolta subita dalla Chiesa cattolica con l'avvento del Carafa al soglio pontificio.

Tutte queste considerazioni lo indussero a decidere per la propria abdicazione, che ebbe luogo con una serie di passaggi successivi. Come Duca di Borgogna aveva già abdicato in favore del figlio Filippo II, nella città di Bruxelles il 25 ottobre 1555. Il 16 gennaio del 1556 Carlo V cedette le corone di Spagna, Castiglia, Sicilia e delle Nuove Indie ancora al figlio Filippo, al quale cedette anche la Franca Contea nel giugno dello stesso anno e la corona aragonese nel mese di luglio. Il 12 settembre dello stesso anno cedette la corona imperiale al fratello Ferdinando. Subito dopo, accompagnato dalle sorelle Eleonora e Maria, partì per la Spagna diretto al monastero di San Jeronimo di Yuste nell'Estremadura.

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La pace di Cateau-Cambrésis (2/3 aprile 1559), fu un trattato di pace che definì gli accordi che posero fine alle guerre d'Italia e al conflitto tra gli Asburgo e la Francia.

Furono firmati in realtà due trattati: uno tra Elisabetta I d'Inghilterra e Enrico II di Francia il primo giorno e uno tra Enrico e Filippo II di Spagna quello successivo, nella cittadina (oggi francese) di Le Cateau-Cambrésis, circa venti chilometri a Sud-Est di Cambrai.

Essa definì gli equilibri europei per tutto il secolo successivo, spostando il baricentro sull'Atlantico e ufficializzando la debolezza politica italiana, mentre riconosceva protagoniste della scena europea la Spagna e la Francia. Sancì inoltre l'inizio del predominio spagnolo in Italia.

La Francia e gli Asburgo (che si erano da poco divisi in due linee dinastiche: Spagnola e Austriaca) si erano combattuti quasi continuamente negli ultimi 65 anni, con qualche intervento inglese a favore dell'Impero asburgico e con l'intervento dell'Impero Ottomano a fianco della Francia.

L'accordo prevedeva, da parte della Francia, la restituzione della Corsica alla Repubblica di Genova, del Piemonte e della Savoia al Duca di Savoia; alla Francia rimanevano Calais, prima in mano inglese, e il Marchesato di Saluzzo, oltre ai vescovati di Metz, Toul e Verdun, strappati all'Impero. Ai Gonzaga, per i quali aveva firmato il marchese Curzio Gonzaga, veniva confermata la signorìa sul Monferrato.

La Spagna mantenne il possesso della Franca Contea e ottenne in pratica il dominio su larga parte dell'Italia, sia direttamente (Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna, Stato dei Presidi), sia indirettamente: infatti dalla sfera d'influenza spagnola restarono esclusi solo la Repubblica di Venezia, il Granducato di Toscana (grazie all'abile politica di Cosimo I de' Medici) ed i Savoia, in quanto i Ducati di Parma, Modena e Mantova diventarono dei vassalli spagnoli e la Repubblica di Genova, anche se nominalmente indipendente, era alleata alla Spagna già dalla svolta filospagnola di Andrea Doria ora ne divenne di fatto dipendente dal un punto di vista militare.

Mentre il Papa era un alleato naturale della Spagna per gli stessi obiettivi in campo controriformistico; è tuttavia da precisare che veramente indipendente rimase la sola Serenissima, giacché i sovrani sia di Toscana che di Savoia dovevano a Carlo V e Filippo II i loro titoli e il loro ingrandimento. Ad ogni modo, l'influenza spagnola sull'Italia, ottenuta con questo trattato, durò fino agli inizi del XVIII secolo.

Per la Repubblica di Venezia invece la pace fu un trionfo, visto che era riuscita a mantenere intatti i suoi domini di terraferma, pur essendo stata attaccata da tutte le potenze europee.

Emanuele Filiberto I di Savoia, Duca di Savoia, sposò Margherita, sorella di Enrico II, e Filippo II ne sposò la figlia, Elisabetta di Valois

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Il governo autoritario di Cosimo indusse alcuni importanti cittadini all'esilio volontario. Essi radunarono le loro forze e col supporto della Francia e degli stati vicini di Firenze, nel tentativo di rovesciare militarmente il governo fiorentino. Alla fine del luglio 1537 marciarono su Firenze sotto la guida di Piero Strozzi.

Quando Cosimo seppe che si stavano avvicinando, inviò le sue migliori truppe, comandate da Alessandro Vitelli, a bloccare i nemici. Lo scontro avvenne nei pressi della rocca di Montemurlo il 1º agosto 1537 e, dopo aver sconfitto l'armata degli esuli, il Vitelli assaltò il castello, dove lo Strozzi ed i suoi compari si erano rifugiati. L'assedio durò solamente poche ore e terminò con la caduta degli assediati, dando a Cosimo la sua prima vittoria militare.

I capi della rivolta furono dapprima imprigionati e poi decapitati nel palazzo del Bargello. Per tutta la sua vita Cosimo agì in modo spietato contro chi cercava di opporsi ai suoi piani. Occorre precisare che il suo dispotismo si rivolgeva in massima parte a coloro che ponevano in discussione la sua autorità, e quindi non il popolo, ma quei nobili e ricchi borghesi fiorentini che non tolleravano la sua supremazia e il suo potere.

Inizialmente Cosimo cercò di sposare Margherita d'Austria, figlia dell'imperatore e vedova del duca Alessandro. Ma non ottenne che un secco rifiuto e la pretesa che alla vedova fosse versata una cospicua parte del patrimonio dei Medici. Abbandonato questo progetto, sposò, nel 1539, Eleonora di Toledo (1522-1562), figlia di Don Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca e viceré spagnolo di Napoli. Si incontrarono per la prima volta nella villa di Poggio a Caiano e si sposarono con grandi fasti nella chiesa di San Lorenzo: lui aveva 20 anni e lei 17. Grazie a questo matrimonio Cosimo entrò in possesso delle enormi ricchezze della moglie e si garantì l'amicizia politica del viceré di Napoli, uno dei più fidati luogotenenti dell'imperatore. Il Bronzino eseguì molti ritratti di Eleonora, il più famoso dei quali è conservato agli Uffizi.

Assieme a Cosimo Eleonora ebbe undici figli, assicurando così in teoria la successione e la possibilità di combinare matrimoni con altre importanti case regnanti, anche se l'unico che sopravvisse in maniera duratura fu Ferdinando I. Eleonora morì nel 1562 all'età di soli quarant'anni, assieme ai suoi figli Giovanni e Garzia. I tre furono uccisi dalla malaria, contratta durante un viaggio verso Pisa, dove volevano curarsi dalla tubercolosi, malattia dovuta all'insalubre situazione cittadina, per sfuggire alla quale proprio Eleonora aveva comprato la residenza di Palazzo Pitti in Oltrarno.

Già dal 1537, iniziò l'inarrestabile ascesa autoritaria di Cosimo I, che inviò a Carlo V il vescovo di Forlì, Bernardo Antonio de Medici, per informarlo di quanto avvenuto alla morte di Alessandro e della successione da parte dello stesso Cosimo, ma soprattutto per confermargli fedeltà [1], allo scopo di ottenere la conferma imperiale. A partire dal 1543, dopo avere riscattato le ultime fortezze ancora in mano all'Imperatore, Cosimo I, secondo un disegno sistematico commisurato alle particolari condizioni dello Stato Toscano esposto ai frequenti passaggi di truppe e, minacciato di dentro dal banditismo e dai fuoriusciti fiorentini, avviò una sorprendente attività edilizio-militare:

Intraprese la realizzazione di nuovi presidi costruendo fortezze a Siena, ad Arezzo, a Sansepolcro e a Pistoia. A Sansepolcro, inoltre, fece abbattere tutti i borghetti esterni alle mura, che si espandevano su di una superficie considerevole e ospitavano vari edifici, tra cui chiese e ospedali, preferendo fortificare l'antica cerchia muraria piuttosto che allargarla;

Rafforzò le difese di origine medioevale a Pisa, a Volterra e a Castrocaro, in Romagna, a pochi chilometri da Forlì;

Fece erigere una nuova cinta muraria a Fivizzano a sbarramento dei passi appenninici della Cisa e del Cerreto;

Fece fortificare San Piero a Sieve, Empoli, Cortona e Montecarlo ai confini della Repubblica di Lucca;

Fece costruire ex novo la città-fortezza di Portoferraio (Cosmopoli) nell'Isola d'Elba e piazze d'armi quali Sasso di Simone nel Montefeltro e Terra del Sole (Eliopoli), tra la vecchia fortezza di Castrocaro, destinata ad essere abbandonata, e Forlì, quindi ai confini con lo Stato della Chiesa.

Come indica il nome, Terra del Sole doveva costituire non un semplice luogo fortificato ma addirittura un piccolo esperimento di città ideale. La breve distanza da Forlì (meno di 10 km) indica, da un lato, la forte penetrazione del potere di Firenze in Romagna (la cosiddetta "Romagna toscana"); dall'altro, costituiva un abisso incolmabile perché il capoluogo romagnolo non cadde mai in potere dei fiorentini e segna, quindi, l'estremo limite della loro espansione.

Altra priorità di Cosimo fu la ricerca di una posizione di maggior indipendenza rispetto alle forze europee. Egli abbandonò la tradizionale posizione di Firenze, di norma alleata con i francesi, per operare dalla parte dell'imperatore Carlo V. I ripetuti aiuti finanziari che Cosimo garantì all'impero gli valsero il ritiro delle guarnigioni imperiali da Firenze e Pisa ed una sempre maggior indipendenza politica.

Il timore di nuovi attentati alla sua persona lo spinsero a crearsi una piccola legione di guardia del corpo personale, composta da svizzeri. Nel 1548 a Venezia Cosimo riuscì a far uccidere Lorenzino de' Medici per mano di Giovanni Francesco Lottini che assoldò due sicari volterrani. Per anni lo aveva fatto inseguire per tutta Europa e con la sua morte tramontava ogni possibile pretesa dinastica contro di lui sul comando della Toscana. L'anno successivo mediò uno scontro tra Siena e l'impero facendo accettare l'indipendenza della città in cambio della presenza di una guarnigione spagnola al suo interno.

Preferì non intraprendere la conquista di Lucca, fermato dal timore che i lucchesi, gelosi della loro indipendenza, si sarebbero trasferiti altrove con i loro capitali rovinando il commercio della città (come del resto era avvenuto in precedenza con la conquista di Pisa). D'altro canto Lucca, unica città imperiale italiana, godeva, anche grazie alla propria ricchezza, di importanti appoggi da parte di potenti stati europei e tentare la sua conquista avrebbe potuto avere effetti imprevedibili sugli equilibri internazionali. Andarono a vuoto, invece, i suoi tentativi per ottenere Pontremoli e la Corsica che, pur di sottrarsi dal dominio genovese, avrebbe accettato l'unione con la Toscana, con la quale aveva, se non altro, vincoli culturali e linguistici più profondi.

Sapendo di non essere granché amato dai fiorentini, egli li tenne fuori dall'esercito, quindi disarmati, e arruolò truppe solo provenienti dagli altri suoi domìni.

Nel 1552 Siena si ribellò contro l'impero, scacciò la guarnigione spagnola e fece occupare la città dai francesi. Nel 1553 una spedizione militare, inviata dal viceré di Napoli Don Pedro, aveva tentato di riconquistare la città ma, complice anche la morte dello stesso viceré, l'impresa era stata un fallimento. Nel 1554 Cosimo ottenne il supporto dell'imperatore per muover guerra contro Siena utilizzando il proprio esercito. Dopo alcune battaglie nelle campagne tra le due città e la sconfitta dei senesi a Marciano, Siena fu assediata dai fiorentini. Il 17 aprile 1555, passati molti mesi di assedio, la città, stremata, cadde: la popolazione senese era diminuita da 40.000 a 6.000 abitanti.

Siena rimase sotto protezione imperiale fino al 1557, quando il figlio dell'imperatore, Filippo II di Spagna, la cedette a Cosimo, tenendo per sé i territori di Orbetello, Porto Ercole, Talamone, Monte Argentario e Porto Santo Stefano, che andarono a formare lo Stato dei Presidi. Nel 1559, in seguito alla pace di Cateau Cambrésis Cosimo ottenne anche Montalcino, ultimo presidio dei senesi sotto protezione francese.

Sebbene Cosimo esercitasse il potere in modo dispotico, sotto la sua amministrazione la Toscana fu uno stato al passo coi tempi. Esautorò da ogni carica, anche formale, la maggior parte delle importanti famiglie fiorentine, non fidandosi dei loro componenti. Scelse piuttosto funzionari di umili origini. Divise giuridicamente ed amministrativamente il suo territorio tra "Stato vecchio" (Firenze ed i suoi territori) e "Stato nuovo" (Siena), quindi tenendo le due zone sapientemente separate. Rinnovò l'amministrazione della giustizia, facendo emanare un nuovo codice criminale. Rese efficienti i magistrati e la polizia. Le sue carceri erano tra le più temute d'Italia.

Spostò la sua dimora da Palazzo Medici (oggi Palazzo Medici Riccardi) a Palazzo Vecchio, in modo che ogni fiorentino avesse ben chiaro che il potere era tutto nelle sue mani. Anni più tardi si trasferì a Palazzo Pitti.

Introdusse e finanziò la fabbricazione di arazzi. Costruì strade, opere di prosciugamento, porti. Dotò molte città toscane di fortilizi. Rafforzò l'esercito, istituì nel 1561 l'Ordine marinaresco di Santo Stefano e migliorò la flotta fiorentina, partecipando alla battaglia di Lepanto. Promosse le attività economiche, sia recuperando antiche lavorazioni (come l'estrazione dei marmi a Seravezza), sia di nuove. I continui aumenti delle tasse, seppur controbilanciati da un incremento dei commerci, posero il germe di uno scontento popolare che si acuirà sempre di più con i suoi successori. Nonostante le difficoltà economiche, fu molto prodigo come mecenate.

Proseguì, inoltre, gli studi di alchimia e di scienze esoteriche, la cui passione aveva ereditato dalla nonna Caterina Sforza.

Negli ultimi dieci anni del suo regno rinunciò alla conduzione degli affari interni dello stato in favore di suo figlio Francesco.

Cosimo si adoperò per ricevere un titolo immensa che lo affrancasse dalla condizione di semplice feudatario dell'imperatore e che gli desse quindi maggior indipendenza politica. Non trovando alcun appoggio da parte imperiale si rivolse al Papato. Già con Paolo IV aveva cercato di ottenere il titolo di re o arciduca, ma invano. Finalmente, Nel 1569, dopo aver stipulato un accordo col Papa secondo il quale avrebbe messo la sua flotta a servizio della Lega Santa che si stava venendo a formare per contrastare l'avanzata ottomana, Pio V emanò una bolla che lo creava granduca di Toscana. Nel gennaio dell'anno successivo fu incoronato dal papa stesso a Roma. In realtà tale diritto sarebbe spettato all'imperatore e per questo Spagna e Austria si rifiutarono di riconoscere il nuovo titolo minacciando di abbandonare la Lega, mentre Francia ed Inghilterra lo ritennero subito valido e col passare del tempo tutti gli stati europei finirono per riconoscerlo .(Alcuni storici ipotizzano che l'avvicinamento tra Pio V e la conseguente concessione dell'ambito titolo granducale avvenisse con la consegna a tradimento dell'eretico Pietro Carnesecchi, che era rifugiato a Firenze confidando nella protezione del Duca medesimo.)

 

La morte della moglie nel 1562 e di due dei suoi figli colpiti da malaria lo aveva profondamente segnato. Nel 1574 abdicò a favore del figlio Francesco, ritirandosi nella villa di Castello vicino a Firenze. Guardando anche il profilo umano, c'è da credere che la vita nelle sale ormai vuote di Palazzo Pitti, già occupate dall'amatissima moglie e dai numerosi figli che non gli erano sopravvissuti, lo deprimesse enormemente.

Dopo aver frequentato Eleonora degli Albizi, dalla quale ebbe due figli naturali, nel 1570 Cosimo prese in seconde nozze Camilla Martelli come moglie morganatica, che gli diede una figlia, poi legittimata e integrata nella successione. Il peggioramento del suo burrascoso carattere ed i continui scontri con i figli (Francesco aveva una visione dello Stato completamente diversa dal padre), a causa della nuova moglie, resero i suoi ultimi anni turbolenti. Morì il 21 aprile 1574, a cinquantacinque anni, già gravemente menomato da un ictus che gli aveva limitato la mobilità e tolto la parola.

La discendenza di Cosimo e Eleonora, sebbene numerosa, non fu certo toccata dalla fortuna, a causa della tubercolosi endemica a Firenze, che richiedeva spesso soggiorni nelle zone costiere, dove invece era presente la malaria. Morirono così i figli Maria, Giovanni e Garzia, oltre alla stessa Eleonora; altri tre morirono ancora in fasce; Lucrezia, duchessa di Ferrara, morì giovanissima di tisi (anche se i nemici di suo marito, Alfonso II d'Este, insinuarono che fosse stata avvelenata dal marito, che voleva essere libero per poter sposare l'arciduchessa Barbara d'Austria, matrimonio politicamente più prestigioso); Francesco morì di malaria insieme alla seconda moglie Bianca Cappello (per molti secoli si è ipotizzato che fossero stati avvelenati da Ferdinando I, ma le ultime analisi scientifiche smentifiscono questa storia); Isabella venne strangolata dal marito con l'accusa di adulterio; Pietro invece, con la tacita complicità del fratello Francesco, uccise la moglie Leonora Álvarez de Toledo - sua cugina materna - accusata, a suo dire, d'adulterio; Ferdinando raggiunse la vecchiaia e fu per molti anni granduca di Toscana. Restano Don Giovanni e Virginia, nati però illegittimamente, anche se Virginia fu poi legittimata ma in età avanzata fu dichiarata affetta da pazzia.

Cosimo seppe sfruttare il ruolo anche politico dell'arte, promuovendo numerosi cantieri che cambiarono, in meglio, il volto di Firenze, in modo da poratre avanti un'immagine del suo governo come saggio e illuminato, apportatore di prestigio economico e culturale in città.

Tra le varie opere da lui compiute, si ricorda la creazione della Galleria degli Uffizi, originariamente destinati agli uffici amministrativi dello Stato e oggi uno dei più importanti e visitati musei del mondo. Ampliò la maestosa costruzione di Palazzo Pitti, che divenne la residenza ufficiale dei granduchi; portò a compimento il giardino di Boboli, parco della sua residenza. Collegò la sua nuova residenza con palazzo Vecchio attraverso il Corridoio vasariano.

La sua corte fu ambita da artisti di grande valore, tra i quali Giorgio Vasari, Agnolo Bronzino, Bartolomeo Ammannati, Benvenuto Cellini. E proprio su consiglio dell'architetto aretino Giorgio Vasari fondò, il 13 gennaio 1563, l'Accademia e Compagnia dell'Arte del Disegno il cui ruolo e prestigio, certo non confinati negli angusti limiti politico economici del principato toscano, crebbero fra il Cinque e il Seicento grazie allo straordinario contributo di Accademici come Michelangelo Buonarroti, Francesco da Sangallo, Benvenuto Cellini, Bartolomeo Ammannati, il Giambologna, Galileo Galilei, ecc.[1]

Mentre la Compagnia era una sorta di corporazione cui dovevano aderire tutti gli artisti operanti in Toscana, l'Accademia, costituita solo dalle più eminenti personalità culturali della corte di Cosimo, aveva finalità di tutela e supervisione sull'intera produzione artistica del principato mediceo. Appassionato di archeologia, intraprese ampie ricerche di artefatti etruschi a Chiusi, Arezzo ed in altre città, portando alla luce numerosi oggetti e statue.

 WIKIPEDIA

 

 

 

Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore

 

Non tutta l'aristocrazia fiorentina accetto' la pax medicea . Il capo dell'opposizione al governo di Cosimo era Filippo Strozzi , partigiano un tempo dei Medici , sposato con la figlia di Piero il fatuo . Filippo era stato stretto collaboratore di Clemente VII , ma alla morte di costui , nel 1534 , la sua fortuna era tramontata , ed egli si era unito a quel gruppo di esuli che dopo la caduta della Repubblica del 1530 aveva abbandonato Firenze . Nell'estate del 1537 circa duecento esuli , con il loro seguito di mercenari , mossero alla volta di Firenze con l'intento di assalirla , ma furono sconfitti nella battaglia di Montemurlo e i loro capi fatti prigionieri , condotti a Firenze per esservi giustiziati. Filippo Strozzi fu imprigionato , e alla fine si suicido' . Soltanto uno sparuto gruppo di esuli sopravvisse alla disfatta , impossibilitato ormai per sempre a insidiare seriamente il dominio dei Medici a Firenze

 

BATTAGLIA DI MONTEMURLO 2 AGOSTO 1537

 

 

 

 

Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore

L'esecuzione dei capi ribelli in piazza della Signoria volle rappresentare un monito per i potenziali dissidenti . La costruzione della fortezza da Basso fu per l'aristocrazia fiorentina un ulteriore segno della sua impotenza nei confronti del regime dei Medici. Cosimo tuttavia conosceva bene i pregi del metodo del bastone e della carota , e , una volta sicuro della sua posizione , fu disposto ad attrarre l'aristocrazia al proprio servizio , come gia' aveva suggerito Lodovico Alamanni .

Percio' membri delle principali famiglie cittadine sedettero nella Magistratura Suprema , organo esecutivo responsabile di molti aspetti dell'amministrazione e personaggi dell'aristocrazia furono utilizzati come governatori di citta' e fortezze dello Stato, come diplomatici e capitani militari. E' vero che altresi che Cosimo e i suoi discendenti misero in posizioni governative di rilievo - come uditori , segretari, funzionari della casa ducale - stranieri e cittadini dei domini ( Arezzo , Pistoia , Pescia , Colle , eccetera ) , ma nelle magistrature e negli uffici civici sopravvissuti all'epoca repubblicana le antiche famiglie restarono predominanti

 

Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore

 

 

CORRUZIONE DEI COSTUMI REPUBBLICANI

 

Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore

 

Grazie alla loro ricchezza , alla loro condizione sociale e alla possibilita' di accedere a pubblici uffici , i membri delle famiglie fiorentine poterono perpetuare e rafforzare il loro sentimento di appartenenza ad una elite esclusiva ed ereditaria , a una classe "nobile". Benche' privi di titoli nobiliari , essi nutrivano la convinzione di essere altrettanto nobili dei marchesi, conti e baroni di Milano , Ferrara e Napoli. La loro era una nobilta' civile , dovuta al fatto che i loro antenati avevano ricoperto per generazioni alte cariche nella Repubblica . Questo tipo di argomentazione fu adottato da parecchi scrittori fiorentini del tardo Cinquecento e del primo Seicento , per esempio dallo storico Scipione Ammirato , che nel 1615 scriveva : << ...Se si riguardera' piu' adentro nelle Repubbliche che grandi , com'e' stata questa di Firenze , si vedra' che una famiglia nobile di essa non ha niente cagione di cedere all'altra , perche' se non havra' havuto signorie o non sara' vissuta tanto cavallerescamente come si fa d'ordinario et a' necessario in una corte d'un re o d'un principe grande ....havera' havuto dei Confalonieri di giustizia ,de' Priori ,de' Commissari , de' Dieci della guerra , di quei della Balia , et simili uffizii , i quali non son forse punto inferiori a quelli , massime considerando che quel signore havera' il comando non assoluto sopra gente non nobile , dove quel gentilhuomo di Repubblica se non l'ha assoluto , e' al manco compagno e non soggetto come l'altro>>

Il Granduca Cosimo I contribui a questa aristocratizzazione istituendo nel 1562 l'Ordine di Santo Stefano ......

 

Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

Pongo all'attenzione degli storici le vicende della famiglia di Lorenzo di Zanobi di Simone Carnesecchi

Non c'e' dubbio che le circostanze ponessero il commissario della Romagna al bivio tra la fede repubblicana e la fedelta' alla famiglia Medici e che Lorenzo scelse di lottare contro Clemente VII e suo figlio Alessandro

Morto Alessandro e salito al potere Cosimo e' interessante notare l'atteggiamento di questi nei confronti della famiglia di Lorenzo ( morto durante il regno di Alessandro )

Cosimo accolse il figlio di Lorenzo ( si chiamava Lorenzo come il padre : in realta' alla nascita Zanobi e alla morte del padre lui infante : Lorenzo ) nella sua corte

E nella corte troveremo Giulio figlio di Lorenzo di Lorenzo

E' interessante rimarcare questo atteggiamento benevolo o comunque neutrale nei confronti di un nemico di Alessandro de Medici ( che venne sempre considerato da Cosimo e da Caterina solo un bastardo della famiglia )

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

Prima di proseguire la nostra storia dobbiamo notare che accanto ai Carnesecchi che continuano ad appartenere all'aristocrazia e al ceto dirigente compaiono Carnesecchi di livello sociale molto inferiore

Giuliano dei Ricci scrive una Cronaca di Firenze che copre il periodo dal 1532 al 1606 ,Abbiamo di questa cronaca un'edizione curata da Giuliana Saporie

dice dei Carnesecchi :

…La famiglia de' Carnesecchi nella nostra città è nobile ma numerosa, di huomini ve ne ha de' poveri et de' ricchi et de' pazzi et de' savii;...

In realta' il brano nella sua interezza e' molto crudo

anno 1587

(38r ) Firenze O miseria humana et nobilta' negletta quando alcuno astretto da necessita' si riduce a sopportare ogni sorta di cosa et ogni giorno se ne veggono mille esempli. La famiglia de' Carnesecchi nella nostra citta' e' nobile ma numerosa ,di huomini ve ne ha de' poveri et de' ricchi et de pazzi et de' savii ; et fra essi un .............ricoverandosi in via del Moro in casa uno de' Betthi dovette una sera tornare a casa malato che il compagno de' Betthi era in villa , si messe nel letto et di sudiciume e di stento vi mori , et tornando il Betthi senti il caso col naso et trovo' questo cadavero verminoso et putrefatto

 

 

 

 

 

 

Nelle prime decadi del cinquecento infatti a Firenze e nei suoi immediati dintorni assistiamo alla comparsa di Carnesecchi poveri ed addirittura di lavoratori della terra

Con l'aiuto del dr Angelo Gravano Bardelli ho tentato di ricostruire le genealogie ostacolato dal fatto che

I battesimi registrati presso il Battistero fiorentino iniziano solo dal 1450

Non tutti i battesimi sono stati registrati

Il mercante fiorentino a volte aveva con se la moglie e cosi troviamo battesimi in altre citta' ( ad esempio Pisa )

Questi ostacoli impediscono di considerare complete le genealogie ricavate

Ovviamente i piu' facili a scomparire sono i piu' poveri cioe' chi non compare nelle cronache del tempo , chi non ha beni da trasferire , chi compare a fatica nei registri fiscali

i piu' poveri sono troppo impegnati nella lotta per sopravvivere per comparire nelle cronache

 

 

 

 

una ulteriore considerazione

L'ipotesi che a Firenze fosse presente una stirpe diversa con lo stesso cognome la ritengo non documentata e quindi estremamente improbabile

L'unica presenza che ha sollevato i miei dubbi e' come abbiamo visto quella di Francesco di Buonaccorso di Francesco Del Carnesecca o Carnesecca che abbiamo visto giungere a sposarsi ma di cui non conosco abbia avuto o meno figli maschi

Rimane il fatto che ,come vedremo avanti , sia il banchiere Bartolomeo Carnesecchi sia Giuliano Ricci nella sua Cronaca sono consapevoli dell'esistenza a Firenze di Carnesecchi divenuti poveri o addirittura molto poveri

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

A FIRENZE

 

DUE CENSIMENTI

 

 

Nel periodo di Cosimo si tengono due censimenti uno nel 1552 l'altro nel 1562

Il primo censimento esiste in due redazioni : uno in Archivio di Stato ed una in Biblioteca Nazionale , ed e' stato oggetto dello studio di P. Battara " La popolazione di Firenze alla meta' del 500 "Firenze 1935

Il secondo del 1562 esiste nella redazione dell'Archivio di Stato (ASF Miscellanea Medicea 224 )

Per Firenze descrive i fuochi e per ciascun fuoco da il nome del capofamiglia mentre da solamente il numero dei maschi e delle femmine presenti nel fuoco

Per gli altri luoghi del Granducato , purtroppo , da solamente il numero dei fuochi

E' stato pubblicato per la citta' di Firenze dall'editore Alberto Bruschi di Firenze col titolo " I Fiorentini nel 1562"

Il libro riproduce il manoscritto . Il manoscritto elenca le case e il nome del capofamiglia che le abita .E' nominativo solo per la citta' di Firenze ed e' diviso per quartiere

 

La lettura del manoscritto che almeno per Firenze dovrebbe esserci di grande aiuto ( anzi rappresentare quasi un punto fermo ) invece alimenta alcune mie incertezze

Infatti mi paiono mancare le linee genealogiche dei Carnesecchi meno abbienti che pure avrebbero dovuto abitare in citta'

 

Nel censimento del 1562 compaiono infatti solo i seguenti capofamiglia dei Carnesecchi all'interno della citta' di Firenze

 

 

 

fuochi

maschi

femmine

Quartiere

Popolo

Raffaello

1

0

0

Santo Spirito

San Felice in Piazza

Raffaello

1

3

2

Santo Spirito

San Felice in Piazza

Camilla di Bartolomeo Carnesecchi

1

3

3

Santo Spirito

San Felice in Piazza

Giovanni di Giovanni

1

4

3

Santa Maria Novella

San Paolo

Giovanni di Luca

1

3

4

Santa Maria Novella

San Paolo

Bartolomeo di Zanobi

1

4

5

Santa Maria Novella

Santa Maria Maggiore

Pierfrancesco di Andrea

1

0

0

San Giovanni

San Lorenzo

Pierfrancesco di Andrea

1

4

4

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Francesco di Ridolfo

1

1

3

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Piero di Bernardo

1

3

6

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Lorenzo di Lorenzo

1

2

4

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Niccolo' di Cosimo

1

1

1

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Piero di Bartolomeo

1

2

4

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Leonardo di Raffaello

1

7

7

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Amerigo di Bernardo

1

2

2

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Bernardo di Francesco

1

2

3

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Pagolo di Antonio

1

2

2

San Giovanni

Santa Maria Maggiore

Marietta di Girolamo

1

1

3

San Giovanni

San Lorenzo

Marietta gia' di Giovanni Carnesecchi

1

4

1

San Giovanni

San lorenzo

Piero ; Antonio ; Pagolo di Andrea

1

0

0

San Giovanni

Santa Maria del fiore

Piero ; Antonio ; Pagolo di Andrea

1

5

5

San Giovanni

Santa Maria del fiore

Camilla gia' di Giuliano Carnesecchi

1

2

3

San Giovanni

San Piero Maggiore

 

 

 

 

 

 

 

NOTA BENE :

 

 

Questa scheda del Poligrafo Gargani (anche se riferita ad un diverso periodo ) fa pensare che nel censimento tra le bocche fossero computate anche i servitori e quindi non solo i famigliari : cioe' come logico tutte le persone che abitavano la casa

Quindi non e' possibile ricavare ne' il numero dei figli dalle bocche ne' tantomeno i loro nomi

 

Dobbiamo confrontare i dati del censimento con i seguenti alberi genealogici

 

 

Carnesecchi di citta' : San Lorenzo , San Piero maggiore

Carnesecchi di citta' : San Remigio

Carnesecchi d' oltrarno : San Niccolo'

 

 

Sono compatibili questi alberi coi censimenti ?

Oppure ci sono dei limiti nell'attendibilita' di questi censimenti. ?................

 

 

 

 

 

 

 

considerazionigenealogiche

 

 

L'EPOCA DEL PRINCIPATO MEDICEO A FIRENZE

 

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA DIFFICOLTA' DI SEGUIRE LE LINEE GENEALOGICHE

 

La caduta della repubblica e la fine dell'ordinamento repubblicano ci privano anche di una fonte d'informazioni fin qui utilissima

Infatti cessa la funzione del Gonfaloniere e dei Priori e tutto viene accentrato nelle mani del Duca

Cosi il sito : http://www.stg.brown.edu/projects/tratte/

che ci e' stato di tanto utile riferimento fino a qui , da questo momento in poi non puo' piu' darci indicazioni

dobbiamo appoggiarci ad altre fonti :

 

I battesimi del Duomo ( che iniziano dal 1450 ) per i soli cittadini fiorentini

I registri delle morti redatti da padre Eusebio Cirri

Le fonti archivistiche : anagrafiche , fiscali e notarili

Quello che viene chiamato poligrafo Gargani

I censimenti del 1551 e del 1561

Le mappe dei capitani di Parte Guelfa intorno alla fine del 500

 

 

CONCILIO DI TRENTO ( 1545--1563 )

 

Con questo concilio la Chiesa rende obbligatori la tenuta di alcuni libri : nascite , morti , matrimoni , cresimati , stati delle anime .

Non tutti i parroci si adeguano immediatamente , comunque con un po di fortuna e' possibile ritrovare questi registri almeno a partire dal 1570

 

Nel 1563, il Concilio di Trento, impose ai parroci la registrazione dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e delle morti dei loro parrocchiani. Inoltre essi dovevano redigere lo "stato delle anime" consistente in una specie di censimento con "stato di famiglia" e, quindi, assai utile ai fini genealogici.

Purtroppo, in alcuni casi, terremoti, guerre, incendi, alluvioni e l’incuria dell’uomo, hanno portato alla distruzione totale, o parziale, di questi archivi; fortunatamente, alcune Diocesi hanno provveduto a raccogliere gli archivi parrocchiali più antichi negli Archivi Diocesani dove sono ancora conservati. In qualche regione, gli antichi registri parrocchiali sono conservati negli Archivi di Stato, ma talvolta risultano smembrati e suddivisi tra questi e alcuni Archivi Comunali, rendendo più ardua la ricerca.

Molto utili gli Status Animarum (stati delle anime) che come detto erano dei registri che, in seguito al Concilio di Trento , i parroci erano tenuti a compilare con regolarita' (venivano redatti dai parroci di solito in occasione delle benedizioni pasquali: ) : in essi erano registrati dati anagrafici e religiosi dei parrocchiani, pertanto possono essere considerati una sorta di censimento organizzato della popolazione infatti registravano i parrocchiani per nuclei familiari secondo l'itinerario delle visite. Generalmente di ciascun parrocchiano sono riportati nome e cognome, età e la condizione rispetto ai sacramenti del battesimo, comunione e cresima.

Si conservano spesso negli archivi parrocchiali di pertinenza, quando esistenti, tra i libri parrocchiali ( libri dei battezzati, libri dei matrimoni, libri dei defunti ecc.); nei casi di parrocchie soppresse o accorpate, la loro conservazione è affidata agli archivi diocesani.

Talvolta sono scarni elenchi di nomi e di numeri; ma quando sono particolarmente accurati, gli stati delle anime riportano altre annotazioni importanti: i nomi delle vie e delle contrade, la proprietà dell'abitazione (propria o in affitto), la condizione lavorativa del capofamiglia, la presenza di domestici e servitù ecc. Sono quindi una fonte importantissima per gli studi demografici, sociali, toponomastici e per le ricerche genealogiche. Da un punto di vista genealogico, lo Status Animarum si rivela una fonte essenziale per individuare anche eventuali collaterali, ovvero i vari figli di un unico capofamiglia, il quale veniva quasi sempre nominato per primo.

Nella sua forma base, lo Stato delle Anime si presenta generalmente nella seguente forma, con un linguaggio caratterizzato da formule ricorrenti:

Casa n°... propria /a pigione /d'affitto /ad enfiteusi.

Nome del capofamiglia, eventuale provenienza da un'altra località, professione, età (generalmente espressa dalla formula "d'anni...").

Nome della moglie ed eventuale provenienza da un'altra località, età.

Nomi dei figli, posti in ordine dal primo all'ultimogenito, con relative età.

Annotazione del numero totale dei componenti della famiglia, posto solitamente sotto la colonna delle età degli stessi

 

Prima del concilio nemmeno i libri dei battesimi erano obbligatori per cui da luogo a luogo e' possibile o meno il trovarli

A Firenze come visto si comincia a registrare le nascite intorno al 1450

 

 

SVILUPPO DEMOGRAFICO

 

I Carnesecchi a Firenze ,almeno mi pare ,hanno uno sviluppo demografico in controtendenza a quello della citta' :

 

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Cronaca (1532-1606) a cura di Giuliana Sapori.: a cura di Giuliana Sapori‎ - Pagina 497

di Giuliano de' Ricci, Giuliana Sapori - 1972 - 671 pagine

……….La famiglia de' Carnesecchi nella nostra città è nobile ma numerosa, di huomini ve ne ha de' poveri et de' ricchi et de' pazzi et de' savii; ...

 

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Come detto sono talmente numerosi i Carnesecchi nei primi decenni del 1500 che diventa estremamente difficile riuscire a identificarli tutti e seguire le varie discendenze

 

Lungo tutto il XV secolo e' possibile si siano acuite le differenze economiche tra i vari rami . Il frazionamento della ricchezza dei padri su tanti figli ha reso piu' deboli le finanze di molti .

L'epoca savonaroliana ha acuito le divisioni politiche nella famiglia e molti Carnesecchi si sono resi invisi al regime mediceo o si sono comunque politicamente defilati

 

 

Adesso oltre che a Firenze , Cascia , Prato e Badi cominciamo a comparire Carnesecchi anche in altri luoghi della Toscana.

Chi sono questi Carnesecchi ?

Sono gente diversa che per un motivo qualsiasi ha preso ad essere individuata con questo cognome in conseguenza delle disposizioni del Concilio di Trento oppure sono rami fiorentini impoveriti e spostatisi nel contado ?

 

I genealogisti si sono occupati molto poco di questa famiglia: non esiste infatti ch'io sappia alcuno studio genealogico sui Carnesecchi . Alla fine della fiera pero' i genealogisti hanno affermato che i Carnesecchi fiorentini sono una famiglia estinta.

Questa convinzione dei genealogisti e' stata finora accolta acriticamente . Io propongo alcune considerazioni per mettere la questione su un altro piano .

I Carnesecchi erano all'inizio del quattrocento una decina d'individui sopravvissuti alla selezione della peste del 1348 di quella del 1363 e del 1400 che si moltiplicarono biblicamente in modo tale che agli inizi del cinquecento erano almeno un centinaio di maschi

Al censimento del 1562 a Firenze sonoenumerate pero' solo una ventina di famiglie . Gli altri che fine hanno fatto ?

E' una impresa difficile se non impossibile seguire la vita di tutti questi individui , che oltre a tutto utilizzavano un numero limitatissimo di nomi rendendo difficile distinguere un Bernardo da un altro Bernardo o un Francesco da un altro Francesco . Hanno abbandonato Firenze o si sono estinti ? E nel caso perche' hanno abbandonato Firenze e dove sono andati ?

E' da considerare anche che possano esser impoveriti ed e' piu' difficile trovare le tracce di un povero. Impoveriti a causa dei rivolgimenti politici o a causa semplicemente di fatti economici.

C'e' da sfatare lo stereotipo che recita come i Carnesecchi fossero tutti medicei .

Non si puo' non considerare l'estrema variabilita' delle condizioni economiche degli individui che potevano arricchire o impoverire nel corso di una generazione ; il quattrocento e il cinquecento fiorentini sono secoli tumultuosi dove e' facile diventare molto ricchi ed altresi molto poveri . Conseguenza ovvia dell'essere dei mercanti e dei prestatori di denaro in un epoca piena d'imprevisti

In piu' aggiungasi che il patrimonio si disperdeva in queste famiglie composte ciascuna anche da una decina di figli maschi ( solamente nel cinquecento si adottera' il sistema di far sposare solo il primogenito o comunque di limitare la dispersione del patrimonio)

Anche il destino dei figli di uno stesso padre poteva essere molto diverso .

Gia' all'inizio del quattrocento c'e' ad esempio gia' una forte differenziazione di condizioni economiche e politiche fra i Grazzini / Carnesecchi e i Mattei / Carnesecchi e come ci fosse gia' una netta divisione tra i due nuclei quasi fossero famiglie diverse

C'e' poi da considerarsi l'estrema mobilita e dinamicita' degli uomini del trecento cinquecento che coi pur limitati mezzi di cui disponevano compivano in tempi brevissimi spostamenti che sarebbero importanti anche per noi che disponiamo di ben altri mezzi

E si deve tener conto dei rovesci della fortuna politica e della fortuna negli affari : nella storia toscana la figura del fuoriuscito e' una costante

Tutto questo rende difficile ricostruire .

Guardando la storia dei Carnesecchi fiorentini ho l'impressione della scomparsa nel buio di decine e decine di famiglie . Famiglie che a mio avviso troveremo poi un po dovunque per la Toscana anche in misere condizioni

Quando si legge sui libri di genealogia nobiliare che i Carnesecchi di Firenze si sono estinti lo si puo', dal mio punto di vista , accettare solo nei termini " i Carnesecchi ammessi al patriziato fiorentino si estinsero "

Sopravvissero probabilmente in altri rami che pur avendo i medesimi antecessori non fecero parte del patriziato mediceo

 

 

Vale quindi :

(A) I genealogisti dicono che i Carnesecchi di Firenze si sono estinti e questa affermazione e' quantomeno arrischiata e oltremodo superficiale perche' non esiste nessuno che si sia dedicato a ricostruire correttamente le genealogie di questa famiglia : in questa ricerca non ho fatto altro che imbattermi in errori anche molto grossolani relativi a legami parentali tra i membri di questa famiglia ( le conoscenze su questa famiglia sono cosi scarse che mi e' stato persino difficile risalire a come gli storici avevano collegato i Carnesecchi al loro piu antico antecessore Durante di Ricovero ) ; i vari eruditi seicento - settecenteschi gli ultimi a scrivere di questa famiglia giungono addirittura a sbagliarne lo stemma ( vedi il Cantini )

E' evidente quindi che l'affermazione " i Carnesecchi di Firenze si sono estinti " non ha alcun fondamento documentale

(B) Nessun Carnesecchi puo' affermare di discendere dai Carnesecchi fiorentini senza documentarlo con una seria ricerca genealogica

 

 

Non possiamo escludere che alcuni dei Carnesecchi odierni abbiano invece origini da famiglie originate da un Carnesecca "diverso". Non possiamo escludere che alcuni contadini siano stati identificati in "quelli che lavorano per i Carnesecchi " divenendo col tempo semplicemente i " Carnesecchi"

Abbiamo gia' visto a Prato un esempio di origine da un Carnesecca diverso (ove non fosse vera l'ipotesi di un origine comune ).

Quindi chi vuol fare affermazioni precise dovra' affidarsi ad una seria indagine genealogica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

COSIMO PADRONE ASSOLUTO

 

Scorrendo il Pieraccini ho trovato questa lettera di Cosimo I a Bartolomeo Concini

 

"Havete fatto bene a dire il fatto vostro a' Consiglieri, che comincerebbero a dimenticarsi della loro soggezione.

Direte a M. Bernardo Carnesecchi, che si ricordi, che i nostri consigli sono voleri, e quelli, che ci si oppongono li reputiamo nostri avversari."

( By Paolo Piccardi )

 

 

Questo Bernardo che apparentemente sembra opporsi ad un provvedimento contro i poveri meritando il rimbrotto di Cosimo I e' quel Bernardo di Andrea ( della line di Bernardo di Cristofano ) fatto conte palatino da Leone X e senatore dall'anno 1546

Come ricorda Gio. Bonaventura Carnesecchi nella sua breve storia sulla famiglia Carnesecchi , questo Bernardo soleva dire :

Che tutte le perdite che un uomo puol fare delle cose del mondo , non puo' paragonare ad una piccola perdita del proprio onore

 

 

 

 

 

 

 

 

  

storiaaristocraziafiorentina

 

 

LA CADUTA DELLA REPUBBLICA DI SIENA E LA FORMAZIONE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA

 

Il 17 aprile 1555 capitola la repubblica di Siena

 

 

Siena11  Caduta della Repubblica di Siena

 

 

Nel 1552 Siena si ribellò contro l'impero, scacciò la guarnigione spagnola e fece occupare la città dai francesi. Nel 1553 una spedizione militare, inviata dal viceré di Napoli Don Pedro, aveva tentato di riconquistare la città ma, complice anche la morte dello stesso viceré, l'impresa era stata un fallimento. Nel 1554 Cosimo ottenne il supporto dell'imperatore per muover guerra contro Siena utilizzando il proprio esercito. Dopo alcune battaglie nelle campagne tra le due città e la sconfitta dei senesi a Marciano, Siena fu assediata dai fiorentini. Il 17 aprile 1555, passati molti mesi di assedio, la città, stremata, cadde.

Siena rimase sotto protezione imperiale fino al 1557, quando il figlio dell'imperatore, Filippo II di Spagna, la cedette a Cosimo, tenendo per sé i territori di Orbetello, Porto Ercole, Talamone, Monte Argentario e Porto Santo Stefano, che andarono a formare lo Stato dei Presidi. Nel 1559, su decreto del Trattato di Cateau-Cambrésis al termine delle Guerre d'Italia franco-spagnole, Cosimo ottenne anche i residui territori della Repubblica di Siena riparata in Montalcino, ultimo presidio dei senesi sotto protezione francese.

 

Cosimo I assunse cosi il titolo di Duca di Siena insieme a quello di Duca di Firenze

 

RIEVOCAZIONE STORICA DELLA BATTAGLIA DI SCANNAGALLO

 

Tutti gli anni nell'ultimo fine settimana di maggio a Scannagallo si svolge uno spettacolo che merita di essere visto :

LA RIEVOCAZIONE STORICA DELLA BATTAGLIA DI SCANNAGALLO

http://www.scannagallo.com/home_index.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NELLA GUERRA PER LA CONQUISTA DI SIENA IL CAPITANO BATTISTA CARNESECCHI SI RIBELLA CONTRO COSIMO I

 

Il capitano Battista di Gherardo combatte con i francesi contro Cosimo I

Dopo la caduta di Siena viene condannato insieme a moltri altri fiorentini ostili a Cosimo I

 

 

Scipione Ammirato : Istorie fiorentine

Istorie fiorentine di Scipione Ammirato ...‎ - Pagina 268

di Scipione Ammirato, Cristoforo del Bianco, Francesco del Soldato - 1827
... Tosinghi C. Gio. Batt. di Gherardo Carnesecchi Corso di Corsi . 283 Cipriano
di Francesco da ...

Visualizzazione completa

 

Libro Google www.carnesecchi.eu/Storiefiorentine2.pdf da pagina 261 in poi : Da un lungo elenco di ribelli tra cui :

 

Al di 28 di maggio 1555 li 4 infrascr. Furono dichiarati ribelli per essere venuti contro S.E. in servizio dei Franzesi

C.Pietro Pagolo et Niccolo' di Ceccotto Tosinghi

C.Gio.Batt. di Gherardo Carnesecchi

Corso di Corsi

 

 

 

 

CAPITANO GIOVAN BATTISTA DI GHERARDO

 

Giovan Battista di Gherardo  Il capitano Battista Carnesecchi ribelle contro Cosimo I in difesa della liberta' di Siena

 

Il capitano Battista Carnesecchi morira' in Francia nell'assedio di Musidan colpito da un colpo di moschetto

anno 1569 Francia : Assedio di Musidan : sua morte :……….Essendo Monsignor D'Angio' andato intorno di un castello tenuto dalle forze dell'Ammiraglio chiamato Musidan , il conte di Brisac , giovane di valore e di fede sincera alla Corona , andando intorno per riconoscere il luogo fu da un moschetto di quei di dentro ucciso , insieme con altri gentiluomini Franzesi e Italiani. E principalmente Fiorentini , il Capitano Battista Carnesecchi , Luigi Alamanni e altri : dolse molto questo danno al Generale , e adirato , prendendosi il castello per forza , non volle si perdonasse ad alcuno , e vi furono tutti uccisi

 

 

 

 

dall'ottimo sito del dr Orlando Papei www.ilpalio.org

 

 

Repubblica di Siena ritirata in Montalcino 1554--1560

 

Dopo la caduta di Siena un gruppo di esuli si rifugiò nella fortezza di Montalcino, mentre il restante territorio senese veniva progressivamente conquistato dalle truppe medicee e spagnole. A Montalcino gli esuli organizzarono un governo il cui organo principale fu il concistoro presieduto dal capitano del popolo. Dopo la pace di Cateau-Cambrésis ( 2-3 aprile 1559 ) , cessato anche l'appoggio dei francesi, gli esuli senesi dovettero arrendersi e consegnare la fortezza all'emissario del re di Spagna. Bibliografia: F. POLIDORI, Atti della Repubblica senese ritirata in Montalcino e alcune Lettere relative agli Atti medesimi, "Archivio storico italiano", s. I, appendice, t. VIII,1850, pp. 393-398; ARCHIVIO DI STATO DI SIENA, Guida-inventario dell'Archivio di Stato, I, Roma 1951 (Ministero dell'Interno. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, V), pp. 304-305; A. D'ADDARIO, Il problema senese nella storia italiana nella prima metà del Cinquecento (La guerra di Siena), Firenze 1958; R. CANTAGALLI, La guerra di Siena (1552-1559). I termini della questione senese nella lotta tra Francia e Asburgo nel '500 ed il suo risolversi nell'ambito del Principato mediceo, Siena 1962, pp. 425-560.

 

Supplica di Pier Francesco Carnesecchi in favore del figlio Alessandro ( nato nel 1533 ), prigioniero a Montalcino (1558) nel Carteggio universale di Cosimo I de Medici: (1536-1541) Mediceo del Principato, filze 329-353

Non conosco i contorni dell'episodio

Ne perche' fosse prigioniero. Se di parte medicea e preso prigioniero oppure ribelle a Cosimo e tra gli insorti ivi arroccatisi e assediati intorno

 

 

mappa da Wikipedia : poiche' si riferisce al 1815 non sono segnati i presidi spagnoli : lo Stato dei presidi

 

 

Con la conquista di Siena Cosimo I diviene Duca di Firenze e Duca di Siena

 

 

 

IL GRANDUCATO DI TOSCANA

 

 

24 agosto 1569 il papa Pio V investe Cosimo I del titolo di Granduca di Toscana

 

 

New York Times  Il titolo di Granduca di Toscana e il sangue di Pietro Carnesecchi

 

 

Della solenne incoronazione del dvca Cosimo Medici in gran-dvca di Toscana

 

 

http://books.google.it/books?id=XEURAQAAIAAJ&printsec=frontcover&dq=incoronazione+cosimo&hl=it&sa=X&ei=rab2UoiQJYPhywPaw4KABw&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=incoronazione%20cosimo&f=false

 

 

 

 

13 dicembre 1569

«Nella gran sala del Palazzo Ducale si stava Cosimo assiso sotto il Trono, e attorno di esso erano collocati per ordine i Figli, il Bonelli [è il nipote del papa e latore della bolla papale della nomina a granduca di Toscana], e il Nunzio del Papa; gli Ambasciatori residenti di Ferrara e di Lucca ebbero appresso il lor posto, e dopo di essi il Senato dei Quarantotto, le altre Magistrature della Città, i Cavalieri di Santo Stefano, la Nobiltà, e la parte più scelta del popolo erano situati secondo il grado e la convenienza. Gio. Batista Concino figlio di Bartolommeo Concino primo Segretario di Cosimo fu deputato per esercitare in questo atto le funzioni di Gran Cancelliere. Presentò il Bonelli a Cosimo il Breve di Pio V accompagnandolo con le più obbliganti e officiose espressioni, e il Concino lo lesse ad alta voce pubblicamente; l’istesso fu esequito della Bolla, e tutta l’assemblea applaudì alle considerazioni del Papa e ai meriti del nuovo Gran Duca. I Principi, il Bonelli, gli Ambasciatori ed i Magistrati complirono con baciarli la mano, mentre la Piazza risonava delle pubbliche acclamazioni, e le artiglierie annunziavano l’atto come perfezionato. Si eressero subito per la Città le armi Medicee con la Corona Reale, si notificò ai sudditi il trattamento dovuto al Gran Duca di Altezza e di Serenissimo e si coronò l’opera con un solenne ringraziamento nel Tempio principale della Città. Successero dipoi le pubbliche dimostrazioni di gioia, i trattenimenti, i banchetti e tutto ciò che l’esquisitezza e la magnificenza di Cosimo poterono imaginare per render contento il Bonelli e dimostrare al Papa il gradimento di così segnalato favore. I popoli goderono sinceramente di vedere appagata così la vanità del loro Principe, e solo quei Cittadini internamente nemici della Monarchia si contristarono per vedere autorizzato sempre più con questo atto il governo di un solo».

Riguccio Galluzzi : Istoria del Granducato di Toscana sotto il governo della Casa Medici (Firenze, Cambiagi, 1781,vol. II, pp. 107-108)

il 13 dicembre 1569 a Firenze festeggiava la bolla del papa Pio V che attribuiva al duca di Firenze Cosimo I il titolo di granduca di Toscana. Un atto importante e a lungo voluto da Cosimo I, che pure nel maggio 1564 aveva ceduto quasi tutte le leve dello stato al figlio Francesco I, in vista del matrimonio che questi avrebbe contratto con Giovanna d’Austria, della famiglia imperiale.

Importante, perché questo titolo, nuovo e insolito nella pur ricca vetrina dei titoli sovrani, segnava il riconoscimento di una vera preminenza del principe fiorentino in quello che possiamo definire il sistema degli stati italiani della metà del XVI secolo. La concessione poneva infatti Cosimo I e dopo di lui i suoi successori ad un livello di prestigio, di “reputazione”, per riprendere un termine caro alla cultura politica dell’antico regime, che nessun altro principe italiano avrebbe potuto vantare. Né il duca di Savoia, che avrebbe dovuto aspettare gli inizi del XVIII secolo per potersi vantare di un titolo reale (re di Sicilia dal 1714 e poi re di Sardegna), né tantomeno i duchi di Modena – gli Este – che pure avrebbero voluto essi un segno di distinzione maggiore rispetto ai Medici fiorentini.

Ad ottenere un titolo di preminenza sugli altri principi italiani Cosimo aveva lavorato fin dall’elezione al soglio pontificio di Pio IV (Giovanni Angelo Medici, di famiglia milanese non imparentata con i Medici di Firenze) eletto, alla fine del 1559, in virtù dell’appoggio di Filippo II di Spagna e dell’azione diplomatica dello stesso Cosimo. Nel 1560 il papa dava il cappello cardinalizio a Giovanni dei Medici, figlio di Cosimo, e apriva una sede della Nunziatura a Firenze. E nel 1564, morto Giovanni, lo attribuiva ad un altro figlio di Cosimo, il giovane Ferdinando – che avrebbe poi cinto, nel 1587, la corona granducale alla morte del fratello Francesco I – e soprattutto appoggiava i Medici nella contesa sulle preminenze rivendicate dagli Este.

Nonostante la rinuncia alle rendite dello stato e al controllo degli apparati pubblici a favore di Francesco I, era pur sempre Cosimo a guidare la politica fiorentina e a nominare i principali ministri. E fu Cosimo a trattare con il nuovo pontefice Pio V (Antonio Ghisleri) per superare le differenze e diffidenze del pontefice nei confronti della politica religiosa di Cosimo, vinte sia grazie al “sacrificio” che Cosimo I fece dell’“eretico” Pietro Carnesecchi (abbandonato dal duca nelle mani dell’Inquisizione romana e quindi decapitato e bruciato a Roma nell’ottobre del 1567) sia grazie anche ad un forte sostegno di Cosimo alla guerra contro gli ugonotti di Francia. Pesò anche l’abile strategia di finanziamenti agli attori principali della scena politica internazionale. Nel 1565 infatti Cosimo prestava all’imperatore 200.000 scudi e 100.000 ducati alla Francia; qualche anno più tardi 100.000 ducati ancora alla Francia e, nel 1572, 200.000 scudi alla Spagna. A conferma di un ruolo nel contesto internazionale che poteva e doveva giustificare la preminenza medicea in Italia, in anni in cui la nuova dinastia si imparentava con la famiglia imperiale. A costo anche di sfidare con l’accordo e il sostegno di papa Pio V la diffidenza e l’opposizione dell’Impero e della Spagna, che infatti non vollero, nel 1569, riconoscere la bolla papale e il conseguente titolo granducale.

In questo contesto, alla metà degli anni sessanta del Cinquecento, mentre l’Imperatore sembrava appoggiare le pretese degli Este nella loro controversia per le precedenze sui Medici nelle cerimonie pubbliche, il papa si adoperava per concedere al duca di Firenze un titolo che non lasciasse dubbio sulla primazia dei Medici sugli altri principi italiani. Scartata l’idea di un titolo regio (la monarchia spagnola e l’impero non lo avrebbero certo tollerato) fu Pio V ad “inventare” il titolo di granduca di Toscana con una bolla del 27 agosto 1569, la cui minuta era il frutto di una stretta collaborazione tra il Torelli, uno dei segretari di Cosimo, e il giurista Nofri Camaiani, presidente dei Brevi pontifici.

Questa fu la bolla papale letta con grande solennità nella cerimonia davanti al Senato dei Quarantotto e le altre magistrature fiorentine così bene ricordata dal Galluzzi nella suaIstoria. E non deve sorprendere che il filolorenese Galluzi, al servizio del governo di Pietro Leopoldo, desse, negli anni ottanta del XVIII secolo, tanto risalto alla concessione del titolo granducale, perché, anche se, come vedremo, la bolla fu sempre contestata dal Sacro Romano Impero degli Asburgo, essa attribuiva a chi reggeva lo stato fiorentino – ed insieme quello senese – non solo una riconosciuta preminenza sugli altri principi italiani, ma soprattutto un più aperto riconoscimento della natura “monarchica” e assolutistica del potere dei Medici su quella che era pur sempre – e tale rimarrà fino al 1737, anno della successione lorenese – la Repubblica Fiorentina, una strana repubblica con a capo un duca, come si leggeva nel diploma di Carlo V.

Un titolo importate, dunque, cercato e voluto da Cosimo anche a costo di sfidare la diffidenza e l’aperta opposizione della Spagna di Filippo II e del Sacro Romano Impero. Non a caso, quando il 5 marzo 1570 Cosimo andò a Roma a cingere la corona granducale e ad offrire al papa l’appoggio per una lega contro i Turchi, dure furono le reazioni della Spagna e dell’Impero e fu solo la grande abilità politica di Cosimo, capace di giocare la carta dell’appoggio della corona francese e di rivendicare al tempo stesso la sua assoluta fedeltà alla politica degli Asburgo, a portare ad una progressiva distensione della situazione e a vincere l’ostracismo di Filippo II che, ad esempio, non volle che le nave medicee partecipassero, in nome dello stato fiorentino, alla lega antiturca che avrebbe riportato la celebre vittoria di Lepanto.

L’elezione di un nuovo pontefice, Gregorio XIII, nel 1572, avrebbe contribuito alla ripresa di buoni rapporti di Cosimo con la Spagna e a spingere il re Filippo II ad intervenire presso l’imperatore per il riconoscimento del titolo granducale. Questo sarebbe però arrivato solo con il diploma imperiale del gennaio 1576, morto oramai da due anni Cosimo I. Un diploma, quello di Massimiliano II, che formalmente ignorava la precedente bolla papale.

La lotta per il titolo granducale non fu, dunque, solo una lotta per la preminenza sulla scena italiana, nella concorrenza con gli Este o i Savoia, ma uno dei terreni sui quali Cosimo I si impegnò per il consolidamento della nuova dinastia sul piano internazionale e per una sua più forte legittimazione sul piano dell’esercizio del governo sullo stato fiorentino e sul nuovo possesso senese.

Chi ancor oggi vada in piazza della Signoria, a Firenze, può allora facilmente comprendere perché alla base del monumento equestre che Francesco I fece erigere al Giambologna in onore del padre Cosimo, siano raffigurate tre scene: la conquista di Siena, la rinuncia al potere a favore di Francesco e l’incoronazione granducale a Roma. Una cerimonia, questa, che aveva avuto nella Roma di Pio V e conserva ancor oggi nell’opera del Giambologna, il senso di una vera e propria “coronazione” regia con l’imposizione di una corona sul capo di Cosimo e la consegna dello scettro. E se poi il nostro visitatore volesse spostarsi dalla piazza della Signoria ed entrare a Palazzo, ben comprenderebbe perché per volere del granduca Ferdinando I Jacopo Ligozzi dipingesse non lontano dalla scultura di Baccio Bandinelli e di Bartolomeo Caccini – l’incoronazione di Carlo V a Bologna – la scena dell’incoronazione romana del granduca Cosimo I.

Fonte: MARCELLO VERGA, Dicembre 1569: la concessione del titolo granducale ai Medici, in “Portale Storia di Firenze”, Dicembre 2012 Leggi l’articolo completo su www.storiadifirenze.org

 

 

 

Cosimo I per consolidare vieppiu' il suo potere esautorò da ogni carica, anche formale, la maggior parte delle importanti famiglie fiorentine, non fidandosi dei loro componenti. Scelse piuttosto funzionari di umili origini. Una volta ottenuto il titolo di Granduca di Toscana da Papa Pio V nel 1569, mantenne la divisione giuridica ed amministrativa tra il Ducato di Firenze (il cosiddetto "Stato vecchio") ed il Ducato di Siena (detto "Stato Nuovo", quindi tenendo le due zone sapientemente separate e con magistrature proprie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA VITA DI CORTE

 

Congiure   ……………….Le ultime congiure   

 

Costume  ………….cambiamento del costume di vita fiorentino  

 

Un articolo interessante di Kitada Yoko : L'aristocrazia fiorentina nella corte medicea da Cosimo I a Ferdinando II : http://www.carnesecchi.eu/corte.pdf

 

 

 

 

 

 

eretici in Istria da uno studio del prof. Andrea Del Col...........un Carnesecca condannato ai remi

 

Un movimento ereticale in ISTRIA e uno sconosciuto Simone Carnesecca ( ??? ) in uno studio del prof. Andrea Del Col

 

 

eretici in Istria da uno studio del prof. Antonio Miculian...........ancora qualcosa su Simone Carnesecca eretico

questo individuo e' da decifrare

 

 

 

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STORIA DEI CARNESECCHI DURANTE IL PRINCIPATO MEDICEO

 

A CONTINUARE DALL’ANNO 1530 Al 1800

 

 

Abbiamo lasciato il racconto alla caduta della Repubblica ed abbiamo lasciato i nostri Carnesecchi numerosi in numero ,poveri e ricchi , savi e pazzi , politicamente divisi e indirizzati verso strade assai diverse

Le vicende dei Carnesecchi medicei si dividono ora da quelle degli antimedicei , e da quelle dei Carnesecchi poveri

I Carnesecchi medicei continuano a comparire nella storia fiorentina . Gli altri Carnesecchi scompaiono dalla macrostoria e rimangono con le loro microstorie

Giganteggia in questi anni la rivolta umana e spirituale di Pietro Carnesechi e rimane nella storia la figura del capitano Battista che mette in gioco testa e beni per combattere per la liberta' di Siena contro le truppe di Cosimo I

Degni di nota i banchieri Bartolomeo ( Baccio ) e Zanobi, suo figlio , del banco Carnesecchi -Strozzi : autori di una delle banche piu' importanti d'europa nel XVI secolo

Ed ancora Bernardo il progettista dei giardini delle Tulleries

Vincenzo che si distinse come comandante di galera nella marina stefaniana , Virgilio ingegnere ed architetto dei Carnesecchi di Pietrasanta .

Degne di menzione le attivita' minerarie dei Carnesecchi di Pietrasanta , legate al ferro all'argento al rame

E tanti altri ancora di cui ora parleremo

 

 

 

FIRENZE

 

 

 

 

vai alla pagina 26 prima parte  Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1532 al 1800  ( Principato mediceo )

 

 

 

vicende dei rami dei funzionari medicei

 

 

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo del senatore Andrea di Paolo di Simone Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Piero di Simone di Paolo Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Ridolfo di Giovanni di Andrea Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Andrea di Bernardo di Cristofano Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Giovanni di Giovanni Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Leonardo di raffaello di Leonardo Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Zanobi di Francesco di Berto Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Ridolfo di Antonio di Manetto

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di

 

 

 

 

senatore Bernardo di Andrea di Bernardo Carnesecchi  ...............Alcune notizie

 

 

 

 

 

DOCUMENTI

 

Archivio Panciatichi Ximenes  Vicende di alcuni Carnesecchi

 

Archivio Panciatichi Ximenes  Vicende di alcuni Carnesecchi

 

carte Carnesecchi: Libro di ricordi di Giovan Battista Carnesecchi (1 pezzo, 1589-1608),

 

Archivi in cui si parla dei Carnesecchi  Vicende di alcuni Carnesecchi

 

 

premessa alla storia e genealogia dei Sizzi scritta dal Passerini;

Giustamente egli dice : ma quando la famiglia , a cui la conservazione di quei documenti interessa, e' scomparsa dal numero delle generazioni , le carte si disperdono con detrimento non lieve della storia civile dei nostri padri.................

Anche le carte dei Carnesecchi fiorentini hanno sofferto una dispersione profonda e giacciono in archivi diversissimi , quando non persi per sempre

Per diverse famiglie fiorentine, che hanno avuto la fortuna di conservare in buono stato le loro finanze fino quasi ai giorni nostri, esistono ancora registri commerciali , memorie , .............questo non e' avvenuto per i Carnesecchi fiorentini e la ricostruzione delle loro vicende e' faticosa e lenta

 

 

 

 

Un personaggio di prima grandezza e' Bartolomeo di Zanobi di Francesco Carnesecchi

Con tendenze savonaroliane come il padre

la banca CARNESECCHI-STROZZI da lui fondata con Camillo Strozzi e una delle grandi banche fiorentine ed europee del XVI secolo

 

 

 

senatore

personalita' ecclettica

uomo influente , impegnatissimo in cento incarichi : una delle personalita' fiorentine piu' in vista del periodo

in contatto con gli uomini piu' influenti del suo tempo

di lui parlano centinaia di documenti

banchiere di prima grandezza con lo Strozzi , anche in Europa

autore di una : Storia di Firenze

 

 

 

 

La Cronaca di Baccio Carnesecchi si trova manoscritta in BNCF Magliabecchiano XXV 555 cc 81r -98v ,

e a stampa in Michele Lupo Gentile "Sulle fonti inedite della Storia fiorentina di Benedetto Varchi", in "Studi storici" (Pisa) 1905 pg 421-471

 

 

ANTONIA AMORE

 

forse e' questo medesimo Bartolomeo di Zanobi che ci pare molto umanamente vicino

in questo libro delle Edizioni Polistampa di Firenze

quello che e' detto un mistero forse puo' essere risolto

Bartolomeo ( nato nel 1501 ) aveva sposato Maddalena Velluti ( una donna con diversi problemi di salute ) e ne erano nati tre femmine ( la prima nel 1536 ) ed un maschio Zanobi ( nato 1540 vedi genealogie )

Quindi si tratta ora di capire quando Bartolomeo era podesta' a Radda e scriveva " Antonia amore"

 

 

Attenzione pero' che Bartolomeo di Zanobi di Francesco puo' essere confuso con Bartolomeo di Piero di Simone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

da un opera molto interessante sull'inquisizione cattolica del prof Adriano Prosperi

 

 

 

 

UN GIOVANISSIMO PIERO , NEL 1527 A DICIOTTO - DICIANNOVE ANNI

Ancora oggi il piu' noto di questo cognome

Pietro Carnesecchi

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

 

SE IL CARNESECCHI AL QUALE PUZZA IL MOSCADO E CAMMINA IN PUNTA DI ZOCCOLI .....

 

 

Ho sempre avvertito un astio profondo degli ambienti cattolici verso Pietro Carnesecchi

Un astio che dal lontanissimo 1567 si e' trascinato fin quasi ai giorni nostri

E' incredibile come i cattolici non sappiano perdonare le loro vittime

Non gli hanno mai perdonato di averli costretti ad ucciderlo

 

 

L'INFAME CARNESECCHI !

 

Infatti con la condanna al rogo di Pietro il cognome Carnesecchi ha iniziato a puzzare un pochino di zolfo ………… perche'ai cattolici non e' bastato averlo arso ma volendo distruggerne anche la figura per molto tempo hanno continuato a dipingere Pietro come una specie di emanazione vile e diabolica

Penso che con Giordano Bruno sia stato l'uomo piu' odiato dalla Chiesa cattolica : un odio giunto fin quasi ai giorni nostri

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……..La storia de' Governatori di Tivoli l'ho, ed è vero, che il Giberto fu uno di essi, e anche l'INFAME Carnesecchi, il quale mandava le rendite de' Beneficj a Calvino, e fu fatto bruciare da San Pio V………….

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SANTO L'ASSASSINO , INFAME L'ASSASSINATO : .....CARITA' CATTOLICA

 

Cosi l'eresia e l'odore di zolfo che accompagna il suo nome e' talvolta passato da Pietro a tutto il cognome segnandolo con un marchio

Dice bene il priorista :

.....se nonche monsigniore Veschovo a machiato eresia questa famiglia per la tanta sua perfida ostinazione che meritamente in Roma fu abruciato a tempi nostri saria in maggiore riputazione che la non è.

 

Questa famiglia è stata in Firenze molto honorata per la loro richezza et anchora ritiene il nome de Carnesechi per e molti casamenti che in quello luogo anno dove habitano quei di questa famiglia e per li dischordie civile che alla giornata nascevono nella cipta era potente causa di non asciendere a qualche grado rilevato pero non e manchato loro nelle ochorentie che alla giornata nascievono dessere adoperati al pari dogni altro ciptadino come fu Franciesco di Berti che fu fatto uno de V ciptadini che havessino a vendere e beni della parte guelfa accietto che la loro residenzia et la torre doltre arno allato al ponte vechio che fu lanno 1471 et se nonche monsigniore Veschovo a machiato eresia questa famiglia per la tanta sua perfida ostinazione che meritamente in Roma fu abruciato a tempi nostri saria in maggiore riputazione che la non è.

Priorista Corsi-Salviati ( Cortesia dottoressa Laura Cirri )

 

 

 

 

Di questo stato di cose rende l’idea ancora nell'ottocento una novella di Emma Parodi che , come altri , usa un Carnesecchi come elemento diabolico .

……………..E le nozze si prepararono infatti con molta pompa, e nella chiesa della Pieve a Bibbiena si presentò come testimone del Vicario di Poppi un bellissimo cavaliere che disse di chiamarsi messer Lando Carnesecchi, e di esser cugino dello sposo. Però, mentre il prete benediva l'anello, si verificò un fatto strano. L'immagine della Madonna che ornava l'altare si voltò dal lato opposto a quello dove stavano il Vicario e il cavaliere fiorentino, e dalla loro parte si spensero tutti i ceri.
La sposa impallidì e cadde svenuta; la madre di lei mandò un grido; il prete fuggì, e dietro a lui fuggirono tutti gli astanti. La gente urlava, si pigiava per scappar più presto, e tutti dicevano che era stato commesso un sacrilegio, che la chiesa era profanata e che ci doveva essere il Diavolo, e il Diavolo non poteva essere altri che il Vicario o il suo testimone. Questa voce era così generale, che formava quasi un coro, e giunse anche all'orecchio del padre della sposa, il quale cercava di farsi largo nella folla adunata sulla piazza per ricondurre a casa Violante, tuttavia priva di conoscenza.
- Qui non è aria per noi! - disse sottovoce il finto cavaliere al Vicario.
Questi andò per uscire, ma la folla, appena lo ebbe riconosciuto, incominciò a gridare:
- Dàlli, dàlli! Ecco il Diavolo!
In un momento tutti si chinarono a raccoglier sassi e incominciarono a bersagliar con quelli il povero Vicario. Il cavaliere, vista la mala parata, aveva ripreso la pelle di micio e sgattaiolava fra la folla, senza curarsi di chi lasciava nelle peste.
I sassi lanciati con furia, quasi a bruciapelo, avevan ferito il Vicario nella testa, nel viso, nel petto, nelle spalle, e il poveretto, sentendosi morire, stramazzò a terra.
Allora da molte parti si udì dire:
- Prepariamo il rogo, bruciamolo vivo!

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O una taccia di stravaganza verso il VESCOVO MATTO

 

Come per il personaggio CARNESECCA nel Fogazzaro

 

 

 

Il "Potere" ha sempre bisogno di aizzare a calpestare il corpo dei suoi nemici vinti probabilmente nel tentativo di non farne dei martiri

Nel caso del Carnesecchi molti dei cattolici che descriveranno la sua vicenda si troveranno stretti nella morsa di dimostrarne la poca rilevanza della sua azione eretica e additarlo con veemenza al pubblico ludibrio

 

 

Un riformatore religioso : Pietro Carnesecchi

 

 

Fu, quella di Piero Carnesecchi, senza dubbio, la pagina più nera della carriera politica di Cosimo.

 

Certo, quando tre anni dopo Cosimo fu da quel pontefice con solenne cerimonia finalmente incoronato granduca, egli non poté non pensare che la maggior parte del prezzo di quella preziosa corona costellata di gemme e d'oro l'aveva pagata col sangue del Carnesecchi. ........

 

 

Cosimo si adoperò per ricevere un titolo regale che lo affrancasse dalla condizione di semplice feudatario dell'imperatore e che gli desse quindi maggior indipendenza politica. Non trovando alcun appoggio da parte imperiale si rivolse al Papato. Già con Paolo IV aveva cercato di ottenere il titolo di re o arciduca, ma invano. Finalmente, Nel 1569, dopo aver stipulato un accordo col Papa secondo il quale avrebbe messo la sua flotta a servizio della Lega Santa che si stava venendo a formare per contrastare l'avanzata ottomana, Pio V emanò una bolla che lo creava granduca di Toscana. Nel gennaio dell'anno successivo fu incoronato dal papa stesso a Roma. In realtà tale diritto sarebbe spettato all'imperatore e per questo Spagna e Austria si rifiutarono di riconoscere il nuovo titolo minacciando di abbandonare la Lega, mentre Francia ed Inghilterra lo ritennero subito valido e col passare del tempo tutti gli stati europei finirono per riconoscerlo .(Alcuni storici ipotizzano che l'avvicinamento tra Pio V e la conseguente concessione dell'ambito titolo granducale avvenisse con la consegna a tradimento dell'eretico Pietro Carnesecchi, che era rifugiato a Firenze confidando nella protezione del Duca medesimo.)

 

Questo tradimento fu ancora piu' grave perche' Pietro Carnesecchi era stato imparentato ai Medici dalla volonta' di Papa Clemente VII ( Giulio de Medici ) che aveva voluto dare a Pietro il suo cognome ( Pietro Medici Carnesecchi )

 

 

Il dipinto, eseguito su una sottile lastra d’ardesia, apparteneva ai Farnese, come si evince dal sigillo e dal numero d’inventario presenti sul retro. Menzionato a Roma nel 1600 tra i beni del bibliotecario Fulvio Orsini, giunse a Parma alla metà del ‘600 e fino ad alcuni anni fa si era creduto che il ritratto raffigurasse Clemente VII con un chierico ( Pietro Carnesecchi ). Un’identificazione errata su basi inventariali, sorta anche per certe similarità con le effigi note di quel papa, ora comunque risolta. E’ il ritratto di Paolo III Farnese con un nipote, dipinto da Sebastiano del Piombo attorno al 1534, come ebbe modo di ricordare Vasari: ritrasse il medesimo papa Paolo III subito che fu fatto sommo pontefice e cominciò il duca di Castro, ma non lo finì.

 

Nasce a Firenze il 24 dicembre 1508 da Andrea di Paolo di Simone di Paolo Carnesecchi e da Ginevra Tani

 

 

 

< ….Un uomo nato per stare a fronte ai re… >

 

 

Una figura incredibilmente controversa e ancora bistrattata e' la figura di Pietro Carnesecchi : a cicli alterni esaltata , dimenticata , disprezzata

Sicuramente un martire del libero pensiero di cui si sente il bisogno solo in certi momenti in altri un personaggio scomodo

 

E' un uomo che in fondo alla sua vita sceglie liberamente di morire pur potendo salvarsi abiurando

Sceglie di morire per preservare le sue idee

E la sua morte e' dignitosa quasi orgogliosa. Epica quel tanto che basta da colpire la fantasia dei testimoni

 

 

Altissime le sue qualita' umane sino dall'inizio

Bello , con modi e una capacita' di piacere a tutti ( umili e potenti ) , intelligente ,coltissimo , con capacita' organizzative assai sviluppate.

Legato alla famiglia Medici dai rapporti strettissimi del padre Andrea con questa famiglia

Legato ai Dovizi e al cardinal Bibbiena ( Bernardo Dovizi ) perche' fratello uterino di Monsignor Angelo Dovizi

Facilitato quindi negli inizi della sua carriera ecclesiastica sia da Clemente VII ( Giulio de Medici : figlio naturale di Giuliano ) e dai fratelli uterini , seppe pero' per le sue qualita' imporsi sulla scena romana divenendo un protagonista del papato

 

ed era tale l'influenza di cui godeva presso quel papa, che si diceva comunemente, " che la Chiesa era governata più da Carnesecchi, che da Clemente. " Pure si condusse con tanta modestia , e convenienza nella sua delicata situazione, che in vita non incorse invidia, nè disfavore in morte del suo padrone. Ma i progressi di Carnesecchi nella carriera degli onori mondani, che aveva con tanto belli augurj principiata furono arrestati da una causa diversa. A Napoli strinse con Valdes un' intima amicizia da cui s'imbevve della dottrina riformata

 

Amato e apprezzato raccoglie elogi continui ( E CHE PAIONO ESSER SINCERI ) da tutti i contemporanei

 

" Pietro Carnesecchi, protonotario , uomo d' onore , famoso pel possesso di tutte le virtù, e di una mente più culta di qualunque ch' io abbia mai conosciuto nel corso della mia vita "

Aldo Manunzio

 

Fin dalla sua prima gioventù mostrò di esser nato per " stare avanti ai re, e non avanti a uomini da poco. " A una bella presenza, ad un vivo giudizio penetrante univa affabilità, dignità di maniere, generosità, e prudenza. Sadoleti lo loda come : un giovane di spechiata virtù, e di molta coltura "

 

Queste manifestazioni divennero piu' timide quando Pietro entro' in odore di eresia , ma non cessarono tanto era il fascino del personaggio

 

Con la controriforma e lui morto Pietro divenne per i cattolici un emanazione diabolica , era l'uomo che non aveva chinato la testa , era il beneficato che aveva mostrato tutta la sua ingratitudine verso Santa Madre Chiesa , era l'uomo che Pio V il Papa santo non era riuscito a piegare , e iniziarono gli scritti diffamatori e il tentativo di distruggerne la memoria

Per due secoli fu dimenticato in un Italia bigottamente cattolica , asservita , ligia al potere , restia a qualunque cambiamento , sempre piu' culturalmente piatta e analfabeta

 

La ventata con cui la rivoluzione francese travolse l'epoca dei re cattolici e assolutistici , fu avvertita in Italia non col vigore di altre Nazioni ma fu avvertita

La fede nella ragione , nella tecnica , nel progresso , la contestazione sociale , la contestazione ad una religione ancorata e avviluppata su valori passati e non piu' accettati portarono a rivalutare la figura di Pietro

Per tutto l'ottocento venne visto come un eroe del libero pensiero ( ed e' quello che in realta' e' stato )

 

Giuseppe Bandi pubblica il romanzo storico : Pietro Carnesecchi storia fiorentina del XVI secolo

 

 

un patriota adotta il soprannome di Pietro Carnesecchi

 

 

ritratto giovanile ( 1527( (dice il Vasari ) :18-19 anni ) di Pietro Carnesecchi vittima dell'inquisizione nel 1567.

 

 

  • ritratto di Pietro Carnesecchi
  • dipinto
  • Galleria degli Uffizi
    Firenze
  • (Altezza per Larghezza) 59.5 x 39.5
  • Inventario 1890, n. 1489 (1890 post)
  • SBAS FI 177961 (fotografia b.n.)
    SSPM FI 555971 (fotografia digitale)
    ex art. 15 n. 25474 (diapositiva colore)

Il passaggio del dipinto dalla Guardaroba agli Uffizi avvenne nel 1787, ma su questo episodio non sono stati trovati documenti certi. La tradizione lo attribuisce ad Andrea del Sarto; fu il Gamba , sulla base delle indicazioni del Vasari, a riconoscervi la mano del Puligo e ad identificare nel personaggio ritratto Pietro Carnesecchi, riconoscimenti confermati unanimamente dalla critica successiva. Un altro supposto ritratto del Carnesecchi, sempre attribuito al Puligo, si trova ad Oakley Park nella collezione Earl of Plymonth. Scrive il Vasari: "Fra molti ritratti che Domenico fece di naturale, che tutti son belli e molti somigliano, quello e' bellissimo che fece di Monsignor messer Pietro Carnesecchi, allora bellissimo giovanetto". Il Vasari stesso riproduce questo ritratto nella volta della sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio, in un ovale nel quale e' raffigurato Clemente VII che impone la berretta cardinalizia a Ippolito de'Medici. "... e' M. Piero Carnesecchi, segretario gia' di Clemente che allora fu ritratto quando ancora era giovanetto,ed io dal ritratto l'ho messo in opera". Il Carnesecchi infatti, imparentato per parte di madre con il cardinal Bibbiena, fu segretario di Clemente VII, ma dopo il 1540 abbraccio' la Rifoma secondo le dottrine valdesi: fu perseguitato, decapitato e bruciato su ordine del Tribunale dell'Inquisizione, il primo ottobre 1567, sotto il pontificato di Pio V. Nel 1527 si era recato a Firenze, sfuggendo al sacco di Roma. Aveva allora diciannove anni e il ritratto in esame dovette essere dipinto in quel periodo, poiche' il Puligo mori' in quello stesso anno.

 http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/avanzata.asp

 

 

 

 

 

 

 

Il ritratto è stato attribuito dalla critica ad Andrea del Sarto, a causadella sua alta qualità, fino al 1909, quando Carlo Gamba lo ha assegnato al Puligo e da allora questa attribuzione è stata condivisa da tutti gli studiosi. Maggiori problemi ha creato l'identificazione dell'uomo. Dai critici che hanno ritenuto il quadro opera di Andrea del Sarto, nell'Ottocento, è stato inizialmente considerato un autoritratto e con tale identificazione è stato trasportato a Parigi e citato nei cataloghi ottocenteschi della Galleria fiorentina. Ma già nel 1891, il Venturi cita il dipinto semplicemente come un ritratto di "nobile giovane fiorentino" realizzato da Andrea del Sarto, mentre altri studiosi dell'opera dell'artista hanno proposto altre identificazioni: il Biadi (1829) avanza l'ipotesi che si tratti del perduto ritratto del "Commesso di Vallombrosa", lo Jacobsen (1901) vede nel modello la stessa fisionomia del "Ritratto di uno scultore" della National Gallery di Londra (n. 690), mentre il Banchi ci vede quella del "Doppio Ritratto" della Palatina (inv. 1912, n. 118), anch'esso già considerato un autoritratto di Andrea del Sarto con la moglie del Bardi (1837), in realtà probabile opera di Tommaso di Stefano Lunetti (cfr. Padovani S. in Andrea del Sarto, 1986, pp.181-183). Infine il Guinness (1899) cita il quadro in esame più genericamente come un ritratto di artista e lo Knapp (1907) ritiene che non sia un autoritratto ma una copia di un originale perduto del Sarto. Ma già il Biadi (1829), il Bardi (1837), il Reumont (1835) e lo Jacobsen (1901) avevano notato una somiglianza con il ritratto degli Uffizi, inv. 1890, n. 1489. Sulla base di questa somiglianza, nel 1909 lo Schaeffer - che cinque anni prima aveva considerato il dipinto un autoritratto di Andrea del Sarto - ritiene che i due quadri, questo di Pitti e quello degli Uffizi, siano entrambi ritratti di Pietro Carnesecchi: il primo però realizzato da Andrea del Sarto, il secondo, meno grandioso, dal Puligo, come ci ricorda il Vasari. Lo stesso anno, e indipendentemente, giunge alla medesima conclusione anche il Gamba che, però, come visto, attribuisce anche il ritratto di Pitti al Puligo. La critica successiva non ha più messo in discussione l'identificazione e l'attribuzione proposte dal Gamba, tranne il Costamagna e la Fabre (1986). Infatti i due studiosi ritengono che i due ritratti sopracitati, pur essendo entrambi realizzati dal Puligo, non rappresentano la stessa persona e la loro somiglianza è solo apparente, dovuta alla tendenza a creare volti stereotipati propria dell'artista: dal momento che il ritratto degli Uffizi rappresenta sicuramente il Carnesecchi sulla base della testimonianza del Vasari, il ritratto della Palatina ha un'identità sconosciuta e è databile intorno la 1525. Ci sentiamo di condividere l'opinione del Costamagna e della Fabre, accostando il dipinto, da un punto di vista stilistico, oltre che al ritratto di Oakly Park, alla "Madonna con Bambino e San Giovanni Battista della Palatina (inv. 1912, n. 145), entrambi databili in questi anni (Capretti 1988-1989). La critica recente è concorde nel considerare il dipinto opera della maturità dell'artista.

http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/avanzata.asp

 

 

 

di Vasari Giorgio (1511/ 1574), Van der Straet Jan detto Giovanni Stradano (1523/ 1605),

Palazzo Vecchio o della Signoria, Museo di Palazzo Vecchio, Quartiere di Leone X, sala di Clemente VII, volta

Personaggi: Clemente VII; Ippolito de' Medici; Lorenzo Pucci (cardinale Santiquattro); Girolamo Barbolani di Montaguto; cardinale Franciotto Orsini; Giovanfrancesco da Mantova; Giovanni Battista Ricasoli (vescovo di Pistoia); vescovo Tornabuoni; Alessandro Strozzi; Piero Carnesecchi.

L' episodio avvenne nel 1529 quando Clemente VII, caduto gravemente ammalato, fu consigliato da alcuni cardinali a lui fedeli, tra cui Lorenzo Pucci, cardinale Santiquattro, di conferire la porpora al nipote Ippolito de' Medici, per assicurare la presenza medicea nel concistoro. L'ovale fu eseguito dal Vasari, ma il Cecchi distingue l' intervento dello Stradano nell' esecuzione dei ritratti.

 

 

Il ritratto di Pietro Carnesecchi del Vasari e' ricavato copiando la tavola del Puligo

 

 

 

Dipinto da sempre dai cattolici ( fanatismo religioso ) come grande traditore , infangato e vilipeso

Il beneficato che con somma ingratitudine volge la bocca a mordere chi lo vuole accarezzare

Ha goduto principalmente di due studi che risentono ambedue del clima in cui sono stati scritti

 

GLI STUDI SU DI LUI

Perseguitato in vita e perseguitato da morto

Pietro Carnesecchi ha avuto la sfortuna di due studi che hanno dato l'impressione che su di lui fosse stato detto tutto e non ci fosse piu' niente da scoprire

E' un personaggio invece in cerca d'autore

I due studi di cui dicevo sono :

uno dell'Agostini alla fine dell'ottocento e uno dell'Ortolani negli anni 60 del novecento

Quello dell'Agostini piu' documentato ma non ancora sufficientemente ha intento di tratteggiarlo come un eroe del libero pensiero

Su questo studio non mi soffermero'.

Quello dell'Ortolani e' al limite del libello diffamatorio ed e' grossolano nella narrazione perche' privo di fonti sufficienti ( infarcito di supposizioni : continue le deduzioni personali forzose ed inadeguate ). Una ricerca pigra , fatta evitando di faticare con un lavoro d'archivio che arricchisse i dati processuali

L'Ortolani era in realta' prevalentemente uno scrittore di testi per le scuole medie, che si cimento' in questo studio mi pare con lo stesso metodo , mettendo insieme un collage di documenti presi da altri testi

Tutta la vicenda si riduce all'interpretazione personale di quella parte degli atti dei processi che allora si conoscevano ( quelli di G. Manzoni ) e sui rapporti epistolari con Giulia Gonzaga , questi emersi nel processo finale e su pochissime altre cose raffazzonate qui e la e comunque utilizzando documenti gia' editi

Questo prassi sarebbe anche tollerabile se non sentisse il bisogno di commentare ogni fatto raccontandolo secondo il suo punto di vista

Forse io pecco nel difenderlo ma non posso evitare di rimarcare come lo studio dell'Ortolani sia a senso unico

Lo studio dell'Ortolani mi da l'impressione di svilupparsi con una tesi preconcetta da convalidare : l'infame Carnesecchi

I suoi giudizi sono trancianti. E' uno studio che interpreta i fatti del Carnesecchi continuamente in senso riduttivo. Questa insistenza fa chiaro l'intento di sminuirlo : non solo non e' un eroe del libero pensiero ma e' una mediocre personalita'

L'insistenza dell'Ortolani su questa posizione non puo' pero' non lasciare perplesso un lettore sagace che ha l'impressione di trovarsi costantemente di fronte non a uno storico che racconta dei fatti documentandoli ma ad un giudice molto parziale ,che insiste nel riempire il testo di giudizi non necessari imponendo un opinione ed impedendo al lettore di formarsene una sua

Taccia il Carnesecchi talora di ingenuita' talora di superbia senza considerare che sta giudicando un uomo che a 22 anni per meriti suoi era gia' segretario di Clemente VII con indubbie doti universalmente riconosciutegli dai suoi contemporanei

Un piccolo dubbio che la personalita' non fosse cosi mediocre poteva anche concederselo

 

Anche Oddone Ortolani pur avendo una sua tesi da dimostrare si piega ad affermare :

...........Poche altre notizie illuminano questi anni......

..........Per questo come per altri periodi della vita di Carnesecchi , occorre osservare che la maggioranza delle notizie proviene dalle dichiarazioni rese nell'ultimo processo.

...........Sono risposte a sollecitazioni dei giudici tendenti ad accertare non solo la gravita' e la continuita' delle colpe dell'imputato ma anche a rintracciare reati di eresia in persone sospette .

.......Notizie monotone , tutte convergenti su persone in qualche modo nelle liste del Sant'ufficio e che vengono a dare un valore uniforme alla vita di relazione del pronotario , che in realta' fu invece assai piu' varia

.......Quadri dunque manchevoli e da accettare come prospettanti un aspetto a danno di altri ma che, d'altra parte , non potrebbero venire completati se non per mezzo di arbitrarie supposizioni

dal saggio di Oddone Ortolani che quindi a fronte dei vuoti ( si tenga presente che non disponeva che dell'estratto del processo ) riempie il suo saggio di supposizioni

 

i principali limiti a mio parere sono

Accetta questi dati senza tenere conto delle particolari condizioni da cui scaturiscono : un uomo che lotta per la sua vita , un uomo che scrive ad una donna che ama , e donna abituata a non essere contrariata

trascurando la continua diuturna azione che lascia tracce a Venezia , in Francia , in Toscana..........

limiti tali da inficiare le conclusioni

L'Ortolani in alcuni momenti e' sconcertante nel suo supplire al vuoto documentale spiegando al lettore e spiegandosi situazioni da lui immaginate

una frase troppo spesso impiegata e' : e' probabile che.......

Il problema e' che lo studio dell'Ortolani ancora oggi e' ritenuto uno studio storico su Pietro Carnesecchi e viene citato come tale

 

 

ancora

Oddone Ortolani se ne esce bel bello con queste considerazioni ( nota bene senza uno straccio di prova documentale ):

pag 45.........Carnesecchi fece poco o nulla per diffondere i propri convincimenti : in lui l'ideale missionario puo' dirsi assente o per lo meno assai fiacco ..... poi cita due episodi di proselitismo di cui era accusato ..........e quindi aggiunge una nuova considerazione :

pag 46...........Cosi inquadrati i due episodi sui quali i giudici si fondarono per accusare Carnesecchi di aver organizzato la diffusione di eresie , e che serviranno ad alcuni storici per fare del protonotario un eroe in disperate battaglie controcorrente acquistano limiti ben precisi e non possono venir accettati come prove di un sotterraneo e ampio lavoro tendente a minare l'unita' della Chiesa. Furono due fatti sporadici, generati da occasioni contingenti........

pag 47.......Piccole imprese fallimentari che non comportavano certo una vasta organizzazione la quale del resto , male si accorderebbe con il carattere e le capacita' dimostrate da Carnesecchi lungo tutta la vita

 

poi di colpo cambia tono;

 

pag 48 ..........Sebbene non ne siano rimaste tracce e' assai probabile che Carnesecchi abbia avvicinato a Venezia Antonio Brucioli perche' quest'ultimo fu in frequente contatto col Gelido , ............Inoltre la sentenza del processo , riferendosi a questo periodo veneziano , parla di conversazione continua con molti diversi heretici tra i quali Vergerio , Lattanzio , Bagnone e Baldassare Altieri e di alloggio e di ricetto ,formento et danari a molti apostati et heretici; ma quali siano i limiti di tale attivita' non e' dato di poter stabilire con certezza

In quattro pagine Oddone Ortolani semplicemente si contraddice ( senza neanche accorgersene ) perche' in realta' la documentazione da lui raccolta e' molto insufficiente;

In realta' pare a me di capire che l'azione di proselitismo ed aiuto fu possente e continua

una quantita' enorme di personaggi della riforma ( piccoli e grandi ) gli ruotano intorno e paiono il segno di una vasta rete stesa dall'ex protonotario

 

 

Oddone Ortolani da l'ennesimo giudizio negativo sul rifiuto del Carnesecchi di fuggire a Ginevra e sorretto da nessun documento immagina nuovamente il motivo

..........Si trattava di un passo che era intimamente contrario al temperamento e alle convinzioni di Carnesecchi il quale , essendo per natura incapace di prendere una decisione che non fosse suggerita dalla dinamica degli avvenimenti , non possedeva la forza morale sufficiente ........

???????????????????

 

 

da Leandro Perini autore de La vita e i tempi di Pietro Perna

Nel 1542 Pietro Perna si rifugia in Svizzera proprio con l'aiuto di Pietro Carnesecchi

l'autore si fa una domanda giusta

 

.......Carnesecchi aveva aiutato due monaci lucchesi che si accingevano ad emigrare in terra riformata, uno dei due altri non era se non il futuro stampatore di Basilea Pietro Perna......

e termina : ......A questo punto la congettura che che il Perna fosse entrato in contatto con una rete di corrispondenti italiani della Riforma svizzera e tedesca assumeva i connotati concreti di due fiorentini , il Del Caccia e il Carnesecchi , rompendo cosi il legame privilegiato tra Lucca e la Riforma e l'isolamento lucchese nel quale sino allora le conoscenza avevano confinato il Perna aggiunge oggi che il passaggio del lucchese Perna da Venezia a Basilea aiutato materialmente dal Carnesecchi presuppone un contatto diretto o indiretto tra il Carnesecchi e il mondo svizzero tedesco ignorato dai biografi

 

 

 

 

Nel 1557 un prete bolognese affermera' che il decto Carnesecca laudava quel libro decto del beneficio di Cristo , per quanto me diceva il Flaminio e credo che il Charnesecca fosse un di quelli che lo fece tradurre o lo traducessi

in realta' il libro era stato tradotto dal Flaminio probabilmente Carnesecchi aveva curato i rapporti col tipografo Bernardino dei Bindoni a Venezia

 

 

il Carnesecchi invece aveva ospitato a Venezia il prete fiorentino Francesco Maria Strozzi ed in casa sua questi avrebbe ridotto in volare il Pasquino in estasi di Celio Secondo Curione

 

 

INSOMMA IO CREDO CHE PIETRO SIA ANCORA UN PERSONAGGIO IN CERCA D'AUTORE

L'uno e l'altro questi storici hanno fatto un cattivo servizio alla conoscenza del personaggio scrivendo molto su pochi elementi raccolti e dando una falsa idea di esaustivita' degli studi

precludendo in effetti uno studio serio su una personalita' molto complessa venuta a contatto con tutti i grandi del suo tempo e tenuta da loro in molta considerazione

ed anche lo studio del 2000 di Massimo Firpo e Fabio Marcato non ha sanato il debito che ha la storia con Carnesecchi

Anche i libri di Massimo Firpo e di Dario Marcato usciti nel 2000 si concentrano quasi esclusivamente sugli atti processuali

Cioe' anche qui la ricostruzione dell'uomo si basa prevalentemente sugli atti del processo ( qui quelli effettivi ) e sulle lettere alla Gonzaga

manca un quadro generale delle azioni di Pietro in favore della Riforma e manca una edizione critica delle lettere superstiti tra Pietro e Giulia Gonzaga

non sono introdotte ulteriori fonti con cui confrontarsi

 

Un eretico tende e' evidente ad agire in modo nascosto e qualora si mostri lo fa solo per sbaglio

Le difficolta' per uno storico quindi sono notevoli : ed il suo lavoro deve aver la capacita' di distinguere le dissimulazioni , non cadere nelle astuzie piccole e grandi , interpretare come falsi i falsi messaggi nati per essere intercettati e non darli per veri ..........

L'insieme di piccole cose , l'insieme delle persone che ruotano intorno

collegare piccole cose per disegnare un quadro

 

 

 

SCAMBIO EPISTOLARE CARNESECCHI - GONZAGA

 

 

Sono conservate tra le carte del processo una piccola parte di un carteggio di anni che se conservato avrebbe aggiunto qualcosa sulla Riforma in Italia

 

Conosciamo parte della vita di Pietro Carnesecchi ,delle sue aspirazioni , dei suoi contatti col mondo riformato , del suo rapporto di amicizia e/o amore con Giulia Gonzaga attraverso le lettere di Pietro che alla morte di Giulia cadono in mano all'inquisizione

Pur parendo moltissime esse coprono solo periodi limitati della loro relazione e dell'azione eretica dei due

Vengono usate piccole astuzie credo piu' per richiesta della Gonzaga ;

la cifratura dei documenti in realta' aveva lo scopo di evitare che una lettera finita durante il viaggio in mani sbagliate fosse compresa

Pietro infatti mostrera' una certa insofferenza per la cifratura smarrendo il cifrario elaborato dalla Gonzaga e richiedendone copia

immagino che anche gli ulteriori sotterfugi adottati fossero ispirati da Giulia Gonzaga

Pietro infatti usera' lo strattagemma di parlare di se e di Giulia come se fosse un terzo a riferire dei fatti loro e talvolta invece scrivera' sotto le spoglie di un immaginario Gabriele Pellegrino

Credo che fosse fuori dell'immaginazione di Pietro la conservazione da parte di Giulia di una mole cosi imponente di sue lettere e cosi compromettenti

Immagino la sua sorpresa e il suo sconcerto quando nel corso del processo si trovo a fronteggiare la contestazione di quanto scritto senza sapere nemmeno di quale e quanto materiale epistolare disponesse l'accusa

Le lettere sono ad una voce quella dello scrivente Pietro ; la voce di Giulia si puo' solo intuire dalla risposta di Pietro

le lettere sono talvolta influenzate dal sentimento di Pietro di non contraddire Giulia ( come nel giudizio sul comportamento del Pole al momento della morte quando Pietro si piega al giudizio di Giulia )

 

 

Gli inquisitori alla morte di Giulia misero le mani su :

duecentotrenta lettere di Piero conservate da Giulia Gonzaga all'insaputa di Pietro ; solo diciotto lettere di Giulia Gonzaga conservate dal Carnesecchi

Quindi solo una piccola parte della fittissima corrispondenza tra i due.

( Brown parla di uno scambio epistolare che toccava in taluni momenti fino a tre lettere settimanali e questo e' possibile visto quanto emerge in sede processuale )

le lettere coprono solo un periodo abbastanza tardo della loro relazione : 65 coprono i quasi 10 anni dal novembre 1547 al dicembre 1558.

ottantacinque dal gennaio 59 al luglio 60

ottanta dall'agosto 1560 al 25 marzo 1566

Le lettere sono una specie di diario ad una voce della vita dei due

La voce di Giulia si puo' solo intuire dal tono della risposta del Carnesecchi

nessuna lettera tra il 35 ( o precedente ) ed il 47 sembra esser caduta in mano all'inquisizione

la mancanza di queste lettere rende molto nebuloso il periodo fino al 1559

 

 

 

Stranamente in un punto libro di Bruto Amante : Giulia Gonzaga contessa di Fondi viene invertito il flusso delle lettere utilizzate nel processo

dice infatti :

Col Carnesecchi, oltre la cifra, Giulia usava lo stratagemma di adoperare nello scrivere la terza persona per far credere, in caso di scoperta delle lettere, che si trattasse di altri i quali parlassero intorno a' rapporti tra il protonotario e Giulia stessa. E da supporre che pure il Carnesecchi seguisse lo stesso metodo ; ma le centinaia e forse migliaia di lettere, spedite da lui a Giulia, non sappiamo dove sieno sepolte : quelle invece, o meglio una parte di quelle di Giulia, ricevute dal Carnesecchi, furono riprodotte nell'estratto del processo, più volte ricordato.

 

 

dice anche

Carnesecchi riceveva perfino tre lettere la settimana da Giulia, come rilevasi dal processo .

 

 

 

 

INIZIO PRECOCE DELLE IDEE ERETICHE

 

A Roma mentre e' al servizio di Clemente VII sono nella sua cerchia di amicizie Vittor Soranzo , Pietro Gelido , Giovan Tommaso Sanfelice

il che mostra come nell'immediato seguito di Clemente VII si fosse formato un gruppo di giovani umanisti con idee novatrici

nell' ultimo processo dichiara di essere stato tra la folla che nel 1534 per << tutta una quaresima intiera >> segui quotidianamente la predicazione di frate Bernardino Ochino in San Lorenzo in Damaso a Roma e confesso' di non essere stato soltanto un uditore passivo di quelle pubbliche ed accese orazioni ma di essersi spinto a ricercare l'austero francescano << due o tre volte alla sua camera>> per interrogarlo ed ascoltarlo nell'intimita' di << ragionamenti privati e domestici >>

 

 

 

 

A ROMA L'INIZIO DELLA CONOSCENZA CON JUAN DE VALDES (1531)

Valdes e' a Roma nell'agosto del 1531, divenendo cameriere segreto di papa Clemente VII e segretario imperiale

Non vi sono notizie sulla sua attività romana; nell'autunno del 1533 Juan è a Napoli, per succedere al fratello Alfonso nell'incarico di archivario, che tuttavia non gli viene accordato

La conoscenza tra Pietro e Juan Valdes risale quindi ai tempi romani cioe' molto prima del viaggio del Carnesecchi a Napoli

Nel processo dichiara :.....io l'amavo assai , si che la pratica e la conversazione ch'io ebbi seco a Napoli fu una continuazione dell'amicizia fatta a Roma.........

 

In una lettera a Giulia Gonzaga del marzo 1559 Pietro le da merito

BRUTO AMANTE ...............In altra lettera del 18 marzo 1559 commemorava il singolare beneficio, che aveva per mezzo suo ricevuto, della santa dottrina e conversazione di Valdesio, che, se ben, secondo disse, lo conosceva prima di essa D. lulia, non lo conosceva però in quel modo

rimarca quindi di averlo conosciuto prima di lei

 

 

 

 

INIZIO DELLA CONOSCENZA CON GIULIA GONZAGA

 

una cosa sfuggita agli storici

Il primo documento che parla della conoscenza tra Pietro Carnesecchi e Giulia Gonzaga Colonna e' una lettera di G. Valdes a Ercole Gonzaga del 13 marzo 1536

Gli storici che si sono occupati della questione fanno riferimento a questa lettera e pongono la prima conoscenza tra i due al 1535

IMPORTANTE

Probabilmente sollecitato a una risposta da Giulia in una lettera non conservata

In una lettera ( che pare quasi essere una lettera d'amore ) di Pietro a Giulia del novembre 1562

In risposta egli dice SBRIGATIVAMENTE ( abbandonando le solite cerimonie ): ".....signora mia , io sto fresco se Calliope ha ancora a sapere ch'io sia innamorato di lei , essendo gia' 35 anni ch'io la servo ! ....."

 

Ovviamente quel 35 anni va inteso come un circa 35 anni , con un fare cifra tonda

non dice pero' 30 anni dice 35 anni quindi piu' vicino a 35 che a 30

30 anni a ritroso dal 1562 : 1532

Quindi salvo impensabili errori di Pietro e lo stesso Pietro a dire di averla conosciuta prima del 1532

La conoscenza di Pietro con Valdes e' da far risalire al 1531 quando questi era a Roma alla corte di ClementeVII

Avanti al 1532 Pietro Carnesecchi sembrerebbe conoscesse gia' sia Juan Valdes sia Giulia Gonzaga

Le cose sono nebbiose

molti avvenimenti vanno spostati indietro di diversi anni

l'inizio della conoscenza tra Giulia e Pietro e l'inizio della condivisione di alcune idee col Valdes antecedente al soggiorno napoletano

Il 13 marzo 1528 muore il marito di Giulia : Vespasiano Colonna

Giulia a Fondi fonda con l'aiuto del suo segretario ( il poeta Gandolfo Porrino ) un piccolo e raffinato circolo intelletuale , frequentato tra gli altri da Juan de Valdes ,Vittoria Colonna ,Marcantonio Flaminio , Vittore Soranzo , Pier Paolo Vergerio , Sebastiano del Piombo ,Francesco Berni ,Pier Paolo Vergerio,

Ippolito de Medici , nato il 19 aprile 1511, creato cardinale il 10 gennaio 1529 ,rientra a Roma nel febbraio 1533 ( morira' il 10 agosto 1535 )si innamora di Giulia

la notte fra l' 8 e il 9 agosto 1534 il pirata Barbarossa tenta di rapirla , forse sobillato dai Colonna con cui e' in lite

Giulia pensa di lasciare Fondi

Nel 1535 inizia il rapporto di amicizia di Pietro con Vittoria Colonna ( nel 1538 saranno insieme ai bagni di Lucca )

Il 25 settembre 1535 il papa Clemente VII muore. Ha termine l'eccezionale carriera ecclesiastica di Pietro

in questo momento a 26 anni Pietro gia' meriterebbe un suo posto nella storia come segretario di Clemente VII

Pietro sara a Napoli nel giugno -settembre 1535 , per curare i propri interessi relativi ai proventi dell'abbazia di Eboli e il Valdes dice di averlo incontrato a Fondi presso Giulia Gonzaga

Le cose successive relative all' incontro tra Pietro e donna Giulia a Napoli sono confuse

Giulia si trasferisce a Napoli nel novembre 1535 e qui rimarra' poi per tutto il resto della sua vita

Pietro ritornera' a Napoli solamente nel 1536 incontrando donna Giulia e fermandosi presso di lei

Qui secondo i piu' si avvicinera' alle idee religiose valdesiane della cerchia che gravitava intorno a Giulia Gonzaga e Juan Valdes

In questo periodo Pietro ha un incontro con l'imperatore Carlo V sollecitato dall'imperatore stesso

Nel processo dichiarera' di esser andato a Napoli piu' per visitare Donna Giulia che per altro

Da questo momento condividera' con Giulia una medesima spiritualita'

E con Giulia sosterra' ed esplichera' una complessa rete di contatti ereticali

il loro rapporto durera' da allora per tutta la vita e probabilmente e' da questo momento che inizia l'intensissimo scambio epistolare tra i due

Nell'estate del 1536 il Carnesecchi si sposta a Firenze dove pare permanga per circa 3 anni

A casa del Carnesecchi vi e' l'incontro di grandi nomi : il cardinal Pole , Priuli , Giberti . Ochino , G.P. Caraffa , Caterina Cybo

 

Nei primi mesi del 1540 Carnesecchi e' nuovamente a Napoli

Qui rimane per circa un anno

di questo periodo non siconserva ovviamente nessuna lettera tra Pietro e Giulia

Nella primavera del 1541 Carnesecchi torna a Firenze col Flaminio,fino a Roma viaggiano con il Rullo e il Villamarina

Agosto 1541 muore il Valdes : Giulia diventa la custode dei manoscritti

Il Flaminio e il Carnesecchi raggiungono il cardinal Pole a Viterbo qui ritrovano il Priuli ed il Soranzo e il Rullo e il Merenda

....Si venne a costituire un centro di intensa vita spirituale sul quale piu' tardi sorgeranno non pochi sospetti da parte della Curia romana

A Viterbo nello stesso periodo e' presente Vittoria Colonna

Nel dicembre 1541 Vittoria Colonna invita la Gonzaga a raggiungerla , senza che questa accetti la proposta ma rimanendo in contatto epistolare col gruppo

Carnesecchi dice ( nel processo pero' ) : che il Flaminio era piu' assiduo di lui nello scriverle.......

Gia per il periodo di Viterbo viene contestato nel processo al Carnesecchi il tentativo di diffusione di idee eretiche

il 29 giugno 1542 muore a Firenze il senatore Andrea di Paolo di Simone padre del pronotaro

sul finire dell'estate Pietro e' a Firenze ad impetrare Cosimo perche' il titolo di senatore rimanga nella famiglia

Novembre 1542 Pietro e' a Venezia

Nel 1543 viene pubblicato a Venezia il beneficio di Cristo del Valdes con grande successo

continua un attivita' di diffusione di idee eretiche probabilmente con l'aiuto morale e materiale di donna Giulia

 

Gennaio 1546 Paolo iv intima a Carnesecchi di presentarsi a Roma per rispondere dell'accusa di eresia

 

 

Verso la fine di ottobre 1547 e' a Fontainebleau presso Caterina de Medici

Caterina trattiene il Carnesecchi al servizio della monarchia francese

si trattera' in Francia fino

 

 

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azioni del Carnesecchi atte a favorire l'elezione del Pole al papato

Il cardinal Pole la notte del 4/5 dicembre 1549 rifiuta l'elezione a Papa per acclamazione ed il giorno dopo gli manca la maggioranza per un solo voto crollano cosi le possibilita' di riformare la chiesa dall'interno

7 febbraio 1550 elezione di Giulio iii;

estate 1552 il Carnesecchi lascia la corte e si trasferisce a Lione riceve l'invito di trasferirsi a Ginevra e rifiuta

Ovviamente continua nei contatti col mondo della Riforma

 

 

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il 16 aprile 1566 la morte di Giulia Gonzaga fa cadere le lettere di Pietro , incautamente conservate , in mano all'inquisizione il 22 giugno 1566 Carnesecchi viene arrestato

Le lettere sono cifrate ed inoltre tra il 1558 e il 1561 Pietro usa il modesto strattagemma di firmarsi con lo pseudomino di Gabriele Pellegrino

le lettere mettono in parte in luce le idee religiose e le azioni di Pietro e di Giulia , sicuramente ereticali; lasciando l'ex pronotaro esposto ad una difesa impossibile

difesa impossibile anche perche' Pietro non sapeva quante e quali lettere erano in mano all'inquisizione venendo le stesse contestate di volta in volta e quindi esponendolo a dichiarazioni difensive subito contraddette

L'elenco di queste lettere e' riportato nei processi inquisitoriali di Pietro Carnesecchi di Massimo Firpo e di Dario Marcatto nel volume ii tomo i pag CLI CLII

Quindi le lettere dovrebbero esistere ancora e non credo siano mai state date alle stampe nella loro interezza : probabilmente si conoscono solo i brani riportati negli atti del processo

 

 

Sicuramente molta piu' verita' c'e' nelle lettere rispetto alle dichiarazioni processuali

con una premessa :

Giulia Gonzaga era da sempre considerata una donna bellissima . Sposa di Vespasiano Colonna a 13 anni nel 1526 e di lui vedova nel 1528, fu erede del marito a condizione che non si risposasse

Poeti come l'Ariosto la cantarono , fu corteggiata dal cardinale Ippolito de Medici si dice deciso a lasciare la veste cardinalizia per sposarla prima della sua morte improvvisa e imprevedibile

Quale era il vero rapporto tra i due ?

le lettere conservate si riferiscono ad un periodo tardo della relazione

Lo scambio epistolare tra i due sembra sia stato fittissimo nonostante la consegna dei messaggi fossero in quei tempi difficilissimi

e' possibile si tratti addirittura di migliaia di lettere

si conservano 230 lettere di Piero ( conservate da Giulia Gonzaga all'insaputa di Pietro) ; e solo 18 lettere di Giulia Gonzaga conservate dal Carnesecchi

Quindi solo una piccola parte della fittissima corrispondenza tra i due.

Non ci sono lettere anteriori al novembre 1547 : cominciano quindi quando la loro relazione datava gia quindici anni e la mancanza di lettere nel periodo iniziale rende molto nebulosi i termini della loro relazione

Comunque in alcune il Carnesecchi esprime un amore umano verso Giulia

in altre esprime una sorta di amore angelicato con Donna Giulia eletta apparentemente a guida spirituale

Il Carnesecchi chiama Giulia sua regina ed esprime il desiderio in fondo alla vita di passare gli ultimi anni insieme e di morire con lei

Il Carnesecchi era dichiaratamente innamorato della Gonzaga , che almeno a livello di una profonda amicizia lo ricambiava sicuramente ; in alcune lettere di Pietro pare pero' di capire ci fosse tra i due qualcosa di piu' e che quell'amore fosse ricambiato

vi sono infatti tracce di affettuose rimostranze di Giulia,

Nella lettera gia' citata ( che pare essere una lettera d'amore ) di Pietro a Giulia del novembre 1562 egli dice SBRIGATIVAMENTE ( abbandonando i toni formali ): ".....signora mia , io sto fresco se Calliope ha ancora a sapere ch'io sia innamorato di lei , essendo gia' 35 anni ch'io la servo ! ....."

I formalismi dell'epoca , la mancanza delle lettere di Giulia, la mancanza delle lettere d'inizio relazione , non ci permettono di risolvere la questione

Normalmente chi ha scritto di Giulia Gonzaga ha inteso parlare del rapporto tra i due in forma platonica

Cosa provava Giulia per il Carnesecchi ?

Pare di capire che lo contraccambiasse " Frattanto vostra signoria sara' servita di amarmi come suole et di commandarmi come non suole , tenendo di me memoria nelle sue orazioni......"

Certo tra i due esisteva una comunione profondissima ed un rapporto sicuramente del tutto particolare

Mi pare significativa del loro rapporto questa lettera

in data 29 aprile 1564 da Napoli di Giulia Gonzaga a Ippolito Capilupi, Vescovo di Fano in Venezia ed amico di Pietro Carnesecchi

Giulia , nonostante l'eta' non piu' giovane , celia civettando amabilmente domandata dal Capilupi sul primato presso il suo cuore tra i due monsignori abilmente si schermisce

.......quella opinione cortese ch'ella e monsignor Carnesecchi tengono di me, della quale fo tanto caso quanto del giudicio di tutto il resto degli huomini, poiche' se bene e' fallace , nasce tuttavia da affetione et da amore che mi portano. Del qual inganno d'ambedue io resto contentissima, perche' da quello ne risulta a me cosi notabile guadagno

Io non voglio per ora dar la sentenza del primato , desiderando che in questo atto di precedenza ognuno stia col parere et opinion propria; maxime che in tal caso non accadra' sedere in pubblico , ove si habbia da vedere chi ha l'onore del primo luogo , dunque se Monsignor Carnesecchi e V.S. vuole qualche certezza del luogo suo , sappia che chi mi porta maggior affetione, tiene anche maggior grado appresso di me et si puo' premettere la preminenza senza alcun dubbio

da B. AMANTE : Giulia Gonzaga e il movimento religioso femminile nel secolo xvi Bologna 1896

 

E' una Giulia 52 enne che scrive , e a me pare una risposta piu' rivolta alla lettura del Carnesecchi che a quella del Capilupi

 

E' evidente da parte di un Carnesecchi , legato alla donna , il desiderio di compiacere la Gonzaga , di non contrariarla , di non contrastarne taluni punti di vista , di smussare situazioni di possibile contrasto di dar mostra di accettare alcune opinioni di Giulia anche se in realta' non erano da lui condivise. Parole.

Credo che la visione religiosa estrinsecata nelle opere dal Carnesecchi non coincidesse completamente con la visione di Giulia Gonzaga

Credo che talvolta fingesse incertezze e paure per essere consolato : quasi in un gioco affettuoso

Il loro rapporto era cominciato a Fondi e poi era continuato perlopiu' per via epistolare

Quando si erano per la prima volta conosciuti , Giulia era giovane , conosciuta per la sua bellezza, indubbiamente intelligente , una giovane donna sicura di se' che come vedova non doveva dipendere da nessuno ne' economicamente ne per dovere , fuori dagli schemi , nello stesso tempo orgogliosa e permalosa , ben determinata ad occupare una posizione di primo piano nelle decisioni della famiglia Gonzaga , nella vita del nipote Vespasiano , nel pesare qualcosa nella vita spirituale del suo tempo

Pietro era un giovane coltissimo , Giulia una giovinetta non colta

Giulia era una Gonzaga , suo marito era stato un Colonna , era abituata ad avere il mondo ai suoi piedi per nascita e per il dono della bellezza , immagino non amasse essere contraddetta, Pietro era di nascita molto inferiore , era un cortigiano e sapeva come comportarsi con garbo e gradevolezza , aveva avuto esperienze politiche sotto Clemente VII che lo avevano scaltrito e reso capace di sottili accorgimenti

Era praticamente impossibile che il pronotario non restasse affascinato da Donna Giulia/P>

Separati d'eta' di pochissimi anni , lei bellissima

E anche per Giulia penso fosse impossibile non provare simpatia ed interesse per un giovane uomo , dai contemporanei considerato bello , molto conosciuto e considerato , di una cultura vastissima

Probabilmente il loro legame affettivo attraversa tutta la loro vita

Ritengo pero' che vista la differenza sociale Pietro non abbia mai , anche in un rapporto di affetto ,potuto esimersi dalla accondiscendenza e dalla tolleranza verso taluni atteggiamenti e talune idee che non condivideva della donna amata, accondiscendenze fatte allo scopo di piacere e/o di non dispiacere

Nel medesimo tempo le lettere di lui a lei non possono non aver risentito del sentimento d'amore che Pietro mai nasconde , vezzi da innamorato , con paure ingigantite ad arte per aver consolazione, con richiesta di consigli per dare importanza all'altra persona , con espressioni di gratitudine per meriti falsamente attribuiti , con complimenti a volte eccessivi , ecc.....

 

In una lettera persa Pietro deve aver fatto accenno ad un " estasi fisica" e deve aver subito un rimbrotto affettuoso di donna Giulia che scherzosamente gli deve aver ricordato che il Papa aveva proibito l'estasi ( facendo riferimento all'inclusione del " Pasquino in estasi " tra i libri proibiti ) risponde il Carnesecchi come segue :

cioe' che pensando a lei provava, l'estasi che ne fa talvolta salire l'ali del pensiero al cielo

 

 

 

Purtroppo manchiamo di lettere ( non e' detto che ci fossero , ma e' possibile ) degli anni dell'inizio del loro legame

 

In definitiva penso che il pensiero espresso da Carnesecchi nelle lettere non rivelasse completamente l'animo suo, le decisioni prese , i veri dubbi . i veri giudizi , ma tenessero conto in talune angolazioni di quanto Giulia volesse sentirsi dire

 

 

 

 

NATURA DELLE LETTERE CONSERVATE

 

Mi e' parso di capire che la natura delle lettere conservate da Giulia sia particolare

non conserva lettere personali , ne sequenze cronologiche

ma lettere che la mettono al corrente di vicende , dell'evolversi dei fatti

lettere che gli servono a ricordare

Credo che inquadrare la scelta di conservazione operata da Giulia metterebbe in luce aspetti del suo carattere

 

 

 

 

nell'autunno del 1561 Pietro e' finalmente di nuovo a Napoli . Fu alloggiato presso Giulia che aveva momentaneamente abbandonato il convento di san Francesco

Rimane a Napoli presso Giulia fino alla fine dell'estate 1562

Un tempo breve e sara' l'ultima volta che i due staranno insieme

Molto probabilmente fortemente delusi e provati per come le cose si stavano mettendo

 

Interessante questa procura di Giulia Gonzaga

 

 

 

 

Piero Carnesecchi era un uomo abituato ad ogni scaltrezza diplomatica condotta ad alto livello : era l'uomo che gia' a 22 anni era segretario di Clemente VII e trattava con l'imperatore e con il re di Francia

ma nelle lettere e' un uomo indifeso a fronte di una donna che ama e a cui vuole piacere accondiscendendo

Studiare l'uomo attraverso le dichiarazioni nei processi e le lettere puo' andare bene ma tenendo ben presente le circostanze altrimenti e' utilizzare una metodologia sbagliata

Occorrono riscontri diversi a supporto di qualunque affermazione da essi si possa pensare di trarre

Occorre principalmente , con lavoro d'archivio ricostruire le azioni

Le azioni descrivono l'uomo

La mole dei suoi contatti con molti protagonisti del suo tempo e' in ogni momento della sua vita vastissima

Di certo tutti riconoscono a Piero un'intelligenza ed una cultura superiori : e le persone che affermano questo sono tutto eccetto che persone a cui non prestar fede

Credo occorra studiare il personaggio facendo piu' fatica e utilizzando fonti non inquinate

Manca quindi ancora uno studio vero sull'azione riformatrice di Piero che probabilmente si diede da fare molto nel creare una rete eretica italiana piu' che a proporre tesi

Occorre gettare in un canto i saggi dell'Agostini e dell'Ortolani (in modo particolare ) e riordinare vecchie e nuove informazioni

 

 

Comunque Piero Carnesecchi e' uno sconfitto

Le sue idee e le sue azioni non producono effetti duraturi in Italia.

Fu considerato molto pericoloso da Pio V che si diede molto da fare per averlo in sue mani e che per questo molto concesse a Cosimo I

Questa considerazione e la meravigliosa dignita' con cui affronto' la morte lo pongono di diritto nei libri di storia di tutto il mondo

 

 

 

PROCESSO

 

E' stata , come detto , recentemente pubblicata un'edizione critica sui processi contro Pietro Carnesecchi a cura di Massimo Firpo e Dario Marcatto : I PROCESSI INQUISORIALI DI PIETRO CARNESECCHI (1557-1567) che nasce dopo che e' stata reso possibile l'accesso alle carte originali rimanenti dei tre processi conservate negli negli archivi vaticani

Questa e' un edizione critica delle carte processuali che non avanza eccessive pretese di giudicare la figura del pronotario

Ovviamente e' un' opera molto importante messa a disposizione degli studiosi perche' prima si disponeva solo di estratto a cura di G.Manzoni

Nella nota critica viene taciato di ottimismo imprudente , di ingenuita' , di incredibile proposito senza considerare che molte situazioni che lo riguardano aspettano ancora chiarimenti dall'indagine storica e aspettano risposta sui motivi che le generavano e che infine la sua fiducia in Dio era sempre salda e che l'ottimismo non e' colpa ma a volte e' fiducia nei risultati del proprio lavoro

 

 

 

 

DICHIARAZIONI PROCESSUALI

 

Viene arrestato il 22 giugno 1566 , gli interrogatori iniziano il 6 luglio e termineranno nel maggio del 1567, sara' sottoposto anche a tortura

Tutto il suo percorso processuale e' un alternarsi di momenti di ottimismo e di pessimismo

Il Carnesecchi era gia' condannato dai documenti che l'inquisizione aveva raccolto poteva ottener misericordia dichiarando la ereticita' del cardinale Reginaldo Pole e del cardinale Morrone e tradendo gli amici

Tentera' di salvarsi ma senza avere alcuna possibilita' tanto erano schiaccianti le prove delle sue opinioni

Ma si badi la verita' era dalla sua parte .

Carnesecchi non coinvolgera' nessuno , parlera' solo dei morti e di cio' che riteneva l'inquisizione conoscesse gia'. Sara' costretto a parlare di due eterodossi ( Ferrante Trotti e Galasso Ariosto ) ma cerchera' di avvertirli con messaggi intercettati

E' evidente che le dichiarazioni del Carnesecchi durante i processi siano per buona parte false e utili a scagionare se stesso e gli amici

Sono le sue dichiarazioni quelle di un uomo che non sa cosa ha in mano l'inquisitore contro di lui

sono le dichiarazioni di un uomo che solo all'inizio del processo scopre che molte sue lettere a Giulia sono in mano all'inquisitore senza sapere quali e che cosa contengono

Che dovendo fingere sincerita' non sa su cosa puo' mentire

Fino all'ultimo cerca di salvare i beni e se stesso , e in questa ottica tenta una lotta impossibile che diventa facile dall'esterno battezzare come ingenua , come miope

infine ha lampi di orgoglio e salvaguarda le sue idee e accetta di morire per esse

Lampi di orgoglio di un uomo che si sente intellettuatualmente superiore ai suoi giudici Lampi che vengono giudicati inopportuni dai suoi critici . Lampi con cui fa sapere ai suoi giudici che sa che cosa vogliono da lui

 

 

 

L'immensa follia di assassinare un uomo per amore di Dio

 

 

Pietro Carnesecchi  Pietro Carnesecchi : un martire dell'Inquisizione , qualcuno dice che il suo sangue fu il prezzo della corona granducale di Cosimo I

Pietro Carnesecchi  Pietro Carnesecchi : un simbolo di liberta’

Pietro Carnesecchi  Pietro Carnesecchi il prezzo della corona granducale della dinastia medicea

 

 

 

 

 

Legazioni di Averardo Serristori ambasciatore di Cosimo I a Carlo quinto e in corte di Roma ( 1537—1568 )

 

https://books.google.it/books?id=eAY_I94htiwC&pg=PR26&dq=legazioni+serristori&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=carnesecchi&f=false

 

 

 

LA SPLENDIDA MORTE

................. Al momento di lasciare il carcere Carnesecchi non pronuncio' parole di circostanza ,ne' lascio' ricordi personali ; soltanto quando fu sul punto di muoversi verso il luogo dell'esecuzione, scorgendo che la minaccia di pioggia era cessata per il tempo che gli restava da vivere si tolse il ferraiolo per donarlo ai confortatori. Apparve allora elegantissimo, come se si recasse a una gran festa con indosso un vestito " tutto attillato con la camicia bianca ,con un par di guanti nuovi e una pezzuola bianca in mano" .

Fra i presenti si rinnovo' l'ammirazione che al cronista dell'autodafe'della Minerva aveva fatto esclamare " pulcherrimus erat aspectu et magnum nobilitatis signum ostendebat"

 

 

L'AZIONE FIANCHEGGIATRICE

 

 

Credo sia un azione molto vasta e poco esplorata dagli storici

Credo che l'azione di aiuto all'ambiente riformato veda impegnati insieme il Carnesecchi e la Gonzaga ( questa piu' larga di mezzi economici )

 

La pubblicazione del "Beneficio" di Valdes

I contatti con tutto il mondo eretico italiano

In casa di Pietro il prete fiorentino Francesco Maria Strozzi avrebbe ridotto in volgare il "Pasquino in estasi" ( Pasquillus extaticus) di Celio Secondo Curione

l'aiuto dato al Perna per l'espatrio

Il periodo francese e' completamente inesplorato dagli storici e non viene trattato per opportunita' politica durante il processo

 

Ho l'idea che quando si fara' un vero studio sull'uomo si ci rendera' conto che quello che oggi si conosce e' solo la punta dell'iceberg

e che la grandezza sua consiste nel tentativo di riformare la Chiesa dall'interno favorendo le possibilita' di dibattito

 

 

 

I beni di Pietro

 

10 febbraio 1567 ( 1568 calendario italiano )

Donazione da parte di Cosimo I dei beni di Pietro Carnesecchi ai fratellastri di Pietro : Paolo ed Antonio

( Fondo Tordi )

 

 

 

Firenze via Pietro Carnesecchi

Reggello via Pietro Carnesecchi

Casellina via Pietro Carnesecchi ??

Avola via Pietro Carnesecchi

Orbetello lapide per Pietro Carnesecchi

una loggia massonica Pietro Carnesecchi

 

 

Sara giudicato eretico anche il nipote di Pietro : Marcantonio Dovizi influenzato dalle idee dello zio

 

 

 

LE SUE CONVINZIONI MOLTO MODERNE

 

credeva :

Che la fede sola salvava senza il concorso delle opere;

Che non pecca mortalmente chi non osserva i digiuni;

Che non tutti i concilii generali aveano avuto l'assistenza dello Spirito Santo;

Che la confessione e la cresima non fossero sacramenti;

Che fosse falsa la dottrina delle indulgenze e mera invenzione dei papi per cavar denaro dai popoli;

Che non vi fosse purgatorio;

Che il papa era solamente vescovo di Roma, e non aveva potestà sulle altre chiese;

Che nell'eucaristia non vi fosse transubstanziazione, quantunque credesse a guisa dei luterani alla presenza del corpo di Cristo nell'ostia consecrata;

Detestava i frati e le monache, chiamandogli peso inutile della terra, nati solo per mangiare e divorarsi le sostanze dei poveri;

Condannava l'invocazione dei santi;

Sosteneva che non si può far voto di castità, e che il farlo é un tentare Iddio;

Credeva lecito mangiare nei giorni proibiti ogni sorte di cibi, e sì gli mangiava;

Protestava potersi da chiunque senza peccato serbare e leggere i libri degli eretici

 

 

 

 

 

 

Alcuni atti del processo vengono pubblicati da Giacomo Manzoni

Viene riportata alla luce questa pagina di storia religiosa che era stata totalmente oscurata dalla Chiesa cattolica

 

 

 

 

 

Napoleone Corazzini lo celebra tra gli Italiani dimenticati ma da non dimenticare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NAPOLEONE CORAZZINI

 

 

PIETRO CARNESECCHI da pag 107 a pag

 

 

 

CESARE CANTU'

 

 

PIETRO CARNESECCHI da pag 416 a pag 440

 

 

 

 

Pietro Gori, commemorante Galileo nel giugno 1897 ,celebra Pietro tra gli eroi del libero pensiero

 

 

 

Dal sito.......http://www.domusgalilaeana.it/Esposizioni/mostragiugno95/rimandi/eppur.html

 

EPPUR SI MUOVE

NUMERO UNICO PUBBLICATO A CURA DEI SOCIALISTI-ANARCHICI PISANI

 

 

EPPUR SI MUOVE

Così proruppe, come protesta della verita' torturata, dalla bocca di Galileo, la ribellione del pensiero scientifico contro la prepotenza incivile del dogma: In cotesto grido dell'anima, abiurante l'abiura che i tormenti strapparono alle labbra del martire, c'è come la sintesi della storia.
E qual sintesi, tutta di genio e d'eroismo da un lato , di ferocia e di viltà dall'altro.
(....)

RETTILI NERI
Che cosa fate?
No, no. E' inutile! E' inutile che vi adattiate maschere nuove :
Anche sotto le nuove maschere, noi, vi conosciamo.
Si, vi conosciamo. siete sempre quelli che rubavate le offerte ai numi!
(...)
Dove un raggio di luce, dove un raggio d'amore, si affaccio' per brillare sulla deserta ingannata e oppressa umanita', voi, o eterni fabricatori d'infamie correste per soffocarlo.
I secoli si accavallarono ai secoli, come le onde del mare; le vicende, seguirono alle vicende, come le nubi del cielo;voi, cambiaste come il camaleonte, pelle e colori; ma una sola fu la costra fede, una la vostra tattica: l'impostura.
Una sola, non mai mutata la vostra natura: ingordigia e perfidia.
No!
Il vento dell'oblio, non crediate abbia disperso le ceneri degli eroi del pensiero.
No!
Le ceneri di Arnaldo, del Moro, del Campanella, del Bruno, del Savonarola, del Carnesecchi e di cento altri, non sono disperse.
No, insensati, no!
Quelle ceneri si addensano, si aggirano tempestose, preparando il ciclone dell'ultima e definitiva disfatta.
(...)
La cuccagna, è quasi al tramonto.
Non per nulla Dante, ha cacciato i papi, ancora vivi, capofitti nelle bolge dei simoniaci!
Ed ora, tornate a spolverarci sul viso, le tele bizantine e tibie e teschi intermati?
Spudorati!
Il popolo, il vero popolo, il popolo veggente e volente, vi guarda indignato e grida col poeta:

O date pietre a sotterrarli, ancora, Nere macerie delle Touilleri !...

On . Comitato
per le Onoranze a Galileo -- Pisa

Alla libera voce di popolo, salutante oggi in Pisa, la gloria di Galileo, si unisce -pur da lontano- il modesto saluto d'un credente nella forza vittorioso del pensiero.
Ma le insidie alla libertà della scienza mutaron forme e strumenti di tortura; e cessando d'esser monopolio dei preti, la inquisizione al pensiero non scomparve tuttavia dalla civiltà moderna.
Ditelo questo, a gran voce, voi almeno, che vi dichiarate amici della libertà.
E lasciate che in questa apoteosi del genio, sfolgorante sulla barbarie del passato, penetri un raggio di futuro redentore.
Dite alla maestà del popolo, che la eresia sociale ha oggi i suoi torturati come ieri li ebbe quella scientifica e religiosa.
(...)
Rivendicate al pensiero la libertà - libertà vera, per tutti.
Questo è il solo monumento degno della grandezza di Galileo.

 

Milano, li 26 Giugno 1897

Vostro
PIETRO GORI

 

 

 

 

 

 

 

???? FRANCESCA DI CARNESAY ????

 

 

Dopo di lei, l’educazione del principino fu affidata ad Elena di Tournon,contessa di Montrevel, e a Maria di Gondy, sorella del famoso cardinale e sposa,in seconde nozze, di Claudio II conte di Pancalieri, 1’una e l’altra di chiaro lignaggio e delle più virtuose e colte di quella schiera nobilissima di gentildonne dove brillavano inoltre, partecipi alla festa del battesimo di Carlo Emanuele, la « benigna e graziosa » Anna di Montilard, Margherita di Saluzzo vedova del marchese di Termes, P « affabile e modesta » Francesca di Carnesay carissima a Margherita di Valois, Catterina Tornabuoni che l’aveva accompagnata in Piemonte, Lucrezia d’Ayelle, Antonietta di Montaffier di Stroppiana ed altre ancora parecchie (1). La Gondy era sopra tutte la favorita della Duchessa: «estoit touiours », dice il Grangier che la conobbe in quella circostanza (2), «comme une autre Nimphe aux pieds de sa Diane »

 

???? Margherita di Valois era stata in contatto con Pietro Carnesecchi e pare favorisse i riformati

???? Caterina dei Medici si circondava di Fiorentini

 

Per maggiori informazioni  Francesca Carnesecchi ?

 

 

 

FILIPPO DI PAOLO CARNESECCHI

 

Filippo Carnesecchi figlio di un fratellastro di Piero di Andrea era a Roma nel 1562 ( e sara' a Roma nel 1566 durante il processo allo zio

coinvolto in piccoli aiuti allo zio , il suo nome entrera' mi pare senza conseguenze nel processo del 1566

Credo che il motivo per cui viene ricordato sia una lettera sul ritrovamento della pianta su marmo di Roma antica , che chiarisce alcuni fatti relativi al ritrovamento

 

 

 

Per maggiori informazioni  Ritrovamento della pianta di Roma antica

 

 

Treccani

Più consapevolmente che a Napoli, a Viterbo il C. continuò, come per un naturale processo di approfondimento, a trarre conseguenze dalla dottrina della giustificazione per fede: l'assenza di determinazioni dottrinali in materia contribuiva a fare del seguito delle sue "filazioni" un'evoluzione senza fratture. Si può fondatamente congetturare che a Viterbo, sotto gli occhi e con la partecipazione del C., il Flaminio portò a termine tanto il lavoro, già cominciato a Firenze, di definitiva revisione del Beneficio di Cristo quanto la perduta Apologia di quest'ultimo contro gli attacchi di Ambrogio Catarino Politi (il testo dell'Apologia, rinvenuto dagli inquisitori fra le carte del C., sembra scritto in parte a Firenze, da Filippo Carnesecchi, in parte a Viterbo, dal famiglio del Pole Onorato Toffetti: Estratto, pp. 205-206).

 

 

 

 

 

 

MARCANTONIO DOVIZI

 

 

 

 

 

 

 

 

I RAPPORTI CON GIOVANNI MORONE ????

 

Il nome Carnesecchi non s'incroccia mai con il nome Morone

ma nel 1552 gravemente malato e credendosi in punto di morte fa un atto di rinunzia di un beneficio ecclesiastico a favore del cardinale Morone e' la prima notizia che si ha della loro intimita'

 

 

 

Ora un nuovo saggio L'affaire Carnesecchi 1546-1567 genesi di un identita' eretica della dressa Raffaella Malvina La Rosa anno 2020

prefazione della dressa Emanuela Prinzivalli

 

 

Che fondamentalmente non mi sembra aggiunga idee

E si aggiunge a quelli che hanno scritto tutto sul pronotaro scoraggiando quella grande ricerca documentale che sarebbe necessaria

Sarebbe probabilmente bastato un saggio sulla lettera del Carnesecchi con la traduzione in Italiano e un'elencazione dei punti critici invece le conclusioni si spingono troppo oltre senza il supporto di alcun documento

 

Gia la presentazione mi ha lasciato molto perplesso per la sicurezza con cui si trasformavano ipotesi di lavoro in realta' senza produrre documenti significativi a supporto della trasformazione

Mi paiono evidenti inoltre una serie di illogicita' piccole e grandi che rendono forzosa anche la costruzione delle semplici ipotesi

 

PRESENTAZIONE : L’identità di eretico–luterano attribuita a Carnesecchi non coincideva con il suo reale profilo: dall’analisi delle fonti, si evince che il protonotario, pur non essendo un teologo, riconobbe di aver condiviso l’insegnamento della Giustificazione sola fide, ma senza considerarsi un luterano, essendo rimasto fedele alla prassi cattolica. La scoperta più significativa è che tale identità eretica fu recuperata, dopo la sua morte, dal mondo protestante germanico di area filippista, quando misteriosamente apparve un’epistola in latino sulla Santa Cena firmata a nome Carneseca. Un esame attento del testo ha rivelato che si tratta di un falso successivo alla sua condanna al rogo.

 

 

( dall’analisi delle fonti, ......... = processo ) Sarebbe veramente strano che anche il luterano piu' incancrenito si dichiarasse volontariamente luterano in un processo inquisitorio dove si vuole ucciderlo come luterano

 

 

SPIEGAZIONE DEL GIUDIZIO NEGATIVO SUL SAGGIO :

Il nucleo centrale del lavoro della dressa Malvina e' basato su due lettere gia' giudicate dubbie in passato

Nel 1554 compare in Italia a stampa una lettera in volgare del Flaminio ( il Flaminio era morto nel 1550 ) ; successivamente nello stesso anno la stessa lettera veniva edita tradotta in latino

E' una risposta del Flaminio a Pietro Carnesecchi che gli chiedeva consiglio su come confutare le tesi della setta zuingliana sulla eucarestia

La lettera e' datata 1 gennaio 1543 ed e' spedita da Trento

della lettera non esiste un originale ( quindi manca la prova autografa )

La lettera esprime un pensiero dottrinale pienamente cattolico

Non c'e' nessuna conferma dell'autenticita' della lettera del Flaminio che potrebbe essere stata costruita in ambito italiano proprio allo scopo di dare cattolicita' al Flaminio

 

La conferma dell'autenticita' della lettera del Flaminio cosi come stampata viene dal Carnesecchi stesso nel corso dei processi , non solo ma il Carnesecchi dice che lo stampatore si e' sbagliato nella data , e che la data giusta non e' 1543 ma bensi 1545

Il punto nodale e' che la lettera esprime pensieri ortodossi sulla eucarestia

Non si puo' sapere perche' Carnesecchi riconoscesse come autentica la lettera , ma sarebbe stato un idiota se non lo avesse fatto

La lettera del Flaminio lo faceva apparire come cattolico

Spostandone la data al 1545 stringeva l'intervallo che lo separava dall'assoluzione extragiudiziale di Paolo III nel 1546 e gli permetteva nel caso i giudici avessero avuto in mano qualche documento sospetto di dire che posteriormente nel 45 era rientrato nei ranghi del pensiero cattolico come dimostrava la lettera ( preventivamente scandaglia i giudici su una lettera scritta a Caterina Cybo in cui lui esponeva a lei quanto pensasse Lutero sulla messa----lettera del 1544 pero' sconosciuta ai giudici E teoricamente avrebbe potuto anche coprire anche la presunta lettera di risposta al Flaminio ove ci fosse stata databile al 1543 )

Ricordiamoci che in un processo inquisitoriale un accusato non sapeva di quali documenti disponesse l'accusa . Per cui doveva muoversi a tentoni e con cautela per far fronte alle contestazioni e senza lasciarsi sbugiardare sulle testimonianze gia' rese

 

Utilizzare la testimonianza del Carnesecchi per dimostrare l'autenticita' della lettera del Flaminio quindi pare arrischiato. Fosse stata falsa avrebbe avuto grande interesse a dirla vera

 

 

Camerario redige un proprio lavoro dottrinale nel 1571 , in area protestante e con l'intento di dimostrarne il pensiero eterodosso , trascrive una serie di lettere di Marcantonio Flaminio

Camerario scrive nel proprio lavoro che esisterebbe una lettera anteriore a quelle da lui trascritte cioe' una lettera del Flaminio in risposta al Carnesecchi che chiarisce il pensiero del Flaminio sull'eucarestia

Scrive che questa lettera esprime un pensiero ancora cattolico ( il che farebbe decadere il presupposto del suo lavoro ) e giustifica ad ogni buon conto la cosa .....................

 

.....Cosicche' se si affermasse che Flaminio l'ha scritta e se l'avesse scritta con sincerita' , a ragione si potrebbe pensare che in seguito egli cambio' idea , soprattutto per il fatto che dopo averla scritta visse sette anni e compose molte lettere colme di devozione cristiana, indici di una comprensione migliore e piu' sicura delle cose divine .........

 

Il Camerario non trascrive la lettera e poiche' la lettera sarebbe diretta a Carnesecchi ricorda al lettore chi era il Carnesecchi con un " encomio" di Pietro Carnesecchi

Un normalissimo necrologio che ne ricorda la vita e la morte , senza uscire troppo dalla percezione dei fatti visto che ripete cose che tutti dicevano

Da sottolineare che Camerario non cita assolutamente alcuna lettera di risposta al Flaminio da parte del Carnesecchi

 

Quando il manoscritto va in stampa avviene il patatrac

 

Adesso il lavoro dottrinale di Camerario diventa lavoro dottrinario a due mani :procuratasi ( per completezza ) la lettera mancante ) e lettala ( cioe' lettera del Flaminio al Carnesecchi ) lo stampatore vuole vederci chiaro e vuole dire la sua e con poche righe scrive un volume

Infatti lo zelante tipografo Gerlach per amore di verita' completa il manoscritto del Camerario mettendo in appendice due lettere , ambedue in latino (siamo in area tedesca ) di cui non spiega precisamente la provenienza ma spiega precisamente lo scopo.

Sono la lettera citata dal Camerario ( Dovrebbe essere logico che la lettera del Flaminio sia ricavata dalla pubblicazione italiana del 1554 in latino ) ed una misteriosa lettera firmata Carneseca ( anche questa in versione latina ) che contesta la risposta del Flaminio ( lettera ovviamente a conoscenza del Gerlach e non di Camerario )

la lettera del Flaminio presenta una criticita' non da poco per l'area protestante e' una lettera che esprime un pensiero cattolico e anche lo stampatore lo avverte chiaramente e sente il bisogno di approfondire la cosa e da qualche parte trova ed inserisce quella lettera di contestazione a quanto detto dal Flaminio , esprimendo cosi il suo sconcerto per la posizione espressa dal Flaminio

 

............Poiche' sopra ho visto che si fa menzione di un epistola del Flaminio scritta a Carnesecchi , in cui si affrontano significative controversie , rispetto alle quali egli era stato o superficiale o fuorviato, e sembrava che poi avesse cambiato la sua idea : essendomi capitate per le mani sia quella lettera tradotta in latino sia la risposta alla medesima , non so se di Carnesecchi o di qualcun altro che, secondo etopea, aveva commentato o scritto che cosa si sarebbe dovuto o potuto rispondere , ho pensato che avrei fatto una cosa gradita agli studiosi della verita' se avessi qui pubblicato quelle lettere

 

Quindi la presunta lettera del Carnesecchi compare per la prima volta a stampa ovviamente ed in latino in quella stessa edizione del 1571 ( il Carnesecchi era stato ammazzato nel 1567 )

Gerlach e' principalmente colpito dal pensiero cattolico ed ortodosso della lettera del Flaminio , che poco si confa'

Il presupposto della prima lettera e' la richiesta del Carnesecchi al Flaminio di un consiglio su come confutare le tesi della setta zuingliana sulla eucarestia

la lettera del Carnesecchi e' invece una contestazione a quanto detto dal Flaminio ed esporrebbe le idee del Carnesecchi sull'eucarestia

 

Nel 1729 Schelhorn chiude il cerchio

giustamente prende in considerazione che la lettera del Flaminio sia falsa e di conseguenza non attribuibile al Carnesecchi la risposta

Ovviamente fosse falsa sarebbe chiaramente falsa anche la risposta del Carnesecchi

Poi si piega alla idea che Flaminio partito da una posizione cattolica sull'eucarestia abbia nei sette anni cambiato radicalmente la sua convinzione

e qui AGGIUNGE che questo si debba all'influenza del Carneseccchi sull'amico e certifica senza alcuna prova attribuibile al Carnesecchi la risposta

 

......Comunque stiano le cose , a ragione con il Camerario si potrebbe ritenere che egli successivamente abbia cambiato idea su questo argomento , soprattutto pensando al fatto che visse ancora sette anni dopo averla scritta e che compose molte lettere piene di devozione cristiana indici di una comprensione migliore e piu' sicura delle cose divine . Per non parlare del fatto che sia abbastanza verosimile che , vinto dalle motivazioni , si sia arreso a Carnesecchi , la cui opinione , del resto era solito tenere in grandissimo conto

 

tutto viene forzosamente sistemato : Flaminio ha mutato opinione questa volta si indica anche la causa : sotto l'influenza del Carnesecchi

Stop

GIUDIZIO : Illogicita' : La dressa Raffaella Malvina La Rosa da praticamente per scontato che la lettera del Flaminio sia vera perche' da credito al riconoscimento della lettera a stampa da parte del Carnesecchi . Seguendolo nella datazione che sposta addirittura al 1546 seguendo la differenza tra stile fiorentino e stile italiano

E cosi facendo sposta la presunta conversione ideologica del Flaminio di ulteriori tre anni in avanti entrando in contraddizione col Camerario e con lo Schelhorn e le altre lettere del Flaminio e dimostrando la lettera del Flaminio del 1543 come falsamente attribuita contro il suo assunto iniziale

 

Ma diamo per scontato che abbia ragione nonostante non abbia documentato l'aver ragione

Adesso la dressa passa a dimostrare che la risposta non puo' essere attribuita' al Carnesecchi

 

GIUDIZIO :Per quanto riguarda la lettera del Carnesecchi nel libro la dottoressa Malvina aggiunge un unico fatto nuovo

il fulcro di tutto il ragionamento che secondo lei dimostra inequivocabilmente la errata attribuzione della lettera e' questo

Vi e' un possibile anacronismo nella "postilla" evidenziato da una costruzione grammaticale latina

ma io credo non sia un gran ragionamento visto che siamo in presenza di una possibile traduzione dall' italiano al latino, fatta da non si sa chi e di cui non conosciamo l'eventuale testo italiano

Vi e' un possibile anacronismo legato alla sorte di Bucero di cui s'intuisce vengano descritti guai non ancora accaduti , ma si puo' facilmente obbiettare che il carattere integerrimo del Bucero lo predestinava a questi guai futuri che quindi vengono solamente previsti come prevedibili

Sono motivi sufficienti sul piano documentale per dichiararla falsa ? Anche qui in realta' siamo senza elementi per poter decidere

Non mi paiono argomenti cosi chiari pur non essendo competente a giudicare

In realta' tutta la lettera lascia in ogni brano grandi motivi di perplessita' ( vedi p.e. ........... D'altra parte ho sostituito le parole greche tradotte in latino cosi che credo che il loro senso sia stato bene espresso....)

 

A naso mi parrebbero false tutte e due, ma a naso non e' un metodo scientifico

Insomma non ci siamo spostati molto dai sospetti iniziali del buon Gerlasch

Nella ricerca storica di fronte a documenti cosi dubbi li si considera come inutilizzabili

 

 

 

GIUDIZIO :Ritratto di Monsignore : Le conclusioni della dressa Malvina sono quantomeno strane ( e da parte mia poco comprensibili ) quando passa a esaminare la genesi dell' identita' eretica del pronotaro che a suo dire pare in buona parte inventata

inventata pero' perche' falsata da quella falsa lettera

 

E QUI LA PENSO IN MANIERA TOTALMENTE DIVERSA. QUANTO IN REALTA' INFLUISCE LA LETTERA SUL RITRATTO DEL MONSIGNORE ?

IO PENSO CHE LA LETTERA NON C'ENTRI PRATICAMENTE NIENTE

 

 

La situazione nel 1574 e' molto vaga dalla pubblicazione del Camerario nessuno puo' davvero ricavare certezze o dipingere un ritratto del Carnesecchi

Se non incamerare quel necrologio ( in definitiva veritiero ) che niente dice sulla dottrina del Carnesecchi

Poiche' la questione viene ripresa solo nel 1729 con Schelhorn non pare che ci sia stato questo gran dibattito sulla lettera e sulla figura del Carnesecchi nel frattempo in Germania o altrove

Nel 1729 la situazione in Europa era molto cambiata , le religioni si erano assestate ed il dibattito religioso non mi sembra avesse piu' i toni accesi di quasi duecento anni prima

Quando Schelhorn ripropone il dibattito sulle due lettere molto probabilmente non riaccende la questione ma riporta solo alla memoriacentro nord europea la figura di Carnesecchi e del suo processo indipendentemente dalla lettera

E anche un periodo che in Europa si stavano preparando tempi nuovi

Durante il periodo napoleonico vi e' il primo furto di documenti riguardante il processo Carnesecchi da parte di un ufficiale francese

Il furto ( l'importanza data a quei documenti ) e' segno che l'eco di quel processo era ancora vivo

E' con i documenti del processo che viene tratteggiata la figura di Carnesecchi , la lettera non c'entra niente

E viene tratteggiata per quegli elementi epidermici che colpivano di piu' la fantasia

La pubblicazione inglese segue questo percorso

Un percorso analogo avviene in Italia quando durante la Repubblica romana il conte Giacomo Manzoni riesce ad impadronirsi di documenti sui processi Galileo e Carnesecchi

Anche qui Giacomo Manzoni era cosciente dell'importanza dei documenti

E' la pubblicazione dell'Estratto del processo che rispolvera la figura del Carnesecchi

Quindi in realta' la lettera vera o falsa ha influito ben poco sull'immagine del pronotaro sia in Europa che in Italia

Ha influito invece il fascino di una storia importante tornata alla ribalta ; fascino legato al ruolo avuto nel papato di Clemente VII , ai contatti con eminenti personaggi politici , alla lunga fase processuale , ad un arresto molto particolare , alla coreografia della morte

Del pensiero dottrinale del Carnesecchi non interessava niente a nessuno importava invece la vicenda umana

 

Quale fosse il reale pensiero dottrinale del Carnesecchi , non lo sappiamo ancora oggi

Non possiamo fondarlo su una lettera non autografa

E non lo potremo ricavare dai dati processuali , e non lo potremo ricavare dalle lettere a Giulia Gonzaga

Dovremo vincere la pigrizia e cominciare a consultare gli archivi , romani ,fiorentini , veneziani e francesi se veramente lo vogliamo conoscere

Ricostituendo la rete di contatti , definendo le persone con un'indagine prosopografica , indagando sui libri editati , indagando sugli aiuti e sugli aiutati

Insomma un buon lavoro d'archivio

 

Tutte le ipotesi fatte prima di questo lavoro sono probabilmente avventate , pure ipotesi di lavoro in attesa di documenti

 

Pietro Carnesecchi fu un uomo bello , intelligente e colto, che a ventanni era gia' ai vertici di uno Stato ,ed era cosi affabile e gentile da farsi perdonare dai piu' il merito e la fortuna , che viene catturato con un tradimento, che passa venti anni sotto processo e che infine viene decapitato ed arso , e sa morire splendidamente esaltando al massimo la sua immagine come un consumato coreografo

Tutto si puo dire ma non che non avesse da solo i mezzi per colpire la fantasia

Purtroppo la dottoressa segue il binario e sminuisce lo scenario storico

Scenario storico complesso , fatto di centinaia di personaggi , di cui si sa poco o niente, fatto di centinaia di idee di cui si sa poco o niente

Per quanto riguarda il contenuto dottrinale non credo vi sia alcuna analisi eseguita con metodo storico moderno : ogni visione e' fino ad oggi alterata da pregiudizi

Probabilmente cio' che egli voleva era il cambiamento della chiesa cattolica dall'interno , e la riunificazione dei cristiani in una religione rinnovata e rinnovabile

Ora con i criteri moderni nostri di gente che non va piu' neanche a messa ma si proclama cattolica il pronotaro Carnesecchi non era certo eretico, ma per i Papi inquisitori che lo processarono era un uomo da bruciare vivo ( furono pietosi e lo fecero prima decapitare )

 

Secoli dopo la sua morte la sua figura era ancora ingombrante . Giovi quanto ne dice il Priorista nel XVII secolo e lo stesso Bonaventura Carnesecchi nel XVIII secolo che sente la macchia che grava ancora sulla famiglia

E' evidentissimo che non era "teologo" ma quasi quarant'anni passati in un vortice di uomini e donne eterodossi ( con le concezioni piu' diversificate ) un qualche significato devono averlo

L'azione possente di aiuto verso eretici delle piu' varie confessioni un qualche significato deve averlo

A tutto cio' oggi non si e' ancora nemmeno iniziato a dare risposta

Come la pensasse veramente sulle cose di religione il pronotaro nessuno storico o presunto tale, oggi e' in grado di dirlo ( occorrera' aspettare tempi e metodi di ricerca migliori )

Continuo a dire : il pronotaro Carnesecchi e' una personalita' complessa ancora in cerca di autore

Oggi e' solo un uomo ostinatamente e ridicolmente descritto dagli storici quasi solo con elucubrazioni originate dalla lettura delle lettere ad una donna che amava e dalla lettura delle dichiarazioni rilasciate in processi in cui erano in gioco liberta' e vita , e dimenticando quasi totalmente vicende estremamente complesse in buona parte ancora da ricostruire : le sue azioni

Credo che il grande errore e' lasciare che della riforma italiana si occupino solo i cosidetti "storici delle religioni"

 

 

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Ecco chi ha scritto di Pietro Carnesecchi in Italia che come ho detto debbono la loro notorieta' al pronotaro

Antonio Agostini opere :

Pietro Carnesecchi ed il movimento valdesiano

non ho trovato altro dell'Agostini

 

 

Oddone Ortolani opere :

Pietro Carnesecchi per la storia religiosa italiana del cinquecento con estratti dagli Atti del processo del Santo Offizio 1963 Le Monnier di Firenze

The hopes of the italian reformers in Roman action 1965

Colloqui di storia per gli esami di maturita' ed abilitazione 1968 Le Monnier di Firenze

Il tempo e le opere.Corso di storia ed educazione civica per la scuola media con sintesi di studio e ricerca guidati Le Monnier di Firenze

volume 1 Oriente ,Grecia , Roma 1963

volume 2 Medioevo,Eta' moderna, Evo contemporaneo (fino al 1815 ) 1965

volume 3 Evo contemporaneo ( dal 1815 ai giorni nostri ) 1965

Storia contemporanea dal 1815 ad oggi --1973----serie i manualetti Le Monnier ----------

La storia ,le storie corso di storia per il ginnasio e per il biennio del liceo scientifico editore Cappelli Bologna 1982

CivitasEducazione civica per le scuole superiori (coautore Zampilloni Roberto ) editore Trevisini 1987

 

 

Senza togliere niente alle opere di Antonio Agostini e di Oddone Ortolani forse Pietro Carnesecchi meriterebbe qualcosa di meglio

 

 

 

 

I POSTI CHE CONTANO

oggi il sottobosco del POTERE sono i ministeri, dove circola e si gestisce il denaro dello Stato

ieri il sottobosco era la Corte signorile e l'apparato cattolico romano ( Vescovi e Cardinali )

Ecco quindi i tanti Vescovi e Cardinali impegnati a puntellare il potere economico delle famiglie e a promuoverne la permanenza nelle posizioni di vertice

Il NEPOTISMO come fattore importante della societa'

 

La condanna a morte di Pietro per eresia , e' nel caso dei Carnesecchi un fattore di danno per l'intera famiglia

e di esclusione da una certa cerchia cattolica e da certi meccanismi economico-religiosi

La parte aristocratica della famiglia sembra mantenere la sua importanza nella corte medicea , ma perdere totalmente la possibilita' di cariche religiose romane

 

 

 

 

 

L'Italia si presenta ora frazionata in tanti staterelli senza importanza di fronte a nazioni come Francia Inghilterra Spagna Austria che avevano completato un percorso unitario

L'Italia dove le Citta' Stato avevano svolto un ruolo culturale e sociale importantissimo

L'Italia dove l'amore per l'individualismo e la liberta' comunale avevano finito per degenerare in tante piccole signorie

mostrava come la cultura e gli alti principi spessissimo sono costretti a far di conto e a soccombere di fronte alla forza e alla violenza

In un ciclo che vede l'alternarsi di barbarie e civilta' e di nuovo di barbarie e civilta'

L'Italia e' ora solo un espressione geografica e una preda quasi indifesa

Il regime feudale europeo ha prevalso sulla debolezza delle citta' stato

L'Italia sara d'ora in avanti un appendice prima della Spagna , poi dell' Austria , poi della Francia ,poi nuovamente dell'Austria

L'Italia mai unificata per l'azione della Chiesa tesa a distaccare il Nord e il Sud della penisola e quindi ad evitare un Regno d'Italia, favorendo nel sud costantemente l'ingresso degli stranieri

 

 

A peggiorare le cose la scoperta dell'America ed la circunavigazione dell'Africa hanno spostato le rotte commerciali ora sono l'Inghilterra e l'Olanda a dominare i mali

Troviamo i nostri mercanti , i nostri ingegneri , alla corte di Spagna

Lentamente vediamo i nostri mercanti ripiegare

Il mercante si trasforma in nobile e assume il modello nobiliare europeo feudale .Quella che era stata la piu' grande borghesia europea prende a scimmiottare la nobilta' europea e prende a vivere rifiutando le arti vili , sfruttando i contadini e la rendita terriera , sfruttando prebende statali ed ecclesiastiche

 

 

La Chiesa cattolica precipita in una crisi inarrestabile

 

 

I due Papi inquisitori ed intransigenti un concilio a Trento : la Chiesa Cattolica ne uscira' del tutto ridimensionata nel suo ruolo universale; perdera' il ruolo di forza contrapposta all'Impero

L'Impero che ha gia' perso la sua importanza di fronte al formarsi degli Stati nazionali

La Chiesa incapace di sanare lo strappo coi paesi protestanti , rinserrata in una reazione insensata perdera' ogni potere sull'Inghilterra , sui paesi tedeschi, diminuira' le sue possibilita' di intervento sulla chiesa gallicana francese ( Francia che vediamo alleata anche al Turco )

La vedremo appoggiarsi al cupo cattolicesimo spagnolo

Gli unici paesi su cui riuscira' ad esercitare un certo controllo saranno appunto Spagna ed Italia . Erano passati definitivamente i tempi in cui i Principi tremavano ai rimbrotti del Papa e si umiliavano per la minaccia della scomunica

L'Italia il paese che era stato all'avanguardia della cultura stritolato dal controllo pretesco e gesuitico precipitava nell'ignoranza e nell'oscurantismo

E la Chiesa si appoggiava alla nobilta'

Completata l'unificazione dei regni , si provvedeva a legittimarli ed iniziavano i regimi assolutistici

E si giustificava il potere assoluto dei Re come derivazione divina

La Chiesa perso il potere morale manteneva il potere sociale adesso in condizione di subalternieta' appoggiando la piramide sociale imposta dallo stato assolutista

La Chiesa stringe ancora una volta un alleanza col potere . Ora non piu' per dominare ma solo per sopravvivere

Quindi si presta ad un alleanza con il Re e la nobilta , si presta alla difesa dell'ordine sociale e dell'ingiustizia

Utilizza Dio per giustificare le ingiustizie sociali

Utilizza Dio come mezzo di coercizione spirituale per controllare lo spirito di ribellione

 

A ben guardare alla fine del XVI secolo la vera sconfitta e' la Chiesa cattolica e l'Italia intesa come Nazione

 

 

 

Il Dialogo ricevette molti elogi, tra i quali quelli di Benedetto Castelli, di Fulgenzio Micanzio, collaboratore e biografo di Paolo Sarpi, e di Tommaso Campanella, ma già nell'agosto 1632 si diffusero le voci di una proibizione del libro: il Maestro del Sacro Palazzo Niccolò Riccardi aveva scritto il 25 luglio all'inquisitore di Firenze Clemente Egidi che per ordine del Papa il libro non doveva più essere diffuso; il 7 agosto gli chiedeva di rintracciare le copie già vendute e di sequestrarle. Il 5 settembre, secondo l'ambasciatore fiorentino Francesco Niccolini, il Papa adirato accusò Galileo di aver raggirato i ministri che avevano autorizzato la pubblicazione dell'opera. Il 23 settembre l'Inquisizione romana sollecitava quella fiorentina perché notificasse a Galileo l'ordine di comparire a Roma entro il mese di ottobre davanti al Commissario generale del Sant'Uffizio». Galileo, in parte perché malato, in parte perché sperava che la questione potesse aggiustarsi in qualche modo senza l'apertura del processo, ritardò per tre mesi la partenza; di fronte alla minacciosa insistenza del Sant'Uffizio, il 20 gennaio 1633 partì per Roma in lettiga.

Il processo cominciò il 12 aprile, con il primo interrogatorio di Galileo, al quale il commissario inquisitore, il domenicano Vincenzo Maculano, contestò di aver ricevuto, il 26 febbraio 1616, un «precetto» con il quale il cardinale Bellarmino gli avrebbe intimato di abbandonare la teoria copernicana, di non sostenerla in nessun modo e di non insegnarla. Nell'interrogatorio Galileo negò di aver avuto conoscenza del precetto e sostenne di non ricordare che nella dichiarazione del Bellarmino vi fossero le parole quovis modo (in qualsiasi modo) e nec docere (non insegnare). Incalzato dall'inquisitore, Galileo non solo ammise di non avere detto «cosa alcuna del sodetto precetto», ma anzi arrivò a sostenere che «nel detto libro io mostro il contrario di detta opinione del Copernico, e che le ragioni di esso Copernico sono invalide e non concludenti». Concluso il primo interrogatorio, Galileo fu trattenuto, «pur sotto strettissima sorveglianza», in tre stanze del palazzo dell'Inquisizione, «con ampia e libera facoltà di passeggiare».

Il 22 giugno, il giorno successivo all'ultimo interrogatorio di Galilei, nella sala capitolare del convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva, presente e inginocchiato Galileo, fu emessa la sentenza dai cardinali Felice Centini, Guido Bentivoglio, Desiderio Scaglia, Antonio Barberini, Berlinghiero Gessi, Fabrizio Verospi e Marzio Ginetti, «inquisitori generali contro l'eretica pravità», nella quale si riassumeva la lunga vicenda del contrasto fra Galileo e la dottrina della Chiesa, cominciata dal 1615 con lo scritto Delle macchie solari e l'opposizione dei teologi nel 1616 al modello Copernicano. Nella sentenza si sosteneva poi che il documento ricevuto nel febbraio 1616 fosse un'effettiva ammonizione a non difendere o insegnare la teoria copernicana.

Imposta l'abiura «con cuor sincero e fede non finta» e proibito il Dialogo, Galilei venne condannato al «carcere formale ad arbitrio nostro» e alla «pena salutare» della recita settimanale dei sette salmi penitenziali per tre anni,riservandosi l'Inquisizione di «moderare, mutare o levar in tutto o parte» le pene e le penitenze.

 

Galileo Galilei era di famiglia fiorentina ma nato a Pisa (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642) e viene processato e costretto ad abiurare a 69 anni

Una delle pagine piu' conosciute e vergognose di una Chiesa oscurantista

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

 

 

Uno dei banchieri piu' importanti nell'Europa della fine cinquecento

E' figlio di Bartolomeo di Zanobi di Francesco di Berto

 

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ritratto del banchiere Zanobi di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi

 

 

 

 

 

Carta de poder de Zanobi Carnesequi, florentino residente en la Corte, a favor de Lorenzo Manuchi, para la feria de febrero. (Traslado de 27 de marzo, 1602. Burgos).

1602

Valladolid a 1602, Marzo, 27

CM - -- - 527

vedere questo documento

 

un altro documento su Zanobi di Bartolomeo

 

un altro documento su Zanobi di Bartolomeo

 

 

altri documenti spagnoli su Zanobi di Bartolomeo

 

 

 

 

 

 

Zanobi di Bartolomeo al carnevale a Firenze

 

 

 

la cappella di Zanobi in Santa Maria Maggiore

 

 

 

 

 

Pierantonio figlio di Zanobi in Francia

 

 

Pierantonio di Zanobi muore a Valladolid nel 1604

 

 

Bartolomeo figlio di Zanobi di Bartolomeo e' presente col padre a Valladolid nel 1607

 

 

 

 

 

 

COSIMO BARTOLI ( 1503--1572 ) CELEBRE FIGLIO DI CASSANDRA CARNESECCHI e DI MATTEO

 

 

 

figlio celebre di Cassandra Carnesecchi Cosimo Bartoli di Matteo e di Cassandra Carnesecchi

 

Cosimo Bartoli, Del modo di misurare le distantie, le superficie, i corpi, le piante, le provincie, le prospettive, et tutte le altre cose terrene, che possono occorrere a gli huomini, secondo le vere regole d’Euclide, et de gl’altri più lodati scrittori

 

 

 

Per la cortesia del sig. Marco Mattia ho questa poco conosciuta notizia

 

Cosimo Bartoli è considerato il principale traduttore in lingua italiana delle opere di Leon Battista Alberti, opere che tradusse e pubblicò nel corso degli anni anche da Venezia quando ricoprì il ruolo di agente diplomatico per conto dei Medici e immagino che lei sappia quanto sia importante la segretezza dei documenti diplomatici, quanto sia necessario che taluni documenti non cadano in mano di nemici o avversari e quanto sia importante , se ciò accadesse , rendere questi documenti incomprensibili, indecifrabili.


Tratto da " I segni dell'inganno " di Caterina Marrone ( Docente La Sapienza di Roma):

"Il primo a trovare un rimedio a ciò e a riempire la falla che si era scavata nella salvaguardia dei segreti fu un importante esponente del Rinascimento italiano, Leon Battista Alberti , architetto, scienziato, pittore, filologo, poeta, filosofo, matematico e musicista. Egli stesso racconta che, mentre passeggiava nei giardini vaticani, con Leonardo Dati (1407-1472), il segretario apostolico del papa Paolo II, la conversazione cadesse sul problema della ormai debole segretezza dei documenti. Fu in tale circostanza che il Dati gli propose di trovare un metodo per assicurare una maggiore difesa agli scritti che si volevano proteggere e che, al tempo stesso, permettesse agli exploratores pontifici una "lettura" più agevole dei messaggi altrui."

Leon Battista Alberti si applicò ed il risultato fu il trattato " De componendis cyfris ", rivoluzionario, vero e proprio manuale sulla tecnica crittografica, assolutamente eccezionale per l'epoca ma fu pubblicato la prima volta solo postumo, molti anni dopo ,proprio da Cosimo Bartoli nel 1568.

Per la cortesia di MARCO MATTIA

 

 

 

 

 

   

DUE CENSIMENTI

 

 

storia dei Carnesecchi  Elenco dei Censimenti nel cinquecento a Firenze

 

 

 

Nel periodo di Cosimo si tengono due censimenti uno nel 1552 l'altro nel 1562

Il primo esiste in due redazioni : uno in Archivio di Stato ed una in Biblioteca Nazionale , ed e' stato oggetto dello studio di P. Battara " La popolazione di Firenze alla meta' del 500 "Firenze 1935

Il secondo del 1562 esiste nella redazione dell'Archivio di Stato (ASF Miscellanea Medicea 224 )

Per Firenze descrive i fuochi e per ciascun fuoco da il nome del capofamiglia mentre da solamente il numero dei maschi e delle femmine presenti nel fuoco

Per gli altri luoghi del Granducato , purtroppo , da solamente il numero dei fuochi

E' stato pubblicato per la citta' di Firenze dall'editore Alberto Bruschi di Firenze col titolo " I Fiorentini nel 1562"

 

 

Ritengo che la rigorosita' del censimento relativamente all'individuazione dei capifamiglia nella citta' di Firenze sia solo apparenza : mi pare che i funzionari facciano comparire le famiglie ricche ( era volonta' del Duca conoscere la dislocazione dei suoi sudditi di citta' ) ma non si dannino piu' di tanto nell'identificare con precisione i capifamiglia delle famiglie povere ( insomma ho l'impressione che manchi qualcuno )

Le indicazioni utili che si possono trarre dal censimento sono sui luoghi abitati dalle famiglie e sui nomi dei capofamiglia ( il numero di bocche non e' indicativo del numero di figli in quanto probabilmente alterato dalla presenza di eventuale servitu' che viveva nella casa )

 

 

 

 

 

POSSESSI DEI CARNESECCHI ALLA FINE DEL CINQUECENTO : LE MAPPE DEI CAPITANI DI PARTE GUELFA

 

Le Mappe furono elaborate fra il 1580 e il 1595 per conto dei Capitani di Parte Guelfa, visto lo stato disastroso delle strade e l' indolenza dei responsabili della manutenzione. Sono alcune centinaia.

Sono state stampate in anastatica dall' Archivio di Stato di Firenze.

Piante di popoli e strade----Capitani di Parte Guelfa----1580-1595 a cura di Giuseppe Pansini Olschki editore

L'opera e' corredata da :

"Guida all'identificazione del territorio attraverso la cartografia moderna " a cura di Matteo Barbaruto

 

Mappe dei capitani di Parte Guelfa  Alcuni possessi dei Carnesecchi alla fine del seicento ricavati dalle mappe dei Capitani 

 

 

 

 

 

The Buonsignori Map

 

http://www.stg.brown.edu/projects/florentine_gazetteer/

 

FLORENTINE RENAISSANCE RESOURCES:
Online Gazetteer of Sixteenth Century Florence

 This site gives access to a database of ca. 750 items that can be located on the Buonsignori map of 1584/94.

 

Dedication to the Buonsignori Map in 1584: "Al Signore Gran Duca FRANCESCO Medici. Io ho con molta diligenza descritta in disegno Fiorenza Città degna per la bellezza e per la magnificenza sua d'esser veduta da tutti gli huomini, e la mando a V. A. accioche in una vista mirandola si compiaccia d'essere Principe, e Rè di Città tanto nobile, e tanto illustre, che il celebrarla è superfluo; Et s'allegri di rivedere in lei gli ornamenti fatti dal V.A., dal padre vostro, e da nostri maggiori, amandola come benefattore, e padre, che Dio sempre la feliciti."

("To the Lord Grand Duke FRANCESCO Medici. I have with much diligence depicted a plan of Florence, city worthy for its beauty and magnificence to be seen by all men; and I send it to Your Highness so that admiring it with a glance [you] will be pleased to be Prince, and King of a city so noble and illustrious that to celebrate it is needless. And you will be glad to see in it the adornments made by Your Highness, your father, and our ancestors [who] loved it as a benefactor and father; may God always bless it.")

 

 

 

 

 

vai alla pagina 26 seconda parte  Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1532 al 1800 

 

 

 

 

 

vai alla note della pagina 26  Note al periodo dal 1532 al 1800 

vai alla note della pagina 26  Note al periodo dal 1532 al 1800 

 

 

 

 

 

 

Alcune memorie dei Carnesecchi :

Archivio storico del Capitolo della Cattedrale di Firenze

 http://www.archivi.beniculturali.it/SAFI/inventari/CapitoloCattedraleFirenze.pdf

 

 

 

 

 

 

La dimora del senatore Francesco Carnesecchi a Cascia ……Descrizione della dimora del senatore Francesco Carnesecchi ( Oggi di proprieta' della contessa Massangioli ) a Cascia--M.L.Fantoni--

Sestilia Del Rosso : estratto di morte ……………Estratto di morte di Sestilia del Rosso moglie di Francesco Carnesecchi --M.L. Fantoni--

 

by professoressa Alessandra Ceccherelli ,signora Maria Luisa Fantoni , contessa Massangioli

Cascia stemma del senatore Francesco di Giovanbattista nella villa Massangioli

 

 

 

I CARNESECCHI UFFICIALI MEDICEI A PIETRASANTA

 

Sono ricordati oltre che per i compiti dell'ufficio anche per l' impegno maniacale nelle industrie estrattive e nella lavorazione del ferro

 

 

Pietrasanta : by signora Monica Donati

 

 

 

 

 

 

 

 

SQUARCI DI VITA

 

 

 

 

UN GIOVAN BATTISTA NEL 1672

http://www.montaione.net/wp-content/uploads/2013/03/Storie-di-miniere-e-sorgenti-I.pdf

http://www.carnesecchi.eu/Storie-di-miniere-e-sorgenti-I.pdf

 

 

 

 

 

CARNESECCHI GIOVANBATTISTA dei Carnesecchi di Pietrasanta

www.icharta.com

 

1676 Lite tra soci ALMERIGHI , CARNESECCHI e BONACCORSI

BONACCORSI contro ALMERIGHI , CARNESECCHI per cave di vetriolo di FARNOCCHIA (LU)

 

 

 

 

 

IMPORTANTISSIMI PER I CARNESECCHI DI FIRENZE I DOCUMENTI

DELL'ARCHIVIO STORICO DEL CAPITOLO DELLA CATTEDRALE DI FIRENZE

 

http://www.archivi.beniculturali.it/SAFI/inventari/CapitoloCattedraleFirenze.pdf

 

DOCUMENTI RELATIVI A PIERO (CANONICO) , VINCENZO, FILIPPO , GIOVANBATTISTA , RIDOLFO , FIGLI DI FRANCESCO DI RIDOLFO

E

DI LESSANDRA SERMANNI MOGLIE DI FRANCESCO DI GIOVANNI

 

 

 

 

Aulla, famiglia fondo http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=117053

Estremi cronologici: sec. XVI - sec. XIX metà

Consistenza: Unità 50
Descrizione: L'archivio Aulla comprende:

.................

carte Carnesecchi: Libro di ricordi di Giovan Battista Carnesecchi (1 pezzo, 1589-1608),

.................

 

 

 

 

storia dei Carnesecchi< …………………………………………………Il palazzo Quarantotti a Pisa

 

 

Sembra esser Giovanbattista di Ridolfo il proprietario di quello che sara' poi il palazzo Quarantotti a Pisa

 

 

Nel libro : E dilettando appaga : Il palazzo Quarantotti a Pisa : studi e restauri dell'architetto dr Alessandro Baldassari edizioni ETS

l'autore del libro e progettista del restauro pare aver svolto una breve ricerca storica conclusa in tal senso

 

 

 

 

 

 

ANTONIO E' UN IMPORTANTE MERCANTE SEICENTESCO

I suoi traffici si svolgono principalmente a Napoli ed in Sicilia

Principalmente in societa' col Soldani

senatore

fratello ed erede del notaio Giovanni ,uomo molto caritatevole poi noto a Palermo come fra Giovanni da Firenze ( vedi Carnesecchi in Sicilia ) ereditera' da Giovanni alcuni feudi che in seguito rivendera'

A questo si deve il titolo di barone di Grottarossa

 

 

 

 

 

 

 

 

La sua vicenda commerciale dopo immense fortune si concludera' con uno squassante fallimento

Scrivera' alcune pagine per spiegare le proprie ragioni :

Vicende della vita del senatore Antonio Carnesecchi

 

 

 

il grande mercante Senatore Antonio Carnesecchi

 

 

 

In questo caso Antonio si dimostra poco lungimirante

http://www.carnesecchi.eu/Antonio_e_le_carrozze.htm

 

Uomo religioso

 

Nel 1617 figura come scrittore Antonio Carnesechi autore di Theorema gestorum Thamar nurus Iudae ad laudem Beatiss. Virginis Mariae, que duxit ortum de tribu Iuda [...] .

http://www.fondazionemarcobesso.it/nuovobesso/seicentine/index_autori.asp

 

 

storia dei Carnesecchi………vicende di Lorenzo di Lorenzo Carnesecchi

 

 

storia dei Carnesecchi…………Iacopo Carnesecchi mercante di seta grezza

 

 

storia dei Carnesecchi………….L'ultima lite di Benvenuto Cellini : una strana vicenda probabilmente di usura

 

storia dei Carnesecchi………….Una vendetta .........un colpo di coltello.............

 

 

Addi 15 giugno 1543 occorse nella nostra citta' due giovani nobili che vennero a parole talche' uno di loro dette una sguanciata a l'altro et fu il percosso Pierino Carnesecchi da Paulo di Francesco Buonagratia , ne' altro pero' il giornodi questo fatto si senti, salvo che quello che haveva dato , anzi riscievuto la sguanciata era del continuo molestato dal diavolo della vendetta et mostrogli un nuovo modo di vendicarsi. Talche' un sabato mattina , il quale la Nuntiata e' quasi visitata da tutta la citta' , accatto' una vesta da battuti , con una cassetta di quelle con che i poverivanno accattando et prese animo con il pugnale ando'. Et fingendo d'acattare vidde Pagolo , che la sguanciata dato gl' haveva et aspettato alquanto fuori di chiesa et accostatosegli , gli diede una buona pugnalata , et via fuggendo volto' dall'orto delli Inocenti et cavatosi via la veste , via si fuggi onde fu fatto rapporto agl' Otto. Subito mandorno fuori i lor birri con le poste et circa a miglia sei vicino a Pistoialo fecior prigione ; cosi il menorno a Firenze in quale si trova in carcere et il ferito nel letto, sentendo altro ne daro' avviso.

 

Cronaca fiorentina 1537 . 1555 a cura di Enrico Coppi Leo S. Olschki editore pag 15

Diario del 1536 di Marucelli

 

 

 

storia dei CarnesecchiCecchino Carnesecchi ricco e bellissimo , ma che fu poi ucciso

 

storia dei CarnesecchiAlessandro Carnesecchi ospite del Gondi in Francia prima di partire per la guerra contro i nemici della fede

 

storia dei Carnesecchi…………………………………………………… Il testamento di Vincenzio Borghini

 

storia dei Carnesecchi………………………………i Carnesecchi tra i Cavalieri di Santo Stefano

 

storia dei Carnesecchi< …………………………………………………… …I Carnesecchi a LECCE  

 

Bartolomeo e Zanobi Carnesecchi…Una delle maggiori banche fiorentine del cinquecento : il Banco Carnesecchi-Strozzi e compagni  : Bartolomeo e Zanobi Carnesecchi :

 

storia dei Carnesecchi…………………………………………………… …I Carnesecchi in SICILIA ( da una traccia fornita da STEFANO MARI ) 

 

 

una questione d'onore …………………………………………….Una questione d’onore

 

storia dei Carnesecchi< ……………………Morte in Francia del capitano Battista Carnesecchi e Luigi Alamanni  

 

Archivio Niccolini da Camugliano< …Leonardo e Antonio Carnesecchi cedono ad Antonio Federighi ragioni dotali di Pippa Carnesecchi ( cortesia dr.essa Rita Romanelli )

 

Archivio Niccolini da Camugliano< ……………… I Carnesecchi depositano danari nel banco Ricci ( cortesia dr.essa Rita Romanelli )

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

"CARNESECCHI AL FEMMINILE"

 

storia delle donne dei Carnesecchi ………Se e' difficile trovare tracce del vissuto degli uomini ………………

 

 

 

 

 

SUOR GINEVRA DI PIERO CARNESECCHI

monaca in san Donato in Polverosa

Un tale Don Mauro copia nel 1573 la " Rappresentazione di san Galgano" e gliene fa dono

l'opera e' in versi

da "Convent theatre in Early modern Italy: spiritual fun and learning by Elissa B. Weaver

 

 

 

 

 

MADDALENA CARNESECCHI SPOSATA STROZZI

 

Maddalena Carnesecchi negli Strozzi (datazione ritratto XVI secolo) : Uffizi Firenze

figlia del potente banchiere Bartolomeo ( Baccio ) di Zanobi di Francesco Carnesecchi ( vedi albero ) nata nel 1539 morira' secondo il necrologio del Cirri nel 1621

 

L'abnegazione di una donna : Maria Lena Carnesecchi

 

<< A 7 di giugno in venerdi , il giorno dopo il Corpus Domini a ore 8 , Maria Lena, figlia di Baccio Carnesecchi , di gia' stata donna a M. Giovanni Strozzi , col quale non ebbe mai segno di figliuoli ,si parti di casa con una fanciulla ,figlia di Daniello Carnesecchi e una serva giovane e innanzi a sse' 9 facchini carichi di quanto aveva in casa e andossene a servire Dio in Santa Lucia , sanza saputa di nessun parente e di eta' di circa 36 anni. Dio gli dia perseveranza. E' persona di buon cervello e molto spirituale. S'e' governata sempre col consiglio dei nostri padri , se ben di questo no ll'anno consigliata . Lo amore di Dio L'a' spinta a fare quanto e' detto. Alli undici del detto in martedi il giorno di San Barnaba detta Maria Lena prese lo abito santo e ,mutando panni e vita , muto' nome ;chiamorolla suor Maria Vicenza con lei si vesti la fanciulla serva e questa a nome suor Lena. E lo stesso di fu assai maltempo ; casco' dua saette non pero' feccion danno che si sia saputo. La pioggia non fu molta ma refrigero' alquanto il grande ardore di questa state. >>

 

da : Archivio di Santa Maria Novella in Firenze Diario di Fiammetta Frescobaldi 7 giugno 1577 fol , 41v.

 

 

Giovanni Strozzi (* 1517 + 22-8-1570), Patrizio di Firenze, Console dell’Accademia Fiorentina

 

nel 1541, Lettore di Filosofia all’Università di Pisa nel 1547, ambasciatore fiorentino a Ratisbona nel 1558, a Roma nel 1559 e al Concilio di Trento nel 1562.

 

Sposa nel 1557 una giovane Maddalena (era nata nel 1539) , figlia di Bartolomeo Carnesecchi, Patrizio di Firenze (+ post 1570), che alla morte del marito si fece monaca col nome di "suor Maria Vincenza" nel monastero domenicano di Santa Lucia a Firenze in via San Gallo.

visse il rimanente della sua vita in odore di santita', come narrano le cronache , e fu sepolta sotto l'altare maggiore

Il necrologio di Eusebio Cirri la da morta nel 1621 ( nel Necrologio e' chiamata per errore Elena )

Venerabile suor Maria Vincenza e' detta in "Firenze sacra ovvero Feste, devozioni, e indulgenze che sono nelle chiese della citta' di Firenze distribuite in ciascun giorno dell'anno" dal padre Maurizio Francesconi anno 1739

 

 

 

 

 

 

 

 

cassone attribuito al matrimonio tra Giovanni Strozzi e Maria Carnesecchi

 

 

 

 

da non confondere con suor Ginevra di Piero Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

Lucrezia Carnesecchi nei Nasi (datazione ritratto 1600-1649) : Uffizi Firenze

 

nata nel 1573 dal banchiere Zanobi di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi e da Violante Capponi sposa a .........Nasi e successivamente al cavaliere Piero Capponi

 

 

  • dipinto
  • Firenze
  • (Altezza per Larghezza) 69 x 56
  • Poggio Imp., 601 (1860)
  • SBAS FI 474873 (fotografia b.n.)
    SBAS FI 474874 (fotografia b.n., particolare)

http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/avanzata.asp 

 

 

Lucrezia Carnesecchi nel 1607 assieme al consorte Piero di Alessandro Capponi donò una lampada alla chiesa della SS. Annunziata. La notizia è riportata nel libro di Eugenio M. Casalini, odm e Paola Ircani Menichini, Le lampade votive d’argento della cappella della SS. Annunziata di Firenze, Firenze 2011, pag. 20.

 

per la cortesia dr.ssa Paola Ircani Menichini,

 

 

 

Maria Carnesecchi nei Rucellai (datazione ritratto XVII secolo) : Uffizi Firenze

Maria figlia del senatore Cristofano di Pierfrancesco Carnesecchi moglie il 27 ottobre 1595 di Tiberio di Carlo Rucellai

 

 

  • ritratto di Maria Carnesecchi nei Rucellai
  • dipinto
  • Galleria Palatina e Appartamenti Reali
    Firenze
  • (Altezza per Larghezza) 59 x 44.5
  • Inventario 1890, n. 2284 (1890 post)
  • SBAS FI 136471 (fotografia b.n.)
    ex art. 15 n. 3811 (diapositiva colore)

 

 

I ritratti della serie detta delle bellezze di Artimino sono pervenuti indoppia versione, al'petto' e al ' gomito'. Una delle due versioni era probabilmente destinata alle nobildonne o alle loro famiglie. La serie, iniziata alla fine del secolo XVI, fu terminata entro il 1638. Il nucleo principale (quarantaquattro ritratti) e' databile comunque entro il 1606. Infatti dai documenti pubblicati dal Chappel si ricava che una prima serie di ventitre' ritratti fu pagata nel 1601 e una seconda di ventuno tra il 1603 e il 1606. In alcuni pagamenti della seconda serie (certamente copia della prima) , compare il nome di Achille di Baldassarri Granre pittore della bottega di Jacopo Ligozzi, attivo come ritrattista per i Medici. Dai documenti si deduce che sono probabilmente suoi i ritratti di Settimia Magalotti, Maria Pucci, Ludovica Antinori Falconetti, Maddalena Strozzi Bardi, Costanza di Lioni Ricci, dei quali sono conservati solo gli ultimi due. Non potendo pero' stabilire con certezza quale sia la serie originale e quale la copia (anche se e' piu' probabile che l'originale sia la versione al gomito) non si puo' determinare quali ritratti abbia eseguito il Granre. Per quanto riguarda i dipinti documentati nel 1601, il Chappell fa il nome di Matteo Confortini, pittore noto per pagamenti di ritratti non meglio precisati, attivo negli anni fra il 1585 e il 1633. Ma in una lettera del 28 maggio 1600 al Granduca Ferdinando(ASF, Mediceo 5962, c. 523) , Cristina di Lorena nomina come artista scelto per l`esecuzione della serie, un certo " Zoppo pittore" che potrebbe essere Francesco Mati citato dal Gabburri proprio come 'Zoppo' e che era allievo di Alessandro Allori. A parte l'identificazione dei nomi, nella serie sono individuabili, secondo la Meloni, due mani, una piu' antiquata e rigida nei ritratti delle dame col doppio collo di merletti, e una piu' moderna nei ritratti delle donne col colletto piu' rigonfio e con gli orecchini a grappolo d'uva. Nel 1676, trentasei tele sono registrate nell' Inventario generale della Guardaroba e poco dopo trenta (le stesse?) entrarono in Galleria. In data imprecisata i ritratti giunsero al Poggio Imperiale dove furono inventariati nel 1836. Alcuni ritratti tornati agli Uffizi furono nuovamente inventariati nel 1890. Altre tele mantengono invece solo il numero di Poggio Imperiale, dove ancora sono conservati dieci dipinti.

 http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/avanzata.asp

 

 

 

 

 

 

 

Per le notizie di carattere generale su tutta la serie si veda scheda n. 51. Il Richa (Notizie Istoriche…, Firenze, MDCCLV, parte seconda del quartiere di Santa Croce, p. 224) parlando delle "anime feconde" del Convento di Santa Verdiana ricorda "..la beata Caterina Carnesecchi, una delle fondatrici del Convento dello Spirito Santo, la quale poi tornata in questo monastero, morì in concetto di santità". Ciò avvenne secondo l'iscrizione del 1531. La presenza del pastorale nel ritratto indica che la beata fu anche badessa. Opera di valore prevalentemente agiografico, si può collocare stilisticamente alla fine del sec. XVIII.

 

 http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/avanzata.asp

 

 

 

La galeria dell'onore ove sono descritte le segnalate memorie del sagr'ordine di Santo Stefano P. e M. e dei suoi Cavalieri

Del Cavaliere Giorgio Viviano Marchesi patrizio forlivese ( 1735 )

http://books.google.it/books?id=3EylMAhGkmQC&pg=PA372&dq=carnesecchi+duranti&hl=it&sa=X&ei=RJ3qU6KYO4b7PK-QgbgP&ved=0CCgQ6AEwAjgK#v=onepage&q=carnesecchi%20&f=false

La schiatta dei Carnesecchi si disse anticamente dei Duranti , ed ebbe nella Repubblica Fiorentina una distintissima estimazione pel numero dei Soggetti qualificati dati al Governo. In essa contasi 11 volte la Dignita' di Confaloniere , sostenuta in Primo luogo da Pagolo , ed in ultimo da Antonio .

Benedetto consegui da Papa Leone X in dono la palla coi gigli , da inserire nella sua arme ed in oltre l'onere de il grado Cavalleresco ; com'anche fece Paol Francesco dalla Religione di Malta l'anno 1642. ( Piero Monaldi cart 191 Lodovico Araldi cart 106 ) Ma reco' piu' lustro al suo sangue , che tutti gli Uomini colle toghe , e le Croci , una Donna con l'esercizio delle virtu' Cristiane , cioe' la Beata Carita' la quale illustrata da Dio con superne visioni , passo' a goderlo nel Cielo l'anno 1531, ritrovandosi nel Monastero di S. Salvio . ( Fulgentius Nardus in Chatalogo SS e BB Valliumbrosa impress Florentie an 1727 pag 5 )

 

 

 

carnesecchi, carita - carita carnesecchi 1481-1531 (1 octobris).

IBN Index bio-bibliographicus notorum hominum Pars B Liste der ausgewerteten ...

di Jean-Pierre Lobies, Denise Masson-Steinbart, Hourie Ipékian, Marianne Seydoux, Otto Zeller, Susanna Wand, Raymond Kévorkian, Wolfram Zeller

- 2005 Pagina 85

 

 

Beata Donna Caterina Carnesecchi monaca in Santa Verdiana e' detta in "Firenze sacra ovvero Feste, devozioni, e indulgenze che sono nelle chiese della citta' di Firenze distribuite in ciascun giorno dell'anno" dal padre Maurizio Francesconi anno 1739

 

 

Nel passaggio dal tardo Medioevo all’età moderna i Vallombrosani perfezionarono la ‘costruzione’ memoriale elaborata durante il corso dei secoli precedenti, soprattutto accentuando la vocazione monastica di Verdiana. Negli scritti dei religiosi la sua reclusione volontaria divenne espressione di un orientamento che assimilava la penitente alla tipica condizione delle monache benedettine. Per altro verso la comunità regolare a lei intitolata tracciò brevi resoconti agiografici relativi ad alcune consorelle devote, come Caterina Rinuccini da Terranuova, vissuta fra il 1411 e il 1431, Carità Carnesecchi (1481-1531) e Leonarda Ricasoli (1501-1565), presentandole come modelli di santa vita ispirata a quella della madre valdelsana

da Francesco Salvestrini ‘FURTI’ DI IDENTITÀ E AMBIGUE SEMANTIZZAZIONI AGIOGRAFICHE: VERDIANA DA CASTELFIORENTINO SANTA VALLOMBROSANA

 

AGCV, B.II.19: Ricordi e memorie, cc. 5r-7v, 13r-13v. Cf. anche AGCV, D.III.1: Memorie del Ven. Monastero di S. Verdiana di Firenze, cc. 118r-121v; AGCV, C.V.20b, fasc. non num., ms. sec. XVII: « Notizie sopra le beate e venerabili del monastero di S. Verdiana di Firenze », « Notizie sopra la beata Carità Carnesecchi », « Religiose morte in odore di santità del monastero di Santa Verdiana ».

AGCV = Archivio Generale della Congregazione Vallombrosana

 

 

 

 

Maddalena di GiovanBattista di Zanobi di Bartolomeo Carnesecchi nata nel 1616 sposa nel 1632 Angelo Galli

 

Maddalena di GiovanBattista Carnesecchi e Angelo Galli dipinto di Baldassare Franceschini

Wikipedia attribuisce il dipinto a Cosimo Ulivelli

 

Maddalena di GiovanBattista Carnesecchi e Angelo Galli

 

Maddalena di GiovanBattista Carnesecchi e Angelo Galli : particolare

 

 

 

Una Carnesecchi madre di molti figli< ……………………………… Maddalena Carnesecchi ed i suoi dicianove figli dipinti da Lorenzo Lippi

 

 

 

 

 

Orcio con gli stemmi Galli e Carnesecchi< ……………………………… matrimonio tra Maddalena Carnesecchi e Angelo Galli

 

Pandolfini è la più antica Casa d'Aste italiana, dalla fondazione avvenuta nel 1924 ha via via consolidato il suo ruolo nel mondo dell’arte mantenendo il passo con il mercato e il collezionismo, attraverso nuovi criteri di valutazione e la costante evoluzione della metodologie d’offerta.

 

Tra i lotti presentati nel catalogo CERAMICA. MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XVI AL XX SECOLO, per i quali sarà possibile effettuare offerte online fino al 16 dicembre, potrete trovare un orcio di Montelupo dalle imponenti proporzioni. La sua destinazione originaria doveva essere non tanto quella di contenitore per lo stoccaggio di acque medicinali e odorose, ruolo spesso destinato a questa tipologia di oggetti e sottolineato dalla presenza di cartigli dipinti sulle superfici, ma di contenitore di vino, e in particolare di quella dolce e liquorosa varietà chiamata in Toscana “vin santo”. A confermare questo tipo di impiego è non solo la particolare forma “a fiasco”, ma anche l’esuberante decorazione con pampini e grappoli d’uva, che nel nostro orcio è posta a incorniciare uno stemma araldico entro cornice sagomata. E proprio lo stemma, riferibile alle famiglie Galli e Carnesecchi, ci consente di ricondurre il nostro orcio a un avvenimento preciso: nel 1631, infatti, viene celebrato a Firenze il matrimonio tra Agnolo Galli e Maddalena Carnesecchi, in occasione del quale il nostro orcio potrebbe essere stato donato come beneaugurale dono di nozze

 

 

sedi della casa d'aste Pandolfini< ……………………………… sedi della casa d'aste Pandolfini

 

Interessante lo stemma dei Galli

 

 

 

 

 

LUCREZIA CARNESECCHI

 

 

 

 

 

MARIETTA CARNESECCHI

 

E' la committente di un affresco dipinto da Plautilla Nelli (1524-1588) "nell'andito dell'infermeria di sotto" nel convento di Santa Caterina da Siena della chiesa di San Marco in Firenze raffigurante " Gesu' con i tre martiri"

dove i tre martiri dovrebbero essere : fra Gerolamo Savonarola ,fra Silvestro Maruffi , fra Domenico Buonvicini

Di questa Marietta terziaria nel convento non ho altre notizie

 

 

 

dal monastero di Gesù Maria di Genova,

Al secolo Margarita Malaspina figlia del marchese Olivola Spinetto Malaspina e di Maria Maddalena Studici (traduzione del cognome inglese fatta nel necrologio genovese) figlia del duca di Hortumbia. Muore il 10 agosto 1731 a 83 anni.

Di lei si sono conservate 51 lettere interessanti perché trasmettono, su richiesta della Madre Teresa Vittoria dello Spirito Santo, della Madre Maria Francesca di San Paolo (Franceschi), della Madre Teresa Beatrice del beato Giovanni della Croce (De Steinhell) e di suor Teresa Angelica di Gesù Maria (Carnesecchi), che faceva da segretaria, tutti gli usi del monastero genovese. Purtroppo le lettere sono tutte senza l’anno, in qualcuna c’è il giorno e il mese, molte sono senza intestazione e indirizzo, e senza firma, per cui non è facile metterle in ordine cronologico. Gli unici punti di riferimento sono: il fatto che alla Madre Teresa Vittoria, come antica amica e confidente, da del "tu" e che, essendo la Madre Giacomini morta il 9 febbraio 1706, le lettere a lei indirizzate sono comprese nell’arco cronologico 1700-1706.

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

PERIODO DEL PRINCIPATO MEDICEO

 

Ruolo politico dei Carnesecchi di Firenze : GLI OTTO SENATORI DEL GRANDUCATO DI TOSCANA

 

 

 

 

 

tratto dal Manni : Il senato fiorentino

tratto dal Mecatti :

 

 

 

ANDREA DI PAOLO DI SIMONE DI PAOLO DI BERTO DI GRAZINO 1532

BERNARDO DI ANDREA DI BERNARDO DI CRISTOFANO DI BERTO DI GRAZINO 1546

BARTOLOMEO DI ZANOBI DI FRANCESCO DI BERTO DI ZANOBI DI BERTO DI GRAZINO 1559

PIERFRANCESCO DI ANDREA DI BERNARDO DI CRISTOFANO DI BERTO DI GRAZINO 1571

CRISTOFANO DI PIERFRANCESCO DI ANDREA DI BERNARDO DI CRISTOFANO DI GRAZINO 1586

RAFFAELLO DI LEONARDO DI RAFFAELLO DI LEONARDO DI GIOVANNI DI PAOLO DI BERTO DI GRAZINO 1615

ANTONIO DI PAOLO DI ANTONIO DI ANDREA DI PAOLO DI SIMONE DI PAOLO DI BERTO DI GRAZINO 1622

FRANCESCO DI GIOVANBATTISTA DI ZANOBI DI BARTOLOMEO DI ZANOBI DI FRANCESCO DI BERTO DI ZANOBI DI BERTO DI GRAZINO 1663

 

 

 

Senatori del Ducato e del Granducato di Toscana  ………………………. : Elenchi dei Senatori del Ducato poi Granducato di Toscana

 

 

 

storia dei Carnesecchi………………………………i Carnesecchi nel "Consiglio dei duecento".

 

 

 

Manni : Il senato fiorentino ………………………Il senato fiorentino

 

Per maggiori informazioniIl senato fiorentino

 

 

 

 

Da ricordare anche :

Senatori fiorentini raccolti da Ferdinando Leopoldo Del Migliore

 

 

 

 

 

 

 

ATTI MOLTI UTILI A COMPRENDERE MEGLIO ALCUNE VICENDE

 

Atti sui Carnesecchinell'Archivio Panciatichi Ximenes

 

 

Atti sui CarnesecchiASFi alcune carte dei Carnesecchi del ramo Giovanni di Paolo in particolare di Camillo a Ferrara

 

 

Atti sui Carnesecchidocumenti Capitolo della Cattedrale

 

 

ARCHIVIO MAZZAROSA a Pontasserchio (PI)

parte delle carte dei Carnesecchi di Pietrasanta .. linea di Giovanni di Andrea di Luca

I Mazzarosa Devincenzi furono eredi dei Prini Aulla Poggi Carnesecchi

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

 

 

Il palazzo della Carovana (o dei Cavalieri) è uno degli edifici su piazza dei Cavalieri a Pisa. Già quartier generale dell'Ordine dei cavalieri di Santo Stefano, dal 1846 è la sede principale della Scuola Normale Superiore, fondata nel 1810 da Napoleone

Nelle sale del palazzo dei cavalieri a Pisa non figura nessun stemma dei Carnesecchi fiorentini

Questo nonostante i cavalieri di Santo Stefano tra i Carnesecchi siano stati tre : Raffaello di Leonardo , Virgilio di Ridolfo di Giovanni l'ingegnere architetto dei Carnesecchi di Pietrasanta, e Vincenzo di Francesco di Ridolfo, tutti di Giustizia

 

Raffaello e Virgilio furono due imporanti funzionari medicei mentre Vincenzo ebbe una militanza attiva di un certo rilievo

In realta' vi sarebbe stato anche un cavaliere Aulla Carnesecchi ma sappiamo che in realta' era un Carnesecchi solo per adozione ( vedi vicende Aulla Carnesecchi) (comunque nemmeno di questi esiste lo stemma nel le sale del palazzo dei cavalieri

 

storia dei Carnesecchi………………………………i Carnesecchi tra i Cavalieri di Santo Stefano

 

 

 

 

 Stemmma del cavaliere Raffaello di Leonardo Carnesecchi ( Fiesole ): Lo stemma e' sormontato dal capo di Santo Stefano

Raffaello fu provveditore della Parte e si occupo' di strade e dei fiumi

 

 

 

Raffaello cavaliere di Santo Stefano e Provveditore della Parte

si occupo' della vigilanza sui fiumi

Si macchio' di una denuncia contro l'ormai vecchio Bernardo Buontalenti che si era appropriato di legname lungo un fiume appartenente al demanio granducale

 

 

 

 

 

 

vedi genealogie dei Carnesecchi di Pietrasanta

Curo' la realizzazione di alcune opere a Pietrasanta e provvide alla manutenzione di alcune fortezze

 

 

storia dei Carnesecchi………………………………Virgilio Carnesecchi funzionario mediceo

 

 

 

Il piu' importante come militanza attiva abbiamo detto essere :

 

VINCENZO DI FRANCESCO DI RIDOLFO CARNESECCHI COMANDANTE DI GALERA NELLA MARINA STEFANIANA

 

 

 

storia dei Carnesecchi………………………………Vincenzo Carnesecchi un prode comandante tra i Cavalieri di Santo Stefano

 

http://www.inghirami.it/Storia/Figure_minori.pdf

 

...........Il Guarnieri, certamente il maggior storico dell’Ordine, include Vincenzo Carnesecchi tra i comandanti di galere che più si distinsero e lo pone accanto a Barbolani di Montauto, Capponi, Barbavara, Bava, Roncioni, Sozzifanti .

 

 

 

 

 

Pare presente alla conquista di Bona ( oggi Annaba in Algeria ) nel settembre del 1607 da parte dei Cavalieri

 

Relazione del viaggio: e della presa della città di Bona in Barberia; fatta per commessione del sereniss. gran duca di Toscana in nome del sereniss. prencipe suo primogenito, dalle galere della religione di santo Stefanos, il di 16. di settembre, 1607, sotto il comando di Silvis Piccolomini ... (Google eBook)

 

 

 

 

Il Carnesecchi la' dove piu' forte

L'oste s'aduna , corre ai primi allori

E sue bell'orme intrepido anelante

seguita lo squadron detto volante

 

http://books.google.it/books?id=2J7ljDQGieYC&pg=PR21&dq=cavaliere+carnesecchi&hl=it&sa=X&ei=X0nLUtj1A6TOygPixoKwDQ&ved=0CD0Q6AEwAjgU#v=onepage&q=cavaliere%20carnesecchi&f=false

 

Bona d'Affrica espugnata da' cavalieri di Santo Stefano papa, e martire ...

Di Vincenzo Piazza,Arnold : van Westerhout,Nicolas Dorigny,Mauro Oddi,Fabrizio Monsignani

 

 

Un saggio da non perdere sulla battaglia di Bona ed i suoi antefatti e' quello del dr ROBERTO AMERIGHI pubblicato su Accademia.edu

 

 

Contributo del dr ROBERTO AMERIGHI

 

 

La presa di Bona in Algeria : un impresa dei cavalieri di Santo Stefano nel xvii secolo

 

 

 

 

 

per la cortesia del dr Benvenuti dell'Archivio capitolare del Duomo

 

 

 

 

 

Il dr ROBERTO AMERIGHI mi segnala anche le provanze di Pietro Leopoldo Aulla Carnesecchi cavaliere per Grazia

dove e' posto in evidenza come in effetti fossero rispettate le disposizioni testamentarie di Rodolfo Carnesecchi per cui gli Aulla di quel ramo erano tenuti all'adozione oltre al cognome anche dello stemma

 

 

Contributo del dr ROBERTO AMERIGHI

 

 

cavaliere Pietro Leopoldo Aulla Carnesecchi

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

 ***

 

l'amico Paolo Conti di Lucca mi segnala questo libro che mi pare importante

 

L'Ordine di Santo Stefano nella sua organizzazione interna (Elenco Cavalieri dal (1562-2012)

Elenco alfabetico e cronologico per apprensioni d'abito di tutti ii cavalieri appartenuti all'Ordine secondo il "Repertorio" e "l'inventario" del Cav. Federico Fulger (1563-1809).

L'ordine di elencazione per ciascun cavaliere è il seguente:

Nominativo - Patria - Titolo della vestizione - Riferimento cronologico di vestizione d'abito

 

 

 

http://books.google.it/books?id=F-2XjdAlTocC&pg=PA665&dq=nouveau+supplement+carnesecchi&hl=it&sa=X&ei=ciK2Udm-M4urPNL4gOAG&ved=0CDoQ6AEwAQ#v=onepage&q=nouveau%20supplement%20carnesecchi&f=false

Nouveau supplément au Grand dictionnaire historique, généalogique ...

Di Claude-Pierre Goujet,Le Mercier

Con l'elenco dei cavalieri di Santo Stefano dal 1562 al 1742

 

 

 

 

La galeria dell'onore ove sono descritte le segnalate memorie del sagr'ordine di Santo Stefano P. e M. e dei suoi Cavalieri

Del Cavaliere Giorgio Viviano Marchesi patrizio forlivese ( 1735 )

http://books.google.it/books?id=3EylMAhGkmQC&pg=PA372&dq=carnesecchi+duranti&hl=it&sa=X&ei=RJ3qU6KYO4b7PK-QgbgP&ved=0CCgQ6AEwAjgK#v=onepage&q=carnesecchi%20&f=false

Raffaello di Leonardo dal 22 Maggio 1568

Virgilio di Ridolfo di Giovanni dal 14 luglio 1570

Vincenzio di Francesco di Ridolfo dal 01 marzo 1597 capitano di Galera

 

 

 

 

 

 

 

Statuti ,capitoli et constitutione dell'ordine dei Cavalieri di Santo Stefano

http://books.google.it/books?id=X6I8AAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=cavalieri+santo+stefano&hl=it&ei=WR5pTLurIceV4AaYoIyZBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ6AEwAA#v=onepage&q=carnesechi&f=false

 

I pregii della Toscana nell'imprese più segnalate de' cavalieri di Santo Stefano

Di Fulvio Fontana

http://books.google.it/books?id=dlA_AAAAcAAJ&pg=PA1&dq=cavalieri+santo+stefano&hl=it&ei=yx9pTJiYDY2e4AbMlZiZBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCcQ6AEwADgK#v=onepage&q&f=false

Col catalogo delle galee catturate

col catalogo dei Cavalieri Capitani ( tra cui Vincenzo Carnesecchi )

 

I Cavalieri di Santo Stefano nella storia della Marina italiana (1562-1859)

Gino Guarnieri

Nistri-Lischi, 1960 - 491 pagine

 

 

 

L'ordine di Santo Stefano, Gino Guarnieri, Pisa, 1966.


L'Ordine di Santo Stefano e l'amministrazione delle sue fattorie, Pisa, Ets, 1999


La chiesa di Santo Stefano e la piazza dei Cavalieri, Stefano Sodi e Stefano Renzoni collana Mirabilia Pisana, edizioni Ets, Pisa 2003


Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine dinastico-familiare della Casa Asburgo Lorena, Rodolfo Bernardini, Pisa, 1990.


Le Commende dell'Ordine di Santo Stefano con saggi di studiosi sulle commende tra il 1600 ed il 1800, con uno studio su Pisa, Pescia, Arezzo e la Toscana. Roma, ARCHIVI DI STATO, 1997.


Atti del convegno " La commenda di grazia dell'Ordine di Santo Stefano nell'800", ETS Pisa 2003

Bruno Casini, I Cavalieri pisani membri del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1989-1990.

Bruno Casini, I cavalieri lucchesi, volterrani e samminiatesi membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1991.

Bruno Casini, I Cavalieri dello Stato senese membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1993.

Bruno Casini, I Cavalieri delle città e dei paesi della Toscana occidentale e settentrionale membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1994.

Bruno Casini, I Cavalieri di Arezzo Cortona e Sansepolcro membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1996.

Bruno Casini, I Cavalieri di Pistoia, Prato e Pescia membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1997.

Bruno Casini, I Cavalieri degli Stati italiani membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e Martire, Pisa, ETS, 1998.

 

 

 

La d.ssa Marcelle Agliett ha prodotto studi interessanti sulla nobilta' toscana e fiorentina in particolare

MARCELLA AGLIETTI

 

L’invenzione del cavaliere. Simboli, privilegi e valori della nobiltà stefaniana nella Toscana granducale (XVI-XIX secolo)

 

 

 

BATTAGLIA DI LEPANTO 7 ottobre 1571

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

NON HA A CHE FARE CON LA MARINA STEFANIANA MA E' COMUNQUE UNA STORIA DI MARE

 

 

ANNO 1571 UN CARNESECCHI MILITANTE TRA I VENEZIANI CATTURATO DAI TURCHESCHI

 

 

http://books.google.it/books?id=Hb48AAAAcAAJ&pg=PT475&dq=carnefecchi&hl=it&ei=iUjuTZvAO8OE-warndSFCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CEYQ6AEwBjha#v=onepage&q=carnefecchi&f=false

 

Cattura a 20 miglia da Corfu della nave veneziana Moceniga da parte del corsaro Ucciali o Occhiali' ( chiamato vicere' di Algeri ) il 21 luglio 1571:

Dopo una resistenza di una giornata assalita da molte navi turchesche la nave viene catturata

La Moceniga e' comandata da Giovan Tommaso Costanzo un giovane di 17-18 anni figlio di Scipio Costanzo ( condottiero di gente d'arme per la Serenissima ) e fratello di Camilla moglie di Roberto Malatesta da Rimini che viene catturato ed inviato come schiavo al Pascia'

Tra gli uomini della nave ( e quindi al soldo dei Veneziani ) feriti nel combattimento e probabilmente successivamente catturato c'e' anche un Carnesecchi

ignoro la sorte di questo Carnesecchi ferito e probabilmente catturato od anche ucciso

Non ho idea di chi fosse questo Carnesecchi

" ……………….Carnesecchi un arcobusata nella spalla…………………. "

 

Forse morto nel combattimento o in seguito alle ferite, forse catturato e poi riscattato o morto in schiavitu'

Non doveva esser comunque uomo da poco perche comunque viene ricordato nel racconto

 

reso schiavo  …………un Carnesecchi : catturato nel 1571 dal corsaro turchesco Occhiali

 

Per maggiori informazionicattura nel 1571

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

 

 

Ho dal Dr. Lorenzo Fabbri ricercatore e studioso
Archivista dell'Opera di S. Maria del Fiore Via della Canonica, 1 50122 Firenze

 

 

Nel "Catalogo cronologico dei Canonici della chiesa Metropolitana fiorentina " opera di Salvino Salvini del 1751 compaiono 4 canonici di questa famiglia :

  • Piero del senatore Andrea di Paolo Carnesecchi dal 1533 morto 1 ottobre 1567
  • Andrea di Pierfrancesco senatore Andrea Carnesecchi dal 1558 morto 3 dicembre 1591
  • Piero di Francesco di Ridolfo Carnesecchi dal 1605 morto 1634
  • Giovanni di Pierfrancesco del senatore Cristofano Carnesecchi dal 1643 morto 25 ottobre 1648

 

-

 

Canonici  …………alcuni Carnesecchi canonici della chjesa Metropolitana fiorentina

 

ecco il testo grazie ai libri google

Catalogo cronologico dei Canonici della chiesa Metropolitana fiorentina " di Salvino Salvini del 1751

 

 

http://books.google.it/books?id=7tpY2zlrKvgC&printsec=frontcover&dq=Canonici+della+chiesa+Metropolitana+fiorentina&source=bl&ots=fNHGVaKne6&sig=odIAI-WnIdEsXhk3jq-uw_gseVQ&hl=it&sa=X&ei=q0GEUMO-DMb14QS684FI&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q=Canonici%20della%20chiesa%20Metropolitana%20fiorentina&f=false

 

Per maggiori informazionicronologia dei canonici del Duomo fiorentino

 

 

 

 

 

Giovanni di Pierfrancesco Carnesecchi fu un “gentiluomo e poi canonico fiorentino, lì 26 luglio 1643 dopo rigorosissimo esame è laureato e incorporato. Nel Sinodo Fiorentino del 1645 lo leggo Esaminatore Sinodale. Finalmente dopo cinque anni dal Dottorato passò all’altra vita lì 25 Ottobre del 1648, e fu sepolto nella Metropolitana” - il virgolettato è tratto da Luca Giuseppe Cerracchini, Fasti teologali, Firenze 1738.

 

per la cortesia della dr.ssa Paola Ircani Menichini

 

 

 

 

per la cortesia del dr Paolo Piccardi

un frate della SS Annunziata : fra Simone Carnesecchi

 

 

Ricordo, oggi questo dì 18 di Marzo 1542 come per insino a dì 22 di Febbraio 1542 fra Simone Carnesecchi e fra Buonfigliolo si partirono di convento e dal tempo che restarono fuora non hanno a essere posti creditori del loro vestimento

ASFI CRSGF 119 52 c.154r. Foto 172

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

PRINCIPATO MEDICEO

 

 

 

Storia dell'arte

 

 

VIRGILIO DI RIDOLFO DI GIOVANNI CARNESECCHI ARCHITETTO ED INGEGNERE

 

 

 Santi di Tito , Chiesa di Santa Maria Novella : L'angelo avrebbe i tratti di Virgilio di Ridolfo Carnesecchi

 

storia dei Carnesecchi< …………………………………………………….Un ritratto del cavaliere Virgilio Carnesecchi

 

 

 

 

Archivio Niccolini da Camugliano< ………………Contratto di fondazione della cappella in Santa Maria Maggiore( cortesia dr.essa Rita Romanelli )

Tracce   …………alcune altre piccole cose

storia dei Carnesecchi< …………………………………Una lettera importante di Anton Francesco Doni a Simone Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I giardini delle Tuileries a Parigi progettati da Bernardo Carnesecchi

 

probabilmente questo Bernardo e' Bernardo di Francesco di Zanobi Carnesecchi

La madre di Francesco era Pichina dei Gondi stabiliti in Francia ( Francesco era fratello del piu' celebre Lorenzo )

Bernardo di Francesco di Zanobi pero' nacque nel 1518 e mori nel novembre del 1572 a Firenze

 

 

I giardini delle Tuileries in Francia < …………Bernardo Carnesecchi per incarico di Caterina dei Medici progetta i giardini delle Tuileries a Parigi

 

 

 

Bernardo Carnesecchi.
Jardinier de Catherine de Medicis.

Lorsque Catherine de Medicis fit entreprendre , aux tuileries , un nouveau palais sur les terrains de la proprieté qu'elle avait récemment acquise , elle ordonna de pousser les travaux avec activité et recourut aux services d'un nombreux personnel.A la tete de cette administration figurait le célèbre Pierre de Gondi , évèque de Paris , puis Cardinal , qui était en réalité le simple représentant de sa mère , Marie de Pierrevive , la favorite de la reine mère,femme d'Antoine de Gondi , sieur du Perron et ( commissaire à l'intendance ) de la nouvelle demeure royale.Cette dame , qui semble avoir eu à cet egard des dispositions remarquables , pour ne pas dire du talent , fut une veritable '' intendance des batiments''.Son role est d'ailleurs bien connu.
Un ordonnateur , Antoine Nicolay , premier président à la chambre des Comptes , était adjoint à l'intendance , ainsi qu'un controleur general , pour les dépenses , Guillaume de Chapponay.Bernard Palissy et ses parents , Nicolay et Mathurin , furent chargés de la décoration .Le grand potier fit dans le parc de la reine un cabinet de verdure avec une grotte,ornée d'animaux et autres sujets émaillés.Les deux architectes qui travaillèrent aux batiments furent Philibert de l'Orme et Jean Bullant.
Mais la reine désirait moins se creer une nouvelle demeure , qu'elle considérait comme inutile , qu'une villa à l'italienne , avec un jardin de plaisance '' ombreux ; animé de statues et egayé d'eaux jaillissantes''.Elle s'interessa donc , avant tout , à l'établissement du parc et aux plantations , qui y furent faites avec art , gout et science.Divers jardiniers et pepinieristes figurent à plusieurs reprises dans les comptes , dressés en 1571 , pour les travaux des Tuileries: ce sont Bastien Tarquin , Jehan Paillart , Jehan Espallard , Girard Auglard et René Le Notre.( Dans les ecoles en france l'histoire semble comme simplement avec ce dernier personnage , pour faire de l'ombre à la vérité,etrange.
La direction d'un des services du jardinage fut confiée à un noble florentin , dont la famille est connue et dont le nom à ete signale a plusieurs reprises.Cet étranger , parent d'Italiens établis à Lyon et à Paris , ou venu de sa patrie à l'appel de Catherine , se nommait Bernardo Carnessechi et était '' gentilhomme servant de la reine et intendant des plants du jardin des Tuileries.

 

I giardini delle Tuileries sono i più antichi giardini, in stile francese, di Parigi. Si estende da ovest a est, da place de la Concorde al Louvre, e da sud a nord, dalla Senna alla rue de Rivoli.
Questi giardini furono inizialmente creati, su ordine di Caterina dei Medici, dal fiorentino Bernardo Carnesecchi nel 1564, ristrutturati da Mollet nel 1609 e dall'architetto Andre' Le Notre nel 1664.
Originariamente i giardini seguirono il modello italiano: sei lunghi sentieri che si sviluppano in lunghezza e otto in larghezza che delimitano dei settori rettangolari comprendenti differenti varietà di vegetazione quali alberi, parterres di fiori, prati ecc.
Nonostante successive trasformazioni conservano attualmente l'impronta data loro da André Le Notre che riorganizzò i giardini nel 1664 su ordine di Colbert.

Le Notre diede ai giardini l'aspetto odierno: creò un viale centrale delimitato a est da un bacino rotondo e a ovest da un bacino ottagonale; conferì ai giardini una pianta spaziosa si riflette sulle due vasche poste sull'asse centrale ai due estremi fino all'Arc du Carrousel; costruì due terrazze lungo quella che sarebbe diventata la place de la Concorde e due rampe di scale che permettevano di accedervi; numerose statue e complessi marmorei furono costruiti per ornare i giardini.
Nel 1719, l'entrata principale fu decorata con due statue di Antoine Coysevox rappresentanti Mercurio e la Rinomata che cavalca un cavallo alato. Durante la rivoluzione, i giardini furono testimoni di grandi eventi.
Il bacino rotondo fu utilizzato per la cerimonia dell " Essere supremo" (8 giugno 1794).
Vennero piazzate delle effigie rappresentanti l'Ateismo circondato dall'Ambizione, l'Egoismo, la Discordia e la Falsa-Semplicità; Maximilien de Robespierre le incendiò in un'apoteosi di grida e applausi.

 

 

 

 

 

probabilmente questo Bernardo e' Bernardo di Francesco di Zanobi Carnesecchi

La madre di Francesco era Pichina dei Gondi stabiliti in Francia ( Francesco era fratello del piu' celebre Lorenzo )

Bernardo di Francesco di Zanobi nacque nel 1518 e mori nel novembre del 1572 a Firenze

il tempo di sua morte rimane compatibile con questi documenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un dipinto di Alessandro Allori detto Bronzino< ……………………………… Zanobi Carnesecchi di Bartolomeo acquista da Alessandro Allori il suo dipinto " Susanna e i vecchioni"

 

 

Alessandro Allori : Susanna e i vecchioni : opera acquistata da Zanobi di Bartolomeo Carnesecchi

 

 

 

 

Santa Maria Novella ---Chiostro grande--- flagellazione di San Domenico

Cosimo Gamberucci ( 8 gennaio 1562 – 24 dicembre 1621)

Il forestiero istruito Santa maria Novella----Vincenzio Fineschi---1790

 

http://books.google.it/books?id=q6kAAAAAcAAJ&pg=PA57&dq=carnesecchi+girolamo&hl=it&ei=ibowTausAcuSswa_wJH5CQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CDIQ6AEwAzgK#v=onepage&q=carnesecchi%20girolamo&f=false

vi esprime S. Domenico inatto di disciplinarsi , ed è ben fatto quel Crocifisso, avanti al quale il Santo fa orazione , con quella gloria nell' Angiolo rappresentata , in atto di mostrargli tre corone; ed è pittura del mentovato Cosimo Gamberucci, il quale la dipinse a spese di Francesco Carnesecchi

 

 

 

 

 

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Firenze si vanta di ospitare l’Accademia delle Arti del Disegno, l’accademia più antica del mondo.

http://www.aadfi.it/

 

L’Accademia delle Arti del Disegno ha avuto origine dalla Compagnia di San Luca formata, nel 1339, tra gli artisti fiorentini per "sovvenire così nelle cose dell’anima, come del corpo, a chi, secondo i tempi, n’avesse bisogno".

Una compagnia o fraternita che vide iscritti tra gli altri Benozzo Gozzoli, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti quando ancora, secondo gli statuti medievali, i pittori venivano immatricolati all’Arte dei Medici e degli Speziali perché assimilati agli speziali per la macinatura e la preparazione dei colori, mentre gli scultori e gli architetti figuravano tra i membri dell’Arte dei Maestri di Pietra e di Legname.

"Cascata la Compagnia del tutto et quasi finita", si deve a Giorgio Vasari l’idea di formare una nuova Accademia e Compagnia emancipata dallo spirito artigianale e garante del valore intellettuale dell’attività artistica.

 

 

tra gli accademici solo il senatore Francesco:

 

http://www.aadfi.it/?s=carnesecchi

 

 

CARNESECCHI FRANCESCO

Senatore, eletto Accademico 30.8.1671 (f. 12 c. 57r); eletto Festaiolo 21.8.1679 (f. 17 n. 2 c. 3v); squittinato 12.6.1686 (f. 36 c. 12r)

 

Vi e' anche questo Carneschi ( ? ):

 

CARNESCHI NICCOLO’,

doratore, tassa 1685 (f. 128 c. 104); tassa 1692 (f. 117 c. 46v)

 

Qui possiamo trovarci a fronte di un Carnesecchi , di un Caneschi o piu' probabilmente di un doratore noto a cavallo tra seicento e settecento : CASSETTI NICCOLO' che lavoro' anche per una soffitta intagliata e dorata a Santa Maria all'Impruneta ( lavori eseguiti al tempo del pievano Domenico Masotti )

 

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La popolazione cittadina di Firenze nel 1551 e' di circa 59.000 abitanti come da censimento voluto da Cosimo I

Circa 8.000 case e 2.000 botteghe con il settore tessile che e' ancora predominante

Cosimo I muore il 21 aprile 1574 a 57 anni gli succede Francesco I che dara vita a 13 anni di governo confuso

A 46 anni Francesco I muore

Gli succede l'ultimo grande Medici : Ferdinando I

Ferdinando I regno' fino al 1609 dopo di lui il diluvio

Fino al 1737 con la morte di Gian gastone ultimo dei Medici la storia della Toscana e' storia di decadenza

A riscattare questo mediocrita' il gesto di Anna Maria Luisa

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

TRAFFICI COMMERCIALI E AFFARISTICI DEI CARNESECCHI FIORENTINI

 

 

L'esperienza fiorentina e' un esperienza costruita poco con le guerre molto col denaro.

Esaurito nel duecento il governo della spada , trecento e quattrocento segneranno una profonda esperienza di governo del fiorino.

Sotto certi versi un esperienza capitalistica incredibile che mostrera' quanto possa il denaro nella vita degli uomini , sapendolo usare.

 

Dei Carnesecchi fiorentini gli storici sanno poco o niente.

L'ascesa politica di cui scorgono piu' segni e' spesso attribuita al favore della trionfante famiglia Medici.

Una semplificazione che tralascia che i Carnesecchi avevano alle spalle piu' di cento anni di storia nella politica fiorentina .( avevano avuto il primo Priore nel 1297 e il primo Gonfaloniere nel 1358 ) e che i fratelli Grazzini erano gia' nel regime degli Albizzi politici assai influenti e molto legati al mondo delle corporazioni di cui erano stati innumerevoli volte consoli .Che Paolo era stato gonfaloniere 2 volte e che insieme ai fratelli e al cugino era stato Priore complessivamente per 9 volte

A favorire il successo politico dei Carnesecchi che all'inizio del quattrocento erano scarsissimi in numero ( circa 10 adulti ) era come sempre a Firenze il successo commerciale e affaristico.

Questa era la condizione a Firenze ( difficilmente derogabile ) per aver un posto nelle politica

Chiaramente giovo' ai Carnesecchi la forte amicizia con Cosimo il vecchio ma senza il successo negli affari questa non avrebbe giovato a niente .

Un altro errore che spesso viene commesso e' parlare delle famiglie fiorentine nel quattrocento come di consorterie duecentesche , cioe' come blocchi monolitici.

Le famiglie erano divise in rami diversi alcuni di questi rami erano ricchi altri erano poveri. Taluni potevano essere quasi alle soglie dell'indigenza

I Carnesecchi all'inizio del quattrocento erano pochissimi e questo permetteva una maggior unita familiare , ma gia' in seconda ed in terza generazione cominciarono a sfaldarsi sia sul piano della richezza personale che sul piano delle convinzioni politiche.

I nuclei di potere ( che sostituivano la famiglia ) erano formati da comitati di affari ( una situazione molto vicina ai nostri tempi ) ed il potere di Cosimo il vecchio si reggeva su un misto politico affaristico e su una oculata politica del consenso .

Tutto a Firenze si muoveva intorno agli affari

Ho deciso di raccoglier in questa sezione tutte le notizie che riusciro' a trovare sui commerci dei Carnesecchi tentando di dare una visione d'insieme.

Termino ricordando la banca Carnesecchi-Strozzi : nel cinquecento fu una delle maggiori banche europee

 

 

Produzione ,commercio e finanza   ………….i Carnesecchi fiorentini ed i traffici commerciali e finanziari  

 

 

Banca e finanza   ………….i Carnesecchi fiorentini manovre bancarie  

 

 

 

 

 

 

 

RIO DI CARNESECCHI

 

 

 

http://www.carnesecchi.eu/rio_di_Carnesecchi.htm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

storie

 

Di tanti tanti individui ho trovato solamente frammenti di vita e dubito di poter trovare di piu'. Dubito quindi di poter ricostruire di piu'della loro vita

 

le 31 août 1587

Alexandre Carnesequi

 

avant son dé part en guerre contre les ennemys de Dieu et de la Sainre Eglise

 

 

partenza per la guerra  …………Alexandre Carnesequi : part en guerre contre les ennemys de Dieu et de la Sainre Eglise

 

 

 

Un frate che getta la tonaca e un sospetto d'eresia

 

Un apostata  …………Paolo Sebastiano Carnesecchi figlio di Simone di Andrea getta la tonaca alle ortiche e Luigi e' sospetto di idee eretiche

 

Una suora senza vocazione

 

Una suora infelice  ………Suor Isabella cede alle lusinghe dell'amore

 

Un abate : Timoteo ( al secolo Alessandro Michele di Zanobi di Simone Carnesecchi )

 

 

 

Ecco la fotografia di uno di questi piatti ( ceramica di Cafaggiolo ) conservato al museo del Bargello

 

per la cortesia di Francesco Bini

 

 

 

Un abate  ………… passare alla storia per un servizio di piatti

 

Una nana

 

una nana  …………la memoria di una nana

 

una vendetta

 

Un gesto a tradimento  …………Piero Carnesecchi compie la sua vendetta

 

Una morte solitaria

 

Una morte  …………un Carnesecchi che muore solo e abbandonato

 

Un gesuita missionario nelle Filippine nel 1718

 

Una morte  …………un Carnesecchi gesuita missionario nelle Filippine

 

 

 

 

Industriosita' : Cristofano e una pescaia all'Incisa

 

 

 

 

 

 

 

Libro : Bernardo Buontalenti e la burocrazia tecnica nella Toscana medicea

di Giovanna Casali e Ester Diana anno 1983

..............Questo stesso concetto fu ribadito piu' volte : sia nella relazione scritta sui restauri della pescaia di Romena che nell'approvazione dei lavori della pescaia di Cristofano Carnesecchi all'Incisa

 

probabilmente e' il segretario del cardinal Salviati

di cui

il suo impegno come

 

 

 

 

 

 

Elisabetta Cavalcanti Carnesecchi ( moglie di GiovanBattista di Zanobi di Bartolomeo ) e' ferita durante le feste d'Arno da un razzo che la colpisce sul viso

sonetto

 

 

 

ANDREA CARNESECCHI E LE RELIQUIE DELLE 11.000 VERGINI

 

 

 

 

FILIPPO ( nipote di Pietro ) E LA MAPPA DI ROMA

 

 

 

 

 

due aristocratici........................Orazio e Luca Carnesecchi ed un fatto poco noto

 

 

 

 

 

 

CARNESECCHI E QUALCHE NOTA SUL CALCIO FIORENTINO

 

 

Per maggiori informazionicalcio fiorentino e Carnesecchi nelseicento: Paolo Francesco del senatore Antonio ( il cavaliere di Malta , l'unico cavaliere di Malta tra i Carnesecchi )

 

 

CALCIO FIORENTINO

 

Per maggiori informazionicalcio fiorentino e Carnesecchi nel quattrocento

 

Per maggiori informazionicalcio fiorentino

 

storia dei Carnesecchi………….Gioco del calcio per le feste in onore di Don Vincenzio Gonzaga : Giulio di Lorenzo di Lorenzo Carnesecchi

 

 

 

 

 

Nell’inventario delle cose preziose dell’altare della SS. Annunziata del 16 maggio 1439 si trova anche: “un palio biancho lavorato a rose rosse e verdi e d’oro coll’arme de Carnesecchi”, ed è citato nel libro della dottoressa Paola Ircani Menichini, Vita Quotidiana e storia della SS. Annunziata di Firenze nella prima metà del Quattrocento, Firenze 2004, pag. 141.

 

per la cortesia della drssa Paola Ircani Menichini

 

 

 

 

 

da padre Emilio Panella autore di un sito di memorie di Santa Maria Novella in Firenze ricevo :

http://archivio.smn.it/archivio/061.htm

I.B.68 Registro o copialettere degl’inquisitori generali dell’ordine dei frati Minori Conventuali di Firenze alla Congregazione del Sant’Uffizio (1621-1704)

Frati domenicani:

«fra Costantino Talani Fiorentino dominicano sermoneggiando sabbato sera nella sua chiesa di Montepulciano» (7v, 1622) = Cr SMN n° 1160, † 15.III.1663/4 82enne.

fr. Cosimo Francesco Ricci novizio di SMN (24r, 1638) = Cr SMN II, f. 90r, † 21.X.1684.

p. Nenti tra i consultori, impedito da sordità (27v).

p. Honorato Carnesecchi… contro fr. Francesco Samueli da Chiusi del medesimo ordine (53v-54r, 1641). Onorato Carnesecchi, † San Gimignano 24.III.1685/6 77enne ( I.P. Grossi, “Necrologio” della provincia Romana O.P. dal 1656 al 1694, Firenze (Conv. SMN, ciclostile) 1978, 57 n° 490). Distingui da Alessandro Carnesecchi, † 28.VIII.1680 74enne (ib. 45 n° 403; Cr SMN II, f. 84v-86r).

Francesco Samueli † Montepulciano 1660 75enne (Grossi, “Necrologio” … 8 n° 95).

 

 

 

PIETRO DI COSIMO

 

http://www.e-theca.net/emiliopanella/cronica/cr_frm13.htm#Fiesole

Archivio del convento San Domenico di Fiesole, 1: Cronica conventus Sancti Dominici de Fesulis:

f. 119r: «Laurentius Cosme Carnesecchi Florentinus, in seculo Petrus vocatus, cum esset annorum sexdecim, habitum clericorum accepit a patre fratre Laurentio Mini, huius caenobii priore, sub generali Ordinis magistro fratre Hieronimo Xaviere, die vigesima quarta ottobris 1604. Et die undecima novembris 1605 solemnem professionem emisit in manibus patris fratris Cherubini Baroncini, huius caenobii prioris - quamvis tacitam professionem incurrisset revoluto anno, nempe die vigesima quarta ottobris 1605 -, sub eodem magistro generali Ordinis».

http://www.e-theca.net/emiliopanella/cronica4/fsl010.htm

f. 164r: «Frater Laurentius Carnesechi novitius, diaconus, die 25 augusti 1612 obiit in cenobio Ordinis pistoriensi; et ut erat consueta devotione praeditus, in supremo vitae decessu signa salutis assequendae eximia atque adeo praeclara dedit ».

 

 

 

 

 

ed ancora da padre Emilio Panella

FRANCESCO di ANTONIO CARNESECCHI

http://archivio.smn.it/archivio/061.htm

 

Costituzioni e capitoli della compagnia del Rosaio (1586)

 

Membr., 232x170, ff. I-14, bianchi 12v-14v. Coperta in cartoncino, disegno (a tempera?) in ff. Ir "santa Caterina da Siena", 1r "Conpagnia del Rosaio" (ed esito toscano rosarium>rosaio è pressoché costante nel testo).

Fondatori della presente opera f. Iv. Ristretto e sommario de’ capitoli 1v. Proemio e Tavola dei capitoli 2r-3v; capitoli 9 e una connchiusione. 4r-11v, approvati da tutti i fratelli Firenze 20.IV.1586 (3r). Conferma dell’arciv. fiorentino 16.IV.1587, sottoscritta e autenticata da sigillo di cera (11v-12r). «E debbesi sempre procurare d’havere un padre dell’ordine di san Domenico osservante, per havere hauto origine il santissimo Rosaio da quell’ordine» (10v). Tra i fondatori (1577-78) della compagnia e correttore fra Antonino d’Antonio Berti da Firenze (Iv, 2r, 2v), vestiz. OP Roma 1560 ca., ancora in vita nel secondo decennio del ’600: S. Orlandi, S. Filippo Neri e i Domenicani, MD 81 (1964) 18-19; AFP 30 (1960) 409: 16.IV.1619.

Nominativi dei fondatori in scrittura rubricata: Rev.do frate Antonino d’Antonio Berti correttore, Lione di messer Niccolò de' Medici, Francesco d'Antonio Carnesecchi, Francesco di Domenico Santini, Santi di Bernardo Biondi, Tommaso d'Antonio Talducci, Alessandro di Marco da Uzzano, Giovanbatista di Pierantonio Isabelli [segue rinunziò], Francesco di Luca Marchi, Piero di Francesco Pinelli, Cesere di Cammillo Bandinucci, Iacopo di Giovanni Ciliani, Giovanni di Goro Sergrifi, Vettorio di Lorenzo Saltamacchi, Alessandro di Filippo Mazzinghi, Lorenzo di Bastiano Sensoni (f. Iv).

Non vi si trova esplicita indicazione della sede della compagnia, se non quanto in c. 3: «Le tornate sieno la prima e la terza domenica di ciascun mese, e li giorni della Natività, Annunziazione et Assunzione della Madonna, dopo il vespro di Santa Maria Novella» (6v).

 

Ed. F. Baggiani, Statuti cinquecenteschi di confraternite del Rosario in Toscana, MD 26 (1995) 230-33, 305-11, sotto il titolo "Confraternita del Rosario, S. Maria Novella" (305), confermato - sembra - dalla ricordanza 30.X.1586 «nostra compagnia» trascritta in p. 232 n.161.

 

http://archivio.smn.it/archivio/061.htm

 

 

 

 

 

 

 

 

UN DIPINTO A FRIGIONAIA : VERGINE SANT'ANTONIO E SAN PIETRO

 

 

 

 

 

UN ALTRO CARNESECCHI DISSENNATO : un Carnesecchi delle ruote ( abitante .... ) che non riesco ad identificare genealogicamente Par essere un Francesco.......................

potrebbe essere Paolo Francesco figlio del senatore Antonio, cavaliere di Malta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

senatore Cristofano

 

 

 

 

 

I tre sono figli di Andrea di Bernardo di Cristofano di Berto

Bernardo ( 1481--1557 ) e Pierfrancesco ( 1492--1576 ) saranno ambedue senatori

 

 

Pierfrancesco poi senatore , fratello di Cristofano ( Crisippo ) e di Bernardo combina una marachella

 

 

Pierfrancesco ha un figlio Alessandro prigioniero in Montalcino

 

 

Suppongo sia Bernardo ( uomo di maniere molto semplici ) questo :

 

 

 

Cristofano amico di Machiavelli , del circolo degli orti oricellari , fine letterato , segretario del cardinal Salviati legato pontificio, fratello di Bernardo e Pierfrancesco

 

 

Cristofano Carnesecchi amico di Nicolo Machiavelli e gli orti oricellari

 

 

Carnesecchi Cristoforo amico di Ludovico Alamanni, ed anche segretario del cardinale Salviati. E' stato considerato un fine letterato

Probabilmente in forte contrasto coi fratelli

 

 

 

 

 

Troviamo Cristofano a Piacenza come rappresentante del cardinal Salviati

Lo troviamo nei suoi ultimi giorni stanco e malato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

in realta' trattasi del figlio di GiovanBattista : Francesco di GiovanBattista di Zanobi il senatore sposato a Sestilia Del Rosso che morira' una decina di anni dopo questo presunto miracolo

Personalita' molto complessa , implicato con la moglie nel delitto d'onore , senza figli probabilmente tutti e due di una religiosita' complicata ( Sestilia morira' in fama di santita' : molto probabilmente per le donazioni fatte alle chiese e in causa con Bonaventura che riteneva Sestilia aver derubato i Carnesecchi tramite il testamento di Francesco che lasciava tutto alla moglie e niente ai Carnesecchi )

 

 

 

Ludovico Francia

Luigi Francia

 

 

 

 

 

 

 

 

SEICENTO : IL SECOLO DEGLI AMMAZZATI

 

Se in ogni tempo vi sono state umane belve, non ce ne furono mai forse tante — almeno in società cristiane e civili — quante nel Seicento, nel «secolo degli ammazzati», come lo chiama il Ricci. Né il delitto era soltanto un triste retaggio del volgo; ma fioriva purtroppo anche tra' nobili e le persone cólte.

Per gelosia, per una semplice discussione cavalleresca cambiatasi in alterco, per un futile puntiglio di precedenza, due gentiluomini traggono le spade, o scaricano le loro pistole; e mentre 1'uno cade in un lago di sangue, l'altro fugge precipitosamente e ripara in una chiesa o m un convento, donde poi penserà a mettersi in salvo definitivamente, valicando il confine dello Stato. Le storie e gli oscuri diari di quel tempo sono pieni di fatti di sangue, gli uni celebri, gli altri ignorati, ma non perciò meno orrendi. È il secolo delle congiure e delle vendette. Il Falorsi in poche pagine di una conferenza ne ricorda parecchie famose. Pare che il delirio dell'esagerazione, che si manifesta nelle lettere col marinismo e nelle arti belle col barocchismo, si estrinsechi nella vita quotidiana con tremendi misfatti, che hanno, per cosi dire, anch'essi del barocco.

Sol perché Lorenzo Magnani, lettore di Diritto civile nello Studio di Pisa, ha più scolari di Federico Antinori, costui concepisce un'invidia cosi cieca contro il collega da aggredirlo, riducendolo quasi in punto di morte. «Armato di una coltella», in compagnia d'un suo servitore munito di pugnale, lo aspetta, appostato. Come il mite uomo, fatta la consueta lezione, esce dalla Sapienza «senza sospettare di alcun sinistro accidente», i due gli vanno incontro; e il mal capitato, inerme, tenta salvarsi fuggendo; ma è impedito dalla toga. Il servo lo ferma, voltandogli il pugnale alla faccia. L'Antinori intanto, stando per di dietro, gii assesta un colpo di taglio sul capo; e sebbene la vittima implori pietà, dicendogli: «Che le ho io fatto, signor Cavaliere?» , quel feroce continua a menar la coltella, finché il poveretto cade in terra tutto sanguinoso. Non sazio ancora, gli tira altri colpi, e finalmente lo lascia sul lastrico con nove ferite aperte, e ripara con quel suo bravo nel convento di San Nicola.

In certe vendette del Seicento è tale una raflìnata efferatezza, da non trovare facilmente riscontro ne' reati odierni. Caratteristico è il delitto commesso dalla duchessa Salviati, la quale, fatto spiccare dal busto il capo della rivale, la bella Caterina Canacci, lo mandò in dono al marito dentro una cestella di panni. Un fatto simile accadde in Roma, dove abitava la moglie di un certo ambasciatore spagnuolo. Vivendo quella dama ritirata in un monastero, le dissero che Sua Eccellenza aveva preso l'abitudine di farsi vestire da «tre more virtuosissime». La santocchia, assalita dalle furie della gelosia, a una di quelle More fece tagliare la testa. Poi «in un canestrino coperto tutto di ciambellette e di galanterie di monache», la fece porre in tavola al marito. Avendo egli mangiato una parte di quelle leccornie, inorridito, scopri «con le proprie mani l'infelice spettacolo ».

A paragone di tali atrocità, può sembrare una giustizia la seguente vendetta (di cui trovo memoria in un diario fiorentino) seguita in Milano nel 1660, a' primi di aprile. Un tal Eraclito Moroni, commissario di cavalleria, aveva per moglie una bella giovine, donna Teresa di Mena, figlia di uno Spagnuolo. Essendo durato più mesi l'amore tra don Maurizio, capitano della guardia, e lei, il marito se ne accòrse, ma dissimulò più che potè. Un lunedi dopo desinare finse di recarsi fuori di Milano; ma, fatto ritorno segretamente, diede ordine a' suoi uomini di uccidere subito don Maurizio, che egli trovò in casa sua con la donna. Di poi corse egli stesso a chiamare il curato, al quale disse di andare a confessare un moribondo. Il prete passò in mezzo agii armati e fu condotto in camera. Là vide il ganzo col capo coperto del suo ferraiuolo rosso e la dama a sedere sopra una seggiola. Al sacerdote fu imposto di confessarla; ma lei non voleva, dichiarando ch'era pronta ad entrare in un monastero. «E contrastando il confessore ad essa, uno disse : — Monsignore, non è tempo da perdere: fate presto! — Al che rispose il prete : «— Questo non è negozio da fare in fretta: si tratta della perdita del corpo e dell'anima, tanto cara a Dio». Finita la confessione, da uno le fu tirato un colpo di pistola nel petto; e poi, entrati due altri sicari, per ordine di Eraclito la finirono d'ammazzare, e il sacerdote le raccomandò l'anima. Ambedue i cadaveri, distesi sopra una tavola, furono, a ludibrio ed esempio, esposti alla curiosità di chiunque si trovasse a passare per via.

Similmente l'imperatore Ferdinando II ordinava la morte del Wallenstein; ma affrettavasi per altro — osserva il Nencioni — a far celebrare ben tremila messe per la requie eterna del suo turbolento generale!

Strano secolo è il Seicento! La pietà religiosa è commista alla più fredda ferocia. Acerrimi nemici, incontrandosi per via, si fanno a brani; e boccheggianti, prima di spirare, si perdonano a vicenda, e mandano l'estremo respiro fraternamente abbracciati. L'ira, l'odio si spengono a un tratto, di fronte all'appressarsi della seconda vita. La fede illumina improvvisamente que' cuori tenebrosi, e loro parla di perdono e di amore.

 

Gaetano Imbert, La vita fiorentina nel Seicento secondo memorie sincrone (1644-1670), Firenze, Bemporad e Figlio, 1906

 

La vita fiorentina nel Seicento La vita fiorentina nel Seicento

 

 

un delitto passionale nel 1661 ……………………….Un delitto passionale: Zanobi Carnesecchi uccide Giovan Battista Cavalcanti

 

 

poveriocontadini

 

Un Carnesecchi assassinato"

 

Un assassinato  …………Giuseppe Carnesecchi : un assassinato a Ferrara nel 17 secolo

 

su questo testo

 

su questo testo

 

 

 

Un Carnesecchi violento ed assassino"

 

 

Un criminale professionale e con un lungo curriculum alle spalle era Gerolamo Carnesecchi che venne graziato il 12 maggio per l'omicidio di un suo vicino di casa , Astolfo Maffei ,crimine commesso a causa di una servitu di passaggio tra campi confinanti che il vicino gli contestava.Carnesecchi nella supplica , parte della quale e' trascritta in un documento allegato, come precedenti indicava l'omicidio ad archibugiate del daziere Pietro Solaroli avvenuto a Berceto << loco del signor Duca di Parma >> nel novembre 1571 e l'omicidio con una zappa di Germano Del Pozzo a Cremona commesso nel 1573 per una questione di terre.

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IL BRANO E'  TRATTO DA UN ARTICOLO DI RICCARDO DE ROSA : BANDITISMO E CRIMINALITA' A BOBBIO IN EPOCA SPAGNOLA ( 1559-1598 )

 

E' un articolo molto interessante in un certo modo rivive un clima che ricorda quello dei bravi dei "Promessi sposi"

Ho potuto averlo per la cortesia del prof . FLAVIO NUVOLONE 

 

 

Archivum bobiense Rivista degli archivi storici bobiensi  ………Articolo del dr Riccardo De Rosa : Banditismo e criminalita' a Bobbio in epoca spagnola ( 1559-1598 )

 

 

 

 

LEGAMI CON IL BANDITISMO

 

Ricevo dalla coltissima signora Lidia Dalmazzo di Badi

 

Nei capitoli del 1600 e 1700 ho colorato in rosso le parti inerenti alla storia dei banditi Buttelli, il cui capostipite, Florio figlio di Sforzio, sposa il 9.6.1641 in Badi DOMENICA DE CARNESECCHIS figlia di JACOPO (nato nel 1562 da ACHILLE e deceduto in Badi il 13/4/1644).

Altri fratelli di DOMENICA sono :

MADDALENA (sposata a Badi il 29/10/1626 +30/8/1632 a Badi)

GIOVANNI (n.1605 + 1/8/1626 a Badi)

MARGHERITA (n. 1604 + 26/1/1639 a Badi)

MARIA (sposata il 4/7/1638 a Badi)

La data di morte del padre e delle sorelle di DOMENICA è tratta dal libro dei morti di Badi da cui si deduce anche quella di nascita (ma non il luogo della loro nascita).

Di DOMENICA si sa solo la data del matrimonio (in Badi) e della nascita dei suoi figli (in Badi), e anche che dal 1679 è nominata più volte nel libro dei Battesimi come la “ostetrica probata” che assiste ai parti e, in caso di pericolo di morte del neonato, gli impartisce il battesimo. E’ un ruolo ricoperto a Badi, fino a fine ‘800, da signore non più giovani, sposate con figli, e appartenenti alle famiglie più ragguardevoli nel paese per censo o posizione sociale.

Suo marito FLORIO BUTTELLI è indicato dagli storici come il capostipite di alcune generazioni di Buttelli “banditi” che agiscono tra ‘600 e ‘700 in Badi e nei paesi limitrofi, ma anche nel Granducato Toscano, e in particolare a Treppio, dove la famiglia Buttelli sembra avere origine e ha molti legami parentali.

 

 

 

 

 

 

 

MENTALITA' SEICENTESCA DELL'ONORE ALLA SPAGNOLA : GESTIONE LITI E DUELLI

 

 

Per maggiori informazionigestione della lite

 

 

Per maggiori informazionigestione della lite

 

NB di mezzo c'e' sempre un GiovanBattista Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Canto ai Carnesecchi  …Canto ai Carnesecchi o Canto al Centauro cosi chiamato dall'omonima statua del Giambologna che ivi era collocata

Il gruppo scultoreo di Ercole e il centauro o Centauro fu collocato dapprima, nel 1599, sul Canto dei Carnesecchi a Firenze, poi lo si trasferì sotto il loggiato degli Uffizi, dal lato meridionale; più tardi fu posto sulla piazzetta che si trova vicina al Ponte Vecchio, sulla riva sinistra dell'Arno e, nel 1812, trovò la sua sede definitiva nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria.

 

 

Canto dei Carnesecchi

Fabio Borbottoni (1820 – 1902)

è stato un pittore italiano, principalmente autore di vedute urbane di Firenze.

La sua specialità era la rappresentazione di chiese e scenari cittadini dell'antica Firenze, per esempio: Interno del Duomo, Interno di Santa Croce, Chiesa della Certosa, Interno di Santo Spirito. Aveva anche una predilezione per la rappresentazione nostalgica di scenari cittadini che erano stati alterati durante il Risanamento di Firenze, come il Mercato Vecchio, l'Antica Porta a San Giorgio, Porta a Pinti, Firenze dall'Erta Canina, Belvedere e San Miniato

 

 

 

 

 

l'avvocato e' sicuramente Bonaventura Carnesecchi che lascia scritto :

 

 

 

 

 

by dr Paolo Gennai direttore scientifico Sistema museale Valdelsa fiorentina :Castello di Santa Maria Novella a Fiano e per la cortesia dei signori Giacomo, Claudia, Tommaso ed Eliane Zanzotto

 

……..Nell'interno si vedono alcune buone tele moderne ed una discreta raccolta di ritratti della famiglia Carnesecchi……………..

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

Il castello di Fiano o di Santa Maria Novella

 

 

Questo nome di Santa Maria Novella e' dato ad un castello assai ben conservato , ad ostro-scirocco di Lucardo e ad un altezza di 407 metri , ricordato nel 1020 per alcuni beni che qui il ridetto Pimmone di Tatto vende' a Berta di Rolando .Poi vi comincio' a possedere il vescovado fiorentino nel 1126 , quando Zabollina di Bottaccio vedova di Ridolfino da Catignano , pigliando il velo ,fece al vescovo Gottifredo rinunzia di molti dei suoi diritti feudali .

Il 25 novembre 1312 , dopo nove giorni d'assedio , fu preso d'assalto da Baldovino di Lussemburgo , arcivescovo di Treveri e fratello d'Arrigo VII , che vi fece molti prigionieri , tra cui Corrado Gianfigliazzi figlio del signore del castello , ai quali furon fatti soffrire stenti gravissimi fino a doverne morire .I Gianfigliazzi che ne erano i signori , per esser guelfi oltre ad aver ricevuto danni dai ghibellini dopo Montaperti nel 1260 , e dai seguaci di Arrigo VII , si ridussero a un tal punto d'impotenza , che nel 1355 trattarono della vendita di questo castello con gli Acciaiuoli. Poi l'ebbero i Canacci , i quali nel 1444 , quando gia' era stato convertito in villa signorile lo vendettero a Galeazzo Malatesta , signore di Pesaro ,da cui prima passo' ai Borromeo , poi ai Franceschi , piu' tardi ai Carnesecchi e finalmente ai Pappadoff e Carranza.

Il castello e' quasi quadrangolare , con torri merlate negli angoli e con torre massiccia sulla porta , che e' di forma senese , dandoci tutto l'insieme un bellissimo esempio di architettura militare del medio evo . Quasi tutta la costruzione e' in pietra tufacea , che le da un colore di veneranda vetusta' . Nell'interno si vedono alcune buone tele moderne ed una discreta raccolta di ritratti della famiglia Carnesecchi

 

Dall'opera di Michele Cioni : La Valdelsa guida storico-artistica anno 1911

 

 

Castello di santa Maria Novella a Fiano  …………

 

 

 

 

Bonaventura Carnesecchi riacquista ai Carnesecchi il castello di Fiano

 

by gentilezza signora Claudia Paludetto Zanzotto

 

l'avvocato Gio Bonaventura Carnesecchi merita la gratitudine dei Carnesecchi ; egli si pone nelle vesti del restauratore dei meriti della famiglia Carnesecchi nella storia fiorentina e resuscita la memoria che i fiorentini stavano perdendo della famiglia

 

dal 1600 con la posa nel canto dei Carnesecchi della statua del Giambologna ( come vedremo piu' avanti ) di Ercole e il centauro voluta e molto amata dal Granduca il canto inizio' ad essere anche chiamato : canto al centauro e non piu' come nel passato :canto dei Carnesecchi

Nel novembre del 1687 l'avvocato Gio. Bonaventura Carnesecchi custode e restauratore delle memorie familiari fece mettere la piccola targa che ancor oggi compare

 

( Una curiosita' : nella Miscellanea fiorentina di erudizione e storia di Iodoco del Badia num 16 vol II si tratta della : Numerazione delle case e i cartelli dei nomi delle strade a Firenze si dice che in Italia i primi a numerare le strade furono i Milanesi : A Milano nel novembre 1786 si posero i nomi delle vie tanto all'inizio quanto alla fine e si pubblicarono le discipline e sanzioni " per preservare i cartelli dei nomi ed i numeri che si andavano collocando alle porte delle case .

......Le case di Firenze ebbero nel secolo diciasettesimo certamente se non prima , la numerazione parrocchiale ed il numero dello stabile corrispondeva al registro degli stati delle anime che ogni parroco deve tenere per le disposizioni del concilio di Trento e questa individuazione trovasi negli atti di vendita e di locazione

Questo sistema duro' fino a tutto il 1808 : A di primo gennaio 1809 d'ordine del Governo e' stato cancellato tutti i numeri parrocchiali alle case delle abitazioni , che parrocchia per Parrocchia aveva la sua numerazione , ed e' stata fatta tutta una . Si comincia pertanto dall'imperiale Palazzo Vecchio , che e' il numero 1 ;e l'ultimo numero e' 8028 che e' una palazzina dirimpetto appunto al palazzo dei signoro Conti Alberti presso il ponte alle Grazie , ove a detta casa evvi un arme Alberti. Ha numerato le case Luigi Pagani al prezzo di tre soldi per ciascuna casa

...volendo facilitare il servizio della Posta e delle lettere , della Polizia e degli alloggi militari nella citta' di Firenze ,,,,,,,,,,,

Aumentandosi le case in conseguenza dell'apertura di nuove strade e di nuovi quartieri venne la necessita' di rinnovare nel 1865 la generale manutenzione e venne introdotto il sistema odierno

Nel 1785 era stata gia' proposta da Ascanio Francesco Pitti , uno dei residenti nobili , l'apposizione dei cartelli all'estremita' delle strade per indicarne il nome e aggiunse che i cartelli si facessero di altrettanti colori quanti erano i quartieri della citta' perche' venisse a sapersi a qual quartiere fosse aggregata ogni strada ; e che ogni l'altezza da terra alla quale anderebbero posti i cartelli si fissasse " a quel medesimo punto in cui si trova il cartello di marmo posto al Centauro , ove e' scritto CANTO DEI CARNESECCHI,................)

 

 

 

All'interno della chiesa di Santa Maria Maggiore Gio Bonaventura riprese lo jus patronato della cappella appartenuta a Paolo di Berto di Grazino ( la cappella che conteneva il trittico opera della collaborazione di Masaccio e Masolino e anche l'affresco di un annunciazione di Paolo Uccello ) rinunciata da altri Carnesecchi ( vedi Luigi Carnesecchi )

E questa fu da lui completamente restaurata e dotata con il quadro di Onorio Marinari dedicato a Santa Maria Maddalena dei Pazzi

 

Alla morte del senatore Francesco ( ultimo senatore dei Carnesecchi ) le ingenti sostanze di costui ( morto senza figli ) passarono alla moglie Sestilia Del Rosso

Bonaventura reclamo' quella parte di eredita' legata ai fidecomissi interessanti la famiglia Carnesecchi come il castello di Fiano

 

 

 

 

notevole questo scritto di Bonaventura dove tenta di scrivere una storia sulla famiglia dei Carnesecchi

individua un Carosecco ( che a me risulta individuo mai esistito ) come stipite

ignoranza della realta' o negazionismo di un antenato beccaio ?

per l'aristocrazia del xviii secolo forse era inaccettabile che una famiglia considerata nobile potesse avere origini in un beccaio

 

 

Bonaventura  l'avvocato Gio.Bonaventura Carnesecchi

 

 

alla morte di Bonaventura il castello perviene a suo figlio Francesco Maria

 

 

Alla morte di Francesco Maria si impossessarono del castello gli Aulla Carnesecchi

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

   La cappella Carnesecchi istituita da Pagholo Carnesecchi e’ andata nel tempo completamente dispersa

 

 …………..La terza cappella e' dei Carnesecchi . ove eravi gia' una pittura di Giotto giusta Leopoldo del Migliore , ma secondo Giorgio Vasari la tavola

era di Masaccio , e di lui pure la predella , ove in alcune piccole figure aveva dipinto la Nativita' di Cristo : in luogo di questa vi e' oggi una di Onorio Marinari

e dentrovi Cristo che apparisce a Santa Maria Maddalena dei Pazzi con gli strumenti della Passione nelle mani degli Angioli

 

 

il committente della Pala e' stato : l'avvocato Gio Buonaventura Carnesecchi infatti :

La pala, commessa da Giovanni Buonaventura di Francesco Carnesecchi (m. nel 1708), è ancora in loco: rappresenta « Santa Maria Maddalena de' Pazzi cui appare Cristo crocifisso che, insieme a un Angelo adolescente, mostra alla Santa gli strumenti della sua Passione»; olio su tela, m. 3,31 x 1,98. Del Marinari anche i due dipinti laterali, a centina superiore, oggi purtroppo quasi illeggibili perché scuriti dall'ossidazione delle vernici: « Santa Caterina d'Alessandria » a sinistra, .

Commentari: Rivista di Critica e Storia Dell'arte 1971

 

Oggi la cappella di Paolo e' quindi la cappella di Santa Maddalena dei Pazzi, completamente stravolta architettonicamente e artisticamente rispetto alla cappella originaria

 

Luigi di Camillo Carnesecchi aveva tolto il trittico originario e rinunciato al patronato. Buonaventura , una sorta di cultore delle memorie familiari , probabilmente aveva ripristinato il patronato

 

da Wikipedia by Francesco Bini

 

L'avvocato Buonaventura e' l'uomo che ripristino' la memoria dei Carnesecchi con il cartiglio esposto su l canto omonimo

e' anche l'uomo della causa contro Sestilia Del Rosso vedova ed erede del Senatore Francesco , attraverso la quale le ricchezze di Francesco transitarono verso i Del Rosso

Vedi lapide nel castello di Fiano

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

 

Camillo Carnesecchi a Ferrara

 

 

1661 gennaio 24, Ferrara " Signor Camillo Carnesecchi e Compagni Depositari della Reverenda Camera ...

 

In Ferrara , Nella Stampa Camerale 1667 

Instromento d'affitto sopra l'appalto delle dogane, macinato, & augumento del sale , e delle Cancellarie di Ferrara , e suo Stato , e anco delle Valli di Comacchio , fatto al sig. Camillo Carnesecchi in vigore del chirografo di N.S. Papa Alessandro VII 

http://books.google.it/books?id=198ts48WKvoC&pg=PA63&dq=carnesecchi+camillo+ferrara&hl=it&sa=X&ei=don2Uo23N6T8ygOo0YLYCw&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=carnesecchi%20camillo%20ferrara&f=false

 

 

 

 

Viaggio per l'alta Italia del ser. principe di Toscana poi granduca Cosimo 3 ...

Di Filippo Pizzichi,Raffaello Sanzio,Luigi Scotti

 

http://books.google.it/books?id=14XtkZMmG40C&pg=PA198&dq=viaggio+alta+italia&hl=it&sa=X&ei=DM_2Uq3HF4iCzAOY04GQAw&ved=0CDUQ6AEwAQ#v=onepage&q=viaggio%20alta%20italia&f=false

 

 

 

 

 

 

Luigi di Raffaello Carnesecchi sembra morire senza prole

Troviamo Luigi mercante in Francia

Troviamo Luigi come l'individuo che si restituire il trittico di Masaccio e Masolino

 

Camillo ha una unica figlia : Maria Lucrezia , che sposera' un Bardi di Vernio cioe' il conte Flaminio di Girolamo Bardi (1658-1730)

 

 

documenti dei Carnesecchi tra i documenti dei Bardi di Vernio

 

Luigi Carnesecchi semieretico

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

 

 

ORDINE DI MALTA

 

I Cavalieri Ospitalieri (formalmente Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, detti anche Cavalieri di Cipro, Cavalieri di Rodi e noti come Cavalieri di Malta), è un ordine religioso cavalleresco nato intorno alla prima metà dell'XI secolo a Gerusalemme. In seguito alla prima crociata divenne un ordine religioso cavalleresco cristiano dotato di un proprio statuto, secondo il costume del tempo. Quindi, nel 1113 Papa Pasquale II lo rese autonomo e sovrano con il protettorato della Santa Sede. Se fino ad allora l'Ordine seguiva la Regola benedettina, piano piano iniziò ad osservare quella agostiniana. Infine il maestro Raymond du Puy de Provence diede all'Ordine una regola propria, ispirata sempre a quella agostiniana.

 

In seguito alla perdita di Malta per mano di Napoleone (1798) l'Ordine si trasferì in Russia con oltre 400 Cavalieri e Dignitari esiliati dall'isola. Postisi sotto la protezione dello zar Paolo I, dopo la destituzione-abdicazione di Ferdinand von Hompesch zu Bolheim, i Cavalieri elessero appunto lo zar quale Gran Maestro dell'Ordine, con i membri del Gran Priorato di Russia e dei delegati dei principali Priorati di Europa e con la tacita benedizione del Papa, Pio VI, praticamente in mano di Napoleone. Dalla perdita dell'isola, la storia degli Ospitalieri del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme si divise in diversi momenti, luoghi e vicissitudini.

 

Dopo il Trattato di Amiens del 1802, il Papa volle fortemente rifondare la lingua d'Italia, e nel 1803 una dozzina di Cavalieri si stabilì a Messina e poi a Catania, quindi a Ferrara e finalmente, dopo 30 anni, a Roma. Così il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), Ordine religioso Cattolico di sub collazione Vaticana, di Diritto Canonico (Tribunale Cardinalizio, sentenza 24.1.53; pubb.: "Acta Apostolicae Sedis" n. 15 del 30.11.1953) è quella branca dell'organizzazione dell'Ordine, che fu appunto rifondato nel 1803 da Papa Pio VII, la più rappresentativa, grazie al posto di "osservatore" alle Nazioni Unite. Ha un suo governo e alcune prerogative di Stato autonomo, pur "senza territorio". È presente in oltre 120 paesi e, abbandonato l'impegno militare, realizza iniziative a carattere benefico e assistenziale.

 

 

 

by l'amico Paolo Conti di Lucca mi segnala questo libro con gli elenchi dei cavalieri di Malta

Elenchi cavalieri di Malta   ………Elenchi cavalieri di Malta

in cui figura PaoloFrancesco Carnesecchi del sen. Antonio di Paolo nel 1681

 

 

Nel Museo Waffensammlung di Vienna WS A 1526

la sua armatura ( non so se da parata o se usata veramente )

 

Il libro da cui e' tratta la foto dice : ...........che fu di un discendente di Pietro Carnesecchi (1508-1567), Paolo Francesco Carnesecchi, divenuto cavaliere di Malta

ovviamente non e' un discendente di Pietro perche' Pietro non ebbe figli , e non e' neppure del ramo di Simone ( a cui apparteneva Pietro ) ma e' invece del ramo di Antonio di Paolo di Berto

 

 

 

 

 

LAUREATI

 

Prospero Carnesecchi di Palermo

 

 

 

 

 

 

 

 

Prospero Carnesecchius di Palermo che compare nel catalogo elettronico : Catalogo dei laureati nelle Università presenti in Italia (1500 - 1800)

 

 

Oltre la scarsa documentazione su Pompeo Carnesecchi di Palermo(1 documento ) dottore in Utroque ,laureato a Pisa e gia' studente in Napoli ( 18 luglio 1592 ) , e l'importante notaio Simone Carnesecchi presente agli inizi del seicento adesso troviamo questo Prospero Carnesecchi di Palermo laureato nel 1591 a Pisa e figlio di Niccolo ed oriundo fiorentino

 

La somiglianza tra le date di laurea di Pompeo e Prospero rende pero' possibile trattarsi della medesima persona citata erroneamente in testi diversi con nomi diversi . Nel caso propendo per l'inesistenza di Pompeo

 

 

 

UN MEDICO DEGNO DI NOTA : GIOVAN BATTISTA CARNESECCHI ( .... - 1648 )

 

 

 

Index bio-bibliographicus notorum hominum‎

di Jean-Pierre Lobies - 1984 - 960 pagine

Pagina 2355

593b) carnesecchi , francesco [1617-1691 senatore fiorentino] 1391 carnesecchi ,
giovanni battista [ -1648 medico toscano, attivo fra i monaci ...

 

 

dizionario storico biografico di scrittori letterati ed artisti dell'ordine di Vallombrosa

di Torello Sala, Uguetinus, monk Robertus, Elizabeth, of Hackeborn Mechthild - 1929

Pagina 121

Carnesecchi Giovanni Battista, medico, fisico di molto valore. ... come lasciò scritto Giovanni Michele ne' seguenti versi: " Bibliopola ejus multo vix ...

 

 

 

Per maggiori informazioniuno studio sulla peste del 1630

 

OMAGGIO DELLA POPOLAZIONE A UN GRANDE VICARIO

( ricorda molto le dediche novecentesche a Onofrio e a Francesco Carnesecchi a Venezia )

 

GiovanBattista di Zanobi di Bartolomeo Provvedimenti per la peste a Pescia by drssa Letizia Giovagnoni

 

 

Stemma di Giovan Battista di Zanobi di Bartolomeo Carnesecchi vicario a Pescia al tempo della peste del 1631

 

Giovan Battista e' figlio del banchiere Zanobi di Bartolomeo , sposato con Elisabetta Cavalcanti , padre del futuro senatore Francesco e di Zanobi

 

Lo stemma fa parte del fregio dipinto sulle pareti della Sala del Consiglio

 

 

 

 

Descrizione: Stemma con cornice architettonica mistilinea ornata da riccioli e foglie di acanto, sormontata elmo piumato e, in basso, da cartiglio con iscrizione.

Stato di conservazione: buono

Soggetto: stemma gentilizio della famiglia Carnesecchi

Indicazioni sul soggetto: Araldica: stemma gentilizio.

Codifica ICONCLASS: 46 A 12 21 : 61 B 2 (CARNESECCHI) 2

Materia e Tecnica: intonaco/ pittura a tempera

Misure: 120 x 100

Data di creazione: 1700 - 1710, sec. XVIII (Motivazione cronologia: analisi stilistica)

Ambito geografico: PT

 

http://www.culturaitalia.it/pico/

 

 

 

 

 

Trascrizione per la cortesia

---Guido Buldrini

---professor Franco Benucci

 

IO: BAPT:ª CARNESECCHIUS ZANOBI FIL: CUM PER
ANNUM AC SEX MENSES PISCINENSEM PRAEFECTURAM
ATROCITER POPULARI MORBO, AC DIRA FAME DIU
VEXATAM, IN SUMMIS RERUM OMNIU* ANGUSTIIS
ADMINISTRASSET ET PER UNIVERSAM NEBULAE VALLEM
PAESTILENTIAM SEDANDAM PRAEFUISSET SOSPES IPSE
SANUM AC ANNONAE UBERTATE LAETU* POPULUM
RELINQUENS SUO MUNERE FELICITER FUNCTUS, GRATI
ANIMO ERGA DEUM SANCTOSQ: TUTELARES OB TAM EXIMIA
BENEFICIA MON: POS: ANNO DN*I 1631.



L'asterisco indica che la lettere precedente ha sopra una tilde.

 

 

Traduzione per l'incommensurabile ( unico aggettivo appropriato )cortesia di :

---Guido Buldrini

 

Caro Pierluigi,
eccoti la trascrizione, senza abbreviazioni, e la mia traduzione:
---------------------------------------------------------------------------------------------------


IOANNES BAPTISTA CARNESECCHIUS ZANOBI FILUS CUM
PER ANNUM AC SEX MENSES PISCINENSEM PRAEFECTURAM
ATROCITER POPULARI MORBO, AC DIRA FAME DIU
VEXATAM, IN SUMMIS RERUM OMNIUM ANGUSTIIS
ADMINISTRASSET ET PER UNIVERSAM NEBULAE VALLEM
PAESTILENTIAM SEDANDAM PRAEFUISSET SOSPES IPSE
SANUM AC ANNONAE UBERTATE LAETUM POPULUM
RELINQUENS SUO MUNERE FELICITER FUNCTUS, GRATI
ANIMO ERGA DEUM SANCTOSQUE TUTELARES OB TAM
EXIMIA BENEFICIA MONUMENTUM POSUERUNT ANNO DOMINI 1631.


Avendo Giovanni Battista Carnesecchi, figlio di
Zanobi, amministrato per un anno e sei mesi nella
più grande ristrettezza in ogni campo la
prefettura di Pescia, travagliata a lungo in modo
atroce da un'epidemia e da una fame crudele, e
sovrinteso al contenimento della pestilenza per
tutta la valle del Nievole, scampato lui stesso e
adempiuto felicemente il suo compito lasciando la
popolazione sana e contenta per l'abbondanza del
cibo, [essa] con animo grato a Dio e ai Santi
protettori per così grandi benefici pose questo
ricordo nell'anno del Signore 1631

----------------------------------------------------------------------------------------------------
Non ho troppi dubbi al riguardo. Che a porre la
memoria sia stata, come è logico, la popolazione e
non lo stesso G. B. C. - che pure è il soggetto
di gran parte del discorso - lo deduco da quel
"grati" che è soggetto plurale e che non può che
essere riferito al popolo. In sostanza la
traduzione letterale sarebbe: "grati nell' animo
a Dio e ai Santi protettori per così grandi benefici posero...".

Ciao!
Guido

 

 

 

 

Quanto meritorio e' il comportamento di GiovanBattista di Zanobi podesta e Vicario a Pescia , tanto a fronte del pericolo del contagio e' poco degno quello di Ferrando di GiovanBattista dei Carnesecchi di Pietrasanta

Non tutti sanno comportarsi con il coraggio che serve di fronte al pericolo

 

 

 

 

tratto dal saggio del prof Andrea Zagli segnalato dal prof Alberto Malvolti

 

Per maggiori informazioniuno studio sulla peste del 1631 a Bientina

 

La cronaca di una maledizione: la peste del 1631 a Bientina

Il lavoro si inserisce nelle ricerche che l’Autore ha condotto in questi anni sulla comunità di Bientina per la pubblicazione di un’ampia monografia, ampliando un aspetto che nella trattazione dell’evoluzione demografica della comunità era rimasto appena accennato.

 

 

 

 

Storia cronologica della toscana

 

GUERRA PER CASTRO

 

 

 

Odoardo Farnese era genero del granduca di Toscana Cosimo II de' Medici

Cosi in Granducato si trovo coinvolto nella prima guerra di Castro

 

 

 

 

Odoardo fu il secondo figlio maschio legittimo di Ranuccio I Farnese e di Margherita Aldobrandini; il primogenito, Alessandro (1610–1630), era sordomuto. Dopo che il figlio naturale di Ranuccio, Ottavio, fu rinchiuso nel carcere della Rocchetta, iniziò a regnare sotto la reggenza prima dello zio, il cardinale Odoardo Farnese, poi alla di lui morte, nel 1626, sotto la reggenza della madre.

 

All'età di sedici anni, nel 1628, acquisì i pieni poteri ducali e sposò la quindicenne Margherita de' Medici, figlia del granduca di Toscana Cosimo II de' Medici. Il suo primo atto politico come duca, fu un'alleanza con la Francia di Richelieu (1633) per contrastare il predominio della Spagna in nord Italia e per soddisfare la sua smania di paragonarsi al nonno Alessandro Farnese. Il duca aveva un esercito di 6.000 fanti, ma per mantenerlo costringeva i suoi sudditi a forti privazioni ed arrivò ad indebitarsi con banchieri e mercanti. Nonostante le forti spese sostenute, la sua prima campagna fu negativa: Piacenza fu occupata dalle truppe spagnole e le sue truppe furono sbaragliate in territorio parmense da Francesco I d'Este. Allora il duca si precipitò in Francia. Ma non ricevette l'aiuto sperato, così, nel 1637, Papa Urbano VIII lo convinse a firmare un trattato di pace con la Spagna che, una volta sciolta l'alleanza con la Francia, avrebbe sgomberato Piacenza.

 

Per pagare i debiti contratti per la guerra, Urbano VIII concesse ad Odoardo di emettere titoli di prestito, attraverso i Monti Farnesiani, garantiti dalle rendite del Ducato di Castro. Però, qualche tempo dopo, la famiglia Barberini, quella del papa, con manovre scorrette, cercò di impadronirsi del ducato. Odoardo, che non aveva intenzione di cederlo, iniziò i lavori di fortificazione delle piazzeforti. Questa manovra indispettì il papa che nel 1641 invase il ducato e scomunicò il duca. Per tutta risposta Odoardo si alleò con Venezia, Firenze e Modena ed invase lo stato pontificio con 7.000 fanti, scorrendolo da nord a sud: nel 1642, infatti, era a Forlì, dove però trattenne le truppe dal saccheggio, diversamente da quel che successe in altre località, come Acquapendente, presso Viterbo. Tuttavia la sua flotta fu distrutta e, il 31 marzo 1644, grazie alla mediazione del cardinale Mazzarino, successore di Richelieu, firmò la pace con il papa, che gli restituì Castro e lo riammise nella Chiesa.

 

Odoardo morì improvvisamente a Piacenza l'11 settembre 1646. Aveva 34 anni. Nell'estate erano morte anche la sorella Maria, duchessa di Modena, e la madre Margherita Aldobrandini.

 

 

 

 

La prima guerra di Castro (1641-1644)

 

 

Le cause remote della "Prima guerra di Castro" possono essere ritrovate nella politica espansionistica della famiglia Barberini, che trovò sul suo cammino Odoardo Farnese. Prendendo come pretesto la posizione del Ducato di Castro, creato su parte dei territori del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, Urbano VIII Barberini, in combutta con i due nipoti, il cardinale Francesco Barberini e il cardinale Antonio, maturò il deciso proposito di spogliare i Farnese dei privilegi e possedimenti che la famiglia godeva già da alcuni secoli.

 

Dopo aver cercato di farsi vendere il ducato, i due fratelli cercarono altri mezzi per mettere in difficoltà il duca Odoardo Farnese, approfittando della sua crisi finanziaria. I Barberini presero come pretesto il possibile fallimento dei Monti Farnesiani e per garantire i creditori del duca giunsero fino all'occupazione del ducato ed al successivo sequestro dei beni dei Farnese nello Stato pontificio.

 

L'occupazione del Ducato di Castro da parte delle truppe pontificie incominciò il 27 settembre 1641. Per reazione le truppe dei Farnese entrarono nello Stato della Chiesa arrivando ad occupare la città di Acquapendente e facendo temere al pontefice un nuovo sacco di Roma. La prima parte della guerra si concluse con le trattative di pace di Castel Giorgio, che portarono al ritiro delle forze farnesiane. Tuttavia, i negoziati fallirono il 26 ottobre 1642 ed Odoardo vide vanificata la sua avanzata nei territori pontifici a tutto vantaggio dei Barberini che poterono riorganizzare le proprie difese.

 

Dopo vari tentativi del Farnese di riconquistare Castro tramite spedizioni militari via terra e via mare, si arrivò alla seconda fase del conflitto: si formò una lega tra il granduca di Toscana, la Repubblica di Venezia e il duca di Modena, che, preoccupata per le mire espansionistiche dei Barberini, spingeva per la restituzione del ducato al legittimo proprietario. Gli alleati, che fino ad allora avevano solo appoggiato moralmente Odoardo, entrarono in guerra agli inizi del 1643. La prima guerra di Castro terminò con il trattato di Roma del 31 marzo, che, grazie all'aiuto diplomatico francese, restituiva il ducato al Farnese e lo riconciliava con la Santa Sede. L'accordo venne suggellato l'anno successivo con la nomina del fratello di Odoardo, Francesco a cardinale.

 

 

 

La seconda guerra di Castro (1646-1649)

 

Alla morte di Odoardo (1646), gli succedette il figlio sedicenne Ranuccio II, che, oltre ai debiti pregressi, ereditò anche quelli della guerra appena terminata. Mentre erano in corso le trattative tra il ducato e il papato per la nomina del nuovo vescovo, papa Urbano VIII morì. Gli succedette Giovan Battista Pamphilij, col nome di Innocenzo X (1644-1655). La famiglia del pontefice era quella che vantava più crediti nei confronti dei Farnese.

 

Il 17 aprile 1648 il papa, senza consultare Ranuccio, nominò vescovo di Castro monsignor Cristoforo Giarda. Ranuccio gli vietò l'ingresso in città fino ad un avvenuto "accomodamento" con Roma. Passò quasi un anno e nemmeno la corrispondenza epistolare riuscì a sbloccare la situazione. Per questo motivo il pontefice ordinò al vescovo di prendere, comunque, possesso della sua diocesi. Il 18 marzo del 1649, diretto da Roma a Castro, vicino Monterosi, fu vittima di un agguato, portato a termine da Ranuccio Zambini di Gradoli e Domenico Cocchi di Valentano. Innocenzo X attribuì immediatamente la responsabilità dell'agguato a Ranuccio, ordinò quindi al governatore di Viterbo, Giulio Spinola, di istruire un processo per stabilire la responsabilità dell'atto: da qui la decisione di attaccare il ducato.

 

Malgrado gli sforzi di Ranuccio II, Castro capitolò il 2 settembre 1649 e, otto mesi dopo il papa ne ordinò la totale demolizione: furono rasi al suolo tutti gli edifici, compresi la chiesa principale, la zecca, le abitazioni gentilizie. Il duca Ranuccio, impossibilitato a ripianare i debiti notevoli dovette accettare la perdita del ducato.

 

 

 

 

 

Legislazione toscana raccolta e illustrata dal dottore Lorenzo Cantini

 

https://books.google.it/books?id=VxSEFVQrwNAC&pg=PA97&dq=quello+che+stracciasse&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=quello%20che%20stracciasse&f=false

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

ANNO 1643 UN CARNESECCHI , MAESTRO DI CAMPO NELLA PRIMA GUERRA PER CASTRO

 

 

Legislazione toscana raccolta e illustrata dal dottore Lorenzo Cantini

 

https://books.google.it/books?id=VxSEFVQrwNAC&pg=PA97&dq=quello+che+stracciasse&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=quello%20che%20stracciasse&f=false

 

 

 

 

 

Poche righe per un punto fondamentale

Con gli inizi del Cinquecento avviene sicuramente qualcosa

Che cosa non mi e' chiaro

ma vi e' un grosso cambiamento socioeconomico che pare colpire i gruppi di media ricchezza impoverendoli e costringendoli a mutare quasi radicalmente condizioni di vita

Forse i piccoli impieghi pubblici avevano aiutato le famiglie con un nome , a mantenere una certa posizione all'interno della societa'

 

 

Compaiono Nella PERIFERIA SUD DI FIRENZE , A QUINTO (SESTO) A BIBBIENA A CASCIA dei Carnesecchi di cui e' possibile ipotizzare un arretramento sociale , sancito anche dall'allontanamento da Firenze e dalla periferizzazione degli interessi

I loro battesimi compaiono episodicamente ( SOFFIANO , BIBBIENA ) tra i battesimi registrati nel Duomo fiorentino pur ritenendoli legati ai "Carnesecchi aristocratici"

Hanno un cognome ancora quando non sarebbe necessario portarlo

 

Compaiono Nella PERIFERIA SUD DI FIRENZE , a FUCECCHIO , a SAN GIMIGNANO dei nuclei che debbono sicuramente definirsi CONTADINI LAVORATORI DI TERRE

Solo la presenza di Benedetto Carnesecchi vicino a PISA e' da definirsi anomala , forse perche' pare non radicarsi

 

 

La cosa che mi ha colpito e' che questi "uomini che scendono" sono uomini in un certo modo colti

E' vero che non sono in grado di definire il livello culturale dei poveri in questo momento storico e la diffusione

Di fatto troviamo Rettori , Ragionieri, Camarlinghi a SOFFIANO_ARCETRI , A QUINTO , A SAN GIMIGNANO

 

 

Anche l'esame di quella parte di Carnesecchi " aristocratici " dovrebbe dare risultati interessanti e nuovi

Ora buona parte dell'economia gira intorno alla Corte e alla benevolenza umana del Granduca

E' un mondo spagnolo , molto estraneo a quello toscano

Gli unici in grado di gestire pur in maniera limitata il proprio destino sembrano essere i "banchieri" di Bartolomeo e Zanobi , Antonio Carnesecchi coi suoi grandi commerci , i Carnesecchi di Pietrasanta curiosi di industria

Gli altri sembrano sopravvivere piu' tra bassi che alti

Tentano la consevazione del patrimonio spingendo al collasso la genetica , sacrificando la propagazione della specie al tentativo di conservare il patrimonio

Forme di castrazione religiosa e forse anche forme esagerate di religiosita'

L'incapacita' di investimenti nei beni rifugio : ........terreni agricoli

L'incapacita' di accorte politiche matrimoniali

Forse la preclusione degli alti livelli della Chiesa Preclusione forse legata alla non dimenticata figura dell'eretico Pietro ( Gio Bonavventura ancora alla fine del seicento cera di rinnegarlo )

Costringono a descrivere i Carnesecchi "aristocratici" una razza in crisi

 

 

 

Un ultima considerazione su queste famiglie

La scarsa , scarsissima propensione a rimanere a vivere fuori di Toscana

La propensione al commercio che pare essere la vocazione principale farebbe pensare a gente che ha per casa il mondo

Invece ora vedremo tendono a comportarsi come se la loro casa fosse solo Firenze e prioprio al piu' entro i confini della Toscana

 

 

 

 

poveriocontadini

 

CHI ERANO I CARNESECCHI POVERI

 

 

 

 

 

Per tentare di dirimere la questione ho considerato le chiese in cui vengono sepolti individui con questo cognome :

Dopo la definitiva adozione di Santa Maria Maggiore ( probabilmente agli inizi del 1400 ) come chiesa di riferimento della famiglia , la maggior parte delle sepolture si susseguono in questa chiesa

Ho visto pero' attraverso il Necrologio del Cirri che ci sono dei Carnesecchi che non seppelliscono in Santa Maria Maggiore

Ma questo non evidenzia una divisione . Anche molti dei Carnesecchi delle "linee aristocratiche" non seppelliscono in Santa Maria Maggiore

Quindi la sepoltura in Santa Maria Maggiore non e' una caratteristica delle "linee aristocratiche"

 

 

Il pensiero dei contemporanei non puo' dirimere la questione genealogica pero' e' fortemente indicativo di come tra i contemporanei non ci fosse la percezione di alcuna differenziazione di origine tra gli individui con questo cognome

 

Giuliano Ricci afferma :

Cronaca (1532-1606) a cura di Giuliana Sapori.: a cura di Giuliana Sapori‎ - Pagina 497

di Giuliano de' Ricci, Giuliana Sapori - 1972 - 671 pagine

…La famiglia de' Carnesecchi nella nostra città è nobile ma numerosa, di huomini ve ne ha de' poveri et de' ricchi et de' pazzi et de' savii;...

 

 

La conferma della convinzione che a Firenze esistano dei Carnesecchi delle "linee aristocratiche"molto impoveriti ci viene dallo stesso senatore Baccio Carnesecchi che nel 1570 testa a favore dei poveri di casa Carnesecchi.................

 

 

Quindi a giudizio del Ricci e di Bartolomeo Carnesecchi i "Carnesecchi poveri " di Firenze sono un tutt'uno con i "Carnesecchi aristocratici"

 

Da nessuno dei Prioristi e' mai stato addombrata l'esistenza a FIRENZE di famiglieCarnesecchi diverse da quella discesa da Durante di Ricovero

E neppure dagli storici che io sappia

Anche se il concetto espresso da prioristi e storici antichi e' ambiguo

 

 

il dr Tognetti che ha studiato dal punto di vista economico alcuni rami dei Cambini e dei Serristori mostra questo stesso accadimento nella famiglia Cambini

 

da Sergio Tognetti : Il banco Cambini

.....In conclusione il progressivo inserimento nella pubblica amministrazione e nella burocrazia fiorentina non rissollevo' mai completamente i figli e i nipoti di Bartolomeo Cambini dalla situazione economica modesta in cui si erano venuti a trovare sin dagli anni 30 del Quattrocento. E' interessante sottolineare come tale declino fosse accompagnato da una crescente prosperita' degli altri tre rami della famiglia Cambini, senza che questi ultimi intervenissero in maniera significativa per risollevare le sorti del primo...............

da Sergio Tognetti : Il banco Cambini

 

Considerare le famiglie un'insieme granitico e' un gravissimo errore commesso da molti storici nell'approccio alle famiglie fiorentine

Nel Quattrocento e' piu' facile trovare alleanze d'affari tra nuclei familiari diversi che indissolubili legami familiari

 

 

Quindi non dobbiamo stupirci di trovare alcuni Carnesecchi precipitati al ruolo di lavoratori della terra

Nonostante alcuni storici negano che si possa impoverirsi fino a trasformarsi IN BREVE TEMPO da famiglia mercantile a famiglia contadina

In realta' parrebbe non essere cosi

 

 

 

 

 

In realta' come vedremo troviamo solo pochi Carnesecchi in Oltrarno agli inizi 500 che possiamo definire contadini o saltuariamente contadini

Gli stipiti di questi mi paiono essere : Francesco e Iacopo e Sebastiano : che potrebbero esser legati ad un unico padre

Quindi un numero inizialmente limitatissimo di individui

un Francesco e' lo stipite di alcuni Carnesecchi che si muovono tra Arcetri , Soffiano, Pozzolatico, San felice a Ema : Filippo, Lorenzo, Gio: Battista , Domenico

I quattro Francesco potrebbero essere un unico individuo

Tutti i loro discendenti presentano una condizione contadina, come detto , forse saltuaria

nel censimento del 1561 questi Carnesecchi non compaiono il che fa pensare siano assenti dalla citta'

 

 

Esamineremo alcuni documenti su questo nucleo di Carnesecchi : in modo particolare importante la ricerca di CRISTINA NICCOLAI ( discendente da Teresa Carnesecchi di Francesco nata nel 1791

 

Storia dei Carnesecchi : i Carnesecchi di Arcetri, Soffiano , Bellosguardo

 

 

Carnesecchi ad Arcetri  ……………………..Documenti sul nucleo di Arcetri

 

 

Storia dei Carnesecchi ......................Ricostruzione della storia dei Carnesecchi di SOFFIANO-ARCETRI

 

 

 

 

 

 

premetto solo che dopo un lungo percorso questi Carnesecchi di SOFFIANO--ARCETRI daranno origine ai Carnesecchi/Carnesecca pugliesi con la discendenza da Mario di Serafino di GiovanDomenico di Piero; e da Giuseppe e Giovanni di Serafino a Roma e a Ceprano

 

 

Nel fattempo grazie al dr Valentino Marcon consigliatomi dal dr Ugo Onorati come esperto dell'Archivio diocesano di Frascati ho trovato :

(10 marzo 2023, Valentino Marcon)

ATTO di Battesimo di Mario Nicola Ignazio Carnesecchi

Anno Domini 1752 Giorno 6 febbraio

 

Mario Nicola Ignazio, nato il giorno 2 (del mese) dal legittimo matrimonio di Serafino Carnesecchi figlio del fu Giovanni Domenico di Firenze e donna Caterina Montanari figlia di Anacleto Cesenatense abitanti di Tuscolo (Frascati), coniugi, fu battezzato con l’imposizione dei suddetti nomi da me Valentino Pellegrini Arciprete. Padrini furono M. Paolo Lucci e Agata Borromini (?) romani mediante loro insieme […..?] in persona di D. Agostino Bergantelli e di Arcangelo Benigna(?) romana rest …

 

 

Quindi Serafino e' nato a Soffiano (Firenze ) il 27 aprile 1712 da Giovan Domenico ( 1671) di Piero e da Caterina di Giuseppe Lumachi

E Mario e' riconducibile alle genealogie di Soffiano ( Firenze ) che partono intorno al 1500 con un Francesco di cui ancora non conosco il padre e non riesco ancora a collocare genealogicamente

Per le genealogie di Soffiano vd parte 2

QUINDI I CARNESECCHI e i CARNESECCA del LAZIO della CAMPANIA e della PUGLIA SONO RICONDUCIBILI AI CARNESECCHI DI FIRENZE

 

 

 

 

intorno alla fine del quattrocento inizio del cinquecento i battesimi di Carnesecchi fiorentini sembrano essere molti in numero.

dobbiamo tener conto della mortalita' infantile e del succedersi di epidemie

Mi sembra anche d'intuire che comincino ad apparire dei Carnesecchi poveri piu' del consueto quindi su di un livello sociale inferiore rispetto a quello in cui eravamo abituati a vederli collocati

Il cognome quindi appare spezzato come in due tronchi : uno principale e piu' corposo quello delle linee aristocratiche ( che mantengono uno stato sociale elevato ) e quello meno corposo delle linee povere che campano arrabattandosi

Una differenza sociale da far dubitare di non trovarci in presenza in Firenze di famiglie cognominate allo stesso modo ma con stipiti diversi

In realta' non ho prova alcuna che esistano a Firenze altri Carnesecchi oltre quelli discendenti da Durante di Ricovero

E' abbastanza logico invece pensare che la prolificita' di larga parte del quattrocento provochi una disgregazione della richezza familiare

Qualunque patrimonio familiare si riduce tanto piu' quanto piu' sono gli eredi

E quanto piu' sono gli eredi quanto e' piu' difficile mantenere la coesione parentale ed economica

 

Le strategie adottate per far fronte a questa disgregazione economica sono diverse

Per far fronte a questa possibilita' d' impoverimento alcuni rami agli inizi del cinquecento iniziano un controllo sulla dispersione del patrimonio familiare con l'istituzione del maggiorasco

Il diritto di maggiorasco (in latino majoratus, in spagnolo majorargo) era, nell'antico sistema successorio, il diritto del primogenito di ereditare tutto il patrimonio familiare. L'eredità andava di solito al figlio maschio maggiore, mentre gli altri ne restavano esclusi.

I figli minori erano condannati ad una sterilita' ufficiale o a una forzata vocazione religiosa

A questa regola familiare e' comunque assai probabile che molti figli cadetti abbiano trasgredito, magari generando figli naturali

 

 

 

LINEE GENEALOGICHE A FIRENZE TRA IL 1500 E IL 1600

Non e' molto facile in questo periodo seguire le linee genealogiche

Ne sono causa le frequenti omonimie , nonostante l'uso di indicare nei battesimi il padre e il nonno,

Ne sono causa la mancanza di alcuni battesimi nei registri del Duomo di Firenze

GUGLIELMO di Simone (?) nominato da Benedetto Dei, CORRADO di Giuliano, MASO, Corsino o forse Orsino, IACOPO.............che compaiono nel necrologio del Cirri ma non compaiono nei battesimi del Duomo

Ne sono causa i Carnesecchi che si allontanano da Firenze per divenire lavoratori di terre e battezzano fuori

Questo fa si che una zona d'ombra si proietti sulle linee genealogiche tra 1500 e 1600 , nonostante gli sforzi cingiunti miei e dell'amico dr Angelo Gravano Bardelli

E queste problematicita' saranno presenti anche nel periodo 1700 e 1900;

 

 

Abbiamo gia' proposto gli alberi genealogici dei rami "aristocratici" che si sviluppano fino all'estinzione

 

 

Tra meta' 500 e inizio 600 incontriamo a Firenze battesimi di Carnesecchi che non riesco a collegare ma che ritengo collegati comunque alle linee aristocratiche e quidi rami sfuggiti nella ricerca

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

 

 

che origine hanno queste famiglie ? Sono i Carnesecchi aristocratici impoveriti fino a trasformarsi da mercanti a contadini ?

Alcuni storici dicono non e' possibile che dei mercanti si trasformino in contadini

Occorrono maggiori ricerche , magari cercando nei documenti fiscali

 

Ricordiamo che IL CONCILIO DI TRENTO che impone l'obbligo di identificare i battezzati con un cognome ,dandone uno a chi ne e' privo, termina nel 1563

I parrocci sono in genere lenti ad accogliere la novita' per cui si ha ancora gente senza cognome alle soglie del seicento

dopo questa data potrebbe avere una logica ( ??? ma pare sia successo con altri cognomi ) che persone che lavoravano da tempo i campi dei Carnesecchi possano esser saltati dall'identificazione : "quelli che lavorano dai Carnesecchi" a quella di " Carnesecchi"

 

 

Come Le avevo già scritto nella mia ultima e-mail sono partita con le ricerche dalla mia ava Teresa Carnesecchi che ho scoperto appartenere al ramo di Arcetri-Bellosguardo-Soffiano, ramo riportato anche sul Suo sito. In questi ultimi giorni sono stata all'Archivio della Diocesi di Firenze ed ho consultato i registri di San Leonardo in Arcetri e di S. Vito a Bellosguardo alla ricerca di informazioni su quel Lorenzo e quel Francesco, dei quali non sappiamo niente, non riuscendo a trovarli nei registri battesimali del Duomo. Sono riuscita a trovare la morte di Francesco, avvenuta a San Leonardo, il 14 Aprile del 1640, dove si dice che lui aveva 70 anni, quindi la sua nascita dovrebbe essere avvenuta presumibilmente intorno al 1570, però come già detto in Duomo non c'è. Risulta figlio di Lorenzo e viene trascritto come Carnisecca. La cosa interessante, che non mi era mai capitata con nessun registro dei morti, è che la trascrizione riporta: "....sepolto in chiesa. Ci fu sei preti, curato e compagnia di San Benedetto di Firenze". La presenza di questa compagnia è cosa strana. Ho chiesto all'archivista che mi ha detto che probabilmente era considerato una persona importante e che forse faceva parte di questa compagnia che dovrebbe essere quella di San Benedetto Bianco. Ha mai sentito parlare di questa compagnia? Da quello che ho letto sul web si trovava in Santa Maria Novella. Ho trovato anche la morte della moglie, Maria Santa, avvenuta nel 1648. Anche per lei sono presenti 4 preti e il curato mentre la compagnia è quella di Santa Margherita a Montici. Anche qui il marito viene trascritto come Carnisecca. Mentre nello stesso periodo i figli di Francesco e Santa sono trascritti con il cognome Carnesecchi.
Sui registri di S. Vito a Bellosguardo ho trovato la morte di Lorenzo, il figlio di Francesco, che muore nel 1672, il 13 Gennaio. Qui viene riportato che ha 84 anni come se fosse nato nel 1588. In realtà sappiamo che viene battezzato nel 1592 quindi c'è un errore sull'età ma questo è piuttosto normale per il periodo. Anche qui la trascrizione è strana e riporta" ......fu portato nella chiesa dei monaci di Santa Trinita di Firenze così dispose lui medesimo". Quindi è stato sepolto in Santa Trinita e non presso la chiesa di Bellosguardo.

 

 

 

 

 

 

  

poveriocontadini

 

 

 

 

SESTO FIORENTINO

 

 

I Carnesecchi di Quinto fiorentino   …………Documenti per Quinto fiorentino per la cortesia del genealogista Andrea Mandroni , dei genealogisti Wilma e Vasco Piccioli e principalmente per il Prof. ROBERTO MOROZZI

 

 

La ricerca infatti prendeva effettivamente consistenza solo con il lavoro del prof. ROBERTO MOROZZI che permetteva di iniziare a fare comparazioni

 

L'albero che segue io l'ho ricavato infatti dagli spogli forniti dal prof. Roberto MOROZZI

un lavoro di spoglio molto preciso e attento, Raramente si vede tanto scrupolo ;

E' un appassionato di storia genealogica a vario livello e con studi su diversi territori dell'Italia ed oltre. Con un interesse particolare alla movimentazione nei secoli sul territorio locale.

È da annotare che la documentazione è tratta in parte dai battesimi dall'Archivio Diocesano di Firenze e dai Saldi dell' archivio Comunale di Sesto Fiorentino

 

Il prof. MOROZZI impegnato in modo particolare nella ricostruzione della Genealogia dei FRILLI a cui appartenne Sant'Antonino e a cui e' legato genealogicamente

Nel caso specifico il dottore e' legato anche ai Carnesecchi di Quinto attraverso Domenica di Paolo di Agnolo nata a Quinto il 5 marzo 1645

 

Io spero di aver reso il grafico con fedelta' ai dati , ma comunque e' solo a questi che si deve fare riferimento< come allegati documentali/P>

 

 

GENEALOGIE dei Carnesecchi di QUINTO ......................SPOGLI

 

 

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

I Carnesecchi di Bibbiena

 

 

Le invio infine un piccolo elenco di ufficiali locali

 

A.GRAVANO

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Da "L'Archivio Preunitario del Comune di Bibbiena (AR)

a cura di Roberta Menicucci e Valeria Catelli, revisione di Augusto Antoniella Arezzo 1991"

 

 

MASO di GENI CARNESECCHI

camerlengo di Soci 1.9.1613/31.8.1614

 

ANTONIO di LUCA CARNESECCHI

camerlengo del Comune di Campi 1.9.1622/31.8.1623

ANTONIO CARNESECCHI

camerlengo del Comune di Gressa 1.9.1622/31.8.1623

 

LEANDRO CARNESECCHI

camerlengo Comune di Gressa 1.9.1623/31.8.1626

 

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nato a Bibbiena e' anche :

 

Fra Donato Carnesecchi Domenicano fu di Bibbiena professo di S. Maria in Gradi di Viterbo ove morì priore nel 1661 di anni 46 dopo essere stato compagno del maestro del sacro palazzo Capizzucchi. Nel 1634 stampò in Palermo un panegirico in onore di S. Rosalia vergine palermitana.

Quindi nato a Bibbiena nel 1613 circa.

 

 

E grazie ai censimenti napoleonici sappiamo che ai primi dell'ottocento ci sono ancora dei Carnesecchi a Bibbiena

 

Carnesecchi a Bibbiena  ………….I Carnesecchi di Bibbiena 

 

 

 

 

 

 

 

Alcuni Carnesecchi il cui battesimo non e' registrato a Firenze compaiono a Cascia nel Reggello

 

 

poveriocontadini

 

 

CASCIA di REGGELLO

 

 

 

Profondi sono i legami tra i Carnesecchi di Firenze e Cascia.

A Cascia vengono celebrati diversi battesimi di Carnesecchi sicuramente consanguinei con quelli fiorentini

 

Oggi a Cascia non ci sono piu' Carnesecchi

Per il momento non e' stato eseguito alcuno studio genealogico alfine di ricercare totalmente questi battesimi

 

 

famiglie Carnesecchi a Cascia di Reggello  ……………………………………………………. famiglie Carnesecchi a Cascia nel Reggello

 

 

 

 

Anno 1529 battesimo di Matteo di Domenico di Bernardo by dr Paolo Piccardi

questo battesimo non figura tra i battesimi registrati nel Duomo di Firenze

 

 

 

-------------Una linea genealogica------------

 

 

 

 

 

 

Santa Maria a Faella : battesimo di Vincenzo di Daniello di Luca Carnesecchi by dr Paolo Piccardi

 

 

 

Notaio Paolo Castrucci Notarile Antecosimiano 6899

8 Marzo 1596

Domenico di Bartolomeo Poggesi di S. Tome' a Ostina vende a Dom. Vincenzo quondam Daniellis de' Carnesecchi cittadino fiorentino un pezzo di terra a modo di orto arativo e frittifero di mezzo quartioro in detto popolo loco detto Orto della porta sulli sodi di Ostina

 ( by dr Paolo Piccardi ) 

 

Notaio Paolo Castrucci Notarile Antecosimiano 6899 Pag. 179

3 Aprile 1599

Atto rogato nel popolo di S. Sirio (Cascia) nel palazzo del Rev.do Ill.mo Don Virgilio dei Carnesecchi.

Virgilio Carnesecchi vende a Mariano Giusti di San Sirio un pezzo di terra arativa, vitata, ulivata e fruttata di st. 1 nel popolo di San Siri località il Crocicchio.

 

 

 

 

 

 

Una presenza Carnesecchi in zona ancora nel 1855

 

 

 

1855 : Un caso di colera a Pulicciano ( Arezzo ) : La morte di Donato Carnesecchi

 

 

Sul Colera Asiatico che contristo la Toscana nelli anni 1835 - 36 ..., Volume 4

Di Pietro Betti

 

Imperocche " alla mezza notte del dì 13 al 14 giugno certo vecchio Donato Carnesecchi, che fu nella casa della Polvani e che fu detto affetto da diarrea fino dal giorno avanti, si ammalò coi sintomi del Colera, e per questi cessò di vivere alle quattro pomeridiane del giorno successivo; ed una di lui figlia, Anna moglie di Gio. Balta Cacioli vivente nella casa paterna e che aveva prestata assistenza alla Polvani, di 29 anni, fresca e robusta, cadde quasi d'improvviso ammalata fra le 4 e le 5 are antemeridiane del 13 giugno coi soliti fenomeni di Colera; sicchè tristissimo era il vedere in quella stessa casa il padre moriente e la figlia così miseramente afflitta da morbo insolito, grave prestamente e per lo più funesto (a) ". Così il D. Francesco Sforzi ; soggiungendo tosto " molti altri poi caddero ammalati di Colera in Puliciano, ma io non ebbi modo di tener dietro a coteste vicende, mentre ho voluto trattenermi più specialmente sulla maniera d'irruzione senza voler seguire con precisione li avvenimenti di quel luogo. Solo noterò come la soprannominata Anna Cacioli dimorante nella stessa abitazione col vecchio padre suo Carnesecchi ^custodisse come figlio un esposto dello spedale di Siena che chiamavasi Nemori, o Memori, di circa 5 anni di età, che morì di Colera in 48 ore dopo la morte del vecchio, e dopo la guarigione della tenutaria. Raccontassi più tardi che nella notte del 29 al 30 giugno morì a Puliciano per Colera in 24 ore certa Luisa Rossi in età di anni 65. Al che è da aggiungersi che il D. Bonaugurelli reduce nel 17 giugno, da Puliciano ove era stato chiamato dal parroco a visitare il Carnesecchi, narrava di aver dovuto prima di partire da quel luogo soccorrere un tale Pasquale Bambagini cantoniere, che ritornando da Castiglion Fiorentino fu nella via preso da acerbi dolori di ventre per i quali divenne necessario trasportarlo nella propria casa; e parve che pei rimedi apprestatigli, pei consigli datigli, e per la indole benigna della malattia potesse ricuperare la primiera salute

Vedi la relazione del D. Fabbroni, 11 agosto 1855.

La prossimità di Puliciano colla città di Arezzo, lo cottinove relazioni che non possono non aver luogo senza interruzione fra le due località, e la non dubbia interessenza che nella casa della Polvani, per la, visita del di lei cadavere ed in quella dei malati consecutivi doverono esercitare i medici Fabbroni e Bonaugurelli, non che l'uffiziale di gendarmeria colà condottosi seco loro, ed impiegato nella amministrazione delle pratiche igieniche e nel maneggio delle suppellettili e masserizie servite alla prima decessa e ai malati consecutivi, dovettero essere appresi subito come i nessi, ed i veicoli naturali, e quasi necessari pei quali dovette temersi di vedere ripullulare in breve la malattia nella stessa città nella quale avendo domicilio ed esercizio i due distinti medici prenominati rienr travano e circolavano liberamente dopo le visite fatte in Puliciano. ....

 

 

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

Compaiono dei Carnesecchi contadini in luoghi distanti da Firenze

 

 

FUCECCHIO

SAN GIMIGNANO

PISA

 

DA NOTARE ANCHE CHE ALCUNE COGNOMIZZAZIONI CARNESECCHI SONO GIA' PRESENTI MOLTO PRIMA DEL CONCILIO DI TRENTO QUANDO LA COGNOMIZZAZIONE NON SAREBBE OCCORSA PER IL BATTESIMO

DA NOTARE CHE LO STOCK ONOMASTICO E' COMPATIBILE PER QUANTO QUESTO IN QUESTO PERIODO PROBABILMENTE NON HA UN GROSSO SIGNIFICATO ( CONTRAZIONE DEL NUMERO DI NOMI )

 

 

Se a Firenze o negli immediati dintorni di Firenze e' molto improbabile l'esistenza di una diversa stirpe Carnesecchi diverso e' il caso quando si incontra una famiglia Carnesecchi IN TOSCANA in luoghi distanti da Firenze

Qui il soprannome CARNESECCA che abbiamo visto esser comune in TOSCANA ha possibilita' maggiore di aver originato una NUOVA STIRPE di CARNESECCHI con l'origine di una famiglia autoctona

 

Abbiamo gia' visto i casi di Prato e di Badi

Se per Badi si prospetta un legame con la famiglia fiorentina per via femminile , per Prato la situazione e' molto piu' complessa

Nel quattrocento vi sono in Prato due famiglie che finiranno per essere chiamate Carnesecchi

 

I Carnesecchi di Pasquino che verranno identificati come Carnesecchi di Prato , ma innalzeranno ( misteriosamente ) uno stemma uguale a quello della famiglia fiorentina

E non solo . Verso questo stemma saranno cosi' legati da far causa alla terza famiglia Carnesecchi di Prato : quella di Ulivieri per usurpazione di cognome e di insegne ( ne seguira' la condanna a mutare il cognome in Carnesecchini )

 

I Carnesecchi di Paolo detto Carnesecca cioe' i Del Carne o Del Carnesecca che saranno identificati anch'essi come Carnesecchi nono stante sembri facciano di tutto per differenziarsi dai Carnesecchi di Prato

Dei Del Carnesecca non conosco lo stemma

E' molto difficile escludere una parentela fra i due gruppi senza esaminare il duecento pratese

Cosi come e' difficile escludere una parentela fra i Carnesecchi di Prato e quelli di Firenze da ricercarsi nel duecento

 

 

Adesso nelle prime decadi del cinquecento appaiono famiglie CARNESECCHI in alcuni luoghi abbastanza distanti da Firenze

 

famiglia contadina a GHEZZANO di PISA

famiglia contadina a FUCECCHIO

famiglia contadina a SAN GIMIGNANO

 

famiglia artigiana a BORGO SANSEPOLCRO ( ? )

 

 

ATTIRO L'ATTENZIONE SU UNA QUESTIONE CHE RITENGO NON MARGINALE

 

 

poveriocontadini

 

trovo dei Carnesecchi contadini o comunque poveri :

In periferia Oltrarno a Firenze

A Quinto fiorentino

A Bibbiena

A San Gimignamo

 

In quasi tutti questi piccolissimi centri< si parla di Carnesecchi che occupano saltuariamente funzione di rettori di ragionieri di camarlinghi

 

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

 

 

UN NUCLEO A FUCECCHIO CON CAPOSTIPITE UN SALVESTRO CHE SEMBRA ESSERE DI MODESTE CONDIZIONI SOCIALI MA FORSE INDIVIDUABILE COME FIORENTINO

Qui troviamo un battesimo di un tal Silvestro nel 1572 che ha come nonno un Salvesro

 

 

 

COMPARE UNA FAMIGLIA DI CONTADINI ANCHE NEI DINTORNI DI SAN GIMIGNANO DI NON SO QUALE PROVENIENZA

Ha per capostipite un GABRIELLO CARNESECHA (che non so se presente a San Gimignano ) nominato in un documento di suo figlio VINCENZO presente a San Gimignano

 

 

COMPARE UNA FAMIGLIA DI CONTADINI ANCHE NEI DINTORNI DI PISA DI NON SO QUALE PROVENIENZA

Qui il battesimo di Iacopo di Benedetto Carnesecchi e' addirittura del 1530 quindi molto antecedente all'apertura del Concilio di Trento

 

 

 

 

 

 

 

Fucecchio , San Gimignano , San Felice a Ema dovrebbero esser studiati assieme per comprendere se i Carnesecchi in questi luoghi hanno legami con questo ramo dei Carnesecchi fiorentini

 

 

 

 

 

  

poveriocontadini

 

 

FUCECCHIO : Salvestro Carneseccha

 

 

 

Un omonimo ( ? ) Salvestro nato a Firenze

 

 

 

FUCECCHIO

 

 

 

I Carnesecchi di Fucecchio  …………………..….I Carnesecchi di Fucecchio 

 

 

 

 

 

 

 

da notare oltre a Giovanni e a Lucia , un Lorenzo probabile ulteriore figlio di Silvestro

 

 

 

I registri dei battesimi presenti nell' archivio della Collegiata di Fucecchio, iniziano con l' anno 1547 per giungere ai nostri giorni;

I dottori Marisa Bartolesi e Lisandro Chiari li hanno consultati dall' 1 gennaio 1650 (Registro n° 6, 1638-1655) per arrivare al 31 dicembre 1949 (Registro n° 31, 1944-1952) cioe' hanno scorso 26 Registri di cui 25 manoscritti ed uno, dell 'ultimo periodo, cioè dal 16 luglio 1944 in poi, nel quale le annotazione iniziarono ad essere riportate su fogli prestampati.

il pievano Anton Maria Tondoli (1650-1730?) tra la fine del XVII secolo e l' inizio del XVIII, prese in esame le principali famiglie del paese, alcune delle quali sono scomparse da generazioni e ne stese gli alberi genealogici

nel territorio fucecchiese, esistono, da tempi più recenti, anche le seguenti altre parrocchie:

Santa Maria delle Vedute e S. Rocco, Fucecchio;

San Bartolomeo, Ponte a Cappiano;

San Gregorio Magno, Torre;

San Nazario, Querce;

San Pietro Apostolo, San Pierino;

San Pietro Apostolo, Galleno;

Santa Maria, Massarella, quest’ultima parrocchia fa parte della diocesi di Pescia mentre tutte le altre fanno capo alla diocesi di San Miniato.

 

 

Il lavoro dei dottori Marisa Bartolesi e Lisandro Chiari ha generato un loro ottimo saggio sui cognomi di

COGNOMI DI FUCECCHIO NUMERO DEI BATTEZZATI (PER COGNOME) NELLA PIEVE POI COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DAL 1650 AL 1950

I cognomi di Fucecchio  …………………..….I cognomi di Fucecchio 

 

 

 

Dal 1650 al 1950 sono presenti 63 nati cognominati Carnesecchi

 

 

 

La dottoressa Bartolesi mi ha messo in contatto con il prof. Alberto Malvolti presidente della fondazione Montanelli -Bassi di Fucecchio

Il quale mi ha indirizzato al dr Massimo Cecconi che coordina un gruppo che sta trascrivendo i battesimi della Collegiata di Fucecchio( 65.000 battesimi )

e che mi ha fornito i risultati attuali del lavoro sui Carnesecchi

un lavoro di digitalizzazione enorme ed utilissimo per chiunque si interessi di genealogia e di storia di Fucecchio , Qualcosa che restera' come eredita'

 

DATI DELLA COLLEGIATA DI FUCECCHIO Carnesecchi ……dai battesimi della Collegiata di Fucecchio

 

 

DATI DELLA COLLEGIATA DI FUCECCHIO Carnesecchi ……dai battesimi della Collegiata di Fucecchio

alla fine del lavoro di catalogazione

 

 

 

Nella Valdarno inferiore tutta una serie di storici locali sta mettendo in luce aspetti di storia locali

Alberto Malvolti , Andrea Vanni Desideri ,Massimo Cecconi , Marisa Bartolesi , Lisandro Chiari, Savino Ruglioni

 

Architetto Savino Ruglioni di Orentano

oltre a scritti di storia locale ha al suo attivo la catalogazione e l'informatizzazione dei battesimi di Orentano, Altopascio, Montecarlo, Castelfranco e Santa Croce sull'Arno

 

Ho controllato nei miei archivi informatici riguardanti le parrocchie di Orentano, Altopascio, Montecarlo, Castelfranco e Santa Croce sull'Arno : Fino al 1815 non risultano battezzati con il cognome Carnesecchi.

Se le può interessare, però, ho trovato tra i battezzati di Castelfranco, in data 13/09/1600, un certo Orazio di Lionardo Novelli che fa da padrino in sostituzione della signora Maddalena Carnesecchi nelli Strozzi, assente.

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

Un omonimo ( ? ) Gabriello fiorentino

Rg 4 foglio 131

 

 

 

 

 

 

 

SAN GIMIGNANO : Gabriello Carneseccha

 

 

 

 

 

 

LIBRO IMPERDIBILE   ………Un libro che NON POTETE NON GUARDARE su San Gimignano e su Certaldo ai primi del 900

 

 

 

La Madonna miracolosa di Pancole nei paraggi de La piazzetta ( Santuario di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza )

 

RAFFAELLO RAZZI

Il santuario della Madonna di Pancole in San Gimignano. La storia e l’immagine nel 2002. Ripercorre la storia del santuario mariano di Pancole sorto nel 1668 a San Gimignano, vicino al podere la piazzetta, attorno ad una cappellina miracolosa ritrovata, affrescata da Pier Francesco Fiorentino. Nonché la storia dell’edificio originale e di quello ricostruito nel 1947 dopo la distruzione fattane dal passaggio della guerra.

 

 

Nello stesso luogo dove ora sorge la chiesa sorgeva un'edicola sulla quale Pier Francesco Fiorentino aveva affrescato l'immagine della Vergine allattante il Bambino (verosimilmente tra il 1475 e il 1499). Successivamente l'edicola venne trascurata e franato il tettino fu coperta da rovi ed edera fino a scomparire alla vista. Nella seconda metà del XVII secolo, tutta la Valdelsa conobbe un periodo di miseria e carestia dovuto alla siccità.

La leggenda vuole che nei primi giorni di aprile del 1668 Bartolomea Ghini, una pastorella muta dalla nascita, fosse particolarmente triste per la propria povertà e portando il gregge al pascolo fu colta da disperazione tanto che pianse a dirotto. A quel punto le apparve una bella signora che le chiese il motivo di tanta tristezza. Quando Bartolomea rispose, la signora la rassicurò dicendole di andare a casa poiché lì avrebbe trovato la dispensa piena di pane, l'oliera piena d'olio e la cantina piena di vino. A quel punto Bartolomea si rese conto di aver parlato e scappò a casa chiamando a squarciagola i genitori anch'essi stupefatti di sentire la figlia parlare e di trovare la dispensa piena. Tutti i paesani vollero quindi andare nel pascolo dove questa diceva di aver visto la misteriosa signora ma trovarono soltanto un cumulo di rovi. A questo punto con falci e roncole estirparono le piante per scoprire che nascondevano l'edicola con l'immagine che Bartolomea diceva ritrarre la signora che aveva incontrato. Nell'estirpazione dei rovi l'immagine fu graffiata da una roncola e il segno è tuttora visibile. Da allora si decise di venerare la Madonna con il titolo di Madre della Divina Provvidenza.

Queste notizie attirarono una moltitudine di pellegrini che portavano offerte e materiale edile per l'edificazione di una chiesa affinché l'immagine fosse protetta. Grazie a tanta collaborazione la chiesa fu eretta e consacrata in soli due anni (i lavori finirono nel 1670).

Nel 1923 la chiesa fu elevata alla dignità di Santuario Diocesano.

Il 14 luglio 1944 i tedeschi in ritirata minarono la chiesa che venne quasi completamente distrutta: si salvò solo la parete dell'altare dov'è posta l'immagine sacra. La ricostruzione del Santuario venne in un primo momento affidata all'ingegner Dino Loni, il quale proponeva un edificio in stile neoclassico a pianta centrale con alta cupola, più piccolo nelle dimensioni, ma assai più imponente. Alla fine ricostruito secondo il precedente modello affidando la direzione dei lavori al Professore e Architetto Severino Crott: il Santuario fu riconsacrato il 19 ottobre 1949.

 

A San Gimignano compaiono anche i Carnesecchi fiorentini come ufficiali del Comune di Firenze

dall'inventario dell'archivio storico comunale di San Gimignano si trae la notizia di tre Podestà a nome Carnesecchi, che appartengono al casato fiorentino: Paolo di Simone, Podestà di S. Gimignano nell'anno 1489, Giuliano di Simone, Podestà nell'anno 1496, Orazio di Giovan Francesco, Podestà nell'anno 1617-18.

 

 

per la cortesia della dottoressa Giapponesi

il libro del podesta Paolo Carnesecchi fiorentino

 

"Tempore spectabilis viri Pauli Simeonis de Charnesecchis potestatis Sancti Geminiani… "

per la cortesia della dr.ssa Graziella Giapponesi dell'Archivio comunale di San Gimignano : Ugo Nomi Venerosi Pesciolini

 

 

 

 

 

I Carnesecchi di San Gimignano

 

 

Per quanto ne so oggi primo Carnesecchi ad aver relazione con San Gimignano e' Gabriello Carnesecha padre di Vincenzo e probabilmente padre anche di Giovanni e di Paolo

Gabriello scoperto dalle ricerche dei genealogisti Vasco Piccioli e Vilma Domenicali e'un individuo nato probabilmente tra il 1460 e il 1480

 

 

Interessante e' Don Mauro di Giovanni Carnesecchi da San Gimignano citato in "Istoria cronologica del monastero degli Angioli di Firenze" opera di Gregorio Farulli e di cui mi ha parlato anche la dottoressa Ircani

 

( Tra il 1542 e il 1548 ) Li succedette don Matteo di Giovanni da Pratovecchio , che fece suo agente don Mauro di Giovanni da San Gimignano e don Innocenzo di Raffallo Griselli da Firenze , suoi monaci. Rogo' Francesco Speziali notaro e cittadino pisano

 

 ***

 

by Dottoressa Paola Ircani :

Don Mauro Carnesecchi da San Gimignano padre camaldolese che visse per un certo periodo di tempo a San Michele in Borgo di Pisa e che il 5 febbraio 1557 iniziò a compilare il Giornale delle Ricordanze A (1557-1620) del monastero.

 

 

A meta' del 500 a San Gimignano e in luogo dei dintorni detto "La Piazzetta" vicino a Pancole troviamo traccia documentale di alcune famiglie Carnesecchi

A San Gimignano i figli di Vincenzo e di Giovanni

Alla Piazzetta i figli di Paolo Carnesecchi

 

Questo trova conferma nei battesimi

 

 

 

 

battesimi della zona di San Gimignano ..Battesimi della zona di San Gimignano raccolti da INCIPIT societa' di ricerca genealogica

 

 

battesimi della zona di San Gimignano ..Battesimi della zona di San Gimignano dal lavoro sulle famiglie Sangimignanesi della prof. Iole Vichi Imberciadori

 

 

battesimi della zona di San Gimignano e altre ricerche ..Battesimi della zona di San Gimignano. Ricerche di Vasco Piccioli e Vilma Domenicali

 

 

battesimi della zona di San Gimignano e altre ricerche ..Battesimi della zona di San Gimignano. Ricerche di Vasco Piccioli e Vilma Domenicali

 

 

battesimi della zona di Cellole e altre ricerche ..Battesimi della zona di Cellole. Ricerche di Vasco Piccioli e Vilma Domenicali

 

 

battesimi della zona di San Gimignano e altre ricerche ..Decima Repubblicana. Ricerche di Vasco Piccioli e Vilma Domenicali

 

 

 

 

I Carnesecchi di San Gimignano paiono essere droghieri , speziali , artigiani ma non sembra figurino ( secondo INCIPIT ) nei registri fiscali e quindi sembrano poveri almeno senza proprieta' immobiliari nonostante cio' alcuni di loro compaiono nel liber aetatum cioe' tra gli eleggibili alle cariche comunali.

 

I Carnesecchi della Piazzetta ( i figli di Paolo ) sono sicuramente mezzadri nell'archivio storico di Montaione figurano alcuni di loro tra i camarlinghi di San Giovanni a Pulicciano ( sapevano quindi leggere scrivere e far di conto )

 

Podesteria di Gambassi ....................Camarlinghi dei popoli della podesteria di Gambassi 

 

Nel periodo 1568-1630 sette volte sono camarlinghi del piccolissimo popolo di San Giovanni a Puliciano

E' da notare come La Piazzetta sia sotto San Gimignano mentre San Giovanni a Puliciano sia sotto Gambassi

Questo gruppo pare spostarsi tra La Piazzetta e Casaglia

 

 

 

camarlinghi della Podesteria di Gambassi ....................Camarlinghi dei popoli della podesteria di Gambassi 

 

 

 

immagine estratta dallo studio del dr RAFFAELLO RAZZI : PULICCIANO

 

 

 

 

La piazzetta e' un largo spiazzo sopra il terreno collinoso a ridosso di una delle strade della via Francigena. Agli inizi del cinquecento il podere era di proprieta' dei Gamucci e i Carnesecchi che ivi abitavano erano loro mezzadri

La condizione di mezzadri di una parte della famiglia Carnesecchi è qui confermata dal fatto che Bernardino di Pagolo Carnesecchi, nel 1562, è indicato come lavoratore nei beni di Raffaello Gamucci a San Pietro. In alcune tabelle, elaborate sulle Stime dei beni del 1536, pubblicate nel testo di Raffaello Razzi (Gli enti ecclesiastici e assistenziali a San Gimignano) tra i beni della famiglia Gamucci è elencato in località San Pietro un podere detto La Piazzetta con casa da lavoratore.

 

Nel testo di Enrico Fiumi "Storia economica e sociale di San Gimignano" nell'estimo 1549 si parla tra le 10 poste dei Gamucci di un solo Raffaello : Raffaello Gamucci figlio di ser Filippo con un imponibile di 17,6 moggia . L'imponibile totale dei Gamucci e' 113,14

Quindi e' probabile sia questo

Nell'estimo del 1475 non compare tra le poste dei Gamucci nessun ser Filippo . ( i Gamucci hanno 7 poste per un totale di moggia 100,20 ). Compare l'erede di ser Giovanni di messer Bernardo con 9 moggia.

ho cercato di identificare chi possa essere questo ser Filippo

Il Manni parla di un ser Filippo di ser Giovanni che nel 1507 contribuisce ad introdurre in San Gimignano i Minori Osservanti in luogo dei Conventuali

Lo stesso pare essere tra i 5 ambasciatori di San Gimignano inviati a Firenze nel 1512 a congratularsi coi Priori col Gonfaloniere di Giustizia e con Giulio de Medici per l'elezione di Leone decimo a Papa

Osservazioni istoriche di Domenico Maria Manni accademico ..., Volume 13

In tale volume e' tracciata una breve storia dei Gamucci

Sono molto evidenti i contatti con Firenze e con i Medici

Un Giovanni Gamucci fu medico di Clemente VII

https://books.google.it/books?id=5heYvxl3z1UC&pg=PA45&dq=raffaello+di+ser+filippo+gamucci&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwih9uH16cPoAhUMC-wKHVUID2YQ6AEINzAC#v=onepage&q=raffaello%20di%20ser%20filippo%20gamucci&f=false

 

Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per ..., Volume 8 di Giovanni Targioni Torzzetti

https://books.google.it/books?id=hv1aAAAAcAAJ&pg=PA228&dq=ser+filippo+gamucci&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjp-Y2088PoAhVDcZoKHVnCBMcQ6AEIJzAA#v=onepage&q=ser%20filippo%20gamucci&f=false

pagina 228 vede nel medico di Clemente VII proprio Giovanni di ser Filippo

I Gamucci erano una famiglia importante con continui contatti con Firenze in cui erano ben inseriti, famiglia a cui appartennero medici e notai

Annali, memorie, et huomini illustri di Sangimignano di Giovanni Vincenzio Coppi

https://books.google.it/books?id=XaIBAAAAQAAJ&pg=PA392&dq=ser+filippo+gamucci&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjp-Y2088PoAhVDcZoKHVnCBMcQ6AEIWzAG#v=onepage&q=ser%20filippo%20gamucci&f=false

 

 

 

 

 

La Piazzetta  oggi un ameno agriturismo a due passi da San Gimignano : luogo ideale per una vacanza di relax e di arte ieri la dimora di Domenico Carnesecchi mezzadro dei Gamucci proprietari del terreno 

 

 

 

 

 

VINCENZO , GIOVANNI ; PAOLO

Sono in tre ma non ho documenti che esplicitino che siano fratelli

ho idea fossero residenti a CASAGLIA dove e' possibile avessero qualche bene in comune

paiono ad inizio 500 poveri come pegni e come doti

i figli di Vincenzo e di Giovanni paiono operare a San Gimignano come lavoratori di terra e come artigiani i figli di Paolo a Cellole come lavoratori per i terreni dei Gamucci

 

 

 

Linea di Vincenzo

Vincenzo figlio di Gabriello Carneseccha ha come data del suo matrimonio il 1523

E' possibile che questo matrimonio sia stato infertile

visto che i figli di Vincenzo si sposeranno intorno al 1560 e che quindi paiono nati intorno al 1540

26 aprile 1523 Vincenzo di Gabriello Carnesecha del contado di San Gimignano notificò aver presa per moglie il dì 26 aprile 1523 Donna Fina figlia di Antonio di Jacopo di Lupatto e con questa aver consumato il matrimonio con promissione di dote di fiorini venticinque da lire 4 e soldi 2 per fiorino. F. 25 (ASCSm, Notificazioni di doti, 504)

gabriello 1523 figli 1543 invece 1563

Registro 574 - Battezzati 1567-1600 A dì 18 agosto 1569 Lucretia di Gabbriello Carnesecchi fu battezzata questo giorno sopradetto et tenuta al sacro fonte Battesimale da Pasquino Benincasa.

Martedì a dì 26 detto ( settembre 1580) fu sepolto a Santo Francesco Bartolomeo di Gabriello di Vincentio Carnesecchi con tutti i frati et un prete.

A dì primo di giugno 1586 Giovanbattista di Lorenzo Carnesecchi et Fina di Vincentio di Caporale a dì primo si fece la prima pubblicazione a dì 5 si fece la seconda a dì 8 la terza né essendo fra di loro parentado nessuno né impedimento per verba de presenti a dì 21 di settembre si dette l'anello presenti Piero di Piero dell'Occhio e Jacopo di Tangassino e a dì 23 udirno la Messa

 

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Da Reparto del sale distinto per ricchi, mediocri e poveri anno 1595

Mediocri

[...]

Cusona

Meo Carnesecchi libbre 10.

Santo Pietro

Pier Carnesecchi libbre 10.

[...]

Addì 27 di novembre '95 fu fatta la detta distributione per l'infrascritti deputati.

Poveri

[...].

Battista Carnesecchi libbre 7

Lessandra di Giovanni Carnesecchi libbre 7

Pasquino Carnesecchi libbre 7

Gabriello di Vincenzo Carnesecchi libbre 7

*************************

 

 

 

linea GIOVANNI figli conosciuti : don Mauro Bastiano

DON MAURO nato circa 1520

( in un anno compreso tra il 1542 e il 1548 ) Don Mauro e' agente di Matteo di Giovanni da Pratovecchio abate di San Michele in Borgo di Pisa

Li succedette don Matteo di Giovanni da Pratovecchio , che fece suo agente don Mauro di Giovanni da San Gimignano e don Innocenzo di Raffallo Griselli da Firenze , suoi monaci. Rogo' Francesco Speziali notaro e cittadino pisano FARULLI

Don Mauro Carnesecchi da San Gimignano padre camaldolese che visse per un certo periodo di tempo a San Michele in Borgo di Pisa e che il 5 febbraio 1557 iniziò a compilare il Giornale delle Ricordanze A (1557-1620) del monastero. DRSSA PAOLA IRCANI

Paterno

Bastiano di Giovanni Carnesecchi per soldi sette denari sei l. 1 s. 2 d. 6

1546 addì 15 di settembre pagò lira una soldi dua denari sei [...].(ASCSm, Teste, 473)

A dì 18 di gennaio 1572 (corrente 1573) Francesco di Giuliano Valori doppo le solite pubblicationi dette l'anello alla Chaterina figliuola di Bastiano Carnesecchi alla presentia del patrino, testimoni Benedetto di Bernardino Guarducci et Michele di Filippo Scacciamerli.

A dì 4 di marzo 1583 (corrente 1584) si pubblicò la prima volta Giovanni di Bastiano Carnesecchi et Lessandra di Mariotto Ferragatti, a dì 7 detto la seconda volta a dì 10 la terza volta. A dì 18 detto si dette l'anello per verba de' presenti servatis servandi presenti Ser Thomaso Montigiani et Thommaso cherico

A dì 18 (agosto 1585) Bastiano di Giovanni (di Bastiano) Carnesecchi et di monna Sandra sua donna. Compare Bastiano di Giovanni Brandi.

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Da Reparto del sale distinto per ricchi, mediocri e poveri anno 1595

Mediocri

[...]

Cusona

Meo Carnesecchi libbre 10.

Santo Pietro

Pier Carnesecchi libbre 10.

[...]

Addì 27 di novembre '95 fu fatta la detta distributione per l'infrascritti deputati.

Poveri

[...].

Battista Carnesecchi libbre 7

Lessandra di Giovanni Carnesecchi libbre 7

Pasquino Carnesecchi libbre 7

Gabriello di Vincenzo Carnesecchi libbre 7

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linea di Paolo nato circa 1520 :

Dì 17 giugno 1556 Antonio di Neri dal Borghetto, contado di San Gimignano notificò aver presa in moglie Donna Sandra di Paolo de' Carnesecchi di detto contado, con promissione di dote di fiorini venticinque sotto dì 12 di detto mese. F. 25 (ASCSm, Notificazioni di doti, 505)

adì 7 di febbraio 1559 (corrente 1560) Bartolomeo di Pagolo Carnesecchi da Santo Pietro, si notificò aver presa donna et consumato il matrimonio con la Margherita di Benedetto Calastri con promissione di dota di fiorini ventidua da lire 4.2 per fiorino. (ASCSm, Notificazioni di doti, 505)

adì 15 di aprile 1562 Bernardino di Pagolo Carnesecchi lavoratore di Raffaello Gamucci in li beni in Santo Pietro notificò haver menato per donna Monna Catherina di Betto Calastri da Rimignoli contado di San Gimignano et con quella haver consumato il matrimonio con promissione di dota di fiorini trentaquattro di lire 4 et soldi 2 per fiorino. F. 34 di l. 4 s. 2. (ASCSm, Notificazioni di doti, 505)

adì 16 di giugno Giulio di Pagolo Carnesecchi ha menato per sua donna Maria di Tonio Guarducci del contado di San Gimignano con dote di fiorini trentacinque. F. 35 (ASCSm, Notificazioni di doti, 505)

adì 19 di giugno 1566 Piero di Niccolò Cornacci mugnaio di Battista da Larniano in nome come disse di Domenico di Pagolo Carnesecchi suo genero del contado di San Gimignano, in detto nome notifica detto Domenico haver menato Cilia sua donna con dote di fiorini trenta di lire quattro et soldi dua per fiorino. F. 30 (ASCSm, Notificazioni di doti, 505)

Domenico e' camarlingo nel 1568 1593 1596

Piero e' camarlingo nel 1575

Meo di Pagolo Carnesecchi gravato a istanza di Lazero esattore in un santambarco nero di panno albagio (sorta di abito da contadino) con le maniche debitore al campione del sale [...].

A Meo di Pagolo di fronte s'è reso il santambarco adì 13 maggio (15)73 per polizza di Ser Giusto Torri [...].

[...]

Piero Carnesecchi gravato a istanza di detti (gabellieri) per lire una e soldi dieci in una lendinella buona (abito di tessuto grosolano di lana) [...].

A Piero Carnesecchi s'è reso il suo gravato [...] come in filza di Piero Brunelli massaio [...].

[...]

Piero Carnesecchi gravato a istanza del detto in una lendinella nuova per lire sette [...].

Piero Carnesecchi consegnato il suo gravato a Niccolaio Mariottini massaio [...].

*********************

 

A dì 14 febbraio (15)72 (corrente 1573)

Si battezzò Maria figliola di Meo di Pagolo Carnesecchi fu compare Lazzari di Mariano da Pini popolo della pieve.

A dì 13 febbraio (1574) (c. 1575)

Si battezzò Caterina figliola di Piero di Pagolo Carnesecchi popolo di San Pietro fu compare Taddeo di Maso Martini.

A dì 14 marzo (15)74 (c. 1575)

Si battezzò Bartolo figliolo di Domenico di Pagolo Carnesecchi popolo di San Pietro, fu compare Lorenzo di Giorgio Nencioni, comare Lucrezia donna di Camillo Bambi.

Sabato a dì 4 detto ( marzo 1580 - corrente 1581) Caterina di Domenico di Pagolo Carnesecchi et di monna Cilia di Piero Carnasciali. Compare Giuliano Bruogiatti nata questa mattina a ore 8.

 

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Da Reparto del sale distinto per ricchi, mediocri e poveri anno 1595

Mediocri

[...]

Cusona

Meo Carnesecchi libbre 10.

Santo Pietro

Pier Carnesecchi libbre 10.

[...]

Addì 27 di novembre '95 fu fatta la detta distributione per l'infrascritti deputati.

Poveri

[...].

Battista Carnesecchi libbre 7

Lessandra di Giovanni Carnesecchi libbre 7

Pasquino Carnesecchi libbre 7

Gabriello di Vincenzo Carnesecchi libbre 7

 

 

 

 

 

 

 

La cosa piu' probabile e' infatti presupporre una medesima origine dei Carnesecchi della Piazzetta e di quelli di San Gimignano. Questo collocherebbe lo stipite comune almeno a meta' quattrocento

Niente al momento ci permette di escludere niente : quindi neppure una provenienza da Firenze o da Prato

Gli elementi di cui al momento sono in possesso permettono tutto : un origine locale , un origine fiorentina , un origine pratese

 

 

Secondo il dr. Francesco Bettarini di INCIPIT siamo in presenza di una famiglia del posto cognominatasi per un qualche motivo Carnesecchi , non e' pero' di questa opinione la dottoressa Iole Vichi Imberciadori storica di San Gimignano che la ritiene di origine non locale.

 

 

Una famiglia Carnesecchi a San Giovanni a Pulicciano e a San Gimignano  ………….Alcune famiglie Carnesecchi a San Giovanni a Pulicciano e a San Gimignano 

 

Di fatto alcuni di loro compaiono nel libro ( Liber Aetatis ) delle persone ammesse agli incarichi di governo nel Comune di San Gimignano a partire dalla seconda meta' del 500 ( non ne conosco tutti i nomi non avendo ancora potuto consultarlo )

 

 

 

Un libro molto interessante  ………….Alcuni Carnesecchi nel Liber aetatum di San Gimignano 

 

Nel frattempo alcuni di loro paiono aver preso una certa importanza

 

Un matrimonio  …………Nel 1648 Sebastiano Carnesecchi sposa Madonna Piera sorella di Don Bartolommeo di Niccolo' Talei 

 

 

Il nucleo dei Carnesecchi di San Gimignano , qualunque sia l'origine , sara' molto numeroso di uomini e dara' vita a flussi migratori nelle zone circonvicine ,il che induce a pensare che molti dei Carnesecchi odierni presenti in Toscana specie sulla costa abbia avuto origine in questi Carnesecchi

 

Tramite gli spogli dei battesimi effettuati dalla societa' Incipit e dal fondamentale aiuto della professoressa Iole Vichi Imberciadori , che aveva raccolto in maniera piu' estesa gli stessi dati e' nato l'albero genealogico presentato in queste pagine.

Albero genealogico fondamentale per molte famiglie odierne

L'albero purtroppo presenta alcuni punti di incertezza e alcuni punti d'incompletezza

E' pensabile che ad esso possano ricondursi i Carnesecchi di Castagneto Carducci discesi secondo la testimonianza dello storico Bezzini da tale Salvadore che pare comparire in modo cronologicamente compatibile nella genealogia di San Gimignano.

Sicuramente ad esso sono riconducibili i Carnesecchi di Crespina e forse quelli di Fucecchio

Neppure si puo' escludere una migrazione verso Siena

Da queste considerazioni si puo'intuire tutta l'importanza nelle vicende dei Carnesecchi di questo gruppo.

 

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Raffaello Razzi a cui si devono studi importanti su San Gimignano

Le segnalo anche che :

Chellini Leone, Storico di San Gimignano dell’inizio del ‘900, sulla Miscellanea storica della Valdelsa, edita a Castelfiorentino, nel numero relativo all’anno 1928, fasc. 3 e 4, nota 1 p. 103, fra le casate di cui indica la sepoltura nella chiesa di S. Agostino in San Gimignano riporta anche quella dei Carnesecchi, p. 103:

"In questa chiesa, oltre a scienziati, dotti e pii monaci, vi ebbero i loro sepolcreti gli Aliotti, i Benzi, Baroncini, Brogi, Buonaccorsi, Banchi, Billi, Bigliotti, Cetti, Carnesecchi, Cialderotti, Clavari, Contri, Coppi, Ficarelli, Fortucci, Grifoni, Gamucci, Lippi, Lupi, Mainardi, Monducci, Mangioni, Marsili, Montigiani, Peccianti, Peroni, Peruzzi, Pesciolini, Rosselli, Tosi, Tamagni, Tinacci ecc. ".

Nonostante io stia lavorando in questo periodo proprio sulla chiesa di S. Agostino, non ho trovato però alcuna altra notizia.

 

Miscellanea stiorica della Valdelsa vol 36 38 pag 105 anno 1928

 

 

 

Ed ancora :

 

Padre Antonino Carnesecchi Priore di San Leonardo

 

Sig. Luigi,

Ho ripreso questa mattina a lavorare sul convento di S. Agostino e ho trovato una notarella nelle "Memorie del convento di S. Agostino dal 1500 al 1790" che si trova in Archivio di Stato di Pisa, Corporazioni Religiose, Busta n. 1935, c. numerazione provvisoria 138v, (che a suo tempo mi sono fatto mandare in copia). La invio come l’ho trovata: 1697. Spoglio del Padre Antonino Carnesecchi Priore di S. Leonardo (convento di S. Leonardo al Bosco della congregazione di Lecceto, penso) morto qui (nel convento di S. Gimignano).

Saluti

Raffaello Razzi

 

 

 

 

 

LE PIU' NOTE FAMIGLIE DI SAN GIMIGNANO

 

 

ENRICO FIUMI nel capitolo :

BREVI CENNI SULLA GENEALOGIA E SULLE CONDIZIONI SOCIALI ED ECONOMICHE DELLE PIU' NOTE FAMIGLIE SANGIMIGNANESI

Elenca queste famiglie :

Abbracciabeni , Adalardi ,Alberti , Aldi , Aldobrandini , Aliotti ( Giotti ) ,Ambrogi , Ammannati , Appressati , Ardinghelletti , Ardinghelli , Ardinghi , Asseduti ,Attavanti

Bacaruzzi , Baccinelli , Balducci , Banchi ,Baroncetti , Baroncini , Bazochi , ( poi Bonaccorsi o Buonaccorsi ) , Becci , Bellavanti , Beninati o Benati , Benintendi , Beniventi o Beneventi , Berardetti ,Berlinghieri o Beringhieri ,Billi , Braccieri ,Brogi , Brogi Venerosi Pesciolini ,Bucelleschi , Buonanni o Bonanni ,Buonfiglioli , Buoni , Buserci o Buferci , Busterci , Buzzichini ,

Cacciaguerra ,Cacciotti o Casciotti , Capi , Casucci , Cattani , Ceccolini , Cepparelli , Cetti , Chiarenti , Ciampolini , Cittadini , Coni ,Coppi , Corboli , Corni , Corsi , Corsucci , Cortesi ,Cotenacci , Cugnanesi ,

Dandi , Delli , Dietiguardi , Ducci ,

Feci , Ficarelli o Ficherelli o Figarelli , Filippi , Forestani ,Fortucci, Franzesi , Fucci ,Fusacchi

Galgani , Gamucci ,Gasdi , Gentiluzzi ,Ghesi ,Ghetti , Gimignalli anche Gemignalli , Gottolini , Gradaloni , Graziani , Gregorio , Gualandelli , Guarducci , Guarguaglia anche Quarquagli ,

Lupi ,

Macalli , Mainardi , Mangeri , Mantellini , Margatti , Marsili , Marzi , Maschi ,Masseotti , Meliandi , Menzani , Migliarini , Mogolari , Montigiani , Moronti , Del Mosca , Mostardini ,

Nerucci ,Niccolini , Nori ,

Oti ,

Paltoncini ,Pantalei ,Passagi o Passaggi , Pattumi , Pellari , Pellegrini , Peroni , Peruzzi , da Picchena , Pilambechi ,Pipini , Del Posca poi Poschi ,

Riccardini , Ricciardi , Riccomanni ,Ridolfi ,Ruggerotti ,

Salvucci , Scotti ,

Talei ,Tamagni , Tegni , Ticcioni , Tignonesi , Tinacci ,Topi , Tramontani , De Turri o De Torre o Della Torre ,

Useppi anche Gioseppi ,

Vai anche Varii , Vanelli , Vecchi , Venerosi Pesciolini .

 

Di queste famiglie il Fiumi da qualche cenno genealogico . Tra queste elencate dal Fiumi non compaiono i Carnesecchi che pure compaiono nel Liber aetatis gia' dalla seconda meta' del cinquecento

 

 

 

STORIE DI SAN GIMIGNANO

 

 

Storia della terra di San Gimignano

Di Luigi Pecori

http://books.google.it/books?id=MKIBAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=san+gimignano&hl=it&ei=wYL2TcWZBtDRsgb70ZSKBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=10&ved=0CF8Q6AEwCQ#v=onepage&q&f=false

 

Annali, memorie, et huomini illustri di Sangimignano

Di Giovanni Vincenzio Coppi

http://books.google.it/books?id=XaIBAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=san+gimignano&hl=it&ei=noP2TdTCNITMswaLndzTBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDgQ6AEwATgU#v=onepage&q=san%20gimignano&f=false

 

Il Libro Bianco di San Gimignano: i documenti più antichi del comune (secoli XII-XIV)

Jole Vichi Imberciadori

 

Volterra e San Gimignano nel Medioevo: raccolta di studi

Enrico Fiumi, Giuliano Pinto - 2006 -

 

Storia economia e sociale di san Gimignano

Enrico Fiumi,

 

 

Illustre storica di San Gimignano e' la dottoressa IOLE VICHI IMBERCIADORI a cui va la mia gratitudine per la grande disponibilita' dimostratami

 

 

 

 

 

 

oggi COME DICEVO lo storico di RIFERIMENTO per San Gimignano e' RAFFAELLO RAZZI

che si definisce con molta modestia :

Studioso e ricercatore di storia locale, soprattutto di quella relativa a San Gimignano,

Research Interests Indulgences Rosario Lombard Art Christian Iconography Dominican Order

 

Alcuni suoi saggi che potete travare anche sul sito Accademia.edu

 

La corsa del Bravìo di Santo Bartolo a San Gimignano, «Miscellanea Storica della Valdelsa», CXXII (2016), 2 (331), pp. 49-69 By Silvano Mori, Raffaello Razzi

La pubblica moralità a San Gimignano, «Miscellanea Storica della Valdelsa», CXXIII (2017), 1-2 (332-333), pp. 103-155

La soppressione delle istituzioni religiose di San Gimignano nel periodo lorenese I Lorena in Toscana e La questione delle libertà

Sant'Agostino di San Gimignano, le secolari vicende

Gli enti ecclesiastici e assistenziali a San Gimignano

LE CHIESE DEI FRATI MINORI DI SAN GIMIGNANO,

Notizie sulle mura di San Gimignano e sul dimenticato Antiporto di San Matteo (con trascrizione dei documenti d'archivio a cura di Silvano Mori), 2016

Giovanni di ser Piero di Giusto Cambi da San Gimignano, 2017

La badia di Adelmo e i Camaldolesi nell’alta Valdelsa (secoli XIII-XV). I rapporti con San Gimignano, 2013

‘Smembramento’ del territorio sangimignanese fra le diocesi di Colle e di Volterra, 2011

L’importanza delle proprietà condotte a livello nei patrimoni degli enti ecclesiastici e assistenziali a San Gimignano, 2008

San Gimignano e la dominazione Napoleonica, 2016

Impatto delle riforme leopoldine su San Gimignano, "paese quieto, tranquillo e comodo", 2016

Ad Ovest di San Gimignano: paesaggi inconsueti e memorie dimenticate, 2016

La Corona e la Veste di Santa Fina simboli della devozione popolare di San Gimignano (e l'accoltellamento in chiesa del Capitano Deodato Pesciolini), 2016

Il Giardino della Biblioteca e la Porta di Bagnaia in San Gimignano, 2016

Raffaello Razzi-Silvano Mori, La Madonna sotto la loggia. Notizie su un antico affresco di San Gimignano, 2017

Raffaello Razzi, S.Lorenzo in Ponte a San Gimignano e l'Oratorio della Madonna del Prato, San Gimignano, 2017

PULICCIANO di San Gimignano, le vicende di una terra di confine.pdf

 

 

 

 

 

 

 

Oggi a San Gimignano non ci sono piu' Carnesecchi , molto probabilmente sono emigrati nei dintorni spargendosi verso la riva tirrenica , verso l'interno , verso Siena

E' interessante questo battesimo che debbo , insieme ad altri documenti alla genealogista dottoressa STEFANIA FANGAREZZI

http://www.genealogiaitaliana.it/it

 

E' il battesimo ( 1737 ) di Maria Domenica di Giuseppe di Giovan Andrea Carnesecchi battezzata a Montaione

 

 

 

Documenti da Stefania Fangarezzi  …………………..….Documenti per la gentilezza della genealogista dottoressa STEFANIA FANGAREZZI 

 

questo Simone di Michelangelo e' sicuramente proveniente da San Gimignano

 

 

 

 

 

BARBERINO VALDELSA

 

 

 

 

 

Un documento dell'archivio criminale di Siena del 1566 ci parla di una Caterina Carnesecchi figlia di Niccolo a Barberino Valdelsa,imputata di concubinaggio

 

La societa' Incipit ha esaminato i battesimi della zona

 

Sono stati visionati i primi registri di battesimi di S. Appiano in Elsa (1597-1659) e Certaldo (1633-1690). Non sono stati rinvenuti Carnesecchi.

Sono stati visionati:
Castelfiorentino anni 1575-1585
S. Pietro a Bossolo anni 1585-1620

Un solo atto trovato nel 1592 a Bossoli relativo a un Carnesecchi di Barberino vald'elsa. Si fa riferimento ad una provenienza di tal Lorenzo Carnesecchi da Castelfranco (probabilmente Castelfranco di sotto). Non si vedono comunque legami parentali vicini coi Carnesecchi. Di San Gimignano

Lorenzo di Girolamo Carnesechi da Castelfranco e di monna Francesca di Lazzaro Gucci del presente abita nel popolo di S. Stefano a Barberino.

Nacque l'8 di gennaio 1592 e si battezzò a dì 10 detto. Fu comprare Giovanni di Angelo Taddei del medesimo popolo di S. Stefano. Comare Monna Lena di Domenico di Pavolo Cercia [..].

 

Sono state viste le pievi relative a Martignana ed al territorio compreso tra Barberino e Certaldo.

Santa Maria a Coeliaula RPC 0555/1 (anni 1564-1624) e il primo dei due più antichi per San Lazzaro a Lucardo (anni 1538-1574) RPC 0989.1 In nessuno dei due ci sono dei Carnesecchi.

Per quanto riguarda Barberino, i registri dei morti iniziano dopo i battesimi.

La ricerca per Martignana era dovuta all'esistenza del RIO DI CARNESECCHI

 

Girolamo Carnesecchi potrebbe ,al contrario di quanto pensato da INCIPIT provenire da Castelfranco di sopra nel Reggello.

Questo aprirebbe una pista interessante

 

 

 

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

IPOTESI DI LAVORO : cerco un Gabriello detto Carnesecca oppure un Gabriello Carnesecchi

 

Domenico Carnesecchi e' mezzadro dei Gamucci al podere La Piazzetta e questo rapporto di lavoro sembra essere di lunga durata

Guardando nelle dichiarazioni fiscali del Gamucci si potrebbe trovare qualche ulteriore traccia di questi Carnesecchi

 

Rovistando nella vita di don Mauro si potrebbe trovare qualcosa

 

 

 

 

Il Gabriello nonno di GiovanBattista potrebbe avere a che fare col Gabriello che cerco

Piero non compare nei battesimi del Duomo come se il padre fosse fuori Firenze

Quindi e' personaggio da investigare

Da tenere conto che se Gabriello nonno di Piero fosse il figlio di Matteo ( quel Gabriello morto a Firenze nel 1519 ) sarebbe improbabile il legame col nostro

 

 

Morte di tre fratelli

 

 

A dì 5 aprile 1628

Giovanni di Angiolo Carnesecchi del popolo di questa Pieve di Santa Maria a Cellole in età di anni 25 sofferente di pleurite in comunione di Santa Madre Chiesa rese lo Spirito a Dio, il suo cadavere fu sepolto nella stessa Pieve lo stesso giorno. Il dì primo del medesimo mese aveva ricevuto da me Sebastiano Brandi Pievano la confessione, il Santissimo viatico,  sempre da me ebbe l'estrema unzione il dì 4 dello stesso mese.

 

A dì   12 aprile 1628

Domenico di Angiolo Carnesecchi del popolo di questa Pieve di Santa Maria a Cellole in età di anni 19 pleuritico, nella comunione della fede rese l'anima al Sommo Creatore il dì 12 aprile 1628, il suo cadavere fu inumato nella stessa Pieve lo stesso giorno, il dì 8 dello stesso mese aveva ricevuto la confessione dal Prete Giulio Malenotti, il Santo Viatico il dì 10 per me Sebastiano Brandini Pievano, ancora per me Sebastiano aveva ricevuto l'estrema unzione il dì 11 del medesimo mese.

 

A dì 20 aprile 1628

Vincenzo di Angiolo Carnesecchi del popolo della Pieve di Santa Maria di Cellole in età di anni 23, colpito dallo stesso morbo dei due sopradescritti fratelli, in comunione di Santa Madre Chiesa rese  lo Spirito a Dio il dì 20 aprile 1628, il suo cadavere il giorno 21 dello stesso mese fu sepolto nella medesima Pieve, il dì 15 fu confessato da me Sebastiano Brandi Pievano, ricevette il Santissimo Viatico il dì 17 e il giorno18 olio santo sempre da me Sebastiano.

 

 

per la cortesia dei genealogisti VASCO PICCIOLI E WILMA DOMENICALI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non sono riuscito ancora a stabilire i primi contatti tra i mercanti Carnesecchi e Palermo in particolare

 

immagine da Wikipedia

 

 

storia dei Carnesecchi…………………………………………………… …I Carnesecchi in SICILIA ( da una traccia fornita da STEFANO MARI )

 

Dal "Nobiliario di Sicilia" del Dott. A. Mango di Casalgerardo

Carnisecchi.

Pare che sia originaria di Firenze. Possedette i feudi Grottarossa, Giurfo, Campisotto, Joannello e Coscacino.

Un Giovanni, barone di Joannello e Coscacino, fu coadiutore della nobile compagnia della Carità di Palermo 1614.

 

In realta' il dottor Mango non individua i Carnesecchi residenti a Palermo ma solo il senatore Antonio (senatore del Granducato di Toscana ) e suo fratello Giovanni (fra Giovanni da Firenze ) presenti in modo marginale tra i baroni siciliani

Non vede i Carnesecchi stanziati a Palermo

Credo parenti dei Carnesecchi fiorentini ( non necessariamente dello stesso ramo di Antonio e Giovanni ) pur non essendo riuscito a ricostruire i legami genealogici

L'interesse emerso di Simone , Pompeo , Prospero verso la Toscana e' comunque significativo

 

 

 

 

 

 

 

TROVIAMO TRACCE A PALERMO ( POMPEO CARNESECCHI DI PALERMO DOTTORE IN UTROQUE GIA' STUDENTE A NAPOLI 18 luglio 1592 ) , A NAPOLI ( L'IMPORTANTE NOTAIO SIMONE CARNESECCHI ), A LECCE ( ANDREA CARNESECCHI ) DI CARNESECCHI IVI RESIDENTI

HANNO CHIARAMENTE LEGAMI COI CARNESECCHI DI FIRENZE

 

 

 

 

 

 

 

 

EMIGRAZIONE IN PUGLIA DI ANDREA CARNESECCHI MERCANTE UN EMIGRAZIONE NON RIUSCITA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Molto interessante e' ed era che Lecce conservasse nella sua toponomastica una traccia della presenza di mercantura fiorentina

intitolando ai Carnesecchi una sorta di cortile

 

 

era un luogo in cui avevano posto abitazione e fondaco , ed in cui avevano deciso di restare ad abitare con continuita' tale da prevedere una sepoltura per i propri morti ( cosa che sappiamo assai poco abituale )

 

In riferimento alla nota emarginata, si comunica che da ricerche effettuate negli inventari dei fondi conservati in questo Archivio di Stato, non risulta documentazione relativa alla 'Corte Carnesecchi'.

Si informa, tuttavia che dalla pubblicazione di Italo Madaro "Guida pratica della città di Lecce", Lecce 1904, (pag. 213), si evince che nel censimento del 1901 la corte "Potenza" prende il nome di Corte dei Carnesecchi, e la stessa risulta (p. 219) ubicata a destra di via Imperatore Adriano.

Si legge, inoltre, (p. 36) che: " I Carnesecchi appartennero a famiglia fiorentina, che si trasferì nella città di Lecce, dove si accasarono e stabilirono la loro dimora. Si costruirono una tomba propria nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Vetere (a.1580), che oggi più non esiste, e concedettero che potessero avervi sepoltura tutti i fiorentini che venissero a morire a Lecce, se ne giovarono, infatti, i Peruzzi, i Giugni, gli Ammirato".

by cortesia dressa Annalisa Bianco Archivio di Stato di Lecce

 

 

Chiesa di San Giovanni d'Aimo

Questa nobil chiesa dedicata al precursor di christo Giovan Battista , convento dei padri predicatori; fu fondata da Giovan d'Aimo Leccese nell'anno 1388.

…………………………………….. Nel suolo della Chiesa vicino al Rosario in bel Marmo si legge

Hiiacet Nobilis Vir Sylvester olim Serij de Piglis de Florentia .

Nel medesimo marmo si legge :

Hic iacet Nobilis Vir Andreas Carneseccus Florentinus cuius iussa fuit translata lapis hac marmorea die xx , mensis Marzij anno Domini MDLXXX quem tumulum deduxit prole suis que omnibus florentinii

 

Cioe' quanto detto successivamente dal Madaro: " I Carnesecchi appartennero a famiglia fiorentina, che si trasferì nella città di Lecce, dove si accasarono e stabilirono la loro dimora. Si costruirono una tomba propria nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Vetere (a.1580), che oggi più non esiste, e concedettero che potessero avervi sepoltura tutti i fiorentini che venissero a morire a Lecce, se ne giovarono, infatti, i Peruzzi, i Giugni, gli Ammirato".

 

 

per la cortesia dell'amico Vito Scala

 

Del mercante fiorentino Andrea Carnesecchi , conosco troppo poco per poterlo collocare genealogicamente , nonostante gli indubbi legami fiorentini

Non conosco i nomi dei suoi figli e nemmeno se ne ha avuti

Andrea e' un nome molto usato e quindi indistinguibile senza il nome del padre o del nonno

Quella di questo mercante pare essere nel 1580 la prima presenza stabile di Carnesecchi in Puglia

Oggi inoltre non mi pare vivano piu' Carnesecchi a Lecce

E nessun indizio mi fa pensare esistano legami tra gli attuali Carnesecchi e Andrea fiorentino anzi...............

 

Il cognome Carnesecchi , pero', alla fin fine in Puglia sembra comunque indissolubilmente legato a Firenze

Solo che la presenza dei Carnesecchi in Puglia e' legata ad una emigrazione ben piu' recente e quasi incredibilmente legata ad un singolo uomo

Mario Carnesecchi

 

 

...................................................................

ATTO di Battesimo di Mario Nicola Ignazio Carnesecchi

Anno Domini 1752 Giorno 6 febbraio

(Archivio Storico Diocesano, Fondo Parrocchia (Cattedrale) San Pietro Apostolo, Frascati. Registro dei battesimi. Liber Baptizatorum 1746-1756, pag. 144)

 

Mario Nicola Ignazio, nato il giorno 2 (del mese) dal legittimo matrimonio di Serafino Carnesecchi figlio del fu Giovanni Domenico di Firenze e donna Caterina Montanari figlia di Anacleto Cesenatense abitanti di Tuscolo (Frascati), coniugi, fu battezzato con l’imposizione dei suddetti nomi da me Valentino Pellegrini Arciprete. Padrini furono M. Paolo Lucci e Agata Borromini (?) romani mediante loro insieme […..?] in persona di D. Agostino Bergantelli e di Arcangelo Benigna(?) romana rest …

 

 

 

Quindi Serafino il padre e' nato a Soffiano (Firenze ) il 27 aprile 1712 da Giovan Domenico ( 1671) di Piero (1623) e da Caterina di Giuseppe Lumachi

E Mario e' riconducibile alle genealogie di Soffiano ( Firenze ) che partono intorno al 1500 con un Francesco di cui ancora non conosco il padre e non riesco ancora a collocare genealogicamente

Per le genealogie di Soffiano vd parte 2

QUINDI I CARNESECCHI e i CARNESECCA di BARI E QUESTI CARNESECCHI DI FRASCATI SONO RICONDUCIBILI CON CERTEZZA AI CARNESECCHI DI FIRENZE

 

Ma in via Condotti a Roma sono presenti due individui Carnesecchi

Giuseppe il padrone del caffe' Greco e Giovanni un mercante abitante al num 73 di via Condotti

La stranezza del cognome , il fatto fossero presenti in uno stesso luogo , l'eta' probabilmente simile mi fa pensare fossero fratelli

la dichiarazione del notaio ci dice che anche Giovanni ,come Mario, e' figlio di Serafino

 

...................................................................

 

 

 

Una vicenda che porta i Carnesecchi di Serafino dopo aver fatto tappa intermedia nel Lazio ( provvenendo da Firenze dove Serafino e' nato) con Mario a mettere i piedi in Puglia

 

Serafino del fiorentino GiovanDomenico a Frascati ..........................I Carnesecchi a Frascati e a Roma in via Condotti

Mario di Serafino in Puglia................................................Carnesecchi e Carnesecca in Puglia

la discendenza di Mario di Serafino ...........................................................................particolari vicende burocratiche a Gioia del Colle e a Bari

 

 

Una ricerca sulle tracce di quel furriere Francesco Carnesecchi , cosi bravamente comportatosi a Custozza nel 1866 da meritarsi la citazione del Venosta e la nomina ad ufficiale

mi ha portato ad esaminare con attenzione un elenco di matrimoni dell'archivio diocesano di CONVERSANO pubblicato dal dr Carlo De Luca

Elenco dei matrimoni nell'archivio diocesano di CONVERSANO

In questo elenco compare nel 1782 un Mario CARNESECCHI proveniente da Frascati ( non e' detto il nome e il cognome della sposa che successivamente ho determinato essere Caterina Vitulli di Conversano )

 

La ricerca delinea come i CARNESECCHI di Bari e comunque pugliesi sono da porre in relazione con questo MARIO e non ai fiorentini trasferitisi a Lecce a fine 500

Un Mario che scopriremo pian piano essere Mario di Serafino di Giovan Domenico nato nel 1752 a Frascati , che aveva il nonno fiorentino ( vedi genealogie di Soffiano )

 

 

Vedremo come i figli di Serafino diventino importante nella storia spicciola romana

con Giuseppe legato al l'antico caffe' Greco di via Condotti

con Giovanni e suo figlio Francesco Antonio protagonisti del mercato dell'arte

 

 

A Bari la storia prende una piega che mette in evidenza personaggi molto interessanti

Mario probabilmente seguendo le orme paterne ( molto probabilmente anche Serafino e' cuoco ) e' cuoco ed opera a Monopoli

Raffaele il suo unico figlio opera anch'esso nel campo della ristorazione

Sara Raffaele a battezzare i figli come Carnesecca creando una serie di complicazioni burocratiche

 

La storia di questi Carnesecchi a Bari e' veramente molto interessante : ricca di episodi e personaggi

Alcuni di questi Carnesecchi baresi emigreranno a Venezia a Trieste a Roma ed alcuni negli Stati Uniti

Alcuni di loro paiono essere benestanti , alcuni poveri, alcuni di loro studiano e si laureano

Oggi mi pare non ci siano piu' Carnesecchi a Bari

Oggi alcuni Carnesecchi sono rimasti a Taranto

 

Ricordo di questi:

Francesco ricordato a Custozza dal Venosta ( confuso nel cognome Carnesecca con cui e' stato erroneamente battezzato )

E' dei Carnesecchi di Bari il medico Onofrio Carnesecchi ricordato con una lapide alla Giudecca, isola veneziana, a poca distanza dalla lapide a ricordo del figlio il medico Francesco

E' nipote di Francesco , notevole a Custozza : Icilio Carnesecchi decorato e mutilato nella guerra di Spagna

Cosi e' di questi Carnesecchi l'ing. Francesco Carnesecchi ideatore dell'urna per le reliquie del beato Raimondo da Capua in San Domenico Maggiore a Napoli

E anche Giuseppe di Raffaele ingegnere nel Genio e il rag Donato di Onofrio computista nell'amministrazione statale

 

 

 

La stranezza delle vicende burocratiche di questi Carnesecchi mi porta a :

UNA COSA MI PAR DI POTER DIRE ED ENUNCIARE QUASI A MODO DI TEOREMA DEI CARNESECCHI :

Nel centro e nel sud d'Italia il modo di formare il cognome mentre non esclude la formazione del cognome CARNESECCA esclude la formazione del cognome CARNESECCHI

CIOE' E' POSSIBILE CHE DAL SOPRANNOME "CARNESECCA" SI GENERI IL COGNOME CARNESECCA MA FUOR DI TOSCANA NON LA FORMA CARNESECCHI

QUINDI FUOR DI TOSCANA NON SI HA MAI LA CONTEMPORANEA PRESENZA DI CARNESECCA E CARNESECCHI

SE SI HA QUESTA PRESENZA SI DEVE PENSARE PER PRIMA COSA AD UN IMMIGRAZIONE TOSCANA

E ALLA MODIFICAZIONE LOCALE DEL COGNOME CARNESECCHI IN CARNESECCA PER TUTTI O PER PARTE DEI CARNESECCHI

 

 

 

 

 

 

UNA FRASE MISTERIOSA :

Copia becha por Bonifacio Carnesequi hijo legitimo de Juan Carnesequi de stirpe e familiaridad florentina , segunda naturaleza y primera origen y decendencia de la casa Borgona imperial

non ho ancora una spiegazione al significato di queste parole :

SEGUNDA NATURALEZA Y PRIMERA ORIGEN Y DECENDENCIA DE LA CASA BORGONA IMPERIAL ;

 

 

 

 

TROVIAMO TRACCE DI CARNESECCHI IN FRANCIA CHE SEMBRANO ESSERE RESIDENTI ; E IN SPAGNA DI BONIFACIO CARNESEQUI FIGLIO DI GIOVANNI DETTO DI PURA STIRPE FIORENTINA , SIAMO INTORNO AL 1572

 

 

 

 

 

 

 

This interesting manuscript is in the autograph of Bonifacio Carnesequi, "hijo legitimo de Juan Carnesequi de Stirpe e familiaridad floreniina, segunda naturaleza, y primera origen y degendencia de la casa de Borgana ymperial" who has added at the end his letter to "Donna Leonora de Guzman Abbadesa en el Monasterio de S* Clara d'Sevilla," on the manner of reciting the Rosary, his letter to Senora Florentina Botti, a Confession of his Faith in which are particulars of his life, and several Indulgences, the latter in Italian and Latin. This Carnesequi (or rather Carnesecchi) a Florentine Spanish writer, was no doubt a relative of the celebrated Pietro Carnesecchi, who was one of the most illustrious victims of the Inquisition in the sixteenth century, and who perished miserably at Rome in 1567, preferring rather to suffer death as a reformer, than to preserve life by the abjuration of his faith.

 

 

La frase

Copia hecha por Bonifacio Carnesequi hijo legitimo de Juan Carnesequi de stirpe e familiaridad florentina , segunda naturaleza y primera origen y decendencia de la casa Borgona ymperial appare enigmatica ma la signora Maria Luisa Alasia mi offre una soluzione intelligente

 

 

Bonifacio Carnesecchi era figlio del mercante fiorentino Giovanni Carnesecchi

Giovanni partito per la Spagna nel 1540 ha a che fare col mercante fiorentino Matteo Botti ,

I Botti erano tra i mercanti fiorentini piu importanti presenti in Andalusia

Giovanni ( che genealogicamente non ho individuato ) quando parte da Firenze mi pare non tanto ben messo economicamente

Giovanni e quindi Bonifacio non hanno ovviamente nulla a che fare con la casa di Borgogna

il manoscritto , che non ho potuto consultare , faceva parte della collezione di Sir Thomas Phillipps, 1st Baronet (2 July 1792 — 6 February 1872).Nel 1859 la collezione fu smembrata e il manoscritto fu venduto passando di mano in mano fino ad essere venduto da Sotheby Parke Bernet & Co nel 1979 : questa e' l'ultima traccia )

Il manoscritto conterebbe :

A le "Sentenze" di Francisco de Guzman

B Una lettera di Bonifacio alla badessa Leonora de Guzman sul modo di recitare il rosario

C Una lettera di Bonifacio per la signora Botti ( quel fiorentina credo indichi la cittadinanza )

D Un documento scritto da Bonifacio nel 1572 in cui Bonifacio dichiara di avere 27 anni e in cui da qualche cenno della sua vita e contenente una professione di fede

E Indulgenze da 11.000 anni ( Papa Sisto )

F Indulgenze da 4.000 anni ( Papa Innocenzo )

G Orazione per 80.000 anni di perdono

La signora MARIA LUISA ALASSIA credo dia l'interpretazione giusta alla frase :

Dice infatti : La casa Imperiale di Borgogna incomincia con Ottone I Conte di Borgogna , fratello dell'imperatore Enrico VI, quarto figlio di Beatrice di Borgogna e di Federico Barbarossa.

Prima di questo la Borgogna era la Franca Contea.

Erano sempre Conti, ma con l'avvenuto matrimonio tra Beatrice di Borgogna erede di questa Contea ed altri staterelli, e Federico Barbarossa, imperatore , Beatrice viene incoronata imperatrice e la discendenza dei Borgogna cambia con seconda natura, da Contea a Regno Imperiale di Borgogna.

Il manoscritto del Carnesecchi probabilmente quindi contiene anche la storia dei Conti di Borgogna

In definitiva la frase con una strana contrazione ( trasmessosi acriticamente ) potrebbe contenere l'autore ed una parte del contenuto

Bonifacio Carnesequi hijo legitimo de Juan Carnesequi de stirpe e familiaridad florentina e' l'autore

segunda naturaleza y primera origen y decendencia de la casa Borgona ymperial e' una parte del contenuto

 

 

 

 

 

 

Questo legame di Bonifacio con la famiglia Botti mi spinge a guardare con attenzione ad un Giovanni Carnesecchi che compare nel lavoro della

dottoressa Angela Orlandi (Universita' di Torino ) : Mercanti toscani nell'Andalusia del cinquecento

 

Giovanni Carnesecchi inviato in Andalusia da Matteo Botti nel 1540

 

 

 

Bonifacio nasce intorno al 1545 cinque anni dopo l'arrivo di questo Giovanni in Spagna

 

Ho la mezza idea possa trattarsi di GiovanBattista ( nato nel 1508 ) fratello di Bartolomeo ( Baccio ) di Zanobi di Francesco della banca Carnesecchi Strozzi anche se non mi risultava avesse un figlio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Presenza di Carnesecchi in Polonia e Lituania intorno alla meta' del seicento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra le famiglie italiane stabilite in Polonia ed in Lituania , oltre moltissime si distinguevano i Carnesecchi , i Bandinelli , i Soderini , I Pazzi , i Torelli ( poi Ciolek - Poniatowski ) i Colonna , i Gherardini , i Manadori , i Moriconi , Orsetti , Sardi ,(tre familie lucchesi ) Donnini , Soccini , Montelupi , Cecchi , Mannucci , Alemanni ec. ec. Alcune delle quali vi si mantengono tuttavia ;

 

 

Lettere militari, con un piano di riforma dell'esercito polacco del re ...

Di John III ((Sobieski) king of Poland.)

 

http://books.google.it/books?id=JAQHAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=lettere+militari&hl=it&sa=X&ei=HNb2UsvTI6qAywPJ-oCgAw&ved=0CEgQ6AEwBA#v=onepage&q=lettere%20militari&f=false

 

 

 

 

 

considerazionigenealogiche

 

 

VIA VIA NEL CORSO DEL CINQUECENTO COMPAIONO ALTRI PICCOLI NUCLEI QUI E LA PER LA TOSCANA

 

 

INTORNO AGLI ANNI 20 DEL CINQUECENTO TROVIAMO DUE MASTRI MURATORI A BORGO SAN SEPOLCRO.E COMPARE FRANCESCO DI GASPARO TRA I GONFALONIERI DELLA CITTA'

( MA DA UNO STUDIO PIU' APPROFONDITO MI PAIONO ESSERE DELLA FAMIGLIA COGNOMINATA CANESCHI )

 

 

A META' CINQUECENTO CoMPARE UNA TERZA FAMIGLIA A PRATO :

LA FAMIGLIA DI ULIVIERI CARNESECCHI GUARDIA DELLA LANA , CHE IN POCO TEMPO DA CONDIZIONE UMILE PASSERA' A CONDIZIONE DI GRANDE RILIEVO

 

 

UNA FAMIGLIA A MONTE SAN SAVINO DI MODESTE CONDIZIONI

 

 

Albero genealogico   ………Discendenza a Monte San Savino (studio dr Angelo Gravano Bardelli)

 

 

DUE NUCLEI DI CARNESECCHI NEI DINTORNI DI SAN GIMIGNANO : UNO CHE VAGA TRA CASAGLIA , CUSONA E LA PIAZZETTA , UNO CHE SEMBRA INSEDIATO A SAN GIMIGNANO

 

 

 

TROVIAMO TRACCIA ISOLATA DI UN CARNESECCHI A BOBBIO E DI UN CARNESECCHI SU UNA GALERA VENEZIANA CATTURATA DAI TURCHESCHI

 

 

BISOGNA ASPETTARE I PRIMI DECENNI DEL SEICENTO PER INDIVIDUARE DEI CARNESECCHI IN VAL D'ORCIA . ALLA FINE DEL SEICENTO L'ARCIDIACONO DI PIENZA ANTONIO CARNESECCHI SI FARA' RITRARRE E SUL RITRATTO INNALZERA' UNO STEMMA DIVERSO DA QUELLO FIORENTINO

 

A ROMA PER TROVARE LA PRIMA TRACCIA DI CARNESECCHI RESIDENTI BISOGNA ATTENDERE LA FINE DEL SETTECENTO

 

 

NON E' FACILE STABILIRE I LEGAMI TRA TUTTI QUESTI INDIVIDUI CHE VIA VIA COMPAIONO , CI VORRA' UN LENTISSIMO LAVORO DI RICERCA

 

 

 

 

 

 

 

 

Col concilio di Trento s'impone ai parroci di tenere i registri

Non tutti i parroci sono solerti nell'adempimento di questo obbligo per cui in taluni luoghi i registri partono da subito in altri da poco prima del seicento

Coi registri i poveri prendono visibilita'

Compaiono allora qui e la' per la Toscana anche coltivatori di terre e piccoli artigiani che portano il cognome Carnesecchi.

Chi sono ?

Sono individui omonimi dei fiorentini o sono rami dei fiorentini usciti da Firenze e cosi impoveriti da ridursi a coltivare una terra non loro ?

E' da evidenziarsi come esista ancor oggi la tendenza in alcuni storici a concepire la storia in maniera statica : senza prendere in considerazione invece l'estrema dinamicita' delle vicende economiche delle compagnie commerciali e delle famiglie fiorentine , in modo particolare nel Trecento e Quattrocento che sono caratterizzati da arricchimenti ed impoverimenti legati alle difficolta' di imprese ad alta redditivita' ma ad alto rischio

La cosa che mi ha colpito di piu' nel mio tentativo di ricostruire le genealogie dei Carnesecchi fiorentini e' lo sviluppo demografico dei Carnesecchi fiorentini : alla fine del trecento sono poco piu' di una decina alla fine del quattrocento sono mi sembra intorno al centinaio.

Uno sviluppo in controtendenza con lo scarso incremento demografico fiorentino ( incongruenza questa su cui meditare )

Comunque si sia dobbiamo lasciare parlare solo i documenti e ad oggi ho raccolto solo questo : la presenza di individui cognominati Carnesecchi in luoghi diversi della Toscana molti di questi abbastanza poveri da far fatica a rintracciarli se non nei documenti parrocchiali .

Ecco luogo per luogo una mappa delle presenze ad oggi percepite :

 

 

 

 

 

I documenti per ora trovati mi hanno portato a localizzare in luoghi diversi diverse famiglie col cognome Carnesecchi come appare sulla mappa

 

 

A FIRENZE

Grazie anche agli spogli del dr Angelo Gravano Bardelli ( spogli che coprono gli anni 1450--1610 ) sulle fedi di battesimo del Battistero di Firenze mi sono fatto un'idea della situazione.

Non ho trovato prove dell'esistenza di altre famiglie Carnesecchi oltre a quella storica .

Solo il battesimo di Francesco di Bonaccorso di Francesco Carnesecca mi ha lasciato nel dubbio non riuscendo a collocarlo genealogicamente.

Mi e' parso di notare che tra le fedi messe in rete sul sito xxxxxx manchino alcuni battesimi

Rimane l'affermazione di Giuliano dei Ricci sull'esistenza a meta' cinquecento di Carnesecchi poveri a Firenze

 

B PERIFERIA di FIRENZE

Nell'immediata periferia di Firenze compaiono alcune famiglie di cui non sono in grado di dire niente su un eventuale legame coi Carnesecchi storici

Alcune di queste famiglie sono famiglie di lavoratori di terra

Alcuni storici affermano che un membro di una famiglia di mercanti non puo' trasformarsi in un contadino e quindi ritengono il legame impossibile

 

C FUCECCHIO

 

E' un gruppo che sembra trarre origine da un Silvestro Carnesecca che potrebbe essere dei Carnesecchi fiorentini

La condizione sociale di questo gruppo sembra molto modesta

probabilmente c'e' un ritorno a Firenze di alcuni individui

 

D SESTO FIORENTINO

Qui compaiono alcuni rami che credo legati ai Carnesecchi fiorentini

probabilmente c'e' un ritorno a Firenze di alcuni individui

 

 

E CASCIA nel REGGELLO

 

A Cascia il dr Piccardi ha trovato alcuni battesimi che non compaiono tra quelli compresi nei registri del Battistero di Firenze

Dati i forti legami tra i Carnesecchi storici e il Reggello credo si debba ritenere questi battesimi di questa famiglia

 

F BIBBIENA

 

Agli inizi del seicento troviamo diversi Carnesecchi a Bibbiena

Alcuni dei loro battesimi compaiono nei registri del Battistero fiorentino ( vd Spogli del dr Angelo Gravano Bardelli )

Sembrano essere una famiglia considerevole della citta'

E da ritenersi quasi sicuro un legame coi Carnesecchi storici

A Bibbiena ci sono Carnesecchi finoad inizio 1800

 

 

G BADI

Badi e' un piccolo paese a cavallo dell' Appennino Pistoiese-Bolognese

Qui agli inzi del cinquecento si forma un gruppo con cognome Carnesecchi forse legato ai Carnesecchi storici dall'entrata nel gruppo di una donna dei Carnesecchi

Comunque un gruppo sicuramente di diversa origine

Sono un nucleo abbastanza numeroso

Muteranno il cognome da Carnesecchi a Carnesecca nel 1800

 

 

H PRATO

A Prato agli inizi del cinquecento compaiono addiritura due famiglie apparentemente distinte tra di loro.

Nessuna di queste due famiglie sembra aver legami coi Carnesecchi storici

Rappresentano dei nuclei molto numerosi

 

I SAN SEPOLCRO

Nel 1519 e' gia cognominata a San Sepolcro una famiglia Carnesecchi

Sembra esssere un nucleo molto ristretto compare tra i Gonfalonieri della citta' con Francesco di Gasparo

Ho troppo poche notizie per poter capire la loro origine

( Ma ora da uno studio piu' approfondito mi paiono essere non dei Carnesecchi ma della famiglia Caneschi )

 

 

 

OSSERVAZIONE

Agli inizi del cinquecento circolano per la toscana almeno 4 gruppi cognominati Carnesecchi e aventi un' origine diversa

I Carnesecchi storici con questo cognome dal 1380 , i Carnesecchi di Badi e i due di Prato con questo cognome dal 1490 circa.

 

Da questo momento si pone l'ulteriore problema di capire se esiste un legame tra i Carnesecchi che incontreremo e questi gia' incontrati

 

 

 

 

L PRATO

 

Intorno al 1570 a Prato compare una terza famiglia di cui non si conosce l'origine : La famiglia di Ulivieri Carnesecchi umile guardia della Lana

La famiglia avra' molta fortuna

E' un gruppo che rimane molto ristretto

 

 

 

M SAN GIMIGNANO

Compaiono nei documenti a partire ( dai dati per ora in mio possesso ) intorno al 1520

Un gruppo che diventera' estremamente numeroso

Sono inizialmente mezzadri , piccoli artigiani e/o commercianti

Compaiono nel "liber aetatum " dopo il 1550

Ho ancora molto da capire su questo gruppo , che e' poi il gruppo familiare mio e di Ilio

 

N BARBERINO VALDELSA

 

Una flebilissima traccia in una Caterina di Niccolo : direi solo di passaggio

 

 

O VAL D'ORCIA

 

Compare nel 1625 un notaio Girolamo Carnesecchi a Castiglion d'Orcia e intorno al 1650 un arcidiacono a Pienza : Antonio

qui c'e' da valutare la famiglia Carnesecca di Cortona e i Carnesecchi di Siena

 

 

 

P…MONTE SAN SAVINO

 

Una famiglia sola segnalatami dal dr Gravano storico di questa comunita' i cui primi documenti si riferiscono all'anno 1569

Un gruppo molto ristretto che scompare da Monte San Savino nella terza decade del seicento con Giovanni di Lorenzo che potrebbe essere emigrato altrove

qui c'e' da valutare la famiglia Carnesecca di Cortona e i Carnesecchi di Siena

 

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

Oltre alla disgregazione patrimoniale :

 

UNA ULTERIORE CAUSA DI POSSIBILE POVERTA'

 

 

 

 

 

Non dobbiamo poi dimenticare il problema dei figli naturali che pur portando il cognome del padre vivevano una condizione marginale come eredi dei beni paterni

 

da Sergio Tognetti : Il banco Cambini

........Nel basso medioevo e nella primissima eta' moderna era tipico degli uomini d'affari fiorentini vivere per anni all'estero senza per questo prendere in moglie donne straniere . Pur avendo figli illegittimi da non fiorentine ( spesso di umili condizioni o schiave ) tornavano sempre a Firenze per contrarre un matrimonio , oppure era la sposa fiorentina che andava ad abitare all'estero , come accadde a Maria Baroncelli moglie di Tommaso Portinari , direttore del banco Medici a Bruges...........

da Sergio Tognetti : Il banco Cambini

 

 

 

Mi pare di averne individuato almeno due tra i Carnesecchi :

Domenico di Paolo Carnesecchi

Niccolo di Giovanni Carnesecchi

 

 

 

Domenico , chiaramente naturale , pero' riconosciuto dal padre Paolo di Simone che gli da il cognome ( non so se Domenico sopravvive )

 

Figli naturali .........  …………Paolo di Simone di Paolo Carnesecchi padre di due figli di madre diversa nel 1468 

 

Niccolo fortemente sospetto di essere naturale

 

Niccolo di Giovanni di Niccolo Carnesecchi

 

Nel catasto del 1427 Niccolo non viene nominato : viene nominato solo suo fratello Luca (potrebbe pero' esser nato tra il 1427 ed il 1430)

Niccolo escluso dal testamento di Giovanni viene nominato quando Luca fa testamento

 

 

 

MANENTE CARNESECCHI : FIGLIO DI SCHIAVA ABBANDONATO AL SAN GALLO

 

 

su questa notizia ho il dubbio che Manente sia in realta' Manetto Carnesecchi cioe' sia nominato l'abbandonante e non l'abbandonato

 

 

 

 

COMPARE UNA FAMIGLIA DI CONTADINI ANCHE NEI DINTORNI DI PISA DI NON SO QUALE PROVENIENZA

Qui il battesimo di Iacopo di Benedetto Carnesecchi e' addirittura del 1530 quindi molto antecedente all'apertura del Concilio di Trento

 

 

BATTESIMI REGISTRATI NEI LIBRI DEL DUOMO DI PISA

Carnesecchi nati a Pisa nel cinquecento Carnesecchi nati a Pisa nel cinquecento

 

 

 

 

 

 

A Prato compare con Ulivieri una terza famiglia Carnesecchi ( che avra' un futuro relativamente fortunato)

L'origine e' sicuramente da ricercare in un nucleo preesistente ma ad oggi inedintificato

 

 

 

carnesecchipratobadi

 

 

PRATO : I CARNESECCHI DI ULIVIERI GUARDIA DELLA LANA

 

 

A PRATO E' DOCUMENTATA NEL 1564 UN OSCURA GUARDIA DELLA LANA : ULIVIERI CARNESECCHI

NON SI SA DA DOVE VIENE NE CHI SIANO I SUOI ANTENATI

I SUOI DISCENDENTI AVRANNO FORTUNA E SARANNO ASCRITTI ALLA NOBILTA' DI PRATO E ALLA NOBILTA' DI FIRENZE

 

Nel 1563 compare a Prato nei documenti un certo Ulivieri Carnesecchi che sembra non appartenere a nessuno dei due gruppi genealogici finora visti.

Da questo momento siamo in presenza di tre famiglie Carnesecchi.

Nel 1584 Pasquino di Domenico dei Carnesecchi di Pasquino agisce in giudizio contro i Carnesecchi di Ulivieri per una ragione che ci appare strana : cioe' chiede che venga impedito ai Carnesecchi di Ulivieri perche' fosse loro impedito di usare il cognome e lo stemma che usavano i Carnesecchi di Pasquino ( stemma che era in realta' quello dei Carnesecchi fiorentini ) :

…………….Usurpavint nomen et insignia de Carnesecchis de Prato………………………………………..

I Carnesecchi di Ulivieri, continueranno a chiamarsi Carnesecchi ( anche se i genealogisti li definiranno Carnesecchini : negli atti pero' non c'e' traccia di un simile cognome almeno cosi mi pare ) e nonostante che nell'istanza di Pasquino di Domenico siano definiti persone "humili et vilj " faranno molta strada divenendo prima nobili di Prato e poi nobili di Firenze.

I Carnesecchi di Paolo e i Carnesecchi di Pasquino apparentemente si estingueranno ( meglio sarebbe dire : scompariranno da Prato ).

Apparentemente perche' lo stemma del 1850 in San Francesco sta a dimostrare il contrario

 

 

VICENDA INTERESSANTISSIMA QUESTA DEI CARNESECCHI DI PRATO

 

vai alla pagina 28  La strana vicenda dei Carnesecchi della citta' di Prato ( su notizie raccolte da Roberto Segnini ed informazioni del dr Vieri Mazzoni )

 

 

( riproduzione del dr Roberto Segnini) Stemma dei Carnesecchi del giglio di Prato

 

Questo e' uno stemma riportato nel Ceramelli-Papiani

Cosi blasonato : Troncato: nel 1° d'azzurro, al destrocherio di carnagione vestito di rosso, tenente un giglio dello stesso; nel 2° pure d'azzurro, a tre sbarre d'oro; e al filetto in fascia d'oro passato sulla troncatura.

Questo stemma fu presentato nel 1735 circa dall'alfiere Sebastiano di Lorenzo Carnesecchi, quando fu ascritto alla cittadinanza fiorentina. (cfr. fasc.1244).

 

Questo e' lo stemma attribuito da Casotti e da Benelli (tratto da wikipedia)

Nello stemma proposto dal Casotti e dal Benelli al posto delle sbarre tre bande e manca il filetto

potrebbe essere lo stemma dei Del Carne a cui in una certa fase i Carnesecchi di Ulivieri sembra dichiarassero di riallacciarsi genealogicamente

 

 

Nel 1765, per l'ammissione alla nobiltà di Prato, lo stesso ottenne di fregiarsi del blasone dei Carnesecchi patrizi fiorentini, estintisi nel 1756 (cfr. fasc.1244)

 

 

 

battesimi di Prato ..Battesimi di Prato raccolti da INCIPIT societa' di ricerca genealogica

 

 

 

Con la data del 1850 nella chiesa di San Francesco a Prato compare questo stemma Carnesecchi ( strano per il numero delle bande ) tesimonianza della sopravvivenza probabilmente dei Carnesecchi di Pasquino

 

da Wikipedia per Francesco Bini

 

 

UN DRAMMA : Un figlio di 22 anni che muore prima del padre e il padre che lo segue nella tomba

 

muore 22 luglio 1727 Giuseppe di Lorenzo di Filippo di anni 22 sepolto in San Frediano

muore 19 agosto 1728 Lorenzo di fu Filippo di anni 49 sepolto in San Frediano

 

 

 

Lorenzo Mari (Montevarchi, 11 giugno 1766 – Firenze, 14 gennaio 1824)

Lorenzo Mari, battezzato Gio. Pietro Lorenzo Maria Baldassarre, fu l'ultimo dei quattro figli del fiorentino Filippo Mari e di Francesca Nesterini di Montevarchi.

Alla scomparsa del padre, avvenuta il 27 settembre 1767, lui, le sorelle Vittoria e Maria Teresa, e il fratello Pietro rimasero soli con la madre che però, nel 1769, si risposò con Giuseppe Carnesecchi, capitano dell'esercito granducale di stanza a Livorno. Ma il loro nuovo patrigno morì poco dopo nel 1772 e nel 1774 lo seguì anche Francesca Nesterini cosicché i piccoli Mari dovettero essere affidati alla tutela dello zio canonico Silvio Francesco che li crebbe ed educò fino al 1781 quando, morendo, li lasciò eredi della fortuna montevarchina della famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DUELLO

 

Intorno a Niccolò de' Lapi: ovvero, I Palleschi e i Piagnoni di Massimo d ...

Di Felice Turotti

 

http://books.google.it/books?id=zqZKAAAAcAAJ&pg=PA138&dq=duello+carnesecchi&hl=it&sa=X&ei=1wxWUaHOA-mL7AaY54CADg&ved=0CGUQ6AEwCTge#v=onepage&q=duello%20carnesecchi&f=false

 

Si parla di un duello in cui figura il capitano Carnesecchi

in realta' probabilmente era il tenente Lorenzo Carnesecchi

 

Facili erano allora questi duelli in mezzo alla città. Uu cronista in data del 7 giugno 1764 scrive: « Da San Firenze segui un duello fra il capitano Carnesecchi ed un Borghigiani e tutti e due rimasero feriti. » La chiusura de'Teatri era in arbitrio ...

 

 

 

 

 

 

 

 

BATTESIMI  FONTI : fedi di battesimo della discendenza di Ulivieri di Prato ( Carnesecchini )

 

 

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In definitiva ad inizio 500 oltre ai Carnesecchi lavoratori della terra ma ascrivibili ai Carnesecchi di Firenze ci troviamo a far i conti :

coi Carnesecchi di Prato di cui dobbiamo capire perche abbiano lo stesso stemma dei Carnesecchi fiorentini e lo difendano con tanta tenacia

coi Carnesecchi di Quinto e di Bibbiena con molta probabilita riconducibili a Firenze

coi Carnesecchi di Ghezzano-Pisa ; coi Carnesecchi di Fucecchio ; coi Carnesecchi di San Gimignano ;coi Carnesecchi di Monte San Savino

 

 

di cui non so determinare l'origine

Da notare che nell'uso toscano quel Carnesecha non e' detto sia un soprannome , sovente uno cognominato Carnesecchi da solo era detto il Carneseccha o il Carnesecco

Cosi come il Ferrucci era detto Ferruccio o il Machiavelli era detto Machiavello

CIOE' Gabriello CARNESECCA non va inteso come il soprannome associato al nome ma bensi al cognome stesso declinato al singolare

 

 

Siamo in presenza anche qui , pur abbastanza lontano da Firenze, di un numero molto limitato di individui fondatori agli inizi del 1500 di una discendenza Carnesecchi : Benedetto a Ghezzano , (che pare non riuscire ) , Salvestro a Fucecchio, Gabriello a San Gimignano . Antonio ( che ora vedremo ) a Monte San Savino, Girolamo a Pienza

Di ben altra consistenza sara' invece la spinta migratoria di poco posteriore verso la costa tirrenica

 

 

 

LA PICCOLA EMIGRAZIONE VERSO IL SENESE DEL NORD _OVEST

 

 

 

 

 

La Repubblica di Sena ed il suo contado nel secolo XIII del prof Romolo Caggese

 

 

SIENA

 

 

I Carnesecchi di Siena  …………alcuni documenti fiscali per Siena e dintorni

 

Abbiamo visto che e' proprio a Siena e a Cortona che incontriamo i primi individuo che hanno come soprannome " CARNESECCA"

A Siena gia' a meta' duecento : il mercante Indibrandino vocato Carnesecca figlio di Pero e suo figlio Gherardo detto Ghezzo

Piu' tardi il ribelle Thomasius Francisci Raynerii vocatus Carnesecca

 

 

Nonostante questi "Carnesecca" e la presenza nei dintorni di Siena di vari toponimi che includono "carnesecca" nel nome

La forma cognominale non sembra pero avere successo ne come Carnesecca ne come Del Carnesecca o come Carnesecchi e che si possa cominciare a parlare del cognome Carnesecchi prima nei dintorni Montesansavino e Pienza intorno alla prima meta' del seicento e poi a Siena aspettando il 1700

 

 

Il 27 novembre 2018 ho contattato la d.ressa Gabriella Piccinni

debbo alla sua cortesia qualcosa che puo' avere un impatto importante su questa ricerca

 

Cercando tra le mie schede trovo la denuncia dei redditi di un Agnolo di Antonio di Lorenzo Carnesecchi allibrato per i beni in Siena, residente nella compagnia di Pantaneto (Archivio di Stato di Siena, Lira dell'anno 1453, )

 

by Gabriella Piccinni

 

Questa informazione ci parla di un Lorenzo nato tra il 1360 e il 1390

non ci dice quando e' assunto il cognome Carnesecchi dal gruppo parentale

non ci dice niente sul luogo di provenienza del gruppo parentale

ci dice che Lorenzo e' un individuo che non compare nelle genealogie da me ricostruite

non ci dice se ha dei legami con Ghezzo o con Tommaso

 

 

 

QUINDI A SIENA AVREMMO POTUTO FARE I CONTI ANCHE CON GLI EVENTUALI DISCENDENTI DI AGNOLO

MA NON E' STATO QUASI SICURAMENTE COSI

E' POSSIBILE SI SIA DI FRONTE ALLA IMMIGRAZIONE EPISODICA ( UN NUMERO DI NUCLEI DA SCOMODARE LE DITA DI UNA MANO )

DA DOVE ?

Da SAN GIMIGNANO VERREBBE DA DIRE LUNGO LA VIA DI MONTIRIGGIONI

 

 

Non credo siano stati i discendenti di questi visti ad aver a che fare con Monte San Savino ( 1570) e con Pienza ( circa 1620 ) ma ritengo si debba parlare di un immigrazione da San Gimignano

 

 

 

SINCERAMENTE mi aspetto di capire qualcosa di interessante dalla comprensione della presenza del notaio Girolamo

Gli altri e' probabile cercassero terra da lavorare

Ed e' per questo che evitassero il contatto con Siena

 

 

 

INSEDIAMENTO DEL COGNOME CARNESECCHI A SIENA

Ora una incredibile elencazione di battesimi apre una luce del tutto nuova sulla questione , con una presenza assai tarda per i Carnesecchi a Siena

BATTESIMI DI SIENA SAN GIOVANNI BATTISTA

ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI SIENA

Pagine curate da: Luigi Bichi e Orlando Papei

dal sito Ilpalio.org a cura di Orlando Papei e Luigi Bichi ....................................trascrizione di tutti i battesimi di Siena

 

 

PRIMA FASE DELLA COMPARSA DEL COGNOME CARNESECCHI NEI BATTEZZATI A SIENA

 

Storia dei Carnesecchi battezzati con cognome Carnesecchi a Siena

 

L'elenco ci permette di vedere una cosa impensata

Debbo addirittura aspettare fino al 1709 per trovare il primo battesimo Carnesecchi a Siena citta'

 

 

 

Filippo 1709 12 gennaio

Maria Caterina 1711 30 maggio

Domenica 1712 17 agosto

Maddalena 1714 29 settembre

 

 

 

Ed e' probabile sia un parente del padre di Filippo e sorelle l'artefice di una seconda covatata

Teresia 1720 19 gennaio

Francesco 1722 7 settembre

 

 

Molto difficilmente possiamo parlare di un individuo ancora senza cognome per il padre di Filippo ( ed il suo probabile fratello ) ma dobbiamo parlare di un individuo proveniente da altrove gia' cognominato

 

 

POI UNA ABBASTANZA LUNGA INTERRUZIONE ci fa pensare che i Carnesecchi scompaiano nuovamente da SIENA ma per essere presenti nelle zone intorno

 

 

Quindi poco significativa questa presenza di una Lucrezia Carnesecchi a Siena

 

 

 

Nella zona intorno a Castelnuovo Berardenga troviamo un luogo chiamato " Croce di Carnesecca"

Nella zona intorno ad Asciano troviamo due corsi d'acqua : "il borro di Carnesecca " e " il fosso di Carnesecca "

Questi sono indizi della presenza di un individuo o piu' individui chiamati " Carnesecca " nella zona. (piu' : perche' le zone di Asciano e Castelnuovo Berardenga seppur non distanti non sono nemmeno troppo vicine ).

Non ci meraviglia trovare un individuo nominato come Carneseccha in un atto del 20 marzo 1500 in cui l'abate generale dell'abbazia di Monte Oliveto concede a mezzadria alcuni poderi della badia di Roffeno.

Siamo nei dintorni di Asciano e Carneseccha e' un lavoratore della terra e pare difficile abbia a che fare con i Carnesecchi fiorentini

Non e' detto pero' che i vari toponimi prendano il nome da lui ( l'uomo dell'atto ) piuttosto che da un altro Carneseccha.

Neppure possiamo affermare che necessariamente i suoi eventuali figli siano stati identificati come Carnesecchi sebbene si sia nel momento in cui il cognome sta per diventare corredo necessario per ogni uomo.

La presenza di questo o questi Carneseccha in zona e' un dato di fatto . Ci sta tutto : anche che alcuni Carnesecchi siano autoctoni ed altri immigrati , che siano tutti autoctoni ma di ceppo diverso, che siano tutti immigrati , ecc……

La consultazione dei documenti religiosi ci dice altro

 

 

 

Vediamo ora gli studi del dr Angelo Gravano sulle famiglie di Monte San Savino che nell'intervallo 1569 --1638 e' ivi presente una famiglia Carnesecchi che nei secoli successivi sara' ritenuta oriunda da Firenze e che a Monte San Savino era proprietaria di una casa.

 

 

Dalle ricerche del dr. Angelo Gravano

 

I CARNESECCHI DI MONTE SAN SAVINO

 

Secondo l'anonimo autore de "Armi delle Famiglie della nobil Terra di Monte San Savino" (manoscritto databile a dopo il 1767) la famiglia Carnesecchi è oriunda da Firenze e risulta già estinta alla sua epoca ( Biblioteca Citta'di Arezzo, manoscritto XXI, 72 ).

 

 

Stemma secondo il manoscritto citato , per la cortesia del dr Renato Giulietti e del dr Angelo Gravano-Bardelli

( E'possibile , anzi probabile , che sia uno stemma attribuito a posteriori presupponendo per la famiglia di Monte San Savino un' origine nei Carnesecchi fiorentini, con il rocco scambiato per un giglio )

 

 

 

 

presentazione : Sono un commercialista appassionato ("curioso") di tante cose belle che offre la vita (quelle che non fanno male a noi ed al prossimo) arte e storia soprattutto, e fin da ragazzino della numismatica e genealogia.

Negli ultimi 15 anni ho indagato negli Archivi sull'origini delle mie famiglie paterna e soprattutto materna BARDELLI, originaria di Monte San Savino (AR) e successivamente sulle famiglie primarie (cioe' quelle che hanno avuto gonfalonieri), artigiane e anche contadine del mio detto paese natio, tutto per mia cultura personale e senza scopo di lucro.

Tra queste famiglie savinesi ne e' esistita una nei sec.XVI-XVII di nome CARNESECCHI .

 

 

Monte San Savino ( Arezzo )

 

Monte San Savino ( Arezzo ) .............I Carnesecchi di Monte San Savino ( dalle ricerche del dr Angelo Gravano )

 

 

Monte San Savino ( Arezzo ) ......Collegamento alla vasta ricerca del dr ANGELO GRAVANO sulle principali famiglie di Monte San Savino (AR)

 

 

Monte San Savino ( Arezzo ) ..Storia e vicende di Monte San Savino ( Ar ) raccontate dai dottori Angelo Gravano e Renato Giulietti

 

 

 

 

ANTONIO CARNESECCHI

parroco della prioria di S.Andrea a Pigli (AR) dal 5.7.1660 rinunzia il 15.3.1665.

(ARCHIVIO CURIA VESCOVILE DI AREZZO, Registro dei parroci Albergotti, 1820, carta 41)

Registro dei parroci compilato sotto il vescovo Albergotti.

 

 

 

per la cortesia di Angelo Bardelli Gravano

 

 

 

 

 

Possibile una presenza a Monte San Savino nel 1850 ( che non dimostra pero' una continuita' di presenza

 

A Hand-Book for Travellers in Central Italy ... By ... - Pagina 241

John Murray (Firm), ‎Octavian BLEWITT - 1850 - ‎

Another excellent but hilly road goes to Siena by Monte Sansavino and Palazzuolo (88 miles) ; there is one clean bedroom at Carneschi's locanda in Monte Sansavino. Excuasrou '1'0 THE VAL m Cinaua AND THENCE '10 Rome BY Oavnt'ro .

http://books.google.it/books?id=Iv5WAAAAcAAJ&pg=PA241&dq=carneschi&hl=it&sa=X&ei=FSTuU8yzGqb4yQPs04KgCw&ved=0CB4Q6AEwADhQ#v=onepage&q=carneschi&f=false

 

 

Attenzione potrebbe pero' trattarsi del cognome CANESCHI essendo vicini al territorio aretino

 

poveriocontadini

 

Val d'Orcia

 

 

 

I Carnesecchi

 

Troveremo nei primi decenni del seicento a Castiglione d'Orcia un notaio Girolamo Carnesecchi che niente sembra aver a che fare con la famiglia di Monte San Savino

Suo figlio Antonio Carnesecchie' un religioso che tra la meta' e la fine del seicento vediamo essere presente nella zona di Sinalunga come cancelliere episcopale e a Pienza come arcidiacono.

 

………………Il 5 febbraio 1669 il Capitolo dei canonici lo nomina arcidiacono e dal 1674 al 1705 viene chiamato ad amministrare l'Opera del Duomo di Pienza con la qualifica di "operarius " .Muore il 27 luglio 1707 lasciando l'eredita' alla venerabile Opera del Duomo con un legato sotto il titolo di S. Ansano martire senese (cio' farebbe supporre la sua origine senese )

 

E' un uomo che muore ricco lasciando tutto alla chiesa.

Di lui rimane un ritratto ( conservato insieme ad altri nella cripta del Duomo di Pienza ) in cui appare uno stemma diverso da quello fiorentino. ( la cosa in realta' non da di per se indizio sicuro di diversita' di origine )

 

 

 

 

 

Infine ai primi dell'ottocento nei censimenti napoleonici ( che abbiamo visto come vadano intesi ) troviamo ancora la presenza dei Carnesecchi nella zona di Asciano , Sinalunga , Pienza , Montalcino. fonte INCIPIT

In definitiva : un quadro ancora troppo frammentario per anticipare delle conclusioni

 

 

I Carnesecchi della val d'Orcia  ....I Carnesecchi della val d'Orcia

 

 

 

 

Storia dell'arte

 

 

Il ritratto dell'arcidiacono di Pienza e' stato recentemente oggetto di un restauro , di cui allego alcuni particolari fornitimi dalla dottoressa Trapassi autrice dell'intervento sull'opera

 

Duomo di Pienza    Restauro di una tela del XVIII secolo rappresentante Antonio Carnesecchi arcidiacono del Duomo di Pienza ad opera della d.rssa Elena Trapassi

 

 

 

 

 

 

 

 

DA CHIARIRE LA POSSIBILITA' DI UNA FAMIGLIA DE CARNESECCA /CARNESECCHI A CORTONA

 

 

 

 

La situazione piu' probabile pare l'emigrazione da SAN GIMIGNANO che interessa molto molto marginalmente SiIENA E DINTORNI

 

Ben piu' consistente e' la spinta migratoria verso la costa tirrenica

 

 

poveriocontadini

 

Forse l'origine dell'espansione verso la Maremma e' in questi documenti

 

 

A PIOMBINO UN BATTESIMO NEL 1633 : nasce Paolo

 

 

ASSEGNAZIONE DI TERRE

Matteo di Michele Carnesecchi anno 1669

 

 

Si tratta di un registro cartaceo legato in pergamena composto da cc. 1-38 con numerazione a pagina, che raccoglie i disegni (con relative descrizioni) degli appezzamenti di terreno che nel 1654 furono assegnati a più particolari nel piano di Bibbona, con sentenza dell’Auditore Valentino Farinola. Questo fu realizzato nel 1669 da Orazio Federighi copiando l’originale realizzato dall’ingegnere Lorenzo del Nobolo, appunto nel 1654.

 

pagina 19

Questi semplici schizzi raffigurano due appezzamenti di terreno situati nel piano di Bibbona, assegnati con sentenza dell’Auditore Valentino Farinola rispettivamente alla Badia de’ Magi e a Matteo di Michele Carnesecchi. Il primo, di staiora 100, si trova in località “Traverso” a confine con i beni granducali e quelli della comunità di Bibbona. Il secondo, di staiora 13, situato in località “Bottico” è compreso fra il fosso Sorbizi ed i beni granducali.

 

pagina 20

Questi semplici schizzi raffigurano due appezzamenti di terreno situati nel piano di Bibbona, assegnati con sentenza dell’Auditore Valentino Farinola rispettivamente a Matteo di Michele Carnesecchi e Biagio Adessi. Il primo, di staiora 90, si trova in località “Maggioratico” a confine con i beni granducali, la via cha va da Bibbona a Campiglia, il fosso del Livrone e i beni della Badia de’ Magi. Il secondo, di staiora 78, situato in località “Calcinaiola” è compreso fra la Banditella ed i beni granducali.

 

 

 

Mappe in Toscana pagina 19  Matteo di Michele Carnesecchi a Bibbona

 

Mappe in Toscana pagina 20  Matteo di Michele Carnesecchi a Bibbona

 

 

Mappe in Toscana pagina 19  Matteo di Michele Carnesecchi a Bibbona

 

Mappe in Toscana pagina 20  Matteo di Michele Carnesecchi a Bibbona

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tommaso Carnesecchi  ……….Tommaso Carnesecchi fiorentino mercante a Napoli a fine seicento

 

 

 

 

carnesecchipratobadi

 

 

 

UNO STRANO STEMMA A NAPOLI

 

Notizie per la cortesia del dr Carlo Verde

 

Vi e' uno stemma in pietra, posto sul portone di un palazzo nel quartiere di Capodimonte (Napoli) di cui non si ha alcuna notizia.

l'indirizzo è via Bosco di Capodimonte 82 ( Napoli), "Via Bosco di Capodimonte" nel '600/'700 si chiamava "Via delle Gabelle"

 

 

 

 

 

il palazzo compare già nella planimetria di Napoli del Duca di Noja del 1775 (è proprio al confine settentrionale della Mappa). Ti invio delle foto della facciata, naturalmente la controfacciata è segnata da numerose "superfetazioni", così come il giardino retrostante, completamente lottizzato negli ultimi trent'anni. E' ubicato sulla via Bosco di Capodimonte (civico 81), a circa 50 mt. dall'ingresso del parco. Suppongo che sia coevo alla costruzione della Reggia (1738), anche per la presenza di uno stile "tardobarocco", legato ancora all'architettura del Vaccaro o del Sanfelice, come puoi evincere dalle foto, che qui a Napoli era molto diffuso almeno fino a quando le scoperte degli scavi di Pompei ed Ercolano non cominciarono a far diffondere lo stile neoclassico alla fine del Settecento. E' plausibile quindi sia un palazzo nobiliare di qualche notabile molto amico di Re Carlo di Borbone.

 

Notizie per la cortesia del dr Carlo Verde

 

 

 

 

 

 

a distanza di anni il dr Carlo Verde mi propone una suluzione diversa con lo stemma della famiglia Moscati di Santa Lucia di Serino ( Avellino ) famiglia di San Giuseppe Moscati

 

 

 

 

 

 

 

 

Storia cronologica della toscana dal 1737 al 1815

 

 

Su internet ho trovato questo lavoro che penso si debba attribuire a Gaetano Greco professore dell'universita' di Siena.

Visto che e' stato messo su internet per cultura di tutti anch'io me ne avvalgo per ambientare la nostra storia. ( evitandomi di fare un lavoro gia' ottimamente fatto che probabilmente non saprei fare con la medesima competenza )

Per fedelta' al testo riporto a fondo pagina la cronologia completa ( da cui questo estratto ) che copre il periodo ben piu' vasto che va dal 1400 all'eta' napoleonica e il curriculum del professore

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SCENARIO STORICO  Storia cronologica della Toscana 1737---1815

 

 

 

 

poveriocontadini

 

 

MAURO SODERINI

 

Mauro Soderini (Firenze, 15 gennaio 1704 – Firenze, 1746) è stato un pittore italiano.

Figlio del pittore Francesco Soderini e di Caterina Angiola Carnesecchi, artisticamente si forma nella bottega del padre per poi spostarsi a Roma nella bottega di Benedetto Luti.

Al rientro a Firenze dipinge nel 1718 lo Sposalizio della Vergine nel Duomo di Firenze.

Altre sue opere si trovano nel chiostro grande di santa Maria Novella dove realizza gli affreschi raffiguranti Sant'Antonio rimprovera i finti poveri ciechi e San Tommaso presenta l'Uffizio del Corpus Domini a papa Urbano IV.

Di lui non esistono più notizie dopo il 1746; l'ultima sua opera è San Zanobi resuscita un fanciullo del 1745 e conservata nella chiesa di Santo Stefano al Ponte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

storiaaristocraziafiorentina

 

 

Caduta del governo repubblicano della Repubblica di Firenze

Alessandro de Medici duca di Firenze ( figlio naturale di Papa Clemente VII ) 26 ottobre 1530 per volonta di Carlo v

Alessandro de Medici duca di Firenze 06 giugno 1532

assassinio di Alessandro

Cosimo I de Medici duca di Firenze ( figlio di Giovanni delle bande nere ) 09 gennaio 1537

Cosimo I de Medici granduca di Toscana

Francesco I de Medici

Ferdinando I de Medici

Cosimo II

Ferdinando II

Cosimo III

Giovanni Gastone

 

morte senza eredi di GianGastone 9 luglio 1737;

 

 

 

DAL PERIODO LORENESE AI GIORNI NOSTRI

 

9 LUGLIO 1737 MORTE DI GIANGASTONE DEI MEDICI, ULTIMO RAPPRESENTANTE DELLA DINASTIA GRANDUCALE

 

IL GRANDUCATO PASSA ALLA DINASTIA DEI LORENA

 

 

 

GRANDEZZA DI PIETRO LEOPOLDO

 

 

Il nome di Pietro Leopoldo è legato alla abolizione della pena di morte e della tortura compresa nel nuovo Codice Penale. Promulgata a Pisa nel 1786, la nuova legge assicura un giusto processo dove a tutti è data la possibilità di difendersi ed essere ascoltati non sotto tortura. Se ritenuti colpevoli la pena è poi proporzionata al delitto commesso, sempre con funzione rieducativa e correttiva; se innocenti è previsto (novità straordinaria per quel tempo) un risarcimento per il danno subito. Anche un'altra riforma, la Riforma Comunitativa, è per il Granducato di Toscana una vera rivoluzione. Viene attuata con la legge del 30 settembre 1772 e va a ridefinire i confini amministrativi dei comuni, accorpandone molti fra loro. Una vera e propria riforma della pubblica amministrazione, volta a rendere il Granducato di Toscana più efficiente. Anche il numero dei Vicariati viene ridotto e suddiviso fra vicariati maggiori e minori, con quelli di S. Miniato, Vicopisano e Volterra che restano maggiori. La Riforma prevede un nuovo sistema delle imborsazioni: vengono posti nelle borse ed estratti a sorte i nomi dei contribuenti di quella comunità che vanno a ricoprire (a seconda delle tasse sulla proprietà pagate) le cariche pubbliche. Fino a quel momento il Podestà (così si chiamava il sindaco) era il rappresentante diretto del governo fiorentino. Con la Riforma, invece, chi paga le tasse viene estratto per la carica di Magistrato Comunitativo, Gonfaloniere, Priore. Chi paga meno tasse solo per la carica di Consigliere. Il Gonfaloniere, (si può paragonare all'attuale sindaco) dura in carica per un anno, per non rischiare di acquistare troppo potedere ed è affiancato dai Priori, in numero variabile a seconda della comunità. Poi c’é il Consiglio Generale, l’assemblea più ampia, dove si programma l’attività del Comune. La Camera delle Comunità viene istituita come organo centrale di controllo sulle spese effettuate. La riforma comunitativa viene sperimentata per la prima volta a Volterra prima di essere estesa a tutto il granducato. La comunità deve organizzarsi per procedere e individuare gli aventi diritto. Pietro Leopoldo, da sovrano illuminato, va oltre la riforma delle comunità locali e, considerando il popolo non come un regno di sudditi ma come uno stato di liberi cittadini, lavora anche a una riforma costituzionale. Nel 1782 giunge così alla redazione di un progetto di Costituzione che però non entrerà mai in vigore. L’attenzione ai nuovi principi illuministi portano Mozart a dedicare a Pietro Leopoldo, l'opera “La Clemenza di Tito”, in occasione della sua incoronazione a imperatore.

 

 

 

Vicende dei Carnesecchi  ………….Un periodo oscuro

 

Ottobre 1757 Legge sulla nobiltà, viene istituito un registro della nobiltà e della cittadinanza.

 

 

 

Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza (1750-1808)

 

 

ARCHIVIO DI STATO FIRENZE

http://www.archiviodistato.firenze.it/siasfi/cgi-bin/RSOLSearchSiasfi.pl?_op=getsprod&id=IFDB744XXX&_language=eng&_selectbycompilationdate=&curwin=thirdwindow

 

La Deputazione fu istituita contestualmente alla pubblicazione della legge "per regolamento della nobiltà e cittadinanza" avvenuta a Vienna il 31 luglio e a Firenze il primo ottobre del 1750: ne fecero inizialmente parte Giovanni Antonio Tornaquinci, Consigliere di Stato e di Reggenza, nonché Segretario di Stato, Gaetano Antinori, Consigliere come il Tornaquinci e Segretario di Guerra, il senatore Giulio Rucellai, Segretario della Giurisdizione, e i senatori Filippo Guadagni e Giovan Francesco Ricasoli, che ebbero il compito di fare "pubblica descrizione delle [...] due classi, de' Patrizi, e dei Nobili colli dovuti esami, e riscontri delle domande, e recapiti ammissibili" secondo l'Istruzione pubblicata di seguito al testo della legge istitutiva. La Deputazione operava all'interno dell'Archivio di Palazzo - come allora era chiamato l'Archivio delle riformagioni -, nell'ambito della Segreteria di Stato, curando innanzitutto di allestire appositi registri "delle Classi de' Patrizi, e de' Nobili in buona, e valida forma distinti ed intitolati per ciascuna città da per se, ne' quali secondo l'ordine Alfabetico vi faranno dalli Ministri del detto Archivio registrare alla respettiva Classe tutte quelle Famiglie, che proveranno di avere li necessari requisiti per esservi ammesse". Tali requisiti - che tuttavia non dovevano essere posseduti contemporaneamente - erano: l'investitura di un feudo, l'ammissione a un ordine cavalleresco, il conferimento di un diploma del principe, l'esercizio di una suprema magistratura cittadina. Delle quattordici città del Granducato in cui si istituivano i registri della nobiltà, Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Arezzo, Volterra e Cortona erano classificate come "patrie nobili" - secondo criteri di antichità e celebrità da una parte e densità demografica dall'altra - e in esse l'aristocrazia era divisa in nobiltà semplice (famiglie con meno di duecento anni di titolarità dei requisiti nobiliari) e patriziato (famiglie con più di duecento anni di titolarità o appartenenti all'Ordine di Santo Stefano); nelle altre sette città - Sansepolcro, Montepulciano, Colle Val d'Elsa, San Miniato, Prato, Livorno e Pescia - veniva invece istituita la sola classe della nobiltà semplice (più tardi, e in momenti diversi, anche Pontremoli, Modigliana, Fiesole, Pietrasanta e Fivizzano ricevettero il rango di "città nobile").

La documentazione che i Deputati dovevano accogliere e vagliare per definire la posizione di quanti presentavano domanda per essere iscritti in una delle due suddette Classi, consisteva nell'albero genealogico di famiglia, comprovato da opportuni riscontri sui registri di decime, estimi, squittini, gabelle, contratti, battesimi e così via; nello stemma di famiglia, dipinto con i "suoi veri colori" e distinto con le sue proprie insegne; in eventuali diplomi di nobiltà, copie autentiche di rescritti e quant'altro concorresse a provare la nobiltà delle persone menzionate nell'albero genealogico; nelle fedi di decima, degli estimi e simili, o nelle copie "in valida forma" di testamenti, contratti d'acquisto e altra documentazione analoga; nelle attestazioni di cittadinanza. Circa i residenti fuori Firenze, la Deputazione si avvaleva della collaborazione dei giusdicenti di stanza nel territorio da cui proveniva l'aspirante alla carica di nobile o patrizio, i quali magistrati erano richiesti di fare "prontamente li dovuti riscontri de' Documenti annessi alle domande" per poi rimetterli, completata la documentazione eventualmente mancante e corredata di una propria relazione, di nuovo a Firenze all'Archivio di Palazzo perché la pratica potesse essere conclusa. Al termine del procedimento, le domande che risultavano idonee alla richiesta passavano all'approvazione del Granduca e, se accolte, venivano firmate dai membri della Deputazione e trasmesse, con tutta la documentazione del caso, agli incaricati dell'Archivio di Palazzo che a loro volta procedevano a copiare negli appositi registri gli stemmi e gli alberi delle famiglie riconosciute nobili o patrizie; le domande respinte, invece, dovevano essere dai Deputati corredate di una breve spiegazione relativa ai motivi che avevano portato all'esclusione della richiesta e potevano poi essere rimesse direttamente alla grazia del Granduca presentando una supplica al Consiglio di Reggenza. Comunque, tutte le domande, sia quelle accolte sia quelle respinte, venivano inviate dalla Deputazione all'Archivio di Palazzo dove si provvedeva a rilegarle in filze separate, ciascuna con i documenti annessi; il compito della Deputazione, poi, terminava con l'apposizione finale delle firme dei suoi membri sui registri originali del patriziato e della nobiltà.

La Deputazione, riunitasi a partire dall'ottobre 1750, nel mese di dicembre iniziò a esaminare i primi dossier di famiglie aspiranti all'iscrizione; le nobiltà del Granducato furono sottoposte a esame città per città: il lavoro venne portato a termine per Firenze e per Siena nel marzo del 1754, per Pisa in gran parte nel luglio dello stesso anno, per Pistoia nel luglio del 1755, periodo in cui si avviò l'esame della documentazione relativa ad Arezzo; nel 1784, infine, i lavori attinenti all'esame delle domande d'ammissione per tutto il Granducato si conclusero, dopodiché la Deputazione entrò nella fase per così dire di routine del proprio incarico consistente nell'aggiornamento progressivo dei registri di nobiltà già allestiti e vigenti. Con motuproprio del 29 ottobre 1792 (pubblicato il 30), poi, agli interessati che ancora non avevano provveduto si impose di presentare, entro due mesi dalla pubblicazione della legge, le "fedi autentiche" necessarie a essere iscritti nei "registri originali di patriziato e nobiltà", pena l'avvio di una procedura d'ufficio da parte della Deputazione, i cui oneri sarebbero totalmente ricaduti sugli inosservanti che inoltre avrebbero dovuto pagare una penale di tre lire per ogni fede rintracciata.

 

Nel 1793, con motuproprio del 12 giugno (pubblicato il 14), vennero finalmente dichiarati completati i registri di nobiltà e cittadinanza e l'Avvocato regio fu nominato "assessore" (ovvero, rappresentante legale) della Deputazione: il magistrato acquisiva in questo modo la facoltà di partecipare alle adunanze con diritto di voto e il compito di conservare personalmente i Libri d'oro della nobiltà e del patriziato. La Deputazione, in questo nuovo assetto e diminuita - almeno dal 1805 - di uno dei suoi cinque componenti originari, continuò a operare fino alla sua abolizione avvenuta con l'annessione del Granducato di Toscana all'impero francese

ARCHIVIO DI STATO FIRENZE

http://www.archiviodistato.firenze.it/siasfi/cgi-bin/RSOLSearchSiasfi.pl?_op=getsprod&id=IFDB744XXX&_language=eng&_selectbycompilationdate=&curwin=thirdwindow

 

 

VEDI "I Libri d'oro della nobilta' fiorentina e fiesolana di Bruno Casini " ediz. Arnaud

 

Alla pubblicazione del libro d'oro nella nobilta' del Granducato di Toscana compaiono in esso ( 1793 ) : solamente 2 linee di Carnesecchi ,

 

 

Nelle prime sette "Citta' nobili "del Granducato di Toscana ( Firenze,Siena,Pisa,Pistoia,Arezzo,Volterra.Cortona e Montepulciano ) i nobili si distinguevano in due classi ,cioe' i nobili patrizi e i nobili semplicemente nobili . Della prima classe facevano parte tutte le famiglie nobili nelle quali erano state raccolte le provanze per giustizia all'ordine di santo Stefano e quelle famiglie nobili che potevano comprovare la propria nobilta' da duecento anni senza discontinuita' . Nella seconda classe dei nobili erano descritti i discendenti di quelle famiglie accolte nell'ordine di santo Stefano e le altre famiglie nobili che non potevano comprovare la loro nobilta' per il predetto periodo di tempo , ma per uno inferiore.

 

 

iscritta nel Libro d'oro della nobilta' fiorentina come

 Famiglia nobile patrizia :

il 14 giugno 1751 xiii n.3

 

 

stemma dal Libro d'oro della nobilta' fiorentina presentato da Ridolfo di Francesco di Ridolfo

 

 

Giovanni di Andrea

Ridolfo di Giovanni priore nel 1524

Giovanni Batista figlio di Ridolfo nel 1589 sposa Clarice Tanai Medici

Ridolfo di Giovanni Batista sposa Laura di ...........Baldovidi

Francesco di Ridolfo nel 1696 sposa Dorotea del cav Francesco Simi muore nel 1724

Ridolfo di Francesco nato il 20 genn 1698 morto il 23 gennaio 1756 senza prole

Questo ramo si estingue

Quartiere san Giovanni gonfalone drago

Famiglia ammessa al patriziato della citta' di Firenze

Dati ricavati da "I Libri d'oro della nobilta' fiorentina e fiesolana di Bruno Casini " ediz. Arnaud

 

 

 

alcuni anni dopo

il 4 marzo 1765 xviii n.20

viene iscritto alla nobilta' fiorentina come

Famiglia Nobile :

la famiglia gia' iscritta alla nobilta' di Prato di Sebastiano Carnesecchi

che ora presenta lo stemma dei Carnesecchi fiorentini rimasto senza padrone con l'estinzione del ramo di Ridolfo di Francesco di Ridolfo Carnesecchi

 

Stemma presentato da Sebastiano di Lorenzo del dr Filippo Carnesecchi

Sebastiano Carnesecchi sposa Diamante di Domenico del Sere 1731

figli : Giuseppe e Anna 4 marzo 1765

Quartiere Santa Maria Novella gonfalone vipera

Famiglia ammessa alla nobilta' della citta' di Firenze

 

 

NOTA BENE

Questa linea non appartiene ai Carnesecchi fiorentini ma ai Carnesecchi di Prato ( quelli della famiglia di Ulivieri )

 

 

 

 

 

Dati ricavati da "I Libri d'oro della nobilta' fiorentina e fiesolana " di Bruno Casini ediz. Arnaud

 

 

 

carnesecchipratobadi

 

PRATO : I CARNESECCHI DI ULIVIERI GUARDIA DELLA LANA

 

 

A PRATO E' DOCUMENTATA NEL 1563 UN' OSCURA GUARDIA DELLA LANA : ULIVIERI CARNESECCHI

NON SI SA DA DOVE VIENE NE CHI SIANO I SUOI ANTENATI

I SUOI DISCENDENTI AVRANNO FORTUNA E SARANNO ASCRITTI ALLA NOBILTA' DI PRATO E ALLA NOBILTA' DI FIRENZE

 

Nel 1563 compare a Prato nei documenti un certo Ulivieri Carnesecchi che sembra non appartenere a nessuno dei due gruppi genealogici finora visti.

Da questo momento siamo in presenza di tre famiglie Carnesecchi.

Nel 1584 Pasquino di Domenico dei Carnesecchi di Pasquino agisce in giudizio contro i Carnesecchi di Ulivieri per una ragione che ci appare strana : cioe' chiede che venga impedito ai Carnesecchi di Ulivieri perche' fosse loro impedito di usare il cognome e lo stemma che usavano i Carnesecchi di Pasquino ( stemma che era in realta' quello dei Carnesecchi fiorentini ) :

 

 

Anno 1584 : PROCESSO PER USURPAZIONE DI STEMMA E DI COGNOME

 

 

Pasquino di Domenico dei Carnesecchi di Prato agi giudicialmente nel 1584 contro Giovanni (detto Nanniricco ) d'Uliviero , fornaio ,per usurpazione del cognome Carnesecchi

Dal manoscritto del CASOTTI : ( manoscritto di G. CASOTTI sulle Famiglie pratesi conservato nella biblioteca Roncioniana.)

 

Pasquinus di Dominici Pasquini Marci Pasquinis Perfecti de Carnesecchis de Prato agit contra Iohanni condam Oliverii Ioannini dello spedale di Prato dicto Nanniriccho …….Iohanni Oliverii Fornario …….usurpavint nomen et insignia de Carnesecchis.

Ivi che i Carnesecchi hanno la sepoltura in San Francesco con l'arme come qui a margine ( la medesima dei Carnesecchi fiorentini ) e con la scritta Hoc sepulcrum …..Pasquini Dominici de Carrnesecchis de Prato …….successor …….

Ivi che detto Pasquino non aveva figli e che gli avversari erano persone Humili et vilj e percio' ebbero la sentenza contro , e appare che la causa restasse deserta per aver lasciato spirare il tempo dell'appello.

 

 

 

estratto dal secondo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Segnini )

 

 

 

A causa della sentenza sfavorevole i Carnesecchi di Ulivieri mutarono temporaneamente il cognome in Carnesecchini

Infatti (Se)Bastiano e Roberto sono figli di Nanniricco e figurano nella decima del 1621 ( cap. IV, 4 ) come Carnesecchini

successivamente però ripresero a chiamarsi Carnesecchi, e addirittura finirono per prendere l'Arme della famiglia fiorentina (cfr. BRP., 105, c. 674t.).

 

 

( i genealogisti li definiranno Carnesecchini gli araldisti : Carnesecchi del giglio di Prato )

Salgono la scala sociale rapidamente nonostante che nell'istanza di Pasquino di Domenico siano definiti persone "humili et vilj " e fanno molta strada

Nel 1738 il ten. Sebastiano di Lorenzo di Filippo di (Se)bastiano di Giovanni d'Ulivieri, che aveva sposato Diamante di Domenico del Sere, chiedeva di essere imborsato per il gonfalonierato di Prato. Per dimostrare la sua nobiltà egli produceva un albero genealogico nel quale il padre di Ulivieri si allaccia ai del Carne (v.) di porta S.Giovanni (ASP., 626). La petizione fu accolta, e nel 1742 Sebastiano fu eletto gonfaloniere.

presentano uno di questi stemmi ( non so al momento quale )

 

 

STEMMA DEI CARNESECCHI DEL GIGLIO DI PRATO

 

 

La risalita sara' completata nel 1765 quando saranno ammessi ,come visto nel 1765 alla nobilta' fiorentina

e in questa occasione Sebastiano per se e per la propria discendenza si prendera' lo stemma dei Carnesecchi fiorentini da lui dichiarato senza padrone con la morte di Ridolfo di Francesco

 

Nel 1765 Giuseppe di Sebastiano, già nobile fiorentino, fu ammesso alla nobiltà di Prato con il casato Carnesecchi (ASP., 534, XI).

 

 

I Carnesecchi di Paolo e i Carnesecchi di Pasquino apparentemente si estingueranno ( meglio e' dire : scompariranno da Prato ).

Apparentemente perche' lo stemma del 1850 in San Francesco sta a dimostrare il contrario

 

VICENDA INTERESSANTISSIMA ED INTRICATA QUESTA DEI CARNESECCHI DI PRATO

vai alla pagina 28  La strana vicenda dei Carnesecchi della citta' di Prato ( su notizie raccolte da Roberto Segnini ed informazioni del dr Vieri Mazzoni )

 

 

Datato 1850 nella chiesa di San Francesco a Prato troviamo questo stemma Carnesecchi ( strano per il numero delle bande ) tesimonianza della sopravvivenza di qualcuna delle tre famiglie Carnesecchi di Prato . Per la cortesia di Francesco Bini ( wikipedia)

 

da Wikipedia per Francesco Bini

 

 

 

 

INTERRUZIONE DELLA TRADIZIONE STORIOGRAFICA FIORENTINA OPERATA DAI MEDICI

 

da Marco Cavarzere - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011) : Piero Monaldi di Giovanni di Piero 1559 circa--1629

 

Il tentativo del Monaldi di raggiungere attraverso la ricerca storica una coesione tra vecchie e nuove leve dell’aristocrazia cittadina trovò terreno fertile in un secolo che coltivava ancora un intenso interesse per la storia municipale. Non a caso prima e dopo la morte del Monaldi vi fu chi cercò continuamente di aggiornare e arricchire l'Istoria di nuove notizie: in particolare, nel 1626 Girolamo della Sommaia, membro dell’élite mercantile di Firenze e provveditore dell’Università di Pisa, autore a sua volta di un priorista, si preoccupò di rivedere sistematicamente l’opera del Monaldi e ancora in seguito, fin all’inizio del Settecento, si trovò chi ampliò le informazioni date nell’Istoria con le acquisizioni della nuova erudizione antiquaria. Di fatto però tutta la storiografia fiorentina del Seicento, compresa l’opera compilativa del Monaldi, si risolse in uno sforzo di ricostruzione genealogica e si parcellizzò in una ricerca documentaria ed erudita volta a studiare le vicende di singoli lignaggi, evitando accuratamente una storia complessiva della città e della Toscana. Questo deciso cambiamento degli interessi storiografici fu causato in parte anche dall’attenta politica dei Medici, che esercitarono uno stretto controllo sulla produzione storica e sugli stessi archivi dello Stato. Anche la mancata pubblicazione dell’opera tanto apprezzata del M. è stata interpretata come una conseguenza della politica di chiusura della famiglia regnante nei confronti di ogni scrittura storica, perfino di quelle più favorevoli: incapaci di organizzare una propria storia ufficiale i Medici preferirono una serrata totale, interrompendo in questo modo l’antica tradizione storiografica di Firenze.

 

 

 

 

 

 

Gli ultimi Medici : un tragico declino tra pestilenze , superstizione ed inettitudine

 

 

Per guerra dei trent'anni si intende una serie di conflitti armati che dilaniarono l'Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Fu una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea.[5] La guerra può essere suddivisa in quattro fasi: boemo-palatina (1618–1625), danese (1625–1629), svedese (1630–1635) e francese (1635–1648). Molti storici riconoscono l'esistenza di un quinto periodo oltre ai quattro canonici: il "periodo italiano" (1628-1631), corrispondente alla guerra di successione di Mantova e del Monferrato[6], nel quale si possono prendere in considerazione anche i precedenti scontri in Liguria nella guerra Savoia-Genova del 1625.

La Toscana non e' coinvolta ma le coseguenze economiche sono devastanti

La guerra, caratterizzata da gravissime e ripetute devastazioni di centri abitati e campagne, da uccisioni di massa, da operazioni militari condotte con spietata ferocia da eserciti mercenari spesso protagonisti di saccheggi, oltre che da micidiali epidemie e carestie, fu una catastrofe epocale, in particolare per i territori dell'Europa centrale[7]. Secondo l'accademico Nicolao Merker, la guerra dei trent'anni, che avrebbe provocato 12 milioni di morti, fu "in assoluto la maggiore catastrofe mai abbattutasi" sulla Germania[8].

Avvenuta negli anni finali della fase danese e in quelli iniziali della fase svedese, la guerra di successione di Mantova e del Monferrato (detta anche "guerra del Monferrato") viene considerata da alcuni storici come una parte della guerra dei Trent'anni svoltasi non in area tedesca, bensì nella penisola italiana, già protagonista nel secolo precedente di una lunga serie di conflitti tra la Francia di Francesco I e la Spagna di Carlo V. Alla morte senza eredi di Vincenzo II Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato, nel 1627, si aprì la contesa dinastica: da un lato Ferrante II Gonzaga, sostenuto dagli spagnoli, da Ferdinando II e dal duca di Savoia Carlo Emanuele I (che si era accordato con il governatore di Milano per la spartizione del Monferrato), dall'altro Carlo I di Gonzaga-Nevers, signore de facto di Mantova dal gennaio 1628, appoggiato dal re francese Luigi XIII e dal cardinale Richelieu.

In seguito ad un'iniziale vittoria spagnola, con i Savoia che occupavano Trino, Alba e Moncalvo e Ambrogio Spinola che poneva l'assedio a Casale, la situazione si capovolse con la discesa in Italia dello stesso re di Francia, che sbaragliò le forze piemontesi e occupò gran parte del ducato sabaudo, per poi nuovamente arridere alle forze imperiali e spagnole, con l'arrivo nella penisola italica dell'esercito di Wallenstein. La peste dilagante tra le truppe imperiali, gli eventi bellici nel nord Europa e l'invasione svedese della Germania spinsero Ferdinando II a cercare un accordo con i francesi, dapprima con il trattato di Ratisbona (13 ottobre 1630) e infine con la Pace di Cherasco (6 aprile 1631), che riconosceva legittimo duca di Mantova il candidato francese.

La guerra del Monferrato e la grande peste che colpì la penisola tra il 1629 e il 1631 fanno da sfondo alle vicende di Renzo e Lucia ne I promessi sposi, la più nota opera di Alessandro Manzoni, che con notevole accuratezza e ricerca storiografica mostra la società italiana al tempo del dominio spagnolo e la rovina fatta di epidemie, carestie e saccheggi portata dagli eserciti secenteschi nei teatri di conflitto.

La peste del 1630 fu un'epidemia di peste bubbonica[1] diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633 che colpì diverse zone del Settentrione, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e la Svizzera,[5] con la massima diffusione nell'anno 1630. Il Ducato di Milano, e quindi la sua capitale, fu uno degli Stati più gravemente colpiti. Si stima che in Italia settentrionale tra il 1630 e il 1631 morirono per la peste 1.100.000 persone su una popolazione complessiva di circa 4 milioni In mancanza di dati dettagliati, si stima che in Italia settentrionale tra il 1630 e il 1631 morirono per la peste 1.100.000 persone su una popolazione complessiva di circa 4 milioni.[3] Tutti questi decessi, unitamente agli effetti della successiva epidemia che falcidiò di abitanti dell'Italia meridionale, portarono al significativo calo demografico nella Penisola, dai molteplici effetti: si ridusse il livello di urbanizzazione della popolazione, mentre le campagne, non ben ripopolatesi, stentarono a produrre il surplus necessario per foraggiare lo sviluppo economico

il 23 dicembre 1630 si bandisce la Quarantena generale della città di Firenze a partire dal 10 gennaio (con licenza, a chi poteva, di "andare ad abitare in villa" fuori dalla città) . Nei mesi in cui imperversò in città la malattia causò migliaia di morti, tanto che il censimento del 1632 contò 10.000 persone meno (66.000) rispetto a quello del 1622, ovviamente non tutte riferibili all'epidemia.

Il cardinale Ferdinando de' Medici (1549-1609), secondogenito di Cosimo I, rinunciò alla porpora cardinalizia con dispensa papale quando l'improvvisa morte del fratello rese necessaria la sua ascesa al governo del granducato, col nome di Ferdinando I.

Alla morte di Ferdinando gli successe il figlio Cosimo II (1590-1621). Personaggio di intelligenza brillante e di vasta cultura, era ammalato di tisi, malattia che lo portò a una morte prematura appena passata la soglia dei trent'anni.Come suo zio Francesco I, Cosimo non si dimostrò mai interessato particolarmente dagli affari di governo e la Toscana finì ancora una volta per essere governata dai suoi ministri.

Dal Seicento il Granducato visse quel periodo di lenta decadenza che contraddistinse tutto il resto della penisola italiana, con la stagnazione dei commerci, le pestilenze, il provincialismo. La casa regnante non solo non seppe porre rimedio a questi problemi, ma anzi ne accelerò l'impatto con un governo mediocre, caratterizzato da irresolutezza, matrimoni combinati (e mal assortiti o incautamente accordati), grevi influenze di consiglieri non disinteressati.

Il resto fu caratterizzato da un'amministrazione sempre più apatica, ormai lontana dalle glorie del passato, come il lungo governo di Cosimo III, sordo alle richieste di un popolo sempre più affamato e in miseria per l'ingiusto gravare delle imposte, alle quali rispose beffardamente con una costosissima pompa spagnolesca della corte.

Quando Cosimo II morì, suo figlio primogenito Ferdinando era ancora in minore età per succedergli al trono. Questo rese necessario creare un consiglio di reggenza guidato dalla nonna di Ferdinando, Cristina di Lorena, e dalla madre del piccolo granduca, Maria Maddalena d'Austria. Cristina si interessò particolarmente alla vita religiosa del granducato, intervenendo contro alcune leggi approvate a suo tempo da Cosimo I contro gli ordini religiosi e promuovendo invece il monachesimo

La Toscana prese parte alle guerre di Castro (l'ultima volta in cui la Toscana medicea venne coinvolta direttamente in un conflitto) ed inflisse una pesante sconfitta alle forze di papa Urbano VIII nel 1643. Questo conflitto, ad ogni modo, prosciugò in breve tempo le casse dello stato toscano e l'economia era a tal punto peggiorata che nei mercati contadini si era tornati al baratto.[17] Le entrate erano appena sufficienti a coprire le spese del governo, portando così alla fine delle imprese banchiere dei Medici.[18] Ferdinando II morì nel 1670, venendo succeduto dal primogenito Cosimo.( Cosimo III )

Il regno di Cosimo III venne caratterizzato da cambiamenti drastici e da un declino sempre più imminente del granducato. Cosimo III aveva fama di essere un puritano e un conservatore religioso, fatto che lo portò a bandire una serie di festività e celebrazioni, ................ Egli istituì anche una serie di leggi sulla censura e sull'educazione ai giovani[20], introducendo anche le prime norme dirette anti-giudaiche della Toscana.

Aumentò le tasse[22] mentre la popolazione del paese era in continuo declino. Dal 1705, il tesoro granducale era virtualmente in bancarotta e la popolazione di Firenze era scesa del 50% mentre in tutto il ducato la popolazione era calata del 40%.[23] Anche la marina, un tempo fiorente, venne ridotta a poche imbarcazioni.[24]

La capitale, si riempì di accattoni e poveri.[27] Per salvare la tragica situazione in cui la Toscana sembrava essere piombata, si mosse anche l'imperatore Giuseppe I il quale avanzò delle pretese di successione al granducato in virtù di una sua discendenza dai Medici, ma morì prima che tali pretese potessero concretizzarsi.

 

By WIKIPEDIA : https://it.wikipedia.org/wiki/Granducato_di_Toscana

 

 

 

I dati da me raccolti sui Carnesecchi collimano perfettamente con questa descrizione

Ed i fenomeni migratori dal 1600 alla fine del settecento ( senza volonta' di rientro ) si allineano a questa situazione

 

 

 

 

 

Gli ultimi Medici : un tragico declino tra superstizione ed inettitudine

 

 

Come ogni stato costituitosi nell'Ancien Régime anche la Toscana con la signoria granducale medicea aveva sviluppato la propria feudalità. Lo Stato toscano, pur formalmente feudo immediato dell'impero, aveva la possibilità per mezzo dei propri granduchi di esercitare quella podestà feudale tipica dei sovrani del tempo. A partire dal XVII secolo, con Ferdinando I si cominciarono a concedere i primi feudi a famiglie che si erano dimostrate particolarmente vicine alla casa medicea, assicurandosene la fedeltà con la concessione di vaste terre in forma di vassallaggio feudale. Tra i primi feudi concessi vi fu la contea di Santa Fiora, presso il Monte Amiata; contea sovrana di un ramo degli Sforza (poi Sforza Cesarini) che aveva ceduto i propri poteri sovrani al granduca, il quale la restituì alla famiglia sotto forma di feudo granducale. A partire dalla fine degli anni venti del XVII secolo tali concessioni divennero sempre più numerose e frequenti. Tale situazione rimase pressoché immutata fino alla legge sull'abolizione dei feudi, promulgata dalla Reggenza toscana nel 1749 cui seguì la promulgazione della Legge del 1º ottobre 1750 che disciplinò le regole della nobiltà toscana. Di fatto, tuttavia, molti feudi continuarono a sopravvivere fino quasi alla fine del regno di Pietro Leopoldo. I feudi erano distinti in marchesati e contee ed erano classificati in feudi granducali (di nomina granducale), misti (di origine imperiale o pontificia), autonomi (in accomandigia).

 

By WIKIPEDIA : https://it.wikipedia.org/wiki/Granducato_di_Toscana

 

 

 

Alcune delle famiglie Carnesecchi che erano riuscite a restare agganciate al treno aristocratico di Firenze non possedevano piu' i requisiti patrimoniali per essere ammessi nelle liste della nobilta' altre forse non erano interessate perche' ormai molto fuori da quel mondo

Si era spezzato come un antico incanto e tutti i Carnesecchi erano poveri e svuotati di energie

 

 

LA RINASCITA DEL GRANDUCATO COI LORENA ED UNA NUOVA E DIVERSA DIMENSIONE DEI CARNESECCHI

 

 

 

 

 

Alcune delle famiglie Carnesecchi che erano riuscite a restare agganciate al treno aristocratico di Firenze non possedevano piu' i requisiti patrimoniali per essere ammessi nelle liste della nobilta' altre forse non erano interessate perche' ormai molto fuori da quel mondo

Ad esempio :

 

 

 

dal libro :

Le tre Nobiltà, di Marcella Aglietti a cura dell'Istituzione dei cavalieri di S.Stefano, ed. ETS Pisa:

Nota delle famiglie fiorentine patrizie che non hanno la Decima di fiorini 10…….
……….Tra i Patrizi che non raggiungevano quel livello minimo si ricordavano ( secondo un ordine decrescente a partire dal meno povero): i fratelli Aldana, Giovanbattista e Alemanno Rossi, Giuseppe e Niccolò Scarlatti, Spinello Castellani, i fratelli Orlandi e i Tealdi, i fratelli Mori Ubaldini, Bartolomeo Bartoli, gli Ubaldini da Gagliano, gli Stendardi, i fratelli Carnesecchi e i Roti, Giovanbattista Arrighi.
Tra i nobili si segnalavano i cavalieri Fabbreschi, Settimanni, D'Ambra, Tamburini e Salvadore Rossi.

Nobili di Prato:
Sebastiano Carnesecchi di Lorenzo. 4 marzo 1765, residenze nel Gonfalonierato per giustizia.

Nobili di Firenze:
Capitano Sebastiano Carnesecchi da Prato, 4 marzo 1769, prime cariche cittadine.

Patrizi di Firenze:
Ridolfo di Francesco Carnesecchi, squittinati per risiedere nelle maggiori magistrature nel 1524. cavaliere dell'Ordine Stefaniano ma non per giustizia.

 

Per la cortesia del conte Massimo Angelo Cavalloni

 

TRE NOBILTA' della dressa Marcella Aglietti

 

 

 

 

Famiglie iscritte nei libri d'oro della nobilta' di Firenze

 

DECRETO SULLA NOBILTA'................................FAMIGLIE NOBILI FIORENTINE

 

 

La d.ssa Marcella Aglietti

MARCELLA AGLIETTI

 

ha prodotto studi interessanti sulla nobilta' toscana e fiorentina in particolare

 

IL GRANDUCATO DI TOSCANA NEGLI ANNI TRENTA DEL SETTECENTO IL CAMBIO DINASTICO E LA DIFFICILE EREDITÀ MEDICEA

 

LE TRE NOBILTA'

 

La legge del 1750 e i suoi effetti sulle nobiltà feudali del granducato di Toscana

 

Restare nobili perdendo la nobiltà Il caso del Granducato di Toscana tra Sette e Ottocento

 

 

L'ultima dei Medici ad esser ricordata con onore e' a cui si deve la salvezza del patrimonio artistico toscano dalla spoliazione straniera al momento della successione

La decadenza della Toscana che si era accuita con gli ultimi Medici.vedeva in una soluzione osteggiata dai Toscani la possibilita' di arrestarsi

Gli Asburgo-Lorena ora regneranno sulla Toscana per circa un secolo con l'intermezzo della'interruzione dovuto all'occupazione francese

 

 

 

"Quantunque da più e più anni la mia famiglia non abbia di nobile e di patrizio che il nudo nome, io stimo i patrizi e disprezzo i nobili. Ed è per me vero patrizio d'una città chi ha terre da far fruttare, sepolcri domestici da venerare, lari da difendere, ed antenati da imitare i quali, per lungo ordine di anni abbiano ο arricchita la loro patria con l'industria,ο celebrata con le virtu' e con l'ingegno, ο protetta col sangue.
Ma i titoli, i feudi e gli stemmi che ogni principe pu
o' dare e può torre e che ogni soldato straniero, ο mercatante fortunato, ο letterato cortigiano puo' assumere nei paesi conquistati ο usurpati, e che puo' tramandare a' suoi nipoti, sono ai miei sguardi ricami sopra sucida tela".


Da una lettera del 1808 di Ugo Foscolo a Giambattista Giovio.

Per gentilezza dr Sergio De Mitri

 

 

 

 

 I Carnesecchi piu' che una famiglia nobile sono soprattutto una famiglia storica della Toscana ,

infatti sono tra le famiglie che hanno partecipato significativamente alla costruzione

delle vicende della Repubblica di Firenze e del Granducato di Toscana .

 

 

 

 

 

CARNESSEQUI

Deuxieme registre du livre d'or de la noblesse de France

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

I Carnesecchi di Rodolfo, che avevano appena rimpinguato il patrimonio con l'eredita' di Francesco Maria figlio dell'avvocato Gio. Bonaventura, ............

 

storia dei Carnesecchi................................Vicende del ramo di Ridolfo di Giovanni di Andrea Carnesecchi

 

.................condannati all'estinzione confinarono l'eredita' nella propria parentela di diverso cognome, ( violando anche i diritti fidecommissori )

Ancora una volta il pesce grosso ( gli Aulla ) si mangia quello piccolo ( i Carnesecchi poveri ) con il tacito assenso del regime e delle sue leggi che ieri come oggi servono piu' ai ricchi che ai poveri

 

 

GLI AULLA CARNESECCHI E I PRINI CARNESECCHI

 

 

Albero genealogico   ………Gli Aulla Carnesecchi e i Prini Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

 

storiaaristocraziafiorentina

 

 

Le seguenti famiglie compaiono nei libri d'oro della nobilta fiorentina

 

Acciaiuoli

Bacci

Caccini

Dainelli da Bagnano

Adimari

De Baciocchi

Cadorna

Dandi dei conti di Gangalandi

Alamanni

Danielli da Bagnano

Caimi

Danielli da Bagnano

Albergotti

Bagnesi

Calderini

Dati

Alberti

Baillou

Cambi

Davanzati

Albertini

Baldesi

Cambini

Dei

Albizzi

Baldi

De Cambray Digny

De Demidoff

Aldana

Baldigiani

Campi da Torricchio

Dewit

Aldobrandini

Baldini

Canacci

Dini

Alessandri

Baldinotti

Canigiani

Dithmar di schmidueiller

Alli

Baldocci

Canigiani de Cerchi

Doni

Almeni

Baldovinetti

Cantucci

Donnini

Altoviti

Baldovinetti di Poggio

Cappelli

Dufour

Altuiti-Ugolini

Bambagini

Capponi

Dufour berte

D'Ambra

Da Barberino

Carcherelli

Durazzini

Ambrogi

Barbolani

Cardi

Ercolani Onesti

Dall'Ancisa

Bardelli

Cardicigoli

Eynardlullin

Anforti

Bardi

Carducci

Fabbreschi

Anichini

Barducci Cherichini

Carlini

Fabbri

Ansaldi

Bargigli

Carnesecchi

Fabbrini

Anziani

Baroncini

Carrara

Fabrini

Antinori

Bartoli

Casini

Fabrini dagli aranci

Ardimanni

Bartoli Filippi

Castellani

Falagiani

Arnaldi

Bartolini

Castelli

Falconieri

Arrighetti

Bartolini Baldelli

Da Castiglione

Falcucci

Arrighi

Bartolini Salimbeni

Cataldi

Fantoni

Degl'Asini

Bartolommei

Cattani

Federighi

Attavanti

Basili Bartolini

Cavalloni

Fedini

Avila

Beccanugi Ammannati

Cecchini

Fenzi

D' Azzi

Beccuto

Cellesi

Feroni

 

Bechi

Da cepperello

De Ferra

 

Belfredelli

Ceramelli

Ferrucci

 

Belli

Cerbini Bonaccorsi

Fiaschi

 

Bellini

De Cerchi

Figlinesi

 

Bellini delle stelle

Cerretani

Da Filicaia

 

Belriguardo

Cerretesi

Firidolfi

 

Bencivenni

Chellini

Foggi borghi

 

Del Benino

Ciacchi

Fontebuoni

 

Benso di Cavour

Cicciaporci

Formigli

 

Benvenuti

Cignani

Forti

 

Berardi

Cinotti

Da fortuna

 

Beroardi Dragomanni

Cioni

Franceschi

 

Berti gia Da Vicano

Cipriani

Francesconi

 

Bertini

Cocchi

Franchini

 

Betti

Coletti

Franchini

 

Bianchi

Collarini

Francois

 

Biffi

Collini

Franzesi

 

Biliotti

Colson

Frescobaldi

 

Bini

Compagni

Fulger

 

Biondi

Comparini

 

 

Bittheuser

Coppi

 

 

Bocchineri

Coppoli

 

 

Bologna

Corboli

 

 

Bolognini

Corsetti

 

 

Bonaparte

Corsi

 

 

Buonaparte

Corsi Puccini

 

 

Bonecchi

Corsini

 

 

Bonfini

Cosi

 

 

Bonsi

Covoni Girolami bettoni

 

 

Della Bordella

Covoni

 

 

Borgherini

 

 

 

Borghese

 

 

 

Borghini

 

 

 

Dal borgo

 

 

 

Boverelli

 

 

 

Bourbon del monte

 

 

 

Bracci

 

 

 

Branchi

 

 

 

Brandolini

 

 

 

Brichieri

 

 

 

Brizzi

 

 

 

Broccardi Schelmi

 

 

 

Brocchi

 

 

 

Brunaccini

 

 

 

Buini

 

 

 

Buonaccorsi

 

 

 

Buonaccorsi Dolcini

 

 

 

Buonaini

 

 

 

Buonamici

 

 

 

Buonarroti

 

 

 

Buondelmonti

 

 

 

Del buono

 

 

 

Buontalenti

 

 

 

Busacca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gabrielli

Havet

Macciagnini

Gabburri

Hayre'

Macigni

Gabellotti

D'Humbourg

Del maestro

Gaddi

Humburgo

Maggio

Gaetani

Incontri

Maglioni

Galeffi Cappelletti

Inghirami

Magnani gerbi

Galeotti

Kaiser

Malaspina

Galganetti

Landi

Malevolti

Galilei

Lami

Mancini

Galletti

Lanfranchi Rossi

Manetti

Galli

Lanfredini

Mannelli

Gallitassi

Lapi

Mannini

Ganucci

Lapi ne Matteoni

Mannucci

Del Garbo

Laugier

Marchi

Gargiolli

Lenzoni

Marchionni

Garzoni Venturi

Leonetti

Mari

Gatteschi

Libri

Marmi

Gauard des pivets

Lippi

Marsili

Gaulard

Lippi Uguccioni

Martelli

Geppi

Lorenzi

Martellini

Gerini

Lorenzini

Martin

Gervais

Lotteringhi della stufa

Martini

Gherardesca

Lottinger

Maruccelli

Gherardi

Luccattini

Marulli

Gherardini

Luci

Marzichi

Giacomelli

Luciani passeri

Marzimedici

Giacomini Tebalducci

Luperelli

Masetti

Gianfigliazzi

Lupi

Masetti Dainelli da Bagnano

Giannetti

Lustrini

Mattei della scala

Gianni

 

Matteoni da Sommaia

Gilioli

 

Del mazza

Gilkens

 

Mazzei

Gilles

 

Mazzinghi

Ginori

 

Medici

Ginori Lisci

 

De medici

Giorgi

 

Medici di Zara

Giovacchini da Firenzuola

 

Menchi

Giovagnoli

 

Mercati

Giovagnoli Nomis

 

Michelozzi

Giraldi

 

Migliorati

Girolami

 

Migliorucci

Giugni

 

Milanesi

De Giunti Modesti

 

Miliotti

Giuntinelli (oggi D'Ambra )

 

Minerbetti

Giuntini

 

Mini

Giusti

 

Miniati

Goggi

 

Moneta

Gondi

 

Montalvi

Gori

 

Morali

Grazzini

 

Morelli

Griccioli

 

Moresi

Grifi

 

Moretti

Grifoni

 

Mori Ubaldini

Grobert

 

Mori Ubaldini alberti

Grottanelli

 

Mormorai

Guadagni

 

Morrocchi

Guasconi

 

Mozzi

Guasconi di Palermo

 

Mutti

Guasconti

 

Muzzi

Guazzesi

 

 

La Guerre

 

 

Guerrini

 

 

Guicciardini

 

 

Guidetti

 

 

Guidi

 

 

Guiducci

 

 

 

 

 

 

Naldini

Paganelli

Quaglia

Sabatini

Narvaez e Saavedra

Pagnini

Quaratesi

Sacchettini

Nasi

Palmieri della camera

Da Rabatta

De Saint Seigne

Nati Poltri

Palmieri

Ranalli

Salvagnoli

Della nave

Panciatichi

Della rena

Salvatici

Nelli

Pandolfini

Restoni

Salvetti

Del nente

Panzanini

Ricasoli

Salviati

Nerettoi

Paolini

Ricasoli baroni

Salvini

Neri

Papi

Riccardi

Sangalletti

Neri badia

Parenti

Ricci

Sanminiati

Neri ridolfi

Parlatore

De ricci

Sarchi

Nerli

Pasquali

Ricciardi

Sassatelli

Del Nero

Pasqui

Riccio Baldi

Sassi

Neroni

Passerini

Ridolfi

Sassi della Tosa

Nervi

Paur de Ankerfeld

Rigogli

Sauboin

Niccolai

Paver

Rilli

Scalandroni

Niccolini Sirigatti

Pavini

Rimbotti

Scalini

De nobili

Pazzi

Rimediotti

Scaramucci

Novellucci

Pecori

Rinaldeschi

Scarlatti

Nozzolini

Pellegrini

Rinaldi

Schianteschi

Nucci

Pelli

Rinuccini

Del sera

Obizzi

Pepi

Ristori

Seratti

Orlandi

Perini

Roffia

Serguidi

Orlandini

Petrowitz

Ronchivecchi

Sermolli

Orsi

Peruzzi

Rondinelli

Serrati

Orsini

Piacenti

Rosselli

Serristori

 

Pierucci

Rosselmini

Serzelli

 

Pirri

Rossi

Sesti

 

Pitti

Rossi da Piantravigna

Setticelli

 

Poggi

Del Rosso

Settimanni

 

De Poirot

Del Rosso vaiai

Siminetti

 

Poirot de la blandinier

Roti

Soderini

 

Poltri

Rucellai

Soldani Benzi

 

Poniatowski

Del ruota

Spina

 

Pontanari

 

Spinelli

 

Pontini

 

Spini

 

Popoleschi

 

Squarcialupi

 

Portigiani

 

Stefanopoli

 

Dalle pozze

 

Stendardi

 

Pratellesi

 

Stiozzi

 

Pucci

 

Strozzi

 

Pucci da Filicaia

 

Suares de la Conca

 

Puccini

 

Subbiani

 

Del pugliese

 

Suterman

 

 

Taddei

Ubaldini

Ward

 

Talenti

Ughi

Ximenes

 

Tamburini

Ugolini

Zati

 

Tassinari

Ulivelli ulivieri

Zeti

 

Tavanti

Ulivi

 

 

Tedaldi

Urbani

 

 

Tempi

Vaglienti

 

 

Teri

Vai

 

 

Terrosi

De la Valette

 

 

Testard

Valleron d'Orqueuaux

 

 

Tolomei

Vannucchi

 

 

Tolomei baldovinetti di Poggio

Vannucci

 

 

Toriglioni

Vavassori

 

 

Tornaquinci

Vecchi

 

 

Torrigiani

Vecchietti

 

 

Torsellini

Velluti

 

 

Tosi

Venturi

 

 

De la Tour en voivre

Verdi

 

 

Del turco

Vernacci

 

 

Del Turco Dazzi

Del Vernaccia

 

 

 

Da verrazzano

 

 

 

Vespucci

 

 

 

Vettori

 

 

 

Vitolini

 

 

 

Del Vivaio (oggi Vivai )

 

 

 

Viviani

 

 

 

 

 

La vicenda dei Carnesecchi aristocratici e' giunta alla fine, estinti dal tentativo di mantenere una posizione all'interno del ceto dirigente oramai superiore alle proprie disponibilita' economiche

Rimangono i poveri , che hanno le tasche vuote ma hanno conservato la forza genetica potendo figliare a piacimento senza il pensiero di considerazioni economiche non avendo un patrimonio da conservare

 

 

 

 

 

 

L'ALBERO GENERALE DEI CARNESECCHI A CUI DECISI DI FARE RIFERIMENTO E' QUELLO CHE HO CHIAMATO ALBERO PSEUDO--SALVIATI

E' A QUESTO ALBERO HO CERCATO DI RAPPORTARE I DATI VIA VIA RACCOLTI

 

DATI DI ARCHIVIO ...........Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC forse del Salviati molto interessante codice 225 tavola 26 il piu' completo e con scarsi errori . Comunque manca di alcuni individui

 

 

 

CON AGGIUNTA DI DATE

 

DATI DI ARCHIVIO ...........Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC forse del Salviati molto interessante codice 225 tavola 26 il piu' completo e con scarsi errori . Comunque manca di alcuni individui

 

se non funziona scrivi su archive.org

palatino-e.-b.-15.2-striscia-1406

con search metadata

 

 

CENSIMENTO DEL 1632 A FIRENZE

 

DATI DI ARCHIVIO ...........Censimento di Firenze nell'anno 1632

 

 

L'albero del pseudo Salviati e' sicuramente l'albero piu' completo ed affidanbile

 

non esiste in pratica la possibilita' di costruire un albero genealogico completo al 100 %

non esiste un albero economicamente e socialmente monolitico , ma alberi composti di rami che si differenziano perche' piu' o meno poveri, piu' o meno vicini al potere , piu' o meno socialmente rilevanti

il genealogista professionistain passato faceva un lavoro e tendeva a potare parentele che potevano gettare discredito puzzando di stalla

L'erudito si concentrava su troppe famiglie per poter focalizzarsi su tutti i rami. Il lavoro era sempre incompleto

 

Poi gli ostacoli ad un'identificazione precisasono obiettivamente molti

I battessimi del Duomo sono incompleti e lo vedo col raffronto del necrologio del Cirri dove trovo morti mai apparentemente battezzati

Molti nascevano in altri luoghi e solo nel periodo repubblicano avevano interesse all'imborsamento per le tratte

Poi i figli naturali che pur avendo cognome non avevano diritti successori e tendono a scomparire dalla scena

il sistema di costringere molti membri ad un celibato forzoso o a vocazioni religiose inesistenti, che non sempre mantenevano cadendo in poverta'

il sistema di cambiare il nome di battesimo al fanciullo o alla fanciulla i, in quello del padre moriente nel periodo di nascita ecc

 

 

Anche lo stock onomastico e' talvolta fonte d'inganni

La forte mortalita' infantile ci impedisce spesso valutazioni corrette sull'assegnazione dei nomi

Cosi non sempre e' agevole seguire lo schema di "rifare i parenti prossimi e i morti"

Poi ci sono periodi di forte contrazione dei nomi in uso : limitazioni a volte non facili da capire : in un dato luogo sembrano tutti usare un numero limitato di nome nlle varie famiglie

 

 

Il documento principe e' comunque sempre quello religioso . Anche se talvolta anche il parroco sbaglia la registrazione

:

Seguono i liber aetatis compilati per creare liste di eleggibili alle cariche pubbliche

Poi qualunque documento sia in grado di documentare un'esistenza : ( tenendo conto come detto della possibilita' di eventuali errori di identificazione e di trascrizione)

:

 

UN MASCHIO REGISTRATO COME FEMMINA DAL PARROCO

 

 

 

Utilizziamo anche :

SCHEDE DEL POLIGRAFO ...........................CARNESECCHI NELLE SCHEDE DEL POLIGRAFO GARGANI

 

 

 

 

 

vicende dei rami dei funzionari medicei

 

 

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo del senatore Andrea di Paolo di Simone Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Piero di Simone di Paolo Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Ridolfo di Giovanni di Andrea Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Andrea di Bernardo di Cristofano Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Giovanni di Giovanni Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Leonardo di raffaello di Leonardo Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Zanobi di Francesco di Berto Carnesecchi

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di Ridolfo di Antonio di Manetto

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di

storia dei Carnesecchi  Vicende del ramo di

 

 

 

 

 

BATTESIMI DI TURCHI A FIRENZE

 

Per amor del cielo Farsi cristiani a Firenze tra Seicento e Settecento d.ressa Samuela Marconcini

 

 

 

 

 

 

FIRENZE

 

Storia dei Carnesecchi ...............................I Carnesecchi presenti a Firenze dal XVII secolo

 

 

 

 

BATTESIMI  FONTI : fedi di battesimo per discendenze fiorentine in centro citta'

 

 

 

 

BATTESIMI  FONTI : fedi di battesimo per discendenze fiorentine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

poveriocontadini

 

Sul dizionario biografico degli Italiani figurano solo col cognome Coppini ma in realta' erano dei Carnesecchi e Coppini era probabilmente un nome d'arte

Una famiglia quasi circense e una notizia poco nota sul loro vero cognome

 

I CARNESECCHI-COPPINI SCENOGRAFI BALLERINI MIMI E MUSICISTI PER ALMENO 150 ANNI

 

 

 

Il melodramma italiano muove i suoi primi passi a Firenze

La sua nascita si fa risalire alla rapresentazione dell'Euridice favola pastorale di Ottavio Rinuccini con le musiche di Giulio Caccini e Jacopo Peri alla corte granducale la sera del 6 ottobre 1600

La rappresentazione in una saletta di palazzo Pitti in occasione dei festeggiamenti per lo sposalizio di Maria de Medici con Enrico IV re di Francia

La realizzazione e la messa in scena dell'Euridice e' la conclusione di un profondo dibattito culturale nato in seno all'aristocrazia fiorentina nell'ultimo ventennio del cinquecento

In particolare tra i membri di un circolo letterario la "Camerata fiorentina" che dibattono di musica e teatro

tra questi anche Vincenzo Galilei ( padre di Galileo) musicista di professione che da alle stampe Dialogo della musica antica e moderna

 

 

Quando ho incontrato questo ramo non immaginavo meritassero un articolo del Dizionario biografico degli Italiani

Vengono chiamati Coppini in realta' il loro cognome era Carnesecchi erano una famiglia allargata itinerante quasi circense

la loro storia emerge a meta700 ma probabilmente e' piu' antica

 

 

Antonio nato a Bologna quando battezza i figli a Firenze dichiara di chiamarsi Carnesecchi vulgo Coppini e cosi a Lucca per il battesimo di Ettore

Non penso si debba pensare a un nome d'arte che gia' dal 1763 accompagnava la famiglia ma penso ad un nuovo cognome subito durante uno spostamento di residenza e con cui poi furono accompagnati sulle scene e a cui artisticamente non vollero rinunciare vista la raggiunta notorieta' con questo

 

hanno lavorato in grandi teatri tra la meta' del settecento e la fine dell'ottocento con diverse fortune

Antonio nato presumibilmente nel 1806 era nativo della provincia di Bologna ed era sposato con Carolina Bartolini di Forli

presente a Firenze tra il 1837 e il 1846 ( sebbene Ettore venga battezzato a Lucca nel 1844 ) qui vengono battezzati Achille e Cesare

 

 

 

 

 

 

Lucca, Battesimi di S. Frediano

A dì 4 agosto 1844

Antonio Ettore Giuseppe figlio del sig. Antonio del sig. Giuseppe CARNESECCHI di vulgo CUPPINI di Bologna nativo, e della sua moglie la sig.ra Carolina del fu Fortunato BARTOLINI di Forlì, nato il dì 3 detto all'ore 3 1/4 pomeridiane, parrocchia di S. Michele, fu battezzato dal suddetto, compare il sig. Antonio Simoni di Lucca, e la comare sig.ra Clemente Bartolini di Forlì.

 

per la cortesia di Andrea Mandroni

 

 

 

Achille ebbe almeno una figlia : Argia

Compare nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 16 aprile 1946 num 89 anno 87

Carnesecchi Coppini Argia di Achille, moglie di Quagliuolo Vittorio di Ferdinando, dom. in Napoli .

 

Achillle morira' a Napoli , probabilmente in casa della figlia lo 11 dicembre 1912 , Cesare ( 8 maggio 1917 ) e Ettore (1935 ) a Milano

 

 

 

Ci affidiamo ora all'articolo di Dario Ascarelli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)

 

 

 

Purtroppo nel 2017 la tomba di Antonio era in diffida dal comune di Forli

 

 

 

 

Achille si era sposato con Amina Borri figlia del coreografo Pasquale Borri e della ballerina Carolina Pochini

Ecco una fotografia di Achille Carnesecchi con Amina e la loro figlia Argia

 

 

by la cortesia di Yuliya Ivanova Barone

 

 

Cesare Coppini primo ballerino assoluto in Roma nel Teatro Argentina autunno 1858 dis Battistelli e lit Corso 145

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PICCOLE STORIE

 

lettere indirizzate a un Marco Antonio Carnesecchi a me sconosciuto nel fondo Salvi-Cristiani di Prato (datate 1713 )

 

 

 

Presenza di Carnesecchi nei dintorni di Pisa nel 1772

 

 

ANNO 1772 Un fulmine a Pisa uccide il contadino Giovanni Carnesecchi

 

 

 

in realta' il prete Leopoldo Carnesecchi e' rettore della cappella di San Geronimo, in San Lorenzo di Firenze , come vedremo nella pagina dedicata all'ottocento

in relazione ( forse parentale ) con lui compaiono Antonio e Francesco Carnesecchi

 

8 luglio 1797 Trasmissione, da parte della Segreteria del regio diritto, del rescritto che conferisce a Carnesecchi Antonio il beneficio della cappella di S. Girolamo in S. Lorenzo, e presentazione della relativa mallevadoria

I documenti riportano il nome di Carnesecchi Leopoldo e Carnesecchi Antonio

 

 

 

 

Luglio 1751: dopo sei anni di progetti e preparativi, usciva in Francia il primo volume dell'Encyclopédie, Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers. Doveva essere un lavoro di routine, la semplice traduzione di un'enciclopedia inglese già esistente; la società gravida di una rivoluzione ne fece in breve un'opera completamente nuova.

Duecento esperti offrirono le loro conoscenze per un corpo teorico che divenne il manifesto della borghesia rivoluzionaria ed esso fu riassunto in via preliminare in un opuscolo propagandistico, il Prospectus, distribuito in migliaia di copie. In esso si mostrava l'albero della conoscenza di Francis Bacon e la teologia vi era raffigurata in modo del tutto sovversivo come derivazione della filosofia e non viceversa. Diderot era appena uscito di galera per uno dei suoi scritti contro la cecità sociale; d'Alembert s'ingegnava per trovare sottoscrittori e proseliti assicurando la rispettabilità politica e morale dell'impresa. Entrambi dovettero combattere fin dall'inizio per assicurare autonomia totale all'opera, minacciata dalle forze dell'antica società. Furono vittoriosi, perché nessuno poteva fermare la rivoluzione in corso.

La Chiesa scatenò i gesuiti, la corte feudale scatenò il partito della devozione appellandosi a Dio e al re. Ma il partito del passato si dimostrò impotente. I gesuiti furono sommersi da una quantità sterminata di pamphlet illuministici firmati dagli stessi autori dell'Encyclopédie. Per quest'ultima arrivarono 4.000 prenotazioni da ogni angolo d'Europa, un'enormità, visto che occorreva anticipare l'equivalente della paga annuale di un operaio. Sottoscrissero i borghesi, ma anche i feudali transfughi della loro classe, i colti prelati, gli ufficiali dell'esercito reale. Nessuno aveva previsto un simile successo. Il Discorso preliminare di d'Alembert scatenò l'entusiasmo, se ne fecero letture pubbliche nelle case della borghesia emergente.

Nonostante scattasse l'accusa di empietà e fosse sospesa la pubblicazione, la forza esplosiva della nuova società non permise che il suo manifesto fosse messo a tacere. All'interno stesso dello Stato si moltiplicarono solerti protettori: il sovrintendente alle stampe Malesherbes, il cancelliere d'Argenson, gli statisti Sartine e Vergennes, la potente e colta marchesa di Pompadur. Nel 1753 il re permise la ripresa della stampa

 

In Italia, a Lucca, già nel 1758 erano usciti i primi volumi; a Livorno nel 1770; subito dopo a Ginevra, Losanna, in altre città d'Europa. Diderot definì l'Encyclopédie una "rivoluzione degli spiriti", che nel linguaggio illuminista voleva dire vittoria sulle vecchie categorie filosofiche, sottoposte alla critica del razionalismo materialista e giudicate col criterio dell'utilità sociale. Qualcuno, più tardi, la chiamò macchina da guerra contro l'ancien régime, e basta leggere alcune voci di Diderot come "Art", "Autorité politique", "Égalité", "Impôt", "Industrie", "Répresentance", per rendersi conto di quanto fosse azzeccata la definizione. Industria, dice Diderot, non è quell'entità metafisica che mi ha proposto Quesnay nel suo articolo, ma "concerne la coltura delle terre, la manifattura, l'arte; essa feconda tutto e spande ovunque l'abbondanza e la vita; come le nazioni distruttrici fanno del male che loro sopravvive, così le nazioni industriose fanno del bene che non finisce con esse".

da http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/06/250_encycolpedie.htm

 

 

 

 

 

 

 

LA RIVOLUZIONE FRANCESE

 

Gia' in Inghilterra si era decapitato un Re , ma nessun avvenimento ha la valenza storica della "rivoluzione francese"

La rivoluzione francese risveglia pensieri mai piu' pensati forse dai tempi della democrazia ateniese

La rivoluzione francese risveglia pensieri che non si osavano pensare

Sembra risvegliare le genti da un sonno profondo e innaturale

Lo Stato aveva usato la religione , la paura dell'inferno , per tenere in soggezione le genti di fronte alle piu' terribili ingiustizie e alle piu' terribili iniquita' sociali

 

 

 

Grande Paura e abolizione del feudalesimo

Dal 20 luglio al 6 agosto 1789, nelle campagne francesi, si manifestò una situazione di panico generalizzato (periodo della Grande Paura) suscitato dalla falsa notizia dell'invasione di briganti venuti a distruggere i raccolti e a trucidare i contadini, per vendicare la nobiltà colpita dalle rivolte agrarie scaturite dai recenti sviluppi politico-sociali. All'annuncio dell'imminente arrivo dei briganti nei villaggi, i contadini si armavano di forche, falci e altri utensili. Desiderosi di maggiore protezione, si recavano in massa al castello del signore locale per ottenere fucili e polvere da sparo, ma qui finivano per sfogare la propria rabbia verso i poteri dominanti, esigendo i titoli signorili (documenti che stabilivano la dominazione economica e sociale dei loro proprietari) per poterli bruciare. In alcuni casi il signore o i suoi uomini si difesero con la forza, in altri vennero assassinati e alcuni castelli furono saccheggiati o bruciati. A testimonianza del difficile momento che il feudalesimo stava attraversando, Jules Michelet scrisse che tutti i castelli di campagna diventarono delle bastiglie da conquistare. Di fronte a queste violenze, nella notte del 4 agosto, l'Assemblea decise di abolire i diritti feudali, la venalità delle cariche, le disuguaglianze fiscali e tutti i privilegi in generale. Fu la fine dell' Ancien Régime.

Durante la redazione dei decreti avvenuta dal 5 all'11 agosto, i deputati, quasi tutti proprietari fondiari nobili e borghesi, cambiarono in parte idea in merito alle proposte originarie: i servigi o prestazioni d'opera gratuita che il titolare di un feudo imponeva ai suoi soggetti vennero aboliti, mentre i diritti basati sulla rendita della terra continuavano ad essere riscattati (agevolando in questo modo solamente i contadini più ricchi), permettendo così ai proprietari terrieri di ricevere un'indennità che in parte avrebbe salvaguardato i loro interessi economici e in parte sarebbe stata investita nell'acquisto di beni nazionali con l'intento di mettere fine alle rivolte. La maggior parte dei contadini comunque, ritenendosi completamente svincolata dal vecchio regime feudale, non pagò nessun indennizzo ai proprietari terrieri.

Dal 20 al 26 agosto l'Assemblea nazionale costituente discusse sul progetto della Déclaration des droits de l'homme et du citoyen (Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino), documento giuridico contenente i diritti fondamentali dell'individuo e del cittadino, ispirato ai principi illuministi e basato su un testo proposto da La Fayette. Approvata il 26 agosto, rappresentava una condanna senza appello della monarchia assoluta e della società degli ordini, che rispecchiava le aspirazioni della borghesia dell'epoca (garanzia delle libertà individuali, sacralità della proprietà, spartizione del potere con il re, creazione di impieghi pubblici).

 

Fine della monarchia in Francia

Il 25 luglio a Coblenza, su suggerimento di Luigi XVI e Maria Antonietta, venne redatto da Jacques Mallet du Pan, Jérôme-Joseph Geoffroy de Limon e Jean-Joachim Pellenc un proclama destinato ai parigini. Attribuito al comandante dell'esercito austro-prussiano, Carlo Guglielmo Ferdinando di Brunswick-Wolfenbüttel, il documento minacciava sanzioni gravi in caso di attentato all'incolumità del sovrano e della famiglia reale (Manifesto di Brunswick). Il 1º agosto il manifesto venne affisso sui muri della città di Parigi ma, lontano dallo spaventare i cittadini, contribuì ad aumentare nella popolazione il sentimento di unione nazionale e l'odio nei confronti della monarchia. Per molti fu la prova definitiva dell'esistenza di un'alleanza tra il re e i nemici alleati che indusse i rivoluzionari a pretendere dall'Assemblea Legislativa la destituzione di Luigi XVI, ma la richiesta venne rifiutata.

La notte del 9 agosto si formò un corteo di insorti davanti al Municipio di Parigi. Al loro fianco si schierarono le truppe di volontari, provenienti principalmente dalla Provenza e dalla Bretagna, che da poco avevano formato la Guardia nazionale provinciale. Complessivamente si riunirono circa 20.000 dimostranti fra uomini, donne, operai, borghesi, militari, civili, parigini e provinciali. Questi, armati di fucili e guidati da militanti sanculotti (uomini del popolo di idee rivoluzionarie radicali) delle varie sezioni di Parigi, erano talmente organizzati da far capire che la sollevazione era stata premeditata e preparata, evidenziando la maturità raggiunta dal movimento popolare. I principali organizzatori di questa giornata rivoluzionaria furono Georges Jacques Danton, Robespierre, Jean-Paul Marat, Camille Desmoulins e Fabre d'Églantine.

Il corteo fece irruzione nel Municipio obbligando il consiglio comunale in carica a destituirsi; quest'ultimo venne sostituito da un consiglio rivoluzionario, la Comune Insurrezionale. Successivamente la folla si diresse verso il palazzo delle Tuileries, giungendo a destinazione alle prime luci dell'alba del 10 agosto. La residenza reale era difesa principalmente dalla Guardia svizzera e da alcuni nobili, i quali portarono Luigi XVI e la sua famiglia nella Sala del Maneggio (sede dell'Assemblea Legislativa) con l'intento di mettere i reali sotto la protezione dell'Assemblea, riunita in seduta straordinaria. Alle otto del mattino gli insorti decisero di penetrare nel palazzo; la Guardia svizzera reagì, provocando centinaia di morti, ma i manifestanti continuarono a giungere numerosi da ogni parte (soprattutto da Faubourg Saint-Antoine). Il re, seguendo il consiglio dei deputati che volevano evitare un bagno di sangue, ordinò al comandante delle sue truppe di ritirarsi nella caserma. I soldati, eseguendo l'ordine appena ricevuto, vennero sorpresi e massacrati dalla folla. Al termine degli scontri si contarono circa 350 morti fra gli insorti e circa 800 fra i monarchici, di cui 600 Guardie svizzere e 200 nobili.

Con la presa del palazzo delle Tuileries il potere passò di fatto nelle mani della Comune Insurrezionale che immediatamente obbligò l'Assemblea legislativa a dichiarare decaduta la monarchia e a convocare una nuova assemblea costituente (Convenzione nazionale) che avrebbe avuto il compito di stilare una nuova Costituzione a carattere democratico ed egualitario. Luigi XVI, privato dei suoi poteri, venne rinchiuso insieme alla sua famiglia nella prigione del Tempio in attesa di essere processato. La sera del 10 agosto, in seguito ad una seduta durata nove ore, l'Assemblea legislativa designò per acclamazione un Consiglio Esecutivo provvisorio composto da sei ministri: Danton (ministro della Giustizia), Gaspard Monge (ministro della Marina), Pierre Henri Hélène Tondu (ministro degli Esteri), Jean-Marie Roland de La Platière (ministro degli Interni), Joseph Servan (ministro della Difesa) e Étienne Clavière (ministro delle Finanze). segretario del Consiglio provvisorio fu nominato Grouvelle Philippe-Antoine.

 

 

Processo a Luigi XVI

 

Dopo l'arresto di Luigi XVI, i Girondini cercarono in ogni modo di evitare il suo processo temendo che questo potesse rianimare e rinforzare l'ostilità delle monarchie europee nei confronti della Francia. La scoperta dell'armadio di ferro al palazzo delle Tuileries, il 30 novembre 1792, rese il processo inevitabile: i documenti reali rinvenuti provarono, senza possibili contestazioni, il tradimento di Luigi XVI e il 3 dicembre la Convenzione nazionale dichiarò che il procedimento penale sarebbe iniziato la settimana successiva. Per la sua difesa il re, accusato di tradimento verso la Nazione e di cospirazione contro le libertà pubbliche, chiese l'assegnazione del più celebre avvocato dell'epoca, Guy-Jean-Baptiste Target, ma quest'ultimo rifiutò l'incarico. La Convenzione decise allora di assegnare all'imputato gli avvocati François Denis Tronchet, Chrétien Guillaume de Lamoignon de Malesherbes e Raymond de Sèze.

Il processo, presieduto da Bertrand Barère, iniziò il 10 dicembre. Nei giorni seguenti gli avvocati difensori esposero le loro arringhe, sostenendo l'inviolabilità del sovrano prevista dalla Costituzione del 1791 e chiedendo che fosse giudicato come un normale cittadino e non come un Capo di Stato. I Girondini, che volevano condannare la carica del monarca ma non la persona, si trovarono in forte contrasto con i Montagnardi, i quali desideravano una netta separazione con tutto ciò che rappresentava il passato monarchico attraverso la condanna a morte. Il 15 gennaio 1793 il re fu riconosciuto colpevole con la schiacciante maggioranza di 693 voti contro 28 (erano presenti 721 deputati su 749). Il giorno seguente, su forte pressione dei Girondini, venne chiesto di decidere se la condanna di colpevolezza adottata dalla Convenzione nazionale avrebbe dovuto passare attraverso un referendum popolare; questo estremo tentativo di salvare la vita a Luigi XVI venne rifiutato con 424 contrari, 287 favorevoli e 12 astenuti (erano presenti 723 deputati su 749). Sempre nella giornata del 16 gennaio si proseguì con la votazione inerente alla tipologia di pena da adottare nei confronti del sovrano. Alle nove della sera venne data lettura della sentenza: la pena pronunciata dalla Convenzione nazionale contro Luigi XVI fu quella di morte. Come luogo dell'esecuzione, programmata per il 21 gennaio alle 11, fu scelta Place de la Révolution (oggi Place de la Concorde). Il 17 gennaio, su richiesta di alcuni Girondini, venne eseguito uno scrutinio di controllo dove risultò che 387 deputati votarono la morte e 334 la detenzione o la morte con rinvio (erano presenti 721 deputati su 749).

 

Esecuzione di Luigi XVI

 

Luigi XVI fu condotto in carrozza in Place de la Révolution un'ora prima dell'esecuzione, dopo avere ricevuto la comunione nella Prigione del Tempio. Quando arrivò in piazza, indossando una camicia bianca di lino e una giacca che dopo l'esecuzione furono venduti all'asta, i soldati provarono a legargli le mani, ma il sovrano si sottrasse.[14] Le mani, comunque, gli furono legate sul patibolo dal boia Charles Henri Sanson, che gli tagliò il codino. Il resto del cerimoniale fu seguito dal re con freddezza, nonostante la fama di uomo codardo che gli si attribuiva. Prima di essere ucciso, sebbene i soldati cercassero di impedirglielo, Luigi XVI si rivolse ai parigini per pronunciare un breve discorso: "Muoio innocente dei delitti di cui mi si accusa. Perdono coloro che mi uccidono. Che il mio sangue non ricada mai sulla Francia!". Secondo le testimonianze di alcune persone presenti, la ghigliottina scattò prima che Luigi fosse messo in posizione, e dunque la lama non tagliò del tutto il collo.

Alla morte del re, sancita dalla testa mostrata alla folla da un membro della Guardia nazionale, i parigini festeggiarono ballando al suono dell'inno nazionale e, secondo le testimonianze dell'epoca, addirittura assaggiarono il sangue del re. La festa durò a lungo, e uno dei testimoni, Louis-Sébastien Mercier, la descrisse così: "Vidi gente che passeggiava sottobraccio ridendo e scherzando amabilmente, come se si trovassero a una festa". Alla fine il cadavere - trasportato in un cesto di vimini fino al Cimitero della Madeleine - finì in una bara aperta che fu calata in una fossa del cimitero e ricoperto di calce viva. Luigi Carlo divenne automaticamente, per i monarchici e gli Stati internazionali, re Luigi XVII.

 

 

 

la rivoluzione francese ha un ruolo incredibilmente dirompente nella storia sociale dell'umanita

E' un risveglio improvviso delle masse

E' una rivendicazioni di diritti cosi normali che viene da domandarsi con quali meccanismi ( ancora oggi ) una minoranza riesca a prendere il sopravvento sulla maggioranza degli esseri umani soffocandone il diritto a godere pienamente della vita , lasciandoli rassegnati e non ribelli

 

 

E' un periodo di violenza anche barbara e' il trionfo della vendetta sociale e da questo momento la storia ( che gia' di rivolte popolari ne aveva gia' vissute molte : si pensi alle rivolte trecentesche ) vedra come realizzabile una cosa che qualunque ceto dirigente aveva sempre cercato di rendere persino inconcepibile : la rivolta riuscita delle masse contro il potere

 

 

 

 Prima occupazione (marzo 1799) I Francesi occuparono la Toscana, e il granduca Ferdinando III lasciò Firenze. Napoleone era in Egitto, e approfittando della sua assenza, Austria, Turchia e Russia si coalizzarono e i Francesi, guidati dal generale Moreau, il 27 aprile 1799 furono sconfitti a Cassano d’Adda.

 

Nel 1796, le truppe repubblicane francesi valicarono le Alpi e occuparono la Lombardia. Il Granduca di Toscana, Ferdinando III, succeduto a suo padre Pietro Leopoldo nel 1791, nonostante avesse sottoscritto un trattato di neutralità con la Francia e l’Inghilterra, vide lo stesso entrare nel proprio territorio le armate napoleoniche.

L’unica cosa che riuscì ad ottenere fu che le stesse non attraversassero Firenze. Dovette tollerare però che i francesi occupassero Livorno e gli inglesi Portoferraio. L’anno dopo, nel 1797, dietro pagamento di due milioni di lire toscane, rientrò in possesso, a breve distanza l’una dall’altra, delle due città.

Lo stesso anno, le forze francesi occuparono lo stato pontificio e obbligarono il papa Pio VI ad accettare il trattato di Tolentino. Sotto il loro appoggio, fu costituita la Repubblica Romana e dopo aver fatto prigioniero il pontefice lo portarono in Francia.

Nel marzo 1799 i Francesi occuparono Firenze e il Granduca, Ferdinando III, il 24 marzo abbandonò Firenze e si rifugiò a Vienna. Si formò un Governo Provvisorio, accolto in modo tiepido dalla gente, perché Ferdinando III aveva governato bene e il popolo non gradì il cambiamento. Ebbe inizio una politica più libertaria, più moderna, con le idee rivoluzionarie che i Francesi portavano ovunque arrivassero.

Questa prima occupazione francese durò poco, e il Governo Provvisorio toscano fu veramente tale. Infatti dopo due mesi gli Austriaci reagirono e vinsero una decisiva battaglia a Cassano d’Adda e l’Armata francese in Italia si sfasciò. Si tornò al vecchio Governo Granducale.

Napoleone era in Egitto, e approfittando della sua assenza, Austria, Turchia e Russia si coalizzarono e i Francesi, guidati dal generale Moreau, il 27 aprile 1799 furono sconfitti a Cassano d’Adda.

 

Quindi :

- Governo provvisorio francese in Toscana (25 mar.-7 lug. 1799) e Governo provvisorio dell'insorgenza antifrancese (6 mag.-set. 1799), poi Restaurazione austriaca e Governo toscano in nome di Ferdinando di Lorena poi Reggenza granducale e Quadrumvirato (7 lug. 1799-27 nov. 1800)

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a) Governo provvisorio francese in Toscana (25 mar.-7 lug. 1799) e Suprema deputazione di Arezzo, governo provvisorio dell’insorgenza antifrancese (6 mag.-set. 1799), poi Restaurazione austriaca e Governo toscano in nome di Ferdinando di Lorena poi Reggenza granducale e Quadrunvirato (7 lug. 1799-27 nov. 1800)

25 mar.-7 lug. 1799: l’occupazione francese nel Granducato di Toscana inizia nel marzo 1799 e, sebbene fosse stata dichiarata la neutralità dello Stato, l’esercito francese guidato dal gen. Luis Gualtier entra a Firenze il 25 marzo e vi instaura un Governo direttamente dipendente dalla Francia mentre a Charles de Reinhard, ambasciatore a Firenze dal giu. 1798, vengono conferiti poteri politici e civili in qualità di Commissario del governo francese; il 27 marzo il granduca Ferdinando III parte per Vienna; vengono confermati provvisoriamente tribunali, giudici e amministratori e viene istituito un Bureau di consultazione, di cui fanno parte tre ministri, della polizia, della giustizia e delle finanze, privo di poteri effettivi; vengono istituite Municipalità a Firenze, Arezzo, Cortona, Livorno, Massa di Maremma, Pisa, Pistoia, Pontremoli, Prato, Siena e Volterra, cui si aggiunge successivamente Pescia, che debbono anche costituire una Guardia nazionale; già alla fine del mese di aprile iniziano segni di rivolta da parte di un movimento nato per ragioni di fame e soprattutto religiose (insorgenza del "Viva Maria") che il 6 maggio genera una sollevazione antifrancese diffusa in varie località; gli insorti cacciano i francesi da Arezzo (favoriti oltre che dal malcontento suscitato dai sequestri di beni e dalle ruberie degli occupanti anche dalla decisione del gen. Macdonald di dividere il passaggio delle truppe francesi da Roma al nord tra Siena e Perugia) e vi instaurano un governo con poteri civili e militari affidato alla Suprema deputazione composta di un governo civile e uno militare; nella prospettiva di cacciare i francesi dalla Toscana, i ribelli di Arezzo cercano di affidare le loro truppe al comandante austriaco Schneider che ne assume il comando nella seconda metà di giugno; già il 9 dello stesso mese i ribelli avevano occupato Cortona, il 28 occupano Siena, il 7 luglio entrano a Firenze e il 17 a Livorno

7 lug. 1799-27 nov. 1800: con l’occupazione di Firenze il potere torna al Senato fiorentino che dalla fine di agosto intende sciogliere le bande aretine per ripristinare il precedente sistema politico; l’8 settembre le truppe austriache entrano in Firenze mentre quelle russe occupano Livorno; Franz von Hohenzollern viene nominato generale maggiore e Comandante generale della Toscana e, in settembre, vengono sciolte le bande aretine mentre si conclude l’attività della Suprema deputazione; inizia una dura repressione contro i giacobini toscani e tutte le sentenze debbono essere approvate da una Delegazione di polizia guidata da Luigi Cremani, assessore del Supremo tribunale di giustizia; la repressione è approvata dal granduca Ferdinando che, comunque, resta a Vienna; le difficoltà finanziarie, determinate anche dal mantenimento delle truppe austriache, impegnano la Segreteria di stato, finanze e guerra, e vengono inoltre istituiti il 23 settembre una Deputazione per l’approvvigionamento e magazzini frumentari; nello stesso mese scoppiano disordini in varie località; poco prima della vittoria di Napoleone a Marengo (1800) il Senato aveva ordinato la leva in massa e il 19 giugno nomina una Reggenza presieduta dal gen. Annibale Sommariva che cerca di riorganizzare le forze armate volontarie;

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· Seconda occupazione (anno1800) All’inizio dell’anno 1800 Napoleone tornò dall’Egitto e assunse poteri dittatoriali. Scese di nuovo in Italia e il 14 giugno a Marengo sconfisse duramente gli Austriaci, ricostituì la Repubblica Cisalpina e riconquistò Toscana e Piemonte.

 

 

il 1° ott. 1800 viene stipulata una convenzione segreta franco-spagnola che prevede il passaggio della Luisiana dalla Spagna alla Francia in cambio di un ampliamento dei domini di Ferdinando di Borbone, duca di Parma, cugino e cognato del re di Spagna, che secondo Napoleone può avvenire a spese della Toscana, anche per sottrarre il porto di Livorno agli inglesi e colpire nel contempo gli Asburgo; il 14 ottobre i francesi entrano di nuovo in Toscana, insieme a cisalpini e reparti di esuli italiani, disperdendo le truppe del Sommariva, mentre la Reggenza lascia Firenze dopo aver affidato il governo a una Giunta di quattro persone; vengono ricostituite due Municipalità, a Pistoia e a Prato

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b) Governo provvisorio francese e Giunta triumvirale (27 nov. 1800-21 mar. 1801) poi Quadrumvirato (21 mar.-2 ago 1801)

27 nov. 1800-21 mar. 1801: alla fine di ottobre il gen. Miollis assume il comando delle forze francesi in Toscana e il 27 novembre costringe alle dimissioni i quadrunviri, sostituendoli con una Giunta di tre patrioti di scarso prestigio, ordinando la formazione di un battaglione toscano; Ugo Redon de Belleville viene chiamato come Commissario generale delle relazioni commerciali nei porti d’Italia e incaricato degli interessi della Repubblica francese in Toscana; la Presidenza del buongoverno ed altre cariche vengono affidate a fiorentini; nel mese di dicembre la Toscana è investita dalla guerra dei francesi contro truppe austriache, austro-toscane e napoletane mentre il governo provvisorio francese si rifugia a Pisa; i francesi prevalgono e il 15 gen. 1801 viene concluso l’armistizio di Treviso; alla fine di gennaio il gen. Miollis è sostituito da Gioacchino Murat che alle requisizioni e alle spese per il mantenimento delle truppe aggiunge un’ingente imposizione fiscale; i triumviri cercano di salvaguardare l’autonomia toscana e il 13 marzo ripristinano la legislazione Leopoldina, istituendo anche un Comitato di finanze per far fronte alla disastrosa situazione dell’erario;

 

il trattato di Lunéville (9 feb. 1801), pubblicato in Toscana ai primi di marzo, prevede la rinuncia del granduca alla Toscana con la parte dell’isola d’Elba che ne dipende in favore del duca di Parma; ma Ferdinando di Borbone, duca di Parma, non intende lasciare il proprio Stato; un nuovo accordo franco-spagnolo stipulato nel marzo ad Aranjuez assegna il 21 marzo la Toscana, eretta a Regno d’Etruria, a Ludovico, figlio del duca Ferdinando, che ne prende possesso 12 agosto 1801

21 mar.-12 ago. 1801: in attesa del nuovo sovrano il gen. Murat fa dimettere i triunviri e richiama i quadrunviri che formano un Governo provvisorio; in luogo del Comitato di finanze il 4 apr. 1801 viene istituita una nuova Deputazione economale consultiva, prima di quelle che si avvicenderanno nel Regno d’Etruria; il re, d’accordo con Murat nomina un commissario che cerca, senza riuscirvi, di ripristinare il Consiglio di stato con persone del Granducato lorenesi, che declinano l’invito

 

 

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Regno d’Etruria (12 ago. 1801-10 dic. 1807)

il trattato di Lunéville (9 feb. 1801), pubblicato in Toscana ai primi di marzo, prevede la rinuncia del granduca alla Toscana con la parte dell’isola d’Elba che ne dipende in favore del duca di Parma; ma Ferdinando di Borbone, duca di Parma, non intende lasciare il proprio Stato; un nuovo accordo franco-spagnolo stipulato nel marzo ad Aranjuez assegna il 21 marzo la Toscana, eretta a Regno d’Etruria, a Ludovico, figlio del duca Ferdinando, che ne prende possesso 12 agosto 1801

 

12 ago. 1801-27 mag. 1803: il Regno d’Etruria ha effettivo inizio quando Ludovico arriva a Firenze il 12 agosto; licenzia tutti i membri del Governo provvisorio, ripristina il Consiglio di stato e di finanza e nomina persone di scarsa esperienza per ricoprire le più alte cariche (quali quelle di primo direttore delle reali Segreterie consigliere di stato e ministro delle relazioni straniere, di ministro dell’interno, di ministro delle finanze), scelte comunque tra toscani; vengono fatte nuove nomine alla direzione dei conti della regia Depositeria e della Zecca, mentre resta in funzione la Deputazione economale; viene varato nell’agosto del 1802 un piano di risanamento del debito pubblico e viene istituita una nuova Giunta di revisione, con sospensione del Monte redimibile e el acostituzione di un Monte comune; a Livorno, ove dal 1798 era stata rinnovata la Deputazione del commercio, si istituisce la Camera di commercio; viene rivista in senso reazionario la legislazione ecclesiastica Leopoldina; il 27 mar. 1803 Ludovico muore

 

27 mag. 1803-10 dic. 1807: Maria Luigia, moglie di Ludovico, che già dall’anno precedente, sedeva nel Consiglio di stato, assume la Reggenza in nome del figlio ( Carlo Lodovico di Borbone ) ; in considerazione delle sempre più gravi condizioni economiche e finanziarie nel 1804 viene nominata una seconda Deputazione economica, o di finanze, e nel dicembre dello stesso anno viene riorganizzata l’amministrazione e direzione delle finanze con attribuzioni e competenze già conferite alla Segreteria di finanze; la Deputazione di finanze, che aveva acquisito funzioni e competenze già spettanti al ministro delle finanze ma è vista con sospetto dai francesi per la presenza di personalità già in auge sotto il granduca Ferdinando, è soppressa su pressioni francesi da Maria Luigia e il Consiglio di stato viene ristretto a soli tre membri; una nuova legislazione penale, elaborata dai giudici del Supremo tribunale di giustizia, viene promulgata nel 1807;

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in base al trattato di Fontainebleau (27 ott. 1807) viene sancita la fine del Regno d’Etruria e l’annessione della Toscana alla Francia; a seguito dell’occupazione francese, Maria Luigia lascia il 10 dic. 1807 Firenze; Napoleone istituisce una Giunta straordinaria di governo che prepara l’annessione della Toscana all’Impero francese

Nel Dicembre 1807 vi è l'occupazione francese della Toscana. Dal 1807 al 1809, vi fu l’annessione della Toscana all’Impero Francese.

Il 24 Maggio successivo "gli stati di Toscana" sono annessi all'impero francese, con una divisione del territorio come quello della repubblica francese; dipartimenti, circondari e municipalità.

Elisa Bonaparte-Baciocchi, divenne granduchessa di Toscana nel 1809 e vi rimase fino al 1814.

 

Nel 1814 ripresero possesso del granducato gli Asburgo-Lorena. Il congresso di Vienna assegnò definitivamente il granducato a Ferdinando III, che rientrato a Firenze governò ancora fino al 1824. Nel 1824 gli succedette il figlio Leopoldo II, che regnò fino al 27 aprile del 1859, 11° ed ultimo granduca di Toscana.

 

 

 

La rivoluzione insomma culminera' e si soffochera' in un tripudio di nazionalismo grazie al genio militare ed organizzativo di Napoleone Bonaparte

 

 

Le origini Sarzanesi di Napoleone Bonaparte

 

Quando Napoleone è assurto alla gloria del mondo, è iniziata la corsa delle città italiane a dichiararsi culla dei Bonaparte: Treviso, Bologna, Firenze, San Miniato, Sarzana sono le principali località che hanno visto i Bonaparte, seppure in epoche diverse, fra i personaggi più autorevoli nella loro vita cittadina. Ma nessuna, all'infuori di Sarzana, è riuscita a dimostrare con prove documentali il collegamento dei Bonaparte protagonisti della loro società civile con i Bonaparte emigrati in Corsica da cui appunto Napoleone.

 

San Miniato, la più agguerrita in questa "dichiarazione di paternità", pone a fondamento delle proprie asserzioni solo il fatto che sia Carlo Maria Bonaparte sia il figlio Giuseppe erano soliti frequentare, nei loro soggiorni nel continente, la casa dei Bonaparte che là ancora risiedevano e che lo stesso Napoleone il 29 giugno 1796 si recò in San Miniato e fu ospite del canonico Filippo Bonaparte (con questi si estinse il ramo dei Bonaparte di quella città). A tal proposito la madre di Napoleone, Letizia Ramolino, così scrive al figlio Luciano che le chiedeva notizie sulle origini della propria famiglia: " A l'époque des guerres des guelfes et de gibelins, les guelfes furent chassés de Florence, deux ou trois frères de nom de Bonaparte furent obligés de quitter cette ville. L'un d'eux alla s'etabilir a Sarzane. votre père a tiré beacoup de papiers de Sarzane d'un nommé Landinelli, qui lui écrivoit qu'il y en avait encore. ...................le chanoine Bonaparte étabili a San Miniato n'etait Bonaparte que par les femmes.....".[1]

 

Da segnalare anche la dichiarazione di Napoleone riportata da Francesco Antommarchi, medico personale di Napoleone a Sant'Elena, nel proprio diario: "L'ultimo dei miei antenati che abitò la Toscana aveva i principi che io professo. li difendeva come me: come me ne fu vittima. La fazione dello straniero riuscì ad avere la meglio; il partito nazionale fu battuto, bandito; Bonaparte andò a cercare asilo a Sarzana, poi in Corsica. Ma le relazioni famigliari non furono rotte. I suoi discendenti continuarono a rimanere con il ramo che si è stabilito a San Miniato.....".[2]

 

Quello che nessuno è ancora riuscito a dimostrare in modo certo è se effettivamente i Bonaparte esiliati da Firenze siano i capostipiti dei Bonaparte vissuti a Sarzana e da cui deriva, per una discendenza non interrotta, Napoleone. Infatti, documenti antichi vedono dei Bonaparte presenti in molte località limitrofe a Sarzana prima della scacciata dei Bonaparte da Firenze, e ciò può supportare la tesi di chi sostiene che tale famiglia possa considerarsi "indigena".

 

La prima ricerca genealogica a Sarzana sulla famiglia Bonaparte è stata commissionata nel 1789 da Domenico Marita Bernucci, ignaro di chi fosse il vero committente. Giuseppe Bonaparte, futuro Re di Napoli prima e di Spagna poi, primogenito di Carlo Maria Bonaparte e Letizia Ramolino, lasciati gli studi ecclesiastici per assumere il ruolo di capofamiglia a seguito della prematura scomparsa del padre, era venuto a Sarzana appunto per ricostruire la genealogia della propria famiglia per arrivare a dimostrarne le nobili origini. Giuseppe, (“le généalogiste de famille” come veniva chiamato da Napoleone) pur frequentando durante i suoi studi a Pisa la casa dei Bonaparte a San Miniato sapeva, per averne sempre sentito parlare in casa, di discendere dal ramo dei Bonaparte che avevano vissuto per lungo a tempo a Sarzana, prima di trasferirsi definitivamente in Corsica. Così si recò in quell'anno dal notaio ed archivista sarzanese Giovanni Antonio Vivaldi e gli affidò l'incarico di ricostruire con documenti certi il proprio albero genealogico sino ad arrivare a provare la discendenza dai Bonaparte nobili fiorentini esiliati a Sarzana, nel XIII secolo, a causa delle continue lotte fra le fazioni Guelfe e Ghibelline. Giovanni Antonio Vivaldi non aveva però dimestichezza con la lettura degli antichi documenti ed era molto attaccato al denaro, come traspare dalle numerose lettere inviategli da Giuseppe Bonaparte per conoscere lo stato del lavoro commissionato, così affida al Bernucci, un abate che si spoglia dell'abito ecclesiastico verso il 1797 perché si accorge di non avere più la vocazione, il compito di cimentarsi nella ricerca. Questi, studioso appassionato, adempie l’incarico senza pretendere compenso alcuno, senza saperne le motivazioni. Le scoprirà più avanti, durante l’invasione dell’Armée d’Italie, quando il nome di Napoleone Bonaparte è sulla bocca di tutti a causa delle sue folgoranti imprese. La ricerca del Bernucci però non raggiunge lo scopo sperato da Giuseppe Bonaparte perché arriva a dimostrare che Gabriele, figlio di Francesco Bonaparte di Sarzana, dimorante ad Ajaccio nell'isola di Corsica nel 1567, discende da Gianfardo, vissuto a Sarzana nei primi anni del 1200. Non esistendo documenti anteriori, la ricerca non ha potuto andare oltre.[3]

 

E' Gabriele il punto di congiunzione e di raccordo che permette la ricostruzione completa (perlomeno dall'inizio del XIII^ secolo) della genealogia di Napoleone.

 

Infatti, se si esamina l'albero genealogico che Carlo Maria ha presentato alla scuola militare reale di Brienne per l'ammissione del proprio figlio Napoleone, questi inizia proprio con Gabriele, presente in Corsica "vers 1567". Di contro, quello ricostruito a Sarzana dal Bernucci sulla base degli atti notarili e dei documenti presenti nell'archivio capitolare ed in quello comunale, termina appunto con Gabriele che, come risulta da un atto notarile di cessione di credito vantato nei confronti del proprio cognato Francesco Montani a causa della vendita della propria casa situata in Sarzana in Piazza della Calcandola (nel Palazzo Calandrini nell’attuale piazza Matteotti) è residente ad Ajaccio proprio nel 1567. Coincidenza esatta quindi nel nome, cognome ed anno dell’ultimo Bonaparte sarzanese, capostipite del ramo corso.

 

Tornando a Giuseppe, pur deluso dall'esito delle ricerche che non hanno permesso di raccogliere prove sulle nobili origini dei Bonaparte, non si perde d'animo ed invia al Granduca Leopoldo di Toscana una supplica con lo scopo di essere insignito dell'"Ordine di Santo Stefano", al quale potevano accedere solo i nobili, perché si accorge che in Francia è importante essere di nobili origini, consentendo questa condizione l’accesso alle cariche pubbliche, condizione invece ininfluente nella Corsica dominata dalla Repubblica di Genova. Nella supplica, non accolta perché Giuseppe è ritenuto straniero giacché la Corsica era divenuta francese dal 1768, lo stesso ricorda che la sua famiglia si trasportò da Firenze a Sarzana, dove i suoi membri ricoprirono incarichi importanti nella collettività contraendo anche matrimoni con famiglie prestigiose come quella dei Malaspina, e da qui si trasferì definitivamente in Corsica.

 

In effetti, a Sarzana i Bonaparte, che sono quasi tutti insigniti del titolo di "Ser" cioè notaio e hanno quasi sempre ricoperto importanti incarichi nel governo della città: alcuni sono stati eletti alla carica di Sindaco, altri di Priore, altri ancora membri del consiglio degli Anziani, ambasciatori e procuratori della città. Riguardo ai matrimoni con importanti famiglie, va ricordato quello contratto tra Giovanni Bonaparte e Isabella Calandrini nel 1397, anno in cui viene alla luce il cugino di questa, Tommaso Parentucelli che diverrà pontefice nel 1447 col nome di Niccolò V, grande umanista e fondatore della biblioteca vaticana.

 

Uno dei cinque figli nati da questo matrimonio, Cesare Bonaparte, sposa nel 1440, donna Apollonia Malaspina, figlia di Nicolò Malaspina marchese della Verrucola. I marchesi Malaspina costituivano una delle famiglie di più antica nobiltà della penisola imparentata, come ricorderà lo stesso Napoleone, anche coi Brunswick, casa regnante d'Inghilterra.

 

Giovanni, figlio di Cesare, è il primo Bonaparte che, seppure temporaneamente, si trasferisce in Corsica, a Bastia, come reggente per conto della potente famiglia dei Campofregoso che univano al dominio sulla Corsica la loro signoria su Sarzana e Genova. Tra le famiglie dei Campofregoso e Bonaparte vi era infatti un consolidato rapporto di amicizia rinverdita da comuni interessi letterari come dimostra l’assidua frequentazione della biblioteca dell’illustre famiglia genovese nella loro dimora di Sarzanello del colto Cesare[4] .

 

Arrivano anche per i Bonaparte, come spesso accade, le avverse fortune ed il figlio di Giovanni, Francesco, va in Corsica quale mercenario e balestriere a cavallo al soldo di Genova. Gabriele, figlio di Giovanni, anch’egli mercenario a cavallo, vende tutte le proprietà che ha a Sarzana e si stabilisce definitivamente ad Ajaccio; costui è considerato il capostipite dei Bonaparte di Corsica.

 

Domenico Maria Bernucci affronta nuovamente, nel 1802, una ricerca genealogica sugli antenati di Napoleone che ha come committente Cesare Remedi, senatore presso la Repubblica Ligure. Scopo di questa ricerca, che sarà molto più approfondita della prima e corredata di numerosi certificati ed estratti d’atti, è quella di accompagnare una richiesta della municipalità di Sarzana a Napoleone Bonaparte volta ad ottenere, nell'ambito della predisposizione del nuovo assetto amministrativo della Repubblica Ligure, il riconoscimento a capoluogo di cantone per la città. Nella lettera inviata al Primo Console, gli viene richiesto che Sarzana, città natale dei suoi antenati, attivi protagonisti della vita cittadina, nella prossima organizzazione dei Corpi Amministrativi e dei tribunali, non sia penalizzata, considerando che per aderire ai principi di "Eguaglianza" aveva dovuto sacrificare i privilegi da sempre goduti che consistevano principalmente nella esenzione dai dazi e dalle imposte.

Questa supplica, assieme alla nuova ricostruzione genealogica del Bernucci, verrà inviata a Parigi per il tramite del Saliceti, ministro plenipotenziario francese presso la Repubblica Ligure.[5]

 

Napoleone non fa mistero di conoscere quale siano e da dove provengano le origini della sua famiglia e lo ribadisce in più occasioni. Significativo è l'episodio, da lui stesso narrato, quando l'Imperatore d'Austria, in occasione delle trattative per il matrimonio con sua figlia Maria Luisa, gli propose di costruirgli una genealogia “ad hoc” da cui possa risultare la sua discendenza dai Bonaparte, signori di Treviso. Napoleone non accettò questa proposta e gli rispose che se proprio doveva inventargli degli antenati, doveva far sì che risultasse più nobile di lui, facendogli ascrivere almeno due imperatori fra i suoi antenati. L'Imperatore rise di questa proposta ma tornò sull'argomento in occasione del matrimonio del principe Eugenio di Baviera. Propose allora di farlo discendere dai Bompart di Marsiglia di cui Bonaparte sarebbe stata una corruzione. "Ma cosa ci guadagnavo io a discendere dai Bompart che erano al massimo dei capitani di vascelli o dei comandanti di piccole squadre navali? Non mi sembrò che la famiglia Bompart potesse valere di più dei Bonaparte originari dalla Toscana, da Sarzana. ….Masseria, capitano corso di un reggimento del Genio, dimostrò che i Bonaparte erano alleati e imparentati coi Malaspina da cui discendevano i Brunswick e la famiglia reale d'Inghilterra e i loro parenti. Egli rilevò che i Bonaparte erano perciò di più antica nobiltà della famiglia di Svezia di Gustavo Vasa."[6]

 

In questo modo Napoleone riuscì a far desistere l'Imperatore d'Austria da ogni ulteriore proposito.

 

Anche in altre occasioni lo stesso Napoleone ed i suoi familiari avranno modo di ricordare Sarzana quale loro città di provenienza in terra italiana.

 

Cosa meglio delle dichiarazioni dei diretti interessati può costituire prova sulle origini di questa importante famiglia?

 

[1] Da Giovanni Sforza “I Buonaparte in Lunigiana” Torino, 1911.

[2] Francesco Antommarchi:”L’ultimo medico di Napoleone” Ed.Documento Libraio-1944

[3] Il carteggio con l’archivista, già segnalato dallo Sforza, è edito in F. Galantini “Napoleone Bonaparte le origini sarzanesi ” Società Editrice Buonaparte – Sarzana, 1999.

[4] Sul rapporto di amicizia tra Cesare Bonaparte e i Campofregoso si veda: G.P. Balbi “L’ambiente culturale a Sarzana” in “Niccolò V nel sesto centenario della nascita” a cura di F. Bonatti e A. Manfredi, Città del Vaticano, 2000.

Sulla famiglia Campofregoso si veda A. Ivaldi “La signoria dei Campofregoso a Sarzana (1421-1482)” in Atti della Società Ligure di Storia Patria LXXXI pag. 89-146.

[5] Sulla vicenda si veda: A. Neri “Aneddoti sarzanesi al tempo della Repubblica Ligure” Sarzana 1879. Ristampa anastatica a cura dell’Associazione Culturale Progetto Spezia, Sarzana 1998.

[6] Da appunti autografi di Napoleone pubblicati dalla rivista francese “Figaro Litteraire” nel febbraio del 1959, tradotti dall'Avv. Luigi A. Rossi

(tratta dal libro "Napoleone Bonaparte le origini sarzanesi" di Federico Galantini. Società Editrice Buonaparte Sarzana 1999)

 

 

A noi Italiani l'esperienza lascera' in eredita' l'amarezza delle speranze tradite , l'anelito a cambiare le cose e il desiderio di una Nazione unitaria

 

..........A partire da quel momento ( dalla costituzione della Repubblica Cisalpina ) cambiarono i costumi degli Italiani che qualche anno dopo non furono piu' il popolo di prima . Al vestito sacerdotale , che sino allora era stato di moda per la gioventu' , si sostitui la uniforme militare . Invece di perdere la vita ai piedi delle donne , i giovani italiani correvano alla cavalleria , nelle sale di scherma e nel luogo degli eserciti militari, I fanciulli nei loro giochi preferirono i soldati di piombo e l'imitazione dei fatti di guerra. Sino a quel momento nelle commedie popolari recitate in istrada i personaggi principali erano sempre stati un Italiano spiritoso ma codardo e un grosso bravaccio talora francese ma per lo piu' tedesco forte e brutale , che in mezzo all'allegria degli spettacoli finiva per bastonare l'Italiano. Allusioni ormai insopportabili per tutto il popolo , le quali furono soppiantate dalla comparsa di valorosi Italiani che , sotto gli applausi del pubblico , cacciarono gli stranieri per difendee il loro onore e i loro diritti . Insomma lo spirito nazionale s'era formato.

dalla corrispondenza di Napoleone Bonaparte

 

 

pagheremo questa rinascita morale col furto e/o la distruzione di una quantita' incalcolabile di opere d'arte

 

Proclama d'Italia

Bonaparte tenne all'esercito un proclama fatto di un robusto linguaggio. » Soldati, disse, voi siete mal nutriti e quasi nudi. Il governo molto vi deve, ma non può fare nulla per voi; la vostra pazienza e il vostro coraggio v'onorano, ma non vi procurano alcuna gloria nè alcun vantaggio . Io vi condurro' nelle più fertili pianure del mondo; città grandi e doviziose verrano in vostra mano, ivi troverete onore, gloria, e ricchezze. Soldati dell'esercito d'Italia ! Vi mancherebbero forse l'animo e la costanza ?» L'esercito accolse con piacere quel linguaggio: giovini capitani che tutti avevano da acquistare fortuna, venturieri e poveri soldati, non desideravano altro che di vedere le belle contrade loro annunziate.

 

L'italiano Bonaparte ( ma inizialmente aveva ben poco d'italiano ) considerera' l'Italia terra da saccheggio e la saccheggera' sistematicamente

molte piccole opere d'arte in oro e in argento finiranno fuse per racimolare denaro per le casse francesi

 

 

SPOLIAZIONE DEI BENI DELLA CHIESA : l’abolizione delle corporazioni religiose

 

Un brusco cambiamento travolse il Ferrarese nel giugno 1796 con l’arrivo dei francesi, anzi, dei «Rapitori Francesi», come scriveva il marchese Cesare Lucchesini – originario di Lucca e vissuto a Ferrara, proprietario della vasta tenuta di Guarda Ferrarese – in alcuni suoi appunti sui primi giorni di ‘invasione’, giudicata un «castigo dalla Mano Celeste». Tra gli sconvolgimenti sociali, politici, economici e culturali portati da Napoleone, un ruolo importante giocò l’abolizione delle corporazioni religiose, provocando un massiccio trasferimento di beni immobili e fondiari dalla Chiesa alla borghesia, mediante la confisca e la vendita pubblica – piuttosto frettolosa e a basso prezzo – di quei possedimenti che erano patrimonio degli enti religiosi. Aboliti i diritti feudali della nobiltà, fu impiantato un sistema politico-finanziario per il quale la terra – dati i differenti rapporti in ordine alla proprietà – divenne una merce di scambio, «merce tra le merci», scrive Franco Cazzola, alla quale potevano avere accesso i nuovi gruppi sociali arricchiti dagli appalti, dalle professioni, dalle attività agricole e commerciali. Ma la nobiltà dell’ancien régime «per quanto mascherata dietro l’apparentemente egualitario appellativo di “cittadino”, non si lasciò sfuggire le occasioni di cospicui aumenti della massa patrimoniale» acquistando i beni della Chiesa divenuti “nazionali”.

Sintomatica per il Ferrarese è la vicenda della famiglia Massari (in seguito conti di nomina pontificia), il cui proverbiale patrimonio affonda le radici proprio in età napoleonica, con l’acquisto del 18 aprile 1799 comprendente diversi beni fondiari del Ferrarese provenienti dalle proprietà di monasteri soppressi, oltre alle terre di Voghiera e Voghenza (con fabbricati e mobili) già della Mensa arcivescovile di Ferrara. Per fare solo un altro esempio, i veneziani marchesi Revedin comperarono nel 1808 le terre conquistate con una delle prime bonifiche estensi che formavano la tenuta della Sammartina, una parte della quale (i “prati Revedin”) venne poi acquistata dal Comune di Ferrara nel 1911 per costruirvi un hangar dove custodire i dirigibili.

by sito

 

 

 

da un saggio del dr

Gianni Doni

pubblicato dalla Regione Toscana

Militari toscani che hanno servito nell'esercito napoleonico

abbiamo notizia dei soldati toscani aggregati all'esercito francese

 

 

 

Sui nostri banchi di scuola abbiamo appreso sino dalle elementari – i più anziani – e dalle medie – i più giovani – di quale tempesta si fosse abbattu-ta sull’Italia a seguito del sorgere di quel nuovo astro nascente, fulmine di Zeus e novello Dio della Guerra, che fu Napoleone Buonaparte. Sempre sui medesimi libri abbiamo memorizzato i nomi altisonanti delle grandi battaglie di quell’epoca: Marengo, Austerlitz, Eylau, Wagram, Borodino, La Beresina, Lipsia, Waterloo e cento altre. Poco o niente invece abbiamo appreso del coinvolgimento degli italiani in quegli eventi.

Banalizzando, nell’epoca rivoluzionaria e napoleonica l’Italia venne divisa in 3 macroregioni. A Nord vi era il Regno d’Italia, poi indicato nei libri come “Regno Italico” per non confonderlo con quello dei Savoia, composto da Lombardia, Veneto, Friuli, Tirolo meridionale, Istria, par- te della Dalmazia, Emilia Romagna e Marche. A sud vi era il Regno di Napoli, senza la Sicilia, quest’ultima perennemente in mano anglo bor- boniche. Infine, il resto della penisola venne diviso in dipartimenti ed annesso direttamente all’Impero Francese. Questo fu il destino di Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, e Lazio. In queste regioni ebbero vigenza le leggi francesi, comprese quelle della coscrizione obbli- gatoria. Conseguentemente, i cittadini di tali dipartimenti non vestirono l’abito verde del Regno Italico o l’abito bianco del Regno di Napoli, bensì l’abito blu dell’Armée française. La Toscana seguì questa sorte venendo formalmente annessa all’Impero nel 1808. Venne quindi divisa nei tre di-partimenti dell’Arno, dell’Ombrone e del Mediterraneo, ed i suoi giovani andarono a formare nuovi reggimenti, rinominati secondo la numerazione francese, oppure a rimpinguare le altre dissanguate unità della Grande Arma

 

Con l’annessione all’Impero in Toscana venne ristabilito, per la prima volta dalla fine della guerra dei sette anni, il servizio militare obbligatorio, con l’eccezione dei territori dei principati di Lucca e Piombino. Venne per questo creata in Toscana la Division militaire de la Toscane, denominata successivamente 29aDivisione militare, che fu posta agli ordini d’un generale di divisione con sede a Firenze e che ebbe funzioni di unità amministrativa di reclutamento territoriale. Anton Francesco Menchi celebrò tale avvenimento con il famoso canto dei coscritti, che rimase a lungo presente nella tradizione, toscana prima ed italiana poi, sulla cui musica verrà suc-cessivamente composto il testo di Maremma amara,

 

 

 

 

saggio del dr Gianni Doni

http://www.consiglio.regione.toscana.it/upload/eda/pubblicazioni/pub4060.pdf

vedi: http://www.consiglio.regione.toscana.it/upload/eda/pubblicazioni/pub4060.pdf

 

vedi : http://www.carnesecchi.eu/Doni.pdf

 

 

dice il dr Doni : nutrivo il desiderio di riportare alla luce tutti quei nomi rimasti nascosti tra la polvere per quasi due secoli e allora ho preso la decisione di aggiungere in appendice

il “Registro degli antichi militari che hanno servito la Francia dal 1792 al 1815 e che sono domiciliati in Toscana”

 

il “Tableau des anciens militaires qui on appartenu au Batailon de l’Ile d’Elbe et de ceux fuient partie de l’expedition qui accompagna l’Empereur Napoleon.1.er à son retour en France en fevrier 1815”

Ovvero, di pubblicare i nomi di tutti quegli ex militari toscani che nel 1855 ( ESSENDO ANCORA VIVI ) chiesero il conferimento della “Medaglia di Sant’Elena” per aver combattuto per Napoleone I.

 

Sono 5127 i Toscani elencati nel primo registro

E 29 nel secondo

Ira i 5127 militari compare ( al num 1193 ) MATTIA DI VALENTINO CARNESECCHI

 

 

 

 

Per chi si occupa di genealogia l'esperienza napoleonica sara' inoltre estremamente preziosa : lascera' i preziosi archivi napoleonici frutto di un organizzazione ed un efficenza burocratica francese che ancora noi Italiani ( duecento anni dopo ) ci sognamo

 

 

 

 

Lo stato giuridico e sociale di "nobile" che creava con l'insieme degli individui una classe sociale che aveva notevoli vantaggi ( privilegi ) rispetto ai comuni mortali , ma aveva dei doveri verso il principe

La nobilta' era ambita perche' dava degli autentici diritti feudali e patrimoniali , quando questi diritti vennero meno rimase solo il fascino della distinzione sociale

Che quindi era una parte del sostegno al principe

Nello stato repubblicano nato dopo la seconda guerra mondiale e' stato giudicato inutile al sostegno dello stato

Inutile e discriminante come categoria

Dal curioso ma stimolante sito :

cosa e' realmente la nobilta'

impariamo alcune cose interessanti , nonostante

si dice ( la premessa :Mi preme, infine fare una precisazione, a scanso di equivoci. Questo non è un sito pregiudizialmente contrario al concetto di nobiltà, ma è senz'altro un sito CONTRO la nobiltà italiana raggruppata nelle proprie organizzazioni esponenziali, siano essi circoli, ordini o associazioni con i loro riti elitisti e i loro criteri di ingresso sostanzialmente razziali. Io ritengo che, se proprio non si vogliono abolire gli antichi privilegi in quanto vengono visti come qualcosa di importante, meritevole di stima e che soprattutto collegano il presente all'antico attraverso i fili magici della tradizione, tali privilegi devono per lo meno essere posti alla portata di tutti, o quasi. In Italia, invece, ciò non è possibile stante la fine della monarchia Savoia e, soprattutto, a causa della psicotica deriva razziale-elitista della nobiltà italiana.

 

Da questa situazione discende tutta la confusione che regna in materia, l'esistenza di centri multipli che si arrogano il diritto di fare e dire tutto e il contrario di tutto, insomma il clima da pollaio che regna nel settore.

 

 

Per risolvere il problema dobbiamo tornare al punto di partenza. Che cos'è dunque questa cosa così ben custodita, da molti desiderata, e ancor più invidiata, chiamata "nobiltà"?

Cosa sia la nobiltà è presto detto: la nobiltà è uno "status", ossia una particolare posizione giuridica , acquisita in vari modi, e da cui possono discendere diritti e doveri. E' dunque una posizione sociale, variamente riconosciuta e tutelata dagli ordinamenti giuridici degli Stati, al pari di una qualunque altra posizione sociale ritenuta dai legislatori degna di essere, se non protetta, quanto meno considerata.

Da ciò appare evidente, anche al primo sguardo, la natura per nulla mistica o supereroica del nobile. Spogliato dei propri falsi convincimenti di una presunta oggettiva superiorità, nobile è il più delle volte colui che ha ereditato certi diritti dal proprio avo senza merito alcuno, secondo precise leggi di successione, così come una qualunque persona può ereditare dal proprio padre una proprietà immobiliare, o una macchina, o un qualunque diritto rientrante nel patrimonio giuridico del proprio dante causa.

Allo stesso modo di un qualunque diritto, poi, lo status di nobile può essere acquisito in vari modi tutti parimenti legittimi e fondati.

.....................Inoltre appare evidente la stretta connessione tra l'acquisizione dello status di nobile e il necessario investimento di denaro per ottenere tale status. Lo ripetiamo: quando ancora l'aristocrazia era un ceto dinamico ed aperto, l'idea di comperare un titolo era del tutto normale, e non suscitava affatto le risatine ignoranti e le strizzatine di occhi già normalmente piccoli e inespressivi a cui sovente, oggi, dobbiamo assistere quando qualcuno afferma in pieno diritto di avere comprato un regolare titolo nobiliare. E ciò è tanto vero che, volendo tralasciare la diffusissima pratica della compravendita di titoli nobiliari negli Stati di Antico Regime, ancora nella più recente legislazione nobiliare del Regno d'Italia erano previste salatissime imposte di registro per l'uso dei titoli nobiliari, segno evidente che senza esborso di denaro il più delle volte non c'è nobiltà!

 

 

Quest'ultimo sistema di acquisto della nobiltà, seppur declinato in vari modi e con alcuni limiti e necessari assensi dell'autorità monarchica a seconda delle epoche e dei vari ordinamenti statuali, chiarisce ancora di più, qualora ce ne sia bisogno, che la nobiltà non è nient'altro che uno status, un diritto, una posizione considerata dall'ordinamento, che taluni acquisiscono alla nascita, mentre altri la conquistano nel corso della vita.

Volendo tirare le somme del nostro ragionamento, la nobiltà non è niente di mistico e, soprattutto, è qualcosa che ancora oggi si può comperare, al pari di come è stata comperata nei secoli passati

 

 

 

Noi italiani, per ciò che riguarda molti aspetti del nostro ordinamento giuridico, siamo debitori dei francesi e in particolare di Napoleone Bonaparte. Quando infatti le truppe napoleoniche invasero l'Italia tra la fine del '700 e i primi anni dell'800, oltre a saccheggiare la penisola di opere d'arte e di tesori, istallarono varie autorità e governi a loro favorevoli i quali procedettero tutti, nel giro di pochi anni, a realizzare la cosiddetta "eversione della feudalità", ovverosia procedettero ad abrogare i tradizionali diritti che la nobiltà ancora possedeva sulle terre e sulle persone che abitavano nei feudi. In Italia infatti, come in tutta Europa prima della Rivoluzione francese, il possesso di una terra a titolo di feudo, oltre a comportare l'aggregazione del beneficiario al ceto nobile, si sostanziava nella facoltà di esercitare sulla terra ricevuta in feudo (principato, o marchesato, o contea che fosse...) particolari diritti quali, ad esempio, il diritto di giudicare di certe controversie riguardanti gli abitanti o il territorio costituente il feudo, oppure il diritto di esclusiva sull'uso dei mulini e dei corsi d'acqua presenti sul feudo, o ancora il diritto di imporre tasse e balzelli agli abitanti del proprio feudo etc.

Questi diritti, che davano uno spessore concreto all'appartenenza al ceto nobile ancora non ridotto a mero elemento decorativo, erano descritti dalla scienza giuridica di Antico Regime come l'esercizio di forme "plurali" del diritto di proprietà. Cerco di spiegarmi con un esempio: immaginate una torta millefoglie, e fate finta che una fetta di questa torta, con i suoi bravi e vari strati uno sopra l'altro, sia una porzione di terra infeudata. Ebbene, su questa porzione di terra triangolare insistono, come tanti strati l'uno sopra l'altro, tanti diritti di proprietà quanto sono i titolari di diritti sulla terra medesima. Per cui, sempre per restare all'esempio, lo strato superficiale della fetta di torta lo possiamo identificare come il diritto di sovranità del monarca su quella porzione di terra che, sebbene data in feudo, è comunque parte del suo regno e sulla quale esercita certi diritti. Immediatamente dopo, il secondo strato lo possiamo identificare nel diritto del feudatario che, su quella porzione di terra, ha tutti i diritti di amministrare giustizia, di imporre gabelle etc. Il terzo strato della torta lo possiamo identificare, opportunamente parcellizzato, nei vari diritti di proprietà su case, fazzoletti di terra etc che gli abitanti del feudo pure potevano possedere sui beni di loro stretta pertinenza. Un ulteriore strato, scendendo ancora, poteva poi essere il diritto della parrocchia di far pascolare i maiali appartenenti al padre curato su una certa porzione del feudo, e ciò in base al diritto concesso secoli addietro o dal re o direttamente da un antico feudatario del posto....e così andando avanti, praticamente su un medesimo terreno infeudato insistevano, uno sopra l'altro e con origini spesso secolari, vari diritti rivendicati da vari titolari tutti formalmente titolari di una certa facoltà di sfruttare quel medesimo pezzo di terra in base ai propri titoli giuridici, e quindi tutti formalmente proprietari in base a titoli diversi comportanti facoltà diverse. Spero che fin qui tutto sia chiaro.

Ora, di tutto questo pandemonio di "strati di diritto" Napoleone fa piazza pulita: abolisce i diritti consuetudinari della Chiesa, delle confraternite etc, cancella i diritti dei nobili sui feudi (rendendo di fatto i titoli nobiliari puramente decorativi o rammemorativi di antichi diritti ora non più esercitabili), e di fatto riunifica tutti questi poteri in un unico proprietario. Insomma, da Napoleone in poi chi è proprietario di un terreno lo possiede nella sua massima pienezza e, fatte salve eventuali servitù (che sono però un'altra cosa), ha diritto di fare ciò che vuole del suo bene e, soprattutto, ha diritto di escludere dal godimento del bene tutti coloro i quali non hanno il diritto di proprietà sul bene...ossia ha diritto di escludere tutti (eccetto se stesso, naturalmente)!!!

E' chiaro fin qui? Bene.

Ora, questa pienezza del diritto di proprietà, che per noi è cosa pacifica da più di 200 anni, per i britannici non lo è....e ciò perché Napoleone non ha mai invaso il Regno Unito! E quindi non vi è mai stata esportata questa visione "assoluta" del diritto di proprietà figlia della Rivoluzione francese e dunque direttamente discendente dall'abolizione dei titoli nobiliari realizzata dai rivoluzionari. Quindi a tutt'oggi, in UK la proprietà circola in modalità "torta millefoglie" proprio come descritto prima. Per cui ancora oggi ad esempio, in genere dopo 99 anni, a Londra chi ha il diritto di proprietà su una casa deve "riacquistare" il diritto al godimento del terreno su cui la casa insiste facendoselo rinnovare dal Lord o dalla diocesi che possiede il terreno a titolo feudale!

Volendo riassumere, sulla medesima porzione di terra insistono ancora oggi in UK diversi diritti, comportanti diverse facoltà di godimento del terreno in capo a diversi proprietari. In questa successione stratificata di titolo, quello di "Lord of the manor" è un residuato, svuotatosi nel tempo di diritti concreti, che tuttavia ancora formalmente insiste sui terreni a cui si riferisce e che dunque, oltre a dare a chi ne è titolare il diritto di definirsi "Lord of the manor of XXX", comporta le "sorprese" di cui parla l'articolo in testa a questa pagina, unitamente ai comprensibili tentativi di semplificare il tutto abolendo una volta per tutte questi antichi diritti dal contenuto spesso incerto e comunque oramai desueto. Va precisato che il titolo di Lord of the manor non è mai stato riconosciuto come diritto comportante nobiltà, e dunque anche acquistandone uno potrete definirvi lord of the manor of XXX ma questo non sarà equiparabile ad un titolo nobiliare. Al contrario delle baronie feudali scozzesi che sono sempre state, in maniera pacifica, considerate titoli nobiliari a tutti gli effetti.

 

 

 

 

Il quesito che si pone Alessandro Manzoni in Marzo 1821 e' ancora irrisolto dagli storici italiani che subiscono il fascino della figura leggendaria di Napoleone Bonaparte

Noi Italiani dobbiamo considerare che da Napoleone ci vennero dei mali mentre dalla rivoluzione francese ci vennero delle idee che cambiarono la nostra realta' futura

E dovremmo separare i due momenti

 

 

Le spoliazioni nel Granducato di Toscana vennero portate a termine dallo stesso direttore del Louvre, Dominique Vivant Denon. Tra l'estate e l'inverno 1811, setacciò prima Massa, Carrara, Pisa, poi Volterra e infine Firenze. In ciascuna annotò le opere da spedire a Parigi. A Pisa Denon selezionò in totale nove opere ed un bassorilievo, tra le principali spedite e rimaste al Louvre si ricordano La Maestà di Cimabue e le Stigmate di San Francesco di Giotto, entrambe in origine a Pisa nella chiesa di San Francesco, e anche il Trionfo di San Tommaso d'Aquino fra i Dottori della Chiesa di Benozzo Gozzoli, oggi al Museo del Louvre, in origine proveniente dal Duomo di Pisa. A Firenze, Denon raccolse e spedi in Francia la maggior parte delle opere, tra le quali La Visitazione di Domenico Ghirlandaio, oggi al Louvre, in origine nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi di Firenze, Pala Barbadori, dipinta da Fra Filippo Lippi, oggi al Musée du Louvre, proveniente dalla sagrestia di Santo Spirito di Firenze, Incoronazione della Vergine di Beato Angelico, oggi al Louvre, in origine a Fiesole il convento di San Domenico, Presentazione al tempio, di Gentile da Fabriano, oggi al Louvre, in origine dall'Accademia delle Belle Arti di Firenze, La Madonna con Bambino, Sant'Anna, San Sebastiano, San Pietro e San Benedetto, di Jacopo da Pontormo, proveniente dalla chiesa di Sant'Anna sul Prato di Firenze, oggi tutte conservate al Louvre.

BY WIKIPEDIA :https://it.wikipedia.org/wiki/Granducato_di_Toscana

 

 

 

 

La fine della Serenissima Repubblica di Venezia

 

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Francia del francese : Napoleone Bonaparte

Il vero paese guerrafondaio e destabilizzatore dell'Europa e' sempre stato la Francia

Francesco I Luigi XIV Napoleone Bonaparte

Dal Trecento in poi non ha fatto altro che inghiottire i regni confinanti : raramente ha fatto vivere all'Europa un periodo di pace

Ed e' la Francia quella che ha sempre cercato di rapinare lembi di terreno storicamente e geograficamente italiani

 

 

Verso l'Italia il Bonaparte si comporto' da grande imbonitore

Cercando forze fresche per le sue campagne militari illudendo di portare la liberta' e ideando di fare delle regioni italiane una dipendenza agricola della Francia

Tentando di creare una quinta colonna

 

A lui si deve la fine della Repubblica di Venezia

A lui si deve la spoliazione di migliaia di opere d'arte che ancora oggi arricchiscono i musei francesi

A lui si deve il falso giudizio che di lui nutrono ancora gli Italiani : che per l'Italia fu solo un bieco invasore

Ben diverso invece fu l'impatto della "rivoluzione francese" e la diffusione delle idee di cui era contenitore che, quelle si, cambiarono l'Italia

Che da allora iniziarono a circolare nuove idee e nuove istanze

 

 

 

« Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch'io per salvarmi da chi m'opprime mi commetta a chi mi ha tradito? »

(Ugo Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis)

 

 

 

Il trattato di Campoformio, dizione veneta del più corretto Campoformido, comune del Friuli alle porte di Udine, fu firmato il 17 ottobre 1797 (25 vendemmiaio anno VI) dal generale Napoleone Bonaparte, comandante in capo dell'Armata d'Italia, e il conte Johann Ludwig Josef von Cobenzl, in rappresentanza dell'Austria. Esso fu il seguito naturale e la conferma del trattato di Leoben del 18 aprile 1797.

 

Una conseguenza di questo trattato fu la fine della Repubblica di Venezia. Lo stato veneto veniva infatti ceduto, insieme all'Istria e alla Dalmazia, all'Arciducato d'Austria, che, in cambio, riconobbe la Repubblica cisalpina. Alla Francia andavano inoltre tutte le isole Ionie (Corfù, Zante, Cefalonia, ecc.).

 

 

CON L'INVASIONE FRANCESE ABBIAMO DEI CAMBIAMENTI NELLA LA BUROCRAZIA MA NON NEI BUROCRATI

 

Francesco Mineccia.......Aspetti e questioni di storia della Toscana durante il periodo rivoluzionario e napoleonico

 

 

 

poveriocontadini

 

La burocrazia italiana poggiava sull'alleanza dello stato con la Chiesa

Erano i preti i primi burocrati e i primi poliziotti di ogni regime italico

L' anagrafe era quella ricavabile dai registri ecclesiastici. Erano questi a scandire la vita degli individui

 

Dalla Francia ricavammo l'idea di un anagrafe statale

Utilissimi gli archivi napoleonici infatti qualche indicazione sulla distribuzione dei Carnesecchi nell'ottocento la possiamo avere dagli "Archivi di stato civile napoleonici" che esistono ( per cio che ci interessa ) sia per la Toscana che per il Lazio.

 

E' da tener presente che gli "Archivi di stato civile napoleonici" considerano solo le variazioni anagrafiche nel periodo 1808 1814. Quindi danno un risultato non esatto ma di buona approssimazione

Purtroppo attualmente non possiedo dati sugli "Archivi di stato civile napoleonici" relativi al Lazio.

 

 

Solo il Regno delle due Sicilie capi l'importanta dell'anagrafe statale e gia' dal 1820

 

 

Esaminiamo ora la distribuzione dei Carnesecchi nei territori del Granducato di Toscana secondo i rilievi di questi archivi

 

 

 

Presenze dei Carnesecchi in Toscana agli inizi del 1800

 

Luoghi della Toscana in cui credo siano presenti Carnesecchi secondo gli Archivi di Stato civile napoleonici (Lucca esclusa ) periodo 1/06/1808-30/04/1814

 

Questi dati prendono in considerazione i soli nati maschi .

Cioe' nel periodo 1808 1814 sono nati maschi Carnesecchi solo in questi luoghi

Firenze

Pellegrino (oggi Firenze )

Sesto Fiorentino

Casellina e Torri ( oggi Scandicci )

------------------------------------

Montespertoli

Fucecchio

Pistoia

----------------

Lorenzana ( Pi )…( non autoctoni )

-----------------

Bibbiena vicino a Poppi

-----------------

Arezzo

Monteriggioni ( vicino a Colle Valdelsa )

 

Siena

 ------------------

Asciano

Pienza

Montalcino

Sinalunga

 

Sono presenti anche a Seravezza e a San Gimignano

 

 

 

Secondo i dati di questi archivi possiamo dire che in Toscana nel 1800 i Carnesecchi erano presenti in zone ben circoscritte

da notare la loro presunta assenza assenza da Cascia, da Prato.

 

 

Sembra totalmente esclusa anche la zona di Pisa non considerando Lorenzana. Nei dati sono escluse le zone di Livorno e di Grosseto

 

I dati dei censimenti sono pero' solo fortemente indicativi

Infatti vedremo ad esempio che i Carnesecchi sono gia' presenti a Castagneto Carducci intorno alla meta' del settecento ma non figurano qui non essendoci nati nel periodo preso in considerazione dal censimento napoleonico

Quindi hanno maggior valore per dimostrare dove erano rispetto a dimostrare dove non erano

  

 

 

I dati degli archivi di Stato Civile napoleonici all'inizio del XIX secolo trovano quindi i Carnesecchi fondamentalmente ancora attestati intorno a Firenze ed in un numero limitato d'insediamenti.

Le nostre ricerche pero' ci dicono che la migrazione di molti Carnesecchi alla ricerca di lavoro verso le colline metallifere o verso i territori grossetano ,livornese ,ligure era gia' iniziata

 

 

 

 

 

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE

 

TOSCANA

Immagini digitali degli atti di stato civile

Elenco degli istituti e degli archivi riprodotti, ordinati per località. Ogni immagine è corredata dai dati archivistici che riportano il nome del fondo/archivio (SCN = stato civile napoleonico; SCR = stato civile della Restaurazione; SCI = stato civile italiano), la tipologia degli atti (nati, matrimoni, morti, indici, allegati, etc.), la data, eventuale numero di riferimento dell'unità archivistica (busta, registro, filza, etc.).

 

http://www.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Firenze/Stato+civile+napoleonico/

 

http://www.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Firenze/Stato+civile+della+restaurazione/

 

http://www.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Firenze/Stato+civile+italiano/

 

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http://antenati.san.beniculturali.it/

 

 

Ricerche anagrafiche e genealogiche

http://antenati.san.beniculturali.it/ricerche-anagrafiche-e-genealogiche

Da dove iniziare ?
La ricerca dei dati anagrafici di una persona deve partire da riferimenti geografici, di tempo e di relazione parentale (genitore, coniuge, figlio), procedendo a ritroso. I dati iniziali costituiscono la chiave di accesso per ricercare nei complessi delle fonti documentarie le informazioni utili a delineare i profili anagrafici.
Dovendo intraprendere una ricerca occorre poi distinguere tra Stato civile e Anagrafe. Lo Stato Civile riguarda le registrazioni di nascite, morti e matrimoni, mentre l’Anagrafe (dal verbo greco iscrivere, registrare) riguarda i movimenti della popolazione, le residenze e i relativi mutamenti, censimenti, immigrazioni ed emigrazioni.

Dove sono le fonti ?
Stato civile e anagrafe
Lo Stato civile italiano ha un suo breve, ma significativo antecedente in quello francese, detto anche napoleonico perché introdotto in Italia da Napoleone a partire dal 1806 e sopravvissuto in alcune regioni anche dopo la disfatta francese del 1815. Subito dopo l’Unità d’Italia, con il primo censimento nazionale (1861), la tenuta dello stato civile diventa un’esigenza: si rende necessario conoscere sesso, condizione sociale e livello di istruzione degli italiani per formare le liste elettorali, i consigli comunali, per assolvere all’obbligo della leva militare, per esigere le tasse; così un decreto del 1864 attribuisce ai Comuni il compito di registrare i movimenti demografici, senza tuttavia rivestire un carattere obbligatorio, per cui non tutti i Comuni vi ottemperano. Una seconda legge del 1871 rende invece l’anagrafe obbligatoria per tutti i Comuni che da questa data in avanti sono preposti alla tenuta dei registri di nascita, matrimonio e morte della popolazione residente. I registri di stato civile riportano le registrazioni di nascite, di matrimonio, di pubblicazioni di matrimonio, di morte e talvolta di cittadinanza; costituiscono pertanto la fonte seriale e primaria per intraprendere ricerche anagrafiche e genealogiche e possono contenere dati significativi anche da un punto di vista sociale, come la professione esercitata dai genitori o il grado di alfabetizzazione posseduto (attraverso la firma).
Pertanto è sempre consigliabile iniziare le ricerche dall’archivio del Comune di origine; per inoltrare richieste di certificazione anagrafica ai Comuni italiani è utile il sito http://www.comuni-italiani.it che riporta numeri di telefono e fax, contatti mail e siti internet.
Per il periodo antecedente al 1° settembre 1871 le funzioni di Ufficiale di stato civile erano espletate dai parroci, che sono titolari delle scritturazioni e della conservazione dei registri dei battezzati, matrimoni, morti e stati d’anime in modo sistematico e ininterrotto dalla seconda metà del Cinquecento (a seguito di disposizioni del Concilio di Trento), ma già in precedenza alcune parrocchie curavano la compilazione di tali registri. Pertanto, per il periodo antecedente al 1871, è necessario rivolgersi alla parrocchia di nascita e a quella di residenza - se diversa dalla prima – per ottenere la certificazione anagrafica (utile motore di ricerca per le parrocchie italiane è il sito:
www.parrocchie.it); tra i progetti per la tutela e per la valorizzazione delle Registrazioni anagrafico-sacramentali storiche italiane (registri parrocchiali dei battesimi, dei matrimoni, delle sepolture e dello stato delle anime precedenti al 1901) si segnala la banca dati La Memoria dei sacramenti (www.memoriadeisacramenti.it), cui hanno aderito numerose parrocchie.

Per i discendenti degli emigrati italiani
A partire dagli ultimi decenni del Novecento il desiderio di riscoprire le proprie origini è avvertito come un’esigenza forte soprattutto da parte dei discendenti di emigrati italiani residenti all’estero, insieme alla sempre più pressante necessità di venire in possesso dei documenti necessari nell’iter amministrativo per ottenere la cittadinanza italiana "iure sanguinis", come l’estratto dell’atto di nascita o di matrimonio dei loro antenati. Gli Archivi di Stato non hanno competenza in materia di anagrafe ma conservano fonti seriali per individuare i Comuni di nascita degli ascendenti, ai quali occorre rivolgersi per ottenere le certificazioni necessarie, mentre per il periodo precedente al 1871 occorre rivolgersi alle parrocchie.
Negli archivi prodotti da Prefetture, Questure e Tribunali, che sono trasferiti agli Archivi di Stato competenti per territorio dopo 40 anni dall’esaurimento delle pratiche, è inoltre possibile reperire documentazione sporadica relativa a passaporti o a permessi di espatrio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MOTI CONTRORIVOLUZIONARI DEL "VIVA MARIA"

 

Giuseppe Carnesecchi, capitano dell' esercito granducale di stanza a Livorno, sposo' nel 1769 Francesca Nesterini vedova del fiorentino Filippo Mari

Francesca Nesterini aveva quattro figli uno di questi era Lorenzo Mari che tanta parte ebbe nel movimento del " Viva Maria"

Giuseppe Carnesecchi pote' esercitare pero' ben poca influenza sul figlioccio in quanto mori poco dopo nel 1772 , quando il bimbo aveva solo sei anni

Giuseppe Carnesecchi discendeva dai Carnesecchi di Ulivieri

 

Lorenzo Mari (Montevarchi, 11 giugno 1766 – Firenze, 14 gennaio 1824) battezzato Gio. Pietro Lorenzo Maria Baldassarre, fu l' ultimo dei quattro figli del fiorentino Filippo Mari e di Francesca Nesterini di Montevarchi.

Già capitano dei dragoni, il 10 giugno 1786 nella chiesa di Santa Maria in Campo, Lorenzo sposò Alessandra Cini e insieme andarono ad abitare sulla via maestra di Montevarchi nell' elegante Palazzo Mari da dove, dopo che il Mari venne congedato d' ufficio a seguito dell' invasione napoleonica della Toscana, l' 11 giugno del 1799 i due coniugi presero ad arruolare volontari per partecipare ai moti controrivoluzionari del Viva Maria già scoppiati in Arezzo. Dopo essere stati raggiunti da Lord William Frederic Wyndham, plenipotenziario inglese per la rivolta aretina, Lorenzo e Alessandra, alla testa della compagine valdarnese degli insorti, raggiunsero il Casentino, dove avevano una casa, e anche lì arruolarono altri contadini per poi dirigersi verso Arezzo e unirsi al corpo d' armata principale che si preparava a marciare su Siena e poi su Firenze.

I coniugi Mari e i loro uomini non presero però parte alla "liberazione" di Siena del 28 giugno in cui vennero commessi saccheggi, omicidi e numerosi altri crimini soprattutto contro la comunità ebraica. Preferirono piuttosto aspettare ad Arezzo e ricevere poi il comando dell' intera armata aretina che, agli inizi di luglio, avrebbe dovuto riconquistare Firenze. E così fu.

 

 

 

...............Tre anni dopo questi fatti il 24.3.1799, a seguito della mutata situazione politica neutrale, lo stato granducale toscano degli Asburgo Lorena fu invaso dall'esercito repubblicano francese ed il successivo 6 aprile, con l'entrata in Arezzo dello stesso, la Madonna del Conforto divenne nel movimento insurrezionale antifrancese del "Viva Maria", per il semplice motivo che era la patrona locale, anche simbolo politico contro l'oppressione degli invasori per la libertà sia politica che religiosa di un intero popolo. Scoppiata la rivolta il 6 maggio con la liberazione della città e la successiva battaglia di Rigutino, tra le prime forze organizzate degli aretini e militari regolari franco-polacchi mandati per sedarla, a seguito della alleanza con forze regolari Austro-Russe si venne a creare una vera Armata che portò da maggio ad agosto alla liberazione di diverse città del Centro Italia (Siena, Cortona, Perugia, Livorno, San Leo, ecc.) ed alla fuga dei francesi dalla capitale Firenze (2).

 

 

dalla pagina di Angelo Gravano Bardelli

http://www.carnesecchi.eu/Santa_Maria_del_Conforto.htm

 

 

 

dalla pagina di Angelo Gravano Bardelli

http://www.carnesecchi.eu/Santa_Maria_del_Conforto.htm

 

 

 

 

ANNO 1816 anno senza estate carestia e colera

L'anno senza estate, conosciuto anche come l'anno della povertà e si moriva di freddo nei paesi di lingua inglese, fu il 1816, anno durante il quale gravi anomalie al clima estivo distrussero i raccolti nell'Europa settentrionale, negli stati americani del nord-est e nel Canada orientale. Lo storico John D. Post lo ha battezzato "l'ultima grande crisi di sopravvivenza nel mondo occidentale".

Oggi si ritiene che le aberrazioni climatiche furono causate dall'eruzione vulcanica del Tambora, nell'isola di Sumbawa dell'attuale Indonesia (allora Indie orientali olandesi), avvenuta dal 5 al 15 aprile 1815, eruzione che immise grandi quantità di cenere vulcanica negli strati superiori dell'atmosfera. Il vulcano Soufrière nell'isola di Saint Vincent nei Caraibi nel 1812, e il monte Mayon nelle Filippine nel 1814, avevano già eruttato abbondanti polveri e gas pesanti nell'atmosfera. Come è comune a seguito di grandi eruzioni vulcaniche, la temperatura globale si abbassò poiché la luce solare faticava ad attraversare l'atmosfera. Tali fenomeni si sovrapposero ad un periodo in cui si verificò il minimo di Dalton, durante il quale si ritiene che il Sole abbia emanato meno energia. In quel periodo, inoltre, era ancora in corso la cosiddetta piccola era glaciale, periodo di raffreddamento generale del pianeta che, dal medioevo, si protrasse fino al 1850.

 

Le inusuali aberrazioni climatiche del 1816 ebbero l'effetto peggiore nell'America del nordest, nelle province canadesi del Maritimes e di Terranova e nel nord dell'Europa. Tipicamente la tarda primavera e l'estate in quelle regioni americane sono sì relativamente instabili, ma mai fredde: le temperature minime raramente scendono sotto i 5 °C, praticamente mai in Europa, e la neve d'estate in quelle zone del Nord America è estremamente rara, sebbene a maggio talvolta cada del nevischio. Nel maggio 1816, invece, il ghiaccio distrusse la maggior parte dei raccolti; a giugno, nel Canada orientale e nel New England si abbatterono due grandi tempeste di neve che provocarono numerose vittime; inoltre, all'inizio di giugno quasi trenta centimetri di neve ricoprirono Québec, e a luglio ed agosto i laghi e i fiumi ghiacciarono in Pennsylvania e altre tre gelate colpirono il New England distruggendo tutti gli ortaggi, tranne quelli poco sensibili al freddo. Furono comuni rapide ed improvvise variazioni di temperatura.

L'Europa, che stava ancora riprendendosi dalle guerre napoleoniche, soffrì per la mancanza di cibo: in Gran Bretagna e in Francia vi furono rivolte per il cibo e i magazzini di grano vennero saccheggiati. La violenza fu peggiore in uno Stato senza sbocchi sul mare come la Svizzera, il cui governo fu costretto a dichiarare un'emergenza nazionale.

Come risultato, vi fu un notevole incremento dei prezzi dei cereali. Grandi tempeste, piogge anomale e inondazioni dei maggiori fiumi europei (incluso il Reno) sono attribuite all'eruzione, così come le "incessanti nevicate" del luglio 1816 e la presenza di ghiaccio nell'agosto del 1816. L'eruzione del Tambora fu anche la causa, in Ungheria, della caduta di neve "sporca", e qualcosa di simile accadde anche in Italia, dove per un anno circa cadde della neve rossa, si crede dovuta alle ceneri presenti nell'atmosfera.

 

Secondo un'ipotesi formulata da J.D.Post della Northeastern University, il freddo fu responsabile, in qualche modo, della prima pandemia colerica del mondo. I testi medici descrivono che, prima del 1816, il colera era circoscritto alla zona del pellegrinaggio sul Gange, mentre la carestia di quell'anno contribuì alla nascita di una epidemia nel Bengala, che si diffuse poi in Afghanistan e nel Nepal. Dopo aver raggiunto il Mar Caspio, l'epidemia si trasferì in occidente toccando il mar Baltico ed il Medio Oriente. La diffusione della malattia fu lenta, ma costante.

da Wikipedia

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

" VICENDE DEI CARNESECCHI "

1800---2009

 

La storia corre ora fino ai giorni nostri

Confesso che non e' affatto facile collocare i vari personaggi entro linee genealogiche ben definite . Ho in questa sezione riunito altri dati ed altre vicende

Spero che col tempo ogni cosa vada a posto

Ricordo qui persone e vicende , poco importa da dove vengono queste persone : sono dei Carnesecchi

Ecco quindi presentarsi alla ribalta altri Carnesecchi taluni con storie anche importanti da narrare

LE LINEE ARISTOCRATICHE SI SONO ORMAI ESTINTE E QUESTE STORIE SONO STORIE DI UMILI ARTIGIANI E QUINDI SONO ANCORA PIU' DEGNE DI NOTA : TUTTA QUESTA E' GENTE CHE AVREBBE POTUTO STARSENE TRANQUILLA EPPURE TRANQUILLA NON SE NE STA

E' VERAMENTE STRANA E STRAORDINARIA QUESTA VOCAZIONE A VIVERE DA PROTAGONISTI IL PROPRIO TEMPO DI TANTI CARNESECCHI

E SONO CONVINTO CHE IO IGNORO ANCORA TANTE STORIE

 

 

 

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"Principali personaggi e fatti fra i Carnesecchi dell'otto-novecento

 

 

 

 

CIANFANELLI, Niccola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

di Pasqualina Spadini

CIANFANELLI, Niccola. - Figlio di Antonio e di Caterina Carnesecchi, nacque il 19 luglio (Saltini, 1862, p. 54) 1793 a Mosca (Nuzzi, 1972, p. 189). Dalla biografia, redatta nel 1849 da M. Missirini, (1851) si sa che, trascorsa la prima infanzia con la famiglia in varie capitali europee, fece ritorno in Toscana e visse dapprima a Firenze, dove il padre intraprese il commercio dei generi coloniali, e poi, per qualche anno, a Pisa. Qui, "ancora fanciullo", contrariamente ai desideri del padre che avrebbe preferito si dedicasse al commercio, il C. iniziò a far pratica di disegno copiando gli affreschi del Camposanto pisano sotto la guida di C. Lasinio, che ne era conservatore. Quando la famiglia rientrò a Firenze, prosegui gli studi artistici all'Accademia di belle arti, frequentando il corso di disegno di P. Ermini e quello di pittura di P. Benvenuti, del quale divenne l'allievo prediletto.

La Gazzetta di Firenze permette di seguire i progressi del C. e i vari premi ottenuti all'Accademia tra il 1815 e il 1819 (Nuzzi, 1972). Anche la padronanza delle tecniche pittoriche gli veniva da una incessante ricerca personale se è vero che, come riferisce il Missirini (p. 2), pur di sperimentare "la trasmutazione de' colori ne' freschi", aveva dipinto persino sugli embrici di terracotta e se, nella consapevolezza che la pratica della scultura agevola la resa del rilievo in pittura, si era messo a modellare.

Sempre dal biografo (p. 3) si ha notizia che, durante il periodo dell'apprendistato, il C., in seguito alla morte del padre, era stato costretto, per mantenere la madre e un fratello più giovane, a dipingere "copie dalle Gallerie", "piccoli bozzetti" e quadri, e ad affrescare, in "varie case", "piccoli sfondi con putti e figurine che volano" e "varie lunette".

Nel 1822 il C. fu tra i decoratori del nuovo palazzo Borghese di Firenze (Missirini, p. 3). Sempre in quell'anno partecipò alla mostra dell'Accademia, allestita per il concorso triennale, con il dipinto Nostra Donna portata a processione da un coro di fanciulle, ilcui soggetto è tanto ingrato, da non "sortire effetto veruno" (Antologia, ottobre-dic. 1822, p. 386).

Intorno al 1825, quando sotto Leopoldo H il Poccianti ristrutturava palazzo Pitti, dipinse in una sala un'allegoria della Vigilanza (Minerva in trono)in cui, secondo il Missirini (p. 5), innalzò "lo stile alle forme. e al rigore della scuola romana". Il Missirini elenca una serie di opere (disperse o distrutte) eseguite presumibilmente alla fine del terzo decennio del secolo a Genova e in Liguria: il C. fu tra i decoratori del teatro Carlo Felice (inaugurato il 7 apr. 1828 e operò quindi anche in palazzi e chiese.

Alla Bibl. Riccardiana di Firenze si conserva un album di disegni del C. raffiguranti alcune scene dei Promessi sposi che furono rappresentate nella villa di Poggio a Caiano il 3 sett. 1828 (vedi Nuzzi, 1973). Il tema manzoniano ritorna in una prestigiosa commissione datagli da Leopoldo II alla quale il C. fu impegnato dal 1834 al 1837: la decorazione ad affresco, con undici episodi dei Promessi sposi, oltre che con i ritratti di Alessandro Manzoni e del cardinale Federico Borromeo, del soffitto di una sala degli appartamenti reali della Meridiana a palazzo Pitti. Il C., spinto dall'attualità e dalla risonanza che aveva il romanzo, accantonò definitivamente il linguaggio neoclassico che sino a quel momento aveva caratterizzato la sua produzione pittorica e decorativa. Elaborò un lessico "nuovo", consono alla drammaticità degli eventi vissuti dai protagonisti del capolavoro manzoniano, che si basava sulle vivaci tonalità "alla fiamminga" per esaltare una composizione di notevole verve narrativa nonostante qualche prestito da "quelle figurazioni celebrative e divulgative delle storie dei Santi nate a Firenze tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento" (Nuzzi, 1973, p. 348).

Appartengono alla fase preparatqria degli affreschi "manzoniani" alcuni bozzetti a olio, di cui resta soltanto Lucia dinanzi all'Innominato (Firenze, Pitti: vedi Nuzzi, 1972, pp. 95 s.), oltre a disegni e cartoni per dettagli (Firenze, Uffizi e Gabinetto Vieusseux: vedi Del Bravo, 1971, p. 59). L'esame dei cataloghi delle Promotrici, alle quali dal 1840in poi comparvero i bozzetti a olio, consente di appurare che almeno tre di essi non furono poi realizzati a fresco: Lucia riceve da Bettina un messaggio di Renzo, esposto nel 1847a Firenze (catal., n. 37), la Fuga dei promessi sposi ó l'Addio ai monti, esposto a Firenze nel 1845(catal., sala III, parete 2)insieme con la Monaca tradisce Lucia (ibid., parete 4, e ripresentato alla prima Esposizione nazionale italiana, Firenze 1861, catal., n. 4960). Trovarono, invece, attrazione definitiva Griso in casa di Lucia presentato nel 1840all'Esposizione della Promotrice a Trieste (catal., n. 213), L'elemosina di Renzo, Sposalizio di Lucia e Renzo, il Perdono a fra' Cristoforo, Lucia e l'Innominato, che figurarono alle mostre fiorentine del 1845 e del 1849 (catal., 1845, sala III, parete 2, e catal., 1849, n. 31 sala III, e n. 30).

E furono appunto i "lodati quadretti delle più drammatiche scene dei Promessi Sposi" a attirare nel 1843 l'attenzione di P. Selvatico Estense (1843) che, nonostante "la poca espressione delle teste" e la "nessuna scelta dei tipi", non mancò di apprezzarne il "bellissimo colore che pareva tolto dai buoni fiamminghi, la vigoria del chiaroscuro, l'evidenza della composizione". Selvatico, tra l'altro, considerava il C. uno di quegli artisti che nell'ansia di evitare le convenzioni e l'accademismo sbagliavano nel dedicarsi "alla gelida imitazione del vero esteriore".

Nel 1838, ultimati gli affreschi della Meridiana, il C. eseguì una tavola di vaste proporzioni, l'Adorazione dei Magi per la cappella Pitti in S. Felicita, sempre a Firenze (Missirini, p. 4; Il Giornale del commercio, 20 giugno 1838, p. 98). Del 1839 èla piccolissima tela Sogno di amore (dispersa), eseguita per il duca di Sutherland (Il Giornale del commercio, 22 Maggio 1839, p. 82).

Tra il 1840 e il 1841 N. Puccini incaricò il C., insieme con L. Bezzuoli, L. Sabateffi e G. Martellini, di decorare a fresco alcuni ambienti della sua villa di Scornio (Pistoia): dei C. è Benvenuto Cellini che sottopono il bozzetto del "Perseo" algiudizio di Cosimo I e della duchessa Eleonora (D. Martelli, Scritti d'arte, a cura di A. Boschetti, Firenze 1952, p. 202;C. Mazzi-C. Sisi, in Cult. dell'Ottocento a Pistoia..., catal., Firenze 1977, p. 17). La carriera del C. si conclude con un altro incarico prestigioso. Leopoldo II gli commissionò nel 1941, anno in cui G. Martelli terminò la costruzione della Tribuna di Galileo nel palazzo della Specola a Firenze, gli affreschi Fra' Luca Pacioli che presenta Leonardo a Ludovico il Moro e Alessandro Volta che esperimenta un fenomeno della sua scienza dinanzi a Napoleone, per due lunette della Tribuna di Galileo, alla cui decorazione lavorarono gli stessi pittori che erano stati già col C. a Pistoia. I cartoni relativi erano già ultimati nell'anno 1843, se Selvatico, dopo avere elogiato per la perfetta esecuzione il Leonardo, ritenne di livello assai inferiore il Volta, per "le figure tra il tozzo e il volgare, il poco sentimento nelle teste, il troppo affollamento di gente" e per "gli abiti moderni". Un cartone del Leonardo (disperso), di cui esiste un bozzetto a olio conservato a palazzo Pitti (Nuzzi, 1972, p. 96), figurò nel 1849 e nel 1856 alle Promotrici fiorentine (catal., 1849, n. 20, e catal., 1856, n. 14, sala VII).

Il C., che si occupò anche del restauro di quadri (Saltini, 1862, p. 54), morì a Firenze il 30 ag. 1848, lasciando incompiuto l'affresco del Volta.

Il Missirini (pp. 4, 5, 8) ricorda lavori di decorazione e dipinti per Firenze e altri posti della Toscana oggi dispersi. Nel 1861 alla prima Esposizione nazionale italiana di Firenze comparvero, oltre al bozzetto la Monaca tradisce Lucia, altri due oli (ora perduti): Putti al bersaglio e Madonna dei Gigli. Da allora il C. fu dimenticato, se si eccettuano alcune brevi menzioni nei repertori. Il primo avvio alla revisione critica della produzione di questo artista, che dall'iniziale neoclassicismo davidiano dovuto all'apprendistato con il Benvenuti divenne, a partire dal 1834, un valido interprete del romanticismo letterario, si ebbe in occasione di una mostra nel 1971 (Del Bravo) ed è stato approfondito per la pittura sia a olio sia a fresco con le mostre del 1972 e 1973-74 (Nuzzi).

Bibl.: P. Selvatico Estense, Dell'arte moderna in Firenze.... Milano 1843, pp. 9 s.; La Società Promotrice di B. A. e la sua esposizione solenne, in La Rivista, 6 giugno 1846, 14 luglio 1846;A. Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX..., Milano 1900-1903, p. 1526 (30 ag. 1848);M. Missirini, Opuscoloalla memoria del professor N. C. ... Sei stampe su I Promessi Sposi..., Firenze 1851;P. Contrucci, Biografia di N. Puccini, Pistoia 1852, p. 62; Catal. illustr. delle opere di pittura ammesse alla Prima Esposizione ital., Firenze 1861, nn. 575, 795;G. E. Saltini, Le arti belle in Toscana..., Firenze 1862, pp. 54 s.; G. B. Niccolini, Ricordi della vita e delle opere, a cura di A. Vannucci, Firenze 1866, II, p. 392; Not. stor. intorno alla R. Accad. delle Arti del disegno in Firenze, Firenze 1873, p. 76;C. Del Bravo, in Disegni italiani del XIX secolo (catal.), Firenze 1971, p. 59, n. 36, fig. 23(con bibl.); C. Nuzzi, in Cultura neoclassica e romantica nella Toscana granducale... (catal.), Firenze 1972, pp. 95 s., 189;Id., in Romanticismo storico (catal.), Firenze 1973, pp. 347 s.;R, J. M. Olson, Ital. 19th Century Drawings and Watercolors (catal.), New York 1976, n. 124; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 561 s.

 

 

 

 

 

 

 

 

UNA SVOLTA IMPORTANTE PER I CARNESECCHI DEL LAZIO E DELLA PUGLIA

 

In un elenco di matrimoni dell'archivio diocesano di CONVERSANO pubblicato dal dr Carlo De Luca

Elenco dei matrimoni nell'archivio diocesano di CONVERSANO

Vediamo comparire nel 1782 un Mario CARNESECCHI di Frascati ( qui non e' ancora chiaro se nato o proveniente ) e lo abbiamo visto sposato con Caterina Vitulli ed essere padre di un unico figlio padre di un Raffaele

 

I CARNESECCHI di Bari sono da porre in relazione con questo MARIO e non ai fiorentini di fine 500

Scopriremo al momento della morte che Mario e' un cuoco

 

Mario di Serafino in Puglia................................................Carnesecchi e Carnesecca in Puglia

la discendenza di Mario di Serafino ...........................................................................particolari vicende burocratiche a Gioia del Colle e a Bari

 

 

Questo Mario ( grazie all'aiuto fondamentale del dr Valentino Marcon) ci apre alla scoperta del radicamento nel Lazio dei Carnesecchi

Ci porta Alla a vicenda che porta i Carnesecchi di Serafino dopo aver fatto tappa intermedia nel Lazio ( provvenendo da Firenze dove Serafino e' nato) con Mario a mettere i piedi in Puglia

 

Serafino del fiorentino GiovanDomenico a Frascati ..........................I Carnesecchi a Frascati e a Roma in via Condotti

 

I Carnesecchi pugliesi danno vita a tutta una serie di personaggi importanti nella citta' di Bari e di Taranto

Alcuni di valenza storica

 

 

 

 

 

 

 

RADICAMENTO A ROMA E DINTORNI DI CARNESECCHI IN ETA' PREUNITARIA

Carnesecchi a Roma.......................................L'inizio : una famiglia fiorentina a Frascati

 

 

Sottolineiamo inizialmente che "Carnesecchi" e' spiccatamente un cognome toscano

Intorno alla meta' del settecento accade una cosa genealogicamente fuori dalla norma

Ed anche vicende altrettanto fuori dalla norma

Un Serafino Carnesecchi fiorentino ,si sposta a Frascati ( 1751 ) insieme con la moglie ( nata a Cesena : Caterina Montanari ) e due figli Giuseppe e Maria Andreana

Subito nasce a Frascati nel 1751 un figlio : Mario

 

 

Grazie al dr Valentino Marcon ho avuto questo atto che ci parla di una famiglia di origine fiorentina spostatasi a dimorare a Frascati

...................................................................

ATTO di Battesimo di Mario Nicola Ignazio Carnesecchi

Anno Domini 1752 Giorno 6 febbraio

(Archivio Storico Diocesano, Fondo Parrocchia (Cattedrale) San Pietro Apostolo, Frascati. Registro dei battesimi. Liber Baptizatorum 1746-1756, pag. 144)

 

Mario Nicola Ignazio, nato il giorno 2 (del mese) dal legittimo matrimonio di Serafino Carnesecchi figlio del fu Giovanni Domenico di Firenze e donna Caterina Montanari figlia di Anacleto Cesenatense abitanti di Tuscolo (Frascati), coniugi, fu battezzato con l’imposizione dei suddetti nomi da me Valentino Pellegrini Arciprete. Padrini furono M. Paolo Lucci e Agata Borromini (?) romani mediante loro insieme […..?] in persona di D. Agostino Bergantelli e di Arcangelo Benigna(?) romana rest …

 

 

 

Non e' detto che avanti allo spostamento a Frascati , Serafino non abbia fatto tappa intermedia a Roma ( vedi testimoni dl battesimo del figlio Mario )

 

Dagli Stati delle anime fornitimi dal dr VALENTINO MARCON si vede la famiglia abitare nella villa dei conti di Tuscolo e quindi e' probabile fossero inservienti della casa

 

Quindi Serafino il padre e' nato a Soffiano (Firenze ) il 27 aprile 1712 da Giovan Domenico ( 1671) di Piero (1623) e da Caterina di Giuseppe Lumachi

E Mario e' riconducibile alle genealogie di Soffiano ( Firenze ) che partono intorno al 1500 con un Francesco di cui ancora non conosco il padre e non riesco ancora a collocare genealogicamente

 

Nel 1755 la famiglia non compare piu' negli stati delle anime di Frascati, pero' nasce a Frascati una figlia Anna Maddalena

Probabilmente la famiglia si sposta a Roma

E' da chiarire se ora Serafino viene in contatto col caffe' Greco

 

 

Intorno al 1763 nasce a Serafino il terzo maschio : Giovanni

Giuseppe che era nato nel 1742-43 ( probabilmente a Cesena ) figura con certezza padrone del caffe Greco almeno dal 1796 fino al 1805

Giuseppe padrone del caffe Greco in via Condotti 86

 

 

Racconta Pascarella: ...................cosi tutti noi possiamo andare orgogliosi di sapere che il caffe' Greco fu messo al mondo da un greco , il quale a quanto si legge nelle pagine di un vecchio registro della parrocchia di san Lorenzo in Lucina, si chiamava Nicola della Maddalena

L'infanzia del caffe' non fu troppo lieta , e il suo babbo dopo averlo tenuto parecchi anni , ricavandone non grandi utili , lo cedette a un tal Carnesecchi ,il quale, anche lui , dopo averci speso molto e guadagnato poco, lo diede ad un certo Salvioni

Lo storico deve fare attenzione alle incongruenze del racconto del Pascarella

 

 

 

Marzo 1797 Bertel Thorvaldsen raccomandato a Giuseppe Carnesecchi , padrone del caffe' greco

 

Wikipedia

Bertel Thorvaldsen, noto in Italia come Alberto Thorvaldsen o anche Thorwaldsen (Copenaghen, 17 novembre 1770 – Copenaghen, 24 marzo 1844), è stato uno scultore danese, esponente del Neoclassicismo e maggior rivale di Canova. Operò principalmente a Roma, sua patria artistica adottiva. La sua fama fu grandissima fra i contemporanei e pari a quella di Canova;.................................

..........................Fu soltanto il 29 agosto 1796 che Thorvaldsen poté finalmente iniziare il suo viaggio per Roma, dove giunse l'8 marzo dell'anno successivo a causa di soste a Malta e Napoli. Tale data venne in seguito festeggiata dall'artista come il suo "compleanno romano"; nell'Urbe Thorvaldsen decise di farsi chiamare Alberto, nome con cui fu popolare in Italia. Poco tempo dopo il suo arrivo a Roma Thorvaldsen conobbe l'archeologo Jörgen Zoega, che lo aiutò nello studio dell'antichità classica e che col tempo divenne anche il suo mentore, nonché il pittore Asmus Jacob Carstens, che parimenti si prese cura di lui. Nel 1797 Thorvaldsen inaugurò il suo primo studio in via del Babuino 119, nell'atelier previamente utilizzato dallo scultore inglese John Flaxman.

Wikipedia

 

 

 

DOCUMENTI......................................Documenti conservati

m1 1797 nr 2................Ernst Morace raccomanda Thorvaldsen a Giuseppe Carnesecchi padrone del Caffe' Greco perche' lo aiuti ad alloggiare all'arrivo a Roma

 

The Thorvaldsens Museum Archives

Carnesecca Giuseppe

Der har ikke kunnet opspores megen viden om Carnesecca. Han kendes kun fra en anbefaling af Thorvaldsen, som billedhuggeren fik med til ham på sin rejse fra Napoli til Rom i 1797.

Non si hanno molte conoscenze su Carnesecca. È noto solo per una raccomandazione di Thorvaldsen, che lo scultore gli portò nel suo viaggio da Napoli a Roma nel 1797.

 

The Thorvaldsens Museum Archives

is a Documentation and Research Centre on the life, work and context of Bertel Thorvaldsen.

The Archives is presently holding 10247 documents from, to and about the sculptor.

They are the primary written sources to our knowledge on the activities of Thorvaldsen.

 

La lettera del Morace sembrerebbe comunque dimostrare che nel 1797 questo Carnesecchi era gia' padrone del caffe' Greco (e questo precedentemente al 1797 quando Morace era stato alloggiato ) e che il giro di artisti intorno al caffe' era gia iniziato e che il caffe'godeva di una certa fama presso gli stranieri

 

 

introduciamo nel nostro racconto una tela di Joseph Anton Koch

Joseph Anton Koch (Elbigenalp, 27 luglio 1768 – Roma, 12 gennaio 1839)

Verso la fine del 1794, grazie a una borsa di studio del mecenate George Nott, dopo aver attraversato a piedi le Alpi, giunse in Italia. Visitò Bologna, Firenze, Napoli e Salerno, e si entusiasmò per i capolavori della pittura italiana; finalmente, all'inizio del 1795, arrivò a Roma. Qui si integrò rapidamente nel cerchio artistico dei Deutsch-Römer, i tedeschi residenti a Roma, stringendo amicizia in particolare con Asmus Jacob Carstens, da cui imparò a rappresentare le forme umane, capacità che gli tornerà utile più tardi per le illustrazioni della Divina Commedia o per la creazione di numerosi quadri a soggetto biblico o mitologico. Strinse inoltre amicizia con lo scultore danese Bertel Thorvaldsen, con cui condivise un alloggio a Via Sistina. Divenne assiduo frequentatore del Caffè Greco, dove ancor oggi è presente un suo ritratto.

Nel 1805 dipinse per Giuseppe Carnesecchi allora padrone del caffe' Greco di Roma

The present painting,the final one of the series and the preparatory sketch for which isin the Kunsthalle, Karlsruhe (fig. 2), is the culmination of hisdeveloping thoughts on, and ambitions for, this panorama. The earliest version of the composition (Karlsruhe, StaatlicheKunsthalle, fig. 3) of 1805 was painted for Giuseppe Carnesecchi, the owner of the Caffè Greco in Rome. The second version (fig. 4),and also the smallest, now in a German private collection, waspainted in 1806. Koch worked on the third and largest version(Munich, Neue Pinakothek, fig. 5) for eleven years

 

 

 

anno 1805 Joseph Anton Koch : Paesaggio eroico con arcobaleno h=117cm l=113 cm Heroische Landschaft mit Regenbogen

The earliest version of the composition (Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle,) of 1805 was painted for Giuseppe Carnesecchi, the owner of the Caffè Greco in Rome.

le varie composizioni del paesaggio eroico

 

 

 

 

 

Wahrscheinlich gab doch erst der Auftrag des Caffetiere Giuseppe Carnesecchi , der das damals schon berühmte , von den deutschen Künstlern und Literaten bevorzugte Caffè Greco führte , schließlich den Anstoß zur Ausführung .Koch bemerckt ausdrucklich er habe das Bild fur den wirt Carnesecchi gemalt

 

Fu probabilmente la commissione del Caffetiere Giuseppe Carnesecchi, che dirigeva l'allora già famoso Caffè Greco, preferito da artisti e letterati tedeschi, a dare finalmente impulso all'esecuzione, Koch riferì espressamente di aver dipinto il quadro per l'oste Carnesecchi

 

NON SO QUANTO CI SIA DI VERO IN QUEST'AFFERMAZIONE : Koch riferì espressamente di aver dipinto il quadro per l'oste Carnesecchi

BASTA COMUNQUE L'EVIDENZA DELLA SCRITTA RETRO QUADRO ( ma resta da chiarire per che vie il quadro sia finito in Germania )

 

( Sembrerebbe comunque avvalorato dal fatto che da qualche fonte si dice che l'opera sarebbe stata dipinta in soli 18 giorni per Giuseppe Carnesecchi padrone del caffe' Greco )

 

 

Abbiamo anche stabilito che la fortuna del caffe' era bella che fatta presso gli artisti del nord Europa probabilmente per merito di Giuseppe

Quindi contrariamente a quanto asserito da Pascarella , Giuseppe non e' per niente una figura marginale ma anzi e' probabilmente l'inizio dell'avventura artistica del "Greco" e la sua presenza al timone del locale e' probabilmente piu' lunga

Ed abbiamo stabilito un momentaneo limite inferiore alla proprieta' Carnesecchi : coincidente con la presenza di Ernst Morace a Roma da datarsi tra il 1793 e il 1796

Nel 1805 , secondo quanto detto dagli autori tedeschi il Carnesecchi era ancora proprietario del caffe' e aveva gia' iniziato ad acquistare quadri dagli artisti che frequentavano il locale

E non sappiamo stabilire con certezza quando vendette il locale

Indagare su Giuseppe unico gestore documentato del caffe' vuol dire in effetti indagare sulla vera nascita ( e sull'eta' vera ) del caffe' che potrebbe essere piu' antica

 

 

Credo che piu' notizie potrebbero esser ricavate dalla letteratura d'arte straniera seguendo le tracce delle opere della collezione e non , come nel caso di Joseph Anton Koch che ci ha permesso di determinare la committenza e quindi ci ha dato indicazioni sulla proprieta'

 

 

 

 

Se l'inizio della proprieta' Carnesecchi e' ancora da definire , potendo cominciare con Serafino, addirittura dal 1755-56

E altrettanto puo' estendersi alla fine della proprieta'

Nel 1808 Giuseppe emancipa i figli Agostino e Piero

Agostino si suicida per debiti di gioco nel 1812

E' possibile sia questa la motivazione della cessione del caffe' ?

 

 

Un Carnesecchi negoziante di Roma morto suicida tra il primo gennaio e il 30 giugno 1812 compare nella "rassegna stampa" sottoposta a Napoleone Bonaparte

morte per suicidio che dovrebbe comparire nell'anagrafe napoleonica per la citta di Roma

libro : "La police secrète du Premier Empire, Bulletins quotidiens adressés par Savary à l'Empereur de janvier à juin 1812: Tome 4 " Edizione Francese di Nicole Gotteri (Autore) Editore CHAMPION 11 luglio 2000 a pagina 261

ISBN-10 : 274530335X ISBN-13 : 978-2745303356

 

Dal bollettino del 17 Aprile 1812 il 3 ( 3 aprile 1812 ) il sr Carnesecchi , negociant de Rome, 40 ans, s'est tue' d'un coupe de pistolet (joueur)

Si tratta quindi di un Carnesecchi romano rovinatosi col gioco ,e comunque nato intorno al 1772 ,

 

(un ringraziamento per la pagina 261 alla biblioteca Beghi di La spezia)

 

 

L’Archivio di Stato di Roma conserva i seguenti fondi di stato civile: – Atti dello Stato Civile Napoleonico (1810-1814) : costituito da atti dello stato civile di Roma e del suo circondario, e da una piccola appendice di libri parrocchiali (1565- 1849) pervenuta all’Archivio di Stato insieme al resto del fondo.

 

Grazie al fondamentale aiuto dell'encomiabile dottoressa Paola Ferraris ho :

Il suicida e' Agostino Carnesecchi di anni quaranta , abitante a Roma via di CacciaBove( ???) num 5, marito di Maria Giuseppa Bagerini (??) di figlio di Giuseppe Carnesecchi abitante in via Condotti 82

la data del suicidio e' 2 aprile 1812 e non 3 aprile

Quindi Agostino e' figlio di Giuseppe il padrone del Caffe' Greco che nel 1812 era ancora vivo ( a questo punto era nato tra il 1740 ed il 1750 ed abitava in via Condotti 80

 

la busta 7 era quella giusta, e organizzata per date, benché pure per "Sezioni", e con parecchie lacune: nella "Sezione" principale, degli atti prodotti dal Maire, alla data del 3 aprile 1812, c'è l'atto di morte di Agostino Carnesecchi, con età e nomi dei genitori

 

 

P> 

 

Vicino all'abitazione di Giuseppe Carnesecchi troviamo l'abitazione di Giovanni Carnesecchi. Giuseppe abita in via Condotti 82 ( ed e' presumibile sia il padrone del Greco ) e Giovanni abita al numero 73

Tutto ci fa pensare che Giuseppe e Giovanni siano fratelli , possibilmente cointeressati all'andamento del caffe' Greco

 

 

 

La traccia documentaria mi viene fornita dal dr Claudio De Dominicis che mi segnala in quel suo sito incredibilmente utile e stracolmo di informazioni per chiunque cerchi notizie genealogiche sulle famiglie romane ( ACCADEMIA MORONIANA ) la presenza di un prezioso elenco di testamenti da lui strutturato ad una ricerca per cognome

compaiono due personaggi di cui ora andremo a parlare e che ritengo parenti del Giuseppe proprietario del Greco Giovanni il padre e Francesco Antonio uno dei figli di Giovanni

Giovanni Carnesecchi il cui testamento viene aperto a Roma il 17 gennaio 1822 ( La morte e' avvenuta il giorno stesso )

Il testamento fa parte dei 30 notai capitolini, successore Sacchi, CC (Curia Capitolina )

Volume X Claudio De Dominicis INDICE DEI TESTAMENTI ROMANI presso l’Archivio di Stato di Roma

 

decimo volume_De_Dominicis ...........................................................Accademia Moroniana : Indici testamenti X volume

 

 

All'archivio di Stato di Roma ho avuto l'aiuto del dr Angelo Restaino e della dressa Paola Ferraris

La gentile e competente dottoressa Ferraris dell'ArStRoma da la collocazione archivistica precisa e rintraccia

testamento di Giovanni Carnesecchi, in Trenta Notai Capitolini, uff. 4, vol. 602, alle carte 40r-42r,

Questo testamento e' fondamentale :

Giovanni abita a Roma in via Condotti 73 con la moglie Francesca Trali e i tre figli : Luigi , Francesco e Caterina ancora minore

Pare godere di buona agiatezza economica

La cosa importante e' che anche lui e' figlio di Serafino Carnesecchi ed e' quindi fratello di quel Mario fondatore dei Carnesecchi pugliesi che abbiamo trovato a Conversano nel 1782

Cioe' anche Giovanni proviene dalla famiglia di Frascati

non e' possibile stabilire per il momento dove sia nato e quando

Appartiene alla Parrocchia di San Lorenzo in Lucina dove dovrebbe comparire nel registro dei morti

 

 

 

Il testamento di Giovanni nomina i figli Francesco , il primogenito Luigi , e la sorellina Caterina ( che identificherei nella suora di Bracciano )

 

 

Francesco Antonio Carnesecchi figlio di Giovanni e' un personaggio di un certo rilievo

parlo piu' espressamente di lui e della sua vita in

Storia di Francesco Carnesecchi ...............................................................artista e mercante internazionale

 

Francesco e' possibile abbia respirato l'atmosfera del caffe' Greco , e questa abbia condizionato le sue scelte di vita

 

E' un'artista Una sua collezione di intagli e' conservata al Metropolitan Museum of Art di New York

Impressions of intaglios after the statuary of Canova and Thorvaldsen

Ma la letteratura italiana e straniera non ha notizie su di lui. Questa ricerca colma una lacuna

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ma e' anche un importante mercante di arte

artista e mercante internazionale di oggetti d'arte con bottega prima in via Condotti 74 poi in via Condotti 3 e 4 che troveremo attivo fino al 1872 , figlio del Giovanni visto e nipote ex fratre del padrone del Caffe' greco

Nelle prime decadi del 1800 troviamo a Roma quindi e sempre in via Condotti (la via del caffe' Greco) un negozio d'arte al num 74 ed un immobile da affittare al 73 di proprieta' di un Francesco Carnesecchi ( figlio di un Giovanni ) , mercante d'arte internazionale, orafo e incisore di gemme, autore di alcuni pregevoli manufatti , degni di un posto nei musei statunitensi , di cui parleremo ora (col sospetto concreto possa trattarsi di un parente stretto del caffettiere del Greco )

 

FRANCESCO ANTONIO CARNESECCHI DI ROMA

OREFICE ED INCISORE DI GEMME

MERCANTE D'ARTE INTERNAZIONALE DI UNA CERTA LEVATURA

UNA STORIA MOLTO MODERNA

 

 

La storia di Anton Francesco Carnesecchi pare piu' che una storia ottocentesca una storia dei nostri tempi

un uomo di successo , con una vena artistica di sottofondo che portera' alcune sue opere ad avere un valore museale, ma principalmente un mercante di oggetti d'arte a livello europeo

Storia di Francesco Carnesecchi di Giovanni ........................... PER MAGGIORI DETTAGLI SULLE OPERE

 

 

un ringraziamento ( per un aiuto importante sui movimenti per l'Europa di Francesco )agli amministratori del sito di ricerca genealogica

https://www.tuttogenealogia.it/ ...........................ottimo sito di ricerca genealogica

 

aiuto che e' servito a puntualizzare meglio gli episodi

vedi anche :

ULTERIORI DATI SULLA VITA DI FRANCESCO

 

 

Di Francesco come si firmava non conosco l'atto di battesimo

nasce comunque da un Giovanni Carnesecchi ( John ) mercante tra il 1796 e il 1797

due documenti testimoniano questo :

 

questo viaggio per nave da Genova a Livorno del 12/2/1834

Cognome: CARNESECCHI Nome: FRANCESCO Sesso: M

Età alla registrazione: 37

Luogo di nascita: non specificato

Luogo di destinazione: Livorno

Nome dell'imbarcazione: Francesco I

Fonte:Archivio di Stato di Genova. Liste di imbarco tratte dai Registri di Sanità Marittima.

 

Ed il suo matrimonio avvenuto a Londra da cui conosciamo anche il nome del padre

 

la prima traccia della sua attivita' e' in queti gessi intagliati

pare siano datati al 1820 , e comunque se ne puo' ipotizzare una datazione quasi coincidente

 

GESSI INTAGLIATI RIPRODUCENTI OPERE D'ARTE ( segnalati dalla redattrice di CAMEO TIMES )

 

descrizione

ATTRIBUTED TO FRANCESCO CARNESECCHI, A BOOK OF 'GRAND TOUR' PLASTER INTAGLIOS

DATED 1820

After sculptural models by Canova and Thorvaldsen, the plaster impronte with original list written in an old hand

the box 33 x 21.5cm

Provenance: The Simon Neal Collection

These impressions of intaglios in a marbleised box, are after the most famous works by the great neoclassical sculptors Antonio Canova (1757 - 1822) Berthel Thorvaldsen (1770 - 1844). Another, almost identical, example by Carnesecchi is in the collection of the Metropolitan Museum of Art, New York (1992.405.1-.35), which forms the basis of this attribution.

 

sicuramente questa collezione e' precedente alla collezione del Metropolitan Museum of Art, di New York

Auctioneer's estimate 600 GBP - 800 GBP Additional fees apply 36.00% Inc.VAT/sales tax

 

INGHILTERRA E FRANCIA

 

Il viaggio per nave da Genova a Livorno del 12/2/1834 e' il primo segnale di un estensione della sua attivita' all'Europa

 

 

Gia' almeno dal 1835 Francesco pone la sua base in Inghilterra. Nel 1836 infatti gli nasce una figlia Fanny da Ellen che ancora non ha sposato

Pare avere una vita commercialmente complicata tra Italia , Francia e Inghilterra

 

 

Nel 1839 pare gia' godere di una certa agiatezza

Infatti nel 1839 Annibale Taddei autore de Manuale di notizie riguardanti le scienze, arti e mestieri dice : Carnesecchi Francesco , negoziante di cammei, mosaici ed altri oggetti di belle arti ,via Condotti n 74 . Lo posiziona anche in via Condotti 73 e in piazza Mignanelli num 5 con appartamenti da locare quindi con un piccolo patrimonio immobiliare

Quindi almeno dal 1830 ha il negozio di cammei ed oggetti d'arte in via condotti 74. Nel 1839 possiede anche degli appartamenti da affittare in via Condotti 73 e in piazza Mignanelli 5 !!!! Pur avendo la famiglia a Londra

 

 

Nel 1841 in un censimento in Inghilterra troviamo Ellen e Fanny Carnesecchi in casa Portch con la presenza di un Guglielmo Carnesecchi

 

Sul sito di Family Search

Filippo Pistrucci figlio di Benedetto da Londra spiega a suo fratello Camillo a Roma, i movimenti del flusso di oggetti d'arte tra Roma e l'Inghilterra e di materie prime tra Inghilterra e Roma

E parla di un fratello di Francesco " Carnesecca" e del lavoro che sta facendo in Inghilterra per acquistare conchiglie da cammeo per il fratello

Potrebbe anche essere che William = Guglielmo sia il fratello ( molto piu' anziano ) di Francesco

 

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Benedetto Pistrucci incisore

Benedetto Pistrucci incisore

 

 

Finalmente nel 1843 consolida il rapporto con Ellen

Francesco Carnesecchi , si dichiara al momento del matrimonio celibe avendo pero' gia' una figlia dalla donna che stava sposando : Fanny o Francesca nata nel 1836

Londra pare essere il centro della sua vita sentimentale e commerciale

 

Nel 1846 la coppia vive certamente a Parigi dove nasce loro una seconda figlia Maria (Parigi 29 agosto 1845--Parigi 16 ottobre 1846 )

 

A 18 anni il 4 novembre 1854 Fanny Carnesecchi a Londra sposa Jean Leon Kowalski di religione protestante

E' probabile che ambedue gli sposi abitassero a Parigi , e che il matrimonio venisse celebrato a Londra per avere vicino i parenti inglesi della madre di Fanny

Fanny il 3 settembre 1855 ha a Parigi un figlio Antoine Edouard Kowalsky ( registri della chiesa protestante ) poi il 26 gennaio 1858 Helene Marie Kowalski sempre a Parigi

Probabilmente e' questo legame che rafforza la societa' e la fiducia tra Francesco Carnesecchi e Eduard Kowalski

Da Parigi successivamente Fanny si spostera' a Roma dove morira' nel 1906 . Il 26 giugno 1906 infatti muore a Roma Francesca (Fanny ) Carnesecchi moglie di Giovanni Leone Kowalski e figlia di Francesco Carnesecchi ed Ellen Wilden ( il cognome straniero di Ellen e' storpiato )

Quindi anche Fanny sara' poi presente a Roma

 

Il centro familiare pare in questo momento e dalla nascita di Maria essere Parigi

 

Aprira' infine un negozio a Parigi in boulevard des italiens.

In una data imprecisata spostera' il negozio romano in via Condotti 3 e 4

 

 

Nel giugno 1856 in Inghilterra a Marylebone, London (Londra), muore Ellen

E tra il 1857 e il 1860 Francesco pare scegliere nuovamente Roma come centro operativo col negozio in via Condotti al numero 3

Piu' probabilmente il ritorno a Roma e' da collocarsi intorno al 1860

A questo punto dovrebbe avere 63-64 anni

Interessante questa cartolina con veduta di Trinita' dei Monti e piazza di Spagna con lo sbocco su via Condotti e l'immagine del suo negozio nel 1857-1860 all'inizio della via

tratta dal sito del sig Fanelli

 

In seguito si allarghera' occupando anche l'adiacente num 4

 

Con i Kowalski e' nata parentela nel 1854 con il matrimonio di Jean Leon Kowalski ( evidentemente parente di Eduard ) e Fanny Carnesecchi

Quindi Eduard e' prima socio e poi probabilmente il continuatore dell'attivita' ( mantenendo la stessa denominazione della ditta in "Francesco Carnesecchi" ) dopo il ritiro o la morte di Francesco ( anno 1872 ) ( andrebbe verificato con la camera di commercio ) sotto il logo Francesco Carnesecchi che infatti nel 1894 e' ancora esistente nello stesso luogo via Condotti 3

La presenza di Fanny a Roma fa pensare ad una continuazione a livello familiare dell'attivita'

 

Muore infine nel 1872

 

 

Il 26 giugno 1906 muore a Roma Francesca (Fanny ) Carnesecchi moglie di Giovanni Leone Kowalski e figlia di Francesco Carnesecchi ed Ellen Wilden (il cognome straniero di Ellen e' storpiato )

 

 

UNA RAPIDISSIMA CARRELLATA DI SUE OPERE ARTISTICHE

E' possibile fosse anche orefice e che talune montature in oro fossero sue creazioni .

Sembra avere un'attivita' frenetica sempre in giro per l'Europa a comperare e a vendere a partecipare a esposizioni e a mostre

Alcuni dei manufatti da lui prodotti mi paiono meno accurati di altri che sono invece di livello alto, questo molto probabilmente dipende dal fatto che aveva pochissimo tempo sempre in viaggio come era , e quindi alcune opere erano solo per una vendita veloce

 

 

ULTERIORI IMPRESSIONI IN GESSO

 

Queste altre impressioni su gesso , che sono chiaramente successive( ed infatti sono ipoteticamente datate 1822--1844 ), figurano invece nel museo Metropolitan di New York MET

Qui Canova e' descritto come il fu marchese Canova e quindi le impressioni sono pari o successive all'anno della sua morte

l'ipotesi di data e' quindi legata alla morte di Canova (fu marchese Canova ) e all'esistenza in vita di Thorvaldsen che mori nel 1844 )

il fatto che Thorvaldsen sia titolato cavaliere dovrebbe restringere al 1826---1844

GESSI INTAGLIATI RIPRODUCENTI OPERE D'ARTE

inscription impressed in gold typeface on spine : CARNESECCHI / OPERE DI CANOVA e TORWALDSEN

 

 

ingrandite da Wikipedia

 

.......Metropolitan Museum of Art, New York ................... impressions of intaglios in a marbleised box

 

.......Metropolitan Museum of Art, New York ................... impressions of intaglios in a marbleised box

 

particolari ingranditi

 

 

 

 

da cui si puo' avere il riferimento via Condotti 74 per tentare un intervallo di datazione

 

 

 

SOLO QUALCHE ESEMPIO DELLA PRODUZIONE DI CAMMEI DA LUI FIRMATI

 

 

 

 

 

 

 

 

Segnalata dalla caporedattrice di CAMEO TIMES questa opera molto bella

E' un'opera messa all'asta senza ne sia chiarito l'autore

L'occhio esperto della caporedattrice ha colto la mano di Francesco Carnesecchi , giudizio confermato dalla firma nel retro scovata nell'ingrandimento

 

 

 

 

E' ancora la caporedattrice di CameoTimes.com a segnalarmi un'altra incisione di Francesco Carnesecchi

incisione ricavata prendendo come modello un quadro di Guido Reni : La Speranza

"La Speranza" , un quadro conservato a Roma nella chiesa di San Pietro in Vincoli e' un opera che specie a mezzo ottocento ha attirato l'attenzione di molti aspiranti artisti ed esistono decine di quadri che provano a riprodurlo

 

 

Sempre segnalata dalla caporedattrice di CAMEO TIMES questa opera che rappresenta la musa della tragedia Melpomene ( proprieta' Annette Wagner )

 

 

 

 

UNO SPLENDIDO CAMMEO E' STATO MESSO IN VENDITA SU E BAY

Luogo in cui si trovava il cammeo : Lymington GB

https://www.ebay.it/itm/265024618117?mkevt=1&mkcid=1&mkrid=724-53478-19255-0&campid=5338722076&toolid=10001

 

 

 

 

Hebe was the daughter of Zeus and known as the cupbearer - her responsibility was to offer the Gods and Goddesses of Mount Olympus nectar and ambrosia to keep them eternal young. Her successor was Ganymede and she is therefore often referred to as Ganymeda . The giant golden eagle (Aetos Dios) was the Zeus’ personal messenger and companion. Test as 15ct gold. 15ct was a uk legal standard 1854-1934 and has a wonderful and unique colour. No hallmark as you expected for this type of piece and age. Dimensions: Cameo approx 54mm high x 44mm wide. Total including the mount approx 62mm high x 57mm wide. Metal: Yellow Gold, Main Gemstone: Cameo

 

 

LA COSA VERAMENTE IMPORTANTE CHE TRASPARE E' DI COME FOSSE ATTIVO E COMBATTUTO IL MERCATO DELL'ARTE A ROMA

CON IMPORTANTI RISVOLTI ECONOMICI

 

 

 

IL VIAGGIO DI GIOVANNI

 

 

Giovanni ha due figli maschi : Enrico ed Agostino

il nome del padre di Giovanni e' nell'atto di battesimo proprio di Agostino (ca 1837 ) e di Enrico ( nato nel 1839)

Con la caduta di Napoleone Bonaparte lo stato civile napoleonico venne soppresso e i dati anagrafici tornarono ad esser raccolti unicamente tramite i registri religiosi

Non esiste uno Stato civile alternativo ai documenti religiosi

E' grazie ai dottori LUISA ALONZI e FRANCESCO ZANGRILLI dell'Archivio diocesano ( di Frosinone Veroli Ferentino) che faccio un passo avanti decisivo

I dottori ritrovano il battesimo di Enrico

 

dal battesimo si vede che il padre di Giovanni ha nome Agostino

Debbo trovare ulteriori conferme , ma il pensiero corre con sufficiente sicurezza all'Agostino di Giuseppe ( padrone del caffe' Greco ) , morto suicida nel 1812

chiesa di Santa Maria Assunta di Frosinone

Registro dei battesimi num 19 ( 1810--1844 )

carta 312 verso

 

N° 2001. Die 26 d(ict)i. Ego D(ominus) Can(oni)cus Gaspari V(ice) C(urato) baptizavi juxta ritum S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) Enricum heri natum ex Ioanne q(uondam) Augustini Carnesecchi, et Gertrude fil(ia) Nicolai Testa conj(ugibus). Patrini fuere Ioannes et Dominica conj(ugibus)

26 febbraio 1839

quindi nato il 25 febbraio 1839

traduzione per la cortesia di Luca -Sito Tuttogenealogia

nota bene il qm=quondam , cioe' figlio del fu Agostino .......

 

 

Giovanni di Agostino Carnesecchi dall'eta' dei figli possiamo ritenere nato poco dopo il 1800 e ovviamente prima del 1813, visto che il padre Agostino era morto nel 1812

 

Giovanni dopo essere rimasto a Frosinone ( almeno tra il 1837 e il 1839 ) deve essersi trasferito a Ceprano ai confini dello Stato pontificio

Questo trasferimento necessariamente e' avvenuto dopo la nascita di Enrico ( 25 febbraio 1839 )

A Ceprano comprera' la locanda Trani che diverra' la Locanda Carnesecchi

 

 

 

Un episodio :

Garibaldi a Ceprano nella locanda Carnesecchi ai tempi della Repubblica romana

 

………………….Garibaldi scrisse immediatamente una lettera al Mazzini, in cui lamentava di non poter cogliere il frutto della propria impresa. A malincuore, però, obbedì, lasciando Arce (ed il Regno) la sera dello stesso giorno, pernottando in Ceprano su una panca della locanda Carnesecchi. 

 

Biblioteca storica del risorgimento italiano pag 204 ediz 1902

Garibaldi invece nella notte dal 27 al 28 lo troviamo di ritorno a Ceprano dove dormi alla meglio su una tavola nella locanda Carnesecchi e il 28 era a Frosinonecol grosso delle sue forze......

Il padrone della locanda e' un Giovanni Carnesecchi che dall'eta' dei figli possiamo ritenere nato intorno al 1800

 

 

 

 

L'albergo poi diverra' di ENRICO di Giovanni Carnesecchi (1834 +1878) e da Enrico passera' al figlio di questo Vincenzo

Dietro all’albergo c’erano le stalle dei cavalli delle diligenze per il trasporto di persone e servizio postale

 

Sara' probabilmente questo lo stimolo che portera' Agostino , altro figlio di Giovanni, a seguire Garibaldi dopo l'impresa dei mille , combattendo un po in tutte le guerre unitarie

 

 

 

I Carnesecchi di Soffiano --Arcetri.......................................... I Carnesecchi di Soffiano ( Firenze )

Un Carnesecchi fiorentino ..............................................................................Tommaso Carnesecchi a Napoli

I Carnesecchi a Bari ............................................................................... I Carnesecchi in Puglia

I Carnesecchi a Bari

I Carnesecchi a Ceprano .........................................................Albero di Enrico Carnesecchi

I Carnesecchi a Ceprano........................Albero di Agostino Carnesecchi

I Carnesecchi a Ceprano ...........................................L'eroico tenente colonello dei Carabinieri Giovanni Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

 

"DUE INGEGNERI BARESI PER LE OSSA DEL BEATO RAIMONDO DA CAPUA"

 

 

A Napoli per un breve periodo sembrano operare contemporaneamente due ingegneri di cognome Carnesecchi : FRANCESCO e GIUSEPPE

E' una contemporaneita' del tutto temporanea essendo Francesco l'ingegnere barese domiciliato a Roma

Giuseppe e' lo zio : Giuseppe di Raffaele di Mario neto a Bari il 12 settembre 1818

Francesco e' il nipote : Francesco di Onofrio di Raffaele di Mario nato a Bari il 21 marzo 1866

 

 

Serafino del fiorentino GiovanDomenico a Frascati ..........................I Carnesecchi a Frascati e a Roma in via Condotti

Mario di Serafino in Puglia................................................Carnesecchi e Carnesecca in Puglia

la discendenza di Mario di Serafino ...........................................................................particolari vicende burocratiche a Gioia del Colle e a Bari

 

 

Come si vede i due ingegneri sono di eta' abbastanza diverse . Eppure in letteratura vengono spesso attribuiti erroneamente a Giuseppe i lavori di progetazione dell'urna per i resti mortali del beato Raimondo da Capua in San Domenico maggiore a Napoli sia i lavori fatti a Marianella nella casa natale di Sant'Alfonso Maria de' Liguori (Napoli, 27 settembre 1696 – Nocera de' Pagani, 1º agosto 1787), non lontano da Capodimonte

 

 

Napoli< …Urna sepolcrale del Beato Raimondo da Capua , disegnata da un ing. Carnesecchi e fusa in bronzo dorato dalla emerita fonderia Lagana’ per la chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli

 

 

secondo gli :

Analecta sacri Ordinis Fratrum Praedicatorum - dell'anno 1901 alle Pagine 15 16 17

Che durante il ritrovamento dei resti mortali del beato Raimondo nella chiesa napoletana era presente un ingegnere Francesco Carnesecchi , ( non so se residente o meno a Napoli )

Cioe' un ing FRANCESCO CARNESECCHI ha presenziato alla ricerca ed al ritrovamento dei resti del beato Raimondo da Capua nell'aprile del 1900 rilasciando dichiarazione giurata

 

 

 

E' ammissibile sia stato questo FRANCESCO, l'ing.Carnesecchi autore del disegno dell'urna

Di questo Francesco non c'e' alcuna traccia negli elenchi della dottoressa Alessandra Veropalumbo " Architetti e ingegneri a Napoli nell’Ottocento preunitario" che nomina solamente come presente a Napoli l'ing Giuseppe Carnesecchi

 

 

Per la cortesia del dr Pasquale Cavallo autore del sito http://www.nobili-napoletani.it/

foto dell’urna bronzea ottocentesca, situata sull’altare maggiore della Basilicata di San Domenico in Napoli, nella quale vi sono le ossa del beato Raimondo da Capua, morto nel 1309, confessore di Santa Caterina da Siena.

A sinistra, accanto alla balaustra, vi è un candelabro pasquale eseguito nel 1585 per volere del duca Ferdinando di Capua del Balzo, del quale sono gli stemmi gentilizi. Per la sua realizzazione furono adoperati elementi scultorei trecenteschi provenienti dal sarcofago di Filippo d’Angiò, principe di Taranto.

 

 

Ho dalla cortesia del dr Luigi Russo storico esperto del Regno di Napoli

Academia.edu ....................dr LUIGI RUSSO

Tratta dalla splendida pagina sulla Basilica nel blog "I viaggi di Raffaella"

I VIAGGI DI RAFFAELLA.......... La Basilica di S.Domenico Maggiore uno dei più importanti complessi monastici del centro storico di Napoli.

 

Di questo ing Francesco Carnesecchi ho notizia a Napoli non solo per questa presenza in San Domenico ma anche per i lavori eseguiti per i Redentoristi di Sant'Alfonso

L'essere ingegnere e chiamarsi Francesco mi sembra faccia convergere l'attenzione su Francesco di Onofrio di Raffaele Carnesecchi nato a Bari il 21 marzo 1866 e laureato a Roma nell'anno accademico 1893-94 . Rimasto a Roma e poi entrato nel Ministero delle Poste e dei telegrafi , di cui diverra' uno dei dirigenti

Quest'incarico del 1900 potrebbe far parte della prima parte della sua vita professionale

 

 

Questo Francesco figura ualche tempo prima a Napoli Sembra inserito in particolar modo negli ambienti religiosi dei REDENTORISTI con luci ed ombre

 

 

A NAPOLI-MARIANELLA : 10 luglio 1893

 

Siamo di fronte ad un errore :

l'ingegnere Carnesecchi si chiama Francesco e non Giuseppe, ha lavorato per i Redentoristi anche a Marianella, nella Chiesa della Casa nativa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori (Napoli, 27 settembre 1696 – Nocera de' Pagani, 1º agosto 1787), non lontano da Capodimonte. Lo svela una lapide posta nella cappella di destra datata 10 luglio 1893.

L'interno, di gusto neo rinascimentale, è decorato da finti marmi e da soffitti dipinti. Allo stesso modo l'oratorio della famiglia del Santo del 1889.

 

Ci aiuta a dissipare l'errore l'abilita'archivistica della gentilissima dressa KATIA AMENDOLA dell'archivio Redentorista di Pagani con queste immagini dovute al PADRE REDENTORISTA CIRO AVELLA

 

per la grande cortesia della dressa KATIA AMENDOLA e del padre Redentorista CIRO AVELLA

 

 

 

L'unico problema in questa nostra ricostruzione e' legato al fatto di essersi il nostro Francesco laureato all'Universita di Roma nell'anno 93/94

Proveniente dall'universita' di Napoli Federico II (1888-89 immatricolato per il corso di avviamento all'ingegneria ) e' all'universita' di Roma nell'anno 1891-92 frequenta il primo anno di applicazione per gli ingegneri

Si laurea nel 1894 in ingegneria civile con 71/100 ( GU num 1 del 2 gennaio 1895 )

Essendo nato a Bari il 21 marzo 1866

Lascia dubbiosi quell'esser detto noto e sapiente un ragazzo di 28 anni appena laureato

LA SPIEGAZIONE PUO' ESSERE CHE LA LAPIDE SIA STATA MESSA PARECCHIO TEMPO DOPO QUANDO TUTTE LE CONDIZIONI ERANO REALIZZATE PER LA RAPIDA CARRIERA DI FRANCESCO

 

 

Carnesecchi e Carnesecca in Puglia

particolari vicende burocratiche a Gioia del Colle e a Bari

 

 

Sembra che fino al 1902 collabori coi Redentoristi

 

UNA RAPIDA CARRIERA

prima nomina 1 gennaio 1901 in Poste e telegrafi

 

nel 1901 era gia' vicesegretario al ministero delle Poste e dei Telegrafi

nel 1905 segretario al ministero delle Poste e dei Telegrafi

poi

 

 

In taluna letteratura e' detto che l'ingegnere che ha operato a Marianella avesse nome Giuseppe , ma non e' vero come ci hanno mostrato la dressa Katia Amendola e il padre Redentorista Ciro Avella

 

 

"INGEGNERE GIUSEPPE CARNESECCHI"

 

GIUSEPPE E' LO ZIO DI FRANCESCO , FRATELLO DEL PADRE DI RAFFAELE

Nato a Bari il 14 settembre 1818 da Raffaele di Mario e' fratello di Onofrio padre di Raffaele e si e' probabilmente laureato a Napoli

Questo ingegnere e' quindi zio ed e' ben piu' vecchio dell'ingegnere Francesco

 

Storia dei Carnesecchi ............................................note esplicative sull'ing Giuseppe Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CENSIMENTO TOSCANA anno 1841

 

Storia dei Carnesecchi I CARNESECCHI e il censimento del GRANDUCATO DI TOSCANA nello aprile 1841

 

 

 

 

 

 

 

 

 

don Pietro CARNESCHI

 

 

 

DAVID CARNESECCHI fiorentino

 

opera di un David Carnesecchi fiorentino circa 1830

 

 

 

Title Girolamo Segato.

Lithograph by D. Carnesecchi

Description Genre/Technique:

Portrait prints. Lithographs.

Subject name: Segato, Girolamo,

 

Girolamo Segato.

Non io far volli del mio genio arcano ... Ahi ratto il Tempo mi fermò la mano. E. G. Rossi.

Alla nobil donna l'ill.ma sig. contessa Eleonora Pandolfini Nencini. David Carnesecchi inv. dis. d.

Imprint: [Italy] : [s.n.], [183-?] ([Florence] : Lit. Ridolfi)

 

Girolamo Segato. Lithograph by D. Carnesecchi (?). Credit: Wellcome Collection. CC BY

 

 

 

 

 

(1)l’Europa e’ in gran sconquasso

(2 ) l’Italia e’ giuocata

( 3 ) Diogene cerca l’uomo e non lo trova in alcun luogo

( 4 ) Epiteto va in traccia della verita’ che gli si nasconde dietro le spalle ravvolta in decisissima nebbia

( 5 ) l genio dei Popoliaspetta che il tempo gli dica l’ora e’ arrivata ……ma quegli non si commuove , e non gli risponde guardando Clessidra che non e’ ancora piena

(6 ) la torre di Babele serve ad uso di ospitale di matti a cui da ogni parte accorrono carrozzate piene di nuovi ospiti

( 7 ) per compimento della xxxxxx moderna fraternita’ assume le forme di Caino ed Abele

 

 

 

 

 

 

 

 

David Carnesecchi un libertario del 1830<  La vicenda di David Carnesecchi carbonaro

 

 

credo si tratti di persona del tutto diversa dall'artista sopra ricordato, ugualmente pero' fiorentino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Presso l'Archivio di stato di Firenze è presente il Censimento del Granducato di Toscana, compiuto nell'aprile 1841.
Tali documenti sono stati microfilmati e sono disponibili anche presso la "Chiesa dei Santi degli ultimi giorni" (L.D.S. church).

Il Censimento della Toscana del 1841, conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze, offre una preziosa fonte di studio per l'analisi della popolazione sotto diversi aspetti. I dati inclusi nel censimento, oltre al nome e cognome, riguardano: stato civile, sesso, età, impiego, religione, istruzione, nazionalità, stato sociale. La caratteristica saliente della struttura dei dati estrapolati dal Censimento è quella di poter essere "organizzati" secondo una struttura ad albero, con vincoli di dipendenza, tipica dei database relazionali ad oggetti. Gli strumenti informatici attuali facilitano dunque notevolmente analisi di tipo statistico e semplici ricerche all'interno di questo complesso di elementi.

 

vai alla pagina 27bis  I Carnesecchi e il Censimento del 1841 in Toscana

 

 

 

 

 

Guerrazzi e le cospirazioni politiche in Toscana dall'anno 1830 all'anno 1835

 

Il rivolgimento toscano e l'azione popolare 1847-1860

 

 

I Toscani a Curtatone e a Montanara 1848 ..........di Felice Venosta

 

La campagna toscana del 1848 in Lombardia di G.U. Oxilia

 

 

La evoluzione del sentimento nazionale in Toscana dal 27 aprile 1859 al 15 marzo 1860

 

 

Storia aneddotica della campagna d'Italia nel 1866 descritta ed illustrata ad uso dei soldati e del popolo

 

19 anni di vita di un garibaldino .ovvero da Murazzone 1848 a Mentana 1867 di Ferdinando Rusconi

 

 

 

 

 

Il risorgimento visto col "campione statistico" dei Carnesecchi non e' quello che narrano molti storici. Cioe' non e' un moto di giovani borghesi o intellettuali

Sono i Carnesecchi che combattono nel RISORGIMENTO gente giovane ed umile e se fra loro ci sono alcuni studenti , ci sono perlopiu' braccianti e umili artigiani

Alcuni di loro giungono da Bari e da Ceprano

Visto da questo mio molto parziale punto di osservazione arriverei alla conclusione che tanti storici farebbero meglio ad ascoltare e a limitarsi a far parlare i documenti

 

 

 

 

 

Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d'altrui,
Come un uomo straniero, le udrà!
Che a' suoi figli narrandole un giorno,
Dovrà dir sospirando: io non c'era;
Che la santa vittrice bandiera
Salutata quel dì non avrà.

 

 

 

La battaglia di Calatafimi - R. Legat - Museo del Risorgimento - Milano

ARCHIVIO di STATO TORINO

http://archiviodistatotorino.beniculturali.it/Site/index.php/it/progetti/schedatura/garibaldini

Nella ricostruzione di quella grande avventura del Risorgimento italiano che portò alla fine del Regno delle Due Sicilie e alla conquista dell’Italia meridionale, l’attenzione degli storici e la memoria collettiva si sono concentrate sui Mille sbarcati a Marsala con il generale Garibaldi. Parzialmente in ombra sono rimaste le migliaia di altri partecipanti, sul cui numero totale la storiografia ha fornito solo approssimazioni, peraltro giustificate dalla dimensione e dalla complessità della documentazione.

 

Alla ricerca dei garibaldini scomparsi

Il progetto Alla ricerca dei garibaldini scomparsi, realizzato grazie al contributo della Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di Torino), con la partecipazione della Fondazione CARIGE (Cassa di Risparmio di Genova), intende far emergere dall’anonimato quella moltitudine di eroi sconosciuti provenienti da quasi tutte le regioni italiane, da molti paesi europei e anche dalle Americhe e dall’Africa, protagonisti di una epopea che solidamente ancora oggi resiste nell’immaginario collettivo.

Con rigoroso metodo scientifico il progetto si propone di valorizzare, e rendere disponibile a un pubblico potenzialmente molto vasto, fondi documentari basilari per la storia del processo di costruzione dello stato unitario.
Per ricostruire la complessa articolazione di uno dei più grandi eserciti volontari della storia d’Italia ci si è avvalsi di tre imponenti nuclei documentari conservati nell’Archivio di Stato di Torino: Mille di Marsala , Esercito Italia Meridionale e Archivio militare di Sicilia e della serie dell’Archivio di Stato di Genova: Prefettura di Genova, Matrici di passaporti, riguardanti le concessioni di passaporti rilasciati in Genova a molti volontari delle spedizioni successive a quella guidata dal generale Garibaldi.

Il progetto, non ancora concluso, ha fatto emergere i nomi di circa 35.000 garibaldini. Il "circa" è d’obbligo, perché molti sono i casi di omonimia, che potrebbero risultare essere la stessa persona, ma dei quali, al momento, non è possibile accertare l’identità per mancanza di informazioni comparabili.
Le schede nominative dei volontari presenti sul sito non sono uniformi, perché le fonti sono disomogenee: una parte di esse registra analiticamente, oltre alla vicenda militare del garibaldino, dati anagrafici, dati relativi alla sua provenienza e professione, fino alla sua descrizione fisica; il nucleo più consistente riporta solo il nome, il cognome, il grado e il corpo di appartenenza del volontario. Molte schede nominative, infine, sono il prodotto di più acquisizioni provenienti da registri o elenchi diversi.

Una curiosità: nel corso delle ricerche sono stati individuati anche due garibaldini dei "Mille" che non figurano né nell’Elenco dei Mille sbarcati a Marsala, né nell’Elenco ufficiale, pubblicato nel Supplemento n. 266 della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 12 novembre 1878. Si tratta di Guglielmo Gallo, da Molfetta, e Vincenzo Speroni, nato a Roma nel 1829, già volontario nella 1° guerra d’indipendenza e durante la difesa della repubblica romana nel 1849. Si possono considerare una prima riscoperta di "garibaldini scomparsi".

http://archiviodistatotorino.beniculturali.it/Site/index.php/it/progetti/schedatura/garibaldini

 

 

 

 

www.solferinoesanmartino.it/progetto-torelli/ricerca/ Progetto Torelli

 

Elenco e database relativo ai Carnesecchi ..............Progetto Torelli e Carnesecchi

 

 

Elenco e database relativo ai Carnesecchi ..............by dressa Sara Micheletta ( ASTorino ) risposta a richiesta sui Carnesecchi

 

 

Elenco e database relativo ai Carnesecchi ............................by dressa Sara Micheletta ( ASTorino ) matricole corrette Carnesecchi

 

ringrazio per la grandissima disponibilita' e gentilezza le dottoresse Elisa Zanola e Sara Micheletta

Notare che :

non compare in questi elenchi l'artigliere che Visconti Venosta cita come protagonista di un gesto freddo ed eroico a Custozza : Francesco Carnesecchi/Carnesecca

E questo dimostra che nonostante la buona volonta molto spesso gli elenchi di qualsivoglia genere fanno torto a qualcuno

 

 

Molti di questi ragazzi hanno speso quasi tutta la giovinezza col fucile in mano seguendo l'ideale dell'unita' d'Italia

Per la maggior parte tutta gente umile, gente del popolo

Questa mobilitazione di tanti giovani del popolo e' il fatto indicativo di una penetrazione di idee nuove nella cultura popolare

e della formazione di una rinata piccola borghesia

 

combattenti cremonesi

 

combattenti aretini

 

 

 

 

I 3 FIGLI DI GIOVANNI DI GAETANO CARNESECCHI DI FIRENZE

 

 

TELEMACO CARNESECCHI di Giovanni di Gaetano di Firenze

 

Il volontariato risorgimentale e' uno di quei fenomeni sociali , assolutamente pochissimo conosciuti

Le dimensioni sono elefantiache

Il che comporta che si debba guardarlocome fenomeno a cui debbono esser date delle spiegazioni

non e' facile coinvolgere una mole cosi vasta di individui su sentimenti forti e su scelte di grande abnegazione

 

Ho trovato due libri che osservano il fenomeno

Ambedue riportano elenchi

La dottoressa Anna Maria Isastia nel suo

Il volontariato militare nel risorgimento

riporta un elenco ( assolutamente non esaustivo ) di 9694 nomi che si apre con Abati Pietro di Zibello (PR) e si chiude con i Zurlini Enrico ed Ernesto di Parma

riporta poi un elenco di volontari arruolati nel corpo dei Cacciatori delle Alpi ( anch'esso assolutamente non esaustivo ) di 4153 individui che si apre con Abbiati Giovan Battista di Crema e termina con Zurlini Luigi di San Felice negoziante di cavalli

Gli elenchi si riferiscono al solo 1859

 

Figura al num 2138;

Un Telemaco Carnesecchi fiorentino di anni 21 , bracciante

Noi vedremo che i Carnesecchi coinvolti nelle guerre d'indipendenza sono molti di piu'

Questo ci da un'idea delle mancanze negli elenchi

 

 

Nel commemorare Vincenzo Malenchini

L'avvocato Mario Puccioni

nel suo

Vincenzo Malenchini nel Risorgimento italiano

inserisce questo elenco

Elenco dei volontari della campagna del 1859 quali resultano dai Registri di polizia del Governatorato di livorno

Sono appena 967 nomi che iniziano con Adami Gualtiero di 20 anni negoziante di Livorno e terminano con Zulli Domenico di anni 38 legnaiolo di Firenze

 

 

Al num 201 Telemaco Carnesecchi di 21 anni calzolaio di Grosseto

 

Direi che sicuramente si tratta della medesima persona : volontario nel 1859

viene definito da se stesso fiorentino e bracciante e dalla polizia grossetano e calzolaio

 

Io l'ho identificherei in questo ( che per l'appunto nel 1859 ha 21 anni ) :

TELEMACO EMILIO GIOVANNI BATTISTA di Giovanni di Gaetano Carnesecchi

nato a Firenze il 30.7.1838 ore 4 ¼ mat. p.S.Lucia sul Prato da Giovanni di Gaetano Carnesecchi e Teresa Rutilensi

 

Telemaco (1838) ha diversi fratelli due dei quali combattenti nelle lotte d'indipendenza ( Alessandro e Cesare ):

Ulisse (1834) Oreste (1836 ) Emilio (1840) Alessandro (1842) Cesare (1844) Emilia (1846) Demetrio (1848) Rodolfo (1849) Augusto (1850) Enrico (1853) Adele Carolina (1854)

 

 

non so con sicurezza quanti di loro giunsero alla eta' adulta ( considerato l'elevato tasso di mortalita' infantile e che essendo perlopiu' braccianti non sono facili da tracciare)

 

 

 

Nota su Vincenzo Malenchini : Vincenzo Malenchini (Livorno, 8 agosto 1813 – Collesalvetti, 21 febbraio 1881) su wikipedia e sulla Treccani si dice :

Combatté come soldato semplice in un battaglione piemontese nella prima guerra d'indipendenza, distinguendosi a Curtatone. Democratico dapprima, poi membro della Società nazionale, prese viva parte all'annessione della Toscana al Piemonte; nel 1860 raggiunse con 800 ( ? ??? ) toscani Garibaldi, partecipando con valore alla battaglia di Milazzo, e fu ancora garibaldino nella campagna del 1866; partecipò infine alla liberazione di Roma (1870). Deputato (dal 1860), poi senatore (1876).

Quindi nel 1860 raggiunse con 800 toscani Garibaldi, partecipando con valore alla battaglia di Milazzo,

 

 

il 19 giugno 1860 si imbarcò a Livorno, insieme con Tito Zucconi, con altri 1200 toscani che si congiunsero a Cagliari con la spedizione di Medici.

non ho capito se 800 o 1200 ( benedette presunte fonti !!!! ) comunque vi furono un migliaio di volontari toscani che si unirono successivamente a Garibaldi

Quindi sempre dubitare se non vengono citate fonti primarie verificabili

 

 

Da notare che si chiama Telemaco il padre di ORESTE CARNESECCHI anarchico livornese ( 1870--1937 ) di una certa notorieta' e che ebbe una vita abbastanza grama e tribolata a causa delle idee che improntarono la sua vita . Individuo che troviamo per alcuni anni al confino

 

 

 

 

 

 

ALESSANDRO CARNESECCHI di Giovanni di Gaetano di Firenze

 

 

 

 

 

TERZA GUERRA D'INDIPENDENZA

 

 

Lamarmora e Cialdini ambivano entrambi al comando, per non scontentare nessuno dei due si diede ad ambedue il comando di due gruppi distinti di armate

La mancanza di una unita' di comando si rivelo' nel confuso piano strategico che porto' alla battaglia di Custoza (24 giugno 1866 )

In realta'piu che una battaglia , essa fu un disordinato succedersi di scontri , in alcuni dei quali si ebbero ammirevoli prove di eroismo da parte italiana , ma rese vane da errori tattici e insipienza di comandi

 

Unico sprazzo di luce , la vittoriosa avanzata in Trentino di Garibaldi e dei suoi cacciatori delle Alpi( vittoria a Bezzecca 21 luglio 1866 ) . Ma la cessazione del fuoco tra Prussia ed Austria costrinse all'armistizio anche il Governo italiano , che ordino' a Garibaldi di ritirarsi dalle posizioni conquistate

 

 

 

 

 

CESARE CARNESECCHI di FIRENZE di Giovanni di Gaetano Carnesecchi fratello di Alessandro e di Telemaco

Cesare di Giovanni di Gaetano e di Teresa Rutilensi

data di nascita Rg 167 Fg 77 17 maggio 1844 Firenze popolo di San Lorenzo ( la famiglia era di Santa Lucia sul prato )

 

Come i fratelli combattente nelle guerre d'indipendenza

 

Combatte nella III guerra d'indipendenza nel 30mo Reggimento di Fanteria matricola 5122

 

 

 

 

 

CUSTOZA 24 giugno 1866 : CESARE CARNESECCHI

Nel 29mo Reggimento di fanteria matricola 2153

 

 

 

DECRETO DI CONFERIMENTO ONORIFICENZE

CUSTOZA 24 giugno 1866 : sergente CESARE CARNESECCHI

 

FIRENZE COMMEMORA I DECORATI FIORENTINI CON UNA LAPIDE : Compare Cesare medaglia d'argento al valor militare.

 

La lapide si trova sull’estremità destra della Loggia ( è posta di fronte al palazzo della Signoria).

 

 

notizia raccolta per la cortesia del dr. Roberto Segnini

 

Sergente di fanteria nel Regio esercito

diplomi per medaglia d'argento al valor militare e medaglia italiana , francese e romana commemorative della guerra dell'indipendenza

 

 

 

 

Monterotondo ottobre 1867. 

 

 

 

 Noi difatto ci fermammo d’ordine del Generale Garibaldi alla Palazzina, ed io stesi una catena di volontari alle spalle degli altri battaglioni per evitar\ne una sorpresa se fossero venute truppe in rinforzo da Roma. Alle ore il Generale Garibaldi mandò un ordine ad Antongina che sciegliessè 16 uomini di buona volontà per trasportare delle fastella ed un carro caricoqdi zolfo già preparato nella corte della Palazzina, per quindi metterli sotto la porta di Monte Rotondo, darne il fuoco e farne cosi un’ apertura per l’assalto.

E qui riporto i nomi dei 16 valorosi che tanto si distinsero in quell’ impresa, che ne conservo tuttora la nota.

Catanzaro Pietro, Pratellesi Luigi, Bellucci Cesare, Arata Antonio, Baldi Leopoldo, Francioni Napoleone, Pinpinelli Armando, Canocchi Pilade, Becci Zelindo, Grossi Arturo, Favi Egisto, Carnesecchi Cesare, Rossi Filippo, Mattencci Ferdinando, Masini Arcangelo, Cioni Giovanni, Marchini Giuseppe, tutti di Firenze.

Questi eroi presentavansi al maggiore domandando d’ esser loro gli incaricati a tale servizio, e tosto a forza di braccia trasportarono il carro fino alla porta di Monte Rotondo, accomodarono le fastella e lo zolfo e diedero il fuoco. Ammetto però che per la strada siano stati seguiti e protetti dagli altri volontari.

 

 

 

VEDI TESTO DA CUI E' TRATTO

 

 

E' una storia esemplare di come va il mondo questa di Cesare Carnesecchi , giovane audace ed eroe di guerra, finito nel 1874 a far laguardia carceraria in giro per l'Italia

Lo ritroviamo dopo 30 anni di servizio messo a riposo con una misera pensione

Esemplare di come viviamo in un mondo dove non viene mai premiato il valore ma quasi sempre la furbizia e le conoscenze e gli appoggi

Esemplare nel mostrare come la nostra vita sia in pasto alla burocrazia e come internet inesorabilmente trovi traccia della vita di ognuno di noi

 

 

Vita e tribolazioni di Cesare Carnesecchi un piccolo eroe fiorentino

 

 

 

 

 

Nella lista figurano due Cesare di Giovanni .

Persone diverse e solamente omonime nel nome del padre e nel cognome

 

Cesare di Giovanni di Gioacchino e di Erminia Serandrei nato a Firenze ( popolo di San Remigio) e' nato Rg 169 fg 66 dei battesimi del Duomo di Firenze 15 febbraio 1846

E' un figlio del tipografo Giovanni Carnesecchi socio di Giulio Cesare Sansoni nella omonima allora importante societa' editrice

Deve essere morto prima del 1880 , cioe' prima della morte prematura del fratello Tito perche' la casa editrice in quella circostanza rimarra' senza guida

Nell'estratto figura come decorato di medaglia d'argento ma credo sia un errore

 

 

 

 

 

Ettore Carnesecchi vulgo Coppini------piu' conosciuto col nome d'arte Ettore Coppini

Fervente patriota, partecipò alle campagne delle guerre d'Indipendenza del 1860 e del '66 ( Dario Ascarelli --Treccani --senza fonte)

 

 

 

Ettore Carnesecchi vulgo Coppini nato nel 1844, malgrado una carriera durata più di quaranta anni non ottenne come ballerino i successi del fratello ed i suoi ruoli si limitarono per lo più a quelli di mezzo carattere e di mimo. In età giovanile comparve nei teatri in cui danzava Antonio e partecipò a molte delle sue coreografie, tra cui La polvere e la spada e Il taglio dell'istmo di Suez. Godette dì una certa popolarità a Genova e a Firenze dove soggiornò per varie stagioni teatrali'. Alla Scala di Milano, pur continuando a ballare, divenne prezioso collaboratore di L. Manzotti, del quale riprodurrà molti balli tra i quali: Amor (musica di R. Marenco, 1902), Rolla (musica di C. Pontogli e L. Angeli, 1903, Sport (1905), Rosa d'amore (musica di I. Bayer 1906) e soprattutto l'Excelsior, ballo che, come scrive L. Rossi, "riprodotto da Ettore dilagò in tutta Europa e negli Stati Uniti". Per la Scala rielaborò inoltre i balli La fata delle bambole di J. Hassreiter e F. Gaul (1904 e Roma, teatro Costanzi, maggio 1904) e Coppelia di C. Nuitter e A. Saint-Léon (1906), dopo aver curato le coreografie dei balli per Orfeo ed Euridice di Ch. W. Gluck (Bologna, teatro Comunale, 10 nov. 1898). Fervente patriota, partecipò alle campagne delle guerre d'Indipendenza del 1860 e del '66. Morì a Milano il 7 febbr. 1935.

 

Dario Ascarelli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983) voce Coppini

 

 

 

 

Napoleone III ritirava le truppe francesi che proteggevano lo stato pontificio dal 1849 che rimaneva esposto agli attacchi esterni

Garibaldi compi un giro per i paesi della Toscana incitando all'azione

Alle proteste di Napoleone III il Governo italiano decise per l'arresto di Garibaldi costretto al domicilio di Caprera

 

Bande di volontari garibaldini agirono pero' per proprio conto , penetrando nel Lazio , mentre a Roma scoppiava un moto represso nel sangue

Fuggito da Caprera Garibaldi si mette al comando dei suoi volontari

Napoleone III invia un corpo di spedizione a difesa del territorio della Chiesa

Garibaldi vince a Monterotondo contro i Papalini , ma e' sconfitto dai Francesi a Mentana lasciando sul campo un 500 uomini

La sconfitta e' probabilmente dovuta all'uso da parte dei Francesi di una nuova arma : un fucile a carica rapida ( chassepots ) che ne eleva straordinariamente la capacita' di fuoco

A Monterotondo si distingue in modo particolare un gruppo di Fiorentini tra cui Cesare Carnesecchi

 

 

 

 

AGOSTINO CARNESECCHI di CEPRANO amico di NINO BIXIO

 

protagonista della guerra d'indipendenza ( probabilmente nelle truppe di Garibaldi ) e dei fatti successivi culminati col tentativo di prendere Roma

 

 

Agostino Carnesecchi di Ceprano  ……..Personaggi : Agostino Carnesecchi : Un Carnesecchi di Ceprano nelle guerre d'indipendenza contro gli austriaci  

 

 

 

 

 

FRANCESCO CARNESECCA/CARNESECCHI L'UOMO DAI DUE VOLTI BUROCRATICI

 

Carnesecchi e Carnesecca in Puglia

particolari vicende burocratiche a Gioia del Colle e a Bari

 

Bel personaggio eternato dal Venosta tra le figure degne di memoria nella giornata di Custozza

Protagonista di una vicenda anagrafica paradossale vedendosi negato il cognome per colpa del padre Raffaele

Suo padre Raffaele era figlio di un cuoco proveniente da Frascati e trasferitosi in Puglia. ( ma di origini nei Carnesecchi fiorentini di Soffiano---vedi Carnesecchi in Puglia )

Mario Carnesecchi nato a Frascati nel 1752 ( da Serafino di Giovan Domenico fiorentino ) si era sposato a Conversano con Caterina Vitulli nel 1782 ,morendo poi a Monopoli nel 1817

Ne era sopravvisuto solo Raffaele che aveva modificato il cognome in Carnesecca secondo gli usi locali . e che con tale cognome aveva registrato anagraficamente i figli tra cui Francesco

Francesco che pero' come i fratelli si firmava Carnesecchi e battezzo' invece tutti i figli come Carnesecchi

Sara' nonno di Icilio Carnesecchi pluridecorato nella guerra di Spagna( dimenticato come colpevole di aver combattuto la guerra sbagliata )

 

 

Dall'atto di nascita di CARNESECCA Francesco Pietro Paolo figlio di Raffaele di Mario e di Veronica Capriati di Onofrio

8 marzo 1829 atto al numero 214 (immagine 15/295 registro 1829 parte 2)

Pero' nella registrazione del matrimonio sull'atto di nascita . matrimonio avvenuto il 16 maggio 1868 con Elisabetta Gabani fu Vincenzo a Sinigaglia l'ufficiale civile annota FRANCESCO CARNESECCHI

 

 

Francesco potrebbe essere stato tra i volontari del sud che hanno partecipato a Curtatone e Montanara e poi fermatosi nell'esercito piemontese

 

scheda per la cortesia della drssa Sara Micheletta

e' evidente che la scheda e' stata compilata molto prima del 1866 ed e' quindi rimasto nell'esercito per un lungo tempo Nel 66 ha 37 anni quindi eta' poco compatibile con l'essere ancora studente

Quindi e' da investigare se fosse presente a Curtatone con quelle truppe volontarie dette "napoletane" che combatterono insieme ai "Toscani"

Nel 1848 infatti aveva 19 anni eta' compatibile con lo stato di studente

 

 

Fatto sta che e' presente a Custozza nel 1866 ed in tale occasione si mette particolarmente in luce tanto da attirare l'attenzione di Felice Venosta

 

 

CUSTOZA 24 giugno 1866 : furiere d'Artiglieria FRANCESCO CARNESECCHI

 

 

VEDI TESTO DA CUI E' TRATTO

 

nella Gazzetta Ufficiale num 191 di giovedi 12 luglio 1866 , gia' furiere del 6 Reggimento di Artiglieria viene ufficializzata la sua promozione al grado di sottotenente nel corpo del Treno d'Armata da sua maesta il Re su proposta del Ministro della Guerra

Probabilmente in conseguenza della freddezza mostrata in battaglia

 

 

 

Gazzetta Ufficiale num 191 di giovedi 12 luglio 1866

So per la cortesia dell'archivio di Stato di Torino trattarsi di : Francesco Carnesecca nato a Bari lo 08 marzo 1829 figlio di Raffaele e di Veronica Capriati

Nei ruoli matricolari del 6 Reggimento e poi del Treno d'Armata figura la correzione da Carnesecchi in Carnesecca

Viene addirittura riconosciuto l'errore con opportuna nota e giustificata la correzione

Nell'annuario militare del 1867 figura pero' inizialmente come sottotenente Francesco CARNESECCHI . E come tale figura fino al 1869. Negli annuari militari successivi e' invece nominato come CARNESECCA

 

 

Nel 1880 viene messo nella riserva come FRANCESCO CARNESECCA con destinazione Bari

Quindi non sembrano esserci dubbi sul fatto che per i ruoli matricolari dello Stato centrale si chiami Carnesecca e sia di Bari

 

 

Nella Gazzetta ufficiale del primo marzo 1895 num 51 e' presente la sua promozione a capitano e sempre viene citato come CARNESECCA

 

la situazione potrebbe essere legata a problemi pensionistico

immatricolato come Carnesecca all'inizio della carriera militare , impossibilitato a figurare poi con un cognome diverso per non rischiare di perdere anni di servizio

come sembrerebbe suggerire il cognome Carnesecchi della figlia

 

 

Nel frattempo il 16 maggio 1868 si sposa con Elisabetta Gabani fu Vincenzo a Sinigaglia

Nella registrazione del matrimonio sull'atto di nascita a Bari l'ufficiale civile annota FRANCESCO CARNESECCHI

Conosco di lui tre ( forse quattro ) figli : Augusto , Alfredo nati in localita' per ora non precisata ed eventuamente quel Raffaele cappellano della Basilica

e Veronica nata a Bari quando il padre era stato messo a riposo

 

compare :

Maria Veronica Giovanna Carnesecchi nata a Bari il 28 ottobre 1881 da Francesco Carnesecchi e da Elisabetta Gabani

cognominata anagraficamente Carnesecchi

 

ed infatti ancora come CARNESECCHI figura nell'annuario :

 

Muore infine nel 1897 o 1898 e la pensione di Francesco CARNESECCA viene destinata alla vedova Elisabetta Gabani

 

 

 

Il furiere anagraficamente si chiamava sicuramente Francesco Carnesecca ma si firmava e si sentiva Francesco Carnesecchi visti gli sforzi di recuperare il cognome nei figli

nel sito Portale antenati del Ministero figura la denunzia di nascita di Maria Veronica Giovanna Carnesecchi

Esaminiamola meglio : La denunzia e' presentata al comune di Bari da Francesco pensionato 51enne e da lui firmata ( torna il 51enne come nato nel 1829 )

Elisabetta Gabani madre di Maria sara' la beneficiaria della pensione di Francesco Carnesecca nel 1898. Quindi il cerchio si chiude

il pb e' sicuramente legato alla pensione un pasticcio per sanare i primi anni di servizio come Carnesecca ( e' probabile fosse in servizio nell'esercito sardo dal 1848 -- ------> truppe napoletane a Curtatone )

 

mi pare comunque che Francesco sia assente ( per errore ) negli elenchi di Custozza dello ASTo sia con l'uno che con l'altro cognome

 

 

 

 

 

 

Nel giugno 1866 era attiva a Firenze una associazione di soccorso ( degli artisti e degli scultori fiorentini ) iniziata nel giugno 1866 per portare soccorso alle famiglie dei volontari e dei militari che erano impegnati nella guerra di liberazione del 1866 e le cui famiglie versavano in stato di bisogno

Ciascuno dei circa duecento sottoscrittori s'impegnava a versare una quota mensile

tra i sottoscrittori GARIBALDO CARNESECCHI

Nessun Carnesecchi tra le famiglie assistite

 

Tra i Carnesecchi morti nella prima guerra mondiale : Alessio di Garibaldo nato a Fiesole nel 1879

 

 

 

La terza guerra d'indipendenza mette particolarmente in luce Cesare ( medaglia d'argento ) e Agostino oltre al furiere Francesco Carnesecca di Bari

Cesare ed Agostino compaiono anche nelle imprese successive nell'Agro Romano

 

 

 

 

SOLDATO ARCANGELO CARNESECCHI

 

un cavalleggero del reggimento "Lucca" vittima in uno scontro coi briganti

 

Foggia Anno 1862 : LOTTA CONTRO IL BRIGANTAGGIO

 

 

 

 

 

 

L’indomani, 31 marzo, il funzionario supplente della Polizia Giudiziaria, Francesco Cappiello, comunica al Giudice del Mandamento di Orta, G. Talia:

"Qui verso le ore venti una quantità di forza piemontese, partiti da Ascoli diretti per qui vennero inseguiti da una mano di briganti fin dietro le mura di questo abitato che furono salvi coll'aver preso il fabricato. I briganti non contenti di quanto avevano fatto per istrada cercarono dinvadere questo paese, come di fatti entrarono all’estremità col dare fuoco a talune case ma il vivo fuoco sostenuto dai palazzi da questa, popolazione a circa le ore ventiquattro ci lasciarono in pace. La negò conoscenza per mio discarico".

Nella stessa mattina del 31, il sindaco Curci emana un bando per invitare chiunque rinvenga cavalli, armi, oggetti militari a portarli alla Casa Comunale per la debita restituzione. Entro le ore 12,00 Antonio Potenza con un cavallo che, dopo riconoscimento da parte del luogotenente Leuci, viene a costui restituito con verbale di consegna. il giudice Talia, a sua volta, il 1° aprile scrive all’Ufficiale dei Cavalleggeri Lucca: "Interessando alla giustizia punitrice conoscere il contegno di questo paese nel giorno 30 marzo ultimo quando i briganti l’aggredirono, prego lei favorirmi dire i movimenti di tutti e segnatamente quelli che potrebbero darmi tutta la ragione di procedere rigorosamente. Gliene anticipo i miei sentiti ringraziamenti".

Lo stesso giorno gli perviene la comunicazione del sindaco Curci: "Ieri verso le ventuno, la comitiva de’ briganti che infesta questi contorni del numero di circa 200, inseguendo un Trappello di truppa regolare piemontese appartenente allo Squadrone Cavalleggiere Lucca, fin sotto le mura di questo paese, lasciavano via facendo non pochi morti, e dal certo sarebbero rimaste vittimi il restante del medesimo se non avesse avuto l’opportunità di giungere quì, ed essere sussidiati dalla Guardia Nazionale la quale spartita in diverse case elevate, e nel fortino della Torre, parte predominanti il paese tutto, sostennero un fuoco vivo di tre ore senzaché i malviventi avessero potuto penetrare l’interno del paese. Niun danno si deplora a questi miei amministrati, a meno di una pagliera data fuoco in danno della vidua di Francesco Picciallo, Filomena Tummolo. La comitiva, essendo stata resistita con la forza, verso le ore 24 cessava l’azione e sen partiva verso la strada che mena in Ascoli. Tanto li dico per adempimento di mio dovere in riscontro alla sua di pari data numero 275".

Ma Talia, ancor prima di ricevere le risposte, si presenta di persona, lo stesso 1° aprile, a Stornarella per avviare le indagini ed assicurare i rei alla giustizia. Fa arrestare e tradurre in carcere Maria Luigia Capaldi fu Luigi, nativa di Rocchetta S.Antonio, di anni 48, con l’accusa di connivenza con i briganti; Carmina Petrone "la foggianella", fu Saverio, di anni 40; Lucia Pistillo fu Giuseppe, di anni 24; Antonio Potenza, Raffaele Schiattone di Stornarella; Michele Circiello, Matteo Di Benedetto, Rocco Antonaccio di Stornara, per complicità con i briganti. Gli arresti vengono eseguiti dal Maresciallo 1° Pavignano Giuliano, e dai carabinieri Forni Giovanni, Mapelli Giuseppe, Ghio Gaetano, Cattaneo Carlo, Manelli Carlo, della stazione di Orta, dell’Arma a piedi e "vestiti di divise".

E mentre la giustizia ha preso il suo corso, alle tre del pomeriggio, sempre del 1° aprile, i Reali Carabinieri di Orta, nella cappella del camposanto di Stornarella assolvono il pietoso compito della ricognizione delle salme dei caduti. Il verbale recita:

"Oggi mille ottocento sessanta due ed al primo del mese di aprile verso le ore trè di sera nella Capella del Camposanto del Comune di Stornarella, mandamento di Orta (Foggia) Io sotto scritto Pavignano 1° Giuliano Maresciallo Dalloggio a piedi Comandante la qui contro citata stazione, e nelle qualità di Ufficiale di Polizia Giudiziaria, Dicchiaro che vestito di mia militare divisa e trovandomi nell’ora e luogo suddetto in compagnia del Luogotenente Leuci, Comandante il secondo squadrone del Reggimento Cavalleggieri di Lucca, come pure li sottotenenti del medesimo Reggimento Saini e Vagnossi, aver verificato e conosciuti come asseriscono i suddetti Luogotenente e Tenenti, numero diecisette soldati morti uccisi dai briganti la sera delli 30 p.p. marzo a pocca distanza dal Comune di Stornarella, i quali militari del medesimo Reggimento suddescritto, sono i qui appresso d’escritti, Vercelli, Abbadon , Origi , Rollo , Randini , Donnini , Frignani , Aggazzi , Ricardo , Delusso , Vinanti , Carnesecchi, Bongiovanni , Prandi , Benedetto e Dardelli , tutti semplici soldati, nonché il caporale Salugeri .

Di tutto questo ho redatto il presente verbale di constatata verificazione e genuina veritiera, per rimetterlo a questo signor Giudice Mandamentale per la sua annaloga procedura e per quelle provvidenze che lui gli spetta del caso come Autorità competente, fatto e scritto a Stornarella il primo Aprile 1862, e mi sono sottoscritto Pavignano l° Giuliano".

Il 3 aprile il giudice Talia ha già la possibilità, dopo aver raccolto i dati necessari, di comunicare al Procuratore Generale, con nota n. 293: "Un’orda di 200 briganti assaliva a 30 marzo ps. Stornarella, ove fu respinta dal valore di quella G.N. e dal 2° Squadrone dè Cavalleg. Lucca, che colà si era ritirato dopo il conflitto sostenuto all’Orto delle Noci in cui perdè vari militari. Non altro potè che mettere fuoco ad un lamione. Nel giorno l° andante mi recai io sopra luogo, scrissi all’uff. per sapere quale contegno si serbò da tutti e non ostante non avessi avuto riscontro seppi che talune donne e certi uomini avevano spiegato fazzoletti bianchi e gridato Viva Francesco 2. Procedei subito a rigorosa istruzione e conosciuto che Luigia Capaldi chiamava i briganti in paese, Carmina Petrone faceva segno con fazzoletto e dicea aver parlato coi briganti e non doverli temere, Raff. Schiattone ed Ant. Potenza fu Gaetano, chiamati da loro andarono, li feci arrestare. Intanto mi si riferiva che Matteo Di Benedetto, Rocco Antonaccio e Michele Circiello insieme ad altri molti erano usciti da Stornara ed andati a Stornarella in quello stesso tempo a chiamare i briganti; avuti sufficienti indizi subito li feci assicurare in carcere. Mi ritiro adesso da quei villaggi per tenere l’udienza civile domani senza perdere tempo per la procedura por compiere la quale ho bisogno della cooperazione di quei funzionari che sono stati bene invitati da me ma senza alcun pro. Essi si distinsero nelle armi ma per far liquidare gli autori non s’occupano come debbono. Il carcere di qui è angusto. Io non posso spedire detenuti costà. Prego lei facultarmi inviarne parte a Cerignola".

A ritmo serrato si susseguono gli interrogatori e le deposizioni degli arrestati e dei testimoni. Essi trattano, ritrattano, accusano, discolpano, hanno saputo ma non visto, visto ma non sentito, ecc. In breve: Giuseppe Perrelli ha visto Luigia Capaldi chiamare i briganti; Gennaro Altimati ha notato donne ed uomini sventolare fazzoletti bianchi gridando "Viva Francesco II", ma con precisione non sa aggiungere altro; Davide Golia ha saputo da Nunzia Borriello che Carmina Petrone e Lucia Pistilli erano addirittura andate a mangiare dai briganti, ma di persona lui nulla ha visto;

Nunzia Borriello nega quanto sostenuto da Golia; Francesco Cappiello ha visto tre uomini, tra cui Raffaele Schiattone

 

Da L'Ortese periodico d'informazione num.11 del novembre 2008

http://62.94.24.124/ortanova/ortese/ortese_ottobre/novembre2008.pdf

 

Articolo dell'assessore alla P.I. di Stornarella : Franco Luce

Ricordati i Cavalleggeri del "Lucca"

Il primo aprile del 1862 questa comunità apriva le porte del proprio camposanto per offrire degna sepoltura a chi aveva dato la vita per la difficile costruzione dell’Unità d’Italia.

Con queste parole, l’Amministrazione Comunale ha voluto ricordare i 17 cavalleggeri del glorioso Reggimento

"Lucca", assaliti e barbaramente trucidati da circa 200 briganti comandati dal capobrigante Giuseppe Schiavone

di S. Agata di Puglia il 30 marzo1862 nei pressi dell’abitato di Stornarella.

Da novembre chiunque visiterà il "camposanto" di Stornarella potrà finalmente leggere su un marmo di cm. 96x196, i nomi di quei 17 giovani che, lontani dalle loro case, si sacrificarono e persero la vita, senza aver potuto ricevere nemmeno l’ultimo abbraccio dei loro cari. Ritengo che era un obbligo morale a cui la comunità di Stornarella era tenuta a soddisfare, dopo un buco di memoria di 146 anni.

Questo è un altro importante tassello che va ad aggiungersi allo sforzo che la comunità stornarellese sta portando

avanti, per riportare alla luce la propriastoria.

Questi i nomi:

Caporale Sarrugeri Luigi , All. Mar. Frignani Angelo

Soldato Vinanti Natale , Soldato Bardelli Pietro , Soldato Prandini Stefano , Soldato Prandi Ferdinando , Soldato Benedetto Paolo

Soldato Bongiovanni Biagio , Soldato Origi Giovanni , Soldato Donnini Giacomo , Soldato Rolle Giovanni , Soldato Abbadon Paolo

Soldato Vercelli Pietro , Soldato Agazzi Giuseppe , Soldato Del Lusso Remigio , Soldato Riccardi Giovanni , Soldato Carnesecchi Arcangelo

 

 

 

E la FRANCIA da una parte ci aiuta dall'altra ci strappa la Savoja e Nizza

In realta' e' la Francia la vera nazione guerrafondaia d'Europa

 

 

 

 

 

 

 

 

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Carnesecchi e Carnesecca in Puglia

particolari vicende burocratiche a Gioia del Colle e a Bari

 

 

 

 

 

GRANDE ORIENTE D'ITALIA : RAFFAELE CARNESECCHI : UN MASSONE A BARI NEL 1877

 

Nella grande concitazione nazionale, il Consiglio dell'Ordine del Grande Oriente D'Italia, nella seduta dell'11 ottobre 1876, delibera di concedere la Bolla di Fondazione ad un gruppo di massoni che ne hanno fatto richiesta per fondare una Loggia sotto il titolo distintivo di "Onore e Giustizia".

Il giorno 17 marzo 1877, all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia, viene fondata la Loggia Onore e Giustizia n° 257 all'Oriente di Bari, nella Valle dell'Ofanto sotto gli auspici del Rito Scozzese Antico ed Accettato ed il fratello Antonio Sbisà ne diviene il primo Maestro Venerabile. L'anno successivo (1878), la Loggia è presente all'Assemblea Generale tenutasi a Roma ed è rappresentata da Pietro Noto Badge.

Dall’agosto 1878 al 1881 i lavori i Loggia sono sospesi. Alla ripresa è eletto Maestro Venerabile Giuseppe Ricci, 1° Sorvegliante Gaetano Re David, 2° sorvegliante Mauro Boccasile, Oratore Sabino Fiorese, Segretario Antonio De Tullio con Fratelli di Loggia Donato D'Ambrosio, Michele Saccogna, Vincenzo Primicerio, Raffaele Carnasecchi, Giuseppe Carrozzini, Leopoldo Aquilon, Quintino Matera, Domenico Emboli, Giuseppe Tanzi e Michele Fresa.

Da questo momento in poi l’attività della Loggia non troverà soluzione di continuità e i suoi lavori continueranno regolarmente e con tale vigore che "La Rivista della Massoneria Italiana", nel numero del gennaio 1883, la citerà con toni lusinghieri.

 

 

 

 

CURIOSAMENTE QUASI CONTEMPORANEO UN CAPPELLANO DELLA REGIA BASILICA PALATINA DI SAN NICOLA

 

Un Raffaele Carnesecchi e' nel 1893 cappellano della Basilica Palatina di San Nicola

 

 

 

A Gioia del Colle i figli di Nicola e di Grazia Losito a fine secolo XX oscillano il cognome tra CARNESECCA , CARNESECCHI E CARNESECCA

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1887 ha finalmente compimento un'opera rimandata nei secoli : la facciata di Santa Maria Novella e questo in coincidenza con l'anniversario della nascita di Donatello

In questa occasione Firenze ricorda anche i Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

Si tratta di :

Carlo Carnesecchi di Antonio diventera' archivista all'Archivio di Stato di Firenze

Tito di Giovanni e' il figlio del tipografo e sara' suo successore alla guida della tipografia ma per poco tempo stroncato in giovane eta'

Ferdinando , padre di un Carlo , sara' il solo ad avere una discendenza fino ai giorni nostri . Ferdinando di Pasquale di Vincenzo ( probabilmente di Giuseppe ) del popolo di San Frediano

Discendenza notabile in Gianfranco e Ferdinando giuristi

 

 

 

 

LA TIPOGRAFIA E/O CASA EDITRICE DI GIOVANNI CARNESECCHI A FIRENZE

 

 

 

 

 

 

 

 

La Gazzetta di Firenze fu un giornale trisettimanale stampato a Firenze dal 1814 al 1848. Fu il giornale ufficiale del Granducato di Toscana.Usciva nelle giornate di martedì, giovedì e sabato.Nel 1848 fu sostituito dal Monitore Toscano

 

 

 

la pubblicazione fu ripresa probabilmente dal sacerdote Giulio Cesare Casali il primo gennaio 1863 :"Avviso il Monitore Toscano riprende fin da ora l'antica sua denominazione di Gazzetta di Firenze piu' conforme al presente ordinamento del Regno"

 

 

Giulio Cesare Casali cedette nel 1865 sia la tipografia che le pubblicazioni ai Carnesecchi ( Giovanni il padre e Tito il figlio ) : probabilmente Giovanni era gia' tipografo presso il Casali

 

Nel 1865 troviamo cosi Tito amministratore della gazzetta di Firenze

 

E' pur vero che :

Giovanni Carnesecchi gazzettiere : 20 marzo 1846

Ordine di pagamento in favore di diversi per spese relative all' ufficio del Peso pubblico, per fornitura di stampe e per la pubblicazione sulla Gazzetta degli avvisi relativi a delle fiere

Che ci mostra Giovanni chiamato gazzettiere gia' nel 1846

 

 

 

www.icharta.com

 

 

 

POESIE PRIMA EDIZIONE GIUSTI GIUSEPPE TIPOGRAFIA DI G. CARNESECCHI E FIGLI

 

 

Verso il 1867 ,frequentando la tipografia il celebre caricaturista Mata ( Matarelli) per la stampa del giornale satirico Il Lampione , fu ideata la pubblicazione delle poesie di Giuseppe Giusti

La veste tipografica vinse la medaglia di bronzo al congresso tipografico di Bologna

 

 

POESIE

https://books.google.it/books?id=nkejKYicg9sC&printsec=frontcover&dq=dante+carnesecchi&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiBkZudhrjlAhWLyqQKHc6VACA4KBDoAQg0MAI#v=onepage&q&f=false

 

 

 

 

Nel 1873 , anno in cui fu fondata la casa editrice G.C. Sansoni , le sorti della tipografia , come quelle della nuova ditta editoriale ,sono strettamente legate fra di loro , avendo il signor Giulio Cesare Sansoni affidato alla Tipografia Carnesecchi le sue pubblicazioni e posto la sede e i magazzini della editoria negli stessi locali della tipografia

 

Nel 1874 (?) comparirà il marchio editoriale "G. C. Sansoni Editore" destinato a diventare famoso. Giulio Cesare Sansoni avviò l'attività con la chiara intenzione di inseririsi nel mercato dell'editoria scolastica e al contempo svolge un lavoro di ricerca e presentazione della cultura italiana con finalità quasi istituzionali. La casa editrice Sansoni iniziò l'attività editoriale in anni difficili per il mondo della stampa e dell'editoria fiorentina, attingendo al grande serbatoio degli Istituti culturali cittadini che si erano rinnovati e attrezzati per svolgere un ruolo di guida culturale nazionale.

 

........e da allora cominciarono a convenire nei suoi locali gli uomini piu' illustri di quei tempi che degnarono della loro amicizia il sor Giovanni, come comunemente era chiamato da tutti il vecchio Carnesecchi..............

 

La comunanza di intenti e l'amicizia di Giovanni con Giulio Cesare Sansoni della omonima casa editrice fece si che la tipografia Carnesecchi ( di Giovanni e di suo figlio Tito Carnesecchi ) avesse cosi un peso di notevole rilevanza nella vita culturale fiorentina

 

 

 

 

 

Giovanni mori il 23 giugno 1877 e solo pochi anni dopo , nel gennaio del 1880, mori Tito lasciando la moglie Giulia Bellini con tre piccole figlie alla direzione della tipografia. Nel 1883 moriva anche Giulio Sansoni. L'attivita' della tipografia venne proseguita da Cesare Casalini capotecnico che sposata la vedova di Tito porto' avanti il vecchio nome dal 1884 . La tipografia e casa editrice continuo' cosi sotto la guida dei Casalini col vecchio nome fino agli anni 50 del novecento

 

Una breve storia della Tipografia Carnesecchi e della casa editrice Carnesecchi si deve a Marcello Aquilani

 

La tipografia di Giovanni Carnesecchi di Firenze  ……..Personaggi : La tipografia di Giovanni Carnesecchi di Firenze  

Debbo questa rara pubblicazione di Marcello Aquilani alla dottoressa Barbara Casalini

 

 

 

 

Un'altro figlio di Giovanni e' Cesare che combatte nella guerra del 1866

Ed e' possibile che vi muoia perche' non ne ho piu' notizia

 

Cesare di Giovanni di Gioacchino e di Erminia Serandrei nato a Firenze ( popolo di San Remigio) e' nato Rg 169 fg 66 dei battesimi del Duomo di Firenze 15 febbraio 1846

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FABBRICA CARNESECCHI DI SERAVEZZA

anno 1816 Il cioccolatte della fabbrica Carnesecchi di Seravezza e' del migliore che si conosca

 

 

 

 

ho l'idea che la fabbrica di Seravezza fosse legata ad un Giuseppe Carnesecchi probabilmente nonno dello storico Carlo

 

 

 

CARLO CARNESECCHI DI SERAVEZZA archivista ASFirenze

 

Carlo Carnesecchi di Seravezza  ……..Personaggi : Il cavalier Carlo Carnesecchi archivista ASFi e storico  

 

 

 

 

E' una figura minore di storico : piu' scopritore di documenti che storico

Noto per la sua mitezza , abnegazione , disponibilita' e gentilezza d'animo

Dono'allo Archivio di Stato di Firenze una serie di documenti che costituiscono il fondo Carlo Carnesecchi

 

 

 

 

 

Carlo Carnesecchi fu tra i colleghi piu' cari e piu' ammirati per la prontezza e sottilita' del suo ingegno arguto , per la vasta cultura storica e letteraria , per la squisita bonta' del suo cuore , per l'immensa modestia e per l'urbanita' dei suoi modi . per lunghi anni preposto alla sala di studio del r. archivio di Stato di Firenze , egli vi fu larghissimo di aiuto e di consiglio ai numerosi studiosi , che vi accolse , contribuendo in tal modo e senza chiasso all'incremento e alla diffusione della scienza e alla fama del grande istituto fiorentino

 

 

Soci della "Colombaria" di Firenze.

 

Carte di Carlo Carnesecchi nello Archivio di Stato di Firenze.

 

 

 

 

 

LA VITA TORMENTATA DI UN ANARCHICO

 

  Oreste Carnesecchi di Telemaco ( 1870--1937 )

 

Dal Casellario Politico Centrale riemergono la vita e le tribolazioni di un anarchico la cui vita attraversa tutto il ventennio .

 

 

 Figlio di Telemaco e di Scarpettini Francesca nato a Livorno il 10 maggio 1870 e morto a Livorno il 23 gennaio 1937

 

 5 settembre 1894

facchino celibe abitante a Livorno via del Giglio num 5 piano 3 anarchico

e' un anarchico audace e pericoloso abbastanza. Ha carattere violento , ed e' avverso ad ogni ordine sociale . Ha dato parecchie volte prova della sua capacita' a delinquere per isfogare il suo accanito odio contro le autorita' costituite , facendo in diverse occasioni oltraggio violenza e resistenza agli agenti della forza pubblica ai quali ha prodotto anche lesioni personali.

E' dedito all'ubbriachezza e spalleggiato dai suoi corrilegionari , disturba la pubblica quiete e causa spesso disordini e risse nei pubblici esercizi che abitualmente frequenta . E' stato espulso dalla Francia perche' condannatovi per furto e per la sua tendenza al malfare, e' attualmente ammonito.

Il Carnesecchi e' ritenuto capace di commettere qualunque azione criminosa

Dal casellario giudiziario emergono le seguenti condanne a suo carico

A con sentenza del tribunale di Livorno 29 luglio 1890 ,fu condannato a 3 giorni di reclusione per oltraggio a d un agente della pubblica forza

…………………………………………..

Il Carnesecchi non si stanca mai di fare attiva propaganda delle sue massime nei pubblici esercizi , incitando alla violenza ed alla distruzione degli ordinamenti costituiti.

E' intimo amico dei pericolosi anarchici di qui Favilli Alessandro , Cozzi Oreste , Cozzi Luigi ,e Vernaccini Giuseppe , coi quali per notizia d'ufficio aveva formato una vera associazione per delinquere contro le pubbliche autorita' , premeditando attentati contro le medesime

 

 

Assegnato a domicilio coatto per anni tre in Porto Ercole ( articolo 9 legge 19 luglio 94 num 316 ) dove fu tradotto il 29 gennaio 95

 

 

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DATI CONCERNENTI IL PERIODO DI DOMICILIO COATTO
(Scheda presso l’ASAS – Archivio Storico degli Anarchici Siciliani)


Carnesecchi Oreste di Telemaco, definito "pulitore di mobili", viene condannato a 3 anni di domicilio coatto, per oltraggi e resistenze alla forza pubblica, il 19 settembre 1894 dalla Commissione Provinciale di Livorno. Il 29 gennaio 1895 viene tradotto a Porto Ercole. Avendo qui serbato "cattiva condotta, l’8 luglio 1895 è tradotto a Ponza. In quell’isola è condannato, il 14 luglio 1895, a 15 giorni a pane e acqua "per mancata ritirata". Subisce un processo, il 26 ottobre 1895, "per contravvenzione ai precetti del coatto" consumata il 6 maggio precedente. Ciò gli procura una condanna a 1 mese di carcere. Il 2 luglio 1896 giunge a Ustica, dove si segnala che mantiene "cattiva condotta". In realtà, sull’isola egli fa parte del gruppo anarchico più moderato, che si riunisce attorno ad Arturo Borghetti e alla moglie, che hanno messo su casa in campagna. Nella casa di Borghetti egli si trova, prudenzialmente, al momento della rivolta scoppiata il 19 agosto 1896. Si tratta in realtà di una plateale protesta, inscenata nella piazza principale del paese con canti e assembramenti non autorizzati, per protestare contro l’imposizione, da parte del nuovo direttore della colonia, della carta di permanenza, che i coatti anarchici ritengono offensiva della loro onestà e dignità di uomini liberi (quantunque coatti). Vengono arrestati la sera stessa, nei cameroni dove si erano ritirati, 50 coatti (39 politici e 11 comuni, tra cui alcuni simpatizzanti), e tradotti a Palermo l’indomani col piroscafo "Gorgone". Il 3 settembre, la Camera di Consiglio di Palermo dichiara il non farsi luogo a procedere per Carnesecchi ed altri 12 (tra cui Borghetti). Al processo, tenutosi a Palermo il 21 settembre, verranno condannati 2 anarchici (Andrea Barabino e Benedetto Faccetti) a 5 mesi di reclusione, altri 21 altri a tre mesi, e uno (il cieco Giovanni Gavilli) a 25 giorni di carcere. A seguito dell’amnistia proclamata il 24 ottobre 1896, la pena sarà condonata e tutti, tranne Barabino e Faccetti, usciranno dal carcere e saranno destinati ad altre isole. A seguito dell’avvento al potere di Rudinì e del decreto del Ministero dell’Interno in data 1° novembre 1896, Carnesecchi sarà prosciolto "condizionalmente" dal coatto, come quasi tutti i suoi compagni di pena. Abbandona Ustica l’8 novembre 1896 insieme ad altri sette compagni ch’erano rimasti sull’isola, dopo la fine del processo, per giungere a Livorno il 17 novembre successivo.

Da notizie fornite dallo storico dell'anarchismo Natale Musarra

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Emigra a San Paolo in Brasile il 17 febbraio 1897

 

26 ottobre 1903

c'e' una rissa tra anarchici in particolare tra Oreste Carnesecchi e Ugo Trivella nella piazza Mercandinho di San Paolo.

Oreste Carnesecchi e l'anarchico Ugo Trivella feritisi a vicenda con colpi di coltello vengono tratti in arresto

 

 

8 novembre 1905

la legazione d'Italia in Brasile trasmette al Prefetto di Livorno che l'anarchico Oreste Carnesecchi non e' piu' da acuni mesi in San Paolo

<<…………..dalle minuziose fatte eseguire per il suo rintraccio risulterebbe che nel gennaio del corrente anno , posteriormente cioe' alla rissa da lui avuta in San Paolo col Trivella Ugo , il Carnesecchi si diresse a Rio de Janeiro , ove per molti giorni rimase presso l'anarchico Squilloni Ferdinando , imbarcandosi quindiclandestinamente per Buenos Aires

 

12 marzo 1906

dalle indagini esperite pel rintraccio dell'anarchico controdistinto pare possa ritenersi che effettivamente egli sia giunto qui tempo fa , su un piroscafo proveniente dal Brasile ; vi si trattenne alcun tempo lavorando come facchino presso un deposito di lane grezze da esportazione alla Boca allontanandosi quindi per l'interno della Repubblica con non precisata destinazione .

Qui non diede luogo a rimarchi per a sua condotta

Con ossequio

Il console generale a Buenos Aires

 

 

Passano alcuni mesi di infruttuose ricerche

 

30 maggio 1908

prefettura di Livorno

Mi pregio rifere a codesto On. Ministero di seguito a precedente carteggio , che l'anarchico Carnesecchi Oreste tornato ieri dall'America ,e' stato fermato a Genova per misure di pubblica sicurezza.

 

 

 

5 giugno 1908

Regia Prefettura di Genova

in relazione al dispaccio di contro indicato riferisco a codesto Onorevole Ministero che l'anarchico Carnesecchi oreste e' stato tradotto a Livorno

 

 

 9 giugno 1908

Ministero dell'interno

Il Prefetto di Genova informa che l'anarchico Carnesecchi Oreste e' stato tradotto in codesta citta'

Si prega la S.V. di voler predisporre su detto individuo la necessaria vigilanza e di segnalare al Ministero ogni di lui anormale movimento

 

 

22 giugno 1908

chiede il passaporto per Buenos Aires

non ha vincoli o pendenza penale

il passaporto viene concesso

rinuncia al proposito di emigrare

 

1910

 

 

31 maggio 1914

prefettura di Livorno

il 31 maggio scorso partito per Cecina , dove ha trovato occupazione . Segnalato alla Questura di Pisa per la vigilanza.

 

4 luglio 1914

il 4 corrente ha fatto ritorno , ed e' stata sopra di lui ridisposta la necessaria vigilanza . Oggi ripartito per Cascina segnalato a quella autorita'

 

26 agosto 1914

il 25 luglio ha fatto ritorno da Cascina in questa citta' dove trovasi tuttora e dove viene convenientemente vigilato .

 

5 aprile 1923

risiede sempre a Cascina ma da tempo si disinteressa di politica ne partecipa a manifestazione di partito

 

16 settembre 1926

Prefettura di Livorno

risiede tuttora in questa citta' ove abita in via Chiellini num 5 piano 3

Durante questi ultimi anni non ha dato luogo a rimarchi sulla sua condotta politica si da fare ritenere che non si interessi piu' di politica .

Viene peraltro sempre attentamente sorvegliato

 

3 marzo 1927

conserva teorie anarchiche ma no esplica nessuna attivita' politica

viene vigilato

 

14 giugno 1927

non esplica attivita' politica ma professa sempre principi anarchic.

E' occupato presso il magazzino di frutta Scarpettini in via Di Franco 6

E' sorvegliato

 

14 marzo 1929

professa tuttora teorie anarchiche , ma da vari anni non esplica attivita' politica

viene sorvegliato

 

11 aprile 1932

serba regolare condotta e non da luogo a rilievi pur conservando le sue idee

anarchico

 

17 gennaio 1934

abita in via Chiellini num 9 1 piano

Conserva le proprie idee anarchiche ma non da luogo a rilievi

Viene vigilato

 

14 marzo 1935

e' presente in via Chiellini num 9 piano 1 e continua a tenere regolare condotta in genere

viene vigiato

 

28 giugno 1935

continua a tenere regolare condotta in genere ma non risulta siasi ravveduto

e' vigilato

 

15 febbraio 1936

e' passato ad abitare in via Guglielmo Oberdan num 20 terr

Nulla da segnalare i linea politica

E' vigilato

 

 

8 gennaio 1937

e' passato ad abitare in via Porta Colline num 12 terr

Nulla da segnalare i linea politica

E' vigilato

 

 

25 gennaio 1937

agli effetti del servizio schedario

pregiomni informare codesto On/le Ministero che il soprascritto sovversivo e' qui deceduto il 23 corrente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

un coherer ideato da un Carnesecchi 

 

 

 Il padre barnabita Timoteo Bertelli e’ una singolarissima figura di scienziato

 

Riguardo a Timoteo Bertelli purtroppo non esistono ancora studi completi. Anche per questo la sua storia è ignota ai più. Eppure Timoteo Bertelli  ha fornito alla sismologia un contributo essenziale.

 

 

 

Da  l’ottimo sito

 

http://www.carlobramantiradio.it/bertelli.htm

 

 

Timoteo Bertelli nacque a Bologna nel 1826 e, ordinato sacerdote nel 1850, dopo essere stato destinato in diversi collegi barnabiti in varie parti d’Italia, arrivò al Collegio Alla Querce di Firenze nel 1868. Bertelli era già stato a Firenze nel 1855 quando col Dr. Alessandro Palagi giunse a telegrafare da Firenze a S. Donnino usando le rotaie del treno, a dimostrazione di suoi studi sulla distribuzione delle correnti nei conduttori solidi. L’opera che gli ha portato maggiore fama è stata la scoperta dei moti microsismici, fatta a Firenze. Con un sensibilissimo microsismometro di sua invenzione, scoperse vibrazioni continue nel globo che inizialmente venivano credute causate dal vento o dai mezzi di passaggio ed invece erano dovuti ai continui moti della crosta terrestre.

 

 

Nel  luglio 1901, nell’occasione di un soggiorno alla colonia barnabita di Ardenza, Bertelli visitò la stazione radiotelegrafica dell’Accademia Navale notando che il sistema Marconi era stato del tutto abbandonato e l’audizione telefonica aveva sostituito la registrazione col coherer che non aveva corrisposto alle aspettative. Notò molte pecche nell’impianto, fili che scaricavano, conduttori di sezione insufficiente ecc. Incoraggiato dalla buona accoglienza dei suoi suggerimenti, rivolse il pensiero a migliorare il coherer. Ne realizzò due diversi di forma ma uguali di principio: della limatura di ferro galleggiava sul mercurio ed andava in contatto con due elettrodi magnetizzati. All’arrivo dell’onda la limatura si coherizzava, decoherizzandosi automaticamente al cessare dell’onda. L’apparato funzionò benissimo e si potè ridurre sensibilmente la lunghezza della scintilla del trasmettitore. In quel periodo, appunto, i tenenti di vascello Vittorio Pullino e Mario Grassi conducevano le loro esperienze nell’alto Tirreno ed accolsero di buon grado i ritrovati di Bertelli che, pertanto, coltivò l’illusione di un’applicazione ufficiale del suo coherer e persino di un premio di 10.000 lire, come gli avevano suggerito di chiedere alla regia marina i due ufficiali.

 

dal libro

Il P. Timoteo Bertelli: chierico regolare Barnabita 

Autore    D. Bassi  anno 1906

 

E’ scritto

 

 

…….affinchè non resti dimenticato, il nuovo coherer da Lui ideato per la telegrafia senza fili, assai più sensibile di quello del Carnesecchi e del Brandly. ... Ora egli giace sepolto nel cimitero di Soffiano, dove per suo ultimo desiderio i Barnabiti si sono costruita una cappella, ……

 

Brandly e’ nome conosciuto quindi pare possibile l’esistenza di un coherer ideato da un Carnesecchi di cui parla il Bassi nel libro del 1906 Carnesecchi di cui pero’ ad oggi non sono riuscito a sapere niente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTI DI VALORE DI GIOVANNI CARNESECCHI di CEPRANO TENENTE COLONNELLO DEI CARABINIERI

 

Personaggio eccezionale in tutti i sensi , abnegazione e coraggio le sue doti , pluri pluridecorato

 

 

L’Arma Dei Carabinieri nasce il 13 luglio 1814 come Corpo Dei Carabinieri Reali per volere di Re Vittorio Emanuele I con la promulgazione delle Regie Patenti. Aveva sin dall’inizio il duplice compito della difesa dello stato e di pubblica sicurezza.

 

 

Giovanni Carnesecchi di Ceprano  ……..Personaggi : Giovanni Carnesecchi : Un eroico ufficiale dei Carabinieri  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTI DI VALORE dei figli del Tenente Colonnello GIOVANNI CARNESECCHI di CEPRANO

 

 

i figli di Giovanni Carnesecchi di Ceprano  …………Personaggi : Atti eroici dei figli di Giovanni Carnesecchi  

 

 

 

 

 

CARNESECCHI MORTI NELLA GRANDE GUERRA

 

 

Dai siti

 

http://www.cadutigrandeguerra.it/Default.aspx

 

http://www.cadutigrandeguerra.it/CercaNome.aspx

 

http://www.cimeetrincee.it/ascet.htm

Sito redatto e curato dall'Associazione Storica Cimeetrincee Sede : Castello - Via Garibaldi 1514 - 30122 - Venezia www.cimeetrincee.it

 

Nel sito e' scritto

La pubblicazione dell’Albo d’Oro ufficiale dei Caduti della Grande Guerra, mediante riproduzione per immagini dall’originale, persegue le seguenti finalità :

 Tenere viva la memoria dei Caduti, come dovere morale e monito per le nuove generazioni, per l’affermazione degli ideali di pace.
 Permettere a famigliari, discendenti, associazioni di ricerca e studio, o semplici curiosi, di rilevare le informazioni relative ai singoli Caduti, avvalendosi di una modalità diretta ed immediata, facilitata rispetto alla consultazione dei volumi cartacei.
 Fornire ad appassionati, studiosi, ricercatori e privati cittadini, già in questa fase della pubblicazione, la possibilità di ottenere informazioni, relativamente a diversi obiettivi di ricerca, quali, ad esempio :

o Luogo di origine del Caduto, data di nascita.
o Luogo e causa di morte.
o Menzioni di eventuali decorazioni.
o Reparto di appartenenza e grado.

 

 

Nome

Comune e data di nascita

Pagina

causa morte

CARNESECCHI ENRICO DI GIOVANNI

Morolo-Frosinone 26 marzo 1899

100

ferite da combattimento

CARNESECCHI ADOLFO DI COSTANTINO

Siena 26 settembre 1893

156

malattia 28 sett 1918 a Molfetta soldato 22 regg cavalleggeri di Catania

CARNESECCHI ANGIOLO DI UMILIANO

Siena 11 settembre 1877

156

ferite da combattimento osped da campo 022 7 ottobre 1917 soldato 196 battaglione MT

CARNESECCHI AGOSTINO DI AGOSTINO

Gavorrano -Siena 1 agosto 1893

195

ferite da combattimento sul medio Isonzo 1 ago 1916 soldato 7 regg di fanteria

CARNESECCHI LATINO DI FERDINANDO

Cantagallo ( Prato ) 2 ottobre 1889

195

ferite da combattimento 4 giugno 1917 sul Carso soldato 445 compagnia mitraglieri

CARNESECCHI ALIZZARDO DI ARCANGEO

Chiusdino - Siena 12 ottobre 1893

156

ferite da combattimento 2 ottobre 1916 sul monte Colbricon soldato 3 regg bersaglieri

CARNESECCHI GIUSEPPE DI ANGIOLO

Castagneto Carducci 1 luglio 1895

156

ferite da combattimento 9 febbr 1918 Monte Grappa soldato 94 sezione bombardieri

CARNESECCHI QUINTO DI LUIGI

Castagneto Carducci 30 marzo 1896

156

ferite da combattimento 15 settembre 1916 sul Carso soldato1 regg granatieri

CARNESECCHI ANGIOLO DI AGOSTINO

Castelnuovo di Val di Cecina 30 dicembre 1878

156

malattia 25 settembre 1917 a Udine soldato 21 regg artiglieria da campagna

CARNESECCHI ALESSIO DI GARIBALDO

Fiesole - Firenze 12 giugno 1879

195

valanga Conca di Plezzo 16 genn 1917 soldato 13 battaglione MT

 

 

in realta' vi e' purtroppo da aggiungere ai caduti un altro nome di un militare : quello di Sabatino Carnesecchi di Montieri

 

Lapide in marmo con lunetta superiore riportante fregi e simboli in altorilievo. Al centro riporta i i nomi dei Caduti di Montieri (Grosseto) nella Grande Guerra.

tra i dispersi compare Sabatino Carnesecchi

 

 

 

 

da un sito bellissimo del comune di Prato

...........Cittadini di Prato nella I Guerra Mondiale...............propone un album realizzato dal Comune di Prato a metà degli anni Trenta del Novecento che comprende fotografie di caduti pratesi in diverse guerre

 

qui la fotografia di Latino di Ferdinando Carnesecchi

 

 

Sold. Classe 1889 - 445a Compagnia Mitraglieri/ Morto il 4-6-1917 in combattimento a Dosso Fait (Carso)

di Cantagallo in provincia di Prato

 

 

(Adolfo di Costantino Carnesecchi ) Memorie della Grande Guerra nel territorio dell’Istrice

lapide che si trova all'esterno dell'Oratorio della Contrada Sovrana dell'Istrice e che ricorda i caduti Istriciaioli.

 

Si tratta di 25 tra soldati e ufficiali, eccoli nell'ordnie in cui compaiono sulla lapide: Tenente colonnello Alfredo Grimaldi, Capitano Tommaso Bichi Ruspoli Forteguerri, Capitano Carlo Caverni, Capitano Arturo Pannilunghi, Tenente Orlando Orlanti Tenente Nello Chellini, Sergente maggiore Guido Casini, Caporal maggiorn Socino Albizzi, i soldati Ferdinando Biagini, Bernardino Burroni, Adolfo Carnesecchi, Cesare Burroni, Sestilio Cucini, Guido Favilli, Gastone Marchi, Nello Marzucchi, Adolfo Materozzi Ferruccio Mecatti, Alessandro Mori, Antonio Neri, Guido Reocchigiani, Duilio Secciani, Franciesco Santini, Renato Stracciati, Caporal maggiore Corradino Signorini.

estratto da una memoria di Orlando Pacchiani

 

 

DOVE SONO SEPOLTI

 

 

 

 

 

 

 

 

CARNESECCA MORTI NELLA GRANDE GUERRA

CARNESECCA EGISTO DI LUIGI

Pontremoli 12 giugno 1896

156

malattia 2 giugno 1918 a Pontremoli soldato 5 regg genio

CARNESECCA GIOVANNI DI PASQUINO

Pontremoli 23 febbraio 1887

156

ferite da combattimento 19 agosto 1917 sul medio Isonzo soldato 749 compagnia mitraglieri

 

 

 

Anno 1917 Carnesecchi Giulio promosso da caporale a caporalmaggiore di fanteria

da bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni ............1917

 

 

 

Il sottotenente Roberto Carnesecchi di Cuneo e' promosso tenente il 27 ottobre 1916 nel 35 fanteria

decorato con croce di guerra al valor militare ottobre 1918

Capitano Roberto Carnesecchi

stipendio annuo dal 1 maggio 19 L 6.900

stipendio annuo dal 1 aprile 22 L 10.800

stipendio annuo dal 1 dicembre 23 L 13.700

 

 

 

Soldato artiglieria di fortezza - guardafili CIARDINO CARNESECCHI di Cannicci (Pisa)

medaglia di bronzo nel giugno del 1918

 

 

 

 

UNA STRAGE

 

La stima del numero totale di vittime della prima guerra mondiale non è determinabile con certezza e varia molto: le cifre più accettate parlano di un totale, tra militari e civili, compreso tra 15 milioni e più di 17 milioni di morti, con le stime più alte che arrivano fino a 65 milioni di morti includendo nell'insieme anche le vittime mondiali della influenza spagnola del 1918-1919. Il totale delle perdite causate dal conflitto si può stimare a più di 37 milioni, contando più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, cifra che fa della "Grande Guerra" uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana.

Il numero dei militari uccisi nel conflitto viene di solito stimato tra gli 8 milioni e mezzo e più di 9 milioni, con le stime più alte che arrivano oltre i 12 milioni e mezzo; le potenze Alleate ebbero all'incirca tra i 5 e i 6 milioni di soldati uccisi, mentre gli Imperi centrali ebbero più di 4 milioni di caduti militari. Le stime sui morti civili, causati sia direttamente dalle azioni belliche che da cause collegate come malattie, malnutrizione e incidenti vari, sono molto più difficili da calcolare, variando da un minimo di 5 milioni a quasi 13 milioni con valori medi attestati tra i 6 milioni e mezzo (una delle cifre generalmente più accettate) e i 9 milioni: il calcolo delle morti civili varia molto a seconda che si consideri nel computo una parte più o meno ampia delle vittime causate da eventi correlati al conflitto ma non ricompresi totalmente in esso, come la guerra civile russa o il genocidio armeno.

Italia popolazione del 1914 , 35,6 milioni morti militari 651.000 morti civili 589.000 totale 1.240.000

Fu una delle Nazioni che ebbe il piu alto numero percentuale di morte

Italia 1.240.000

Francia 1.697.000

Impero britannico 1.228.167

Romania 680.000

Russia 3.311.000----3.754.369

Austria 1.567.000

Germania e colonie 2.475.617

Turchia 2,921.844

 

 

militari

 

Italia 651.000

Francia 1.397.800

Impero britannico 886.939

Romania 250.000

Russia tra 1.811.000 e 2.254.369

Austria 1.100.000

Germania e colonie 2.050.897

Turchia 771.844

USA 116.708

 

fonte Wikipedia

 

 

 

 

LA VITTORIA MUTILATA

 

 

da Wikipedia

 

 

 

 

  

 

 

 

 

" VICENDE DEI CARNESECCHI "

 

 

 

 

Dante Carnesecchi , anarchico individualista

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

fotografie tratte dal sito della Denver University

 

Colorado (Stati Uniti )

 

Dante e' nei dintorni di Pueblo dal giugno 1913 ospite con Giovanni Lombardi di Cesare Vegnuti morto nell'esplosione della miniera di Dawson nell'ottobre 1913. (Una delle piu' grandi tragedie minerarie )

nelle miniere intorno a Pueblo proprio in quel periodo scoppia una grande rivolta con scioperi e scontri a fuoco tra minatori (molti ispanici e italiani) e vigilantes e Guardia Nazionale in modo particolare nelle miniere controllate da Rockefeller.

E' quella che va sotto il nome di : The Colorado Coal Field Strike and War of 1913-1914 una dei piu' importanti episodi di lotta dei lavoratori negli Stati Uniti.

In 1913, a group of miners drew up 7 demands and presented them to the mine owners. These demands consisted of: Union recognition, a raise in wages, an eight-hour work day (which was already a state law but was generally ignored), hourly pay for dead work (work that didn't directly produce coal), a check weigh-man at all mines (to be elected without interference from company officials), the right to trade in any store they chose, the right to select their own living places and doctors, the enforcement of Colorado mining laws and the abolition of the guard system that had run the camps for so many years.

The strike of about 9,000 coal miners in southern Colorado began on September 23, 1913. When workers resided in company-owned housing, work stoppages brought mass evictions. Evicted strikers often were forced into makeshift accommodations. When the Colorado Fuel and Iron Company and other southern Colorado mine operators drove coal miners from their homes in September 1913, the miners set up a sizable tent colony near the town of Ludlow.

Conditions in the coal mining district were such that violence was inevitable. Men accustomed to the ready use of a revolver or rifle had been imported into the district in large numbers from Texas, New Mexico, West Virginia, and other sections by the Colorado Fuel & Iron Company and its associates. These mercenary adventurers had been employed and armed by the coal companies prior to the strike, and had been given deputy sheriffs' commissions by the sheriffs of Las Animas and Huerfano counties, who were political partners and agents of the coal companies. The first act of violence in connection with the strike was the killing of Gerald Lippiatt, an organizer for the United Mine Workers of America, by George Belcher, a Baldwin-Felts detective in the employ of the Colorado Fuel & Iron Co. Lippiatt was shot down on a public street in Trinidad before the strike began.

Gli scioperi e gli scontri sempre piu' violenti si concretizzano nella reazione padronale che culmina nel "the 'Ludlow Massacre' dell' aprile 1914

Dante tornera' in Italia con un fucile automatico ed una chitarra solo nel 1915

 

 

 

Di nuovo a La Spezia

 

 

La Spezia nel 1915 : De Nevi : La Spezia in cartolina

La spezia all'inizio del secolo era una delle piu' importanti roccaforti militari . Caratterizzata dalla presenza dell'Arsenale militare e di alcune delle piu importanti industrie belliche italiane , era circondata da una serie di forti e polveriere che ne dominavano il golfo………………………………………

 

 

 

 

L'ASSALTO ALLA POLVERIERA DI VALLEGRANDE A LA SPEZIA

 

Per fare una sommossa occorrono le armi , occorrono le munizioni , occorrono gli esplosivi , e non e' facile procurarseli a meno di non impossessarsene con la forza prendendoli dove sono

E allora un gruppo di audaci quasi a mani nude penetra nell'area della polveriera..........................

Una settantina di facinorosi rudimentalmente armati ma ben decisi ad impossessarsi delle armi e degli esplosivi conservati nei forti e nell'arsenale della citta' , assaltarono a sorpresa la struttura militare di Vallegrande, riuscendo ad espugnare facilmente i corpi di guardia N e G catturando i marinai di servizio ed impossessandosi delle loro armi.

Imbaldanziti ed eccitati da questi due successi ed equipaggiati con le armi delle sentinelle gli insorti si diressero dunque verso l'obiettivo piu' importante : la polveriera....................

 

 

 

 

"Dante Carnesecchi è una delle più belle figure dell'individualismo anarchico. Alto, vigoroso, pallido e bruno. Occhi taglienti e penetranti di ribelle e di dominatore. Ha l'agilità di un acrobata ed è dotato di una forza erculea. Ha ventotto anni. E' un solitario ed ha pochissimi amici. L'indipendenza è il suo carattere. La volontà è la sua anima. Nelle conversazioni è un vulcano impetuoso di critica corrodente. E' sarcastico, ironico, sprezzante ……Sembra un paradossale ed e' un logico . Le sue verita' bruciano . La sua anima misteriosa e complicata e' un mare sempre agitato da furiose tempeste dello spirito . Non ha mai scritto nulla ma ha pensato molto ……..E il suo pensiero non si aggira nel piccolo cerchio vizioso dei luoghi comuni . Va oltre …..Le figure come la sua sono rarissime . Parlarne troppo a lungo si corre sempre il rischio di guastarle . E' un anarchico veramente individualista . Ecco tutto ……Ora nel primo rastrellamento di delinquenti sociali fatto nei dintorni di Spezia , per ordine di Giolitti ,Olivetti , e D'Aragona , e' stato arrestato anche lui . << In una brillante operazione >> fatta da cento e piu' carabinieri del re guidati da un loro ufficiale hanno invaso la sua casa e lo hanno catturato . La stampa merdosa della borghesia idiota e democratica , liberale e monarchica , ne ha dato l'annuncio trionfale ricamandolo di particolari talmente foschi da fare invidia ad uno di quei ripugnanti romanzi che solo quella carogna di Carolina Invernizio , buon' anima , sapeva scrivere . Naturalmente tutto cio' che si e' scritto su di lui e' falso come e' falsa e bugiarda l'anima fangosa e putrida d'ogni miserabile giornalista venduto. Per amore della verita' dobbiamo dire ( a costo di disonorarlo ) che non e' pur vero che sia pregiudicato .

E' giovane . Ama intensamente la liberta' e la vita . Lo vogliamo fuori !

Anarchici individualisti a noi !

 

Renzo Novatore--7 ottobre 1920 --Il Libertario--La Spezia

 

 

Tra quella nidiata d'aquilotti libertari che dai colli arcolani , dominanti a mezzogiorno la conca azzurra del golfo di Spezia e a tramontana la vallata del Magra , spiccavano il volo verso tanti quotidiani ardimenti , si distingueva sopratutti Dante Carnesecchi...........

 

 

 La Spezia< ………L’incredibile vita e l’atroce morte di Dante Carnesecchi , anarchico individualista ,dall'America all'Italia di rivolta in rivolta

 

 

Anno 1920 : Tentativo insurrezionale di Dante Carnesecchi

 

 

cronologia anarchica 1 …….. ….Note al periodo dal 1800 al 2000 

cronologia anarchica 2…….. …..Note al periodo dal 1800 al 2000 

cronologia anarchica 3 …….. ……Note al periodo dal 1800 al 2000 

Biennio rosso spezzino  …… ………Note al periodo dal 1800 al 2000 

 

 

 

 

Da "Il Libertario : giornale anarchico edito a La Spezia da Pasquale Binazzi e da Zelmira Peroni

 

 

Un fatto solo curioso :

Nel 1892 l'anno in cui nasce l'anarchico Dante Carnesecchi a Vezzano Ligure , emigra in Brasile un Dante Carnesecchi di anni 25

Infatti Dante Carnesecchi il 02/06/1892 sbarca dalla "Rio de Janeiro" Si e' imbarcato a Santos e sbarca a San Paolo , viaggia con la giovane moglie , probabilmente vittima del miraggio di una nuova vita in Brasile

REGISTRO DA HOSPEDARIA DE IMIGRANTES Registri contenenti i dati degli immigrati arrivati presso l'Hospedaria di San Paolo, uno dei centri più importanti di accoglienza per gli stranieri giunti in Brasile. I dati si riferiscono al periodo 1887-1912 Fonte: Memorial do Imigrante di San Paolo (Brasile), Porto di Santos, periodo 1888-1912.

Di questo Carnesecchi non conosco la sorte

 

 

 

nel 1908 nel "Bollettino del personale delle Ferrovie dello Stato" figurano :

 

Nicola Carnesecchi a Firenze

Alessandro Carnesecchi a Volterra

Spartaco Carnesecchi a Salerno

 

nessun Carneschi

 

ci sono anche Caneschi

 

Ugo Caneschi a Firenze

Fosco Caneschi a Firenze

GiovanBattista Caneschi a San Giovanni Valdarno

Pietro Caneschi ad Asciano

Orfeo Caneschi a Lucca

 

 

 

 

 

ANNO 1923 ORBETELLO ( GR ) viene fondata la loggia PIETRO CARNESECCHI

loggia costituita all'obbedienza della Gran Loggia d'Italia detta di Piazza del Gesu'

 

 

 

 

 

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DA SINDACALISTA SOCIALISTA A SINDACALISTA FASCISTA

 

 

CURZIO CARNESECCHI, un fascista delle origini : morire da sovversivo : una storia che merita attenzione

 

 

 

Un ritaglio da "L'idea fascista" Pisa-6 agosto 1922

 

Il manganello non deve e non puo' essere il sistema …………………………………………………..

 

 

 

 

( Ho questo ritaglio per la gentilezza di Fausto Bucci di Follonica , storico dell'antifascismo )

 

Da Piombino

Voci fioche di consensi e moniti severi ai fascisti piombinesi

Fa capolino la verita'

Esce sibilando dai denti stretti degli spodestati salvatori del proletariato , ma esce . E' sempre il fischio della biscia , non piu' incantatrice , ma sempre perfida , e' vero , ma pure qualcosa di cambiato c'e'

C'e' per esempio un timoroso cambiamento nel modo di valutare l'azione e gli obiettivi che vuol raggiungere il fascismo . Si manifesta una maggiore comprensione dei nostri scopi e delle nostre idee e quello che e' migliore e' il frequente se pur affiocato << avete ragione >>.

Non e' molto ma e' qualche cosa.

Al fascismo non difetta il coraggio , l'audacia e la costanza : elementi indispensabili per entrare a bandiera spiegata , la bandiera della Patria nel campo della dominazione spirituale delle moltitudini .

Con questo non diciamo che i nemici del fascismo siano debellati . Ne passeranno delle lune prima che i piccoli << Zar >> del passato dominio rosso rinunzino definitivamente al loro sogno di sovvertimento e di distruzione.

Tanto peggio per loro . Noi non disarmeremo finche' avremo la certezza che i loro spiriti son sempre tesi nella contemplazione malvagia delle loro laide nefandezze , ed ogni qual volta vorranno tentare la prova della rivincita si spezzeranno le corna contro la nostra irrevocabile decisione . ma occorre vegliare . E' urgente perfezionare sempre piu' il nostro inquadramento . E' opportuno selezionare gli uomini che si sono convertiti al Fascismo in ventiquattro ore . E' utile fare una divulgazione intensa delle nostre idee. La disciplina nei nostri ranghi deve essere assoluta.

Partire dal concetto che la nostra forza non sta nel numero sempre maggiore degli uomini che dicono di aderire al nostro movimento , ma nella qualita' . Il <<Manganello >> non deve , non puo' essere il sistema . Esso e' e deve essere l'eccezione; In ogni italiano dobbiamo vedere un fratello , redimerlo non e' sopprimerlo .

Le nostre idee debbono essere circondate da una cornice di fatti , cose e gesti moralizzatori. Per questo non c'e' bisogno di debolezze funeste .Basta essere fascisti di convinzione . Basta sentire nell'anima la potenza civile dei nostri postulati , avere la visione precisa degli obiettivi che il fascismo vuol raggiungere . Per questa via arriveremo piu' presto e meglio e l'armonia , la pace , la fraternita' nel popolo italiano sara' indistruttibile .

Fascisti : A NOI !

Carnesecchi Curzio

 

 

 

INFINE MESSO FUORI DEL PARTITO PER LE SUE POSIZIONI CONTRO IL LATIFONDISMO

 

 

..........Sociologicamente parlando l’elemento piu’ forte e agguerrito erano gli ex combattenti della piccola borghesia urbana : quella che aveva pagato il piu’ forte contributo di sangue alla guerra e che ora piu’ gravemente ne pagava le conseguenze dell’inflazione e della disoccupazione . In essa sulle idee prevalevano gli umori , e quegli umori erano rivoluzionari , anzi eversivi . Il piccolo borghese imbestialito >> come sprezzantemente lo chiamava Trotzky , era imbestialito un po contro tutti : contro i socialisti che al ritorno dalle trincee , lo avevano svillaneggiato e aggredito , ma anche contro i capitalisti << pescicani >> che avevano lucrato alle sue spalle , la Monarchia , la Chiesa , i Partiti , la << Politica>> in generale , insomma quello che si chiama l’establishment

Con simile materiale umano , pronto a contestare anche lui , era difficile per Mussolini fare il gioco con un uomo della forza e della esperienza di Giolitti . Ma proprio in quel momento il fascismo subiva una trasfusione che ne cambiava radicalmente il sangue , grazie alla conversione delle campagne , specialmente della Padania della Toscana e delle Puglie

 Proprio per le sue tendenze rivoluzionarie , il fascismo non aveva fatto molta breccia nella vecchia proprieta’ agraria naturalmente conservatrice , anzi retriva . Ma questa classe , soprattutto in Emilia , impaurita dall’occupazione delle terre operata dalle << leghe>> rosse e bianche , nella quale aveva visto il prodromo di una definitiva espropriazione aveva venduto , anzi aveva svenduto le proprie cascine e fattorie , E i nuovi proprietari , tutti ex mezzadri , o farttori , o piccoli coltivatori , portavano nella difesa dei loro diritti ben altro spirito o grinta, Essi videro nei Fasci la << guardia bianca >> della proprieta’ e vi accorsero in massa col loro bagaglio di idee ( se cosi vogliamo chiamarle ) reazionarie. Per loro fascismo era sinonimo di ordine , e ordine era sinonimo di repressione

A inventare la la tecnica della mobilitazione di squadre e della spedizione punitiva furono loro che per numero e violenza fecero presto a sovverchiare la vecchia guardia cittadina

Le cifre parlano chiaro in pochi mesi gli 88 fasci diventarono 834 e i 20.000 iscritti 250.000 Molte zone , e precisamente le zone agrarie come la Toscana e l’Emilia cominciarono a passare quasi nelle loro mani .

Questo imponente afflusso di ceti terrieri infuse uno spirito nuovo , francamente reazionario , al <<movimento >>

Mettendo in crisi la vecchia direzione dei Pasella , dei Rossi , dei Bianchi eccetera . Ma per il momento dava a Mussolini , nei confronti di Giolitti , una grossa forza contrattuale e soprattutto gli consentiva di cambiare le carte del gioco : egli poteva far credere che il fascismo fosse un elemento di stabilita’ e conservazione , come in quel momento gli conveniva.

( I due fascismi --Indro Montanelli )

 

 

 

CASELLARIO POLITICO CENTRALE

Livorno 7 maggio 1932

Regia prefettura di Livorno ,

oggetto Carnesecchi Curzio di Giovanni---Sovversivo----deceduto

 

 

on/le Ministero dell'Interno Casellario politico centrale Roma

Pregiomi comunicare che il sovversivo Carnesecchi Curzio e' morto nell'Ospedale civile di Piombino il 3 Febbraio 1929.

Trasmetto l'atto di morte del Carnesecchi

Il prefetto

 

 

 

 

 

 

UN EMIGRANTE IN ARGENTINA ED UNA SQUADRA DI FOOTBALL NEL 1931

 

 

 

 

HISTORIA DEL CLUB SOCIAL Y DEPORTIVO ARGENTINO

Introducción

Con Federico García hablamos bastante del tema. Hoy está ausente. Me contó muchas anécdotas de los primeros días del Club. Le preguntaba y él me decía. Fechas y hechos. Recuerdo parcialmente aquellos relatos debido a que no anoté nada porque escribiríamos todo ello. Con él íbamos a hacer este trabajo.

No sé porque no comenzamos.

Invité a un periodista de Canal 5 de Lanús a visitar el Club. Estuvo con nosotros. Van a venir a filmar las Instalaciones y a contar a su audiencia todo de nuestro querido club. Y me pidió la historia de su fundación para amenizar las filmaciones.

Entonces me decidí a buscar documentos, libros y a escuchar a los socios y socias más antiguos y parientes de los fundadores. También vecinos que nunca fueron socios y que concurrían al Club en eventos deportivos, artísticos y otros que leerán en el relato.

Me están trasmitiendo todo lo que recuerdan y lo que vivieron. Espero reunir todo el material posible. Espero también el relato de todos los que pasaron en distintas épocas por la Institución en cualquier actividad sin importar su edad. Todos los testimonios son valiosos. Muy valiosos.

Muchos me preguntaron porque escribía la historia de mi club. Alguien tiene que hacerlo para que se sepa como sucedió, que pasó. Para que no nos olvidemos de nuestros "próceres" y todas las cosas lindas que pasaron a los vecinos que vivimos y vivirán en estas instalaciones y las futuras.

Para no olvidar.

Daniel H. Spagnolo, 3 de Febrero de 2003

Fundación: Domingo 1º de Febrero de 1931

En un cuadro existente en la Secretaría tenemos una copia del original guardado bajo llave y que dice:

"En Lanús, Partido de Avellaneda, al 1º de Febrero de 1931 siendo las 21 hs., en la calle 2 de Mayo 5147 se reúnen los Señores Hortencio Cedrón, Ernesto López, Enrique García, Nemesio Carballal, Miguel Carballal, Alberto Drigani, Francisco Carnesechi, Mariano Vazquez, Mariano Vera Romero, José Mellid, Alfredo Espesafunnes, Manuel Gonzalez con el propósito de formar un Club que luego de varios cambios de ideas lo denominan Club Social y Deportivo Argentino. Seguidamente con los Señores arriba mencionados forman una Comisión Directiva provisoria hasta una primera Asamblea y resuelven que el Señor Hortencio Cedrón sea el Presidente, Ernesto López Secretario y Mariano Vera Romero Tesorero y el resto Vocales Titulares. Hace uso de la palabra el Señor Alberto Drigani para expresar que sería conveniente como primera medida la confección de un Estatuto lo que se aprueba de inmediato. Acto seguido se resuelve que todos los miembros de la Comisión Directiva deben ocuparse de buscar asociados y estipulan una cuota mensual de $ 0,50 centavos para reunir fondos para comprar elementos para Foot Ball y de esa forma formar un equipo que lucirán camisetas de color blanca y celeste. También se resuelve que las reuniones se hagan semanalmente en el domicilio del Señor Hortencio Cedrón. Sin otro asunto de tratar y siendo las 23 hs. El señor Presidente dá por terminada la reunión del día de la fecha. Hay una firma del Presidente"

 

Alcuni Carnesecchi costretti all'emigrazione ....................EMIGRANTI

 

 

 

 

mappa da wikipedia

 

 

 

Firenze: Celebrazione della Messa in onore del caduto Carnesecchi

Data: 1936 Firenze, Chiesa di San Giuseppe

 

 

Dall'archivio fotografico Locchi di Firenze emergono le foto di questa celebrazione

La presenza di un nutrito gruppo di camice nere fa pensare ad un personaggio noto

Al momento non ho idea di chi possa essere questo Carnesecchi fiorentino , ne quali siano le vicende della sua morte

Debbo dire che in questa ricerca mi ha molto colpito l'oscuramento fatto sui personaggi dell'epopea fascista . La difficolta' trovata a raccogliere notizie su di loro denota una sorta di rimozione di tutta una parte della storia italiana denota che esistono ancora problemi di profondo ed ipocrita disagio e timore nel gestire il ventennio fascista questo a quasi 80 anni di distanza cioe tre generazioni dopo

Sembra si voglia rimuovere il fascismo dal paese solo cancellandone la memoria

Sembra si voglia rimuovere in toto una fetta di nostra storia che non e' possibile rimuovere. Un tabu' a 360 gradi che frena ancora gli storici nel fare senza remore il loro lavoro

 

 

   

© Archivio Foto Locchi. FIRENZE    

 

 www.fotolocchi.it      

 

http://www.fotolocchi.it/it/search#

 

 

 

Penso che vista la bella stagione che s'intuisce nelle foto questo caduto di cui non conosco il nome debba pensarsi caduto nella guerra di Etiopia ( 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936)

Vista l'apparente solennita' della cerimonia e la presenza di militi fascisti sembra che questo Carnesecchi avesse una certa notorieta' nel partito

Mi viene da pensare allo spedizioniere fiorentino Pollione Carnesecchi , ma questa e' solo una supposizione senza documentazione

 

 

 

 

concessioni di croci al merito di guerra. pagina 1324.....................................Angelo di Sante Carnesecchi

 

 

 

Il primo bilancio ufficiale delle perdite italiane nella guerra d'Etiopia viene diffuso nel 1938 a opera dell'onorevole Giuseppe Giardina. I morti dell'esercito risultano essere 2.317, quelli della milizia 1.165, mentre aeronautica e marina contano rispettivamente 193 e 56 caduti. A queste cifre si aggiungono le 78 vittime (in realtà 85) del cantiere Gondrand – un eccidio di operai italiani ed eritrei avvenuto il 13 febbraio 1936 – per un totale di 3.809 morti. Vanno aggiunti, secondo Del Boca, 88 caduti della marina mercantile e 453 operai deceduti per malattie o altre cause. Secondo lo studioso, che riporta le cifre di Giardina, la stima – non definitiva a causa della contraddittorietà delle cifre documentabili – è dunque di almeno 4.350 vittime italiane e un numero doppio di feriti.

Anche il costo finanziario della guerra non è facilmente calcolabile. Il ministro delle finanze Thaon di Revel lo quantifica, già nel 1936, in 12 miliardi e 111 milioni di lire per la spedizione vera e propria. A questa spesa vanno aggiunti i costi della mobilitazione e dell'addestramento delle truppe; il costo del potenziamento, sia in uomini sia in mezzi, dei reparti di supporto presenti in Libia e nelle isole dell'Egeo; il peso logistico della campagna sostenuto da Eritrea e Somalia; le spese relative al personale civile, all'ingaggio di mano d'opera, al trasporto degli operai, alle opere pubbliche, al pedaggio del canale di Suez. Sulla base dei dati contenuti nell'archivio di Thaon di Revel, Del Boca giunge alla cifra complessiva di 40 miliardi di lire.

Se è difficile valutare i costi per l'Italia, quasi impossibile è farlo per l'Etiopia, sia per la scarsità dei documenti sia per la loro discutibile attendibilità. Le stime italiane parlano di 40-50 mila uomini persi dagli abissini sul fronte nord e 15-20 mila a sud. Le fonti etiopi fanno invece riferimento a una cifra molto più ingente: 275 mila morti, civili compresi.

Il costo materiale della guerra, secondo un documento ufficiale etiopico, è di 26.813.155 sterline. A questa cifra va aggiunto il bestiame distrutto, valutato in 44 milioni di sterline. Sono andati persi 5 milioni di buoi, 7 milioni di ovini, 1 milione di cavalli e muli, 700 mila cammelli. In 2 milioni di sterline è valutato il costo delle 2.000 chiese bruciate, dei libri e dei dipinti andati perduti e in 10 milioni e mezzo il costo delle 525 mila case e capanne distrutte.

Dal sito ANPI (I dati e le informazioni presenti in questa scheda sono tratti da A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. La conquista dell'Impero, Milano, Mondadori, 1992).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Bibbona< ………Curzio Carnesecchi ,socialista rivoluzionario, sansepolcrino ,Segretario politico a Genova ,segretario mandamentale del sindacato fascista di Piombino , dissidente fascista: fuori e dentro il Casellario Politico Centrale

 

 

 =29 Marzo 1921 Adunanza del C.E. della C.C.

 

Presenti : Mussolini, Pasella, Marinelli, Freddi, Aversa, Bruzzesi, Bolzon, Besana, Rossi , Angiolini, Carnesecchi. Si esaminano le situazioni dei Fasci di Parma e Venezia

 

 

=7 Aprile 1921 Riunione del comitato centrale dei Fasci

 

Si riunisce a Milano il comitato centrale dei Fasci per decidere l'atteggiamento da seguire nelle elezioni politiche imminenti . Presenti :

Mussolini , Pasella , Marinelli , Freddi , Aversa , Bolzon , Bruzzesi , Angiolini , Steffanini , Rossi , Besana , Gioda , Polverelli , Farinacci , Marsich , Bresciani , Giunti , Buttafava , Padovani , Arpinati , Mastromattei , Lantini , Carnesecchi , Terzaghi , Morisi , Tarantini , e De Angelis ( Napoli ) , Ruzier , Forni , Calzabini , Grandi .

 

 

sucessivamente Segretario mandamentale dei sindacati fascisti di Piombino

 

 

 

Professa idee di normalizzazione e di legalitarismo espresse in questo articolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

nato a Bari il 26 ottobre 1913

 

Carnesecchi Icilio di Alfredo e di Losa Anita, da Bari, sottocapo-manipolo ...

Questo Carnesecchi potrebbe esser lo stesso che figura come presidente del circolo velico a Bari

 

 

 

http://circolodellavelabari.it/dalla-societa-della-vela-ai-nostri-giorni/

CIRCOLO DELLA VELA BARI

ASSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISTICA

Beppe De Fuzio, Arrigo Marchesi, Vito Brandonisio, Vincenzo Burattini, Lamberto Caizzi, Domenico Cannevari, Francesco Cordaro, Aldo Forcignanò, Antonio Mongelli, e Pietro Zotti. A loro si uniscono Michele Barrella, Cristoforo Bottiglieri, Francesco De Leonardo, Vito D’Ambrosio, Onofrio Orlando, Michele Ranaldi ed infine Giovanni Rossignoli.

Sono loro i Soci Fondatori che nel 1929, ottenuto in concessione un locale posto al di sotto del Teatro Margherita, dettero vita alla "Società della Vela.

Aldo Forcignanò fu il primo presidente, al quale seguirono, Pietro Del Buono, Postiglione Brandonisio ed Icilio Carnesecchi, tutti nominati, come usava a quell’epoca, dal Partito in persona del Segretario del Fascio.

Durante la guerra il Circolo venne requisito dagli Alleati, ma i soci continuano a frequentarlo per non perdere i diritti acquisiti. In quel periodo la presidenza passa da Carnesecchi a Giuseppe Abbruzzese.

La prima votazione democratica, a seguito della redazione del nuovo statuto, vede eletto L’ing. Nonnis Marzano che inizia ad ampliare i locali sociali ed i pontili. Nel ’46 il Circolo riprende la sua autonomia e da quell’anno la denominazione di Società della Vela viene cambiata in quella attuale di "Circolo della Vela", affiliato alla omonima federazione.

 

Ormai il Circolo decolla verso prestigiosi traguardi sotto la guida di presidenti che ne curano lo sviluppo a tutti i livelli. Nel 1948 assume la presidenza Florenzo Brattelli, appassionato velista. Durante la sua presidenza, protrattasi fino al 1952, il circolo ebbe grande sviluppo sia nel campo sportivo che sociale.

http://circolodellavelabari.it/dalla-societa-della-vela-ai-nostri-giorni/

 

GUERRA DI SPAGNA

MALAGA MOTRIL  5-10 febbraio 1937

 

 

 

Palacio Ibarra    15 marzo 1937

 

Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale  num 212 dello 11 settembre 1939   xvii

 

Carnesecchi Icilio di Alfredo e di Losa Anita, da Bari, sottocapomanipolo bandera « Folgore ». – Comandante di plotone, resisteva col suo reparto ad un lungo e violento attacco del nemico, lo respingeva con gravi perdite contrattaccando. Ferito al braccio destro mentre in piedi incitava i suoi, persisteva nella lotta, che abbandonava solo dopo essere stato ferito una seconda volta gravemente all'occhio sinistro, e dietro le insistenze del suo comandante di compagnia

Palacio Ibarra    15 marzo 1937

 

 

 

 

Annuario della Università di Bari              

 

Relazionedel Rettore U.Toschi aa. 1940/41

 

Relazione del reggente la segreteria del G.U.F. Icilio Carnesecchi

 

..........reggente il GUF camerata Carnesecchi legge la sua relazione e fornisce la testimonianza certa della passione dei goliardi nell'attuale momento bellico qual'e' dato dalle numerose domande di arruolamento

 

Pubblicazioni dei professori, degli aiuti e degli assistenti. Elenchi dei laureati e delle dissertazioni di laurea

............

 

 

 

 

Nel frattempo deve essersi laureato

 

 

Il padre di questo Icilio , era stato miltare ed era poi divenuto proprietario di un negozio

 

 

1914 Negozio di utensili casalinghi e articoli da regalo di Alfredo Carnesecchi all’incrocio tra via Sparano e via Putignani. Esattamente l’angolo dove sorgerà l'imponente Palazzo Mincuzzi

 

 

 

 

Icilio sara' decorato con bronzo (41) e argento(39) al valor militare

 

 

ALCUNI CADUTI ITALIANI IN SPAGNA

 

ALCUNI CADUTI ITALIANI IN SPAGNA

 

 

Questi sono i Carnesecchi che partecipano attivamente al ventennio fascista ( Quelli di cui con fatica ho raccolto notizie )

Perche' a quasi 80 anni in questa Nazione e' ancora difficile fare serie riflessioni su di un periodo oramai lontano e storico come quello del ventennio fascista e su quelle persone che credettero in quell'ideale e che vengono tuttora demonizzate

 

 

 

I Carnesecchi e il fascismo<  Le vicende del ventennio fascista

 

 

 

 

LA II GUERRA MONDIALE

 

Precipitati nell'inferno di una guerra non voluta dalla gente , alleati allo storico nemico delle genti italiane .............

 

 

 

Diversi sono i Carnesecchi che militano nelle file partigiane.............

 

 

 

 

 

 

 

BRIGATA GARIBALDI

ufficiale politico: tenente Aldo Carnesecchi, dall'8 gennaio 1944 al 1° maggio 1945; ...( Aldo di Pietro nato a Firenze il 29 settembre 1919 )

 

 

 

 

In particolare e' interessante la situazione di questi fratelli discendenti dai Carnesecchi di Ceprano : 

 

 

Div. Matteotti Marengo,

Carnesecchi Enrico, ( detto Leo ) , ufficiale di macchina della marina mercantile, poi tenente di artiglieria , poi partigiano nella divisione Marengo ( 1 aprile 44--31 agosto 44) poi commissario politico della stessa Div. Matteotti Marengo,( 01 settembre 44--07 giugno 45 )

citato nel libro :

Il Movimento di liberazione in Italia - Edizioni 54-61 - Pagina 32

 

 

Enrico nasce il 22 11 1905 : a Oviglio (Alessandria ) figlio di Raffaele e di Maddalena Fossati

Ed e' fratello di

Carnesecchi Luigi di Raffaele nato a Oviglio (Alessandria ) il 03 ottobre 1909 Tenente e croce di guerra al valor militare 1949

Carnesecchi Mario di Raffaele, nato ad Oviglio (Alessandria) 11. 23 gennaio 1912.

(Carnesecchi dott . Mario , di Raffaele , la Oviglio ( Alessandria ) . La diugnosi precose della tubercolosi renale .)

(Dott . Mario Carnesecchi La conformazione dell'articolazione del gomito).......................

 

i tre fratelli dovrebbero esser figli di quel Raffaele detto Cesare dei Carnesecchi di Ceprano

 

 

Ho da Silvio Carnesecchi alcune informazioni sulla famiglia ( vedi 3 parte )

 

 

 

 

Questi sono i figli ambedue magistrati ( Ferdinando e Gianfranco ) di Carlo di Ferdinando Carnesecchi di Firenze

Oggi esiste un aula nel tribunale di Venezia intestata a Ferdinando Carnesecchi , legata a tutta la sua vita da magistrato

 

 

missione ANTICER

GIOVANNI CARNESECCHI DI CESARE

 

in questo libro e' detto milanese , ma tutte le testimonianze lo dicono fiorentino ed in realta' e' invece di origine senese

 

 

 

I Carnesecchi e la Resistenza<  Le vicende della Resistenza

 

 

 

Archivio dell’Ufficio Storico

Via Lepanto, 5 – 00192 Roma

(all'interno della Caserma "Nazario Sauro")

Per accedervi è necessario prenotarsi, anche telefonicamente (tel. 06.4735.8105),

 

http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/

 

 

 

motivazione della medaglia .... .........

 

DA NOTARE che mancano da questi elenchi il pluridecorato Giovanni Carnesecchi carabiniere e Cesare Carnesecchi ( medaglia d'argento al valor militare )

 

 

 

 

lapide a castelfiorentino

 

 

Dovrebbe trattarsi di Oreste Carnesecchi e di Santi Carnesecchi morti non in guerra ma in conseguenza della guerra ( bombardamenti ? )

 

 

 

 

 

 

 

 

by dr Paolo Piccardi :da I luoghi della memoria ---Paoletti

 

LA VITA RICOMINCIA !

 

 

 

 

 

 

Alfredo Carnesecchi Milano sindacato dei ferrovieri 1945 PCI

 

La prima riunione del comitato di liberazione nazionale ferrovieri , ovvero del CLN del compartimento di Milano Centrale ebbe luogo il 21 Aprile 1945con la presenza di Alfredo Carnesecchi (PCI ) Abbamonte ( PSIUP ) De Luca ( PDA) Penco ( DC) e Antonino Modica ( socialista )quale segretario ; alle sedute successive parteciparono anche il rappresentante del Partito Liberale e del Comitato di iniziativa per la costituzione del SFI, il comunista Cesare Luccioli

 

dal libro Il sindacato in ferrovia di Stefano Maggi e Federico Paolini

 

 

Paride Carnesecchi dirigente sindacale Federterra di Pisa 1953 1964 Federterra aderente CGIL;

 

 

 

 

VITALIANA CARNESECCHI

 

 

Vitaliana Carnesecchi era nata sabato 11 marzo 1922, alla vigilia delle celebrazioni per la festa della donna che quell'anno furono posticipate rispetto al tradizionale 8 marzo.

Quasi una predestinazione per la figlia di Gastone un tipografo socialista militante del quotidiano la Nazione e di Rina, casalinga.

La piccola Vitaliana cresceva con una educazione laica e religiosa al contempo, condividendo affetto e attenzioni con il fratello, Giordano.

Studiava sino a diplomarsi Maestra, ma prima di avviarsi all'insegnamento a Como e quindi allo storico Collegio della Guastalla a Milano ( dal 1943) incrociava la futura astronoma Margherita Hack al Campo dell'Assi Giglio Rosso. Si era nel 1939 e Margherita aveva appena tre mesi in meno di Vitaliana, ma la stessa passione per l'atletica, lei per il salto in alto e lungo, Vitaliana per lo sprint, ma poi anche tanta altra passione comune per la bici, il nuoto, l'escursionismo.

Ormai l'Italia era precipitata nella Seconda Guerra Mondiale e Vitaliana, sempre in contatto con la famiglia, autrice di una fitta corrispondenza piena di pulsioni sociali e di sentimenti iniziava già nel 1942 il suo percorso di donna impegnata sui temi della libertà, della democrazia, delle pari opportunità .

Nel 1948 era al fianco del Sindaco socialista di Firenze, il senatore Attilio Mariotti, mentre cominciava a far sentire la sua temperanza mista ad ardore tra le file dell'Unione Donne Italiane, dove assumeva ruolo dirigente e cominciava la sua esperienza giornalistica con il periodico Noi Donne.

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da AICSon line num 387 gennaio 2015 Associazione Italiana Cultura Sport

 

 

 

Il peso delle Donne nella nascita della Repubblica italiana

Di Sara Stopponi Ruggero Alcanterini

Pubblicato il 2 giugno 2016

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Oggi penso con vera commozione a Vitaliana Carnesecchi , una di quelle donne dell’UDI (Unione Donne Italiane) che vollero, fortissimamente vollero negli anni difficili dell’Italia travagliata la dignità delle donne, lavorando con successo nella Commissione per il Voto Elettorale alle Donne. Vitaliana è scomparsa novantatreenne poco più di un anno fa, lasciando a me e tutti quelli che hanno beneficiato del suo appassionato apporto nell’Associazione Italiana Cultura e Sport il profumo ed il colore indelebile della fierezza al femminile. Questa l’eredità di una donna tra quelle cui dobbiamo una parte importante della Res Publica di cui oggi siamo o dovremmo essere responsabili custodi. Voglio rendere omaggio a Vitaliana e a tutte le donne che sono state con lei protagoniste della stagione del coraggio, affidandomi al saggio di Giulia Pezzella, realizzato per la Treccani nel 2006: LE DONNE E L’ASSEMBLEA COSTITUENTE

“Il 2 giugno 1946 i cittadini italiani di entrambi i sessi, maggiori di 21 anni, vennero chiamati alle urne per eleggere i componenti dell’Assemblea costituente e per votare il referendum istituzionale che avrebbe stabilito se l’Italia sarebbe stata una nazione monarchica o repubblicana. L’importanza di quella chiamata elettorale appare evidente: era straordinaria per più di un motivo.

La fine della dittatura, dell’occupazione nazifascista e il ritorno alla libertà di scegliere democraticamente i rappresentanti veniva anche celebrato aprendo le porte a una parte della popolazione che fino ad allora (e non solo in Italia) era stata esclusa: le donne.

In generale fino alla fine del XIX secolo era largamente diffusa l’idea (e non solo tra gli uomini) che la componente femminile non potesse partecipare alla vita politica a causa della sua caratteristica ‘emotività’, generatrice – si riteneva – solo di turbamento nella gestione degli affari di stato. Con le discussioni sull’allargamento del suffragio iniziarono a farsi sentire le prime voci che ipotizzavano l’ingresso delle donne nel corpo elettorale ma furono comunque escluse dalla riforma del 1882 e da quella del 1912 (che introduceva in Italia il suffragio universale maschile). Quando poi i tempi sembravano essere maturi e il voto alle donne (con alcune restrizioni) una meta raggiunta, le note vicende politiche interruppero questo processo. Successivamente, nel 1925, Mussolini le incluse – ancora una volta con una serie di norme restrittive – nell’elettorato amministrativo ma l’anno dopo con l’abolizione degli organismi rappresentativi locali si chiuse ogni discussione sui diritti politici, per tutti. Le battaglie delle donne per il diritto al voto e all’eleggibilità

Appena costituito il Governo di Liberazione Nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta (ottobre 1944) è della Commissione per il voto alle donne dell’UDI che successivamente si mobilitò per ottenere non solo il diritto di voto ma anche quello di eleggibilità. Dal punto di vista politico l’istanza era trasversale – sostenuta dalle rappresentanze dei centri femminili del Partito liberale, Democratico cristiano, Democratico del lavoro, Partito d’azione, Partito socialista, Partito comunista italiano – come anche il Comitato nazionale pro-voto nel quale confluirono le principali organizzazioni. Finalmente il decreto legislativo luogotenenziale del 31 gennaio 1945 sancì definitivamente il suffragio universale e la Consulta (il primo organismo politico nazionale dopo la guerra, al quale i partiti invitarono anche le donne e ne entrarono 13) con il decreto del 10 marzo 1946 relativo alle “Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente”, incluse anche le donne tra gli eleggibili. Cadevano in entrambi i casi le norme restrittive ipotizzate sempre nel passato e si affermava il principio dell’uguaglianza tra i sessi almeno per quanto relativo ai diritti politici...............................................................

 

 

 

 

UDI Presidenza (Stella Maria Piccone), Ufficio stampa e propaganda (Vitaliana Carnesecchi)

 

Congresso Nazionale AICS: relazioni, interventi, saluti, conclusioni e documenti, a cura di Vitaliana Carnesecchi, Supplemento al n. 4, Roma, 1974, di « Presenza Nuova », mensile dell'AICS.

•Presenza Nuova» mensile diretto Vitaliana Carnesecchi

Inchieste a tempo libero

VITALIANA CARNESECCHI, journaliste de »Presenza nuova«

 

 

 

 

Vitaliana Carnesecchi, Editoriale a cura di Ruggero Alcanterini,

 

Nel ricordare Giampaolo Lenzi, per anni nostra pietra angolare, sino a divenire C.T. della FIDAL, facevo riferimento ai successi conseguiti sul campo con l’AICS ai GIOCHI HAPOEL nel 1966, in Israele.

In questi giorni ricorre la “shoah“. E’ con nostalgia ed emozione che ricordo quel clima particolare che trovammo dall’8 al 10 maggio nel Kibbutz di Givat Haim. Si celebrava contestualmente il Congresso del CSIT.

In quella occasione la nostra delegazione era guidata dal Presidente della Giunta Nazionale, Enrico Guabello e dalla Responsabile della Comunicazione, Vitaliana Carnesecchi (insieme nella foto), oltre al Tesoriere Tita Falchi.

In quella circostanza, Vitaliana, ex atleta dell’ASSI Giglio Rosso, compagna di club e coetanea di Margherita Hack, nell’Associazione da due anni, era reduce da una lunga importante esperienza internazionale. Rappresentava l’Unione Donne Italiane in Cina, Germania, Russia, Svizzera, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia. E propose ai delegati degli otto paesi partecipanti di svincolare l’antica Organizzazione internazionale di sport e tempo libero dei lavoratori, il CSIT appunto, dallo stereotipo prevalentemente agonistico. Voleva proiettarlo in una dimensione nuova nell’area democratica, sulla base di valori incontrovertibili di libertà e giustizia sociale, una via poi intrapresa con successo.

Vitaliana Carnesecchi, sopravvissuta alle difficoltà vita

Ma perché oggi ho deciso di proporvi il personaggio Vitaliana Carnesecchi? Perché lei è sopravvissuta alle grandi difficoltà della vita. Ha raccolto via via il testimone da altre donne, come Rita Montagnana, Nilde Jotti, Giglia Tedesco Tatò e la stessa Margherita Hack (scomparsa otto anni fa). Donne che hanno fatto la storia dell’associazionismo e della società civile, senza confini geopolitici, culturali, religiosi.

Vitaliana Carnesecchi, che è stata anche insegnante era legata da amicizia e reciproca stima con Tina Anselmi. Operativa nell’AICS sino ai primi anni novanta, ispirava un importante sentimento di considerazione e rispetto. Era ancora attiva e combattiva, sopravvissuta ai suoi familiari e sola, novantatreenne era divenuta pendolare tra ospedali, cliniche e case di accoglienza. Qui sarebbe stato difficile mantenere la propria memoria e la propria identità. Se non attraverso testimonianze d’affetto e sostegno morale, prima ancora che materiale, da parte di chi aveva condiviso con lei decenni di comune impegno a favore della collettività attraverso lo sport e la cultura..............................

articolo di Ruggero Alcanterini,

 

 

 

 

morta nel gennaio 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIUDECCA : PADRE E FIGLIO ACCOMUNATI DA UNA STESSA GRATITUDINE 1923 e 1969

 

Carnesecchi e Carnesecca in Puglia

particolari vicende burocratiche a Gioia del Colle e a Bari

 

Credo nel suo genere sia una cosa praticamente unica

 

 

 

 

 

Spicca ora la storia di abnegazione di un padre e di un figlio tutti e due significativamente votati a fare il bene del prossimo

 

di origine barese , trapiantati a Venezia

 

 

Nell'isola Giudecca di Venezia esiste una lapide che ricorda ONOFRIO CARNESECCHI.

Era un medico chirurgo morto in ancor giovane eta' il 18 marzo 1923 , era nato nel 1876 a Bari, trasferitosi a Venezia qui era rimasto

La lapide era stata voluta dal popolo dell'isola, e tutti gli abitanti, fino i più poveri, avevano contribuito alle spese . A dimostrazione della benevolenza e gratitudine generale

 

Vedi

 .......................La Giudecca: nella storia, nell'arte, nella vita

Sicinio Bonfanti - 1930 - 338 pagine

a pagina 211

 

Dott. Onofrio Carnesecchi

Alla Giudecca al numero 446 delle fondamenta di Sant'Eufemia sulla facciata della casa dove si trova la farmacia Gino Boldi , fu murata una lapide in memoria del dottor Onofrio Carnesecchi morto in ancor fresca eta’ il 18 marrzo 1923.

La lapide era stata voluta dal popolo dell’isola , e tutti gli abitanti fino i piu’ poveri , si erano affrettati come per un dovere , a dare il loro contributo. Il perche’ di un cosi commovente plebiscito d’affetto fu detto all’inaugurazione , presenti le autorita’ comunali …

 

 

 

 

 

 

Nato a Bari nel 1876 , ma veneziano di elezione perche’ qui aveva compiuto gli studi e trascorsa la giovinezza , ottenuta la laurea e fatta la pratica , si stabili come medico privato alla Giudecca e vi rimase fino agli untimi giorni

 

 

la Rivista di Venezia volume 6 pg 463 1927

lo da come nato nel 1877 (Il Bonfanti lo dice invece nato nel 1876 )

Il dottor Onofrio Carnesecchi era nato a Bari nel 1877 e si laureo’ nel 1901 all’universita’ di Napoli

poi si corregge

Laureatossi all'universita di Padova fu per alcuni anni assistente nelle cliniche dell'Ospedale di Venezia. Nel 1898 fu assunto quale medico condotto nell’isola di Burano dove per la sua grande bonta’ e carita’ , per la sua grande dottrina seppe subito farsi grandemente amare

 

Ed infatti l'annuario dell'universita' di Padova cita nel 1896 Carnesecchi Onofrio di Raffaele da Bari

 

 

a poca distanza l'una dall'altra s'incontrano le lapidi commemorative del padre e del figlio, lapidi poste con la stessa motivazione

 

 

 

 

Onofrio fu il padre di un FRANCESCO e di un RAFFAELE

Ed era quindi probabilmente suo figlio quel Francesco ( Cesco ),pure lui medico , che sembra aver acquisito altrettante significative benemerenze ( Corrado Alvaro lo chiama "il medico dei poveri" perche' curava anche chi non poteva pagare )

Questo Francesco era nato a Venezia il 22 luglio 1904, era medico e giornalista

Annuario della stampa italiana, Volumi 9-10 Casa editrice del Libro italiano, 1931 = Carnesecchi dr Cesco (doctor ) Venezia via Dorsoduro 81 nato a Venezia nel 1904 .Laureato in medicina . Esordi come redattore della Marangona (1924.25) poi passo' al Gazzettino ov'e' tuttora

Supera l'esame di Stato per l'esercizizio della professione di medico chirurgo nel 1929 all'universita' di Milano (GU numero 297 del 23 XII 1930 )

 

la sua firma :

 

 

Sempre sull'isola della Giudecca a poca distanza dalla lapide che ricorda ONOFRIO ( 1923 ) troviamo la lapide che ricorda il figlio ( anno 1969 ) sul muro del convento delle clarisse

 

Convento delle clarisse : s'intravvede la lapide dedicata a Francesco Carnesecchi

 

 

Lapide a memoria di Francesco Carnesecchi il medico dei poveri

 

 

 

AMICI E ISOLANI

QUI RICORDANO

FRANCESCO CARNESECCHI

MEDICO--CHIRURGO

ESEMPIO DI PROFONDA UMANA

DEDIZIONE E DI FERVIDA

QUOTIDIANA ATTIVITA'

 

VENEZIA ISOLA DELLA GIUDECCA 1969

 

 

 

.......................

Campo San Giacomo, 205 – Francesco Carnesecchi, medico

Fondamenta San Giacomo, 221 – Caduti della Giudecca nella II Guerra Mondiale

Fondamenta Santa Eufemia, 446 – Onofrio Carnesecchi, medico

............................

 

 

 

 

 

 

 

Anno .........

Carlo Carnesecchi direttore della banca Agricola Toscana in Firenze e' stato insignito di motu proprio di SM il Re della croce di cavaliere della Camera d'Italia in riconoscimento delle grandi benemerenze che questo operoso , intelligente ed esperto bancario si e' conquistate

Dovrebbe trattarsi di Carlo di Ferdinando

 

 

 

http://www.quirinale.it/elementi/Onorificenze.aspx

 

decorazioni dal 1965 al 2008

 

CARNESECCHI Vittorio Siena 27/12/2008 Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Rosalba Taranto 02/06/2003 Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Renato Milano 27/12/1994 Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Renzo Pisa 02/06/1993 Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Gianfranco 29/07/1991 Medaglia di bronzo al merito della pubblica finanza

CARNESECCHI Rosalba Taranto 02/06/1991 Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Gianfranco 15/10/1986 Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Agostino 02/06/1981 Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Aldo 02/06/1979 Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana

CARNESECCHI Giovanni 30/03/1965 Commendatore dell'Ordine della Stella d'Italia (già Stella della solidarietà italiana)

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

"TRACCE E COMMITTENZE ARTISTICHE<"

 

 

 

 

 

 

 

 

sono Roberto Marcocci titolare del sito www.lavoceantica.it Leopoldo era
un basso/baritono sicuramente attivo fra il 1889 e il 1914. Inizialmente
fu un buon comprimario poi basso buffo.
Se interessa posso fornire la cronologia con i nomi degli altri
interpreti dei singoli titoli.
Il sito è in fase di aggiornamento terminato il quale vi sarà anche una
pagina a lui dedicata.

 

 

 

 

 

Sesto fiorentino era ed e' luogo di produzione di ceramiche ( dal 1737 la Manifattura Ginori a Doccia , nel 1896 Richard Ginori )

Doccia era a pochi chilometri da Sesto fiorentino ed oggi ne fa parte

Nel 1774 la Ginori occupava gia' piu' di 100 operai

E' chiaro come dovesse sorgere intorno un indotto di piccole aziende e di piccoli artigiani ed artisti

 

Tra queste a Sesto fiorentino negli anni 1940 1941 vi era pure la Ditta Salviatici e Carnesecchi specializzata in decorazioni in argento su cristallo , porcellane e maioliche artistiche

 

 

 

Nel 1896 a Sesto Fiorentino Arturo Carnesecchi era titolare di un negozio di stoviglie

Arturo di Oreste Carnesecchi era titolare della societa' DINI e CELLAI ( dal 1919 al 1924) con oggetto sociale le terracotte artistiche di Signa con sede in Firenze via dei fossi 3 ( CCIAA di Firenze )

Nel 1927 questo ceramista opera col figlio Alberto a Ponte a Signa e figura in societa' coi Pugi in un industria di terrecotte e maioliche

 

Firenze Ponte a Signa ( Firenze ) Pugi e C. collettiva ( Arturo Carnesecchi e figlio Alberto , Arnoldo e Giulio Pugi ) , via Barberino di Mugello , 56 - industria terrecotte e maioliche capitale L. 50.000 durata al 1 ° giugno 1927 prorogabile fonte : Corriere dei ceramisti rivista tecnica delle industrie ceramiche anno 1927 Biblioteca Nazionale Centrale di Roma

 

 

Anche Alberto ( nato come vedremo a Sesto fiorentino nel 1890 da Zocchi Emma ) figlio di Arturo sembra occuparsi autonomamente di aziende con produzioni artistiche ( CCIAA di Firenze )

 

 

 

ALBERTO DI ARTURO CARNESECCHI

 

Infatti lo troviamo a Firenze in una societa a nome collettivo BUTI e CARNESECCHI fondata il 31 gennaio 1920 e poi chiusa nel 1922 con sede in Firenze via della vigna nuova 13 che si occupa di maioliche artistiche e di terraglie

Forse era anche titolare di una fonderia : la Fonderia artistica fiorentina con sede a Firenze in via Petrarca 26

 

 

 

 

 

 

 

 

A. CARNESECCHI E FIGLIO , Via della vigna nuova 13 , Firenze

 

Visto che il fanciullino esposto sembra quasi un marchio dell'attivita' e' forse possibile che i negozi fossero inizialmente due : uno dove e' l'attuale ( con l'immagine del fanciullino ) e l'altro prima in via della vigna nuova num 13 e poi in via Panzani num 26

Non mi e' chiaro se la "A" indica il padre ARTURO o il figlio Alberto ( che sembra nel 1934 avere solo una figlia Adua )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa azienda e' giunta ai nostri giorni col vecchio nome ma con la proprieta' Marino Mazierli

 

 

 

 

 

Questo Alberto Carnesecchi entra nella storia della ceramica per via del suo incontro con Zulimo Aretini

 

Prima della conoscenza epistolare col dr Valentino Minocchi avevo delle informazioni sbagliate

In letteratura viene ancora propagata la notizia che uno dei vari soci degli anni trenta di Zulimo Aretini ( un notevole protagonista della manifattura ceramica umbro-aretina del primo cinquantenio del novecento) sia stato un certo Guido Carnesecchi

Il dr Minocchi autore di molti lavori sulle manifatture di ceramiche aretine , come detto , mi ha chiarito che questa notizia e' errata

 

CARNESECCHI GUIDO

E' un ceramista talvolta e' detto di Sesto Fiorentino talaltra di Firenze

Il 24 agosto 1934 e' di fatto in societa' con ZULIMO ARETINI e con suo figlio Galileo Aretini nella societa' di ceramiche artistiche ( Aretini ceramiche ) da loro impiantata a Torgiano (Perugia)

societa' che rimarra' attiva fino al 1938

Questa descrizione figura nel sito Archivio Ceramica e non ho trovato di lui altre notizie

 

 

 

 

Il colloquio col dr Valentino Minocchi di Arezzo ( un autentico conoscitore ed esperto di manifatture ceramiche e della loro storia e probabilmente il piu' attendibile esperto delle opere di Zulimo Aretini ) mi ha chiarito definitivamente la questione

 

rispondo alle sue domande partendo dal secondo quesito, quello relativo al Carnesecchi socio di Zulimo Aretini (1934-'38ca):

nel 2003, sulla base della letteratura edita, avevo anch'io ritenuto che si trattasse di Guido Carnesecchi di Firenze (V. Minocchi, 2003, p. 16, n. 67);

nel 2007, in occasione della Mostra della Ceramica tenutasi a Monte San Savino, quando il testo del catalogo si arricchisce della documentazione archivistica del Registro Ditte della Camera di Commercio di Perugia, emerge il nome di Alberto di Arturo Carnesecchi nato l' 8 luglio 1890 a Sesto F.no (V. Minocchi, 2007, p. 22, n. 1);

 

Come vede la societa' e' registrata in CCIAA col nome sociale " CAI "

La societa' e' tra Galileo e Alberto Carnesecchi . con poteri di firma congiunta ( quindi dovevano essere ambedue presenti per la gestione ) e a responsabilita' illimitata per ambo i soci ( societa di fatto ) nella societa' Zulimo non compare

Zulimo Aretini dopo il primo periodo di lavoro svolto a Perugia (1926-29) e' reduce da un fallimento e pertanto in tutti i contratti futuri che lo riguarderanno (e questo fino al dopoguerra ) si avvarra' di terze persone.

Comunque la carica di Direttore tecnico ed artistico della manifattura torgianese si evince dalla stampa giornalistica del tempo ed e' comprovata da alcune tavole di modelli e bozzetti in cui compare il nome della ditta e la sua firma autografa

l'inizio e la chiusura della CAI mostrano la durata da aprile 38 a ottobre 38 e la cosa e' compatibile con la residenza a Torgiano di Alberto Carnesecchi che parte dal marzo 38

Sembra quindi che la societa' non abbia funzionato

quindi la presunta data d'inizio dell'agosto 34 non e' da questi documenti deducibile anzi e' messa in dubbio

dalla documentazione archivistica del Comune di Torgiano che le allego può inoltre trarre ulteriori informazioni sulla composizione della famiglia di Alberto Carnesecchi (vd. fogli di famiglia n. 467 ).

 

 

 

E' da chiarire, dice ancora il dr Valentino Minocchi, che :

Esistono anche le bibliografie curate da me nel Dizionario Biografico degli Aretini realizzato dalla Società Storica Aretina.

Progetto che nell'ottica dei promotori avrebbe dovuto culminare con la pubblicazione a stampa in un volume onnicompresivo delle varie biografie. Tuttavia, il progetto si è incagliato e molte delle biografie non sono ancora state prodotte e le mie sono rimaste quelle del 2003, senza nessun aggiornamento

In esse figura ancora quindi erroneamente il nome di Guido Carnesecchi ( anziche di Alberto di Arturo Carnesecchi )

 

Per quanto riguarda Guido Carnesecchi , pur non essendo stato , come chiarito , il socio di Zulimo Aretini nella manifattura di Torgiano mi risulta sia stato comunque un ceramista sestese .

Tracce della sua attivita' manifatturiera si trovano nella seguente letteratura edita :

M.P. Mannini : Manifatture e laboratori artigiani 1890-1940

F.Capetta ; G.Ceffariello Grosso; S.Gentili ; M.P. Mannini : La ceramica sestese Firenze Polistampa 1990 pp 37-70

 

 

il dr Valentino Minocchi

curatore della mostra e redattore del catalogo

Monte San Savino : Mostra della ceramica dai savinesi del primo novecento ai contemporanei

edito nel 2007 da Editrice Citta di Castello

 

Bibliografia………il dr Valentino Minocchi uno dei maggiori esperti della ceramica umbro-aretina ed in particolare del ceramista Zulimo Aretini

 

Zulimo Aretini nato a Monte San Savino nel 1884 ,discendente da una famiglia di ceramisti apprende in casa i segreti del decoro a graffito (o a sgraffio ) , tipico delle ceramiche umbro-aretine del cinquecento , e le sviluppa in modo particolarmente moderno ed originale

Artista dotato di un estrosita' e di un irrequietezza che lo portano ad una serie vorticosa di esperienze commerciali che avranno tregua solo con la morte a Roma nel 1965

 

 

Quindi il socio (per un brevissimo periodo dell'anno 1934 ) di Zulimo Aretini ( geniale ma commercialmente sprovveduto ) fu non Guido Carnesecchi ma questo Alberto di Arturo Carnesecchi nativo di Sesto fiorentino ed operante a Ponte a Signa e a Firenze gia' dagli anni 20 insieme col padre Arturo di Oreste e probabilmente poi a Sesto fiorentino alla fine della guerra

 

 

 

Carnesecchi Fortunato di Oreste appare nella CCIAA di Firenze ( 03263 )come socio di una cooperativa di Sesto fiorentino nel 1920

Consorzio fra i vetturali e proprietari di veicoli per uso industriale e commerciale di Sesto Fiorentino e comuni limitrofi - società anonima cooperativa a capitale illimitato ( lavoro , trasporti , acquisto di foraggi )

Potrebbe essere fratello di Arturo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

storie

 

 

 

PELLEGRINO CARNESECCHI DI IACOPO CONTADINO

 

vedi una genealogia piu' antica di Pellegrino nelle genealogie di Badi

 

LA FAMIGLIA DI PELLEGRINO CARNESECCHI DA BADI EMIGRA IN TOSCANA

 

 

 

 

 

LA FAMIGLIA DI GIACOMO DI PELLEGRINO CARNESECCHI EMIGRA IN PORCARI NEL 1870

 

 

PELLEGRINO DOVREBBE ESSER RIENTRATO A BADI GIUSTO IN TEMPO PER FARSI CENSIRE NEL 1847 QUANDO AVEVA 45 ANNI

 

 

 

 

Troviamo un Pellegrino Carnesecchi senese che non e' lo stesso . Pellegrino di Giuseppe a Monteriggioni (Siena ) a coltivare un podere molto povero

un lavoratore davvero tenace in lotta con una terra dove non resisteva nessuno

 

PODERE MOLINUZZO

 

Fin dai documenti di fine Cinquecento il Molinuzzo appare strettamente collegato alla famiglia Barbucci, con Andrea nel 1581, Antonio nel 1592 e Armenio di Antonio, proprietari anche del Castellare, per passare poi intorno al 1650 agli Amidei di Quercegrossa padroni dell’omonimo podere e dell’osteria, che estendono così le loro terre nel territorio di Monteriggioni fino alla Staggia.

Il secolo successivo, nel 1720, avviene la cessione dei beni Amidei alla signora Francesca Ugolini in Arrighi e alla sua morte il Mulinuzzo viene acquistato dalle Monache della Madonna nel 1730 con tutte le sue terre "con alquanti mori".
Le monache immediatamente lo rivendono ai fratelli Pavolini per scudi 850 ma subito appare proprietario il Fondi del Castellare che entra nell’affare. I Fondi lo mantengono un quarantennio per cederlo poi a Lorenzo Franchi e da questi ai Vannini.

Facile per chiunque comprendere l’origine di questo podere il cui nome ci indica che sul posto, o poco distante sul corso della Staggia, doveva sorgere un piccolo fabbricato adibito alla macinazione dei grani della fattoria del Castellare. Oggi, del vecchio mulino non vi sono resti e in quel piano alluvionale domina una grande costruzione poderale su due piani, proprietà della fattoria del Castellare. Sede di una sola famiglia è stato nel passato abitato da miseri coloni che fino all’Ottocento vi dimoravano in piccoli nuclei di 3/5 componenti al massimo poi, a seguito di importanti anche se disordinati ampliamenti eseguiti negli anni, che facilmente si leggono sull’edificio, oltre alla probabile acquisizione di nuove terre coltivate, vi si trovano famiglie numerose di dieci e passa persone.

Nel 1644 il podere viene così descritto: "Il podere chiamato Mulinuzzo posto nello stato di Siena e comune di Quercia Grossa con terre lavorative, arborate e sodive, et anco parte boschive con querce da ingrassare maiali con casa per il padrone e lavoratore, al quale confina il Magnifico Fabio Fondi, il Sig. Amidei, il fiume della Staggia, Stefano Richetti, et il Botro chiamato di Val di Spogna, et in oltre beni di esso ms. Francesco Barbucci cioè del podere della casa overo della Cornacchia, et altri". Un elenco degli antichi coloni che vi hanno abitato è quasi impossibile stilarlo dato il loro alto numero, e che il Molinuzzo sia stato un podere difficile nei secoli precedenti lo dimostra la breve permanenza di tutte le famiglie ad esclusione di Pellegrino Carnesecchi che vi resse per circa 15 anni dal 1830. Famiglie tutte formate da modesti nuclei di 4/6 persone. I più antichi abitatori Enea di Betto e Andrea Muzzini o Mazzini nel primi due decenni del Seicento.

 

DAL SITO

http://www.ilpalio.org/mulinuzzo.html

 

 

***

 

 

 

 

 

Giovacchino Carnesecchi a Martignana ( Empoli ) nel 1746 fattore della Casa Ricciardi nella fattoria Terrafino

Probabilmente il rio che ivi scorre tuttoggi porta il suo nome

Documento per la cortesia del dr Paolo Gennai direttore del Sistema museale della Valdelsa

 

Giovacchino Carnesecchi "Agente della Casa Riccardi" del Terrafino (Empoli - FI) nel 1746. E' un documento che ho trovato nell'archivio comunale di San Casciano (FI), filza Affari di Strade e Fabbriche, 471 e che ho fotografato pensando che forse poteva esserti utile.

 

 

RIO DI CARNESECCHI

 

 

 

http://www.carnesecchi.eu/rio_di_Carnesecchi.htm

 

 

sul finire del Settecento la famiglia Riccardi, oberata dai debiti, fu costretta a vendere molti dei suoi possedimenti, fra i quali il complesso del Terrafino, che fu acquistato nel 1798 da un livornese, Giovanni Niccolò Bertolli.

 

 

Mezzo secolo dopo ci troviamo a fronte ad un Giovacchino fattore dei signori Mazzantini , difficile anzi impossibile che sia il medesimo poiche sono passati 50 anni

 

ANNO 1799 : un processo per Giovacchino Carnesecchi fattore dei signori Massantini nel 1799

 

Giovacchino Carnesecchi mezzadro  ……Un debito di Giovacchino Carnesecchi mezzadro (Processo)

 

 

 

ANNO 1841 : GIOVACCHINO DI FRANCESCO CARNESECCHI di Bagno a Ripoli

 

 

 

Un Carnesecchi di Bagno a Ripoli  …………..Giovacchino Carnesecchi Bagno a Ripoli nel 1841

 

 

 

 

1857 :UN PROCESSO

 

i fratelliLuigi e Paolo Carnesecchi  ……Un debito di Luigi Carnesecchi (Processo)

 

 

 

 

Il fallimento di una taverna  fallisce la taverna pizzicheria di Leopoldo Carnesecchi

 

 

FALLIMENTO DI UN COMMERCIANTE

 

 

 

 

 

 

CAMERA DI COMMERCIO DI FIRENZE

 

Elenco ditte CCIAA di Firenze dal 1883 al 1923

 

www.carnesecchi.eu/elenco_ditte.pdf

 

Carnesecchi Alberto di Arturo

Carnesecchi Alberto di Arturo

Carnesecchi Alfredo di Emilio

Carnesecchi Arnaldo di Paolo

Carnesecchi Arnaldo di Paolo

Carnesecchi Arnaldo di Pietro

Carnesecchi Arturo di Oreste

Carnesecchi Carlo di Ferdinando

Carnesecchi Carlo di Ferdinando

Carnesecchi Carlo di Ferdinando

Carnesecchi Dario di Paolo

Carnesecchi Fortunato di Oreste

Carnesecchi Giovanni di Zaccaria

Carnesecchi Palmiro di Paolo

Carnesecchi Santi di Pietro

Carnesecchi Vittorio di Egisto

 

 

 

 

 

 

Ranieri Carnesecchi vittima di un furto di denaro intorno al 1868

 

 

 

 

 

 

 

Elenco generale degli azionisti a tutto il 31 dicembre 1867 della Banca del popolo Sede di Firenze

azioni vendute numero 22430

 

Carnesecchi Antonio

Carnesecchi Dionisio

Carnesecchi Emilio

Carnesecchi Priamo

 

 

 

 

 

Nella strage di Niccioleta furono barbaramente uccisi a colpi di mitraglia 77 minatori colpevoli solo di aver istituito dei turni di guardia per salvaguardare dai nazisti e fascisti in ritirata i macchinari e le attrezzature necessarie al loro lavoro nella miniera di pirite della Montecatini .

Un' eccidio tanto piu' barbaro perche' i minatori furono ingannati , portati come pecore al macello sul posto del massacro convinti di andare a un lavoro forzato e quindi a lavorare e non a morire.

Ebbero timore di fuggire perche' temevano per le donne e i bambini, ebbero timore di fuggire perche' non ne vedevano la necessita' innocenti come erano , ………….

Solo alcuni fuggirono : tra questi Orlando Carnesecchi

Questo mi ha dato l'occasione di parlare della strage , l'occasione di tentare di mantenerne viva la memoria , di mantenere vivo l'orrore per una barbarie praticamente immotivata

Una testimonianza sulle tragedie partorite dall'odio di parte

Le testimonianze sono raccolte nel sito della regione toscana ( e in alcuni altri segnalati ) e questa pagina vuol far loro da cassa di risonanza

 

La strage di Niccioleta  ………….Orlando Carnesecchi scampa alla strage , fuggendo dalla fila dei prigionieri e gettandosi nella macchia

 

 

 

 

SESTO FIORENTINO

 

 

 

 

UNA SEPOLTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

.

 

 

 

 

 

 

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  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno INIZIO 2003