contatti : pierluigi18faber@libero.it
ing.Pierluigi Carnesecchi
indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm
Carnesecchi e' uno dei tanti cognomi italiani strani . Ma e' ugualmente strano quanti siano quelli con questo cognome che meritano un ricordo particolare e forse un posto nella macrostoria Carnegrassa ,carnemolla , carnefresca , carnebianca , carnesecca , carnesecchi , ..................da ragazzino fai fatica a portarlo un cognome cosi Ci sono cognomi che mettono in imbarazzo un ragazzino Da adulto quando ti rendi conto di quanta tanta storia ci sia dietro questi cognomi medioevali ne diventi orgoglioso. Come cambiano le prospettive Questo saggio e' dedicato a tutti i bambini che si chiamano Carnesecchi perche' i genitori insegnino loro ad esserne orgogliosi di questo cognome sin da subito e principalmente a mio padre che avrebbe voluto leggerlo e a mio figlio che spero lo arricchisca ...............e anche a quel volutamente dimenticato Dante Carnesecchi ( IL TERRIBILE CARNESECCA ) che voleva rendere piu' giusto il mondo ed ebbe la forza d'animo di mettere in gioco ogni sua cosa.........ed odio' amando. |
RICORDARE IL PASSATO SOLO PER COSTRUIRE UN FUTURO MIGLIORE E PER DARE UN SENSO ALLA VITA
Storia del cognome " Carnesecchi "
LA STORIA DI TUTTI I "CARNESECCHI"
un viaggio nel passato dove c'e' di tutto : dai gran signori ai poveri lavoratori della terra"
dove emerge comunque prepotente la vocazione dei Carnesecchi ad essere uomini liberi
L'ambizione di questo sito e' far in modo che ogni individuo cognominato Carnesecchi trovi qui degli elementi da cui partire per ricostruire la propria personale genealogia
E se possibile la condivida su questo sito in modo da ricostruire il mosaico di questo cognome
Luca Signorelli 1499
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La resurrezione
- affresco - Orvieto Cattedrale Cappella di San Brizio -
( LUCA SIGNORELLI aveva sposato intorno al 1470 una CARNESECCHI : GALIZIA )
Galizia di Pierantonio (o di Piero di Matteo o Piermatteo )
Salomonicamente chi scrive del Signorelli cita il nome del padre della moglie come Piero Carnesecchi
infatti :
domina Galitia olim filia Petri Mathei de Carnesecchis e' scritto nel testamento di Galizia; Galitiam filiam quondam Pieri Antonii de Carneseccha nel testamento di Luca
Per ora non so districare genealogicamente la cosa.
La madre di Galizia ,e quindi moglie di questo sconosciuto Piero , era Elisabetta di Gaspare detto Cusciatto
VEDI il testamento di Luca Signorelli (1502) e il testamento di Galizia (1506)
Esaminare questo matrimonio potrebbe gettare una luce nuova sull'apprendistato di Luca Signorelli
una osservazione molto interessante a questo proposito mi giunge dalla signora Flenghi
"Leggendo la sua ricerca ho trovato interessante il matrimonio di una Carnesecchi con il Signorelli, il quale fu allievo di Piero della Francesca che aveva la sua bottega a Sansepolcro (e non ad Arezzo).
Anche come anni (intorno al 1470) ci siamo."
Flenghi Marcella
Biblioteca comunale "Dionisio Roberti"
Archivio Fotografico e Fondi storici
L'intervento puo' essere la soluzione sulla provenienza di Galizia
Osservazione molto interessante anche perche' non riesco a collocare nelle genealogie fiorentine i nomi che compaiono nei due testamenti e nemmeno so collocare quel frate Jovachino quondam Jovachini Petri Christofori Carnesecchis frate et guardiano minorum S. Francesci conventualitum de Cortona, che presuppone uno a me sconosciuto Gioacchino padre del frate
(In realta' potrebbe risultare un Pierantonio di Simone di Berto: compare nelle tratte Brown un Alessandro di Pierantonio di Simone ma non ho trovato alcun altro riscontro )
Una cosa che ho letto e’ che della celebrazione del matrimonio tra Galizia e Luca non si ritrovano i documenti relativi
Che il problema di saperne di piu’ altri se lo sono posti in passato senza troppi risultati
Luca Signorelli dovette formarsi ad Arezzo presso Piero della Francesca, come testimoniano Luca Pacioli (nel 1494) e più tardi Giorgio Vasari. Gli esordi dell’artista sotto il segno del maestro di Sansepolcro sono ancora incerti, per l’esiguità di resti certi e le difficoltà attributive di opere che non presentano i caratteri della sua produzione matura. Berenson tentò di riferirgli tre tavole di Madonna col Bambino della scuola di Piero della Francesca, oggi al Museum of Fine Arts di Boston, all’Ashmolean Museum di Oxford e alla Fondazione Cini di Venezia . Intorno al 1470 si sposò con Gallizia di Piero Carnesecchi ed ebbe da lei quattro figli: Antonio, Felicia, Tommaso e Gabriella. Le descrizioni vasariane delle prime opere dipinte attorno al 1472 sembrano comunque confermare l’ascendenza delle ultime opere di Piero, come il Polittico di Sant’Agostino: ad esempio si cita un San Michele “che pesa le anime”, descritto come mirabile “nello splendore delle armi, nelle riverberazioni”. Un primo lavoro documentato è la serie di affreschi a Città di Castello del 1474, dei quali restano solo pochi frammenti staccati (un San Paolo) oggi nella Pinacoteca comunale locale, difficili da valutare.
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Le prime opere certe di Signorelli mostrano già una capacità maturata, pienamente consapevole dei propri mezzi espressivi, che già hanno superato la lezione di Piero, assimilandola e rielaborandola in qualcosa di nuovo.
Che la data del matrimonio al 1470 e’ legata ad un solo studioso oramai morto (Fabbrini )che non lascio’ pero’ a supporto della sua affermazione alcun riferimento di archivio e che viene ripetuta pedissequamente
Io prima di parlare con lei , non avendo trovato gli individui in gioco nelle genealogie fiorentine avevo il dubbio si dovesse guardare per quei Carnesecchi a Cortona come famiglia autoctona o trasferita da Firenze
Non ho preso in considerazione Sansepolcro perche’ non sapevo che il Signorelli potesse esser venuto a bottega qui pensando fosse stato invece ad Arezzo
Ho tuttora buoni motivi per valutare la presenza di Carnesecchi a Cortona , ma ora ho un motivo in piu’ per valutare la presenza di Carnesecchi a Sansepolcro
Lei ha aperto una prospettiva diversa ed e’ giusto glie ne dia atto
settembre 2019
PARTE 1 di 3
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Resurrezione e' il titolo giusto anche per questa storia . Perche' di vera resurrezione si tratta .
Nessuno fino ad oggi si era cimentato nella ricostruzione della storia di questo cognome per cui erano caduti nel dimenticatoio anche Carnesecchi che avrebbero meritato di esser ricordati. ( come ad esempio molti della famiglia fiorentina )
Questa perdita della memoria ritengo abbia principalmente due motivazioni :
---La scarsissima disponibilita' economica degli ultimi Carnesecchi aristocratici
----Esser della medesima famiglia di Pietro Carnesecchi fu per lunghissimo tempo una sorta di peccato originale nella buia Toscana della controriforma e degli ultimi Medici ( che permetteranno il processo e l'umiliazione di Galileo )
Infatti sicuramente all'oblio delle tante storie legate a questo cognome ha influito l'estinzione e/o l'impoverimento estremo delle linee aristocratiche fiorentine a meta' settecento per cui si perse chi poteva curarne e difenderne le memorie
Con la morte dell'avvocato Bonaventura infatti non ci sono piu' Carnesecchi sufficientemente ricchi .Gli aristocratici che ancora rimangono si stanno lasciando lentamente consumare nel bisogno di denaro avvizzendo fino all' annichilimento. I poveri , disconosciuti nella parentela dagli aristocratici , hanno altro a che pensare nella loro lotta qutidiana per la sopravvivenza
Gli eruditi dedicarono proficuamente il loro tempo a studiare e a scrivere di famiglie che potevano dimostrare loro riconoscenza con denaro sonante e non dimostrarono interesse a dedicare i loro studi a qualcosa che non poteva portare loro alcun profitto
All'oblio inoltre ha contribuito anche il marchio che la Chiesa Cattolica ha posto sul nome dello " infame " Pietro Carnesecchi "oggi il piu' famoso fra quanti hanno portato il cognome Carnesecchi ma che fino quasi alla fine dell' ottocento aveva un nome che era meglio non pronunciare se non mostrandogli dispregio e che quindi costituiva una macchia ed un ingombro per questo cognome cosi come oggi ne costituisce una gloria
Per lunghissimo tempo la Chiesa cattolica volle perpetuare il ricordo di lui , con sordo rancore , marchiandolo sempre con la fama negativa dell'ingratitudine e del tradimento , vituperandolo in ogni modo
Aveva cosi bene asperso di zolfo il nome di Pietro cosicche' Carnesecchi era spesso sinonimo di Pietro e Pietro di tradimento e di emanazione diabolica
Cosi la lunga ombra nera legata alla fama di Pietro oscuro' l'importanza di qualunque altro merito o considerazione
UN CARNESECCHI CELEBRE :
Giulia Gonzaga e Pietro Carnesecchi Una affermazione di Pietro trascurata dagli storici
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Insomma la mancanza di compenso monetario e una macchia religiosa per quei tempi oltraggiosa furono buoni motivi perche' gli eruditi non si occupassero o se ne occupassero molto molto superficialmente nonostante la tanta storia a cui i Carnesecchi fiorentini avevano partecipato e che non avrebbe dovuto essere ignorata
Meglio cosi comunque : la mancanza di una storia gia' scritta e' stata il motivo di questa mia ricerca che quindi non parte da conoscenze erudite del passato ma che attinge e si alimenta in ricerche recenti e quindi fatte con metodologia scientifica moderna
Una ricerca inoltre che non guarda solo ai ricchi e ai noti ma cerca di dare un volto , vita e dignita' anche a tanti Carnesecchi poveri
DIMENTICATI
ANCHE FIRENZE E' STATA MATRIGNA COI SUOI CARNESECCHI :
I Carnesecchi dalla fine del duecento hanno partecipato alla vita commerciale e politica di Firenze
E per oltre 5 secoli l'area tra Santa Maria Maggiore e Santa Maria Novella a Firenze fu caratterizzata dalle proprieta' e dalla presenza dei Carnesecchi
UNA VIA NEGLETTA
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La strada ha come termini piazza degli Antinori (via del Trebbio e via degli Agli) e via de' Cerretani. La denominazione ricorda la famiglia Rondinelli, che tuttavia ebbe le proprie case nella non lontana via della Forca (oggi Ferdinando Zannetti) presso l'angolo con via de' Cerratani, detto appunto canto de' Rondinelli. La precedente titolazione, via de' Carnesecchi, chiamava invece in causa il casato che effettivamente possedette in origine la maggior parte delle case poste in fregio alla via. Circa l'origine del tracciato e del suo rapporto con via de' Tornabuoni, del quale la strada rappresenta il logico proseguimento, valgano le note presenti nel repertorio di Bargellini e Guarnieri: "Se osserviamo attentamente l'andamento delle prime cerchie murarie, notiamo come gli angoli non siano mai perfettamente retti. Sotto i quadrangoli, tracciati anche da noi con schematica rigidezza, traspaiono le strade, successivamente aperte lungo le antiche mura abbattute, e che smussavano sempre gli angoli retti, a cominciare da quello di Nord-Ovest, dove il raccordo tra le attuali Via de' Tornabuoni e Via de' Cerretani, venne fatto, di sbieco, dall'attuale Via de' Rondinelli (...). E questo perché ai piedi delle antiche mura era scavato il fosso di difesa, dentro il quale doveva scorrere agevolmente l'acqua, che, come si sa, evita sempre di fare voltate brusche, ricercando al contrario, 'curve', 'gorghi', 'gironi'. L'attuale via de' Rondinelli deve essere perciò considerata la smussatura delle mura, che, correndo lungo l'attuale Via de' Tornabuoni, non dovevano incontrare ad angolo retto le mura, che passavano dall'attuale via de' Cerretani. Se non ci fosse stata da condurre l'acqua lungo il fosso con l'andamento più dolce, Via de' Rondinelli avrebbe costituito, in linea retta, l'ultima parte di Via de' Tornabuoni, dalla quale invece devia con un angolo di quasi 45 gradi. Trattandosi di una smussatura, si capisce come sia breve, formata da pochi palazzi, sulla destra e sulla sinistra, ma tutti degni di proseguire la via più nobile della città".
Stradario 1913, p. 122, n. 858; Stradario 1929, p. 102, n. 933; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, III, 1978, pp. 256-259.
Senza nessuna ragione storica si volle ai primi del XIX secolo intitolare de Rondinelli mentre , piu' logicamente avrebbe dovuto chiamarsi de' Carnesecchi
--da Guido Carocci Per le vie di Firenze : i Canti--
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L'allargamento, ad esempio di via Calzaiuoli, via Cerretani, via Tornabuoni, via Buja, portò alla distruzione di monumenti, case, torri e chiese che avrebbero potute essere restaurate; nella zona del Ponte Vecchio caddero le torri degli Adimari, degli Alammanneschi, dei Cavicciuoli insieme a palazzi che un tempo erano stati le abitazioni dei Visdomini e dei Bonaccorsi: tutti edifici che rappresentavano una parte cospicua della storia cittadina. Nella piazza di S. Maria Maggiore fu edificato il palazzo Martelli detto" delle cento finestre"; in via Panzani caddero le case dei Carnesecchi, dei Lapi, dei Gimignani e di tante altre famiglie indissolubilmente legate alla storia ed al progresso della città. Ma il "rinnovamento", affrontato con sacro furore dai fiorentini di quel periodo storico (secondo ottocento) sicuramente arrecò il danno maggiore alla zona del "Mercato Vecchio": come già detto esso occupava l'area dell'attuale piazza della Repubblica ed insieme alle medioevali case torri annoverava portici, botteghe e bottegucce, ma sopratutto la "Loggia del Pesce" (opera di Giorgio Vasari eseguita nel 1567 su commissione di Cosimo l de' Medici), nonché la colonna dell'Abbondanza. Quest'ultima nel 1431 aveva sostituito quella innalzata in epoche remote per segnare il centro della città romana, ed in cima era posta la statua della "Dovizia e dell'Abbondanza" eseguita da Donatello in pietra serena; nel 1721 essa precipitò rompendosi e fu sostituita da una copia di G. B. Foggini. La Loggia del Pesce, che per fortuna non fu demolita, ma smontata, è stata ricomposta dal Comune in piazza dei Ciompi, lato via Pietrapiana. La "colonna dell'Abbondanza" fu anch'essa smontata e conservata fino al 1956 , anno in cui è stata riportata alla luce ed eretta nuovamente nello stesso punto dell'attuale piazza della Repubblica. Sorte meno benigna toccò invece, sempre nella stessa area, ai ritrovamenti avvenuti durante il "risanamento", di una civiltà romana: i resti del Tempio di Giove e quelli della platea di marmo del foro, i segni di terme antichissime con i loro mosaici, fondamenta di torrioni e porte poi scomparse, furono completamente demoliti. E demolite furono chiese ed edifici medioevali: le torri degli Amieri, dei Caponsacchi, dei della Tosa e dei Visdomini; le case degli Strozzi, le torri degli Ubaldini e dei Castiglioni e la Chiesa di Sant'Andrea. Fu cosi che insieme a quell'ammasso, di epoca ormai indefinibile, di costruzioni e tuguri malsani, fatiscenti e pericolanti, ricettacolo di miserie e ribalderie di ogni genere, caddero tanti capolavori dell'antica e stupenda architettura fiorentina. Praticamente, con poche eccezioni, la parte medioevale della città venne distrutta. Per fare spazio, risanare, dare aria e luce fu demolito anche quello che, ottenendo lo stesso risultato, avrebbe potuto essere salvato mediante un attento restauro
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da un articolo del Ten. Renato Maccanti su http://firenze.unuci.org/il-ghetto-di-firenze.html
Giulio Piccini detto Jarro, giornalista de "La Nazione" in uno degli otto articoli dedicati alle condizioni di vita nei quartieri più poveri della città si fece promotore di una violenta campagna a favore della modernizzazione della citta' e della distruzione di molte memorie del passato
IGNORATO DEL TUTTO DAI FIORENTINI STESSI E' LORENZO DI ZANOBI DI SIMONE CARNESECCHI
Ed infatti un uomo cosi segnalato per amor di Patria non ha posto tra i cittadini illustri della Repubblica Ai tempi dell'assedio combattendo nella Romagna fiorentina lontano dagli occhi dei Fiorentini non ha avuto la fama che avrebbe meritato E' lodato da tutti come audace e risoluto comandante e cittadino animato da grandissimo amore patrio Padre Giuseppe Maria Mecatti lo definisce : Il gran soldato Benedetto Varchi lo dice : Il secondo Ferruccio
Scrive Carlotta Lotti : Sfogliando un giorno le Istorie Fiorentine del Varchi, rimasi sorpresa di trovare spesso accanto al nome del Ferruccio quello di un cittadino sconosciuto, di Lorenzo Carnesecchi. " Nè si dubita dagli uomini prudenti ", scrive il Varchi a proposito del governo di Firenze durante l' assedio, " che se avessono eletto uno solo senza guardare ad altro che alla sufficienza, come esempigrazia il Ferruccio o Lorenzo Carnesecchi o alcuno altro ancora di minore virtù e fattolo dittatore da dovero, le cose sarebbono state per avventura governate altramente ch'elle non furono e per conseguenza avuto altro fine ch'elle non ebbero ".. Egli asserisce inoltre che il Papa temeva molto questi due valorosi e quando Firenze perdè quasi tutto il suo dominio , ultime fedeli alla Repubblica rimasero Empoli, Pisa, Livorno difese dal Ferruccio e Castrocaro " dov'era Commissario quasi un altro Ferruccio, Lorenzo Carnesecchi ". Non possiamo mettere in dubbio la verità delle parole di questo autorevole storico, che fu presente e prese parte agli avvenimenti da lui narrati. Anche il Busini , il Nardi , il Giannotti e più tardi, sulle orme del Varchi, il Perrens il Guerrazzi, il Capponi e perfino il Frassineti ed il Mini nelle loro illustrazioni del Castello di Castrocaro, sono tutti d'accordo nel lodare il Commissario della Romagua fiorentina: ma nessuno si è curato di far conoscere l' opera complessiva di questo guerriero, tantochè il nome di lui non si trova nei dizionari biografici storici.
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LA GRANDE BANCA CARNESECCHI--STROZZI Una delle grandi banche fiorentine ed europee Guidata dapprima da Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi e da Camillo Strozzi e poi da Zanobi di Bartolomeo Carnesecchi e da Alessandro di Camillo Strozzi caratterizza il XVI secolo fiorentino e fallira' nel 1596 dopo la vicenda del prestito a Filippo II di Spagna e la serie di bancarotte del governo spagnolo P> ritratto del banchiere Zanobi di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi
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I RAMI POVERI COME SEMPRE IGNORATI O DISCONOSCIUTI DAI GENEALOGISTI E DAGLI ERUDITI
Infine maltrattati dai genealogisti ottocenteschi che senza alcuna prova e senza alcuno studio decretarono motu proprio che a Firenze la famiglia si fosse estinta per il solo fatto che si erano estinte le linee aristocratiche e nonostante fossero presenti in Firenze ancora dei Carnesecchi (allora come oggi )
Lo dice uno sbagliando, lo ripetono cento e diventa una verita'
piu' incerto il lunario del 1772 sulla questione
dice per la morte di Rodolfo di Francesco Carnesecchi : UNA FAMIGLIA CARNESECCHI SI ESTINSE..........
Dobbiamo notare infatti che accanto ai Carnesecchi che appartengono all'aristocrazia e al ceto dirigente compaiono Carnesecchi di livello sociale molto molto inferiore e questo gia' da fine quattrocento
Nelle lettere del Busini viene nominato Manzo Carnesecchi come popolano "alla scapestrata " reso poi da Giuseppe Revere un protagonista della resistenza contro il duca Alessandro e pronunciante un bel : "Manzo Carnesecchi non e' uso a fuggire"nel dramma storico Lorenzino de Medici
Testamento di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi
Giuliano dei Ricci scrive una Cronaca di Firenze che copre il periodo dal 1532 al 1606 ,Abbiamo di questa cronaca un'edizione curata da Giuliana Saporie
dice dei Carnesecchi in un brano molto crudo :
anno 1587
(38r ) Firenze O miseria humana et nobilta' negletta quando alcuno astretto da necessita' si riduce a sopportare ogni sorta di cosa et ogni giorno se ne veggono mille esempli. La famiglia de' Carnesecchi nella nostra citta' e' nobile ma numerosa ,di huomini ve ne ha de' poveri et de' ricchi et de pazzi et de' savii ; et fra essi un .............ricoverandosi in via del Moro in casa uno de' Betthi dovette una sera tornare a casa malato che il compagno de' Betthi era in villa , si messe nel letto et di sudiciume e di stento vi mori , et tornando il Betthi senti il caso col naso et trovo' questo cadavero verminoso et putrefatto
Quindi il giudizio del Ricci e di Bartolomeo Carnesecchi i "e' che i Carnesecchi poveri " di Firenze sono un tutt'uno con i "Carnesecchi aristocratici"
E questo e' applicabile almeno ai Carnesecchi di Arcetri e di Soffiano che gia' ai primi del 1500 erano lavoratori di terre
Non e' cosa di poco conto questa
Gia' quando lo storico parla di famiglia spesso commette l'errore di farne un unico insieme e di porre l'attenzione solo a quella parte che appartiene al ceto dirigente e non a quella che raccoglie le bricciole. Ma un CASATO non e' mai un unicum ma e' composto di famiglie piu' ricche e piu' povere
Piu' o meno legate fra loro da considerazioni politiche e sociali a seconda le convenzioni e le necessita' dei tempi
Delinea la sovente trascuratezza degli storici nel seguire il destino dei casati nel loro complesso e seguirne le salite e le discese cioe' il profilo altimetrico economico nei secoli dei vari rami di un casato
Profilo a volte legato ad handicap individuali ma altre a scelte economiche e politiche
A supplire a questa carenza dovrebbe servire quella branca della storia che e' la GENEALOGIA e la STORIA FAMILIARE, cioe a legare microstorie con grande storia
Trovo interessante , in questo senso, il lavoro di Claudia Tripodi che studiando il declino di un ramo degli Spini ha messo in evidenza meccanismi sociali ed economici troppo poco sottolineati
Questa trascuratezza ha spesso privato lo storico di indizi importanti per la ricostruzione della grande storia
Ed i lavori di Sergio Tognetti nel seguire anche se pur per breve lasso di tempo i Serristori e il banco Cambini
Ancor oggi comunque alcuni storici vedono la caduta alla condizione contadina come una vicissitudine impossibile per una famiglia mercantile mentre questo pare contraddetto da diverse realta'
vale sempre e comunque :
ed il rischio di errori per omonimia
Vi prego caldamente di leggere questo estratto da un
intervento del prof Alfeo Giacomelli - Università di Bologna che mi ha onorato della sua amicizia ,
Estratto un po’ lungo ma molto arricchente per chi ama la geneologia
…
In molti casi l’articolazione complessa di una famiglia di origini
contadine e popolari è facilmente dimostrabile: i Tanari (da Tanaro evidente
contrazione di Montanaro) di Gaggio Montano, in pochissimi decenni, già nella
seconda metà del Quattrocento divennero articolatissimi e dettero presto
origine a due rami cittadini e nobili (di cui uno poi patrizio e marchionale)
con persistenti possessi anche locali, ma a lungo sussistettero anche rami
soltanto locali e fumanti, in parte discretamente possidenti e con connotazioni
ecclesiastico notarili, in parte poveri e quasi proletarizzati. L’origine
comune dei ricchi e potenti aristocratici cittadini e dei rami contadini e
poveri era perfettamente nota. La famiglia patrizia (che ancora dopo
l’unità d’Italia dava un ministro dell’agricoltura) potrebbe ancora sussistere
(tra i due secoli c’era ancora un ingegnere a Milano), di certo sussistono,
numerosi, i rami popolari nella stessa Gaggio. Processi di decadenza sono
attestati con qualche frequenza: i potentissimi conti Panico, derivati dai
conti di Bologna, finirono per inurbarsi e decadere a piccola nobiltà –
borghesia per poi in gran parte estinguersi e il ramo più rilevante sembra si
estinguesse in età moderna migrato a Padova, ma sicuramente altri esponenti
decaddero in loco al grado di contadini e fumanti e la mia impressione è che,
come per gli Stagnesi, in parte potessero anche decadere ed imparentarsi con famiglie
fumanti dell’alta montagna.
Almeno nel caso bolognese, però, sarebbe profondamente errato desumere dalla
persistenza, anche frequente, di molti cognomi nobili e patrizi, la persistenza
di rami popolari o decaduti di uno stesso casato. A Bologna l’adozione e la
sostituzione di famiglie era frequente ma frequentissimo era il caso che i
contadini di una tenuta o di un podere nobiliari finissero per essere designati
col cognome dei proprietari illustri e che questo si fissasse sostituendo
eventualmente diversi cognomi originari: per alcune famiglie questo non sembra
essersi verificato, ma per altre è avvenuto in maniera rilevante, specie per
Legnani, Lambertini, Magnani, Fantuzzi, ecc. per non parlare degli innumerevoli
casi dei cognomi originati da professioni. A Bologna la tendenza alla
"sostituzione" di famiglie antiche con altre recenti, in origine
caratterizzate da altri cognomi, era così diffusa che in parte venne accettata
ed avallata dalle stesse famiglie antiche, mentre in altri casi fu lo stesso potere
politico aristocratico a favorirla. Tra Sei e Settecento, ad esempio,
un oste suburbano Mittarelli, arricchito, divenne noto come Marescotti in
quanto oste "alla Marescotta", osteria collegata in origine ad una
tenuta della famiglia patrizia. Il cognome passò al figlio dottore e da lui al
nipote Jacopo, lettore dello studio e grande idraulico, particolarmente
benemerito per aver difeso gli interessi bolognesi e favorito l’avvio della
grande bonifica settecentesca. Gran parte della sua rilevante ricchezza
derivava però dalle speculazioni mercantili e dagli appalti del suocero
Berselli, specificamente attraverso Civitavecchia, che intorno al 1768-70
vennero convertite in notevoli investimenti immobiliari. Fu lo stesso senato
aristocratico a promuoverne d’ufficio la nobilitazione (a cui si aggiunse un
marchesato estero) con l’avvallo del cognome Marescotti, sebbene la famiglia
patrizia, in decadenza ed a rischio d’estinzione, sedesse ancora in senato. Le
proteste di questa non vennero accolte e dettero origine solo ad un
compromesso: i nuovi ma ricchi nobili si chiamarono Marescotti Berselli e
conseguirono immediatamente parentadi di rango patrizio, mentre gli antichi
patrizi declinavano verso rango e parentele borghesi. Del resto le grandi
famiglie patrizie erano le prime a fare, da molto tempo, impressionanti falsi
genealogici nei quali esse stesse non credevano: a Bologna, ad esempio,
i Grassi rivendicavano la continuità coi Grassi "Clarissimi" già
illustri e caratterizzati da vescovi nel XII sec.; alterarono probabilmente
ancora le loro più specifiche genealogie per nascondere la discendenza
illegittima da cardinali e cortigiane e, a loro volta, finirono per riconoscere
l’improbabile derivazione di famiglie fiamminghe o dei Grassi del palazzo
veneziano, nobilitati da recenti e popolane origini chioggiotte.
Tuttavia in certi casi l’identità delle origini tra famiglie nobili e
famiglie popolari potrebbe anche non essere esclusa, perché, per altre famiglie
anche importanti, molte diramazioni su vasta scala sono ampiamente documentate
per motivi politici, economici (ad esempio filiali mercantili ma talora anche
di semplici contadini) o per "servizio" (così, ad esempio,
documento esponenti di famiglie capugnanesi in importanti collocazioni a
Venezia – Vicenza tra Cinque e Seicento).
…..
Questa lunga digressione solo per confermarle che credo nella microstoria, in
una storia minuta e documentata, e specificamente anche in una circostanziata
storia delle famiglie. Senza le grandi sintesi storiche la microstoria è
insignificante, ma, viceversa, le grandi sintesi spesso rischiano le più
grossolane approssimazioni e gli abbagli delle ideologie e la microstoria
(anche la storia delle famiglie) può far emergere tutta una trama minuta di
relazioni significanti ed insospettate, rompere luoghi comuni sedimentati, far
emergere in particolare la complessità e la costante circolarità tra strati
sociali, tra mondo urbano e mondo rurale, tra cultura accademica e cultura
popolare come tra gerarchia e accentramento ecclesiastico e pietà popolare.
Perciò (indipendentemente da ogni specifica valutazione, che ora non sono in
grado di dare) le rinnovo il mio compiacimento per la sua ricerca ed anche per
la sua "non professionalità accademica". Nonostante la crisi
dell’istruzione e dell’università, l’università rimane certamente il luogo
privilegiato della ricerca più aggiornata e spesso fuori di essa la ricerca
rivela caratteri di improvvisazione e dilettantismo, ma, contemporaneamente non
è difficile constatare che anche la ricerca accademica è spesso irretita da
preconcetti e pregiudizi consolidati, da autoritarismo, da un’erudizione spesso
fine a se stessa e da un eccesso anche servile di citazioni (citare per essere
citati) a scapito dell’originalità e della diretta ricerca documentaria, di
quella capacità di intuizione e comprensione che spesso deriva immediata da una
diretta conoscenza di ambienti, cose e persone, da cui, ad esempio,
l’importanza anche di uscire dagli archivi e dagli studi, di andare
direttamente sui luoghi per una "storia camminata". Buon lavoro
dunque.
BIBLIOGRAFIA
Pietro Carnesecchi fu considerato un'infame e come tale bollato dalla letteratura cattolica per lunghissimo tempo, ha avuto la sua riabilitazione dai laici che hanno costruito l'unita' d'Italia che lo hanno descritto nei panni di un eroe del libero pensiero ( forse con esagerazione )
Cosi sono nati i libri di Giacomo Manzoni (estratto del processo di Pietro Carnesecchi ), di Giuseppe Bandi , di Antonio Agostini , di Alete Dal Canto
La reazione cattolica ha dovuto aspettare Oddone Ortolani ( un divulgatore storico, non uno storico badate ! ) che a meta' novecento ha tentato di riconfinarlo nel suo ruolo di "infame o di mediocre" assegnatogli dalla chiesa cattolica
Adesso sono usciti gli atti integrali del processo a cura di Dario Marcato e Massimo Firpo , che devono esser letti solo come atti del processo e non come opera esaustiva sulla sua opera eretica
In definitiva come diro' nella seconda parte Pietro Carnesecchi e' da considerarsi ancora un personaggio in cerca d'autore
come spesso accade quando su un uomo vengono scritte tante cose , spesso scopiazzate
Carlotta Lotti ha scritto un'opera per ricordare Lorenzo di Zanobi Carnesecchi
Anche Alessandro Monti , forse il maggior esperto della storia fiorentina sui tempi dell'assedio , ha dedicato un capitolo a Lorenzo Carnesecchi
Dario Zuliani ha ritrovato in ASFi e pubblicato i verbali degli interrogatori di Giovanni di Leonardo Carnesecchi uno dei principali sostenitori del Savonarola
Niccolo' Machiavelli ha eternato la figura di Pierantonio Carnesecchi , commissario della Maremma ai tempi della riconquista di Pisa
Nella Treccani ( la piu' grande opera enciclopedica italiana ) e precisamente nel Dizionario biografico degli Italiani figurano solamente due biografie di Carnesecchi : quella di Pietro di Andrea di Paolo e quella di suo padre Andrea di Paolo di Simone
Figura anche la voce Coppini che indica una famiglia di artisti :ballerini , mimi , coreografi . Il vero cognome di questa famiglia ho trovato essere Carnesecchi essendo Coppini in realta' solo un cognome d'arte
Infine la Biblioteca Franco Serantini di Pisa nel suo Dizionario biografico degli anarchici italiani presenta una biografia dell'anarchico individualista Dante Carnesecchi ucciso il giorno di Pasqua del 1921 a 29 anni in un agguato tesogli dai regi carabinieri
Ho approfittato di due circostanze favorevoli....
Il cognome CARNESECCHI e' sufficientemente poco diffuso ( anche Carnesecca )
Il cognome CARNESECCHI si legge bene sui documenti coevi , il che minimizza ( non azzera ovviamente ) la possibilita' di letture scorrette
.........per tentare l'impresa di studiare piu' individui possibili e piu' alberi genealogici possibili in tutti i luoghi possibili , di individui che hanno in comune l'aver portato questo cognome
Come vedremo i cognomi compaiono in Italia intorno al 1150 ( ed e' all'inizio cosa che riguarda pochi gruppi familiari ) . I primi che accennano ad essere individuati come Carnesecchi ( figli del Carnesecca , sono a Siena . Poi il cognome vero e proprio avra' fortuna genealogica a mezzo trecento coi discendenti collaterali di un beccaio Piero detto Carnesecca a Firenze .Poi ..........
Credo sia una delle prime volte che l'evolversi di un cognome di famiglia non sovrana , sia stato studiato cosi intensamente e pro, Questo sito e' antesignano mi pare
Io sono perfettamente consapevole che non terminero' l'impresa cominciata
Lavoro per dare principio a chi vorra' dedicarle ulteriori energie
BADATE BENE : non pensiate che si parli di vecchiume . Togli all'uomo medioevale i suoi vestiti , mettigli davanti un auto o un computer con la connessione ad internet e dopo 5 giorni farete fatica a distinguerlo da voi
Bestemmiera' convinto come bestemmiava nel "medioevo" , sara' canaglia come lo era nel "medioevo" , fara grandissime cose come le faceva nel "medioevo"
Sara' ,semplicemente, uno di noi. Gli uomini sono stati sempre uguali e debbono ancora capire che le vicende di chi e' venuto prima possono aiutarci ad evitare tante disgrazie
Come diceva Gino Bartali : L'e' tutto sbagliato ,l'e' tutto da rifare !
Gli storici debbono dare uno scopo al loro studio storico e debbono dichiararlo e dichiarare quando le vicende umane sono andate verso lo scopo e quando se ne sono allontanate
Non esistono gli storici che si possono permettere di stare neutrali
Come vedremo un cognome uguale non vuol sempre dire stesso sangue e anche un cognome raro come Carnesecchi deve essere analizzato secondo questa fondamentale premessa
ABBIAMO PRIMA ESAMINATO LA ZONA NORD DELLA TOSCANA : FIRENZE e dintorni , PRATO , BADI , ........................
ABBIAMO COSI TROVATO ALCUNI LUOGHI IN CUI IN UN QUALCHE MOMENTO E' PRESENTE IL COGNOME CARNESECCHI O IL SOPRANNOME CARNESECCA
Ad inizio 500 oltre ai Carnesecchi lavoratori della terra ma ascrivibili ai Carnesecchi di Firenze ci troviamo a far i conti :
coi Carnesecchi di Prato di cui dobbiamo capire perche abbiano lo stesso stemma dei Carnesecchi fiorentini e lo difendano con tanta tenacia
con i Carnesecchi di Quinto e di Bibbiena con molta probabilita riconducibili ai Carnesecchi aristocratici di Firenze
con i piu' enigmatici Carnesecchi di Ghezzano-Pisa ; coi Carnesecchi di Fucecchio ; coi Carnesecchi di San Gimignano ;coi Carnesecchi di Monte San Savino
DOBBIAMO ESAMINARE CON MOLTA ATTENZIONE CORTONA E BORGO SAN SEPOLCRO PER VIA DELLA PARENTELA CON LUCA SIGNORELLI !!!
LA PRESENZA NEL SUD DELLA TOSCANA COMPRESO IL SENESE VEDREMO ESSERE EVENTO SUCCESSIVO AL CONCILIO DI TRENTO
QUINDI GENEALOGICAMENTE E ANAGRAFICAMENTE RICOSTRUIBILE COI REGISTRI RELIGIOSI
UNA SINTESI
IN DEFINITIVA :
una presenza limitata nei secoli XV, XVI (anche nel soprannome Carnesecca ) ad una zona toscana abbastanza ristretta e avanti il concilio di Trento interessante pochissimi luoghi
Fuori Toscana , vedremo che i Carnesecchi Laziali , Campani , Pugliesi , sono riconducibili ad una migrazione fiorentina degli inizi del 1700 dobbiamo esaminare solo le vicende Palermitane
ABBIAMO COSI TROVATO DIVERSI LUOGHI IN CUI IN UN QUALCHE MOMENTO E' PRESENTE IL COGNOME CARNESECCHI O IL SOPRANNOME CARNESECCA
Nel futuro potremo contare sull'aiuto del DNA per sopportare lo studio e confermare gli alberi genealogici costruiti durante questa ricerca
andando oltre con la verifica della coincidenza o meno dei capostipiti attraverso lo Y DNA
Ho avuto l'aiuto di molti cortesissimi amici ( tutte persone innamorate della ricerca e frequentatori abituali degli archivi ) che mi hanno fornito la maggior parte delle informazioni
in particolare Paolo Piccardi , Roberto Segnini , Angelo Gravano , Paola Ircani , Rita Romanelli ,Maria Luisa Fantoni, Guido Buldrini , Cristina Niccolai , Francesco Bini, Lidia Dalmazzo, Valentina Cimarri e i cugini ritrovati Ilio Carnesecchi , Giovanni Carnesecchi ,Agostino Carnesecchi , Luca Carnesecchi ,
Io ho fatto come ho potuto un lavoro di assemblaggio
Debbo un ringraziamento particolare ai dottori Cecilia Frosinini , Michele Luzzati , Vieri Mazzoni , Enrico Faini , Alfeo Giacomelli , Amedeo De Vincentiis che mi hanno fatto capire molte cose
Tra coloro che portarono e portano il cognome Carnesecchi spiccano particolarmente i Carnesecchi aristocratici di Firenze che possono esser considerati una famiglia storica fiorentina , trattando queste pagine anche di loro , credo che che questo studio sia utile non solo per chi si chiama Carnesecchi ma anche a tutti coloro si interessano della storia di Firenze.
Nessuno ha mai organicamente scritto niente sulla famiglia fiorentina che ebbe un ruolo politico un ruolo nella storia dell'arte e le cui vicende danno un apporto alla storia economica di Firenze per quasi quattro secoli tra trecento e seicento
Il cognome appare per la prima volta a Firenze. Le famiglie fiorentine non saranno pero' le sole ad essere identificate con questo cognome
Ho infatti trovato successivamente il cognome in altri luoghi ed ho cercato di capirne le origini
Insoma in questo sito e nelle pagine collegate mi pare siano raccolti dei dati molto interessanti e utili.
Questa ricerca e' una ricerca articolata .Tenta di prendere in considerazione alberi genealogici , i personaggi , gli avvenimenti , le curiosita'.........
Al momento possiamo considerarla una semplice raccolta di notizie che riguardano questo cognome
Questa ricerca si e' sviluppata senza muovere un passo da La Spezia Essenziale e' stato il web , l'aiuto di un cugino ritrovato Ilio e l'aiuto di tanti amici conosciuti tramite il web , principalmente per l'aiuto del dr Paolo Piccardi ,del dr Roberto Segnini , del dr Angelo Gravano-Bardelli
comunque senza una ricerca programmata e sistematica.
Credo che un vero storico potrebbe utilizzare i dati da me raccolti come punto di partenza per fare uno studio con molti interessanti risvolti .Un vero ricercatore avendo la possibilita' di utilizzare con un metodo piu' razionale e sistematico l'Archivio di Stato di Firenze potrebbe trasformare questo abbozzo in uno studio molto utile alla comprensione delle trasformazioni sociali ed economiche.
Questo e' un invito !
Sicuramente intorno alla fine del 1600 l'avvocato Gio. Buonaventura fece molto per la conservazione della memoria dei Carnesecchi fiorentini restaurando vecchi altari e loro sepolture
Purtroppo non gli riusci di scrivere anche una storia esaustiva dei Carnesecchi fiorentini ma si limito' a scarni cenni talvolta imprecisi
Infine , una mia impressione : mi pare che Carlo Carnesecchi ,archivista dell'Archivio di Stato di Firenze avesse iniziato anche lui a raccogliere materiale sui Carnesecchi fiorentini , quindi anche le sue carte potrebbero esser utili a questa storia.
Carte Carlo Carnesecchi ASFirenze
Il fatto di non essere in grado al momento di districare la complessita' del ginepraio genealogico sulla mia propria discendenza mi ha indotto ad allargare la ricerca genealogica a tutto il cognome e questo ha dato , un tono diverso dal consueto a questa ricerca che prende in considerazione non un ramo , non un singolo personaggio ma la complessita' di tutti i rami di persone con questo medesimo cognome : facendone una ricerca , mi pare , abbastanza unica nel suo genere.
IMPORTANZA DELLA STORIA DI FAMIGLIA O MICROSTORIA E DELLA RICOSTRUZIONE GENEALOGICA
… per fare compiuta e vera la nostra storia nazionale ci bisogna rifar prima o finir di rifare le storie particolari, raccogliere o finir di raccogliere tutti i monumenti dei nostri comuni ognun dei quali fu uno stato … G. CARDUCCI, Critica e Arte
Molte delle nostre idee sul passato sono molto sbagliate, perche' il passato ci e' stato raccontato con troppi stereotipi che talvolta perdurano ancora
Molto si deve ai libri di storia in uso alle scuole che sono ancora scritti non dagli storici ma da divulgatori spesso senza il quid dello storico
La storia dei nostri Comuni , ed in essa delle famiglie che abitavano quei comuni deve aiutarci a far chiarezza
La storia di famiglia , ricostruita seriamente permette e permettera' sempre a qualunque livello sociale di definire meglio la MACROSTORIA e di metterne in rilievo le contraddizioni e quindi di apportare giuste correzioni
Ceto dirigente ,mobilita' sociale , idee politiche, arricchimenti e impoverimenti , mestieri ,migrazioni interne ed esterne , mille altri particolari dei nostri antenati messi assieme tracciano uno spaccato della societa' di allora vista da visuali diverse , ci parlano dei timori e delle aspettative della gente , .......... e talvolta ( solo talvolta ) spiegano meglio perche' le cose avvennero come avvennero
Dando ragione a quanto un secolo fa diceva Carlo Carnesecchi archivista a Firenze
La ricostruzione genealogica deve procedere sempre con la ricostruzione della storia di famiglia per inquadrare per quanto possibile gli individui e restituire loro la dimensione sociale
Uno strumento come internet permettera' in futuro di trarre molte conclusioni dalle microstorie e il passato sara' piu' vicino a noi e alla realta'
Propongo anche il cognome Carnesecchi come apporto al futuro della ricerca
Credo che anche dallo snodarsi delle vicende di questo cognome ( nei suoi stipiti diversi ) nel corso dei secoli si possano ricavare molte utili considerazioni sui tempi in cui vivevano gli individui che lo portavano
Io ho tentato di ricostruire delle vite , di raccontare delle storie
Scrive Giuliano Ricci :
Cronaca (1532-1606) a cura di Giuliana Sapori.: a cura di Giuliana Sapori - Pagina 497
di Giuliano de' Ricci, Giuliana Sapori - 1972 - 671 pagine
…La famiglia de' Carnesecchi nella nostra città è nobile ma numerosa, di huomini ve ne ha de' poveri et de' ricchi et de' pazzi et de' savii;...
Dalla cognomizzazione ( cioe' dal momento in cui e' piu' facile seguirli ) anche i Carnesecchi rappresntano uno spaccato della societa'
Troviamo ricchi , troviamo poveri , troviamo gente con ideali e per questi disposta a mettere in gioco tutto , gente che invece si adegua al potere ,o per convinzione o turandosi il naso o perche' non puo' fare altrimenti .............
Cosi troviamo talvolta il nipote del ricco mercante che si riduce a lavorare la terra , perche' i casi della vita sono tanti e capita di non aver scelta
La fortuna , la capacita' , gli arricchimenti , la sfortuna , l'incapacita' , gli impoverimenti si susseguono o si alternano
Anche i Carnesecchi ( come la maggior parte delle famiglie toscane ) paiono essere in perenne movimento
Una mobilita' tutta da valutare perche' e' il lavoro la causa principale degli spostamenti, fatto credo interessante ......
I contadini si spostano verso terre nuove , in cerca probabilmente di fronteggiare i magri guadagni e la fame
Alcuni muoiono in Maremma affamati e febbricitanti
I piu' ricchi cercano sbocchi di lavoro nuovi ; miniere , commerci , pescaie ....oppure si siedono e si condannano all'estinzione
Voglia di non arrendersi , voglia di partecipare al futuro che ha caratterizzato il passato come caratterizza il presente , perche' non caratterizza solo i Carnesecchi ma caratterizza gli uomini
Moltissimi dei poveri , partecipano agli impulsi culturali del loro tempo
Cosi nei tempi moderni trovo il cognome Carnesecchi nelle lotte per l'unita' d'Italia nell'Anarchismo , nel Fascismo, nella Resistenza
disegnetto di don Mauro dei Carnesecchi di San Gimignano
PROGETTO COGNOME CARNESECCHI
Quindi la storia di famiglia puo’ dare maggiore chiarezza e vigore alla grande storia
cioe' la grande storia puo' essere illuminata attraverso le tante piccole storie del quotidiano
Capire meglio la grande storia utilizzando un campione statistico di famiglie e gli avvenimenti che le riguardano ( come fossero tante cartine tornasole )
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Utilizzare un campione di famiglie per ognuna delle tante patrie in cui fu divisa l'Italia e seguirne le vicende nello scorrere del tempo , vedere riflessi in esse gli avvenimenti della grande storia studiarne le conseguenze sulla vita quotidiana
un modo nuovo di leggere la macrostoria.
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Arricchimenti ed impoverimenti di rami familiari sono tante considerazioni da inserire nella storia economica di una nazione
Un emigrazione puo’ raccontarci le difficolta’ di vivere in un luogo
Un alta mortalita’ infantile puo’ essere indice delle difficolta’ della vita
La tipologia dei lavori degli individui danno idea della industria e dell'utilizzo della forza produttiva
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Politiche matrimoniali , cosi come molti figli preti e figlie suore ci danno un idea della trasmissione della ricchezza da una generazione all’altra
La presenza di volontari in imprese patrie possono dare l’indicazioni di come si diffondessero le idee nella societa’
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Nel piccolo anche questa mia sui Carnesecchi e' una ricerca che fornisce molti motivi di riflessione sugli avvenimenti della grande storia
La varieta’ e la versalita' delle vicende che vedono protagonisti individui con questo cognome e' stupefacente ma credo che caratterizzi molte famiglie toscane che hanno avuto la loro infanzia nei "Comuni di popolo"
In futuro la "grande Storia" non potra' fare a meno degli studi genealogici e delle storie familiari
Ma gia' da oggi la ricostruzione genealogica e' priva di significato senza la conoscenza della grande storia
La ricostruzione genealogica vista come un susseguirsi di nomi e di date , non serve praticamente a niente .Ha volore solo quando si tenti di dare un volto ai personaggi , e quando si tenti di far intersecare le vicende private con la grande storia
Il genealogista deve quindi prima di tutto conoscere la storia e gli avvenimenti del territorio che studia e immedesimarsi nelle vicende
QUASI TUTTI I PRIMI COGNOMI SI ORIGINANO DAL NOME DI UN ANTENATO PER CUI NEL MOMENTO IN CUI APPAIONO SI FATICA A DISTINGUERLI DA UN PATRONIMICO
POICHE' LA CARATTERISTICA FONDAMENTALE DEL COGNOME E' L'EREDITARIETA' TRA LE GENERAZIONI E' EVIDENTE CHE DI IMPRESCINDIBILE AIUTO E' LA RICOSTRUZIONE GENEALOGICA DELLA FAMIGLIA PER COMPRENDERE QUESTO FONDAMENTALE MOMENTO
Di un qualunque casato ( gruppo parentale col medesimo cognome ) a caso . possiamo dire che l'assunzione del cognome avviene tra il 1100 ed il 1800 Coesistono cosi in questo intervallo temporale gruppi parentali cognominati (casati ) e gruppi parentali privi di un cognome stabile Michele Luzzati esamina la situazione di Pisa nel quattrocento :
una ricerca del dr Michele Luzzati Prima del cognome
Memoria genealogica in assenza di cognome nella Pisa del Quattrocento studio di Michele Luzzati Publications de l'École Française de Rome Année 1986 90 pp. 87-100
Fino al secolo XII in quasi tutti i luoghi italiani non esisteva il cognome come lo intendiamo noi ( questo salvo rarississimi casi : Veneto..... ) Le persone uscendo dall'eta' delle invasioni si distinguevano solo coi patronimici Nome con eventuale soprannome , nome del padre , nome del nonno eventualmente il mestiere , eventualmente un luogo di provenienza Qualcuno un cui antenato si era particolarmente distinto nell’immaginario collettivo godeva di una specie di cognome dei figli di Gioco , dei nipoti di Pesce , degli uomini detti Capoinsacchi , ……. Quando lo scambio della proprieta’ immobiliare si fa piu’ vivace si avverte la necessita di un identificazione piu’ sicura dell’individuo negli atti notarili , identificazione che superi il filtro del tempo che renda semplice agli eredi nel futuro il dimostrare la legittimita’ di una proprieta’
Ad esempio a Firenze : Uno studio di molta importanza di ricostruzione delle genealogie delle famiglie fiorentine nello XII secolo del dr Enrico Faini Genealogie fiorentine ...........................GENEALOGIE FIORENTINE secolo XII by DR ENRICO FAINI
Nasce il cognome ( questo legato comunque all’identificazione che gli altri davano all’individuo ) alcuni gruppi parentali si cognominano gia’ nelle prime decadi del millecento per moltissimi altri il processo sara’ di stabilizzazione in un cognome sara' assai piu' tardo Dal 1563, 1593,1614 la Chiesa cattolica a seguito del concilio di Trento ( individuazione 1563 , uso del cognome 1614 ) obblighera’ ad avere un cognome , dovendo i parroci istituire i registri dei battezzati ( per evitare matrimoni tra consanguinei ), ma non dovunque la disposizione sara’ rispettata Si arrivera’ al 1700 e persino al 1800 in taluni piccoli luoghi dove compaiono ancora famiglie senza cognome E’ evidente che per quanto indietro si possa risalire quando dal sistema cognominale si passa al sistema patronimico le difficolta’ di riconoscimento dei nostri antenati diventano grandissime Penetrare sotto l’anno 1150 e’ un eccezione Mi pare evidente che il sistema patronimico favorisca la disgregazione familiare ( individui di una stessa famiglia dopo alcune generazioni sono disgregati e con grosse difficolta' a stabilirne origini comuni ) le attestazioni Alberto di Guido di Alberico e Rosso di Guido di Alberico fanno pensare alla possibilita' di trovarci di fronte a due fratelli Luigi di Alberto di Guido e Iacopo di Rosso di Guido cominciano a perdere l'evidenza della paentela Giacomo di Luigi di Alberto e Enrico di Iacopo di Rosso paiono aver perso gli elementi distintivi della parentela
Il sistema a cognome aggiunge sicuramente qualcosa Fatte salve le omonimie , che possono verificarsi per la presenza d'identificazioni uguali in luoghi diversi (Fabbri : i figli del fabbro a Pisa e i figli del fabbro a Pistoia;i figlio del Rosso di capelli...................... inserisce nell'identificazione un elemento che puo' essere ereditato e quindi trasmissibile che da un'evidenza di parentela anche dopo molte generazioni
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considerazionigenealogiche Il cognome quasi sempre ( ci sono eccezioni particolari ) sono stati gli altri a darcelo In Italia, l'uso di una specie di cognome è, inizialmente, una prerogativa delle famiglie feudali. Nel senso che vengono individuati dagli altri o per un nome che si ripete nella genealogia o per un luogo su cui esercitano il potere feudale o per il luogo di un loro castello Il cognome vero e proprio credo che esclusa l'area veneta si diffonda quasi ovunque in Italia tra il 1150 e il 1200 ( probabilmente catalizzato dalla diffusione dell'araldica ) ed il fenomeno riguarda prima il ceto dirigente per poi estendersi lentissimamente agli altri soppiantando il sistema patronimico ( in alcuni luoghi alla fine del settecento non esistono ancora cognomi stabili ) il ceto dirigente e' qualcosa di mobile per cui tendono ad emergere sempre nuove famiglie ed altre ad uscirne , per cui vi e' un continuo fissarsi di nuovi cognomi Poi il cognome ,come detto, si estende anche fuori dai ceti dirigenti Fare considerazioni sulla diffusione del cognome all'interno dei vari strati della societa' non credo sia sempre facile A Firenze si riesce a fare questo calcolo per mezzo del çatasto ( misura fiscale ) istituito nel 1427 il 36% delle dichiarazioni cittadine appartiene a individui ( capofamiglia) cognominati il 64 % e' ancora legato al sistema patronimico ( ovviamente la parte del leone tra i cognominati e' fatta dalle famiglie del ceto dirigente ) . Infatti a seguito della grande crescita demografica
avvenuta in Europa tra il X secolo e l'XI secolo, divenne sempre più complicato
distinguere un individuo da un altro usando il solo nome personale ( o un
soprannome ) ed il nome del padre. L’aumentata circolazione delle merci e
l’aumentata circolazione di denaro e di trasferimenti mobiliari ed immobiliari
rende necessario indicare negli atti di compravendita o di affitto o di
prestito , ecc…, con precisione i
contraenti . La voce popolare identifica ogni
individuo , e quando le persone cominciano ad essere tante , adotta
degli stratagemmi per non confondere individui con lo stesso nome , in modo che
ogni singolo sia facilmente e senza equivoco riconosciuto da tutti. Il nome insieme al nome
del padre e del nonno ( meno frequentemente quello della madre ) sono
l’indicazione piu’ comune, ma spesso compare anche il mestiere o il luogo di provenienza ( nel caso di persone
provenienti da altri luoghi ) oppure un soprannome ( vocato ,detto, chiamato ….
) Cosi oppure l'indicazione del padre e della madre (es. Petrus Leonis
equivaleva a Pietro figlio di Leone) o spesso il riferimento ad un membro della
famiglia molto conosciuto (eponimo)oppure
la provenienza (Montanaro, Dal Bosco, ecc.) oppure un nomignolo
originato da un pregio o difetto fisico (Gobbo, Rosso, Mancino, ecc.), oppure
dal mestiere (Sella, Ferraro, Marangon, ecc.) Il notaio cerca d’identificare con la maggior accuratezza
possibile i contraenti di un atto
perche’ si possa risalire ai contraenti anche nel futuro. Adotta cosi quasi le medesime convenzioni A lungo andare si fissa un mezzo di riconoscimento che
vale a distinguere i componenti di una famiglia e viene a valere per tutti i discendenti Uno studioso di genealogia dovrebbe iniziare i suoi studi PRIMA dalla cognomastica ) come diceva Giovanni Grimaldi nel forum IAGI ) Infatti l’etimologia del cognome puo’ dare indicazioni preziose su fatti
riguardanti la famiglia avvenuti in passato Nell'analisi di un cognome si dovrà tenere dunque presente l'epoca di formazione della forma originaria e la zona di attestazione, perchè un cognome potrà risentire della lingua (e/o dialetto locale), successive trasformazioni fonetiche ecc. ( Grimaldi nel forum IAGI )
Nelle prime cognomizzazioni sovente il cognome moderno si stabilizza ( cristallizza ) sul nome di un antenato (nella forma i filii di ......i nipoti di .......) . In generale il nostro cognome non ce lo siamo scelti noi . Il cognome , salvo rare eccezioni nel passato erano gli altri a darcelo e non noi a scegliercelo. Come detto mutando il luogo di residenza poteva accadere ci fosse cambiato il cognome ( questo e' meno facile dopo il 1560 quando il cognome comincia a diventare piu' stabile ) il cognome era un modo con cui gli altri ci collocavano , ci identificavano nella loro mappa mentale e nei loro discorsi Un intero gruppo parentale puo' essere soggetto alla stessa identificazione ma questo non e' regola. Dopo alcune generazioni un medesimo gruppo parentale poteva spezzarsi in identificazioni diverse
il cognome ce lo danno gli altri Molti cognomi ricordano qualche caratteristica o da qualche difetto fisico I venti cognomi più portati in Italia : Rossi, Russo, Ferrari, Esposito, Bianchi, Romano, Colombo, Ricci, Marino, Greco, Bruno, Gallo, Conti, De Luca, Costa, Giordano, Mancini, Rizzo, Lombardi, Moretti. Ad esempio l'aspetto della capigliatura, ( Rossi e le sua varianti, Bianchi , Bruno , Ricci e Rizzo Biondi Calvi ) Qualcuno ricorda una caratteristica caratteriale Fracassi, , Tranquilli. Gentili Colombo , Gallo o Leone Molti ricordano un mestiere esercitato Alcuni la provenienza Alcuni una nascita sfortunata e l'abbandono …molte volte gli individui venivano riconosciuti non per il nome ma per un soprannome con il quale magari era noto il padre o il nonno, Ecco il nascere di tutta una serie vastissima di cognomi che si riferiscono appunto ad un soprannome,
Da notare che per circostanze diverse , ma spesso per una
migrazione , una famiglia puo’ modificare il cognome perche’ la gente del posto
gli impone una nuova identificazione o talvolta l’imporsi di un uomo
particolarmente in vista puo’ dar vita ad un nuovo ramo che da quest’uomo
prende il nome ). E questo fatto puo’ anche ripetersi Il Concilio di Trento terminato nel 1563 sancisce l'obbligo per i
parroci di gestire un registro dei battesimi con individuazione del battezzato , dei genitori , dei padrini e delle madrine ,al fine di
evitare matrimoni tra consanguinei e finisce per instradare sull'uso del cognome che pero' diverra' obbligo solo nel 1614
E’ ovvio che avere uno stesso cognome non vuole sempre dire avere antenati in comune (omonimia )
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INDIVIDUAZIONE VERBALE E SCRITTA
individuazione verbale in mancanza di nome familiare :
l'estensione di una comunita rende l'individuazione piu' o meno difficile , per cui le parole utilizzate per esprimerla sono di necessita' piu' complesse
Antonio chi ?
lo si lega a qualche particolare della memoria collettiva : quello che ........
dapprima si ricorre al rapporto parentale : figlio di .......nipote di .........fratello di .........
si ci aiuta col mestiere praticato da lui o dal padre
poi alla toponomastica : quello che abita vicino a.................o colui che viene da ...........
per un proprietario si ci aiuta col nome delle terre che possiede
l'individuazione notarile
richiede una precisione maggiore di quella verbale, una identificazione che tenti di resistere alle omonimie ed allo scorrere dei secoli per assegnare dei diritti all'individuo ed ai suoi eredi
Probabilmente il cognome italiano nasce a Venezia poco oltre la meta' del secolo XI e poi ha una lenta diffusione nel resto d'Italia dove comincia ad attestarsi in un periodo successivo al 1150
Perche' si sente il bisogno di inserire il nome familiare nei criteri d'individuazione ?
E perche' fino ad allora non se ne era sentito il bisogno ?
Beh comincia a sentirsi l'aumento della pressione demografica: la popolazione inizia a crescere
Inoltre la mancanza di una identificazione precisa nei documenti puo' essere che voglia dire che non ne era sentito il bisogno in una societa' che si presentava immobile economicamente e socialmente
e puo' essere che voglia parlarci di una concezione della societa' che fino ad allora non aveva previsto e non faceva immaginare cambiamenti in futuro ma che ora cominciava a registrarne
E solo quando nella societa' comincia a prodursi un cambiamento che rende utile far sapere che si e' figli o nipoti di qualcuno, che comincia a comparire il nome familiare o cognome moderno
il passaggio tra l'identificazione di un individuo a l'identificazione di un individuo sia come singolo sia come facente parte di un gruppo familiare segna un cambio di qualcosa da definirsi all'interno della comunita' che ha effetti politici
La ricerca genealogica ha come spirito guida il cognome "moderno"
Specifico cognome "moderno" perche' e' inutile confonderlo con il cognome romano o col sistema d'individuazione romano infatti per quanto riguarda il cognome la frattura col mondo romano e' abbastanza netta
SALTO SUBITO ALLA CONCLUSIONE LE PRIME COGNOMIZZAZIONI IN TOSCANA ( E RIGUARDANO SOLO FAMIGLIE DEL CETO DIRIGENTE DI QUEL MOMENTO ) AVVENGONO UN PERIODO COMPRESO TRA LA META' DEL XII SECOLO E LE PRIME DECADI DEL XIII
LO SVILUPPO SOCIO-POLITICO ERA DIVERSO NELLE VARIE CITTA' TOSCANE .
PISA E LUCCA ERANO COMUNITA' CON UNA RINASCITA STORICA E COMMERCIALE CHE SI SPINGEVA MOLTO INDIETRO ED ERA DI PARECCHIO ANTERIORE ALLA RINASCITA FIORENTINA MA IL FENOMENO COGNOMIZZAZIONE AVVIENE PER TUTTE NEI MEDESIMI ANNI
DOBBIAMO PORRE IN EVIDENZA COME IN TOSCANA TRA LA FINE DEL XI SECOLO E LA META' DEL XII SECOLO VENISSE INTRODOTTO L'USO DELL'ARALDICA
E L'ARALDICA TOSCANA AVESSE RISPETTO ALLA ARALDICA NORDEUROPEA LA TENDENZA A UN BLASONE FAMILIARE ( CIOE' NON INDIVIDUALE )
SI PUO' PENSARE CHE L'ARALDICA ABBIA SVOLTO UN RUOLO DI INCUBATORE E DI CATALIZZATORE PER I PRIMI COGNOMI
Avanti all'utilizzo dei cognomi vigeva il sistema patronimico nella forma X figlio di Y nipote di Z ( in forme piu' semplificate o in forme piu complesse : complesse cioe' che prevedevano l'uso di elementi aggiuntivi come soprannomi mestieri provenienze ecc...) che come spieghero' alla lunga si rivelava un sistema disgregante il gruppo parentale
La memoria dei legami parentali non superava il secolo ( come oggi dove si fa fatica a ricordare il bisnonno ) , dopo un secolo infatti difficilmente in mancanza di un sistema unificante si conservava memoria del legame parentale mentre nel frattempo operavano gli stessi fattori disgreganti odierni : liti ,interessi ereditari . convinzioni politiche , amicizie diverse , stato sociale e ricchezza che fanno si che anche oggi i membri di una stessa famiglia si sparentino ( e questo nonostante la presenza di un cognome )
Nei secoli intorno al 1000 il numero dei parenti e la loro capacita' di far gruppo coeso era segno di forza all'interno della comunita'
TUTTI I PRIMI COGNOMI RIGUARDANO GRUPPI PARENTALI CHE FANNO PARTE DEL CETO DIRIGENTE VIGENTE IN QUEL MOMENTO
drssa ENRICA SALVATORI -------- In sostanza fino alle soglie del Duecento a Pisa vige praticamente incontrastato e diffuso nei vari ceti sociali un unico sistema di denominazione degli individui, che si rispecchia nella formula X filius Y ; parallelamente, tuttavia, le famiglie socialmente e politicamente più importanti, che assumono una precisa strategia famigliare di coesione, di unità di interessi e di residenza, elaborano una formula di denominazione collettiva che li identifica chiaramente, nei confronti della società cittadina, come gruppo compatto. Tale 'coscienza di sé' è così forte e così poche sono le famiglie che possono vantarla, che l'uso di questa formula risulta fatalmente limitato ai casi in cui i membri del gruppo agiscono insieme, collettivamente, a difesa appunto degli interessi di famiglia.
QUASI TUTTI I PRIMI COGNOMI SI ORIGINANO DAL NOME DI UN ANTENATO PER CUI NEL MOMENTO IN CUI APPAIONO SI FATICA A DISTINGUERLI DA UN PATRONIMICO
POICHE' LA CARATTERISTICA FONDAMENTALE DEL COGNOME E' L'EREDITARIETA' TRA LE GENERAZIONI E' EVIDENTE CHE DI IMPRESCINDIBILE AIUTO E' LA RICOSTRUZIONE GENEALOGICA DELLA FAMIGLIA PER COMPRENDERE QUESTO FONDAMENTALE MOMENTO
ANCHE PERCHE' IL NOME FAMILIARE NON GODE DI UN PRIVILEGIO DI UNICITA' ANCHE IN GEOMETRIE GEOGRAFICHE RISTRETTE . COSA EVIDENTE AD ESEMPIO PER I ROSSI, I LOMBARDO, I PIERI ...................
UNA FAMIGLIA CON UN CERTO NOME FAMILIARE NON E' DETTO ABBIA LEGAME GENEALOGICO CON UNA SUCCESSIVA COL MEDESIMO NOME FAMILIARE
Credo che la datazione della nascita del cognome fuor che dal dr Roberto Bizzocchi ( ed in parte dal dottor Michele Luzzati ) sia stato argomento di studio molto se non del tutto trascurato dagli storici italiani
Stranamente :
Questo fatto infatti porta a grande confusione quando gli storici o i genealogisti affrontano il tempo in cui il cognome di una famiglia non c'e' ancora ma si sta formando scambiando spesso per cognome quello che solo e' un patronimico o accettando come vere attestazioni infondate di cognomi quando ancora non potevano esistere
Noto le mie medesime considerazioni sull'individuazione familiare , in uno studio ormai un poco datato sull'onomastica pisana della drssa Enrica Salvatori
Enrica Salvatori----Una qualsiasi indagine sulla nascita e sulla diffusione del cognome entro le più importanti famiglie pisane è considerevolmente facilitata dal fatto che molte di queste sono state oggetto di studi prosopografici approfonditi, alcuni già pubblicati (40), altri ancora contenuti in tesi di laurea, conservate presso il Dipartimento di Medievistica dell'Università di Pisa . Si tratta nella grandissima maggioranza di famiglie del ceto consolare cittadino, importanti per agiatezza economica e coinvolgimento politico, per le quali si può risalire ad antenati di XI secolo. Tuttavia, al di là del ben giustificato ottimismo che tale abbondanza di lavori induce nello studioso di antroponimia, devo purtroppo notare che solo in poche di queste opere ho riscontrato una decisa sensibilità verso le questioni antroponimiche, che si esplica essenzialmente con l'attenzione al significato e all'uso dei patronimici e col rilevare tempi e modalità della prima comparsa del nome di famiglia. Nella maggior parte dei casi, invece, l'autore dello studio prosopografico non fornisce sistematicamente per ogni individuo la forma antroponimica con cui è espresso ma, una volta identificata la sua appartenenza a una determinata famiglia, lo nomina utilizzando un `cognome' che sovente compare più tardi o non è attestato in quella forma per quell'individuo. Nonostante questo 'vizio di forma' è tuttavia possibile ricavare diverse e interessanti considerazioni sugli usi antroponimici di queste famiglie, in gran parte già formulate dagli stessi autori degli studi prosopografici -----Enrica Salvatori
Invece e' molto utile capire quando un cognome nasce e sapere quando non lo si deve cercare nei documenti perche' non ancora esistente
porto esempi danteschi ( come piu' accessibili a tutti ) :
il Bellicione Berti Ravignani come Bellincione della famiglia dei Ravignani
il Cacciaguida dantesco proposto spesso con un inaccoglibile Cacciaguida della famiglia degli Elisei
Cacciaguida l'antenato di Dante non aveva un cognome : le varie enciclopedie che lo definiscono Cacciaguida degli Elisei sbagliano Uno perche' non e' provato da niente che tra gli antenati di Cacciaguida figurasse un Eliseo . Due perche' al tempo della nascita di Cacciaguida ( per il quale deduttivamente e convenzionalmente si considerano i seguenti dati anagrafici Firenze, 1091 circa – Palestina, 1148 circa ) a Firenze non esisteva l'uso del cognome
Eliseo fratello di Cacciaguida infatti non era uno degli Elisei era semplicemente l'eponimo degli Elisei cioe' l'antenato da cui prendono il cognome familiare
Quando si parla di Bellincione Berte dei Ravignani si parla di un personaggio che probabilmente era figlio di un Berto di un Ravignano ma non non si puo' parlare di un individuo appartenente ad una famiglia cognominata Ravignani di cui in quel tempo non esisteva il cognome a Firenze
Capita anzi capitava negli anni passati che lo storico serissimo si lasciasse avviluppare nella trappola di dare a un gruppo parentale un cognome in tempi in cui non lo ha ancora (precorrendo il futuro)
Ho letto e riletto Enrico Fiumi nelle sue opere su Prato e San Gimignano e sempre una cosa mi ha dato una sensazione sgradevole
L'ottimo e acuto storico perde storicita' nel dare un cognome a individui che ancora non lo hanno , un cognome insomma che avranno solo i suoi discendenti
E mi pare che questo falsi e confonda il lettore e lo disorienti su un argomento cosi importante
A seminar confusione ha contribuito in modo massiccio la Nobilta' come classe sociale
Questa classe tento' per alcuni secoli una sorta di profondo restyiling delle proprie origini , cancellandone ogni traccia di fortuna mercantesca e sprofondandole nell'alto medioevo , con la creazione di una reticolo articolato di falsita'
Le famiglie nobili o che vantavano di esser tali ( come vedremo nella seconda parte ) infatti hanno sin dal XIV secolo costruito una falsa storia da cui ancor oggi facciamo fatica terribile a liberarci
Falsa storia con false leggende talvolta sopportate con falsi documenti ( talvolta si sono create addirittura false lapidi marmoree ) Falsate le loro origini documentabili spostandole indietro di secoli
Poiche' il concetto di nobilta' e' sempre stato uno dei piu' vaghi tra le invenzioni dell'uomo, i nostri antichi cercavano di retrodatare il piu' indietro nel tempo le origini familiari
Anche Dante Alighieri tentera' di dare antichita' alla sua famiglia e allacciarla ai primi abitatori romani di Firenze
Boccaccio con l'intento di incensare il sommo poeta inventera' Eliseo dei Frangipani venuto da Roma ad abitare in Firenze , inventando una sequenza genealogica infondata e che avvalorera' anche una famiglia Frangipani di antichita' romana e una famiglia Elisei di antichita' fiorentina con un'antichita' anteriore al mille
Praticamente ogni famiglia nobile o che aveva l'ambizione di farsi passare per tale ha creato su di se una falsa storia che ha pero' confuso , talvolta, anche molto profondamente la percezione reale della storia dei luoghi italiani ( grandi citta' e piccoli paesi ) , e che e' compito degli storici attuali cancellare via via per riportare il tutto al vero
E questo sin dai tempi piu' antichi. In ambito fiorentino e' infatti oramai prevalente la posizione di quanti ri tengono che la famosa cronaca del Malispini altro non sia che una copia tardo trecentesca di quella del Villani costruita per dare antichita' ad alcune famiglie in particolare quella dei Buonaguisi ( contiene ad esempio , la poco credibile creazione di cavalieri fatta da Carlo Magno a Firenze )
La falsificazione genealogica e' antica forse quanto il mondo
Oggi la cosa puo' apparire patetica . Poi pero' ( a riprova di quanto un simile costume abbia avuto un effetto negativo nella cultura della massa ) si leggono cose improponibili ancora oggi .Talvolta scritte in buona fede da parte di appassionati ingenui e ignoranti talaltra scritte nella piu' cosciente malafede. Spesso cassa di risonanza a invenzioni e fantasie del passato .Ho RECENTEMENTE letto su Internet di un libro pubblicato nel corrente 2020 relativo alla famiglia fiorentina degli Agli fiorentini , a cui si attribuisce ( nel 2020 ! ) l'origine da una Gens romana
E' una pazzia storico-genealogica una cosa del genere. Trionfo del kitsch : dell'ignoranza o della facciatosta . Non esiste nessuno studio storico in grado di documentare legami ( nemmeno sospetti ) tra famiglie "moderne" e gens romane ( la cesura col mondo romano e' netta segnata da una totale mancanza di patrimonio documentario ). Nemmeno le famiglie piu' importanti della Roma moderna possono superare con le loro radici il periodo medioevale. Anche tenendo conto che la citta' di Roma nel medioevo decade alle dimensioni di un paesotto di 30.000 abitanti : le possibilita' di dimostrare che una Gens romana sia sopravvissuta in mezzo ad uno spopolamento cosi massiccio ( dovuto ai lunghi periodi di pestilenze , carestie , saccheggi , uccisioni per guerre , mescolamenti razziali ) e sia riuscita a superare la decadenza economica che tende a rarefare i documenti, e ' folle
Quando qualcuno vi rimanda a personaggi del secolo XI diffidate . Ben poche famiglie sono in grado di documentare antenati nello XI secolo
VI RIMANDO AD ALCUNE CONSIDERAZIONI IMPORTANTI SUGLI ANNI DI NASCITA DEI PRIMI COGNOMI IN TOSCANA E FORSE IN BUONA PARTE DELL'ITALIA
E ALLA CONSIDERAZIONE CHE :
UNO STORICO NON DEVE IGNORARE A QUANDO DATANO I PRIMI COGNOMI NEI LUOGHI DI CUI STA RICOSTRUENDO LA STORIA; PERCHE' L'INIZIO DELLA COGNOMIZZAZIONE HA CONSEGUENZE POLITICHE E SOCIALI DA NON TRASCURARSI
E ATTIRO L'ATTENZIONE SULLA FUNZIONE DELL'ARALDICA NEL CONGELAMENTO E NELLA FISSAZIONE DEL NOME FAMILIARE
come nascono e quando i primi cognomi Il cognome e lo stemma
METODI DI RICERCA ..............................Riflessioni sulla ricerca genealogica
FRAINTENDIMENTI e TERMINOLOGIA ..............................Riflessioni sullo studio del cognome
OGGI TUTTI ABBIAMO UN COGNOME
MA OGNI FAMIGLIA ( GRUPPO PARENTALE ) HA UNA SUA STORIA
VI SONO FAMIGLIE CHE SI SONO COGNOMINATE PRIMA ED ALTRE CHE SI SONO COGNOMINATE DOPO : LA COGNOMIZZAZIONE DELLE FAMIGLIE ITALIANE E' UN PROCESSO MOLTO LUNGO CHE GIUNGE IN TALUNI LUOGHI FIN QUASI AL MILLEOTTOCENTO
CIOE' PER ALCUNE FAMIGLIE PERSISTE FIN QUASI AI GIORNI NOSTRI LA MANCANZA DI UN COGNOME STABILE
Di un recente libro :
Porto l'attenzione sul dr Roberto Bizzocchi che ha pubblicato uno studio sui cognomi italiani con le edizioni Laterza
I COGNOMI DEGLI ITALIANI Una storia lunga 1000 anni
di cui consiglio vivamente la lettura
Studi di questo tipo sono rari e preziosi e con un minimo di documentazione rarissimi e' quindi un'opera utilissima che da notevoli spunti di riflessione e quindi da leggere senzaltro
La ricerca genealogica si fa risalendo da noi all'indietro di figlio in padre , di padre in nonno, di nonno in avo , di avo in avo , di luogo in luogo Fino agli anni intorno al 1614 ( anni in cui i dettami del Concilio di Trento vengono rispettati quasi ovunque dai parroci ) la ricerca a ritroso e' abbastanza agevole perche' gli archivi civili e religiosi sono pieni di dati su ogni famiglia italiana ed ogni gruppo parentale viene identificato dai parroci con un medesimo cognome per evitare matrimoni tra consanguinei L'abbastanza agevole e' legato alla perdita di documenti per incurie o disgrazie e alla forte mobilita' delle famiglie di luogo in luogo , che rende il filo genealogico come il percorso di un fiume carsico che ogni tanto scompare per ricomparire poi in un altro luogo talvolta con un cognome diverso
Spesso la ricerca genealogica riguarda la famiglia del padre e la famiglia della madre , talvolta tende a ricercare notizie su tutte le famiglie che compongono l'albero Ognuno ha un suo modo Io ho preferito questo : Ho svolto una ricerca su tutte le persone che portano il cognome Carnesecchi legati o meno a me da un rapporto di parentela Come detto un cognome uguale non vuol dire sempre uno stipita comune
E' evidente che fatta una ricerca genealogica cosi come proposta in questo sito ( su tutto il cognome ) ha aspetti di difficolta' particolarii La ricerca genealogica fatta su questo sito e riguardante tutte le persone con un medesimo cognome parte dall'individuazione dei luoghi dove il cognome era presente e in quei luoghi tenta di ricostruire la storia e la genealogia di quegli individui Cerca di scoprire se il cognome e' nato in quel luogo (autoctono ) oppure se il gruppo e' collegabile ad altri gruppi in luoghi diversi da cui si e' separato precedentemente Io non mettero' in luce lo sforzo della ricerca eseguita secondo i canoni canonici ma daro' solo i dati risultanti Quindi in questo sito si descrivera' l'albero genealogico e la storia familiare dal nonno al nipote ,dal piu' antico al piu' recente, dando cioe' per fatta la ricerca genealogica a ritroso citando sempre comunque le fonti documentarie , denunciando eventuali interrogativi e dubbi dovuti ad omonimie o a incertezze sui dati Questo lavoro e' assomigliato al collocare le tessere di un puzzle avendo solo un'idea molto vaga del disegno d'insieme Denuncio che la lettura di questo sito non e' agevole complice la difficolta' della materia e l'insufficienza del redattore E' un sito realizzato in modo elementare con l'uso del linguaggio HTML4 , quindi senza grosse pretese di grafica puntando piu' che all'effetto estetico all'attendibilita' delle informazioni trasmesse ; sempre ho cercato di dare per quanto possibile le informazioni che ritenevo vere citando le fonti per permettere il controllo Ho quindi evitato menu a tendine ( forse piu' gradevoli esteticamente ) perche' mi sembrava si perdesse una visione d'insieme che invece ho ottenuto disponendo i fatti cronologicamente Per rendere un poco piu' semplice la consultazione ho usato sfondi diversi per i differenti argomenti
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considerazionigenealogiche
La ricerca genealogica pare prendere slancio quando i ceti dirigenti perdono slancio , quando cioe' la societa' tende a ripiegarsi verso il passato e perdere la fiducia verso il futuro Fosse cosi questo sarebbe un malinteso E' dal passato , dagli esempi di quell'eroismo quotidiano dei nostri antenati in tempi sicuramente molto piu' difficili che dovremmo trarre la volonta' di aggredire il futuro per creare una societa' migliore e far emergere la nostra forza ed il nostro carattere
Nella ricerca genealogica e nella ricostruzione della storia di famiglia occorre aver ben chiari alcuni concetti Occorre premettere che le varie famiglie italiane prendono il cognome moderno in un lungo lasso di tempo , chi prima chi dopo ,in un lungo spazio di tempo che va dal 1150 al 1563 ( chiusura del concilio di Trento ) ed in alcune piccole localita' anche molto oltre il concilio di Trento ( si sfiora addirittura il 1800 ) Prima del cognome esisteva il sistema patronimico , talvolta in piccolissimi borghi solo un soprannome E' evidente come la presnza del cognome renda piu' facile la ricerca genealogica , perche' se e' sempre vero che un medesimo cognome non e' garanzia di un medesimo stipite , nello stesso luogo un ugual cognome rende piu' probabile la parentela
il cognome col tempo diventa uno strumento : si rivela utile nelle transazioni commerciali dove era necessario l'identificazione sicura delle proprieta', per cui Arturo di Osvaldo Casabianca che prima era costretto a dare di se una moltiplicita' d'informazioni nell'atto notarile : Arturo detto Volpino figlio di Osvaldo nipote di Alberto , fabbro di mestiere , proveniente da Lodi , qui abitante vicino alla casa bianca ; puo' finalmente tirare un bel sospiro di sollievo Quindi il cognome si diffonde con il diffondersi della ricchezza individuale (gestione delle proprieta' ) e con l'aumento della popolazione locale (che rende piu' difficile identificare con certezza le persone e piu' facile scambiarle tra di loro) . Nei discorsi della gente si diffonde con il riconoscimento della notorieta' o della potenza della famiglia all'interno della societa' che definisce quel gruppo di persone come un unicum Spesso Bernardo di Quinto di Lupo di Alberto di Abbondio di Claudio con un Abbondio ben noto a tutti finisce ad essere chiamato dagli altri come Bernardo ABBONDI se pero' Bernardo di mestiere fabbro sposta il luogo di residenza puo' finire che la sua discendenza sia identificata come FABBRI ( i figli del fabbro )
Solo dopo il Concilio di Trento in Italia il cognome diventa abbastanza stabile ,grazie a una sorta di anagrafe religiosa e grazie ai sacerdoti che tentavano di prendere informazioni avanti ai matrimoni
Nel caso particolare del cognome Carnesecchi esiste una sorta osmosi tra il cognome Carnesecchi e il cognome Carnesecca e talvolta col soprannome Carnesecca Per i Carnesecchi/Carnesecca di Badi poi come vedremo il cognome oscilla spesso tra l'uno e l'altro ed e' l'uno o l'altro a seconda del tempo e a seconda del luogo Quando un Carnesecchi si sposta di luogo succede spesso che diventi "il Carnesecca"
Nel passato quando non esistevano anagrafi ,fotografie ,impronte digitali , ne si sospettava del DNA Non esistevano telefoni o fax e le comunicazioni tra Stato e Stato erano pressoche' inesistenti il cognome poteva essere molto ballerino Anche se uno il suo cognome non aveva motivo di cambiarlo , c'era sempre il rischio che andando ad abitare in un altro luogo la gente locale te lo cambiasse a forza Perche' in assenza di anagrafe il cognome dipendeva dalla identificazione della gente del posto Avevi un bel chiamarti Paoli se la gente del posto diceva che tu eri quello che abitava la casa bianca divenivi un Casabianca
Carnesecchi e' pero' un cognome forte cioe' dotato di per se stesso di una forte connotazione . Colpisce l'immaginario Difficile che venga toccato in maniera radicale Fuori Toscana non viene praticamente concepito fuori Toscana CARNESECCHI e' quasi inimmaginabile come cognome ( quindi mai autoctono in altre regioni ) Viene quindi sovente trasformato in CARNESECCA Perche' CARNESECCHI resista fuori Toscana occorre che la famiglia sia forte economicamente e culturalmente
Normalmente la presenza contemporanea dei cognomi CARNESECCA e CARNESECCHI in un luogo del Sud nasconde la trasformazione Carnesecchi in Carnesecca sui rami piu' deboli E induce a pensare in una modificazione di CARNESECCHI in CARNESECCA come avviene spesso fuori Toscana ( A Palermo attira la mia attenzione trovare i Carnesecchi e i CARNESICCA o i CARNISICCA )
Vi e' insomma quasi sempre, fuori Toscana, un tentativo di rendere CARNESECCHI piu' familiare trasformandolo in CARNESECCA
BBB Avere un cognome uguale non vuol sempre dire provenire da uno stesso ceppo familiare ( omonimia ) Questo e' presumibilmente vero anche per il cognome Carnesecchi per quanto appaia essere cosi poco diffuso Tutta la vicenda dei Carnesecchi di Prato mi e' ancora poco chiara e non so includere o escludere legami coi Carnesecchi fiorentini lo stesso per quello striminzito ramo senese forse condannato all'estinzione ma che pare essere ben diversificato dai fiorentini
Come vedremo inoltrandoci nel sito incontreremo prima del Concilio di Trento diversi individui ,specie in Toscana , col soprannome di CARNESECCA il soprannome Carnesecca non vuol certo dire che i figli di questo individuo abbiano avuto il cognome Carnesecchi ma non lo esclude Una sorta di processo osmotico che come abbiamo fatto notare coinvolge il soprannome , il cognome Carnesecchi e il cognome Carnesecca. Ecco perche spesso parleremo degli individui identificati come Carnesecca
CCC Quando gli eruditi del passato parlano di famiglie estinte ( spente ) va inteso solo che le linee aristocratiche di quella famiglia si sono estinte : nessuno di loro ha mai spinto i suoi studi cosi a fondo da poter prendere in considerazione tutti i rami familiari e conoscerne il destino I genealogisti del passato sono stati estremamente ingiusti coi rami poveri di una stessa famiglia e come severi giardinieri hanno cesoiato drasticamente i rami piu' deboli Quindi occorre prestare molta attenzione nella ricostruzione genealogica evitando di prestare eccessiva fiducia nelle considerazioni degli eruditi
DDD Nello studio genealogico e' difficile fare previsioni A Siena ad esempio ho incontrato nove fratelli maschi ,il che lasciava intravvedere una esplosione dell'albero genealogico , invece nel giro di due sole generazioni quella linea si e' quasi estinta Insomma uno striminzito ramoscello puo' dar vita ad un albero vigoroso e un albero vigoroso seccare
EEE La ricostruzione genealogica non puo' andare disgiunta dalla ricostruzione della storia familiare Un albero genealogico non puo' essere solo un elencazione di nomi e date ma deve dare carne agli scheletri , deve restituire le loro vicende umane Questo concetto cosi basilare ( e cosi estremamente trascurato da molti ) lo appresi nei miei inizi dall'amico avv. Roberto Celentano ed ho sempre tentato di applicarlo un buon genealogista non puo' esimersi dallo studiare la storia dei luoghi scenario delle vite degli uomini e delle donne investigate Un modo di dare una consistenza corporea ed intellettuale alla sequenza dei nomi di un albero genealogico
Anche sul sito Antenati dei Beni culturali : La ricerca delle proprie origini e la ricostruzione della propria storia familiare mira, in primo luogo, a rintracciare le affinità e relazioni parentali. Ma la ricostruzione del filo genealogico, della tavola degli ascendenti per quarti e dell’albero genealogico di una famiglia, non rappresenta che il primo passo per avanzare nella conoscenza dei propri antenati, che diventa più profonda e ravvicinata attraverso la ricerca di documenti che ne testimoniano i modi di vita, il grado di istruzione, i luoghi dove essi hanno abitato e hanno trascorso la loro esistenza, le professioni e i mestieri che hanno esercitato, etc. Dalle loro storie particolari può scaturire un quadro complesso e articolato della società italiana attraverso le generazioni.; dal sito considerazioni dal portale ANTENATI
LA STORIA EDUCHI ALLA PACE , ALLA GIUSTIZIA SOCIALE , ALLA TOLLERANZA :
Non si deve mai dimenticare che la Storia dovrebbe esser ben conosciuta e dovrebbe essere maestra di vita, rappresentando in senso collettivo l'ESPERIENZA che ci evita di rifare i medesimi errori nel futuro Cosi non si deve dimenticare che tante sofferenze e ingiustizie che hanno patito i nostri antenati sono legate a strutture sociali ingiustificabili ed arcaiche avvallate da una Chiesa cattolica che e' stata per lunghi secoli ( XVI XVII XVIII ) stampella di queste strutture e strumento di obnubilazione delle menti I ritardi culturali della nostra Nazione vengono da lontano . Dal mix esplosivo di dominio spagnolo e Chiesa cattolica Un mix di intolleranza e di superstizione , di potere nobiliare e pretesco , che cercava disperatamente di ancorare al passato mentre un'altra parte del mondo correva verso il futuro Con mille e mille intelligenze condannate alla persecuzione e costrette ad aver paura della propria intelligenza Con uomini ipocriti e stupidi che soffocarono Galileo e tanti come lui per secoli , ed asservirono lo splendida intelligenza italica al rosario e al servilismo Con uomini ipocriti e stupidi che inventarono l'inferno in terra ed in cielo
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Nelle pagine che seguono ho cercato di individuare i luoghi dove si manifesta la presenza del cognome Carnesecchi nel periodo intorno al 1560 --1600 cioe'dal momento in cui quasi ovunque e' possibile utilizzare i registri ecclesiastici per ricostruire le genealogie
Sara' cosi possibile in futuro per molti Carnesecchi fare indagini genealogiche piu' approfondite
Sara' cosi possibile attraverso pochi campioni di DNA verificare i legami o i non legami tra i vari nuclei
Includendo eventualmente nella ricerca i Duranti e i Castellani di Reggello
Insomma cio' che mi piacerebbe fare e analizzare il DNA dei vari gruppi dei Carnesecchi per vedere se esiste uno stipite comune o se esistono piu' stipiti
Essendo i Carnesecchi un numero di famiglie molto limitato e formando queste dei raggruppamenti ancora piu' limitati ( a Ceprano ad esempio basterebbe fare il tampone DNA solo a due ,tre maschi e non necessariamente a tutti ) penso che con una trenta .quaranta tamponi si potrebbe avere un risultato complessivo )
UNA STORIA SUI CARNESECCHI SCRITTA IN MODO NON CLASSICO :
Quella che segue non e' una storia scritta in modo classico , so ancora troppo poco per stendere una storia scorrevole , e' invece una raccolta di notizie , di pagine di libro , di atti coevi , di osservazioni disposte in ordine cronologico e talvolta apparentemente slegate Occorre quindi nel leggere uno sforzo di decifrazione , che aiuti a supplire a quello che per ora manca Questa raccolta di dati vuole anche essere uno stimolo per qualche storico "vero" che trovandosi una trama gia' impostata ed incuriosito da vicende di un certo peso politico e da vicende produttive , commerciali , finanziarie di sicuro rilievo che coprono l'arco di quattro secoli decida di utilizzarli come base per una ricerca piu' approfondita .
Affronteremo gruppi con cognome Carnesecchi che possono anche avere stipiti diversi , comparendo in luoghi diversi Cercheremo di far notare possibili legami tra questi gruppi Cercheremo di far notare i motivi per cui e' bene tenere i gruppi separati Sperando col tempo che le cose vadano a posto e ci permettano di far chiarezza sul cognome
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ATTUALE DIFFUSIONE IN ITALIA DEI CARNESECCHI
Queste mappe vanno guardate tenendo conto dell'andamento demografico e delle migrazioni interne Carnesecchi non e' nome settentrionale e nemmeno meridionale.
Secondo il sito http://www.gens.labo.net/en/cognomi/
Ci sono circa 400 / 500 (al massimo ) famiglie Carnesecchi in Italia. Quindi possiamo pensare ci siano 1500-2000 persone che portano questo cognome in Italia
I Carnesecchi sono oggi sparsi in diverse regioni Nel sette-ottocento erano prevalentemente solo in 5 regioni : Toscana , Lazio , Puglia. Campania , Sicilia. Con prevalenza numerica in Toscana e Lazio Ritengo probabile pero' che abbiano tutti un origine toscana anche se ho trovato anche nel Lazio l'uso del soprannome Carnesecca
Oggi nel Lazio troviamo i Carnesecchi concentrati intorno a Roma ed a Ceprano Provengono dalla famiglia fiorentina di Serafino di Giovandomenico stanziatasi a Frascati e di qui a Roma ed a Ceprano passando per Frosinone E' possibile che i Carnesecchi campani siano per la maggioranza una derivazione di quelli laziali . i Carnesecchi di origine pugliese non sono legati all'insediamento del 1580 a Lecce di Andrea Carnesecchi , ma sono legati all'insediamento a Monopoli di Mario figlio di Serafino quindi anch'essi sono collegabili alla famiglia tuscolana
Molti Carnesecchi oggi presenti in Italia hanno origine in San Gimignano Molti Carnesecchi oggi presenti in Italia hanno origine in Ceprano
DA NOTARE CHE : CARNASECCHI ; CARNESCHI ; CARNESICCHI ; CARNISECCHI ; CARNESECHI ; CARNESICHI ; CARNESETTI ; danno come risultato : cognome non trovato cosi quando troviamo nei documenti citati questi cognomi e' abbastanza presumibile si debba pensare ad una storpiatura per CARNESECCHI ( In ARGENTINA vi sono attualmente diversi CARNESETTI )
Da notare che : esiste il cognome CANESCHI nella Toscana aretina ; cognome che puo essere confuso con CARNESCHI cosi quando incontriamo Carneschi nei documenti potremmo trovarci a parlare di un Caneschi quindi di un individuo estraneo alla nostra ricerca
Non esiste il cognome CERNESCHI mentre invece esiste CERNUSCHI
Ecco ad esempio un errore : ARCHIVIO BALDOVINETTI TOLOMEI MAJNONI (MARTI) : Fondo documentario di Massimiliano Majnoni 1 pacco di lettere della contessa Cecilia Luranni Carnesecchi, sorella di Margherita Greppi La contessa si chiama in realta' Cecilia Luranni Cernuschi e non ha a che fare niente coi Carnesecchi
A proposito di fake news ho trovato : ..............Annibale Bentivoglio nelle aspre lotte con i Carnesecchi rimase ucciso fu ucciso dai Carnesecchi che gli feccero congiura In effetti Annibale Bentivoglio fu ucciso non dai Carnesecchi ma dai Canetoli di Bologna .....La fortuna dei Bentivoglio rinfocolo' l'inimicizia dei Canetoli e durante una festa il 24 giugno 1445 organizzata per rinsaldare la pace tra le due casate , Annibale venne ucciso.
Il cognome Carnesecchi nasce dal soprannome Carnesecca In Toscana i figli del Carnesecca sono i Carnesecchi o i Del Carnesecca o i Del Carne o semplicemente i Carnesecca Fuori Toscana il soprannome Carnesecca non pare esser molto comune e nonostante la Carnesecca sia diffusa ( con diversa accezione che in Toscana ) ovunque in Italia non mi pare aver dato origine a cognomi locali se non a Mantova Il dr Cavallo mi ha segnalato uno stemma Carnesecca su uno stemmario napoletano ma in realta' non ho mai trovato alcuna notizia della esistenza reale di questa famiglia Quello che ho notato e'che sia successo spesso che il cognome Carnesecchi fuori Toscana sia stato modificato in Carnesecca Difficilmente fuori Toscana un Carnesecca puo' invece divenire Carnesecchi Quindi se incontriamo un Carnesecca dobbiamo almeno prendere in considerazione che il cognome fosse inizialmente Carnesecchi
Quindi esiste il cognome CARNESECCA origine di tutto
Non so come nasce il cognome Carnesecca a Mantova e a Pontremoli In Toscana si puo' assistere all'esistenza di tutti e due i cognomi ed anche al divenire dell'uno nell'altro : CARNESECCHI IN CARNESECCA , CARNESECCA IN CARNESECCHI Fuori Toscana e' difficile concepire il cognome Carnesecchi , che quindi fuori Toscana non e' mai autoctono , mentre puo' esistere Carnesecca sia come cognome autoctono sia come modificazione di un cognome Carnesecchi immigrato dalla Toscana
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Nei documenti ci si sbizzarisce sul cognome : specie in quelli toscani dove e' normale coniugare il cognome al plurale, al singolare , al........ il Carnesecco , il Carneseco, il Carnesecca ,il Carneseca , il Charneseccha , il Charnesecha il Carnesecha ,il Carneseccha , Carneseccho , Carnesecho, Charnesecchi , Charnesechi , Carnesecchis , Carnesechis ,Charnesecchis , Charnesecchis ,Carnisicca , Carnisecca...... Carniseci Carnesecchius , Carnesechius , Carneseccus , Carnesecus , Carnasecchi , Carnasechi , al nord della Toscana Carnisecchi , Carnisechi , al sud della Toscana Poi gli errori Carneschi , Charneschi ecc......
in Toscana e credo anche in Umbria il modo di esprimere il soprannome e il cognome e' complicato
Gabriello Carnesecca e' un Gabriello vocato Carnesecca o un Gabriello con cognome Carnesecca ? Tutti i Carnesecchi di Firenze con cognome indubitabilente gia' attestato dall'uso e dalle fonti soggiacciono successivamente nell'uso all'essere chiamati "Carnesecca" Bernardo Carnesecca, Pietro Carnesecca , Pierantonio Carnesecca ......sono dei Carnesecchi cosi come sono anche il Carnesecco
Diverso il caso di un esposizione come questa : Lorenzo d'Agnolo di Charneseccha , Giovanni del Carnesecca dove puoi pensare che il soprannome abbia inghiottito e completamente cancellato il nome dell'avo
A questo punto GIOVANNI CARNESECCA da Magliano, mastro fabbro fiorente nel 1594 ha cognome Carnesecca ? solo una meticolosa ricercaper vedere se esisteva una famiglia con quel cognome , in quel luogo, in quel periodo ci puo' dire qualcosa
Una ricerca e' sempre legata al senno del poi , al divenire ; man mano che scopri cose nuove man mano ti accorgi che devi modificare le convinzioni Definita la Toscana foneticamente la patria dei Carnesecchi Definito il rischio di corruzione con un cognome Carnesecca di possibile maggior estensione regionale ( Lombardia, Sicilia ) Definito Toscana , Lazio, Puglia, Campania ,Palermo come luoghi di dimora nel settecento --ottocento La mia ricerca ha trovato delle conclusioni in un certo modo inaspettate La migrazione d'inizio settecento di un unico nucleo familiare quello di Serafino di GiovanDomenico ( nativo di Soffiano--FI ) ha portato da sola a popolare Lazio , Campania e Puglia del cognome Il tentativo precedente del mercante fiorentino Andrea Carnesecchi di stabilirsi a Lecce non pare aver dato invece continuita' alcuna alla presenza futura del cognome in Puglia
Potevo esporre : Il cognome Carnesecchi e' abbastanza raro ed e' di origine toscana e ha la sua storia prevalentemente in Toscana Ed anche in Toscana sembra essere circoscritto come origine prevalentemente a due zone : Firenze e dintorni e a Siena e dintorni
Ridotto quindi il problema della circolazione emigratoria alla Toscana e lasciata indeterminata la situazione di Palermo, ho scoperto usufruendo delle ponderose ricerche dei dottori Orlando Papei , Luigi Bichi, Lorenzo Mori sul patrimonio anagrafico religioso senese
Storia del Palio di Siena e documenti senesi ...................UN SITO CULTURAMENTE IMPORTANTE
Che la presenza a Siena e' cosa solo d'inizio 1700 Nonostante il cognome o una sorta di forma cognominale "carnesecchi " compaia per la prima volta proprio a Siena gia' a mezzo duecento con la linea del mercante Ildibrandino vocato Carnesecca non c'e poi nessun attechimento in Siena e dintorni
E' infatti dall'enclave di Carnesecchi di San Gimignano che parte dalla meta' del seicento in poi una sorta di migrazione verso sud Migrazione che nelle prime decadi del seicento investe la val d'Orcia e principalmente si estende alla costa tirrenica : Livorno, Cecina , Sassetta Bibbona , Piombino Migrazione che come detto investe Siena solo ad inizi 1700
Dobbiamo partire dalla situazione d' inizio 1500 quando troviamo : il cognome a Firenze e dintorni ( Reggello , Bibbiena , Quinto, ....), a Prato , a Badi , a Fucecchio e a San Gimignano
Fuori Toscana e' probabile compaia : Sicilia ( Palermo ) tra quattro e cinquecento; Puglia ( Lecce, Bari, Taranto ) nel settecento Lazio ( Frosinone, Ceprano ) nel settecentoo Lazio (Roma) nel settecento fino a tutto il XVIII secolo e XIX secolo la presenza di Carnesecchi pare essere limitatta a queste zone
Lecce : corte dei Carnesecchi
Gia dagli inizi-mezzo seicento inizia la discesa dei Carnesecchi nella Toscana del sud Credo che la migrazione verso il grossetano abbia visto i momenti piu' drammatici di questa storia : con i Carnesecchi impegnati ad affrontare momenti difficili : morti di febbri malariche e a volte di fame Una storia tutta da ricostruire ed anche quasi impossibile da ricostruire Dagli inizi del del XX secolo con l'Italia unita la migrazione si fa piu' intensa e vede molti Carnesecchi muoversi principalmente verso il Nord Italia Molto interessante la migrazione dei Carnesecchi di Bari che a fine ottocento si muovono verso Roma ,verso Venezia ed emigrano verso gli Stati Uniti
L'analisi genealogica oggi ancora abbastanza difficoltosa col diffondersi del mezzo elettronico in futuro sara' molto semplificata Ed aiutata dal territorio abbastanza circoscritto che dovra' essere analizzato
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DA COSA DERIVA UN COGNOME COSI PARTICOLARE
Il "tuttologo" Crollalanza mette il cognome tra quelli bizzari o quelli irriverenti. E' in questo dire come in tutta la sua opera genealogico-letteraria ( pur per certi versi importante ) sottovalutante e pericolosanente fuorviante Le generalizzazioni non sono mai completamente utili e rischiano di sottovalutare cose importanti Mai insomma fernarsi all'apparenza: la nascita del cognome nasconde dietro comunque una storia Sono questi cognomi "bizzarri" perlopiu' medievali ed hanno una sapidezza tutta loro particolare Anche nel dire quindi i motivi della nascita di un cognome bisogna sempre andare coi piedi di piombo e dare la precedenza all'analisi genealogica che individui e definisca la figura demografica-sociale dello stipite anche in relazione alle abitudini vernacolari dei luoghi e riferita al tempo
Carnesecchi un cognome passato addirittura a proverbio come sinonimo di magrezza Quindi possiamo vedere nel soprannome "Carnesecca" un ovvio nomignolo ad indicare una persona molto magra , quasi secca .
ma non solo la magrezza estrema e' il motivo del soprannome .....in particolare in Toscana ( dove l'origine e' prevalente) il soprannome puo' talvolta avere un origine diversa
Il termine "carnesecca" e' un termine usato in molte regioni italiane per intendere la carne seccata. In Toscana la "carnesecca" indica invece quella parte del maiale piu' comunemente chiamata pancetta . Ritengo possa ridursi alla sola area toscana l'uso di dare il soprannome di Carnesecca al pizzicagnolo o al prosciuttaro cioe' a chi vende la carnesecca o a chi produce o commercia la carnesecca
Carnesecchi e Carnesecca
Due cognomi diversi ma sulla cui origine si possono fare le stesse ipotesi. Ho trovato il cognome Carnesecca principalmente in Lunigiana e anticamente a Mantova ( dove era gia' presente fin dall'inizio del trecento ) . In Toscana e' pero' piu' diffuso il cognome Carnesecchi. Possiamo ritenere che questi cognomi nascano da il soprannome " Il Carnesecca " dato ad una persona o particolarmente magra oppure che aveva a che fare con la carne suina. ( In Toscana , come detto , la carnesecca e' la pancetta di maiale ) I figli del Carnesecca sono " i figli del Carnesecca " alla latina i Carnesecchi o talvolta semplicemente i Carnesecca
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ALLE ORIGINI DEL COGNOME : ALLA RICERCA DI POSSIBILI EPONIMI
DAL SOPRANNOME AL COGNOME
Ecco un breve escursus alla ricerca di stipiti ( INDIVIDUI SOPRANNOMINATI CARNESECCA ) per il cognome Carnesecca e per il cognome Carnesecchi
sappiamo che l'origine del cognome e' nel soprannome "CARNESECCA" che caratterizza un individuo abbastanza noto nella comunita' con quel soprannome I discendenti allora sono identificati come i figli ,i nipoti , i parenti del Carnesecca Ripeto l'individuo deve essere abbastanza noto con il suo soprannome;
Ma ecco altri sopannominati " Carnesecca" che avrebbero potuto originare "famiglie Carnesecchi ".............
Carnesecca e/o Carnesecchi ..........................alcuni Carnesecca e/o Carnesecchi
IN PARTICOLARE ATTIRA LA MIA ATTENZIONE QUESTO ILDEBRANDINO FIGLIO DI PERO VOCATO CARNESECCA :
Il cognome CARNESECCHI come vedremo e' collegato , principalmente e quasi unicamente , alla storia di Firenze ed al suo distretto Eppure ho la convinzione che la prima volta che viene utilizzato per una sorta di individuazione cognominale questo sia in ambito senese Come vedremo in tale ambito non avra' pero' attecchimento perche a Siena si parlera' in modo continuativi di Carenesecchindal 1700 in poi
Ildebrandino detto Carnesecca .........................un mercante senese su cui investigare
Il padre Pero di Ildebrandino evoca il nome di Pero Carnesecca dei Carnesecchi fiorentini
Il 27 novembre 2018 ho contattato la d.ressa Gabriella Piccinni debbo alla sua cortesia piu' che altro un fatto curioso ma poco impattante
Cercando tra le mie schede trovo la denuncia dei redditi di un Agnolo di Antonio di Lorenzo Carnesecchi allibrato per i beni in Siena, residente nella compagnia di Pantaneto (Archivio di Stato di Siena, Lira dell'anno 1453, )
by Gabriella Piccinni
Questa informazione ci parla di un Lorenzo nato tra il 1360 e il 1390 non ci dice quando e' assunto il cognome Carnesecchi dal gruppo parentale non ci dice niente sul luogo di provenienza del gruppo parentale ci dice che Lorenzo e' un individuo che non compare nelle genealogie da me ricostruite non ci dice se ha dei legami con Ghezzo
QUINDI A SIENA AVREMMO POTUTO FARE I CONTI ANCHE CON GLI EVENTUALI DISCENDENTI DI AGNOLO Ma come abbiamo detto ( e vedremo ) l'immigrazione fiorentina nel senese e' da spostarsi molto piu' avanti
Forse alcuni di questi pseudo-Carnesecchi si spostano
Anno 1492 : Il Contratto di mezzadria nella Toscana medievale, Volume 3 - Pagina 340 Giuliano Pinto, Paolo Pirillo, Gabriella Piccinni - 1992 - 482 pagine Conventi, 2631, c. 130v )
Lorenzo di Agnolo di Carnesecca e Fortunato di Antonio di Saluccio abitanti a Chiusure ricevono a mezzadria dal Convento di Santa Maria a partire dal 1 novembre il podere di Casale
Lorenzo d'Angniolo di Charnesecca e Furtunato di Atognio di Salucio abitanti a Chiusure nostri nuovi mezzaiuoli nel podere di Casale hebeno lavorare detto podere a uso di buoni e leali lavoratori e devano dare la meta' di tutto quello che ricorano e' detto podere , dia solo la meta' del seme; e piu' debbono dare paia due di pollastre grosse e due paia di caponi l'ano; e piu' debano dare l'ano uova dugientto che comincio' l'ano a di primo di novembre ano detto; e piu' debbano dareogni anno uno ciero di lira per la festa di Satta Marta; e piu' debo prestare a sopradetti moggio tre di grano e loro me lo debbano rendare la prima ricolta che si ricoglie en detto podere
Chiusure dove abita Lorenzo e' una frazione di Asciano vicino all'abbazia di Monte Oliveto il podere e' localizzato nell'attuale comune di Buoconvento
ECCO UN'ALTRO CARNESECCA NEL 1500 negli stessi dintorni L'anno dell'atto in questione ,e' del 20 marzo 1500 ( 1499 ), ( Conventi 201, c. 9r )
Nell'atto precedente (1492 ) e' il nonno di Lorenzo , in questo e' uno dei firmatari (1500 ). non capisco bene ma sembrerebbe sia uno dei 5 fratelli a cui vengono assegnati i poderi del Colle e Castelranieri
Il Contratto di mezzadria nella Toscana medievale, Volume 3 - Pagina 358 Giuliano Pinto, Paolo Pirillo, Gabriella Piccinni - 1992 - 482 pagine
... Frate Anengo da Lecco abate generale del monastero di Monte Oliveto concede a mezzadria sei poderi della badia di Roffeno a quattro gruppi di mezzadri ( Severo , Giovanni e Nardo i poderi di Rivoli di sopra e di sotto ; Santi, Carnesecca , Luca , Botto e Niccolo' , tutti fratelli con i loro figli,i poderi del Colle e Castelranieri; Giacomo di Bernardino d'Anselmo il podere del Fossatone ; Mariano di Batazzo il podere di Scanello ) Localizzato nell'attuale comune di Asciano Scripta facta de voluntade lo venerabile padre abate frate Anengo da Lecco abbate generale de Monte Oliveto cun tutti li lavoratore de la Badia de Roffena al presente tutti lavoratori : et prima Sivero , Iohanne et Nardo lavoratore a Rivoli de Sopra et de Sotto , Santi, Carneseccha, Luca, Botto, Nicolo'tutti fratelli , con i loro figli i poderi del Colle e Castelranieri......
BADIA A ROFENA, o ROFFENO (SS. Jacopo e Cristofano) in Val-d'Ombrone nella Com. Giur. e 3 migl. circa a pon. di Asciano, Diocesi di Arezzo, Compart. di Siena. E' ignota la sua origine, per quanto esistesse nel secolo XI, siccome lo dà a credere un diploma dell'imp. Corrado il Salico, che dichiara questo monastero fondato e provvisto di sostanze dai suoi maggiori. — Nel 1290 il pont. Niccolò IV destinò l'abate benedettino di Roffeno arbitro sulla controversia pendente fra le Badie di S. Galgano, e di S. Eugenio. — Il mon. di Roffeno, nel 1375, fu dato ai monaci di Montoliveto, i quali lo abitarono sino al 1780, epoca della sua soppressione, conservando il giuspadronato della chiesa parrocchiale, e del suo annesso (S. Simone di Sartianello) sotto il pievanato di S. Giovanni in Vescona. La parr. di Roffeno ha 217 abit. by REPETTI
E' possibile che i Carnesecchi che compaiono a Montesansavino intorno a meta 500 discendano da questo nucleo senese
antico e' pure questa presenza a CORTONA che pero' alla fine dei conti non pare pesare piu' di tanto
CORTONA
Ho trovato su google libri questi documenti In questo atto del 1261 si cita un Girardus de Carnesecca nei dintorni di Cortona Ed il mio primo pensiero va non ad un Gerardus cognominato Carnesecca ma ad un Gerardus figlio di un uomo vocato Carnesecca
CORTONA ( AREZZO ) ANNO 1261 : I signori di Pierle : GERARDUS DE CARNESECCA
un altro documento posteriore (1372 ) ci mostra un Matteo de Carnesecca . Ma difficilmente ci troviamo di fronte a membri di una stessa famiglia ( Ritengo anzi Matteo un Carnesecchi fiorentino gia' corredato di cognome )
il documento e' datato 13 febbraio 1372 teoricamente il documento potrebbe far riferimento a Matteo di messer Niccolo' un Carnesecchi di Firenze ( e in seguito citeremo questo documento sulla nascita del cognome )
Pero' ( non posso escludere ) potrebbe anche riferirsi ad un individuo della stessa famiglia di Gerardo E viene il dubbio della presenza a Cortona di una famiglia cognominata Carnesecca legata dai due atti Oggi non ho certezze : spero in futuro di chiarire la cosa
E questo servirebbe anche a chiarire se Galizia la moglie di Luca Signorelli apparteneva effettivamente ai Carnesecchi di Firenze e non ai Carnesecca di Cortona ( tenendo un occhio puntato pero' su Borgo San Sepolcro )
Intanto nel Catasto del 1427 non figura nessuna portata intestata a Carnesecchi o Carnesecca a Cortona; cio' indurebbe a pensare che i discendenti di Gerardo de Carnesecca non abbiano preso il cognome Carnesecca o Carnesecchi ma anche in questa deduzione occorre andare cauti : nel primo catasto individui gia' cognominati si propongono con il patronimico e senza cognome
Carnesecca e/o Carnesecchi ..........................toponimi
Carnesecca e/o Carnesecchi ..........................Eleonora Carnesecca o Malacarne signora di Copertino ( dal Forum di cultura salentina )
Carnesecca e/o Carnesecchi .......Una famiglia Carnesecca di Napoli (segnalazione del dr Pasquale Cavallo )
Carnesecca e/o Carnesecchi ..............................Una famiglia Carnesecca di Orvieto
Questi documenti non stanno pero' a significare che sicuramente O Ildebrandino di Pero detto Carnesecca fiorente intorno al 1260 tra Siena e forse Firenze O suo figlio Ghezzo Carnesecca fiorente a Siena nei primi anni del trecento O Thomasius Francisci Raynerii vocatus Carnesecca fiorente a Siena intorno al 1300 O Ser Ranerio Carnesecche ( Neri Carnesecca ) intorno al 1300 fiorente a Pistoia Antonio vocato Carnesecca di Orvieto , morto nel 1431....................
ebbero discendenza e che questa venne cognominata Carnesecchi , ma stanno a significare che avrebbe potuto anche essere andata cosi e che da queste persone potrebbe esser discesa una famiglia di Carnesecchi o di Carnesecca Ma ribadisco niente ci dice questo . CARNESECCHI :Ad ora anteriormente ai Carnesecchi fiorentini ( cosi cognominati anno 1360--1380 circa ) non ho trovato prova di alcun altro ceppo cosi cognominato con continuita'. CARNESECCA : A Mantova gia' agli inizi del trecento sembra esserci una famiglia cosi cognominata
finalmente FIRENZE
A Firenze troviamo il protagonista principale della nostra storia: Il beccaio Piero Carnesecca. Ovviamente Carnesecca e' un soprannome legato probabilmente al mestiere Piero ,Priore nel 1319 , e' figlio di Durante di Ricovero , tavernaio e Priore nel 1297, con interessi mercantili vasti I discendenti dei fratelli di Piero prima sono identificati come Duranti ( discendenti da Durante ) poi saranno identificati col nuovo cognome Carnesecchi che diventera' stabile
PRATO
Quella dei Carnesecchi di Prato e' una storia ancora non chiara per mancanza al momento di documenti con cui chiarirla E' comunque in subordine alla storia del cognome a Firenze , infatti a Prato il cognome sembra affermarsi a cavallo del 400 e poi ad imporsi a cavallo del 500
A Prato compaiono agli inizi del quattrocento compaiono due famiglie Carnesecchi di cui non conosco l'origine a Prato una delle due famiglie Carnesecchi (quella di Pasquino ) usa lo stesso stemma dei Carnesecchi fiorentini ed e' talmente convinta della legittimita' di cio' da intentare causa ( a mezzo cinquecento ) ai Carnesecchi di Ulivieri per usurpazione di cognome e di stemma Prima a Prato un anziano indicato come Ricovero tabernarius ( omonimo del padre di Durante ) compare tra gli anziani del comune fino ai primi anni del 1290 Questo mi fa prendere in vaga considerazione che Ricovero possa essersi trasferito a Prato ed aver avuto altra discendenza
Carocci dice che i Carnesecchi furono tamburati come ghibellini nel 1377 Di fatto i Carnesecchi nel periodo 1363 1377 paiono esser esclusi dalle cariche del Comune Ildebrandino vocato Carnesecca sembra essere senese compare pero' nell'atto in cui un Piccolomini compra una quantita' rilevante di panni che avrebbero potuto provenire da Firenze. Atto stipulato nel 1261 a Siena , quindi dopo la sconfitta fiorentina di Montaperti e l'instaurazione del governo ghibellino a Firenze Puo' essere presa in considerazione ( a titolo di pura ipotesi ) la remotissima possibilita' di una diaspora per motivi politici di Ricovero e di Ildibrandino
BADI ,
non puo' essere che una conseguenza della presenza del cognome a Firenze
FUCECCHIO e SANGIMIGNANO
meritano di esser compresi o come presenza autoctona o come derivazione fiorentina
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IL COGNOME CARNESECCA
Oggi a Pontremoli esiste un enclave di gente cognominata Carnesecca Io non possiedo dati genealogici su queste persone Non credo ( ma e' solo una suggestione ) che genealogicamente abbiano a che fare con i Carnesecchi toscani Potrebbero aver a che fare ( ma anche questa e' una suggestione ) con questi Carnesecca presenti a Mantova gia' dai primi anni del trecento ( oggi non esiste a Mantova alcuna famiglia con questo cognome )
IL COGNOME "CARNESICCA" A MANTOVA AGLI INIZI DEL TRECENTO : A CARNESICHA anche CARNIBUS SICCIS
Ricevo dall' ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA dalla cortesissima Direttrice dottoressa Daniela Ferrari
Egr. Sig. Carnesecchi, inviamo la fotocopia del documento richiesto, come vede si tratta di una lettera scritta a Ludovico Gonzaga il 9 luglio 1376 da Serravalle (oggi Comune in Provincia di Mantova); Nicolaus de Carne Sicca è tra i firmatari. Le segnalo inoltre i fratelli Albertino e Crescimbeno, figli di Bonaventurino a Carnesicha, elencati tra gli orefici iscritti al Paratico nel 1314, come si legge a c. 7r del codice in pergamena degli statuti degli orefici, qui conservato nell'archivio della camera di Commercio, b. 44: "Isti intraverunt tempore Guidonis de Crema et Zilioli domini Baiamontis MCCCXIIII. (...) Albertinus a Carnesicha, filii quondam domini Bonaventurini, Crescimbenus eius frater a Carnesicha...". Resta sottinteso che più puntuali ricerche potranno essere condotte in sala studio, dove Le assicuro fin d'ora tutta l'assistenza necessaria da parte del personale addetto.
Archivio Gonzaga busta 2385 Archivio di Stato di Mantova
R. Deputazione di storia patria per la Lombardia, Società storica lombarda - 1888 - Visualizzazione snippet
SERRAVALLE A PO
E' molto probabile che a Mantova il cognome si sia stabilizzato in Carnesecca e non in Carnesecchi
Una considerazione :
Quando un Carnesecchi si sposta fuori dai confini toscani e' soggetto a vedersi cambiare il cognome Il cambio piu' frequente e' proprio dal cognome CARNESECCHI nel cognome CARNESECCA
per cui esiste sempre questa possibilita'
piu' difficile mi pare e' il cambio da un cognome consolidatosi come CARNESECCA in CARNESECCHI non cosi' , come visto , dal soprannome CARNESECCA anzi
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storiaaristocraziafiorentina
QUANDO COMPARE STABILMENTE IL COGNOME CARNESECCHI NEI DOCUMENTI ?
Direi che quasi sicuramente e' a Siena che compare per la prima volta il cognome Carnesecchi (Carnesecchi non Carnesecca ) Ma si cristalizza poi a Firenze
Nel caso della cognomizzazione dei Carnesecchi fiorentini la cognomizzazione ha anche probabilmente una ancora per me non del tutto chiaro risvolto politico. Infatti i figli ed i nipoti di Pero Duranti Richoveri detto Carnesecca non sembra siano stati identificati come Carnesecchi Troviamo suo figlio Braccino identificato come Braccino Peri e troviamo suo nipote indicato come Michele Braccini o Michele di Braccino Durantis Per tutto il periodo 1364 – 1380 i Duranti scompaiono , per qualche motivo che non conosco dalla scena politica fiorentina Nel 1381 troviamo invece ricordati nelle Delizie di padre Ildefonso i tre fratelli Zanobi , Cristofano , Paolo , discendondenti da Berto di Grazzino di Durante e quindi di un ramo collaterale a Pero di Durante (il Carnesecca ). Nel libro XVI vengono nominati come : Zenobius Berti Gratini Carneseccha, Cristofanus Berti Gratini Carneseccha , Paulus Berti Gratini Carnesecchi, mentre vengono ricordati semplicemente Michele Braccini Peri e Nicola Mattei Penso sia Zanobi a legarsi per primo al soprannome di Pero e probabilmente questo per motivi politici : cioe’ volendo significare una continuita politica e di campo con Pero " Carneseccha" ( ai suoi tempi legato alla politica della Parte Guelfa ) Comunque la cosa e’ tutta da chiarire anche tenendo conto che Zanobi era marito di Zabaina di Manetto Neri de Medicis Dai Grazini la cognomizzazione Carnesecchi sembra estendersi a tutti i Duranti Infatti nelle prime due decadi del quattrocento tutti i discendenti dei Duranti paiono individuabili come Carnesecchi . Anche lo stemma familiare subisce una modifica ( invero molto piccola ), passando da Duranti a Carnesecchi, nel numero delle bande che da quattro divengono tre
Pero' il soprannome Carnesecca come visto non e' infrequente in Toscana Cosi alla fine del trecento a Prato troviamo due nuove famiglie che nel quattrocento inoltrato si cognominerano Carnesecchi: I Del Carnesecca o Del Carne ( ma verrano spesso chiamati Carnesecchi ) e i Carnesecchi di Prato ( o semplicementi Carnesecchi )
I Carnesecchi-Del Carne hanno per stipite un Paolo di Pasqua, chiamato Carnesecca, abitante nel Borghetto (sobborgo di porta S. Giovanni), dove è estimato nel 1372 (cap. 111, 2). Ha due figli: Antonio e Agnolo. Mentre Antonio non ebbe prole, i figli di Agnolo: Giuliano, Michele e Iacopo, si ritrovano al catasto del 1428-29. Hanno figli e convivono con lo zio Antonio, capofamiglia (cap. 111, 4; ASF., Cat., 175, c. -43). Al catasto del 1471 i del Carne(secca) si dispíegano in cinque fuochi, e precisamente quelli di Antonio di Giuliano d'Agnolo, Luca di Meo di Michele, Matteo di Meo, Meo di Michele d'Agnolo, Marco di Michele d'Agnolo (cap. IV, 1). I loro discendenti appaiono nelle decime del 1543 (cap. IV, 2) e del 1621 (cap. IV, 4) con il cognome del Carne per distinguerli dai Carnesecchi (v.) e dai Carnesecchini (v.), che appartengono a differenti gruppi genealogici. by Fiumi Enrico : Demografia movimento urbanistico e classi sociali in Prato Olschki editore
I Carnesecchi di Prato : Il 29.3.1397 il pizzicagnolo Pasquino di Giovanni di Pasquino è estratto Consigliere del Comune per l'Arte dei Pizzicagnoli per il periodo 1.4.1397-31.7.1397 [Archivio di Stato di Prato, Comunale, 69, inserto 3, c. 22r]. by dottor Mazzoni Vieri
E' possibile che Pasquino sia chiamato anche lui Carnesecca visto il mestiere. La famiglia di questo pizzicagnolo sara’ detta dei Carnesecchi di Prato
Allo stato attuale della mia ricerca non posso escludere che i Del Carnesecca e i Carnesecchi di Prato avessero uno stipite in comune
vai alla pagina 28 ……………………………………..La strana vicenda dei Carnesecchi della citta' di Prato ( su notizie raccolte da Roberto Segnini ed informazioni del dr Vieri Mazzoni )
Non so quindi se tra i due gruppi di Carnesecchi pratesi esista un qualche remoto legame. Fiumi pare escluderlo il Casotti ipotizza una discendenza in comune ( non penso pero' che ne' l'uno o ne' l'altro abbiano svolto indagini sufficienti per cui la loro e' solo un impressione ) E non so chiarire nemmeno se esistano legami tra i Carnesecchi pratesi e quelli fiorentini Ch'io sappia possibili legami tra i Carnesecchi fiorentini e quelli pratesi non sono mai stati presi in considerazione. Come detto pero' non credo che nessuno si sia mai posto il problema di chiarire Un briciolo d'attenzione meriterebbe pero' quel Ricovero tabernarius presente tra gli anziani del comune di Prato in rappresentanza di Porta Gualdimare. Questo Ricovero ha in comune coi Carnesecchi fiorentini il mestiere (il fiorentino Durante di Ricovero era tabernarius ) e il nome del padre di Durante e coi futuri Carnesecchi di Prato la localizzazione nell'area di Porta Gualdimare Non posso dimenticare come i Carnesecchi di Prato ostentino lo stesso stemma dei Carnesecchi fiorentini e l'accanimento con cui difendono il cognome e lo stemma come quasi a rivendicare una stessa origine A giocare contro possibili legami la tarda cognomizzazione dei Carnesecchi pratesi che sembrano prendere questo cognome solo nel tardo quattrocento, cioe' quasi un secolo dopo i Carnesecchi di Firenze.( nel catasto del 1428 non compaiono cognominati )
Anche a Badi un nucleo di individui prende il nome di Carnesecchi negli anni di fine quattrocento. Qui la cosa potrebbe nascondere un legame per via femminile Per la famiglia Carnesecchi di Badi succede qualcosa di strano , alcuni di loro col tempo mutano il cognome da Carnesecchi a Carnesecca ,questo addirittura negli anni 1800. Non e' escluso quindi che possa questo esser successo per altri cioe' che talune famiglie che oggi si chiamano Carnesecchi potessero un tempo chiamarsi Carnesecca e viceversa Naturalmente questa non e' una regola Nel corso del cinquecento qui e la' per la Toscana spuntano dalla nebbia del tempo famiglie con questo cognome : forse hanno legami con Firenze o con Prato o con Badi o forse semplicemente sono di nuova cognomizzazione Di tutti questi ora cerchero' di ricostruire la storia e le origini.
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LA STORIA DI TUTTI I CARNESECCHI
Dopo i Carnesecchi di Firenze , a partire dal XV , XVI secolo , qui e la cominciano a comparire ( come vedremo ) altre famiglie Queste famiglie in taluni casi hanno un legame coi fiorentini in altri il legame forse non esiste Non potendo , al momento , ancora distinguere per molti individui il loro ceppo d'origine e prendendo questa storia in considerazione tutte le persone che hanno portato questo cognome questa si puo' al momento considerare non la storia di questi o quei Carnesecchi ma bensi la storia del cognome Carnesecchi; lasciando al tempo il compito di chiarire i legami ( o i non legami ) tra i vari personaggi. Questi fatti si svolgono prevalentemente in Toscana ed in particolare a Firenze. Entrero' quindi spesso nei dettagli della storia fiorentina . Spesso avremo modo di constatare come vedendo le cose da un angolo visivo diverso ,cioe' quello delle vicende che coinvolgono le famiglie fiorentine , anche la macrostoria sembri assumere contorni diversi
Per il futuro , consultando le genealogie qui esposte potranno essere evitati errori , che si possono vedere commessi in passato ( errori anche gravi ), scambiando gli individui tra loro come questo autore che fa un tutt'uno dell'eretico Pietro con il titolare della banca di Bartolomeo e Zanobi traendone conclusioni sbagliate
O conclusioni di questo tipo
jgrarebooks This beautiful Book of Hours was created for (Maria) Maddalena, wife of Baccio (Bartholomeo) di Zanobi Carnesecchi. The coat of arms and other details in the codex refer to Maddalena Carnesecchi-Velluti, who represents two of the most highly placed noble families in Florence and who was, according to her brother, a donna di grand’ingegno. The Carnesecchi, Maddalena’s family, were important Florentine bankers with connections all over Europe and close links to the Medici. Carnesecchi-Velluti Book of Hours. Manuscript illuminated by Attavante degli Attavanti and workshop. Italy, Florence, c. 1490. 127 x 88 mm, 248 leaves, complete, vellum. 5 (inserted) full-page miniatures for double-page openings surrounded by full floral borders, including a large historiated initial and medallions.
ATTENZIONE Se l'opera e' dell'intorno del 1490 non possiamo parlare del matrimonio del banchiere Bartolomeo Carnesecchi con Maddalena Velluti poiche Bartolomeo nasce nel 1501 In alternativa difficilmente e' opera di Attavante Attavanti ATTENZIONE
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Il nome e il cognome sono uno strumento
il cognome , abbiamo visto, in genere ce lo danno gli altri
Uno strumento con cui un certo individuo viene identificato nel gruppo , un mezzo con cui biunivocamente gli altri identificano e l'individuo si sente identificato.
Quanto piu' complesse sono le relazioni sociali quanto piu' e' necessaria un identificazione molto precisa che eviti per quanto possibile omonimie e scambi di persona
Quanto piu' e' vasto il gruppo quanto piu' il sistema di identificazione deve essere sofisticato per evitare appunto il rischio di omonimie.
I Romani avevano un sistema complesso con nomen , cognomen , gens
Il sistema di identificazione toscano ( sistema patronimico ) prevedeva prima dell'uso del cognome ( ma anche successivamente ) l'uso di un nome insieme col nome del padre talvolta veniva aggiunto il nome del nonno e se ancora non bastava si aggiungeva il luogo di provenienza se la persona veniva da fuori oppure il mestiere che faceva , od anche un soprannome ( vocatus , vulgo ) , talvolta il mestiere...............
In area fiorentina i primi cognomi appaiono per lo piu' solo intorno al 1200 ( non considero ovviamente le dinastie feudali ) sono prevalentemente derivati dal nome del padre ( patronimici )………………dalla localita'di provenienza , ……………..dal mestiere………………….da caratteristiche fisiche ………….da altre caratteristiche.
Normalmente ad iniziare un cognome e' un uomo che nel bene o nel male si distingue per cui e' facile dire i figli di tizio , i nipoti di tizio
Ed e' evidente che non siamo noi a darci un cognome ma sono gli altri a darcelo , noi assecondiamo
Talvolta , prima del concilio di Trento , cambiando di luogo o col tempo si passava da un cognome ad un altro e rami di una stessa famiglia finivano per differenziarsi
Il cognome nel XII secolo inizia ad avere l'utilita' di permettere l'acquisizione di beni .
Il notaio attesta l'acquisto di proprieta' a individui che devono essere ben identificati per poter in futuro vantare i diritti derivanti dall'atto.
Il successivo sviluppo demografico e il concetrarsi della ricchezza nelle mani della classe mercantile e produttiva emergente rende necessario il cognome per sempre piu persone permettendo loro di identificarsi anche come proprietari
Nel catasto del 1427 circa il 36 % dei fiorentini dichiara un cognome
A rendere piu' facile l'identificazione era l'utilizzo oltre che del nome e del cognome ,anche del nome del padre , e del nome del nonno
Anche perche' l'utilizzo quasi monotono di un gruppo assai ristretto di nomi rendeva all'interno della stessa famiglia le omonimie frequentissime
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RICERCA GENEALOGICA
Se vogliamo sapere qualcosa dei nostri piu' immediati antenati ci basta passare all'ufficio anagrafe e risalire con un po di fatica fino alla meta' del 1800.
In Toscana troviamo per di piu' un censimento del 1841 e i censimenti napoleonici che possono portarci anche agli inizi del 1800
La vera fonte genealogica e' comunque quella ecclesiastica
A partire dal concilio di Trento venne posto l'obbligo ai parroci di tenere tutta una serie di documenti per una maggior conoscenza dei parrocchiani . Tra questi i libri dei battesimi , i libri delle morti , gli stati delle anime .
In Toscana i dettami furono recepiti da luogo a luogo in tempi diversi cosi si trovano i libri in un arco di tempo che va dal 1560 al 1600
L'incuria dell'uomo non sempre ha permesso la conservazione di questa immensa raccolta di dati e talvolta si deve mettere in conto che qualche registro sia andato perduto
I libri avrebbero dovuto esser conservati in copia anche negli archivi diocesani oltre che nella parrocchia
In molti luoghi della toscana i registri di battesimo iniziano addirittura ben prima del 1560 ( ad esempio nel caso di Firenze i battesimi sono registrati a partire dal 1450)
Esistono poi tutta una serie di documenti : libri delle eta' , libri dei morti ,censimenti , libri delle doti , e nel caso la famiglia possedesse qualcosa (anche poco ) : atti fiscali , atti notarili , …………………….che permettono talvolta , in fortunatissime circostanze , di arretrare fino addirittura a prima dell'anno mille
E' evidente come il periodo antecedente al 1600 e' quello piu' critico : e' talvolta avvolto da un cono d'ombra perche' e' il periodo in cui vengono a mancare i registri di battesimo e bisogna far affidamento solo su atti testamentari ,atti di compravendita , documenti fiscali non sempre presenti o facilmente rintracciabili
A parte certe situazioni estreme sembrerebbe che una ricerca genealogica sia la cosa piu' facile del mondo visto la mole di documenti a disposizione e cio' di cui sembra si abbia bisogno sia solo una dose massiccia di pazienza.
In realta' non e' cosi
La ricerca genealogica si muove a ritroso passa dal figlio al padre
I nostri antenati si spostavano frequentemente da un luogo all'altro e non sempre e' facile seguire i loro spostamenti cosi spesso i figli non sono battezzati nello stesso luogo del padre .
Occorre svolgere un continuo sforzo di ricollocazione agganciandosi al minimo indizio
una componente del successo e' la perspicacia unita alla tenacia e a una dose massiccia di fortuna
A volte la ricerca si ferma per tempi lunghissimi per poi riprendere spedita. Quindi mai scoraggiarsi
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Man mano che si scende nel passato le difficolta' nel trovare legami genealogici si fanno sempre piu' grandi
I progenitori di questi Carnesecchi prima si distinguevano col patronimico "Duranti" cioe' erano "i figli di Durante"
Fino al 1580-1650 non si avevano documenti per capire chi fosse questo DURANTE
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CRONOLOGIA DEI FATTI
Abbiamo visto esser probabilmente Siena il luogo dove per primo compare in modo ereditario il nome familiare Carnesecchi Il primo luogo dove pero' compare stabilmente e diventa importante questo cognome e' FIRENZE intorno al 1360--1390 I Carnesecchi fiorentini fanno probabilmente parte di quella " GENTE NUOVA " tanto vituperata da Dante Alighieri , ma che sara' quella gente toscana che fara' di Firenze la grande citta' rinascimentale che tutto il mondo conosce ed ammira
DUE COSE DANTESCHE
Meraviglioso ed eterno poeta ma cattivo storico. Infatti da notare che le famiglie nominate da Dante non potevano essere cognominate ai tempi di Cacciaguida ( circa 1091--circa 1148 nato nel sesto di Porta San Piero ) ma solo potevano essere in vita alcuni Eponimi ; molto interessante e' che anche Dante ottempera allo stereotipo delle famiglie di primo cerchio gia' del Villani e del Malespini
Le istituzioni araldiche traggono origine , come sappiamo bene , nel mondo feudale. E poiche’ si disputa se il loro centro d’irradiazione debba considerarsi l’Inghilterra degli ultimi re normanni oppure la Francia degli stessi anni ( tra i numerosi contributi che affrontano questi problemi , ci limitiamo a rinviare ai piu’ notevoli apporti recenti : R. Viel , Les origines symboliques du blason , Parigi , 1972 ; G.J. Brault , Early Blason Oxford 1972 ;H. Pinoteau , Origine et diffusione de l’eraldique capetienne in corso di stampa negli atti del Colloque de l’Accademie internazionale d’heraldique 5-9 ottobre 1981 ; M.Pastoureau, Histoire des theories ayant tente’ d’espliquer l’origine des armoiries (xii-xx siecle ) ibidem ) ,questo implica che la Toscana , e l’Italia in genere , restino in posizione periferica e in ogni caso passiva. Da cio’ deriva che ogni attribuzione di armi a personaggi vissuti in epoche precedenti alla prima meta’del xii secolo appartiene all’araldica fantastica , come e’ il caso notissimo della < Da Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana del duecento di Hannelore Zug Tucci Nobilta’ e ceti dirigenti in Toscana nei secoli xi-xiii : strutture e concetti -- Convegno Firenze 12 dicembre 1981
parla Cacciaguida , fratello di Moronto e di Eliseo , padre di Alighiero bisavolo di Dante
Fra il X e il XIII secolo l’Europa conosce una fase di intenso sviluppo: per la continua crescita demografica, l’espansione agricola, il moltiplicarsi degli insediamenti, la rinascita delle città e di un’economia mercantile e manifatturiera. Anche il quadro politico si avvia a modificarsi profondamente. Se il tessuto sociale risultava ancora organizzato secondo la trama di quei poteri signorili e di quei raccordi/legami vassallatici che si sono visti sul finire del periodo precedente, compaiono tuttavia protagonisti nuovi, in particolare le città e i ceti urbani (mercanti, artigiani, proprietari fondiari), a modificare la fisionomia dell’antica società di guerrieri e contadini e a fronteggiare le antiche aristocrazie militari e territoriali*. Alla concentrazione delle ricchezze, alla differenziazione delle attività lavorative, al delinearsi di nuovi ceti, si affiancò la sperimentazione di nuove forme di vita politica e l’emergere di nuovi valori civili e culturali. Si determinarono inoltre diversità di condizione sociale e giuridica dei cittadini (cives) rispetto agli abitanti delle campagne.............( dottoressa Rita Belleli )
Dopo la meta' dello XI secolo si puo iniziare a parlare di imprenditori e mercanti fiorentini La banca , il cambio , la mercatura coinvolgono direttamente o indirettamente settori sempre piu' ampi della societa' fiorentina la popolazione cresce a dismisura in seguito ad un intensa immigrazione dalle campagne Leggendo il Davidsohn abbiamo la sensazione di un'attivita frenetica , scorrono nella lettura migliaia di nomi conosciuti e sconosciuti Un fenomeno vastissimo che probabilmente coinvolge anche gli antenati dei Carnesecchi . Un fenomeno che sicuramente coinvolge migliaia di famiglie con piu' o meno successo
I grandi pensatori del passato hanno sparso nel vento le loro idee e noi venendo al mondo abbiamo respirato senza rendercene conto quelle idee che fanno cosi parte del nostro equipaggiamento culturale , senza che ci sia occorso studiarne le opere I grandi storici che hanno affrontato la ricostruzione della meravigliosa storia fiorentina hanno anch'essi sparso i germi delle loro intuizioni che sono state raccolte da un gruppo vasto di giovani Cosi oggi abbiamo tutta una serie di storici di grandi capacita' che hanno raccolto l'eredita' ed hanno dato alle stampe opere che ci raccontano un passato meglio aderente alla documentazione Opere che chiunque si occupi di genealogia non puo' permettersi di ignorare Io amo particolarmente leggere Maria Elena Cortese , Enrico Faini , Silvia Diacciati , Vieri Mazzoni , Sergio Tognetti , Alessandro Monti ,Amedeo De Vincentiis , ................
La dottoressa Maria Elena Cortese indaga e descrive un mondo che non appartiene ai Duranti/Carnesecchi ma da cui non si puo' prescindere per comprendere le vicende fiorentine che seguiranno e che , queste invece , saranno lo scenario della loro vita
Questa storia , che provo a scrivere , infatti non puo' che partire da Firenze e dalla sua storia .Come detto a cognominarsi Carnesecchi in modo stabile ( in realta' il cognome e' presente prima a Siena in modo effimero ) , per quanto ne so in questo momento , sono per primi :
I Carnesecchi fiorentini
Come vedremo in presenza di un cambio di cognome perche' la famiglia fu per breve tempo identificata a Firenze come DURANTI da quello che puo' essere considerato il suo eponimo
Nel suo Firenze in eta' romanica , Enrico Faini esamina diversi fattori che estrae dal patrimonio documentale e ne deduce i segni di uno sviluppo economico di Firenze che intorno al 1050 proietteranno Firenze verso il suo destino e verso una crescita demografica travolgente ed inarrestabile fino alla peste del 1348
ALCUNE SUGGESTIONI
E' pensabile che gia' intorno al 1050 la citta' abbia iniziato ad attrarre gente dal contado A livello di suggestione mi ha colpito il documento citato dal Lami (Ecclesiae ) in cui un Durante (nome motivo della suggestione ) soprannominato Rustichello figlio del defunto Gherardo affitta una casa in borgo Santi Apostoli nel 1080
Una suggestione piu' consistente nel 1238 incontro Ricovero tavernaio arbitro di un lodo tra la chiesa di Santa Maria Maggiore ed altri sul prezzo di una casa riportato sempre dal Lami ( Ecclesiae )
Intorno al 1250 incontro per la prima volta il soprannome "Carnesecca" e' di un mercante senese ( Ildibrandino di Pero ) che acquista a Firenze una partita di panni fiorentini per i Piccolomini Suo figlio Ghezzo ( Gherardo ) agli inizi del 1300 a Siena e' probabilmente il primo Carnesecchi della storia , ( non avra' seguito perche' lo presumo senza discendenza )
A livello di suggestione Ricovero di Rustichello che affitta un terreno con vigne nel 1247
Un Ruchellus olim Gherardi "forficarius"eretico patarino nel 1245
Nel celebre catasto fiorentino del 1427 riferendoci agli abitanti della citta' di Firenze solo circa il 36% delle portate fiscali era intestata a un capofamiglia con un cognome Quindi circa il 64 % dei capofamiglia era ancora privo del cognome moderno Nella storia delle famiglie vi e' un periodo in cui il cognome manca e un momento in cui si ci cognomizza Normalmente il cognome ce lo danno gli altri identificandoci in una qualche maniera Nel fiorentino il cognome derivava spesso dal nome di un padre o di un nonno particolarmente conosciuti dai vicini : il figlio di xxx oppure il nipote di yyy la voce popolare fissa il cognome quando la famiglia comincia in quel modo ad essere abbastanza conosciuta per essere identificata con certezza Lo spostamento da un luogo ad un altro luogo portava spesso a ricominciare ex novo questo processo di identificazione A Firenze cognomi stabili cominciano a comparire intorno al 1200 , cognomi che fanno riferimento a eponimi vissuti intorno al 1150 ( con rarissime eccezioni al 1080 )
Quindi prima di un cognome stabile una famiglia passa un lunghissimo processo d'identificazioni diverse e successive che cadono una dopo l'altra Per molte famiglie questo processo durera' dalla caduta dell'impero romano fino all'applicazione del concilio di Trento; applicazione che varia da luogo a luogo , dal 1563 a quasi la fine del settecento E' evidente come individui appartenenti ad uno stesso gruppo parentale spesso emergano da questo lungo processo disgregati in cognomi diversi e senza piu' coscienza di una loro origine in comune
Anche i Carnesecchi fiorentini attraversarono questa lunga fase prima di giungere alla stabilizzazione del cognome che avverra' in una data tra il 1370 e il 1380 Il modo di questa identificazione come vedremo sara' abbastanza singolare e ancor oggi non completamente chiaro I Carnesecchi erano pero' gia' emersi dal vuoto documentario negli anni di fine duecento quando ancora non erano identificati con questo cognome Alla fine del cinquecento ,quando i Medici cercheranno di trasformare le famiglie patrizie in una nobilta' di corte e si comincera' a frugare nel passato
sulle origini dei Carnesecchi era chiara solo una cosa : che vi doveva essere relazione tra i Carnesecchi e Pero di Durante un beccaio Priore nel 1319 ( e con un intensa presenza nei consigli ) chiamato comunemente Piero Carnesecca Che per un certo periodo fossero stati identificati come Duranti=figli di Durante dal nome del padre di Pero Ma non si era trovato alcun documento "cartaceo" che chiarisse chi potesse essere Durante
Fino agli inizi del seicento il primo dei Carnesecchi fiorentini individuabile con certezza era Piero di Durante priore di Firenze nel 1319 ( il beccaio Pero Carnesecca ) e di conseguenza i suoi fratelli Matteo e Grazino e i loro discendenti Non era per niente chiaro chi fosse Durante il padre
Nel 1647 Scipione Ammirato il giovane ( Cristoforo Del Bianco ) nelle sue aggiunte alle "Storie fiorentine" di suo zio Scipione Ammirato scriveva che Durante era da identificarsi in Durante di Buonfantino , piu' volte Priore e Gonfaloniere nel 1298.
…… il quarto gonfaloniere fu Durante figliuolo di Buonfantino giudice , sono i Carnesecchi…………..
Una linea che pare snodarsi
Settembre 2013 Alle mie stesse conclusioni sbagliate ( discendenza dagli Adimari ) era gia' giunto ( 1903) presumo sugli stessi elementi lo storico Giovanni Mini Infatti nel suo IL LIBRO D'ORO DI FIRENZE ANTICA NEL CANTO XVI DEL PARADISO Dice : Sortiti i partiti Bianco e Nero , gli Adimari si divisero ,schierandosi alcuni tra i Bianchi , e altri tra i Neri - Carlo di Valois caccio' (1302) di firenze i primi e non vi rientrarono che nel 1328. Benche' agli Adimari fosse tolta ogni speranza di accedere alle magistrature , pure furono dichiarati Magnati , e si conciliarono (1343) il pubblico favore quando Antonio fecesi capo della congiura per la quale venne espulso il Duca d'Atene di ben triste memoria Dagli Adimari sortirono gli Alamanneschi ,i Bonaccini , i Carnesecchi , i Dalla………………….
devo ringraziare la dressa Silvia Diacciati : che mi ha fornito con pazienza i dati di un Cancellerio di Bellone o Bellincione di Lotterio che non conoscevo
( da notare che se questi Buonfantini-Cancellieri sono veramente da porsi in relazione con gli Adimari questo vuol dire che il processo di assimilazione al popolo di rami di famiglie magnatizie inizio molto precocemente : Buonfantino Cancellieri era giudice ed e' giustificato il titolo di messere ) Fantinus Cancellieri , consul in curia del sextus San Pancratii, posita ante ecclesiam S.Petri Bonconsilii ; Lapo a detta di Ottokar gia' nel 1278 occupava un posto di responsabilita' nella Parte Guelfa , Durante di Buonfantino e' Priore nel 1291 ,1299,1304, 1308 ,1314 nonche' Gonfaloniere nel 1298 suo fratello Lapo e' Priore nel 1298 , Feo e' priore nel 1297 e ricopre incarichi alla zecca ,Durantozzo e' Gonfaloniere nel 1325 , Buonfantino di Feo e' Priore nel 1340 Non va confuso Durante di Buonfantino con Durante di Bencivenni medico Priore nel 1295 e nel 1311
Per maggiori informazioni http://www.carnesecchi.eu/origi5.htm
In realta' sotto il naso di tutti vi era un documento di pietra a cui demandare la soluzione
QUATTRO COSE HANNO GRANDE IMPORTANZA NELLA RICOSTRUZIONE DELLA PRIMA STORIA DEI CARNESECCHI DI FIRENZE
UTILITA' DI UNO STEMMA
AAA ......LO STEMMA SULLA LAPIDE IN SANTA MARIA NOVELLA : UN ALBERO GENEALOGICO
Lo stemma dei Carnesecchi di Firenze ha moltissima moltissima importanza nella ricostruzione della loro storia come vedremo : Permettera' di tracciare un breve albero genealogico capace di chiarire le origini di questa famiglia Apre il dubbio all'esistenza di legami con la gente di Prato che in anni successivi prendera' questo cognome Fissa uno stacco cronologico differenziandosi da quello della famiglia quando si chiamava Duranti ( permettendo una datazione )
Una lapide sepolcrale in Santa Maria Novella a Firenze , come detto , fu l'elemento fondamentale per indirizzare la ricerca delle origini sulla giusta strada
articoli dal quotidiano La Nazione 25 novembre 2010 Il museo comunale di Santa Maria Novella di Firenze avrà un nuovo accesso, sul retro della chiesa ovvero in piazza Stazione, dove adesso c’è l’Ufficio informazioni turistiche. Lo prevede una delibera approvata dalla giunta su proposta dell’assessore alla cultura Giuliano da Empoli che contestualmente dà il via al restauro del Chiostrino dei morti, all’interno del museo, stanziando quasi mezzo milione di euro. Il Chiostrino dei morti fa parte di un sistema dei chiostri che comprende il Chiostro grande, il Chiostro verde, il Chiostro della Sindicheria, e il Chiostrino di Padre Dati. Il Chiostrino dei morti, chiamato così perché costruito sull’antico cimitero dei frati, è chiuso al pubblico dal 1999 e pesantemente degradato. Sono ancora presenti, tra l’altro, i danni provocati dall’alluvione del 1966. Con questo restauro, per il quale sono stati stanziati 425 mila euro, non solo sarà recuperata la struttura ma quest’ultima verrà finalmente riaperta al pubblico e anzi farà sì che il museo sia accessibile anche da piazza Stazione, Nel 1966 l’acqua dell’Arno arrivò fino a due metri e mezzo d’altezza e ancora oggi è presente in alcuni punti un residuo oleoso che ricorda i fatti di 44 anni fa. I lavori, che dureranno otto mesi, prevedono il restauro delle superfici affrescate, dei dipinti murali staccati, degli intonaci antichi. Inoltre il Chiostrino, che comunica con il Chiostro verde, sara’ reso di nuovo agibile e quindi fungera’ da nuovo accesso al museo.
11 giugno 2012 Dopo 13 anni è tornato visibile il Chiostrino dei Morti del museo civico di Santa Maria Novella. Sabato scorso l’inaugurazione del nuovo ingresso del complesso museale da piazza Stazione alla presenza del sindaco Matteo Renzi, dell’assessore alla cultura Sergio Givone, della sovrintendente Cristina Acidini, e di padre Alessandro Salucci, presidente dell’Opera di Santa Maria Novella. Chiuso nel 1999 per motivi di sicurezza a causa del degrado delle volte, è stato restaurato e riaperto al pubblico. I lavori sono costati 425 mila euro. Il chiostrino adesso fungerà anche da nuovo ingresso al complesso museale adiacente alla chiesa, condividendo una sala con l’Ufficio di informazioni turistiche di piazza della stazione. Il Chiostrino dei Morti, così chiamato perché costruito sull’antico cimitero dei frati, risale al 1270 e fa parte del vasto complesso architettonico di Santa Maria Novella che comprende un vero e proprio sistema di Chiostri: il Chiostro Grande, il Chiostro Verde, il Chiostro della Sindicheria, il chiostrino di Padre Dati e il Chiostrino dei Morti, che comunica con il Chiostro Verde attraverso un lungo passaggio che fiancheggia il Cappellone degli Spagnoli e il lato orientale della basilica. Quando fu decisa la chiusura, la superficie dei dipinti dell’apparato decorativo delle volte dei porticati si presentava pesantemente compromessa in tutta la sua estensione. In vaste porzioni l’intonaco pittorico era gravemente decoeso dall’arriccio, e questo dalla muratura. Nella croce di volta della prima campata del corridoio del Chiostrino, entrandovi dal Chiostro Verde, l’intonaco era caduto lasciando in vista la sottostante muratura in laterizio. I lavori hanno posto fine alla grave condizione di degrado in cui versava l’apparato decorativo delle volte del corridoio principale, evitandone la perdita e restituendolo al percorso museale, ed hanno consentito l’apertura di un nuovo accesso al museo comunale da Piazza Stazione. L’intervento al Chiostrino è inserito in un più vasto programma di riqualificazione del contesto urbano di piazza Stazione, avviato dall’amministrazione comunale negli ultimi due anni e che comprende la rimozione della pensilina, il riordino delle rotatorie nella piazza, il restauro dei fronti urbani della Caserma dei Carabinieri, la realizzazione delle stazioni ecologiche interrate, il potenziamento dell’ufficio di informazione turistica.
Firenze : Santa Maria novella : Chiostro dei morti : per la cortesia di Francesco Bini
Firenze : Santa Maria novella : Chiostro dei morti : per la cortesia di Francesco Bini
La lapide ancora esistente in Santa Maria Novella contraddice Scipione Ammirato il giovane ( Cristoforo Del Bianco ). E' la lapide della sepoltura del beccaio Pero Carnesecca . Recita : Sepoltura di Pero di Durante di Ricovero e dei suoi. La lapide databile agli anni 40 del trecento porta scolpito lo stemma di Piero Carnesecca figlio di DURANTE ( e quindi dei Duranti ) . Esso e' praticamente uguale a quello dei futuri CARNESECCHI diverso solo per avere quattro bande anziche' tre ed e' per il resto completamente uguale
ANNO 1340 CIRCA : lapide della sepoltura di Pero di Durante Ricoveri : Stemma dei Duranti--notiamo le 4 bande rispetto alle 3 dei successivi Carnesecchi
CONFRONTO tra lo stemma dei Duranti ed il primo stemma conosciuto dei Carnesecchi http://www.panoramicearth.com/5408/Florence/Chiesa_di_Santa_Maria_Maggiore_Church
Le nebbie del passato ci hanno lasciato come primo stemma riferibile ai Carnesecchi quello sulla sepoltura di Luca di ser Filippo in Santa Maria Maggiore databile al 1401 Il confronto ci rende chiaro come i due stemmi possano esser considerati uguali anche se quello dei Duranti ha una banda in piu'
Sepoltura di Luca di ser Filippo Carnesecchi in Santa Maria Maggiore ( Firenze ) anno 1401 : primo (cronologicamente ) stemma conosciuto dei Carnesecchi http://www.panoramicearth.com/5408/Florence/Chiesa_di_Santa_Maria_Maggiore_Church
Francesco Bini : lastra tombale di Filippo Carnesecchi 1401 S. Maria Maggiore Firenze
http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/avanzata.asp
da notare che sia per lo stemma Duranti che per lo stemma Carnesecchi si deve parlare di bandato e non di troncato
Della lapide di Santa Maria Novella ne accennava ai primi del seicento il Monaldi ( ma molto probabilmente ne aveva gia' parlato Vincenzo Borghini ) poi ne parlano sicuramente sia il Sermantelli sia il Rosselli Sulle scorte di questa stessa lapide per primo tra i Prioristi il Segaloni inizia ( intorno al 1650 ) la serie dei Priori dei Carnesecchi fiorentini con il Priorato del 1297 di Durante di Ricovero anziche' con quello del 1319 di Pero di Durante
Vincenzio Fineschi Memorie sopra il cimitero della chiesa di Santa Maria Novella di Firenze http://books.google.it/books?id=4BE5AAAAcAAJ&pg=PA20&dq=famiglia+degli+agli&hl=it&ei=oUkoTf6tM8ySswa74si9Ag&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CCoQ6AEwAQ#v=onepage&q=famiglia%20degli%20agli&f=false
la lapide copre la sepoltura di Pero di Durante lo stemma della lapide e' indubitabilmente lo stemma dei Carnesecchi , quindi Pero di Durante e' un antenato dei Carnesecchi E' facile affermare che quella e' la sepoltura del beccaio Pero Carnesecca Poiche' la lapide porta alla fiorentina anche il nome del nonno di Piero : Ricovero (Pero di Durante di Ricovero) questa chiarisce anche il legame di quelli che nel futuro verrano chiamati "Carnesecchi"con il taverniere Durante di Ricovero che fu Priore nel 1297 e con quella gente che fino ad allora veniva identificata come Duranti E' insomma in questo caso lo stemma e non il cognome a fissare la continuita' parentale
Durante , antenato dei Carnesecchi , e' un personaggio molto interessante , e' un taverniere del popolo di Santa Maria Maggiore,Priore nel 1297 , fondatore di una sua compagnia commerciale , capitano di Or San Michele ,ancora vivo nel 1320. Non ho trovato per ora nessuna altra traccia nei documenti cartacei che dimostri il legame di Durante di Ricovero coi futuri Carnesecchi , e' solo la pietra per ora a parlare ed anche in maniera molto significativa.
BBB--------------L'ANNO 1297 : EMERSIONE DI QUESTA FAMIGLIA DAL VUOTO DOCUMENTARIO
Si comincia ad investigare su qualcosa , quando questo qualcosa comincia ad apparire Nel caso di una famiglia si comincia a notarla quando la gente in qualche modo comincia a parlare di lei e quindi la famiglia comincia a lasciar tracce significative nei documenti Dopo si tenta l'analisi anche del periodo antecedente e con un po di fortuna si trova qualcosa che era sfuggito perche' poco rilevante
l'anno 1297 e' l'anno in cui un uomo di questa famiglia ( Durante di Ricovero tavernaio ) assurge al vertice politico della citta'. E quindi l'anno in cui il ramo di Durante Ricoveri tavernaio entra a far parte del ceto dirigente del comune di Firenze . L'elezione al priorato sanziona una specie di emersione dall'anonimato di una parte di questa stirpe Come accadeva a Firenze il successo politico raramente era disgiunto dal successo negli affari : quindi nonostante Durante venga classificato come tavernaio dobbiamo guardare a lui come a un mercante di successo immatricolato come tavernaio ma con un'attivita' molto piu' estesa I suoi discendenti sapranno consolidare successo commerciale e successo politico Dal nome di Durante i discendenti di quest'uomo prenderanno il cognome di Duranti ( figli di Durante ) solo successivamente per motivi che non mi sono completamente chiari prenderanno il cognome di Carnesecchi derivandolo dal soprannome del beccaio Pero di Durante comunemente chiamato "PERO CARNESECCA" , soprannome probabilmente legato al commercio di prosciutti e di carne di maiale Dal 1297 la presenza nel ceto dirigente sara' continua fino al secolo XVIII Nel corso di questo periodo di tempo emergeranno da questa famiglia personaggi che possiamo definire senza dubbio "storici" Cio' che riguarda questa famiglia prima del 1297 e' una zona nebbiosa che faccio fatica a decifrare ma che potrebbe aprire a una nuova storia nel territorio di Cascia e Ostina nel Valdarno superiore( zona dei Conti Guidi dei Pazzi della Valdarno , dei Castellani , dei Duranti di Nese, degli Altoviti ,dei Bardi , dei Foraboschi........... .
I Carnesecchi saranno dal Quattrocento fino alla fine del Settecento una delle famiglie piu' importanti di una citta' cosi ricca di storia come Firenze eppure di loro non si e' quasi parlato Poche righe qua e la' ma niente di importante Questo studio getta qualche sprazzo di luce in piu'
Le poche righe si possono elencare rapidamente
Mecatti Giuseppe Maria Storia genealogica della nobilta’ e cittadinanza di Firenze Cantini Lorenzo Saggi istorici d’antichita’ toscane ( che ne sbaglia lo stemma) Ademolo Agostino : Marietta dei Ricci ovvero Firenze ai tempi dell’assedio con le note di Luigi Passerini, Firenze, Chiari, 1845. V pag.1768 Crollalanza Goffredo Dizionario storico blasonico Ciabani Roberto Le famiglie di Firenze Poligrafo Gargani manoscritto num 502 503 504 505 Ceramelli Papiani manoscritti num 1243 ( Carnesecchi di Firenze ) e 1244 (sui Carnesecchi di Prato ) Sebregondi manoscritto num 1332 ( Carnesecchi di Firenze )
I documenti politici su Durante sono veramente pochi l'unico e' quello indicatomi da Fabrice Benvenuti relativo a Prato e forse si potrebbe considerare il legame con la compagnia di Orsanmichele Nelle consulte del Gherardi non compre
DURANTI / CARNESECCHI
Questa famiglia è stata in Firenze molto honorata per la loro richezza et anchora ritiene il nome de Carnesechi per e molti casamenti che in quello luogo anno dove habitano quei di questa famiglia e per li dischordie civile che alla giornata nascievono nella cipta era potente causa di non asciendere a qualche grado rilevato pero non e manchato loro nelle ochorentie che alla giornata nascievono dessere adoperati al pari dogni altro ciptadino come fu Franciesco di Berti che fu fatto uno de V ciptadini che havessino a vendere e beni della parte guelfa accietto che la loro residenzia et la torre doltre arno allato al ponte vechio che fu lanno 1471 et se nonche monsigniore Veschovo a machiato eresia questa famiglia per la tanta sua perfida ostinazione che meritamente in Roma fu abruciato a tempi nostri saria in maggiore riputazione che la non è. Priorista Corsi-Salviati ( Cortesia dottoressa Laura Cirri )
Carnesecchi : Sono molto antichi , e si dissero gia' dei Duranti . Hanno avuto 49 Priori , 11 Gonfalonieri , ed 8 senatori ; oltre ad un Cavaliere di Malta , ed alcuni Cavalieri di San Stefano . Per loro chiamasi il Canto de' Carnesecchi dal Centauro , ove era la casa di Francesco Maria , il quale non e' molto ch'e' passato all'altra vita senza successione .
E' possibile che la cattiva fama che la chiesa cattolica ha sparso sul nome di Pietro Carnesecchi ,infame per i cattolici ma martire per i protestanti ,abbia macchiato il nome dei Carnesecchi contribuendo alla dimenticanza in cui giace ........et se nonche monsigniore Veschovo a machiato eresia questa famiglia per la tanta sua perfida ostinazione che meritamente in Roma fu abruciato a tempi nostri saria in maggiore riputazione che la non è....
Piu' probabilmente l'obblio e' dovuto al fatto che gia' nel settecento le linee aristocratiche erano estinte , e le linee povere erano impegnate da ben altri pensieri che a mantenere viva la fama della famiglia o dar dei soldi ad un genealogista per ricostruirne le parentele o la storia
Come detto inizialmente erano conosciuti come DURANTI ( da Durante di Ricovero che fu il primo Priore di questa famiglia nel 1297 ). Presero poi il nome di Carnesecchi ( nome certamente mutuato attraverso il beccaio Pero Carnesecca ) intorno al 1370--1380 quando i tre fratelli Zanobi, Cristofano , Paolo figli di Berto di Grazino ,( pur non essendo quindi discendenti diretti di Pero ) iniziarono ad essere identificati con questo cognome che poi si estendera' a tutti i pochi altri membri della famiglia Duranti Da notare la presunta parentela coi Duranti di Santa Croce asserita dagli eruditi ma che io non ho trovato il modo di dimostrare (sebbene la vicinanza dei possessi nel Reggello parrebbe confermarla ab antiquo )
Questo cognome ( Carnesecchi ) in un certo qual modo bizzarro e' divenuto coi Carnesecchi fiorentini un cognome importante ; importante nella Firenze rinascimentale perche' socialmente assai importante era la famiglia fiorentina ; importante anche a livello nazionale perche' alcuni suoi appartenenti possono essere considerati personaggi storici di un certo spessore . Pietro Carnesecchi ed Andrea suo padre (per un periodo emino a Costantinopoli ) compaiono sul dizionario Treccani . Ma meriterebbe ugual fama Lorenzo il commissario della Romagna fiorentina ai tempi dell'assedio
Nei primi decenni del trecento a Firenze il beccaio Pero Durantis Richoveri ,conosciuto come Pero Carnesecca , probabilmente legato a Parte Guelfa fonda le fortune politiche della famiglia. Solo intorno al 1370-1380 ,Zanobi di Berto di Grazino , discendente indirettamente da Pero , cessera' di essere identificato come Duranti per essere identificato come Carnesecchi . Cognome che diverra' comune a tutto il ceppo sopravvisuto alle epidemie del trecento
Parlo di Duranti come cognome e non come patronimico ,perche' per un breve periodo Duranti diventa forma cognominale
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storiaaristocraziafiorentina
L'identificazione di Durante e' certa, ( ed e' quindi il nostro punto di partenza ) cerchiamo pero' , per un momento , di andare un poco a ritroso e di fare luce sulla figura di Ricovero ( Recupero ) padre di Durante
Di Ricovero padre di Durante ho forse trovato una traccia tra gli atti regestati dal Lami nel suo << Sanctae Ecclesiae Florentinae Monumenta ab Ioanne Lamio >> Un lodo del 1238 in cui compare nel popolo di Santa Maria Maggiore un taverniere di nome Ricovero
Il nome Ricovero e' in quel periodo un nome molto comune ma il popolo e la taverna inducono ad un forte sospetto di trovarci di fronte al nostro uomo E' un documento che retrodaterebbe di molto la presenza dell'antenato dei Carnesecchi a Firenze
Se cosi fosse i futuri Carnesecchi erano presenti a Firenze nel popolo di Santa Maria maggiore gia' dalle prime decadi del XIII secolo ed esercitavano il mestiere di tavernai
Quasi tutti i genealogisti sono d'accordo nel ritenere che il luogo d'origine dei Carnesecchi fosse Cascia nel Valdarno superiore dove nel catasto del 1427 troviamo la maggior parte dei loro beni fondiari
Gia' nel 1480 il Verino ,narrando in rima delle famiglie notabili fiorentine , ipotizzava della provenienza dei Duranti da Cascia di Reggello . E successivamente i genealogisti parlavano di un legame coi Duranti di Santa Croce anche loro provenienti da Cascia . Nonostante , come vedremo , i legami tra i Duranti/Carnesecchi e Cascia siano molti e forti non ho trovato nei documenti ( per la maggior parte fornitimi dagli spogli del dr Piccardi )niente che risalga a prima degli inizi del trecento.
Ipotizzando la presenza di Ricovero nel 1238 a Firenze ,e' da vedersi un andirivieni tra Firenze e Cascia di questi primi Carnesecchi che forse utilizzano Cascia come luogo di approvvigionamento per l'attivita' cittadina senza escludere che anche qui non abbiano una qualche attivita' di ristoro .( fatto di cui mi accennava la signora Maria Luisa Fantoni ) Questo per quasi un secolo Infatti dall'atto del 1238 alla morte del beccaio Pero Carnesecca passa qualcosa di piu' di cento anni
CENTO ANNI DI TAVERNA !
Come dice il dr Piccardi il vino di Ricovero doveva essere veramente buono
Sono un centinaio di anni a Firenze segnati dall'oscurita' di un'attivita' minore da cui esce improvvisamente Durante che nel 1297 e' eletto Priore
E' probabile che Durante abbia doti importanti di imprenditore La compagnia di Durante di Ricovero da lui fondata e di cui non conosco quasi niente lascia intravvedere un mondo da scoprire
Ma la fortuna commerciale a Firenze deve essere consolidata con l'accettazione nel ceto dirigente A questo , come ora vedremo , pensera' il beccaio Pero Carnesecca che solidale a Parte Guelfa inserira' definitivamente la famiglia tra quelle che contano
Sanctae Ecclesiae Florentinae Monumenta ab Ioanne Lamio PRIMO VOLUME
SECONDO VOLUME
TERZO VOLUME http://books.google.it/books?id=DSTzbY9GdxcC&pg=PA1704&dq=editions:ww4M0lwcXZ0C&hl=it&ei=wtpHTvHiKM638gOU3dHQBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CDkQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false
Questo atto potrebbe retrodatare l'inurbamento degli antenati dei Carnesecchi E puo' aprire uno spiraglio di luce sulla possibile imprenditorialita' di questa famiglia che emigrata Firenze come in una America del secolo XIII mette in piedi un'attivita' sufficientemente lucrosa ( anche se socialmente non rilevante ) ispirando altri parenti a fare la medesima cosa
Aprendo alla possibilita' che l'inurbamento fosse addiritura antecedente a Ricovero Di questo segno un documento che ritengo falso o comunque fortemente inquinato inserisce i Carnesecchi ( in compagnia di molte altre famiglie fiorentine ) tra le famiglie consolari. Da nessuna parte ho trovato alcun motivo , neanche vago , di conferma alla cosa anzi tutto sembra provare la falsita' della cosa estratto da un libro di memorie ....Da un libro di memorie di Giovanni Frescobaldi probabilmente falso o comunque alterato ( dr Piccardi )
E' possibile invece una presenza a FIRENZE nel dodicesimo secolo degli avi di Durante avvolta nella nebbia di una certa mediocrita' sociale
A Firenze appaiono all'inizio come una stirpe di tavernieri e beccai Alla fine del duecento Durante e' taverniere nel popolo di Santa Maria Maggiore , Grazino sembra esserlo nel popolo di Santa Maria Novella e Piero Carnesecca lo e' nel popolo di Santa Maria Maggiore
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ANNO 1247
Santa Maria Maggiore a Firenze
Compare un Ricovero di Rustichello in un atto dove la Chiesa di Santa Maria maggiore cede in locazione un pezzo di terra con annessa vigna
Ricovero si impegna a lavorarlo ( o a farlo lavorare ) e per quanto riguarda la vigna s'impegna a non fare CAPOGATTO (!)
Quindi il divieto di far capogatto ha a che fare con le viti e le vigne con la creazione di barbatelle e quindi con la produzione di vino
Questo divieto puo' essere dovuto :
a che il vino prodotto fosse di particolare pregio ed ottenuto con incroci particolari tra vitigni fatti dai frati e quindi questi non volessero una diffusione incontrollata
Alla possibilita' che con tale pratica la vigna si deteriorasse ma e' tecnica che viene usata ancor oggi
Ma forse e' tutto piu' semplice
Ricovero affitta un pezzo di terra e le pertinenze
Prende nello stesso contratto solo da lavorare o da far lavorare una vigna annessa, non oggetto della locazione e che rimane quindi ai frati , forse come pagamento parziale e gli viene vietato di fare a suo uso delle barbatelle
Sarebbe utile vedere il documento originale anziche' il regesto
Ora senza la minimissima prova documentaria ma solo come ardita suggestione Ricovero potrebbe essere il taverniere padre di Durante
Gia' e' una forzatura vedere in Ricovero taverniere del lodo 1238 il padre di Durante , diventa una forzatura doppia collegare i due Ricovero in una medesima persona
La conduzione di una vigna ad uso di una taverna ?
Di mezzo c'e' ancora la chiesa di Santa Maria Maggiore
Ricovero nell'atto del 1238 compare come RICOVERO TAVERNARIUS quindi non con un patronimico , ed a logica dovrebbe mantenere la medesima identificazione
Puo' essere pero' che la solennita' dell'atto d'affitto comporti l'uso del patronimico RICOVERO di RUSTICHELLO o che il notaio diverso voglia un'indicazione piu' sicura del contraente
Teniamo questo atto in un angolo della memoria per quel che vale cioe' come cosa del tutto fantasiosa
SCHEDE.....................RICOVERO o RECUPERO il padre ipotesi |
storiaaristocraziafiorentina
Il duecento e' per quelli che si cognomineranno Duranti/Carnesecchi nel trecento un eta' senza cognome in cui e' difficile trovare i legami familiari E' un 'eta' di patronimici che possono aver originato famiglie cognomignatessi poi con cognomi diversi o comunque a famiglie senza piu' contatti visibili Se pero' potessi saperne di piu' delle prime generazioni potrei forse ricostruire la storia di una famiglia tramite la storia di un' altra o di altre famiglie Potrebbe essere il caso dei Duranti/Carnesecchi che forse potrebbero esser messi in correlazione coi Duranti di Nese e forse coi Castellani
CCC................I LEGAMI CON CASCIA E CON OSTINA NEL REGGELLO
DDD..............I PRESUNTI LEGAMI PARENTALI CON LA FAMIGLIA DETTA DEI DURANTI DI NESE
I LEGAMI CON CASCIA E CON OSTINA NEL REGGELLO
Ma da dove provenivano prima d'inurbarsi a Firenze ? Per rispondere solitamente gli studiosi fanno riferimento alla localizzazione dei loro futuri possessi terrieri Infatti e' stato piu' volte notato come vi fosse la tendenza nelle famiglie di recente urbanamento in Firenze ( e di recente arricchimento ) a comperare terreni nei luoghi d'origine nel contado Nel caso dei Duranti/Carnesecchi la maggior localizzazione dei possessi terrieri e' nel Reggello a Ostina e a Cascia
I genealogisti cosi dicono che i Duranti / Carnesecchi sono originari della zona del Reggello Intorno al 1480 anche il Verino nei suoi versi sull'origine delle famiglie fiorentine dice i Duranti - Carnesecchi originari della Val d’Arno superiore
Nella sua portata presentata al catasto del 1427 Luca di Luca Carnesecchi denuncia una proprieta' nel Castelvecchio di Cascia , un luogo abbandonato da molto tempo Questo fatto fa fare alcune considerazioni alla dottoressa Valentina Cimarri e alla signora Maria Luisa Fantoni
una considerazione di Maria Luisa Fantoni
mi hanno colpito molto le riflessioni di Maria Luisa Fantoni che trovo del tutto ragionevoli e direi illuminanti ..........È certo che la presenza di un Carnesecchi in quella rocca munita, in quella CURTE CASCIE che ebbe vita attiva, vita importante, soltanto durante il I° millennio e poco oltre, dà molto da pensare. Dà da pensare per l’esiguità del possedimento che, seppur rilevabile ancora e catastabile nel primo quattrocento, è comprensivo solo di una spanna di terra ove fare poco vino e di una muriccia di casa, già pericolante, in cima ad un cocuzzolo. Non sono le proprietà magnifiche del Pian di Cascia solitamente acquisite dagli appartenenti alla casata dalla seconda metà del ’200 in avanti; verso il ’500 e anche oltre. Dà da pensare perché quel Carnesecchi è Lucha. Lucha, il giovin signore fiorentino figlio di Luca di Messer Filippo di Matteo (di Durante, di Ricovero…). Giusto negli anni venti del quattrocento Lucha, ben lungi dalla necessità di acquistare un immobile vecchio entro una corte medievale senza vita, era già pervenuto (e come sembra in asse ereditario dal bisnonno Matteo) in possesso di tutto il castellare de’ Sergenti (distante appena mille metri dalla corte stessa). L’antica Ostelleria – Macelleria che tanta fortuna ebbe nei destini trecenteschi del BORGO NUOVO Cascese e di quella famiglia che chiameranno "I Carnesecchi". Anzi, da quel sito, entro la grande cinta muraria dugentesca e a questa addossata, sul lato perimetrale di Nord – Ovest, Lucha ricavò, presumibilmente sul basamento di una delle vecchie torri, la sua "Casa da Signore". Ampia,lussuosa magione. Esiste ancora, è l’attuale villa Ricci nell’agriturismo omonimo. Effettivamente ha ragione Maria Luisa Fantoni : perche' comperare qualcosa in un luogo abbandonato da tanto tempo ?...........
Castelvecchio di Cascia ……………Un possesso di Luca Carnesecchi nel castelvecchio di Cascia"
UN MEDESIMO LUOGO D'ORIGINE PER I CARNESECCHI , I CASTELLANI, I DURANTI DI NESE poi fiorentini
..............Inoltre all'interno di questa circoscrizione Luca Carnesecchi possedeva una vigna nelle coste del castello vecchio di Cascia, ubicata lungo il fossato della struttura difensiva, ed una casa che stava per cadere sulla piazza comunale di quest'ultimo insediamento, sulla quale si affacciavano anche alcuni edifici di proprietà di Antonio di Niccolò Castellani i cui avi erano nativi del castello. Articolo della dottoressa Valentina Cimarri Calussi : Famiglie fiorentine e loro possessi a Cascia nel 1427
Mariano di Stefano era forbiciaio a Firenze, ma con molta probabilità originario del popolo di San Tommè d'Ostina; infatti, oltre ad un podere con casa da lavoratore ed un pezzo di pastura ubicati a Santa Tea ed un podere a Mercatale, nel popolo di Sant'Andrea a Cascia, tra l'altro confinato con i beni di Vieri di Bartolomeo de' Bardi, egli possiede ben tre poderi nel popolo di San Tommè. Due sono ubicati sul torrente Resco e caratterizzati dalla presenza di una casa da lavoratore e pezzi di castagneto; il terzo, sebbene non sia specificato, potrebbe essere quello di San Giovenale valutato 128 fiorini Articolo della dottoressa Valentina Cimarri Calussi : Famiglie fiorentine e loro possessi a Cascia nel 1427
Sui Castellani lo studio che io conosco e' quello di Giovanni Ciapelli dal titolo : Una famiglia e le sue ricordanze : I Castellani di Firenze nel tre-quattrocento edito da Leo S. Olschki editore
E' uno studio interessante che si concentra sull'ascesa e le vicende del ramo di Vanni di ser Lotto Sull'origine di questa famiglia non si pronuncia lasciandole nella loro oscurita'
Nel libro figura solo questo albero genealogico del ramo di Lotto Castellani
E' uno studio su una famiglia che giunge ai vertici economico politici durante il regime albizesco (citazione dal libro ) ....Eppure c'era stato un periodo , fra il tramonto del regime"democratico" seguito al tumulto dei Ciompi, e il ritorno dall'esilio di Cosimo de Medici , in cui i Castellani erano stati uno dei casati piu' potenti dell'oligarchia fiorentina , una delle famiglie che tenevano in mano le redini della citta' : un ruolo che verra' meno del tutto dopo il settembre 1434 per non ripresentarsi piu' fino ai nostri giorni. Causa principale come e' noto , l'appartenenza a quel partito "albizzesco", a cui erano strettamente legati anche da vincoli di parentado , che fu spazzata via dal trionfio della "fazione medicea"
Il castello di Cascia era dal xii xiii secolo un luogo in abbandono Secondo la dottoressa Valentina Cimarri i Castellani avrebbero origine nel castello di Cascia in cui ancora nel 1427 possedevano beni Anche i Carnesecchi sono dati come originari nel medesimo castello ed anche loro avevano nel 1427 beni nel castello ed intorno E pur vero che i Castellani agli inizi del trecento sono presenti in una politica che mira all'acquisizione di centri fortificati, difficilmente pero' questo castello in rovina potrebbe aver attirato le loro attenzioni
Una disgressione : .........I Castellani e la loro origine a Cascia ( Reggello ).
Sembra cioe' esistere un luogo d'origine in comune tra i Carnesecchi , i Castellani e i Duranti di Nese I Duranti di Nese e i Castellani paiono condividere il luogo iniziale d'inurbamento a Firenze cioe' il Sesto di San Piero Scheraggio
Una famiglia Castellani a Prato E' interessante notare che cosi come esiste una famiglia Carnesecchi a Prato di origini non precisate , esiste a Prato anche una famiglia Castellani di altrettante origini non precisate Il fatto non significa proprio nulla ma teniamolo in angolo della memoria
scrive il Fiumi nel suo "Demografia, movimento urbanistico,e classi sociali in Prato , dall'eta' comunale ai tempi moderni Poco si conosce di questa famiglia magnatizia e ghibellina , forse originaria della Villa di Iolio Fede del fu Iacopo , che nel 1299 e' fra i capifamiglia prestanziati di fiorini 10, fu bandito nel 1301 : nel documento e' cognominato de Castellanis (BNF L Bal c It ) Appartengono a questa casata anche Zari e ser Soffredi di Ghino e Castelluccio e Meo del Piovanoconfjnati nel 1304 All'estimo del 1305 spettano ai Castellani le seguenti poste : figli di Amerigo Ceppi lbr 912 s 6 ; Castelluccio di messer Lotto lbr 233 ;Sandro del fu messer Soffredi 949.8.2 ; Ghino del fu messer Soffredi 1216.2.10 (ASP 2853 quad 7 Capo di Ponte ) messer Arrigo Ceppi e il fratello Mannuccio avevano posseduto terre e mulini nel piviere di Colonica (statuto dell'Arte p 33 note 5,6 ) I Castellani furono ascritti fra le caste magnatizie ( ASF diplomatico Str.Ug. 19 maggio 1310) e nel 1318 19 Sandro di messer Soffredi col figlio Guccio , e Naccio del fu Ghino di messer Soffredi furono tenuti a sodare ( ASP A.G. 494 quad 2,4, cc 26 sg ) Nella libbra del 1325 sono da assegnare ai Castellani le poste di esigua entita' di Castelluccio Plebani , Nuccio Ghini e Sandro di messer Soffredi (cap II, 2) I figli di messer Arrigo furono Meo e Ghetto (BRP 105 c 95t ) ma di essi e degli altri Castellani che ebbero case e torri a porta Capo di Ponte nell'ambito della seconda cerchia , perdiamo ogni traccia
Cascia nel Reggello e' sicuramente un luogo importante per i nostri Luogo dove vivono sicuramente dei parenti e luogo dove si riforniscono per le taverne fiorentine
Vorrei attirare l'attenzione sulla contiguita' e la vastita' della dislocazione dei possessi quattrocenteschi dei Carnesecchi, dei Castellani, dei Duranti di Nese nel piano di Cascia Oggi non ho documentazione sufficiente per capire quando e come queste famiglie ne siano entrate in possesso
Matteo di Durante i suoi figli cioe' ser Filippo (notaio ) e messer Niccolo ( giudice ) conservano stretti legami col territorio valdarnese In modo particolare ser Filippo e' delegato a rappresentare in piu' occasioni il popolo di Cascia nei confronti del Coomune di Firenze Una lapide non piu' esistente era presente nell'ingresso della Pieve di San Piero e ricordava la sepoltura di Grazino e di Matteo Durantis. Sopra la lapide lo stemma dei Duranti < Tommasa di Giovanni di Niccolo prevede nel suo testamento un lascito per San Tomme' di Ostina
Michele di Braccino di Pero intorno al 1380 prevede nel suo testamento lasciti per quattro chiese : Santa Maria Maggiore , Santa Maria Novella , San Piero a Cascia , santa Tea a Cascia
Nel suo diario Camillo Tabarrini settecentesco pievano di Cascia parla di una lapide nella Pieve di San Piero a Cascia
.......Negli atti della visita di Monsignore Vescovo Federighi l’anno 1441, dicesi costrutta da Fratel Angelo dell’Ordine Gerosolimitano, che credesi Duranti, essendo questa famiglia anticha consorteria della Nobilissima Famiglia Carnesecchi che discende dalla Pieve di Cascia di cui vi è la sepoltura nella loggia avanti a porta principale della chiesa della Pieve di San Piero a Cascia a mano destra colla sua Arme nel muro di marmo carrese coll’inscrizione Sepulchrum Filiorum Mattei, Grezini Durantis et Descendentium................ Camillo Tabarrini pievano di Cascia
Sepulchrum Filiorum Mattei, Grazini Durantis et Descendentium.( sito del Kunsthistorisches Institut)
.....nella "loggia avanti a porta principale della chiesa della Pieve di San Piero a Cascia" oggi lo stemma non esiste piu' probabilmente vittima dei restauri degli anni 60 Ne esiste un disegno molto schematico (e privo del rocco ) presso il Kunsthistorisches Institut in Florenz .Si notino le 4 bande
E' da rammentare che mentre Pero ( il beccaio Carnesecca ) come abbiamo visto istituisce la propria sepoltura in Santa Maria Novella a Firenze Matteo e Grazino istituiscono la propria in San Piero a Cascia
Lo stemma della Pieve di Cascia ( penso non piu' esistente o in qualche magazzino ) proviene da un disegno in possesso dello "Kunsthistorisches Institut " vedi sito http://wappen.khi.fi.it/wappen/wap.07931978
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possessi Carnesecchi a Cascia : studi di Maria Luisa Fantoni ,della professoressa Alessandra Ceccherelli ,e di Roberto Cellai
I luoghi sono soggetti nel xiii secolo ai Conti Guidi , alla Badia fiorentina , ai Pazzi della Valdarno
E' interessante notare :
la vicinanza dei terreni Carnesecchi ai castelli di Ostina e di Cascia
la direttiva dei loro possessi alla fine cinquecento lun la retta Sergenti , Borgo a Cascia , San Siro , Merenzi
molti dei terreni sono in possesso dei Carnesecchi almeno dai primi decenni del trecento cioe molto prima dell'acquisto fiorentino di Arezzo
Occorrerebbe uno studio sul notarile per vedere se e' possibile stabilire il periodo di acquisizione
Da tenere in considerazione che avessero mezzi economici gia' prima ancora di partire dal Valdarno oppure che l'acquisizione di terre sia legata all'attivita' usuraria del tavernaio Durante di cui accenna nel suo testamento, oppure considerando i confini coi Duranti di Nese ed i Castellani che sia stato un lento processo di assimilazione di proprieta delle tre famiglie
Grazino e Matteo avevano la sepoltura nella chiesa di SAN PIERO A CASCIA
Michele di Braccino ricorda nel testamento oltre le chiese fiorentine anche SAN PIERO A CASCIA e SAN SIRO
I discendenti di Matteo sembrano avere una predilizione per SAN TOMMASO A OSTINA
Dicevo una linea che parte dalle torri dei Sergenti
I Sergenti ……Ritrovamento di alcune torri medioevali nell'abitato de " i Sergenti ": notizie storiche e descrizione dei reperti --- di Maria Luisa Fantoni--
Passa per la torre campanaria ( torre di avvistamento ) della Pieve di Cascia
prosegue ad incontrare la pieve di San Siro
San Siro. La dedicazione ad un protomartire caro all’etnia bizantina sembra testimoniare l’origine piuttosto antica del sito. Il popolo, con la denominazione di San Silio de Sancto Novo, è nominato nel Libro di Montaperti nel 1260 e successivamente nelle Decime degli anni 1274-75 e 1301-3. Nella Decima del 1301, conservata all’Archivio Vescovile di Fiesole è detto S. Syri de curte Cascie forse ad indicare la sua collocazione all’interno del distretto amministrativo del castello di Sant’Andrea a Cascia - il Castelvecchio ricordato nella documentazione medievale - con S. Stephani de curte Cascie l’attuale Sant’Andrea al Borgo. Il complesso architettonico di San Siro è costituito dalla piccola chiesa rurale e dalla torre campanaria di epoche diverse; la torre campanaria, come si evidenzia dalle forme, fu costruita come struttura fortificata a scopo difensivo, in precedenza alla chiesa, probabilmente fra VII e VIII secolo. La chiesa invece risale al XII secolo come lascia pensare l’arco tamponato d’ingresso sul lato ovest scolpito a bassorilievo.
dressa Valentina Cimarri
L'antica dedicazione della chiesa , la presenza di una linea visiva con quella di Cascia e Merenzi ci inducono ipotizzare la presenza di limes fortificato lungo il piano di Cascia , di cui le torri di Cascia e San Siro sarebbero state i punti forti principali, in uso durante l'altomedioevo; solo intorno allo xi secolo, quando viene costruita o ricostruita la chiesa . le due torri sarebbero state convertite in campanili
dressa Valentina Cimarri
Prosegue verso i Merenzi e piega verso Ostina
Ad Ostina ( Reggello : Antica fattoria di Ostina )
Cortesia dottoressa Valentina Cimarri archeologa
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Cortesia "Antica Fattoria di Ostina"
La dottoressa Valentina Cimarri archeologa e' autrice di diverse opere sui luoghi intorno a Reggello
Lo splendido : Reggello Il territorio e la sua storia , luoghi e percorsi medioevali Lalli editore
Lo statuto di Leccio del 1470 scritto con Gabriella Pasquali
La pieve di Cascia ,storia e arte scritto con Italo Moretti
interessanti ( anche per la storia del trittico di San Giovenale ) i rapporti di patronato sull'altare di san Tomme' a Ostina che si protraggono almeno fino al cinquecento inoltrato
Pag. 202r 19/9/1424 Testamento di D.a Tommasa di Giovanni di Niccolo' Mattei de' Carnesecchis di Firenze e vedova di Tommaso di Bartolomeo del Grasso di Firenze.
Vuole essere sepolta nella chiesa di S. Tome' di Ostina.
Vuole che la sua dote sia così utilizzata:
Che venga donata una pianeta con camice, stola e manipolo del valore di fiorini 16 e che si spendano fiorini 4 per abbellire e riadattare l' altare di S. Tome' di Ostina fatto fare dal padre Giovanni. Che fiorini 25 vengano dati al Rettore della chiesa di S. Tome' di Ostina perche' celebri messe e compri ceri.
Fiorini 50 alla chiesa di S. Pier Gattonino in Firenze per messe.
Soldi 20 a S. Reparata di Firenze e soldi 10 per le mura di Firenze (quote obbligatorie)
Lascia fiorini 50 a suo figlio Antonio affinche' studi qualsiasi scienza gli piaccia.
Il resto della dote verra' diviso fra i figli Antonio, Lorenzo, Giuliano e Niccolo'.
Pag. 226r 25/1/1426 Atto in Montecarelli. Giovanni fu Niccolo' Mattei de' Carnesecchis citt. fiorentino da una parte e Michele Nelli di Menzano dall'altra nomina tre arbitri per dirimere una loro controversia non specificata.
nel 1541 i Carnesecchi sono ancora legati alla cappella di San Giuliano in San Tommaso a Ostina
storiaaristocraziafiorentina
CARNESECCHI ...........................DURANTI DI NESE...........................CASTELLANI
I PRESUNTI LEGAMI PARENTALI CON LA FAMIGLIA DETTA DEI DURANTI DI NESE
DURANTI DI NESE <
Il priorista MARIANI li da originari di GAMBASSI ma e' un ERRORE infatti tutti i documenti li mettono in relazione con CASCIA nel VALDARNO SUPERIORE
Interessante e' notare che i DURANTI DI NESE nel momento in cui li incontro intorno al 1370 sono FABBRI di mestiere e li troviamo stanziati nel sesto di SAN PIERO SCHERAGGIO (hanno le sepolture nella chiesa omonima ) dove scorreva lo Scheraggio e dove potevano funzionare i magli idraulici NESE e' fabbro a Firenze suo fratello Martino e' fabbro a CASCIA Nel 1370 possiedono tra l'altro una casa ( probabilmente ereditata dal per me misterioso padre DURANTE) posizionata vicino alla zecca vecchia che venderanno appunto agli ufficiali della zecca
Gli eruditi dicono che i Duranti/Carnesecchi sono parenti con i Duranti di San Piero Scheraggio (o di Santa Croce o anche Duranti di Nese) ma questo potrebbero dirlo per l'omonimia : Sia i Duranti/Carnesecchi sia i Duranti di Santa Croce sono originari di Ostina e Cascia Non ho trovato documenti per confermare il parere degli eruditi Pero' la contiguita' di diversi possessi fondiari nei dintorni di Cascia potrebbe avvalorare la parentela tra Carnesecchi e Duranti di San Piero Scheraggio Nel trecento tra i Duranti di Ricovero e i Duranti di Nese non sembra sopravvivere alcun contatto E' comunque possibile che i due gruppi appartenessero ad un gruppo familiare esteso che nell'urbanizzazione aveva perso la sua coesione
Nessun elemento concreto Pero' vale la pena di raccogliere dati sui Duranti di Nese con la possibilita' che questi prima o poi siano utili alla storia dei Duranti/Carnesecchi
Probabilmente attraverso i Duranti e i Carnesecchi si attua quindi tra Cascia e Firenze un interscambio continuo di beni e di uomini Un universo che non mi e' ancora del tutto chiaro che sicuramente muove piu' individui di quelli da me individuati
IMMAGINO CHE LO STEMMA DEI DURANTI DI SANTA CROCE SIA SUCCESSIVO A QUELLO DEI CARNESECCHI , ESSENDO SUCCESSIVA LA LORO AFFERMAZIONE POLITICA NEL CASO VI SIA UNA PARENTELA LO STEMMA DIVERSO SIA STATO ADOTTATO PER DIFFERENZIARSI
stemma dei Duranti di San Piero scheraggio o Santa Croce ROSELLI SEPOLTUARIO FIORENTINO : S. PIERO SCHERAGGIO Man. 624 pag.575 stemma 5
E' opinione d' alcuni esser una delle Chiese che intorno all' anno 800 furono opera di Carlo Magno Imperatore fatta edificare nella nostra città.... passato il pulpito camminando verso la Porta, passato l' Altare de' Buonafedi segue un Altare della Famiglia de' Duranti con Arme loro ne Capitelli delle colonne e pilastri. Questa Cappella è oggi dell' Arte de' Mercanti, la quale dà ogn' anno alcune Doti ( credo ) per lascio d' alcuno di questa med.ma Famiglia. by dr Roberto Segnini
stemma dei Duranti nell'area della pieve di Cascia
Nese di Durante fu 2 volte Priore nel 1379 e nel 1388 , nel 1374 era a Monsummano a rappresentare la Repubblica e nel 1388 a Pistoia Stefano di Nese fu 3 volte Priore nel 1415 nel 1421 nel 1425 Mariano di Stefano fu 3 volte Priore nel 1436 nel 1441 e nel 1456 , fu anche cassiere della camera del comune nel 1430
ORSINI DE MARZIO editori : Stemmario fiorentino
Le sepolture di questa famiglia sono ( vedi Rosselli ) in Santa Croce e in San Piero Scheraggio
Mariano di Stefano era forbiciaio a Firenze, ma con molta probabilità originario del popolo di San Tommè d'Ostina; infatti, oltre ad un podere con casa da lavoratore ed un pezzo di pastura ubicati a Santa Tea ed un podere a Mercatale, nel popolo di Sant'Andrea a Cascia, tra l'altro confinato con i beni di Vieri di Bartolomeo de' Bardi, egli possiede ben tre poderi nel popolo di San Tommè. Due sono ubicati sul torrente Resco e caratterizzati dalla presenza di una casa da lavoratore e pezzi di castagneto; il terzo, sebbene non sia specificato, potrebbe essere quello di San Giovenale valutato 128 fiorini. Questi beni permettono a Mariano un discreto tenore di vita tanto che può permettersi di mantenere non solo la famiglia nucleare - composta da monna Nanna e da due bambine piccole Nese e Maria - ma anche sua madre Nicolosa e due cugine in età da marito Nanna e Sandra. Ha inoltre un buon numero di debitori che distinge in buoni e cattivi, sia fiorentini che cascesi.
by dottoressa Valentina Cimarri Camussi articolo : Famiglie fiorentine e loro possessi a Cascia nel 1427
MOLTO SIGNIFICATIVO : Nel 137 Nese e Martino figli di un Durante vendono al Comune di Firenze un palazzo nei pressi di via della Ninna che probabilmente proveniva loro dal padre La proprieta' del palazzo potrebbe evidenziare che gia' il loro padre si era inurbato Anche questi Duranti vivevano tra Firenze e CasciaNese e' fabbro a Firenze Martino fabbro a Cascia
Di un altro legame parentale cascese sembra esservi traccia in : Tommaso di Marco Durantis Gli stretti rapporti tra ser Filippo di Matteo e Tommaso Durantis sembrano dirli parenti
Storia dei Carnesecchi : I Duranti/Carnesecchi a Cascia in Valdarno e presunto legame coi Duranti di Santa Croce
vai alla pagina Vestigia Storia dei Carnesecchi : I Duranti/Carnesecchi a Cascia in Valdarno letto dal gruppo G. d. S. Vestigia nel Tempo : Maria Luisa Fantoni, Alessandra Ceccherelli, Roberto Cellai
Cascia nel Reggello Storia dei Carnesecchi :presunto legame coi Duranti di San Piero Scheraggio ( di Santa Croce )
I Sergenti ……Ritrovamento di alcune torri medioevali nell'abitato de " i Sergenti ": notizie storiche e descrizione dei reperti --- di Maria Luisa Fantoni--
Un Priore del 1381 Storia dei Carnesecchi : Chi e' questo Tommaso di Marco Priore nel 1381 ? Suppongo si tratti di uno Strozzi ma teniamolo presente nella nostra storia
NOTA BENE A Firenze questi Duranti sono quindi allocati nel Sestiere di San Piero Scheraggio ( Quartiere di santa Croce ) e nota bene vicino ai Castellani anch'essi considerati originari del castello di Cascia Interessante notare come i Duranti di Nese che erano fabbri siano posizionati nei pressi del torrente Scheraggio che forniva sicuramente il movimento alle macchine idrauliche
I fabbri del Reggello pare fossero famosi in tutta Europa per la fabbricazione di cervelliere tra il 1200 e il 1400 Le cervelliere erano speciali elmetti metallici forgiati in un unico pezzo e indossati dai guerrieri sotto gli elmi, messi a ulteriore protezione della testa durante i combattimenti. Il territorio di Cascia comprendeva tutta la piana e i suoi fabbri, di una maestria unica, trovarono nella produzione di queste cervelliere la loro eccellenza.
bibliografia Simone Picchianti.........L’Arte dei Fabbri a Firenze e nel suo contado attraverso gli statuti e le matricole (1344-1481) Vieri Mazzoni.........Bonanno di Goro: qualifica professionale e profilo socioeconomico di un armaiolo nella firenze di Dante Simone Picchianti.........Un armaiolo fiorentino di inizio Quattrocento: la bottega di Francesco di ser Andrea di ser Bene Simone Picchianti............Ascesa e declino di una professione artigiana: gli armaioli fiorentini (XIV–XV secolo)
scavi archeologici in via Castellani a Firenze Francovich : Scavi in via Castellani
Purtroppo la chiesa di San Piero Scheraggio oramai oggi esiste solo in alcune parti Era un'importante chiesa della Firenze medioevale, prioria di uno dei sestieri cittadini, che fu in larga parte distrutta nel 1560 quando furono realizzati gli Uffizi per opera di Giorgio Vasari. Su via della Ninna sono ancora visibili i resti della chiesa (soprattutto le colonne della navata e alcuni archi) ed all'interno degli Uffizi (dietro alla ex-biglietteria) esiste ancora una navata della medesima, usata per occasioni speciali ed esibizioni temporanee.
Nella chiesa di san Piero scheraggio vi era una cappella di Mariano Duranti. Mariano Duranti era dei Duranti di Nese .
Mariano Duranti era sicuramente ricco , mori nel 1461 dotando alcune fanciulle povere di San Piero Scheraggio e alcune fanciulle povere di San Piero a Cascia. Intorno al 1894 l'ospedale degli Innocenti di Firenze era in lite con lo Stato italiano che in qualche maniera voleva sottrargli i lasciti di Mariano che l'ospedale aveva conservato fino ad allora
E' quindi possibile che gli antenati dei Carnesecchi si siano inurbati nella zona di San Piero scheraggio insieme ai Duranti di Nese e ai Castellani
NOTA BENE nel "Necrologio fiorentino " del padre Eusebio Cirri figura un Durante tavernaio sepolto in san Piero scheraggio. Fatte salve omonimie ecc ecc , tutte da verificare, la cosa potrebbe avere conseguenze interessanti : Il fatto che Durante fosse del popolo di Santa Maria Maggiore non so se implica necessariamente che qui dovesse scegliersi la sepoltura ( ma non credo ) Non so quale sia la fonte documentaria del Cirri (quasi certamente uno dei tanti necrologi fiorentini ) e quindi nemmeno so se sia possibile tramite questa fonte assegnare un'identita' sicura a tale Durante vista la vaghezza dei necrologi E' da ricordare comunque che il Durante dei futuri Carnesecchi muore poco dopo il 1321
Di Matteo di Durante il dr Paolo Piccardi ha trovato un documento del 1341
Un documento interessante
Probabilmente Matteo e' un personaggio piu' interessante di quanto messo in luce Luca di Luca di ser Filippo di Matteo nel 1427 e' in possesso di una casa nel castello di Ostina
Il Castelnuovo di Cascia secondo la signora Maria Luisa Fantoni fu trasformato in un ostello - taverna da qualche antenato di Luca probabilmente nel corso del trecento Anche le torri erano usate come abitazione . Annessa ad una delle torri era stata costruita una costruzione che secondo la signora fungeva da macelleria ( Macello vecchio dei Carnesecchi ? ) Le pareti interne di questa portavano delle "sinopie" raffiguranti degli animali ( erano figure rosse potevano essere cani o maiali ) quando 20 anni fa fu affittato a dei contadini questi imbiancarono le pareti e amen alle sinopie. All'esterno la costruzione e' caratterizzata da 5 porte .
Alcune note sui DURANTI DI SANTA CROCE
Estimo del contado del 1371
Lo stock onomastico applicato nella famiglia di Martino e' interessante
Non ho quindi al momento documenti per posizionare la sepoltura del "Durante tavernaio" dei Carnesecchi Nel caso questa fosse in San Piero Scheraggio potrebbe avvalorare il luogo comune d'inurbamento degli antenati comuni di Carnesecchi e Duranti nella parrocchia di San Piero Scheraggio
Qualche notizia ci potrebbe forse venire dalla lettura del testamento di Durante che per ora non so come reperire in forma completa ( quindi eventualmente con piu' notizie rispetto a questo breve regesto del Lami ) e meno probabilmente dal necrologio studiato del padre Eusebio Cirri (1865-1944) relativo alla sepoltura di San Piero Scheraggio ( probabilmente poco esplicativo pero' ) Il necrologio del Cirri e' scritto alla fine dell'ottocento e quindi deve riferirsi a documenti ancora presenti in Archivio di Stato a Firenze Un regesto di un testamento : forse rintracciabile in originale qui :
NOTARILE ANTICOSIMIANO INVENTARIO ASFirenze
Il testamento di Durante e' collegato a Santa Maria maggiore , quindi potrebbe portare ad escludere una sepoltura nella chiesa di San Piero Scheraggio Situazione al momento ingarbugliata e con troppe ipotesi aperte per potercene servire
bibliografia Eva Masini............Repertorio numerico-topografico degli atti e dei documenti dei notai toscani anteriori al 1569 Archivi di Stato di Firenze.............NOTARILE ANTECOSIMIANO APPENDICE (1269-1767) Sznura Franek...............Per la storia del notariato fiorentino: i più antichi elenchi superstiti dei giudici e dei notai fiorentini (anni 1291 e 1338)
CARTE DELL'ANCISA
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I miei tentativi mi hanno portato a Cascia nel Reggello dove non ho trovato documenti ma ho trovato sensazioni attraverso persone che via via conoscevo e mi aiutavano ( sempre su internet perche' non sono mai stato a Cascia : il dr Piccardi , la drssa Valentina Cimarri , Maria Luisa Fantoni , la professoressa Alessandra Ceccherelli , Roberto Cellai )
in particolare ero colpito dalla sensazione di possibili legami tra le famiglie denominate Duranti di Nese , Duranti/Carnesecchi , Castellani che pero' nel trecento parevano non aver piu' niente in comune
Ho letto il saggio di Giovanni Ciappelli sulla famiglia Castellani ed ho visto che niente si sapeva con certezza dell'origine dei Castellani , ma la dottoressa Valentina Cimarri ne dava l'origine nel castelvecchio di Cascia cosi come i Duranti Carnesecchi
Ho visto come Castellani e Duranti di Nese fossero vicini nei luoghi una volta inurbati in San Piero Scheraggio ( i Duranti di Nese come fabbri giustificavano la scelta di poter usufruire di forza idraulica )
Tendo a dare una storia comune alle tre famiglie prima del momento dell'inurbamento e durante le prime fasi
Poiche' Castellani e Duranti di Nese si posizionarono in San Piero scheraggio tendo a vedere inizialmente i Duranti/Carnesecchi nel medesimo luogo
Mi colpisce infatti l'entita' e la contiguita' dei possessi terrieri nel piano di Cascia che i documenti lasciano intuire per queste tre famiglie nel trecento/quattrocento ( famiglie che avevano avuto la fortuna di aver incocciato il trittico di Masaccio in San Giovenale e quindi di aver attirato un attenzione diversa ) che fanno pensare ad una lenta acquisizione e a contatti tra le famiglie
La presenza di questo Ricovero tavernaio nel 1238 in Santa Maria Maggiore ( il lodo mi faceva pensare ad individuo conosciuto nel popolo) mi portava a pensare alla necessita' di retrodatare la storia dell'inurbamento a tempi anteriori al, 1200 forse molto anteriori
E penso che ci possa essere una funzione piu' antica di interscambio tra Firenze e il Valdarno superiore
legami con le chiese
SANTA MARIA MAGGIORE 1238 , 1382 ,1401
SANTA MARIA NOVELLA circa 1340 1382
SAN PIERO di CASCIA circa 1340 , 1382
SAN TOMMASO di OSTINA 1424
SAN SIRO DI CASCIA 1382
SAN PIERO SCHERAGGIO nessuno ( da verificare sepoltura Durante di Ricovero tavernarius 1320 circa)
storiaaristocraziafiorentina
CONSIDERAZIONI :
Ove il Ricovero tavernarius del lodo fosse effettivamente il padre di Durante tavernarius progenitore dei Duranti/Carnesecchi bisognerebbe almeno far risalire al 1238 il rapporto col popolo di Santa Maria maggiore Prima e' possibile un inurbamento piu'antico nella zona di San Piero Scheraggio , questa e' un ipotesi al momento non sopportata da nessun documento ma solo dalla suggestione di un ipotetica parentela coi Duranti di Nese Le fonti documentarie tacciono su di loro : le loro probabili condizioni sociali ed economiche modeste non aiutano la ricerca
Da prendere in considerazione : il possibile trasferimento di Ricovero a Prato ed una possibile causa
Storia dei Carnesecchi : Qualche ipotesi su Ricovero
Eretici patarini a Cascia Guido dei Cacciaconti accoglie alcuni eretici patarini fiorentini a Cascia
E cominciamo subito dai Catari, o come si diceva allora, confondendo due sette ben diverse, i Patarini, che ammettevano un duplice creatore, quello del bene e quello del male, e per liberarsi dal contatto col mondo creato dal Dio malvagio, predicavano le più rigorose astinenze. Poco più di venti anni prima che il Poeta nascesse, il numero dei Patarini era cresciuto in Firenze a tal segno, che un terzo circa delle più cospicue famiglie della città ne era infetto. Epperò l' inquisitore fra Ruggero Calcagni, che aveva a lato quell' altro martello degli eretici, che fu S. Pietro Martire, credette bene di battere un gran colpo, e nel 1244 apri un gran processo, del quale si conservano più di venti pergamene nell' Archivio Fiorentino, alcune già pubblicate dal Lami, altre non meno importanti ancora inedite. Tra queste ultime offre un particolare interesse per noi la pergamena del 26 Aprile 1245 , nella quale Lamandina moglie di Rinaldo Pulci, depose con giuramento innanzi all' inquisitore fra Ruggero di aver conosciuto da ben dodici anni gli eretici in casa della cognata. Margherita Pulci, la quale aveva ricevuto il consolamentum dalle mani forse del vescovo Torsello. In quella casa si radunavano gli eretici, e oltre al Torsello suddetto e al Latino...........
La fuga da Firenze di eretici patarini con direzione Cascia e Prato coinvolge luoghi interessati al cognome Carnesecchi
Interessante e' notare come gli antenati di Dante Alighieri si trovino a commerciare a Prato .Enrico Faini ne vede il motivo per vedere gli antenati degli Alighieri gia' coinvolti nella lotta di fazione : Enrico Faini Gli Alighieri a Prato Tra il 1246 e il 1250 il Codice diplomatico dantesco ci presenta ben ventuno documenti. Tanti, specie se si pensa che ne sono rimasti solo quattro per tutto il primo secolo di vita della famiglia. L’aspetto singolare della questione, però, è che nessuno di questi ventuno documenti è rogato a Firenze. Tra 1246 e 1250 tutto ciò che sappiamo degli Alighieri – e in particolare del ramo di Bellincione, il nonno di Dante – riguarda la loro attività a Prato. Il fatto può essere spiegato in due modi. Innanzitutto Bellincione risulta presente a Prato fin dal 1232 (CDD, n. 3) e dunque la relazione con il centro toscano non fu improvvisata negli anni centrali del secolo. È probabile che Prato fosse una piazza ben conosciuta da Bellincione e che lì avesse sviluppato il suo migliore giro d’affari. Il secondo motivo per il quale gli Alighieri ci appaiono sostanzialmente pratesi negli anni Quaranta è squisitamente documentario. Il curatore del CDD, il pratese Renato Piattoli, aveva scoperto infatti negli archivi della sua città frammenti di imbreviature appartenute a un notaio: Iacopo di Pandolfino. Rispetto alla sporadica tradizione delle carte sciolte conservate dagli enti religiosi – l’unica a parlarci degli Alighieri fino a questo momento – la scoperta di un registro di imbreviature notarili equivale a un terno al lotto: in effetti questi registri sono rarissimi nell’area fiorentina fino al secolo XIV65. Avere la fortuna di trovare un registro appartenuto a un notaio nel giro degli Alighieri significa un cambiamento di scala nelle possibilità di conoscere e descrivere la famiglia. L’abbondanza di documenti pratesi per questi anni, tuttavia, rischia di darci un’impressione sbagliata. Gli Alighieri erano fiorentini prima del 1246 e lo sarebbero rimasti anche dopo, nonostante la loro intensa frequentazione di Prato: ce lo dicono sia il fico tagliato nel 1189 (CDD, n. 1), sia i danneggiamenti subiti sulle case durante i sei anni di governo ghibellino di Firenze (1260-1266, CDD, n. 35). Eppure la documentazione esclusivamente pratese dalla fine degli anni Trenta al 1251 non può esser spiegata solo con l’effetto distorcente di una scoperta fortunata e isolata. Se non colpiscono i ventuno documenti in cinque anni, tramandatici dal lavoro di Iacopo di Pandolfino, induce alla riflessione il fatto che gli Alighieri dal 1251 ritornano prepotentemente alla ribalta nella loro città, tanto da esser presenti sei volte in dieci anni (tra 1251 e 1260) nella documentazione fiorentina, e stavolta senza imbreviature. La presenza a Prato insomma non desta sorprese, ma lascia più perplessi la contemporanea assenza da Firenze. Non possiamo attribuire il rapporto degli Alighieri con Prato soltanto a una questione d’affari. Se così fosse dovremmo vedere di volta in volta agire uno o due rappresentanti della famiglia. Al contrario, a Prato noi incontriamo tutti i figli maschi noti di Bellincione, incluso il padre di Dante e Donato, un ragazzo di età compresa tra i 15 e i 18 anni (CDD, nn. 6, 8, 9). Se è vero che il contratto in questione necessitava del consenso degli eredi, è altrettanto vero che questo consenso poteva esser prestato in un secondo momento e in altra sede, quando l’affare veniva concluso lontano dalla residenza degli aventi diritto. Possiamo quindi ipotizzare un indebolimento del rapporto degli Alighieri con la loro città d’origine negli anni Quaranta del Duecento. La cosa potrebbe avere una spiegazione lineare a patto di considerare gli Alighieri di questo periodo già pienamente coinvolti nella lotta di fazione. Se è lecito estendere le considerazioni indiziarie sulla rete sociale degli Alighieri della fine del secolo XII, allora possiamo credere che i nostri appartenessero all’intorno dei potenti Donati, guelfi. Gli scontri di fazione conobbero un crescendo tra 1236 e 1239, sfociando nell’abbandono in massa della città da parte dei guelfi in quell’anno66. L’esodo fu, a quanto pare, volontario e non definitivo: infatti si ricordano scontri tra guelfi e ghibellini in città ancora nel 1242, poi di nuovo nel 1246, fino ad arrivare alla nuova fuga dei guelfi nel 1248. La relazione tra gli Alighieri e la loro città potrebbe esser stata messa in crisi proprio da questi ripetuti episodi di violenza, che videro la parte guelfa sempre soccombente. La dimora pratese attestata nella seconda metà degli anni Quaranta potrebbe allora essere il risultato di un esilio volontario o, addirittura, di una condanna al confino dei membri maschi della famiglia. Lo stesso Dante fa dire a Farinata che «per due fiate» aveva disperso gli Alighieri. Il confino, pur non essendo ancora una pratica diffusa, stava prendendo piede in quegli anni68. Secondo Milani questa punizione – che non comportava la perdita dei beni in città e permetteva temporanei rientri – è documentata a partire dagli anni Venti in varie città del Nord: Modena, Cremona, Verona, Genova. Solo nella generazione successiva, tuttavia, l’uso del confino si sarebbe generalizzato; a Firenze, in particolare, il confino fu usato sicuramente fin dagli anni del governo ghibellino della città, tra 1260 e 1266. Prato – molto vicina a Firenze, anche se fuori dal territorio fiorentino – potrebbe esser stata scelta dagli Alighieri come seconda patria, anche in virtù dei preesistenti legami economici. Se è vero che la città era saldamente nella mani della fazione filoimperiale, la militanza di una famiglia di non grandissimo calibro all’interno di una fazione in un contesto cittadino forse non comportava ancora l’adesione esclusiva alla fazione omologa di un’altra città. Gli Alighieri, insomma, guelfi a Firenze, potevano tranquillamente intrattenere rapporti d’affari con i ghibellini pratesi, come in effetti pare sia avvenuto71. Tuttavia a fare la parte del leone come partner degli Alighieri a Prato furono vari membri della famiglia guelfa dei Pugliesi, oltre a quello che sembra essere stato il loro “padrone di casa”: il mercante e prestatore Accordo di Segadore.
Torrente Scheraggio
da Wikipedia Qui correva il torrente Scheraggio, utilizzato per varie attività produttive tra cui il più antico conio delle monete cittadino. Lungo il torrente correva un muraglione difensivo, risalente probabilmente all'epoca di Matilde di Canossa (che sostituiva un precedente argine in terra, testimoniato sin dal VI secolo), il quale chiudeva la cinta muraria all'altezza del castello d'Altafronte, dominante l'affaccio sul fiume, a protezione della via d'acqua e del porticciolo d'Arno presso l'attuale piazza Mentana. La disastrosa alluvione del 1333 distrusse il castello e il vicino ponte, rendendo necessaria una completa ristrutturazione della zona, a partire dalla ricostruzione dell'attraversamento fluviale che coincise con l'erezione dell'attuale ponte Vecchio. Lo Scheraggio venne coperto e al suo posto fu creata l'attuale strada, chiamata in riferimento alla famiglia Castellani, .......una serie di modeste abitazioni un tempo utilizzate dai numerosi artigiani, popolavano la zona gravitando attorno al tiratoio delle Grazie e al porticciolo d'Arno di piazza Mentana, come resta traccia nella vicina toponomastica (via dei Saponai, via dei Vagellai, corso dei Tintori...). Wikipedia
scavi archeologici in via Castellani a Firenze Francovich : Scavi in via Castellani
Dicono gli storici con molto buon senso che le famiglie che s'inurbavano si stanziavano nei pressi della porta che con piu' rapidita' li metteva in contatto coi luoghi di origine luoghi dove forse avevano ancora beni seppur modesti e le amicizie e le conoscenze e dove almeno inizialmente volevano dare il segnale di avercela fatta Quando alcuni famiglie avevano la fortuna di arricchire volgevano il proprio interesse infatti alle terre dei luoghi d'origine che ben conoscevano
..............I sempre crescenti contatti tra campagna e citta' condusser dunque , qualunque fossero i moventi d'origine , al desiderio per coloro che potevano permetterselo di acquisire propri possessi in contado : fin dai primi decenni del Duecento e' infatti documentata la propensione dei cittadini fiorentini all'acquisto di terre fossero o no nei luoghi di origine, il fenomeno assunse nel corso degli anni --grazie al dilatarsi dei capitali investibili a disposizione della popolazione urbana---crescente rilievo nel corso del XIII secolo Ricevette poi nuovo incremento nel Trecento , malgrado la nota stagnazione e la grande crisi economica della meta' del secolo ,anzi secondo molti in seguito ad essa, giacche' le clamorose traversie di carattere finanziario che avevano colpito la maggioranza degli imprenditori cittadini convinsero della vantaggiosita'di un oculato investimento plurimo: l'industria e il commercio per produrre richezza , l'agricoltura per ancorare saggiamente il proprio status a qualcosa di solido che si tramandasse per generazioni. Se infatti era fuori di dubbio che le attivita' manifatturiere e commerciali offrivano profitti e saggi di interesse di gran lunghi superiori a quelli derivanti dall'investimento nelle proprieta' fondiarie della campagna , era altretanto evidente che quest'ultime garantivano una stabilita' sconosciuta alle prime , e cosi per il borghese agiato era conveniente bilanciare nell'uno e nell'altro settore i propri capitali, aumentando anzi forse l'investimento tranquillo e duraturo nella terra quando lo scorrere degli anni nel mercante divenuto anziano scemava l'intraprendenz< la vogòia di cimentarsi nei commerci Sergio Raveggi , Maria Serena Mazzi : Gli uomini e le cose nelle campagne fiorentine del quattrocento pg 60
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sulla Toscana e sull'Italia La chiesa cattolica ( che pure ha avuto uomini di grande levatura morale sul piano della pieta' individuale ) ha sempre esercitato come apparato un'azione oscurantista facendosi forza di un dio inesistente e desiderato dagli uomini che non comprendono che al momento non e' ancora possibile non morire
DOBBIAMO PENSARE CHE IL DUECENTO AVREBBE POTUTO ESSERE UNA GRANDE EPOCA DI RINNOVAMENTO SOCIALE SE SOLO LA SCIENZA E LA DIFFUSIONE DELLA SCIENZA AVESSERO POTUTO SCROLLARSI DI DOSSO SUPERSTIZIONE E RELIGIONE
Alle origini del Comune italiano come realtà istituzionale e politica :Il testo che segue è un documento importante che bisogna conoscere per studiare le origini storiche e il significato istituzionale dei Comuni italiani. Il testo è del 962, precede quindi di un secolo la nascita attestata dei Comuni, ma illumina su una condizione indispensabile per la loro genesi. Si tratta del diploma concesso da Ottone I al vescovo di Parma. In esso l’imperatore concede al vescovo l’immunità dal potere dei conti che esercitavano la loro signoria nelle campagne circostanti. In sostanza questo significa che la città dove il vescovo risiede, non sarà più sottomessa al potere pubblico dei conti, ormai incontrollabili dal potere imperiale e tendenti a signoreggiare anche con arbitrio sugli abitanti delle campagne. La città, diventando autonoma dal potere comitale, acquisisce un’autonomia giuridica. Adesso è il vescovo che assume il potere pubblico nella città. Gli abitanti di questa cominciano a considerare il vescovo non come un signore-padrone (questo tipo di signoria era quella del conte di campagna), ma come un funzionario pubblico legittimato dall’imperatore. Il vescovo riveste un potere giuridico, fondato sul diritto e non sull’arbitrio, e funzionale al benessere pubblico. I cittadini sottomessi a un potere riconosciuto e legittimato si sentono più liberi degli abitanti di campagna, ormai ridotti alla condizione servile quale che fosse il loro status originario.
Ottone I a Uberto vescovo di Parma, 962
In nome della santa e individua Trinità, Ottone, imperatore Augusto per disposizione della divina Provvidenza… Sia a conoscenza di tutti i fedeli della santa Chiesa e nostri, tanto presenti come futuri, la solerzia, come Uberto, vescovo della chiesa di Parma, presentandosi alla nostra clemenza ha chiesto che noi, giovando alla sua chiesa, al modo dei nostri predecessori, lo arricchissimo di quelle cose che spettavano al regio potere e alla pubblica funzione, e specialmente di quelle per le quali la sua chiesa veniva lacerata da parte del comitato, cioè che noi trasferissimo le cose e i servi tanto di tutto il clero di quello stesso vescovato in qualunque luogo si trovino, quanto di tutti gli uomini che abitano dentro la medesima città dalla nostra giurisdizione alla giurisdizione e dominio e distretto della santa Chiesa, così che abbia la potestà di deliberare e decidere tanto sulle cose e sui servi del clero sopraddetto, quanto anche sugli uomini che abitano dentro la stessa città e le cose e i servi loro, come se fosse presente il conte del nostro palazzo. Noi, considerando e valutando l'utilità per la dignità dell'impero sopraddetto e per tutti i mali che spesso accadono fra i conti di uno stesso comitato ed i vescovi della medesima Chiesa, perché sia eliminata interamente ogni passata lite e scisma e perché lo stesso vescovo con il clero a lui affidato viva pacificamente e attenda senza alcuna molestia alle preghiere, tanto per la salvezza nostra come per la stabilità del regno e di tutti coloro che vivono nel nostro regno, concediamo e permettiamo e dal nostro diritto e dominio trasferiamo nel di lui diritto e dominio completamente e gli affidiamo le mura della stessa città ed il distretto ed il teloneo [imposta sul mercato]ed ogni altra pubblica funzione tanto entro la città quanto fuori da ogni parte della città per lo spazio di tre miglia attorno, segnato e determinato nella linea di confine con pietre terminali… e le strade regie e il corso delle acque e tutto il territorio coltivato e incolto ivi giacente e tutto ciò che è di pertinenza dello Stato. Inoltre concediamo anche che tutti gli uomini abitanti nella città e nel territorio sopraindicato, ovunque abbiano beni ereditari o acquisiti, o dei servi, tanto nel comitato parmense, quanto nei comitati vicini, non corrispondano alcuna prestazione ad alcuna persona del nostro regno, né osservino il placito di chiunque se non del vescovo di Parma che sarà in carica in quel momento, ma abbia il vescovo della stessa chiesa licenza, come se fosse il conte del nostro palazzo, di definire, deliberare e decidere di tutte le cose e dei servi tanto di tutti i membri del clero dello stesso vescovato, quanto anche di tutti gli uomini che abitano entro la predetta città, con contratto di affitto, di livello ovvero di precaria, ovvero castellani e così trasferiamo dal nostro diritto e dominio nel suo diritto e dominio…
Storia di Firenze..........................UNA CONCESSIONE IMPERIALE FONDAMENTALE Storia di Firenze ...................................inquadrato in Storia di Firenze
.....considerazioni di Ottone vescovo di Frisinga e di Raevino (1115 ca.- 1158), zio di Federico I Barbarossa (1152-1190), sorpreso dalle forme di controllo che i comuni cittadini esercitavano sui …diocesanos…suos… compresi i grandi signori e feudatari, i domini loci I Latini… imitano ancor oggi la saggezza degli antichi Romani nella struttura delle città e nel governo dello Stato. Essi amano infatti la libertà tanto che, per sfuggire alla prepotenza dell’autorità si reggono con il governo di consoli anziché di signori. Essendovi tra essi tre ceti sociali, cioè quello dei grandi feudatari, dei valvassori e della plebe, per contenerne le ambizioni eleggono i predetti consoli non da uno solo di questi ordini, ma da tutti, e perché non si lascino prendere dalla libidine del potere, li cambiano quasi ogni anno. Ne viene che, essendo la terra suddivisa fra le città, ciascuna di esse costringe quanti abitano nella diocesi a stare dalla sua parte, ed a stento si può trovare in tutto il territorio qualche nobile o qualche personaggio importante che non obbedisca agli ordini delle città. Esse hanno preso anche l’abitudine di indicare questi territori come loro “comitati”, e per non mancare di mezzi con cui contenere i loro vicini, non disdegnano di elevare alla condizione di cavaliere e ai più alti uffici giovani di bassa condizione e addirittura artigiani praticanti spregevoli arti meccaniche che le altre genti tengono lontano come la peste dagli uffici più onorevoli e liberali. Ne viene che esse sono di gran lunga superiore a tutte le città del mondo per ricchezza e potenza. A tal fine si avvantaggiano non solo, come si è detto, per la saggezza delle loro istituzioni, ma anche per l’assenza dei sovrani, che abitualmente rimangono al di là delle Alpi
Il Doren nel suo libro " Le Arti fiorentine" felice Le Monnier editore Firenze 1940 scrive : ………………..gia' alla fine del secolo XI mercanti fiorentini trovavansi sui mercati di Parma e S.Donnino , che gia' nel 1120 una via appena fuori di citta' aveva preso il nome dalle balle di merci che ivi erano fatte affluire per essere condizionate per la spedizione , quando si sappia che prima del tramonto del secolo XII i mercanti fiorentini eransi gia' fatti notare sui maggiori mercati mondiali dell'Occidente europeo , quelli della Sciampagna , e che nel 1178 era stato conchiuso un trattato tra Firenze , Siena , ed il Marchese del Monferrato , trattato che si riferiva espressamente al commercio di quelle due citta' toscane con la Francia , e quando ancora si sappia come gia' nel 1193 i Fiorentini avessero un fondaco a Messina , che vi dette il nome ad una ruga………………………
Fiumi scrive : pg 16 " Fioritura e decadenza dell'economia fiorentina" Leo Olshki editore Firenze 1977
……..I boni homines , che si evolveranno nei primi consoli cittadini , i giudici e gli assessori che assistono la contessa Beatrice e poi Matilde nei giudizi tenuti a Firenze , non tutti erano dei feudatari o dei cavalieri . in alcuni atti rogati tra il 1061 ed il 1100 troviamo numerosi nomi che denunziano casate che poi diventeranno illustri : Ughi , Giandonati , Lamberti , Gotizi , Visdomini ,Uberti , Sichelmi , Suavizi , Caponsacchi , Giuochi . Alcuni di essi , come i Visdomini , sono investiti di poteri giurisdizionali e sono da considerarsi nobili , ma altri e tra essi probabilmente gli Ughi , i Lamberti , Giuochi , Caponsacchi , sono i maggiori esponenti della nuova classe borghese e mercantesca che si andava inserendo nell'organismo dello stato . ……
Sul libro di Jean-Claude Maire Vigueur e arricchendo il ragionamento con interessanti considerazioni PAOLO GRILLO : Cavalieri, cittadini e comune consolare
Quando il Palais du Beaubourg di Renzo Piano fu costruito, per la sua dirompente carica innovativa venne immediatamente paragonato a un’astronave atterrata nel centro di Parigi. La stessa immagine credo si possa efficacemente utilizzare per illustrare l’effetto dell’apparizione del libro di Jean-Claude Maire Vigueur Cavalieri e cittadini, pubblicato nel 2003 in Francese e prontamente tradotto in Italiano nell’anno successivo,1 nel mondo della storiografia comunale italiana. Si tratta infatti di un’opera profondamente originale, un volume di quasi 550 pagine incentrato sul primo secolo e mezzo di vita comunale apparso in un momento in cui la quasi totalità delle ricerche si incentrava sui decenni a cavallo fra Due e Trecento. Soprattutto, Cavalieri e cittadini presentava una tesi interpretativa forte e innovativa,
VEDI NASCITA DEI COGNOMI A FIRENZE
Esamina l'aristocrazia feudale Ne ricostruisce le genealogie
Maria Elena Cortese ha studiato il controllo del territorio da parte delle famiglie con modo di vita feudale ed ha documentato la loro presenza a Firenze fino alla morte di Matilde di Canossa ( 1115 ) e il loro successivo abbandono della citta' rinserrandosi nei loro possessi feudali destinati a sgretolarsi sotto l'avanzata dell'esercito comunale
Molto importanti per la visione della storia fiorentina ( proprio negli anni in cui nascono i primi cognomi ) da punti di osservazioni diversi sono gli attuali studi del dottor Enrico Faini Il dr Faini esamina i manoscritti fiorentini sotto molte angolature , ne utilizza i vari aspetti e ne fa emergere molti dettagli Li compara in modo da trarne conclusioni che vanno oltre il singolo documento ma aprono ad una visione e ad un esame d'insieme Ed infine ( utile al nostro studio ) esamina anche l'origine di molte famiglie fiorentine tracciandone le piu' antiche genealogie
Enrico Faini, Firenze nell’età romanica (1000-1211). L’espansione urbana, lo sviluppo istituzionale, il rapporto con il territorio, Firenze, 2010. complemento alla lettura del volume
Sempre sull'argomento una serie di monografie Enrico Faini .............Il gruppo dirigente fiorentino dell’età consolare Enrico Faini .............Firenze al tempo di Semifonte Enrico Faini ..........Il ceto dirigente fiorentino in età protocomunale ( fine XI-inizio XIII secolo) Enrico Faini ..........Genealogie fiorentine 1000--1268
La dottoressa Silvia Diacciati ha approfondito il fenomeno popolare del XIII secolo
e' un libro che va assolutamente letto per diversi motivi A parte che inquadra la storia del duecento fiorentino ( il secolo della grande affermazione fiorentina in Toscana ) e lo fa con una metodologia moderna Tenta un inquadramento prosopografico delle famiglie di popolani grassi che si avviano ad essere protagoniste del XIV secolo Un libro importante quindi per la storia di famiglia perche' emergono le origini delle famiglie di popolo fiorentine slegandole da origini fantastiche basandosi le considerazioni sulla documentazione archivistica Se Enrico Faini ci ha dato un quadro del XII secolo e degli inizi del XIII secolo Silvia Diacciati accende una luce su il periodo del "Primo Popolo" quei 10 anni fondamentali che vanno dal 1250 al 1260 che trovano le loro premesse negli anni precedenti ed anche nei secoli precedenti in quell'arricchimento della Citta' e di una parte del suo Popolo di cui il Faini trova tracce gia nel 1080 ; Arricchimento destinato a sovvertire i rapporti di forza all'interno della struttura comunale con la perdita progressiva di privilegi fiscali e legali da parte dei "Milites"
Interessante ed acuta in molti punti e' l'analisi della dottoressa Silvia Diacciati che esamina buona parte del duecento fiorentino un duecento che non appartiene se non come anonimi ai Duranti / Carnesecchi di Ricovero non rimane (ammesso sia a lui attribuibile ) che il lodo di Santa Maria Maggiore della famiglia di Ricovero non e' possibile identificare alcuno sulla storia familiare e' possibile fare solo ipotesi vaghissime non conosco fratelli di Durante il priorato di Durante pare essere un autentico fulmine a cielo sereno, un fatto puramente episodico Non compare nelle consulte edite dal Gherardi Solo un documento lo vede a Prato
IDEOLOGIA POPOLARE
La dottoressa Diacciati mette in risalto e spiega una cosa fondamentale : " l'ideologia popolare" un presupposto sociale che si radichera' fortemente nella societa' fiorentina fino a divenire una specie di" tabu' " sociale che continuera' a impregnare la cultura fiorentina fino all'avvento dei Medici al potere nel 1434 quando questi inizieranno a disgregare questo importante principio Non si puo' comprendere la storia di Firenze dei secoli futuri se non si comprende quanto fosse conculcata in ognuno questa ideologia Che sara' quindi un retaggio profondo Ideologia popolare che sta alla base della cultura fiorentina e rinascimentale degli anni a venire
Permeato di questa ideologia e' Brunetto Latini
IN LAVORAZIONE ................................IN LAVORAZIONE..............................IN LAVORAZIONE
(Villani, Nuova Cronica, Libro IX, cap. X): «Nel detto anno MCCLXXXXIIII morì in Firenze uno valente cittadino il quale ebbe nome ser Brunetto Latini, il quale fu gran filosafo, e fue sommo maestro in rettorica, tanto in bene sapere dire come in bene dittare. E fu quegli che spuose la Rettorica di Tulio, e fece il buono e utile libro detto Tesoro, e il Tesoretto, e la Chiave del Tesoro, e più altri libri in filosofia, e de’ vizi e di virtù, e fu dittatore del nostro Comune. Fu mondano uomo, ma di lui avemo fatta menzione però ch’egli fue cominciatore e maestro in digrossare i Fiorentini, e farli scorti in bene parlare, e in sapere guidare e reggere la nostra repubblica secondo la Politica».
De bono communi
Istituzioni duecentesche Memorie di un magnate impenitente Neri degli Strinati
Una serie di altri saggi di Silvia Diacciati Istituzipni duecenteschePopolo e regimi politici a Firenze nella prima metà del Duecento http://www.fupress.net/index.php/asf/article/view/9792/9110A proposito di A History of Florence. 1200-1575 di John Najemy Istituzioni duecentescheConsiglieri e consigli del Comune di Firenze nel Duecento. A proposito di alcune liste inedite
ESTRAZIONE A SORTE DELLA SIGNORIA by VITI E ZACCARIA ESTRAZIONE A SORTE DELLA SIGNORIA by VITI E ZACCARIA
ESTRAZIONI FLORENTINE RENAISSANCE RESOURCES:Online Tratte of Office Holders 1282-1532
Edited by David Herlihy, R. Burr Litchfield, Anthony Molho and Roberto Barducci ( Copyright R. Burr Litchfield and Anthony Molho, 2000. All rights reserved.) ESTRAZIONI FLORENTINE RENAISSANCE RESOURCES:Online Tratte of Office Holders 1282-1532
Anche il professor Sergio Raveggi ha pubblicato (sul Portale della Storia di Firenze ) la serie della Signoria dal 1282 al 1343, con l'aggiunta di Gonfalonieri di compagnia e di Buonuomini https://www.storiadifirenze.org/wp-content/uploads/2013/07/14-priori.pdfCOMPOSIZIONE DELLA SIGNORIA NEGLI ANNI 1282-1343 by PROF. SERGIO RAVEGGI COMPOSIZIONE DELLA SIGNORIA NEGLI ANNI 1282-1343 by PROF. SERGIO RAVEGGI una ricerca imperdibile , una visione d'insieme per gli anni 1282--1343 corredata da interessanti appendici
l'edizione elettronica della Brown University di cui sopra ( Online Tratte of Office Holders 1282-1532 ) e' di altissimo profilo coprendo l'intero periodo repubblicano e permettendo di utilizzare i dati per fare statistiche le piu' diverse
CARTACEO EDITO
Il Priorista fiorentino istorico di Domenico Rastrelli volume 1 anno 1783volume 2 anno 1783 volume 3 anno 1783 volume 4 anno 1785
Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani a cura di Niccolo' Rodolico : A questa cronaca e' acclusa una lista completa di Ufficiali ( di autore non chiarito ) che va dal 1282 fino alla Signoria entrata in carica il primo maggio 1385 fino a quella che copre tutto aprile 1386 Nel 2008 la Firenze Libri ne ha pubblicato una riedizione nella collana diretta da Giovanni Cherubini , Giuliano Pinto , Andrea Zorzi
Un diario molto interessante la cui pubblicazione e' stata curata da Anthony Molho e da Franek Sznura Alle bocche della piazza : diario di un anonimo fiorentino (1382--1401 ) ci permette di coprire un periodo molto complicato
Un priorista di Pagolo di Matteo Petriboni e di Matteo di Borgo Rinaldi edito da Istituto Nazionale di studi sul Rinascimento e la cui trascrizione e' stata curata da Gabriella Battista e da Jacqueline A. Gutwirth
Occorre ricordare un opera molto importante di Nicolai Rubinstein Il governo di Firenze sotto i Medici ( 1434--1494 ) ........................................
LE FAMIGLIE FIORENTINE DAL SECOLO XI AL XVIII
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Fino ai tempi a cavallo del 1200 non possiamo parlare di cognomi nel fiorentino inquanto l'individuazione dell'individuo si puo' considerare legata ad un patronimico che non svela pienamente i rapporti di parentela
Abbiamo visto come l'araldica sia stata introdotta in Toscana intorno al 1150 e quindi come il simbolo grafico abbia preceduto il cognome
ed abbia svolto molto probabilmente una funzione di raggruppamento parentale prima del cogmome nel fiorentino
FISSIAMO LE IDEE SUI CARNESECCHI DI FIRENZE
cerchiamo di ricostruire ( con moltissimi punti interrogativi ) le prime genealogie dei Carnesecchi fiorentini : dando un nome e dei legami ai protagonisti delle vicende che narreremo in seguito
A guidarci nella ricostruzione delle linee genealogiche fino al 1450 non possiamo contare sui battesimi del Duomo
Possiamo in parte utilizzare i libri delle eta' ( editi su internet dall'Archivio di Stato di Firenze)
Possiamo anche far riferimento agli studi del prof . David Herlihy e al database Mda lui creato consultando le tratte fiorentine e edite dalla Brown University e messe su internet
Un aiuto notevole mi e' venuto dalla consultazione di quella parte del Notarile fatta dal dr Paolo Piccardi
Altre fonti sono citate
Ad ostacolare in modo significativo la ricerca le epidemie che periodicamente nel corso del trecento falcidiano la popolazione spazzando via interi rami genealogici
This site gives access to a database (c. 165,000 records) with information about office holders of the Florentine Republic during its 250-year history. The data base was developed initially by Professor David Herlihy at Harvard and Brown Universities, and then completed under the direction of Professors R. Burr Litchfield and Anthony Molho at Brown with support from the National Endowment for the Humanities, Division of Preservation and Access, and the Brown University Center for Computing and Information Services and Scholarly Technology Group. An edition of the Tre Maggiori, Guild elections and Birth registrations is now available.
E' un sito che merita piu' di un plauso
tratteggia la carriera politica ai vertici dell'apparato pubblico fiorentino durante tutto il periodo repubblicano
Sono compresi nello studio Gonfalonieri , Priori , Buonuomini , Gonfalonieri di compagnia , e consoli selle arti e sei della mercanzia
Un'osservazione molto importante del dr Giovanni Ciapelli
Parlando di Matteo Castellani dice :
Nato intorno al 1367 , Matteo aveva cominciato molto presto ad essere coinvolto nella tradizione di impegno politico ,...........
La sua carriera pubblica , estremamente fitta e impegnativa , rappresenta bene la difficolta' per lo storico di afferrare il rilievo politico di una famiglia e dei suoi componenti basandosi unicamente sulle liste dei "Prioristi". Usando solo questi documenti , infatti , si ricaverebbe che Matteo ricopri, in due momenti distinti della propria ella propria vita, soltanto due incarichi , sia pure i massimi ( Priore e Gonfaloniere di Giustizia ) rispettivamente nel 1409 e nel 1424; anche se altre fonti che citano piu' volte il suo nome , danno l'impressione che abbia svolto un ruolo politico importante tra il 1400 e il 1429 , l'anno della morte. Provando invece a tracciare un elenco cronologico ( quasi certamente incompleto ) degli uffici da lui ricoperti con le loro durate si ottiene un risultato che puo' apparire sorprendente , mentre corrisponde alcontrario quasi alla norma per un'intero gruppo di esponenti di famiglie del patriziato . Nel corso della sua vita, infatti, Matteo ricopre incarichi pubblici quasi ininterrottamente per 36 anni , per due soli dei quali apparentemente non e' mai un pubblico funzionario.Per i rimanenti 34 ricopre ogni anno uffici per periodi che vanno da un minimo di due mesi e mezzo ad un massimo che copre l'intero anno solare; oppure e' investito diambascerie ed altri incarichi diplomatici o militari la cui durata e' difficile quantificare con esattezza: alcuni sono molto lunghi , e contribuiscono a riempire gran parte dei
"vuoti" a cui abbiamo fatto cenno.Inoltre anche al di la' delle mansioni ricoperte in quel momento , Matteo riceve un alto numero di convocazioni per fornire il suo parere nelle Consulte del Comune.
DATIFISCALI01
VEDI :
la citta' i sesti i quartieriSuddivisioni
La costruzione delle nuove mura avvenne negli anni intorno al 1173 la citta' era divisa in quartieri che prendevano il nome dalle quattro maggiori porte : del Duomo, di San Piero, di Santa Maria , di San Pancrazio In questi anni si scateno' una guerra tra le principali famiglie fiorentine Queste lotte forse durate dal 1177 al 1180 videro secondo il dr Faini gli Uberti e i Fifanti ed altri nobili e popolani contro i Giandonati e molte altre famiglie del ceto consolare Nel 1180 il dr Faini individua gli elementi documentari di una pace tra le famiglie
Non si sa con precisione quando la citta' venne divisa in sestieri Secondo la ricostruzione del dr Enrico Faini questo fu in un certo modo conseguenza delle lotte tra famiglie La rottura dell'unita' del quartiere di Por Santa Maria , secondo il Faini ,potrebbe esser stata dettata da motivi politici oltre che da una logica di razionalizzazione dello spazio urbano Si feccero due nuovi rioni : Borgo Santi Apostoli e San Piero Scheraggio con questa divisione dice il Faini venivano ufficialmente divise le famiglie protagoniste della pacificazione del 1180 : Borgo Santi Apostoli ai Giandonati , e San Piero Scheraggio i Fifanti e gli Uberti Piu' tempo dopo ( prima del 1220 pero' ) si fece il rione di Oltrarno
Noi abbiamo trovatonel 1238 un Ricovero tavernaio del popolo di Santa Maria maggiore a cui veniva affidato un lodo sulla stima dell'equita' del prezzo di una casa ed abbiamo pensato senz'altra prova di una risicata omonimia di trovarci in presenza del nonno di Pero Carnesecca
Guardando ancora piu' indietro attraverso un indimostrata parentela coi Duranti di Nese , abbiamo ipotizzato che i nostri Carnesecchi avessero abitato in San Piero Scheraggio ( vedi sepoltura di Durante taverniere ) e da fabbri si fossero trasformati in proprietari di taverne iniziando un traffico di derrate alimentari da Cascia in Reggello ( luogo d'origine ) a Firenze impiantandosi nei popoli di Santa Maria Maggiore ( vedi Durante ) e di Santa Maria Novella ( vedi Grazino )
Guardando ancora piu' indietro e sbrigliando la fantasia abbiamo guardato ad un atto del 1080 relativo ad una casa in borgo S Apostoli
Di certo Duranti di Nese e Carnesecchi erano confusi nel popolo fiorentino e devono esser considerati fuori dal ceto dirigente
troviamo i Duranti/Carnesecchi impiantati quindi nel sesto del Duomo popolo di Santa Maria Maggiore e nel sesto di San Pancrazio popolo di Santa Maria Novella
A causa dell'accrescersi della popolazione, nel 1284 venne progettata la costruzione di un terzo cerchio murario cittadino; la grandiosa opera perimetrale di 8500 metri di estensione, incluse più di 80000 abitanti oltre a vasti terreni coltivati dell'attigua campagna; venne ultimata nel 1333. I sestieri sopravvissero fino al 1343, anno della cacciata da Firenze di Gualtieri di Brienne, noto come il Duca di Atene; dopo tale data, nell'ambito delle numerose riforme che seguirono, furono istituiti dei nuovi quartieri a loro volta suddivisi nei Gonfaloni (quattro per ciascun quartiere). Tali quartieri furono rinominati col nome della chiesa principale presente all'interno quartiere stesso (Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni).
Nel 1343 si ritorno' alla vecchia suddivisione in quartieri Ecco i Duranti/Carnesecchi appartenere al quartiere di San Giovanni Gonfalone del Drago popolo di Santa Maria Maggiore
"DATI FISCALI DI CUI SI PUO' FAR USO PER LE RICOSTRUZIONI GENEALOGICHE A FIRENZE NEL TRECENTO
La ricerca genealogica come la ricostruzione della vita dei nostri puo' avvalersi degli atti notarili ed anche dei documenti fiscali E' una ricerca molto molto laboriosa ma e' un ulteriore possibilita' .
Per meglio far luce sulle linee genealogiche quindi sarebbe utile consultare :
non ho svolto alcuna ricerca sugli estimi trecenteschi !!
ESTIMO DEL 1351
Niccolo' Rodolico nel suo " La democrazia fiorentina nel suo tramonto " …….Procedendo nell'esame dei tempi posteriori si trova nel 1351 un dato statistico molto importante .E' questo cavato da una descrizione dei fuochi della citta , delle famiglie , delle famiglie cioe' con i nomi dei capi di casa, fatta in quell'anno per ragione di partire una pubblica prestanza Nota : Archivio di Stato di Firenze ,Archivio delle Prestanze : Codice della sega del 1351
ESTIMO DEL 1379
Niccolo' Rodolico nel suo " La democrazia fiorentina nel suo tramonto " …….Con il 1379 l'archivio delle prestanze ci offre una serie importante di registri dell'estimo , che ci danno alcuni mezzi per stabilire la cifra della popolazione………………….. ……………La collezione dei registri del 1379 e' per fortuna intiera. Sono quattro corrispondenti ai quattro quartieri , e vi sono notati tanto il ricco lanaiuolo quanto il manovale e il vergheggiatore della Lana.
Nota : Archivio di Stato di Firenze , Archivio delle prestanze, Libri dell'estimo del 1379 ; Quartiere S.Spirito, Registro num 369 ; Quartiere S. Croce , Registro numero 367 ; Quartiere S. Maria Novella , Registro num.368 ; Quartiere S. Giovanni Registro num. 369 (?)
Leggendo: Giovanni Ciappelli nell'ottimo studio : Una famiglia e le sue ricordanze : I Castellani di Firenze nel tre-quattrocento parla di questi registri fiscali : delle Prestanze 1354, delle Prestanze del 1359 (Prestanze 7 ) , delle Prestanze del 1362 (Prestanze 14 ),delle Prestanze del 1364 ( Prestanze 117 ) , delle Prestanze del 1368 , delle Prestanze del 1375 , delle Prestanze del 1378 Gli estimi non hanno la ricchezza d'informazioni dei catasti quattrocenteschi ma danno comunque i nomi dei capifamiglia ed un indice del loro patrimonio
bibliografia
Gabriella Battista.........rev Fabio D'AngeloESTIMO (sec. XIV - 1530)....Inventario sommario
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Le spese ferme del comune di Firenze e di necessità per anno; e valeva lire tre e soldi due il fiorino dell'oro. Il salario del podestà e di sua famiglia l'anno lire quindicimila dugentoquaranta di piccioli. Il salario del capitano del popolo e di sua famiglia lire cinquemilaottocentottanta piccioli. Il salario dell'eseguitore degli ordini della giustizia contro a' grandi colla sua famiglia lire quattromila novecento di piccioli. Il salario del conservadore del popolo e sopra gli sbanditi con cinquanta cavalieri e cento fanti fiorini ottomilaquattrocento d'oro l'anno: questo uficio non è stanziale, se non come occorrono i tempi di bisogno. Il giudice dell'appellagioni sopra le ragioni del comune lire millecento di piccioli. L'uficiale sopra gli ornamenti delle donne e altri divieti lire mille di piccioli. L'uficiale sopra la piazza d'Orto san Michele e della Badia lire mille trecento di piccioli. L'uficiale sopra la condotta de' soldati e loro messi lire mille di piccioli. Gli uficiali e notai e messi sopra i difetti de' soldati lire dugentocinquanta di piccioli. I camarlinghi della camera del comune, e loro uficiali e massari e loro notai e frati che guardano gli atti del comune, lire millequattrocento di piccioli. Gli uficiali sopra le rendite proprie del comune lire dugento di piccioli. I soprastanti e guardie delle prigioni lire ottocento di piccioli. Le spese del mangiare e bere de' signori priori e di loro famiglia costa l'anno lire tremilasecento di piccioli. I salari de' donzelli e servidori del comune e campanai delle due torri, cioè quella de' priori e quella del podestà, lire cinquecentocinquanta. Il capitano con sessanta fanti che stanno al servigio e guardia de' signori priori lire cinquemiladugento di piccioli. Il notaio forestiere sopra le riformagioni e il suo compagno lire quattrocentocinquanta di piccioli. Il cancelliere del comune e il suo compagno lire quattrocentocinquanta di piccioli l'anno. Per lo pasto de' lioni, torchi, e candele, e panelli per li priori lire duemilaquattrocento di piccioli. Il notaio che registra nel palagio de' priori i fatti del comune, lire cento di piccioli. I messi che servono tutte le signorie, per loro salario l'anno lire millecinquecento di piccioli. I trombatori, sei banditori del comune, naccherini, sveglia, cornamusa, cennamelle e trombette, in tutto dieci, con trombe d'argento, per loro salario l'anno lire mille di piccioli. Per limosine a' religiosi e spedali l'anno lire duemila di piccioli. Seicento guardie, che guardavano di notte alle poste della città lire diecimilaottocento di piccioli. Il palio di sciamito che si corre l'anno per san Giovanni, e quelli di panno per san Bernaba e per santa Reparata costano l'anno fiorini cento d'oro. Per ispese in spie e messi che vanno fuori per lo comune, l'anno lire milleducento di piccioli. Per ambasciadori che vanno per lo comune, stimati l'anno fiorini cinquemila d'oro, e più. Per castellani e guardie di rocche si tengono per lo comune di Firenze fiorini quattromila d'oro. Per fornire la camera dell'arme di balestra, sagittamento e palvesi, fiorini millecinquecento d'oro. Somma l'opportune spese sanza i soldati a cavallo e a piedi, fiorini quarantamila d'oro o più l'anno. A' soldati a cavallo e a piedi non ci ha regola nè numero fermo, ch'erano talora più e talora meno secondo i bisogni che occorrevano al comune; ma al continuo si può ragionare, sanza quelli della guerra di Lombardia, non faccendo oste, da settecento in mille cavalieri, e altrettanti pedoni continuamente. Non facciamo conto delle mura e de' ponti, e di santa Reparata, e di più altri lavori di comune, che non si possono mettere in numero ordinario.
Dappoich'avemo detto dell'entrate e spese del comune di Firenze in questi tempi, mi pare si convenga di fare menzione di quello e dell'altre grandi cose della nostra città: che i nostri successori che verranno per li tempi, s'avveggano del montare e abbassare dello stato e potenzia 'che facesse la nostra città, acciocché per li savi e valenti cittadini, che per li tempi saranno al governo di quella, per lo nostro ricordo e esempio di questa cronica, procurino d'avanzarla in istato e in maggiore potere. Troviamo diligentemente che in questi tempi avea in Firenze circa venticinquemila uomini da portare arme da' quindici anni infino in settanta, tutti cittadini, intra' quali avea millecinque cento cittadini nobili e potenti che sodavano per grandi al cmune. Aveva allora in Firenze da settantacinque cavalieri di corredo. Bene troviamo che innanzi che fosse fatto il secondo popolo, che regge al presente, erano i cavalieri più di dugentocinquanta, che poiché 'l popolo fu, i grandi non ebbono stato né signoria come prima, e però pochi si facevano cavalieri. Stimavasi d'avere in Firenze da novantamila bocche tra uomini e femmine e fanciulli, per l'avviso del pane che bisognava al continuo alla città, come si potrà comprendere; ragionavasi avere continui nella città da millecinquecento uomini forestieri e viandanti e soldati; non contando nella somma de' cittadini religiosi, e frati e monache rinchiusi, onde faremo menzione appresso. Ragionavasi avere in questi tempi nel contado e distretto di Firenze da ottantamila uomini.
Troviamo dal piovano che battezzava i fanciulli (imperocché ogni maschio che si battezzava in san Giovanni, per averne il novero metteva una fava nera, e per ogni femmina una fava bianca) che erano l'anno in questi tempi dalle cinquantacinque alle sessanta centinaia, avanzando più il sesso masculino che 'l femminino da trecento in cinquecento per anno. Troviamo, ch'e'fanciulli e fanciulle che stanno a leggere, da otto a dieci mila. I fanciulli che stanno ad imparare l'abbaco e algorismo in sei scuole, da mille in milledugento. E quegli che stanno ad apprendere la grammatica e loica in quattro grandi scuole, da cinquecentocinquanta in seicento.
Le chiese ch'erano allora in Firenze e ne' borghi, contando le badie e le chiese de' frati religiosi, troviamo che sono centodieci, tra le quali sono cinquantasette parrocchie con popolo, cinque badie con due priori con da ottanta monaci, ventiquattro manisteri di monache con da cinquecento donne, dieci regole di frati, trenta spedali con più di mille letta ad allogare i poveri e infermi, e da dungentocinquanta in trecento cappellani preti. Le botteghe dell'arte della lana erano dugento o più, e facevano da settanta in ottantamila panni, che valevano da uno milione e dugento migliaia di fiorini d'oro; che bene il terzo più rimaneva nella terra per ovraggio, senza il guadagno de' lanaiuoli del detto ovraggio, e viveanne più di trentamila' persone. Ben troviamo, che da trenta anni addietro erano trecento botteghe o circa, e facevano per anno più di cento migliaia di panni; ma erano più grossi e della metà valuta, perocché allora non ci entrava e non sapeano lavorare lana d'Inghilterra, come hanno fatto poi. I fondachi dell'arte di Calimala de' panni franceschi e oltramontani erano da venti, che faceano venire per anno più di diecimila panni di valuta di trecento migliaia di fiorini d'oro, che tutti si vendeano in Firenze sanza quelli che mandavano fuori di Firenze. I banchi de' cambiatori erano da ottanta. La moneta dell'oro che si batteva era da trecentocinquanta migliaia di fiorini d'oro e talora quattrocentomila; e di danari da quattro piccioli l'uno si batteva l'anno circa ventimila libbre. Il collegio de' giudici era da ottanta. I notai da seicento; medici fisici e cerusichi da sessanta; botteghe di speziali erano da cento. Mercatanti e merciai erano grande numero; da non potere stimare le botteghe de' calzolai, pianellai e zoccolai; erano da trecento e più quegli ch'andavano fuori di Firenze a negoziare, e molti altri maestri di più mestieri, e maestri di pietra e di legname. Aveva allora in Firenze centoquarantasei forni, e troviamo per la gabella della macina tura e per li fornai, che ogni di bisognava alla città dentro centoquaranta moggia di grano, onde si può estimare quello che bisognava l'anno; non contando, che la maggior parte de' ricchi e nobili e agiati cittadini con loro famiglie stavano quattro mesi l'anno in contado, e tali più. Troviamo, nell'anno 1280, ch'era la città in felice e buono stato, che volea la settimana da ottocento moggia. Troviamo per la gabella delle porte che c'entrava l'anno in Firenze da cinquantacinque migliaia di cogna di vino, e quando n'era abbondanza circa diecimila cogna più. Bisognava l'anno nella città tra buoi e vitelle circa quattromila; castroni e pecore sessantamila; capre e becchi ventimila; porci trentamila. Entrava del mese di Luglio per la porta san Friano quattromila some di poponi, che tutti si distribuivano nella città. In questi tempi avea in Firenze le infrascritte signorie forestieri, che ciascuna teneva ragione, e avea colla da tormentare, cioè il podestà, capitano, e 'l difensore del popolo e dell'arti; l'esecutore degli ordinamenti della giustizia, il capitano della guardia ovvero conservadore del popolo, il quale avea più balla che gli altri; tutte queste quattro signorie aveano arbitrio di punire personalmente il giudice della ragione e dell'appellagione; il giudice sopra le gabelle; l'uficiale sopra gli ornamenti delle donne; l'uficiale della mercatanzia; l'uficiale dell'arte della lana; gli uficiali ecclesiastichi; la corte del vescovo di Firenze; la corte del vescovo di Fiesole; l'inquisitore dell'eretica pravità, e altre dignità e magnificenze della nostra città di Firenze non sono da lasciare di metterle in memoria per dare avviso a quelli che verranno dietro a noi. Ell'era dentro bene situata e albergata di molte belle case, e al continovo in questi tempi s'edificava, migliorando i lavorii di fargli agiati e ricchi, recando di fuori belli esempli d'ogni miglioramento. Chiese cattedrali e di frati d'ogni regola, e magnifichi monasteri; e oltre a ciò non v'era cittadino popolano o grande che non avesse edificato o che non edificasse in contado grande e ricca possessione, e abitura molto ricca, e con begli edificii, e molto meglio che in città: e in questo ciascuno ci peccava, e per le disordinate spese erano tenuti matti. E sì magnifica cosa era a vedere, che i forestieri non usati a Firenze venendo di fuore, i più credevano per li ricchi edificii e belli palagi ch'erano di fuori alla città d'intorno a tre miglia, che tutti fossono della città a modo di Roma, sanza i ricchi palagi, torri, cortili, e giardini murati più di lungi alla città, che in altre contrade sarebbono chiamate castella. In somma si stimava, che intorno alla città a sei miglia aveva tanti ricchi e nobili abituri che due Firenze non avrebbono tanti: basta assai avere detto de' fatti di Firenze.
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Secondo le stime generalmente proposte dalla critica la popolazione di inizio Trecento andava dai 2.500-3.000 di Fucecchio – il più piccolo dei centri del campione, l’unico sensibilmente al di sotto della “soglia” dei 5.000 abitanti proposta da Maria Ginatempo e Lucia Sandri quale limite per la nozione di città –, ai 5.000 di San Miniato, ai 6.000-7.000 di Colle, agli 8.000 di San Gimignano, ai 13.000-15.000 di Prato e appunto di Pistoia
P>Piero Gualtieri
«Col caldo e favore di certi Fiorentini».
Espansione fiorentina e preminenza signorile a Prato, Pistoia e nei centri della Valdelsa e del Valdarno inferiore
storiaaristocraziafiorentina
Da notare che i Duranti forse avevano/hanno avuto legami
con la chiesa di San Piero Scheraggio Con la chiesa di Santa Maria Novella Con la chiesa di Santa Maria Maggiore
26 novembre 1382 Testamento di Michele Braccini Durantis del POPOLO DI SAN LORENZO rogato in Santa Maria in Campo dal notaio Giovanni del fu Gino da Prato cittadino fiorentino diplomatico S Maria Nuova ( ospedale ) cod 00072910 regesto in tomo 33 carta 86 R ( 90 e 91 ) Eredi delle sue sostanze i figli nascituri ed in mancanza l'ospedale di S Maria Nuova Legati alle chiese di Santa Maria Novella, di Santa Maria Maggiore, di San Pietro a Cascia, di San Siro a Cascia
n.b. Popolo di San Lorenzo n.b. Durantis e' forma cognominata : Michele Braccini Durantis anziche' Michele Braccini Peri Durantis
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UN DATO DI FATTO : Non sono riuscito a risalire oltre Ricovero ed anche ipochi dati su questo personaggio sono incerti ( potrebbe trattarsi di un omonimia di un omonimia )
Dare un nome ed una fisionomia ai personaggi che si muovono nelle vicende che seguono puo' servire ad inquadrare meglio le stesse vicende che qui si raccontano e a seguirle piu' facilmente
Propongo quindi alcuni alberi e per primo l'albero degli epigoni cioe' l'albero genealogico dei primi Duranti / Carnesecchi di Firenze da me ricostruito sui dati delle tratte della Brown University
GENEALOGIAF01
Le linee genealogiche avanti gli anni 1348 e 1363 sono assai difficoltose da tracciare . Le epidemie di quegli anni hanno effetti talmente devastanti che intere linee genealogiche sono spazzate via Quasi sempre la ricerca genealogica si muove a ritroso : dal nipote si trova il nonno e non viceversa se esiste il nipote e' certa l'esistenza del nonno mentre dall'esistenza del nonno non si ha la certezza dell'esistenza del nipote Punti fermi di questa ricerca sono quindi gli individui presenti a Firenze nei registri del catasto del 1427 e gli individui presenti nei registri dei battezzati Le fedi di battesimo conservate nei registri del Duomo di Firenze avrebbero dovuto conservare tutti i battesimi dei cittadini di Firenze , essi iniziano a partire solamente dal 1450. ( pero' non e' detto che poi siano stati registrati tutti i battesimi) Le date di alcuni battesimi negli anni precedenti al 1450 ho potuto desumerli dai dati sulle tratte ricavati dal prof . David Herlihy e raccolti nel sito http://www.stg.brown.edu/projects/tratte ( le famiglie del ceto dirigente , specie nel quattrocento , iscrivevono alle borse delle tratte i maschi gia' alla nascita )Nota bene: quasi sicuramente le date dei battesimi nella ricerca del prof . David Herlihy sono desunti dai libri delle eta'
Per quanto riguarda i dati del catasto del 1427 io ho potuto consultare solamente i dati digitalizzati dalla Brown University forse troppo schematici per essere letti con sicurezza Su questi dati anagrafici e fiscali ho potuto ricavare le linee genealogiche che coprono il periodo 1431--1460 e che vedono nascere una cinquantina di individui maschi. L'incontro col dottor ANGELO GRAVANO BARDELLI ha dato alla ricerca un respiro completamente diverso L'imponente spoglio delle fedi di battesimo compiuto dal dottore ha permesso di tracciare le linee genealogiche dei Carnesecchi fiorentini dal 1450 fino al 1700
UN LAVORO IMPONENTE mai realizzato in precedenza e che ritengo possa essere utile per dare chiarezza a diverse vicende che vedono coinvolti individui di questa famiglia
QUESTO PRIMO ALBERO TRACCIA LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA FIORENTINA E INDICA GLI EPIGONI
Il Passerini infila questo Francesco ( Cecco ) fra i Carnesecchi probabilmente involontariamente ( dalle carte Passerini in BNC ) In realta' nelle genealogie dei Carnesecchi pare esserci un Angelo di Berto che pare esser un semplice omonimo Questi Cecchi secondo i Prioristi (tra cui il Mariani ) sono annoverati come un ramo dei Castellani , un ramo che non pare nel trecento aver piu' contatti col ramo principale Questo comunemente ma senza che io abbia capito su quali prove genealogiche. Anche il Raveggi : http://193.205.4.30/fileadmin/uploads/risorse/medievale/fonti_strumenti/raveggi_priori.docNel Priorista del Mariani compaiono poi solo due famiglie individuate come Cecchi che non c'entrano con questi ( che come detto figurano sul Mariani tra i Castellani I Cecchi del cane una famiglia di beccai I Cecchi una famiglia del popolo di San Lorenzo Questi discendenti di Cecco hanno un'ampia partecipazione politica e vengono oggi identificati come un ramo dei CASTELLANI il Passerini li colloca tra i Carnesecchi un errore sicuramente-, d'altronde le sue carte sui Carnesecchi non erano uno studio vero e proprio ma paiono semplici appunti
Un ramo importante per il numero di cariche politiche:
anno 1327 Priore Berto di Cecco anno 1333 Priore Berto di Cecco anno 1338 Priore Berto di Cecco anno 1350 Priore Agnolo di Berto di Cecco anno 1362 Priore Agnolo di Berto di Cecco anno 1368 Priore Agnolo di Berto di Cecco anno 1371 Priore Agnolo di Berto di Cecco anno 1375 Priore Agnolo di Berto di Cecco anno 1412 Priore Berto di Agnolo di Berto anno 1430 Priore Agnolo di Berto di Agnolo anno 1439 Priore Agnolo di Berto di Agnolo
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estratto da un albero del Passerini contenente diversi errori
compaiono in questi alberini ( oltre i soliti noti ):
primo alberino ( Gentile figlio di Niccolo di Matteo di Durante Neri di Braccino di Piero di Durante
secondo alberino ( molto ben fatto ) Bordone di Grazino di Durante Matteo di Grazino di Durante Niccolo di Durante Gentile di Niccolo di Durante Zanobi di Matteo di Niccolo di Matteo di Durante
terzo alberino ( Passerini ) Bartolo di Durante ( 1305 ) Vanni di Filippo di Piero di Durante ( emancipato 1362 ) Carlo di Berto di Grazino di Durante che vede poi come padre di un Simone sposo a Cambia Peruzzi nel 1426 ( che pero' non figura nelle portate del catasto 1427 tra i Carnesecchi )
In definitiva incertezze errori piccoli e grandi nei pochi accenni fatti sulle genealogie di questa famiglia fiorentina nonostante l'indubbia importanza qualche esempio : AMMIRATO IL GIOVANE come visto li vede discendere da Durante di Buonfantino e influenza molti storici successivi PASSERINI I Carnesecchi sono originarj da S. Piero a Cascia nel Valdarno superiore. Il loro vero cognome fu Grazzini, e talvolta ancora si dissero Duranti, da un simil nome spesso usato dagli individui della famiglia. Erano osti; e dal vendere appunto la carne secca venne ad essi il cognome sotto il quale furono conosciuti sotto il governo repubblicano. Durante di Ricovero fu il primo Priore di questa casa nel 1297, nelle brevi note di Marietta dei Ricci dell'Ademollo il Passerini commette molti errori : Bernardo non e' figlio di Andrea di Paolo ma invece di Andrea di Bernardo Lorenzo non e' figlio di Zanobi di Francesco ma invece di Zanobi di Simone Grazini non e' un cognome ma un patronimico I Carnesecchi sono originari da S. Piero a Cascia nel Valdarno superiore. Il loro vero cognome fu Grazzini, e talvolta ancora si dissero Duranti, da un simil nome spesso usato dagli individui della famiglia. Erano osti; e dal vendere appunto la carne secca venne ad essi il cognome sotto il quale furono conosciuti sotto il governo repubblicano. Durante di Ricovero fu il primo Priore di questa casa nel 1297, e Andrea di Paolo ne fu il quadragesimo nono nel 1530. Per undici volte pervenne in questa casa la suprema carica del Comune, cioè il Gonfalonierato di Giustizia. Uscirono dai Carnesecchi varj uomini segnalati, tra i quali noto i seguenti. Paolo di Berlo fu Commissario di Pisa nel 1407 e Ambasciatore a Bologna nel 1417; e Bernardo di Cristofano fu nel 1451 deputato ad accompagnare Federigo III Imperatore nel suo passaggio per il territorio della Repubblica. Ai tempi dell'assedio era la famiglia in discordia, mentre parte teneva pei Medici e parte pugnava a difesa della libertà. Tra i Medicei figurò Andrea di Paolo il quale rimase carcerato per tutto il tempo dell' assedio, e dopo la resa fu arruoto alla balìa che riformò lo Stato, ed eletto Senatore nel 1532. Arruoto a quella balìa fu pure Bernardo suo figlio, quegli che, accettissimo a Leone X, fu da lui fatto Cavaliere di S. Pietro e Conte Palatino, e che fu in seguito eletto senatore nel 1546. Zanobi di Francesco fu pieno di zelo per la causa della Repubblica, ma non seppe adattarsi ai tempi ed ebbe anco mano a riformare il Governo. Non così Lorenzo suo figlio, il quale, mandato alla difesa di Castrocaro, vi si diportò con tale valore da costringere gl'Imperiali a levare l'assedio da Castiglione e da Marradi. Assediato a sua volta in Castrocaro da Lionello da Carpi, vi si difese con accanimento, ma dovè cedere alle preponderanti forze del suo nemico. Dopo l'assedio fu confinato, e gettatosi tra i fuorusciti fu dichiarato ribelle. Figurò molto tra questi esuli infelici, e fu uno di coloro nei quali più confidavano. Berto fu uno dei Commissari delle milizie, e dopo la capitolazione fu mandato a confine. Giovanbatista di Gherardo corse nel 1554 alla difesa della libertà di Siena, e da Cosimo I fu condannato nel capo e nella confisca. Passato a militare in Francia, fu ucciso in una battaglia contro gli Ugonotti nel 1569. È famoso Piero Carnesecchi, protonotario apostolico, uomo distinto per letteratura ed amico di Cosimo I. Essendosi imbevuto delle opinioni dei Luterani, andava altamente predicandole, talché viveva in gravi disturbi colla inquisizione e solo sicuro perchè sempre ai fianchi del Duca. Quando il Medici si maneggiò presso Pio V per aver titolo Granducale, uno dei patti impostigli dal Pontefice si fu la consegna del Carnesecchi. Cosimo I lo fece immediatamente arrestare e condurre a Roma nelle carceri della Inquisizione. Là fu processato; e il 10 Agosto 1562 gli fu recisa la testa e quindi abbruciato il cadavere. Otto senatori tolsero i Medici dai Carnesecchi, i quali rimasero estinti il 23 Gennajo 1756 alla morte di Ridolfo di Franceco. Usarono per arme in campo azzurro un riposo di lancia o rocco dorato, con tre bande, parimente d' oro, ritirate nel capo. Dalle loro case prese nome uno dei punti più segnalati della città.
Camillo Tabarrini pievano di Cascia : .........................Di Matteo viene la Famiglia Carnesecchi, di Grazino Famiglia Grazini, di Durante Famiglia Duranti. Consorterie e Famiglia nobilissime divenute fiorentine e potenti in tempo di Repubblica.
il Crollalanza si limita a scarsissimi cenni. Sbaglia Frazzini per i Grazzini o forse e' solo un refuso di stampa mai corretto e comunque non ha chiaro le loro origini Il Crollalanza come i vari tuttologi del periodo raccoglievano notizie attraverso agenti talvolta di scarsa attendibilita'
Inoltre , oltre questi errori sulle origini , in tutti i genealogisti i rapporti di parentela tra i vari Carnesecchi distintisi sono spesso grossolanamente scorretti Questo sito avanza la pretesa di mettere un poco di ordine sulle origini e tra i legami genealogici
probabilmente Giovanni di Niccolo ha avuto anche un figlio FILIPPO che compare nelle tratte e che muore prima del 1409
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PRESENTATI GLI ATTORI ECCOCI A LEGGERE LA TRAMA DELLE VICENDE DEI NOSTRI
storiaaristocraziafiorentina
Abbiamo visto il cognome o nome familiare affermarsi a Firenze tra il 1150 ed il 1200 E' tutto da studiare l'effetto sociale di mezzo di rinsaldamento dei legami familiari in tempi in cui il numero esercitava un peso politico ed in cui invece il patronimico era un fattore disgregante
A cavallo del 1200 la maggior parte delle famiglie del ceto dirigente ( una minoranza di individui quindi rispetto alla popolazione fiorentina ) ha cognome e stemma Gli storici cominciano a parlare di Adimari, di Donati , di Caponsacchi , di Giandonati , di Buondelmonti , di Mazzinghi ,di Della Bella , di Della Tosa, di Sacchetti ........................ Nel lettore si genera un'idea falsa : una famiglia come un insieme monocorde In realta' di dovrebbe parlare di rami familiari e di singoli individui Infatti per quanto da noi conosciuto gia' dai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini all'interno di una stessa famiglia contraddistinta da un medesimo cognome vi erano diversita' di opinioni e talvolta di schieramento politico . Sebbene i legami familiari costituissero ancora legami molto forti e predominassero sulle convinzioni personali
Abbiamo visto comunque come gli ordinamenti di Giustizia avessero ben colto il peso del cognome e dello stemma familiare Il cognome diventava in alcune circostanze un peso E comunque elementi umani come antipatie , litigi per eredita'ed altro , piccoli e grandi ingratitudini , invidie , ricchezze diverse favorissero .................... Nel Trecento con l'avvento al potere di famiglie prettamente mercantili si vive un momento in cui la famiglia e la parentela contano ancora ma iniziano a prevalere le amicizie e le alleanze di rami familiari con altre famiglie
LE REGOLE DELLA VENDETTA
Periodo della Repubblica di Firenze : E' in tutto il corso del Trecento che cominciamo a riuscire a ricostruire la storia dei Carnesecchi fiorentini con una certa continuota' ed una certa completezza Perche' e' nel Trecento che cominciano ad affacciarsi sulla scena politica ( e questo vuol dire che avevano raggiunto il successo commerciale ) Nel nostro caso possiamo parlare di famiglia e non di rami familiari perche' questa si sta formando a cavallo del 1300 e deve essere ancora considerato un'insieme monolitico E sara' cosi per piu' di 100 anni testimoniato il fatto dalla pace di Braccino con tutta la famiglia dei Medici dalla lettera scritta a Lorenzo il magnifico a nome di tutta la famiglia Carnesecchi
inoltriamoci nella storia :
Madonna con santi : matrimonio Duranti / Peruzzi stemma Duranti alla base del quadro
STORIA DEI CARNESECCHI A PARTIRE DALL’ANNO 1297 FINO ALL'ANNO 1530
Ripeto quanto gia' detto. Cio che segue non e' una storia scritta in modo classico , so ancora troppo poco per stendere una storia scorrevole , e' invece una raccolta di dati , di pagine di libro , di atti coevi , di osservazioni disposte in ordine cronologico e per ora apparentemente slegati Occorre quindi nel leggere uno sforzo di decifrazione , che aiuti a supplire a quello che per ora manca
Nel 1297 E' Priore di Firenze tra gli altri Durante un tavernaio del popolo di Santa Maria Maggiore . Il padre di Durante si chiama Ricovero I bisnipoti di questo Durante si denominerano Carnesecchi Sulla famiglia e sulla parentela di Durante non conosco praticamente niente, non il nome di eventuali fratelli solo il nome del padre Nel 1297 la sua nomina a priore fa uscire la famiglia dall'anonimato E' sicuramente un mercante intraprendente , che amplia la sua attivita' di taverniere fino ad avere una propria compagnia commerciale Politicamente e' guelfo di parte nera Con lui e dopo di lui i rami della famiglia usciranno dalla nebbia del tempo e unificati dal medesimo cognome parteciperanno a costruire la storia dello stato fiorentino
LO SCENARIO DEI FATTI : un mondo che dovrebbe esser per noi bagaglio di esperienza
L’età basso medievale rappresenta uno dei momenti più significativi per la storia economica della civiltà occidentale e dell’Italia in particolare. Si può pacificamente affermare che prima della Rivoluzione industriale, essa costituisca l’epoca nella quale la popolazione e l’economia europee sono cresciute con maggiore intensità e rapidità, dando forma a paesaggi urbani e rurali rimasti quasi immutati sino alle soglie dell’età contemporanea. Se poi ci concentriamo sulle attività del cosiddetto terziario, quello che all’epoca in Italia era chiamato la ‘mercatura’, allora la considerazione deve essere ulteriormente arricchita dalla presa d’atto che gran parte dell’armamentario tecnico (tuttora esistente) relativo alla gestione del commercio e della banca ha avuto i suoi natali negli ultimi secoli del Medioevo: dalle società in nome collettivo alle accomandite, dalla contabilità in partita doppia allo scoperto di conto corrente, dall’assicurazione con premio anticipato all’acquisto prepagato (e scontato) di raccolti agricoli futuri, dalla tariffazione differenziata dei noli alla fabbricazione di carte nautiche, dalla cambiale all’assegno bancario. Per non parlare, poi, delle sovrapposizioni tra il mondo degli affari e la sfera dello stato, le quali hanno finito per produrre i tribunali mercantili, il debito pubblico e l’idea stessa di una politica monetaria 1. E infine, ma non ultimo in ordine di importanza, il basso Medioevo ha enucleato in alcune aree d’Europa (segnatamente nelle città dell’Italia centro-settentrionale) un ceto che per attività, capacità, ardimento e auto-rappresentazione sul piano sociale, politico e culturale non trova eguali in tutte le età precedenti: quello dei mercanti. Attività mercan tili e finanziarie nelle città italiane dei secoli XII-XV: spunti e riflessioni sulla base della pi ù recente storiografia dr Sergio Tognetti
Il dr Sergio Tognetti sta contribuendo a cambiare profondamente la visione dell'economia e dell'idustriosita' del mondo medioevale Sulle famiglie fiorentine due saggi : uno sui Cambini ed uno sui Serristori che ci fanno capire come quel mondo non fosse davvero mentalmente distante dai tempi nostri
Insieme al dr Tognetti altri valorosi studiosi Silvia Diacciati , Enrico Faini , Amedeo De Vincentiis , Vieri Mazzoni , Andrea Zorzi , Piero Gualtieri stanno modificando la visione di quell'Italia dei Comuni ( in particolare il Comune di Firenze ) Comuni che probabilmente con la loro esperienza avrebbero ancora molto da insegnare al futuro della nostra Nazione
Scenario storico Lo scenario storico da cui nasce la nostra storia . Un po di storia di Firenze .
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Cosa meglio degli atti notarili possono dare un quadro vero della societa' fiorentina a cavallo del trecento
Una societa' che conviveva buona parte della sua vita col notaio
Le imbreviature del notaio Matteo di Biliotto ( pur riguardando solo una fetta della citta') ci rendono attuali le vicende di quegli uomini e ci offrono motivi di maggior comprensione
a cura di Franek Sznura e di Manila Soffici
alcuni pochi atti riguardano anche il nostro taverniere Durante di Ricovero e forse in uno intravediamo la figura di uno dei suoi figli (nel taverniere Grazino di Durante)
Per oltre 100 anni sembra delinearsi il quadro di un attivita' di commercio minuto di una certa ampiezza a livello cittadino Come detto il primo Carnesecchi di cui si hanno con sicurezza notizie ( seppur molto scarse) e' il tavernaio del popolo di Santa Maria Maggiore Durante di Ricovero, Priore nel 1297, titolare di una compagnia commerciale , capitano di Orsanmichele nel 1310 Non ho notizie di lui dalla lettura delle Consulte ( Alessandro Gherardi ) sembra spuntar dal nulla al momento della sua elezione a Priore ( il che ovviamente non puo' essere )
Il Priorato del 1297 e' il segno di una crescita sociale che culminera' con il definitivo inserimento nel ceto dirigente fiorentino con la persona di uno dei suoi figli il beccaio Pero detto Carnesecca
da Durante primo Priore i discendenti cominceranno ad esser identificati come DURANTI che potra essere , pur se per un tempo molto breve , gia' considerata una cognomizzazione e non un patronimico
La generazione successiva a quella di Pero vede i Duranti abbandonare le ARTI MINORI per entrare nelle ARTI MAGGIORI con l'iscrizione all'Arte dei medici e degli speziali Di questa Arte saranno molte volte consoli venendo cosi anche a contatto col mondo dei pittori , questo puo' spiegare perche' troveremo il nome dei Carnesecchi legato a quello di Masolino , di Masaccio , di Paolo Uccello.....
DA DURANTI A CARNESECCHI 1238--1380 : CRESCITA SOCIALE da tavernieri a ricchi mercanti
storia dei Carnesecchi……La Compagnia di Durante di Ricovero nei primi decenni del trecento
storia dei Carnesecchi………….Una curiosita' : dei Carnesecca a Mantova agli inizi del trecento
Illustrazione di Massimo Tosi dal sito Florence is you di Massimo Tosi mostra come Santa Reparata fosse appoggiata alle vecchie mura lungo il corso del Mugnone poi le mura saranno abbattute e il corso del Mugnone spostato In pratica l'attuale via Cerretani era il fossato delle mura difensive della città
Interessante notare come i Duranti , una volta abbattute e spostate , scegliessero la zona lungo il contorno delle vecchie mura per porvi l'attivita' E' pur vero che la zona era piena di osterie Questo pone un limite temporale al loro insediamento commeriale nel popolo di Santa Maria Maggiore
Se e' vero quanto affermato nel sito : Repertorio delle architetture civili di Firenze a cura Claudio Paolini : PALAZZETTO DEI CARNESECCHI
Via de' Rondinelli--via dei Banchi : Palazzetto de' Carnesecchi L'edificio, già dei Carnesecchi che in questa zona possedevano numerose proprietà (tanto da dare il proprio nome sia alla via sia la canto determinato da questa con via dei Banchi), è documentato nella sua configurazione più antica dalla nota incisione dello Zocchi. Alla metà dell'Ottocento apparteneva alla famiglia Moretti, della quale Federico Fantozzi ricordava l'ingegnere e architetto Marco Moretti che qui visse e morì nel 1837. "Nel tempo della capitale, il piemontese Felice Bojola, da Casale Monferrato si trasferì a Firenze, ed al principio del Novecento acquistò il palazzo Carnesecchi per il suo grande negozio di pellicce e valigie, che presto divenne luogo d'incontro dei piemontesi fiorentinizzati... Fu lui, per i suoi grandi e famosi negozi a spostare l'ingresso del palazzo su via dei Banchi, sistemandovi un portale sul quale è visibile il 'rocchio' dei Carnesecchi. Ma se esteriormente l'attuale edificio manifesta le modifiche avvenute negli ultimi tempi, nell'interno sono ancora rintracciabili strutture trecentesche. Le grandi cantine, per esempio, fanno pensare a depositi di salumi e una canna fumaria, ricavata nello spessore del muro, potrebbe essere servita alla distruzione dei grassi corrotti. Tutto rimase celato quando la famiglia dei celebri pizzicagnoli si nobilitò e il canto divenne uno dei punti più scenografici dell'itinerario granducale, nella Firenze cinquecentesca" (Bargellini). Bibliografia : Bocchi-Cinelli 1677, pp. 208, 212; Fantozzi 1843, p. 75, n. 152; Firenze 1850, p. 131; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, III, 1978, p. 259. Marco Lastri, Canto de' Carnesecchi, esempio di eretica pravità, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, IV, pp. 41-48
Nel palazzo ricavato a ridosso ( o utilizzando in parte ) delle vecchie mura vi sarebbero i segni della loro attivita' di lavorazione delle carni di maiale E' da notare che Durante e' immatricolato come taverniere del popolo di Santa Maria Maggiore e suo figlio Grazino potrebbe essere un taverniere del popolo di Santa Maria Novella Che fa pensare ( pur con le scarse notizie ) ad un'attivita a catena , visto che anche il figlio Piero Carnesecca era immatricolato come beccaio anche considerando che a Cascia nel Reggello a quanto mi riferiva la signora Fantoni, esistevano tracce di un antica macelleria Fatto che meriterebbe l'attenzione di qualcuno piu' abile di me
Insomma faccio notare quindi la forma particolare del Palazzetto e del Palazzo Ginori ( anche questo prima appartenuto ai Carnesecchi) che sembra seguire il profilo delle vecchie mura formando un angolo acuto quasi improponibile tra via dei Banchi e via Rondinelli ( gia' via Carnesecchi )
estratto da una pianta ricavata dai dati del catasto 1427 ( opera del Carocci ) : in azzurro le case dei Carnesecchi
da Wikimapia
E' da prendere in considerazione che i Duranti/Carnesecchi si fossero spostati in quel luogo al momento dell'abbattimento delle vecchie mura
Anche se tutto fa pensare che inizialmente i soldi provenissero da un commercio di dimensioni limitate non deve essere trascorso molto tempo che il loro giro di interessi deve essersi ampiato ad un commercio internazionale per ora imprecisato- Questo era il mezzo per far denaro a Firenze
………..Nei primi tre decenni del trecento la Parte guelfa mantiene i tradizionali rapporti finanziari con compagnie commerciali e bancarie e col comune .I suoi patners , ai quali mutua o deposita cifre valutabili globalmente nell'ordine di alcune decine di migliaia di fiorini d'oro , sono i Frescobaldi, gli Scali ,gli Acciaioli , i Pulci , i Biliotti, e , in misura sensibilmente minore , i Peruzzi , gli Spini ,i Pazzi , la compagnia di Durante di Ricovero ; nessuna transazione pare invece aver concluso con i Bardi .………………………………………………..
Seguire le tracce di questa compagnia commerciale potrebbe aiutarci nella ricostruzione della storia dei Duranti
E' assai probabile che le fortune dei Duranti abbiano la loro origine in questa compagnia ( compagnia di Durante di Ricovero )
FONTE DOCUMENTARIA
VIERI MAZZONI "Il patrimonio fondiario e le strategie insediative della Parte guelfa di Firenze nel primo Trecento " LEO S OLSCHKI editore
Nel 1319 i Capitani della Parte Guelfa di Firenze davano incarico a ser Placido di Ripomarance , cittadino volterrano e a suo figlio Donato, anch’egli notaio , di redigere un << libbro e memoriale et inventario e manuale di tutti i beni stabili e mobili , ragioni e denari , pecunia e crediti , alogagioni , ciensi e di tutte altre cose dell’Universita’ de la Parte Guelfa di Firenze……>> ( ASFi Capitani di Parte Guelfa numeri rossi 25 c 2r ) Il registro che i due notai stesero e’ di grandissima importanza per chi indaga la vita interna della Parte : esso contiene un elenco dettagliato dei suoi crediti verso il Comune , le case commerciali e perfino le Arti , dei suoi possessi fondiari e dei loro affitti .Il registro fu corredato nel corso degli anni da una fitta serie di annotazioni , tanto che gia’ nel 1322 si ritenne opportuno dare inizio alla compilazione di un nuovo libro che ricordasse i nuovi acquisti e le nuove locazioni , ma non i depositi e i prestiti , ed il compito questa volta venne affidato a ser Lapo Spini . Trascorsi altri due anni dovette ripresentarsi lo stesso problema , ed ancora ser Lapo Spini inizio’ un terzo inventario ,contenente un elenco piu’ aggiornato dei beni immobili e dei prestiti ma nel quale mancavano le locazioni ed i loro proventi.In questi documenti , che pure hanno , per cosi dire , dei compilatori << ufficiali >> , si alternano in realta’ varie mani , e vi e’ anche documentazione che si riferisce a decenni successivi alla data in cui inizia il codice . Un anno dopo la stesura di questo terzo registro , nel 1325 , ne venne redatto un quarto , di nuovo per mano di di ser Lapo Spini . In questo , che e’ l’ultimo registro di beni della Parte giuntoci per il trecento , si trovano ancora ricordi dei prestiti e depositi fatti al Comune ed alle case commerciali , nonche’ un elenco aggiornato delle proprieta’ fondiarie in citta’ e fuori dalle mura ; completano il codice quattro compere di case fatte dalla Parte negli anni settanta del Trecento , ovviamente di mano diversa, ed un interessante sindacato del notaio Lapo Spini . I primi tre registri ,quelli degli anni dal 1319 al 1324 formano oggi un unico codice composito , che probabilmente venne rilegato intorno al XV secolo , mentre il quarto inventario ci e’ stato tramandato da solo ( I due codici descritti si trovano versati allo ASFi nel fondo << Capitani di Parte Guelfa Numeri Rossi e sono numerati rispettivamente 25 e 26 ) …………… Della documentazione relativa ai prestiti , all’acquisto degli immobili ed ai fitti i quattro registri superstiti sono quindi solo una minima parte , ma , forse , anche la piu’ utile ; essi raccolgono in se le notizie piu’ importanti , ovvero , il numero dei beni , la loro origine ed il loro impiego . In effetti cio’ che si riesce a sapere dell’amministrazione economica della Parte indica notevole approssimazione e disordine , ed e’ probabile che questi libri venissero redatti proprio per ovviare all’inconveniente di una eccessiva dispersione dei dati contabili Nei primi tre decenni del Trecento la Parte Guelfa mantiene i tradizionali rapporti finanziari con compagnie commerciali e bancarie e col Comune . I suoi partners , ai quali mutua o deposita cifre valutabili globalmente nell’ordine di alcune decine di migliaia di fiorini d’oro , sono i Frescobaldi , gli Scali , gli Acciaiuoli , i Pulci , i Biliotti e , in misura sensibilmente minore , i Peruzzi , gli Spini , i Pazzi ,la compagnia di Durante di Ricovero ; nessuna transazione pare invece aver concluso con i Bardi. Frequenti sono ancora i prestiti al Comune , come era del resto tradizione antica . Tra le novita’ di rilievo stupisce invece di trovare alcune Arti tra i debitori e precisamente le Arti dei Calzolai , dei Beccai, e perfino della Lana . Nel caso dei Lanaiuoli e dei Beccai si accenna ad una prestanza probabilmente richiesta dal Comune cosi repentinamente che le casse sociali delle corporazioni non furono in grado di farvi subito fronte.Forse per lo stesso motivo venne prestato denaro ai Calzolai. Questi debiti , ed in generale anche gli altri , appaiono essere stati saldati molto lentamente , parecchio tempo dopo il prestito. In assoluto comunque si ha l’impressione che vi sia , rispetto al Duecento una contrazione nelle rendite finanziarie , anche se mancano dati per essere piu’ precisi. ( vedi Vieri Mazzoni La Parte Guelfa a Firenze tra xiii e xiv secolo : economia e politica ) Si deve pero’ osservare qui come la perdita dei libri del dare e dell’avere renda molto difficile comprendere sia la portata delle entrate della Parte sia le variazioni di queste nel corso degli anni . Vi sono poche informazioni , in definitiva , sui capitali mobili : poco si sa del loro impiego , che non poteva essere limitato solo ai prestiti . Anche le vicende di alcuni di questi presentano poi dei lati oscuri : e’ il caso di quei mutui che vengono rimborsati decenni dopo che sono stati concessi . Non e’ dunque cosa facile capire se vi sono differenze tra il Duecento ed il Trecento nell’utilizzo di questi beni e sulla loro entita’ . Ho gia’ avuto modo di dire altrove che la Parte Guelfa impiegava il suo denaro tenendo presente un utile non tanto economico quanto politico , ed e’ in questa ottica che si deve inquadrare la sua amministrazione. VIERI MAZZONI "Il patrimonio fondiario e le strategie insediative della Parte guelfa di Firenze nel primo Trecento " LEO S OLSCHKI editore
I legami con la compagnia d'or san Michele
Si parla di Durante di Ricovero nel 1310 come capitano della Compagnia d'Or San Michele anche nel libro :
La Compagnia d'or San Michele, ovvero una pagina della beneficenza in ... di Saverio La Sorsa - 1902 Pagina 132 ... Boni, Durante Ricoveri, ...
La peste si presento' a Firenze nel 1340 , nel 1348 , nel 1363 , nel 1374 1375 , nel 1383 1384 , 1390 , nel 1400 ( moria dei bianchi ) , 1411 , nel 1417 1418 , 1423 1424 , nel 1430 , nel 1437 , nel 1449 , ( l'Anguinaia ) , nel 1457 , nel 1479 , nel 1495 1499, 1527 (molto letale ) La peste ha un carattere stagionale ben marcato . Luglio e' il mese piu' letale insieme ai mesi estivi Scrive Giovanni Morelli : E sappi che di febbraio ella comincia a farsi sentire dentro , e cosi va crescendo tutto luglio ; e da mezzo luglio in la' ella s'appicca alle persone da bene e a quelli che sono vissuti regolati , e comincia a morire meno gente ma dei migliori
DALLE ORIGINI AL COGNOME ( 1380 circa ) Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1297 al 1380 : notevole ascesa politica di Durante e dei suoi discendenti
PIERO GUALTIERI Il Comune di Firenze tra Due e Trecento , Partecipazione politica e assetto istituzionale Leo S Olschki editore 2009 …………………………….. Particolare interesse desta in questo senso la parabola consiliare di Pierus Durantis, beccarius , attivo nelle assemblee cittadine dei primissimi anni venti del trecento
Ed e' proprio come dice il dr Gualtieri Pierus Durantis, beccarius ( Piero CARNESECCA ) deve essere un personaggio la cui statura politica va ben oltre a quello che appare , se circa 30 anni dopo la sua morte i figli di Berto Durantis gonfaloniere del 1358 ( Zanobi , Cristofano , Paolo ) saranno individuati come CARNESECCHI per un qualche motivo che aveva a che fare con lui
di Grazino so solo che e' possibile sia un taverniere che compare in un atto del notaio Matteo di Biliotto di Matteo non so molto ,salvo che e' molto attivo a Ostina e a Cascia e che due dei suoi figli hanno il titolo di notaio
Dopo Pero Carnesecca il peso sociale e politico della famiglia cresce esponenzialmente Dal primo priorato di Durante in poco piu' di 50 anni si ha l'inserimento nell'oligarchia dominante La famiglia ha cosi nel 1358 il primo Gonfaloniere di Giustizia con Berto di Grazino Duranti
Nel periodo democratico quando la partecipazione al potere si frammenta tra un ampio numero di famiglie nuove, I Duranti / Carnesecchi trovano una collocazione definitiva Probabilmente si scontrano con Parte Guelfa alleati con la parte popolare
Da notare che Braccino pur essendo figlio di Pero Carnesecca , non inizia il cognome Carnesecchi Braccino e' 3 volte Priore quindi e' una personalita' notevole nella politica fiorentina
Quando i primi Duranti giungessero a Firenze non sono riuscito a capire Gente oscura che pare non aver lasciato alcuna traccia nella storia cittadina Gente che sembra emergere dal nulla col Priorato di Durante del 1297 Durante e' probabilmente legato ai Neri ed e' taverniere e mercante emergente Quando e se ritrovero' il suo testamento del 1320 citato dal Lami credo potrebbero essere chiarite molte cose Quindi i Duranti sono una famiglia con una storia politica che pare cominciare solo alla fine del tredicesimo secolo Dopo il priorato del 1297 , la salita pare essere lenta con una brusca accelerata negli anni 50 del trecento culminante con il Gonfalonierato di Berto di Grazzino del 1358 e con i priorati di Braccino di Pero figura di un certo rilievo A Firenze nel primo ventennio del trecento compare un beccaio – taverniere che e’ soprannominato Carnesecca ( da qui il cognome successivo ) E’ Piero figlio di Durante di Ricovero noto come Piero Carnesecca Il mestiere di Pero fa pensare che il suo soprannome "Carnesecca" non si riferisca tanto alla caratteristica fisica di un allampanato e secco individuo quanto invece alla carnesecca oggetto del commercio di Pero A lui si deve la crescita politica della famiglia Probabilmente fiancheggia la Parte Guelfa
I suoi figli : Braccino e Filippo , fanno parte dell'elite politica fiorentina del periodo Braccino pare essere un personaggio di notevole spicco , abile commercialmente e politicamente che immagino spiani la via all'elezione di Berto come Gonfaloniere Il periodo in cui Braccino opera politicamente e' il periodo degli uomini nuovi : degli uomini le cui famiglie non avevano un passato Probabilmente e' per questi antecedenti che si spiega il ventennio 1360 1380 Infatti e' da esaminare con molta attenzione il ventennio tra il 1360 e il 1380 quando e' possibile siano anche stati tamburati come ghibellini, e in cui comunque sembrano scomparire dalla vita pubblica Probabilmente osteggiati da Parte Guelfa temporaneamente fino alle posizioni prese dai discendenti di Grazino che riporteranno politicamente in auge la famiglia Vediamo Zanobi infatti schierato in antagonismo ai Ciompi E comunque vediamo successivamente Paolo , reintegrato nella classe dirigente albizesca esprimere posizioni fortemente democratiche
La fortuna politica pare esser preceduta come ovvio da una consistente fortuna commerciale che porta la famiglia a imparentarsi con famiglie importanti come i Peruzzi , i Bardi , i Medici. Le scelte politiche successive sembrano esser state particolarmente azzeccate legando sempre la famiglia alla parte vincente In particolare il forte appoggio ai Medici li inserira' definitivamente nel ruolo dirigente Probabilmente la fine del secolo xv li trovera' divisi politicamente ed economicamente
BRACCINO : UNA LITE NEL 1351 CON LA FAMIGLIA MEDICI E IL SUCCESSIVO GIURAMENTO DELLA PACE, UNA PACE CHE SEMBRA FUNZIONARE NEGLI ANNI SUCCESSIVI
Questo componimento (CENTILOQUIO) del fiorentino Antonio Pucci scritto nel 1373 enumera i DURANTI tra le famiglie fiorentine che contano.
E' importante questo documento che ci dice che vi era la percezione nel Pucci e nella gente che vi fosse una famiglia Duranti di un certo rilievo a Firenze nel 1373 Puo' comunque esserci il dubbio che il Pucci si riferisse ai Duranti di Nese , ma e' da tener presente che i Duranti/Carnesecchi avevano nel 1358 gia'dato un Gonfaloniere al Comune , mentre i Duranti di Nese non avevano nel 1373 avuto ancora alcun Priore
MICHELE BRACCINI DURANTIS E' IN QUESTO TESTAMENTO DETTO DEL POPOLO DI SAN LORENZO ANZICHE' DI SANTA MARIA MAGGIORE PUR FACENDO DONAZIONI ANCHE A SANTA MARIA MAGGIORE
The cult of Remenbrance and the Black Death :Six Renaissance Cities in…. Samuel Kline Cohn Pag 234 In 1382 the florentine Michele f.q. Braccini Durantis sought to advertise thus his arms simultaneously with the celebration of mass in various churches through the dioceses of Florence and Fiesole .To the Church of his burial and to three other specified churches , he gave chasubles worth 10 florins apiece to be made of silk with an astola and manipolo in which his arms were to be inscribed Le quattro chiese sarebbero : Santa Maria Novella , Santa Maria Maggiore , San Siro di Cascia, San Pietro di Cascia
ASF diplomatico S. M. Nuova 1382 , XI .26
ASF no 9982 18v-19r, 1411.viii.10 ????
DIPLOMATICO IN ASFi
26 novembre 1382 Testamento di Michele Braccini Durantis del POPOLO DI SAN LORENZO rogato in Santa Maria in Campo dal notaio Giovanni del fu Gino da Prato cittadino fiorentino diplomatico S Maria Nuova ( ospedale ) cod 00072910 regesto in tomo 33 carta 86 R ( 90 e 91 ) Eredi delle sue sostanze i figli nascituri ed in mancanza l'ospedale di S Maria Nuova Legati alle chiese di Santa Maria Novella, di Santa Maria Maggiore, di San Pietro a Cascia, di San Siro a Cascia
n.b. Popolo di San Lorenzo n.b. Durantis e' forma cognominata : Michele Braccini Durantis anziche' Michele Braccini Peri Durantis
Troviamo Luca di ser Filippo con parentele di peso in questo documento
UN NUOVO COGNOME E UN NUOVO STEMMA : si ribadisce la fedelta' alla linea politica di Pero Carnesecca
In realta' io penso che nella definizione di un cognome ci sia un ritardo tra il "parlato" e lo "scritto dei documenti" . E' possibile che gia dai tempi di Pero Carnesecca i suoi parenti nel parlato e nel riconosciuto della gente fossero nominati gia' come i Carnesecca
Ecco un documento del 1381 tratto dalle Delizie degli eruditi toscani che indica questa situazione volume 16 pagina 213
E' da Durante il tavernaio divenuto Priore e quindi conosciuto dalla gente di Firenze che i discendenti ereditano la prima cognomizzazione Non Ricoveri non un antenato piu' antico ma "Durantis" da Durante e questo fino a che la figura di Pero Carnesecca non oscurera' il padre Pero Carnesecca deve essere stato molto rappresentativo di qualcosa di riconosciuto come politicamente importante dal ceto dirigente fiorentino che prendera' il potere dopo il tumulto dei Ciompi Qualcosa che non conosco E' possibile pensare a legami significativi di appoggio a Parte Guelfa Qualcosa che spinge i nipoti figli di Grazino e di Matteo a cercare di mettere in evidenza la parentela fino ad essere identificati come Carnesecca
Quindi mentre nel corso del trecento si susseguono i cambi di cognome e di stemma nelle famiglie magnatizie costrette a farsi di popolo , i Duranti mutano cognome per motivi assai diversi Il cambio di cognome e' , come detto , probabilmente un modo di ribadire la fedelta' alla linea politica del beccaio Pero Carnesecca cioe' probabilmente la fedelta' a Parte Guelfa Non ho certezze invece dei motivi sulla mutazione invero poco rilevante dello stemma che vede le bande passare da quattro a tre
vai alle note alle pagine 12 Alcuni documenti relativi al periodo 1297-1380 : cambi di cognome nelle famiglie magnatizie Genesi del cognome Carnesecchi a Firenze Il cognome Carnesecchi a Firenze
Ho trovato su google libri questo documento (07 dicembre 2014)
il documento smentisce la mia convinzione : se il documento datato 13 febbraio 1372 si riferisce a Matteo di messer Niccolo' allora il cognome Carnesecchi e' gia' in germe in quell'anno quasi 10 anni prima di quanto conoscevo sinora
Pero' :
In questo atto del 1261 si cita Girardus de Carnesecca E viene il dubbio della presenza a Cortona di una famiglia cognominata Carnesecca legata dai due atti ( almeno fino alla fine del trecento perche' nel catasto del 1427 secondo gli studi di non compare nessun Carnesecchi o Carnesecca nel dominio fiorentino se non a Firenze) Oggi non ho sicurezze : spero in futuro di chiarire la cosa
Sono gli anni della gente nuova e della gente rinserrata in Parte Guelfa gli anni di un periodo complessissimo Sono gli anni studiati da Niccolo' Rodolico e di cui oggi il cui principale studioso e' il Dr Vieri Mazzoni un ricercatore particolarmente attento e minuzioso vedi il documentatissimo :
Anni di accuse di ghibellinismo , di "ammonizioni", di condanne di "a magnate" che culmineranno con il celebre tumulto dei Ciompi che segnera' la storia fiorentina con una chiusura della classe dirigente
< anno 1378 : IL TUMULTO ( TENTATA RIVOLUZIONE ? ) DEI CIOMPI>
Il Tumulto
dei Ciompi fu una rivolta popolare avvenuta a Firenze tra il
giugno e l'agosto del 1378. Si tratta di uno dei primi esempi di
sollevazione per scopi economico-politici della storia europea che secondo
fonti storiche accreditate costituisce una delle prime prese di coscienza della
classe operaia. Questa tesi è sostenuta dallo storico francese Adolphe Thiers
(1797-1897), che sarà anche il primo presidente della repubblica francese, e
dallo storico e specialista di storia medioevale fiorentina Niccolò Rodolico
(1873-1969). Le enormi spese sostenute tra il 1375 ed il 1378 per
la guerra degli otto santi, lo Stato Pontificio contrapposto a diverse
città del centro Italia, avevano in particolar modo impoverito la città di
Firenze e gettato un grave discredito sull'oligarchia guelfa al
governo della città. Alle corporazioni artigiane si unirono anche i Ciompi che,
data la forte superiorità numerica, presero ben presto il controllo della
piazza. COMPAGNIA DEI BATTILANI FIRENZE - Via delle Ruote 17
- 50129 - Firenze - info@compagniadeibattilanifirenze.com http://compagniadeibattilanifirenze.com/index.html Questa rivolta influenzera’ fortemente il futuro della
Repubblica Fiorentina . La paura generata
da quel momento di grandissima confusione
nella borghesia minuta e il bisogno di un clima politico stabile favoriranno
l’ascesa prima della oligarchia albizesca e poi di quella medicea IL TUMULTO DEI CIOMPI da pagina 119 a 234 di Carlo Fossati
Zanobi di Berto di Grazino nominato ufficiale dei Balestrieri nel luglio 1378
LO STRANO PERIODO 1360-1380 Storia dei Carnesecchi : un periodo che merita attenzione 1363-1380 : I Duranti scompaiono dalla vita politica fiorentina I Ciompi al potere Storia dei Carnesecchi : Zanobi di Berto Carnesecchi avverso ai Ciompi
I Carnesecchi tamburati come ghibellini nel 1377 (notizia riportata dal Carocci : ma non so da quale fonte documentaria sia tratta )
Il dr Vieri Mazzoni da giustamente poca importanza alla cosa Le accuse anonime erano all'ordine del giorno
una curiosa circostanza Storia dei Carnesecchi : due banditi dai nomi suggestivi Un Priore del 1381 Storia dei Carnesecchi : Chi e' questo Tommaso di Marco Priore nel 1381 ?
Tracce …………Un opera segnalata dalla dottoressa Scalella ; nel quadro lo stemma dei Duranti e dei Peruzzi
Anonimo : Madonna e Santi con stemma dei Duranti e dei Peruzzi NOTA BENE LE QUATTRO BANDE DELLO STEMMA DURANTI NOTA BENE e' il matrimonio tra un UOMO Carnesecchi e una DONNA Peruzzi
Firenze deve fronteggiare la volonta espansionistica di Gian Galeazzo Visconti ( 1351-1402 ) che giunge a circondarla da ogni lato Nel 1402 la peste giunge a liberarla da questo pericolosissimo nemico abilissimo condottiero ma capace di circondarsi di valorosi capitani , senza alcuno scrupolo morale ,teso all'obiettivo d'impadronirsi di tutto il Nord Italia I suoi capitani sconfissero l'esercito bolognese e fiorentino nella battaglia di Casalecchio La sua morte fu una liberazione per la Repubblica fiorentina Il dominio di GianGaleazzo si disgrego' con la sua morte Con la solita scaltrezza i Fiorentini seppero approfittare della situazione impadronendosi di Pisa e del suo territorio
IL REGIME OLIGARCHICO DEGLI ALBIZI Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1381 al 1433 : I Duranti mutano il cognome in Carnesecchi ; I Carnesecchi nel regime oligarchico di Maso degli Albizzi
ECCO GLI EPIGONI DEI CARNESECCHI FIORENTINI A CAVALLO TRA TRECENTO E QUATTROCENTO
probabilmente Giovanni di Niccolo ha avuto anche un figlio FILIPPO che compare nelle tratte e che muore prima del 1409 che pero' non mi pare avere eredi
Pochi in numero ma presenti in tutta Europa coi loro commerci e con un occhio alla scena politica fiorentina in cui risalgono rapidamente allogiandosi definitivamente nel ceto dirigente fiorentino
piccola notizia molto moderna :
storia dei Carnesecchi 1424 : Tommasa C. lascia i suoi beni ai figli : al figlio Antonio 50 fiorini in piu' che agli altri perche' studi qualunque scienza gli piaccia ( dr Piccardi )
DOPO I DURANTI IL PRIMO DEI CARNESECCHI AD AVERE RILIEVO POLITICO : PAOLO CARNESECCHI
Pagholo di Berto di Grazino Carnesecchi Pagholo Di Berto di Grazino di Durante Carnesecchi Gonfaloniere della Repubblica fiorentina
storia dei Carnesecchi< Paolo di Berto :Una girata su una cambiale nel 1386 ( Fonte De Roover:Il banco dei Medici )
Paolo sembra muoversi commercialmente piu' verso l'est europeo Dalmazia , Ungheria, ..........
UNA CAMBIALE CON GIRATA NEL 1386 E LA PRESENZA A ZARA DI PAOLO CARNESECCHI
Per quanto la girata non diventasse di uso generale che dopo il 1600, si possono trovare in epoche assai anteriori ordini di trasferimento scritti sul verso e sul recto delle cambiali , assegni e altri titoli. Alcuni anni fa' il prof. Federigo Mellis scopri una cambiale con la data del 1519 , che portava sul verso una girata ossia un ordine di trasferimento con cui il beneficiario nominava un'altra persona in suo luogo , ordine che venne realmente eseguito secondo una registrazione nel giornale del trattario o pagatore .Altre registrazioninello stesso libro di conti indicavano che la pratica di tali ordini , sia sul titolo stesso che su lettere separate , poteva essere anche piu' antica .Il prof. Mellisnon si aspettava che fosse tanto piu' antica , finche non scopri nell'archivio Datini una tratta del 1410 con una girata , e una lettera del 1394 con cui il beneficiario di una cambiale ordinava che fosse pagata a un terzo , richiesta che il trattario soddisfece . Due osservazioni vanno fatte a questo riguardo: prima, la girata era tutt'altro che comune , poiche' il prof. Mellis ne trovo' solo una fra le migliaia di cambiali dell'archivio Datini; seconda , l'ordine di trasferimento non era sempre scritto sul titolo medesimo , ma qualche volta su un foglio di carta separato. Fino ad oggi , il piu' antico esempio conosciuto di questo procedimento risale al 1386 .Si tratta di una cambiale spiccata l'11 aprile 1386 a Firenze da Iacopo Ardinghelli e C su Antonio di messer Luca in Zara .Poiche il datore , la ditta Guido Fagni e C , non aveva corrispondenti a Zara , si richiese al trattario di pagare a Nannino Pellacane di Venezia << o a chui vi scrivesse >> In conseguenza il 4 giugno 1386 Nannino Pellacane scrisse una nota separata ordinando al trattario di pagare a Paolo di Berto Grazzini , allegandola alla cambiale . Il 28 giugno 1386 la cambiale fu protestata perche il beneficiario insiste' per essere pagato in fiorini ungheresi correnti a Zara e non volle accettare i fiorini fiorentini col giglio , offerti in pagamento dal trattario ( DE ROOVER IL BANCO MEDICI : fonte Antonio Teja : Aspetti della vita economica di Zara pp 68 , 75-77 , 113-115 )
NB : RICHIESTA DI FIORINI UNGHERESI
Alcune opere della dottoressa Katalin Prajda
http://www.carnesecchi.eu/01_Prajda.pdf
Piero di Pagolo Carnesecchi 01/09/ 1423 consolo dell’Arte dei Medici e Speziali ( ASF Medici 46. c. 43r. ) Non compare nel catasto 1427
http://www.carnesecchi.eu/02_Prajda.pdf
http://www.carnesecchi.eu/03_Prajda.pdf
http://www.carnesecchi.eu/04_Prajda.pdf
http://www.carnesecchi.eu/05_Prajda.pdf
http://www.carnesecchi.eu/06_Prajda.pdf
http://www.carnesecchi.eu/07_Prajda.pdf
IMPORTANTE :
http://www.carnesecchi.eu/Prajda_Melanges.pdf.pdf
SULLA MADONNA DI BREMA DI MASOLINO
Mi e' parso di capire che nei quadri, stemmi , cassoni matrimoniali lo stemma dell'uomo e' a sinistra di chi guarda quello della donna alla destra di chi guarda per cui la Madonna di Brema di Masolino ci parla di un matrimonio di un ( non ancora individuato ) uomo Carnesecchi con una donna dei Boni nel 1423
Questo riferimento a un generico Zanobi di Berto e' a fortissimo rischio di omonimia Esisteva ad esempio un beccaio col medesimo patronimico Zanobi di Berto , nomi comuni a Firenze , anche se ricordo che Michele figlio di Braccino era del popolo di San Lorenzo Lo metto comunque in un angolo della memoria
STEMMA DI ZANOBI DI BERTO DI GRAZINO A SAN MINIATO AL TEDESCO anno 1410
Sala del consiglio di San Miniato : Salone delle sette virtu'( per la cortesia di FRANCESCO BINI )
STEMMA DI CRISTOFANO DI BERTO DI GRAZINO A PRATO anno 1412
la calligrafia di Cristofano di Berto di Grazino Carneseccha , fratello di Paolo e di Zanobi e padre di Bernardo In una lettera conservata nel fondo Datini Lettera di Carnesecchi Cristofano a Rettori Del Ceppo Dei Poveri Di Francesco Di Marco Datini, 12/11/1414, carte 1. Anno della data di inizio ricostruito dalla data di arrivo; risposto 24.11 da Pisa a Prato
da notare come la raffigurazione dello stemma di Zanobi e quello di Cristofano ambedue della seconda decade del 1400 abbiano la forma scudo a tacca ( da torneo ) caratteristica non piu' seguita in futuro non cosi sulle lapide sepolcrali
Anche il piccolo stemma che appare unico sulla parete esterna di Santa Maria Maggiore ha la caratteristica forma a tacca ed e' presumibilmente attribuibile al medesimo periodo ( anche se non so a chi attribuirlo ne perche' sia stato messo all'esterno )
vai alla pagina 13bis Storia dei Carnesecchi : Il Catasto del 1427 Canto ai Carnesecchi …Canto ai Carnesecchi o Canto al Centauro cosi chiamato dall'omonima statua del Giambologna che ivi era collocata Questo gruppo scultoreo fu collocato dapprima, nel 1599, sul Canto dei Carnesecchi a Firenze, poi lo si trasferì sotto il loggiato degli Uffizi, dal lato meridionale; più tardi fu posto sulla piazzetta che si trova vicina al Ponte Vecchio, sulla riva sinistra dell'Arno e, nel 1812, trovò la sua sede definitiva nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria.
Sul pavimento di Santa Maria Maggiore oltre la lastra sepolcrale di Luca di ser Filippo del gennaio 1401 (1402 data italiana ) vi e' la lastra sepolcrale di Zanobi e Cristofano Grazini
Un piccolo enigma : Zanobi e Cristofano Carnesecchi muoiono intorno al 1416 la lastra sepolcrale in santa Maria Maggiore porta la data del 1436 come se fossero stati ritumulati .
by Wikipedia
Il pavimento di Santa Maria Maggiore fu rifatto nel quindi e' probabile che sotto la lastra non ci sia alcun resto
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LA GUERRA PER LA CONQUISTA DI PISA
da Wikipedia
Il 9 ottobre 1406 i fiorentini, guidati da Gino Capponi, riuscivano ad impossessarsi della città pagando con 50.000 fiorini il corrotto Capitano del popolo Giovanni Gambacorta che fece aprire la porta di San Marco. Egli era un uomo debole e pronto a tutto pur di far terminare la lunghissima resistenza della città agli attacchi esterni di fiorentini, milanesi, genovesi. Il tradimento era compiuto e s'aprivano ai Fiorentini le porte della città, tra lo sgomento dei cittadini che avevano resistito fino allo stremo, e la gioia di Firenze che otteneva finalmente il tanto agognato sbocco sul mare. Il governo di Pisa da parte della repubblica fiorentina fu particolarmente duro sia per la necessità di tenere soggiogato una così acerrima nemica sia per la concorrenza esistente tra i mercanti delle due città sia per la volontà di recuperare le spese di guerra. Sotto il primo aspetto basti ricordare che già nel gennaio del 1407 da Firenze si ordinò la costruzione di fortificazioni e la permanenza di un forte contingente militare. In particolare si procedette alla ricostruzione della Cittadella che era stata quasi distrutta durante l'assedio e ad altre fortificazioni nella zona dei vecchi Arsenali e nel quartiere di Kinzica. Il controllo della città venne affidato ad un contingente di ben 1500 mercenari. Inoltre si stabilì che i cittadini pisani ritenuti pericolosi fossero confinati a Firenze e questa misura riguardò circa 300 persone appartenenti soprattutto a famiglie della nobiltà e della borghesia. L'effetto fu un drastico impoverimento cittadino e un deciso spopolamento visto che altre famiglie non coinvolte in queste misure preferirono abbandonare la città e trasferirsi in altri stati. Per sfuggire alla morsa fiorentina, a partire dai primi anni del XV secolo si trasferirono a Palermo gli Alliata, i Vanni, i Caetani, i Damiani, gli Agnelli[1], i Corvini, i Bonanni, gli Upezzinghi, i Galletti, i da Settimo, i Gambacorti, i Palmerini, i Vernagalli, i Mastiani, i Pandolfini, i del Tignoso, i Grassolini, i da Vecchiano, i Bernardi, e molte altre famiglie. A Firenze, si trasferirono i della Gherardesca, i Compagni, i Caetani. Mentre a Roma si trapiantarono i Roncioni, gli Angeli, i Campiglia Ceuli.[2]. Altre famiglie si trasferirono a Lucca e Genova. Seguirono anni di pesantissima tassazione che colpirono tutti gli strati sociali della città e una serie di misure che colpirono i commercianti e le corporazioni cittadine a vantaggio dei concorrenti. Nel corso degli anni successivi vennero decisi alcuni sgravi e prese lievi misure in favore della città ma i loro effetti furono annullati dalle conseguenze negative per Firenze delle guerre combattute negli anni venti del Quattrocento. A ciò si aggiunge il depauperamento anche del contado pisano sul cui territorio si combatté la guerra tra Firenze e Lucca. Si calcola che attorno al 1430 la popolazione pisana si fosse dimezzata rispetto al momento della conquista. A questa già grave situazione si aggiunsero le conseguenze di un tentativo di congiura organizzato dalle principali famiglie pisane. La congiura fu impedita dall'Arcivescovo Giuliano de' Ricci che informò le autorità fiorentine, e si concluse con ulteriori misure di confino. *** da Wikipedia
Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi
Anno 1405 Nei dieci di Balia nel 1405, quando si trattò di ricevere la città di Pisa in dedizione e di impadronirsi anche delle altre fortezze pisane. Anno 1407 Commissario di Pisa. Anno 1408 Paolo del fu Uberto Carnesecchi da Firenze, Capitano di Balìa a Pisa nel 1408. Da Breve Vetus seu Chronica Antianorum Civitatis Pisanorum, ab anno Dominicae Incarnationis MCCLXXXIX ad annum MCCCCIX, in Istorie Pisane e Cronache Varie Pisane, a cura di F. Bonaini, tomo II, parte seconda, Bologna, Forni Editore, 1984 (prima ed. Firenze, 1845), p. 790. ( Notizia segnalata dal dr Vieri Mazzoni )
Il trecento e' un secolo tumultuoso pieno di avvenimenti , di lotte sociali , pieno di guerre : E' il secolo che sancisce la fine dell'esercito cittadino e l'uso di eserciti mercenari Un secolo apertosi con le lotte fra Bianchi e Neri che avra' vittima illustre Dante Alighieri che vede la discesa di Arrigo VII , vede le lotte contro Castruccio Castracani , contro Uguccione della Fagiola , la guerra continua contro Pisa , la guerra contro il Papa In particolare il trecento e' il secolo caratterizzato dalla dura lotta per resistere al tentativo di espansione viscontea : il sogno di Gian Galeazzo Visconti di costruire un forte stato unitario sotto il suo dominio a somiglianza di cio' che stava avvenendo in Francia E' il secolo in cui si forgia il concetto di " Libertas fiorentina " che avra' in Coluccio Salutati il propagatore Dove si ha la presa del potere da parte dei Ciompi : atto di valenza rivoluzionaria che esalta la coscienza del problema sociale ma anche la mancanza di progetto politico da parte del proletariato fiorentino Un secolo quindi caratterizzato da conflitti sociali e da regimi democratici contrapposti ai regimi oligarchici : con il tramonto della democrazia e l' insediamento al potere di una forte oligarchia E' anche il secolo in cui si pone fondamento al Rinascimento con la riscoperta della cultura e dei valori del mondo romano Roma di cui ora Firenze si ritiene la piu' degna erede
Come si vede nel periodo finale del reggimento albizesco comincia ad imporsi politicamente la figura di Berto figlio di Zanobi Berto figlio di una Medici e di Zanobi e' schierato limpidamente su posizioni filomedicee
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storiaaristocraziafiorentina
Periodo della Repubblica di Firenze
Carnesecchi di Firenze : contributo alla storia dell'arte
E' sempre da tenere in considerazione la forte presenza dei Carnesecchi ai vertici dell'ARTE DEI MEDICI E DEGLI SPEZIALI a cui s'immatricolavano anche i pittori. Infatti possiamo vedere una costante presenza dei Carnesecchi tra i consoli dell'ARTE .Vedi http://www.stg.brown.edu/projects/tratteQuesto presupponeva conoscenza personale coi pittori ed un eventuale rapporto di committenza privilegiato (Vedi dottoressa Cecilia Frosinini )
Masolino ...............Masolino : la Madonna Boni-Carnesecchi o Madonna di Brema ( 1423 )
La madonna Boni - Carnesecchi o Madonna di Brema di Masolino porta la data del 1423 e sulla sinistra di chi guarda si vede lo stemma dei Carnesecchi mentre sulla destra quello dei Boni : probabilmente opera destinata a un matrimonio di un Carnesecchi con una Boni la scritta : Quanta misericordia e' in Dio---e la data 1423
...................................................................................................TRACCE DEI CARNESECCHI
SANTA MARIA NOVELLA
Santa Maria Novella …………Tracce dei Carnesecchi
SANTA MARIA MAGGIORE A FIRENZE
Santa Maria Maggiore Santa Maria Maggiore descritta da Giuseppe Richa : Notizie istoriche delle chiese fiorentine Santa Maria Maggiore Le Cappelle Carnesecchi in Santa Maria Maggiore
Santa Maria Maggiore La Cappella di Pagolo Carnesecchi : Masaccio , Masolino , Paolo Uccello ;e con alcune considerazioni dei dottori Frosinini e Bellucci Santa Maria Maggiore Uno studio del dr Hugh Hudson sulla Cappella Carnesecchi e Paolo Uccello
Alcune Fonti
Articolo della dottoressa Valentina Cimarri : Famiglie fiorentine e loro possessi a Cascia nel 1422 : http://www.carnesecchi.eu/maggiore25.doc
Articolo di Ivo Becattini : II territorio di San Giovenale ed il Trittico di Masaccio Ricerche ed ipotesi : http://www,carnesecchi.eu/maggiore21.doc
Articolo dei dr Cecilia Frosinini e Roberto Bellucci : Il trittico Carnesecchi in Santa Maria Maggiore a Firenze : La ricostruzione http://www.carnesecchi.eu/maggiore22.doc
SAN GIOVENALE A CASCIA
Masaccio ……………………………..Il trittico di San Giovenale di Masaccio
Il trittico di San Giovenale e' stata vista da Luciano Berti come opera giovanile ( e' datata 1422 ) di Masaccio (l'opera non e' firmata) incerta la committenza : i Castellani ( che avevano il patronato della chiesetta ), la chiesa stessa di San Giovenale, i Carnesecchi che avevano rapporti importanti con la chiesa di San Tommaso ad Ostina da cui San Giovenale dipendeva Prevale l'ipotesi dei Castellani come committenti sull'autorevole parere di Ivo Becattini ma non decadono le altre in attesa della scoperta di qualche documento che possa far maggiore chiarezza
Nelle tavole laterali si trovano due santi ciascuno: a sinistra Bartolomeo e Biagio, a destra Giovenale e Antonio Abate. La scelta di san Giovenale è naturalmente legata alla chiesa a cui il Trittico era destinato e ce lo presenta vestito nell'abito vescovile e con il libro aperto al Salmo 110. Accanto a lui si trova sant'Antonio Abate, protettore delle campagne e spesso raffigurato nelle opere delle chiese di campagna. A sinistra san Bartolomeo, riconoscibile dal Vangelo di San Matteo, che secondo la sua leggenda portò con sé nella predicazione in India e il coltello con cui fu scorticato e martirizzato e San Biagio martire, con l'abito vescovile, il pastorale e lo strumento dei cardatori con cui fu martirizzato Biagio, Bartolomeo, Antonio,Giovenale
MASOLINO ……………………………..La madonna di Brema
Masaccio , Masolino : Trittico della capella di Paolo Carnesecchi----ricostruzione della dr.essa Frosinini OPD-Firenze : La Madonna con bambino e' stata rubata negli anni 20
MADONNA DI NOVOLI …………una accurata descrizione fatta nel 1923 subito dopo il furto
Nelle Ricordanze della SS. Annunziata, Archivio di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 119, n. 48, f. 50: 1443. Parente di Michele di ser Parente lascia al convento grano finché viva sua donna che fu figlia di Paolo Carnesecchi.
per la cortesia della drssa Paola Ircani Menichini
Masolino ……………………………..Il viaggio in Ungheria di Masolino
Gentile Sig.re Carnesecchi, Katalina Prajda, Ph.D.
Santa Maria Maggiore : I Barucci godettero lungamente il patronato di questa chiesa e, secondo le usanze dei tempi, il priore ogni anno mandava ai patroni per la Pasqua di Resurrezione un agnello e per la Madonna di agosto delle carni o dei formaggi ed uova. Tale offerta è di data antichissima, trovandosi al 17 di maggio del 1231 una sentenza a favore di Aldobrandino Barucci, nella quale si conferma il diritto dei patroni di ricevere annualmente. La chiesa fino al 1515 fu una insigne collegiata; quindi passò in proprietà del Capitolo di Santa Maria del Fiore e al 31 ottobre del 1521 venne affidata ai frati carmelitani della congregazione di Mantova, che prima stavano in San Barnaba. Tra le condizioni imposte ai frati dal Capitolo fiorentino leggesi quella che in fra due mesi dal sopradetto giorno abbiano messa sopra la porta principale della chiesa l'arme di nostro Signore Leone X e del Rev.mo signor cardinale Giulio de' Medici fiorentino e l'arma del Capitolo. Il giorno in cui entrarono i frati, per la chiesa di Santa Maria Maggiore fu, sotto l'aspetto artistico, giorno nefasto. Infatti, come avevano deturpata la chiesa di San Barnaba, misero mano a fare altrettanto in Santa Maria Maggiore. Demolirono gii antichi altari, sostituendone altri sul gusto barocco, che man mano si avanzava a deturpare quanto di bello e di buono avevano fatto gli antichi maestri. I pregevoli affreschi sparirono sotto la calce e sotto i pesanti ornati. Le antiche finestre furono chiuse insieme al bellissimo finestrone dell'abside a bifora e colonnini di pietra, che oggi saggiamente è stato ripristinato. Spostarono l'occhio della facciata per dar posto ad una cantoria per l'organo e alle vòlte delle navi fu tolta tutta la bellezza delle linee ogivali.
La rinuncia dei Carnesecchi al patronato dell'altare comporto' lo smembramento del trittico che consegnato dai frati a Luigi Carnesecchi come cosa di scarso valore scomparve per successivamente riapparire con le poche sue componenti superstiti in luoghi diversi
L'avvento sulla scena dell'avvocato Gio Bonavventura Carnesecchi e della sua volonta' di restaurare le memorie della famiglia portarono ad un nuovo patronato dei Carnesecchi sulla Cappella
da Wikipedia by Francesco Bini
Onorio Marinari (Firenze, 3 ottobre 1627 – Firenze, 3 gennaio 1715) Figlio del pittore Sigismondo Marinari, ma anche cugino e allievo di Carlo Dolci. Insieme ad Agnese Dolci, raccolse l'eredità del maestro e, almeno per un po', ne portò avanti la scuola. Lavorò soprattutto in Firenze per committenti fiorentini e toscani, ma non si dedicò solo alla pittura. Infatti nel 1674, pubblicò un saggio di astronomia dal titolo Fabbrica et uso dell'annulo astronomico instrumento universale per delineare orivoli solari. Nel catalogo ufficiale della Galleria degli Uffizi del 1833 si legge: "dipinse con buon gusto, e con maniera assai finita e corretta nel disegno, vedonsi nella sua patria non poche pitture presso i privati, ed in pubblico, e particolarmente nelle chiese. Le più stimate della prima maniera conservatisi nella Badia, ed in Santa Maria Maddalena dei Pazzi, a giudizio dell'Orlandi. Dopo la imitazione del maestro che suol essere il primo esercizio dei novelli pittori, e spesso ancora, per la diversità del naturale, il primo lor danno, ei si formò, come osserva anche il Lanzi, un secondo stile seguendo il proprio talento, più grandioso, più ideale, e di maggior macchia, come si esprímono gli artisti: del quale ci rimangono varii saggi in Santa Maria Maggiore, in S. Simone e in diverse quadrerie florentine." da Wikipedia
Estasi di Santa Maria Maddalena de' Pazzi eseguita per i Carnesecchi nel 1677-1678, per la cappella di loro patronato nella chiesa carmelitana di Santa Maria Maggiore a Firenze ( F. Bocchi )
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storiaaristocraziafiorentina
De Roover : Il banco Medici dalle origini al declino ( 1737-1494 ) legami con Cosimo de Medici
ORSANMICHELE
Abbiamo visto come dal primo apparire i Carnesecchi abbiano avuto contatti con Orsanmichele, infatti gia' Durante di Ricovero era stato capitano di Orsanmichele
ORSANMICHELE Diane Finiello Zervas - 1996
Zanobi di Berto di Grazino 1405 1412 Giovanni di Niccolo di Matteo 1388 1415 Antonio di Paolo di Berto di Grazino 1430
dove per lo Zanobi di Berto di Berto deve intendersi Zanobi di Berto di Grazino
BERNARDO DI CRISTOFANO : UN INFLUENTE MERCANTE E BANCHIERE DEL PERIODO ALBIZESCO E MEDICEO
Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino di Durante Carnesecchi
Il figlio di Cristofano di Berto di Grazino : Bernardo divenne uno dei piu' importanti mercanti fiorentini del suo tempo. Risiedeva spesso all'estero in particolare a Montpellier Le sue galere facevano la spola tra Pisa la Francia la Spagna il Portogallo . Era trasportatore , mercante , banchiere socio di Vieri di Cambio de Medici Nel 1429 e' con Rinaldo degli Albizi e Piero Vespucci uno dei firmatari degli accordi commerciali tra il re del Portogallo e la Repubblica di Firenze Su questo grande mercante non c'e'alcuno studio specifico nonostante la vastita dei suoi commerci Molto amico di Cosimo de Medici ( padrino di battesimo di Lorenzo il magnifico ) era pero' anche il marito di Cosa di Ridolfo di Bonifazio Peruzzi di cui sara' uno dei fidejussori quando Ridolfo sara' confinato in esilio da Cosimo il vecchio Sembra essere' lui il committente del Tabernacolo Carnesecchi di Domenico Veneziano ora alla National Gallery di Londra
CONSOLI DEL MARE by d.ressa Plebani
In realta sappiamo che Bernardo e' sepolto all'interno della sua cappella in Santa Maria Maggiore e non in Santa Maria Novella
Emporium: rivista mensile illustrata d'arte, letteratura, science e varieta, Volumi 135-136 Istituto italiano d'arti graphiche., 1962
ma e' nel 1434 che giunge a Firenze Papa Eugenio IV e quindi.........
da Lo spettacolo nella Firenze oligarchicadurante l'egemonia degli Albizzi (1382-1434). Tesi Universita' di Firenze by dressa Eva Mori
da Lo spettacolo nella Firenze oligarchicadurante l'egemonia degli Albizzi (1382-1434). Tesi Universita' di Firenze by dressa Eva Mori
vedi fonte da cui e' tratto
Papa Eugenio IV nato Gabriele Condulmer , eletto il 3 marzo 1431 e morto a Roma il 23 febbraio 1447 Gabriele Condulmer nacque nel 1383 a Venezia , da Angelo, nobile veneziano, e da Bariola, figlia di Niccolò Correr e sorella di Gregorio XII, pontefice dal 1406 al 1415, anno in cui presentò la propria rinunzia al concilio di Costanza.
Le case dei Carnesecchi si concentravano nel popolo di Santa Maria Maggiore gia' dal trecento , tra le case si apriva uno slargo che col tempo prese il nome dalla famiglia :il canto dei Carnesecchi
breve fuoritema : Lo Zanobi citato come proprietario della casa e' Zanobi di Bartolomeo di Zanobi di Francesco Carnesecchi , ricco banchiere in societa' con Alessandro Strozzi vedi Diario del Lapini : Nel 1575 aveva acquistato anche la proprieta' dello spagnolo Marchese di Mondragone ( Fabio Arazola ) per 7.000 scudi riunificando le proprieta' del palazzo gia' appartenuto a Bernardo di Cristofano La parte posteriore del palazzo era finita in possesso dei Medici e donata al Marchese di Mondragone dal principe Francesco nel 1567-68 (era il luogo dove avvenivano gli incontri di Francesco con Bianca Capello favoriti dai coniugi Arazola ) vedi fonte
Un tabernacolo di Domenico Veneziano ……………………………..Una notizia non molto conosciuta : Bernardo Carnesecchi committente di Domenico Veneziano
In una nicchia sul muro di uno dei palazzi che formavano questo cantone stava dal 1440 circa fino a meta' ottocento un piccolo tabernacolo dipinto da Domenico Veneziano : una Madonna con Bambino tra i santi Antonio e Domenico. Il palazzo era uno dei palazzi Carnesecchi e il committente dell'opera era Bernardo di Cristofano Carnesecchi , un intraprendente e ricco mercante fiorentino assai influente e cosi amico di Cosimo il vecchio da essere padrino di battesimo di Lorenzo il magnifico
Questo e' il tabernacolo Carnesecchi : Opera purtroppo molto rovinata e finita alla National Gallery di Londra dopo esser stata "strappata" dalla sua collocazione nel 1851 e venduta da Ercole Pio di Savoia ad un conte inglese
TABERNACOLO CARNESECCHI DI DOMENICO VENEZIANO Tabernacolo Carnesecchi< ……………………………………Tabernacolo Carnesecchi alla National Gallery
'The Virgin and Child Enthroned (Carnesecchi Tabernacle)', about 1435–43 Fresco transferred to canvas, 241 x 120.5 cm NG1215 Signed on the step of the throne: DOMI[NI]CVS/ D[E]. VENECIIS. P[INXIT].
'Head of a Tonsured, Bearded Saint' (from the side wall of the Carnesecchi Tabernacle), about 1435–43 Fresco transferred to tile, 45 x 35.5 cm NG767
'Head of Tonsured, Beardless Saint' (from the side wall of the Carnesecchi Tabernacle), about 1435–43 Fresco transferred to tile, 43 x 35.5 cm NG766 This Virgin and Child enthroned with two saints is one of only two surviving signed works by Domenico Veneziano, one of the most influential Florentine painters of the mid-15th century, and the master of Piero della Francesca.1 It is also of special interest as the detached remains of a street tabernacle, few of which are displayed in museums because of their damaged state after centuries exposed to the weather. Yet tabernacle images such as this and the street tabernacle shown below (fig. 1) were once visible across Europe, on streets and crossroads in town and country, asserting a religious presence in the most public places and encouraging prayer rituals as part of everyday life, as well as during ceremonial processions. It is an important surviving example of this type of painting. As it was originally part of a building, immured in a wall niche high above a street corner, it was an architectural painting in a very material sense. The grey painted arch of Domenico Veneziano’s inner frame, the box-like construction of the Virgin’s throne, and the domical blue sky from which God the Father emerges, all seem designed to emphasise the niche effect while playing with illusions of recession and projection in relation to its setting.2 Thus, while the large rigid throne which hems in the Virgin and Child creates a deeper perspectival space, at the same time it pushes the figures towards the viewer, rendering the Incarnation more certain and present. The throne dominates the space within the fresco, creating a tabernacle within a tabernacle within a tabernacle. The outermost enclosure would originally have been the wall niche, within which the fictive ‘pietra serena’ arch created a second framing for the image, and the throne then built a third enclosure for the Virgin. Its box-like construction uses the tabernacle design to symbolise the concept of the Virgin’s enclosed or unbreached womb (fig. 2). A series of repeated geometric forms – square, round and spherical – dominate the composition. The five big, flat, red and green marble roundels (either side and at the base of the throne), like discs sliced from ancient porphyry and serpentine columns, the four silver balls on top of the throne, the florets dotted around the fictive ‘pietra serena’ frame, the shallow dishes of the haloes, the disc of God’s aureole (not the usual almond or mandorla shape) set into the larger scooped hemisphere of the sky, and the ‘opus sectile’ (inlaid geometric marble decoration, also known as Cosmati work) running around the throne’s edge like a selvage, are all part of an integrated, apparently modular design.3 Even the heads of the Virgin and Christ Child are more regular, geometric ovoids than human heads normally are. These compact shapes and masses add to the grounded, solid effect of the image, just as the flat surfaces of the stony throne, together with the frontally aligned, straight-backed Virgin and Child, create its stern formality. The restricted palette of red, white, blue and green provides another unifying pattern. The uncompromising geometric rhythm of the painting should not, however, be overstated because the fresco has been so badly damaged from exposure to the elements that the fine decorative detail, such as the patterned silk brocade of Mary’s dress, the modelling of flesh and drapery, and the flowery meadow in the foreground, cannot achieve the softening interplay with the architecture they undoubtedly would have set up originally. The throne This type of high-walled throne is unusual, as the thrones of Madonnas normally have low arms, or none at all, allowing an impression of greater access to the sacred figure. ‘Opus sectile’ was, however, often incorporated into painted architecture, having been revived by painters such as Giotto in the early 14th century.4 Domenico Veneziano even made it look as though his Latin signature were part of the stone inlay on the front step.5 The combination of ‘opus sectile’ and a high-sided marble throne most closely resembles the thirteenth-century episcopal cathedra in San Lorenzo fuori le Mura in Rome, which also displays the same large inlaid roundels of porphyry and serpentine (fig. 3).6 This throne seems specifically designed to look episcopal or ecclesiastical. Records concerning the 19th-century removal of the Carnesecchi Tabernacle help establish that there were only two flanking saints, unlike most other tabernacle images which depicted enthroned Madonnas with four or six saints. Both were painted on the side walls of the tabernacle, and only their heads and shoulders were removed as the rest of the figures had been worn away over time.7 Their identities remain uncertain, although the tonsures, black habits and cowls mean they may have belonged either to an Order of Unreformed Benedictines or Augustinian Hermits. The bearded saint with a book could be Saint Benedict. Pouncing is visible on both heads, particularly along the hairlines and ears, showing where preparatory drawings were transferred to the wall plaster. It is not certain which side of the tabernacle each saint was originally placed. Fifteenth-century documents reveal that the patron of this tabernacle was most probably Bernardo di Cristofano Carnesecchi (1398–1452), a wealthy international merchant, who built a new house on the Canto de’ Carnesecchi to rent out to members of the papal court sometime between 1433 and 1439.8 In 1452 Bernardo Carnesecchi died and his sons inherited the house, which was described in 1458 as ‘a house called the house of the Virgin Mary’ (‘detta la chasa della Vergine Maria’), and still known in 1468 as ‘a new house with the Virgin Mary outside’ (‘una chasa nuova chola Vergine Maria di fuori’). This house at the very apex of the Canto de’ Carnesecchi presumably took its name from Domenico Veneziano’s fresco. Its end wall is represented in Zocchi’s 18th-century view with the tabernacle niche at first-storey level, framed by an arch supported on small engaged piers and protected by a low balustrade surmounted by what looks like an oval grille attached to sun-like rays (figs. 4 and 5). Although Zocchi drew other shrines in which the paintings were visible, that is unfortunately not the case with the Carnesecchi tabernacle, which is in deep shadow and too high to allow a glimpse of the image inside.9 Zocchi’s view does, however, follow the processional axis leading from the Baptistery and Cathedral towards Santa Maria Novella, showing how prominent the end wall of the Carnesecchi house appeared in the urban landscape. The timing of Bernardo Carnesecchi’s purchase or construction of a house to which he then attached a tabernacle is significant. As he himself declared, it coincided with the years when Pope Eugenius IV was resident in Florence (1434–6 and 1439–43), and the site was almost certainly selected for that reason – to attract high rents from members of the papal curia on a street that directly connected the papal apartments at Santa Maria Novella with the Cathedral. Domenico Veneziano’s painting was probably intended to enhance that processional route – a route that was to become even more significant when the Ecumenical Council was held in Florence in 1439. Amanda Lillie Selected literature Davies 1961, pp. 170–1; Wohl 1980, pp. 64–7, 80–1 notes 1–7, 114–7; Bellosi 1990, pp. 65–71; Dunkerton, Foister, Gordon and Penny 1991, pp. 77, 79; Elkins 1991; Bellosi 1992; Florence 1992; Bambach 1999, pp. 204, 444–5 notes 77–82; Gordon 2003, pp. 58–67; Preyer forthcoming. This material was published in April 2014 to coincide with the National Gallery exhibition 'Building the Picture: Architecture in Italian Renaissance Painting'. To cite this essay we suggest using Amanda Lillie, ‘Domenico Veneziano, The Virgin and Child Enthroned (Carnesecchi Tabernacle)’ published online 2014, in 'Building the Picture: Architecture in Italian Renaissance Painting', The National Gallery, London, http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/research/exhibition-catalogues/building-the-picture/constructing-the-picture/veneziano-virgin-and-child-enthroned
For full detail of the publications see Further Reading 1. Florence (see entry on Domenico Veneziano's 'A Miracle of Saint Zenobius'). Piero della Francesca worked as Domenico Veneziano’s assistant on the important cycle of frescoes (now lost) in Sant’ Egidio, the church of the Florentine hospital of S. Maria Nuova. 2. The rectangular grey framing elements at the top were added during restoration and were omitted in the temporary reconstruction of the tabernacle for the 2014 National Gallery exhibtion. 3. It looks modular without being strictly or mathematically proportionate; see Gordon 2003, p. 67 note 28, citing Elkins 1991, pp. 148, 173, note 24. 4. Giotto’s ‘opus sectile’ in National Gallery 'Pentecost' his panel uses the same configuration in the frieze and above the pendant arches over the Apostles’ dining loggia. 5. Domenico chose the same position for his signature in the St Lucy altarpiece, on the rise of the throne’s lowest step where, however, the gold letters are apparently written on the surface of the stone rather than being inlaid. 6. ‘Nelle due grossezze del muro o ali del Tabernacolo’, National Gallery dossier NG1215: 26 April 1854. 7. Although we have no evidence that Domenico Veneziano had been to Rome, other similar episcopal thrones may then have existed in Florence. The pointed ogee arch shape in the very foreground at the base of the throne in NG1215 recalls the ogee shapes at the apex of the thrones in S. Lorenzo fuori le Mura and S. Giovanni in Laterano in Rome. 8. The house was not yet built in 1433, when it is not mentioned in Bernardo’s tax return, but it was in existence by November 1439, when it appears in a rental contract. In his tax return for 1442 Bernardo claims he is renting the house to ‘courtiers’ (‘cortigiani’) and in 1447 he lists it as the ‘house I built new at the time when the court was here’ (‘al tempo della chorte’). For full details see Preyer’s forthcoming study. 9. See Dee 1971, no. 15 and no. 57.
http://www.wga.hu/html_m/z/zocchi/firenze4.html ZOCCHI, Giuseppe (b. ca. 1717, Firenze, d. 1767, Firenze) Italian painter and printmaker. He began his training in Florence. The Marchese Andrea Gerini took him under his protection from an early age, sending him to Rome, Bologna, Milan and Venice to continue his studies. In Venice Zocchi saw engravings of views by Michele Marieschi and Bernardo Bellotto and painted a small oval portrait of Andrea Gerini and Antonio Maria Zanetti (1750 or 1751; Venice, Correr). Zanetti was a Venetian connoisseur and a friend of Gerini. He was a painter as well as a draughtsman, he was the official designer for the Pietre Dure (the so-called "Florentine mosaic") factory in Florence from 1754 to 1760. What Francesco Guardi and Canaletto did for Venice and Giovanni-Battista Piranesi did for Rome, Giuseppe Zocchi did for Florence. The Marchese Andrea Gerini commissioned Zocchi to record all the greatest landmarks in Florence and its environs, which he did in a series of drawings that are now in the Pierpont Morgan Library in New York. These drawings were translated into engravings by Zocchi and a number of other engravers and issued in two series in 1744 titled 'Scelta XXIV vedute delle principali contrade, piazze, chiese, e palazzi della citta di Firenze' and 'Vedute delle ville e d'altri luoghi della Toscana'. © Web Gallery of Art, created by Emil Krén and Daniel Marx.
Metropolitan Museum of Art, New York The large building in the middleground left is the Palazzo dei Cento Finestri (the Strozzi residence). The building to the right with the bust above the door is the Palazzo Carnesecchi. The open space in the distance, beyond Giambologna's Hercules and the Centaur, is the piazza on the east side of Santa Maria Novella. © Web Gallery of Art, created by Emil Krén and Daniel Marx.
http://www.wga.hu/html_m/z/zocchi/firenze4.html
http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/research/exhibition-catalogues/building-the-picture/place-making/introduction
Lead author Dr Amanda Lillie is Reader in the History of Art at the University of York. Her research interests focus on 15th- and 16th-century Italian architecture, on which she has published a number of articles and books. Her book ‘Florentine Villas in the 15th Century’ came out in paperback in 2011. She is currently writing a book on air, landscape and concepts of the environment in Renaissance Italy.
To cite this essay we suggest using Amanda Lillie, 'Entering the Picture' published online 2014, in 'Building the Picture: Architecture in Italian Renaissance Painting', The National Gallery, London, http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/research/exhibition-catalogues/building-the-picture/place-making/introduction
Although working on a smaller scale than architects, painters played a fundamental role in constructing real places and in creating and disseminating the identity of places through their images. Mural paintings in particular literally became part of a place, and the interaction between image and site profoundly affected the way each was perceived. Thus, the placing of Domenico Veneziano’s frescoed ‘Madonna and Child’ (fig. 2) above a Florentine street corner helped to redefine that site – the Canto de’ Carnesecchi – and gave the Carnesecchi’s house where the tabernacle was placed a new name: ‘la chasa della Vergine Maria’.4 At the same time, the positioning of the Virgin’s tabernacle was chosen because it was at a strategic junction of three streets and on a ceremonial route between the Cathedral of Santa Maria del Fiore and the Dominican Priory Church of Santa Maria Novella.5 This particular piece of wall was a prime tabernacle site since it enjoyed greater public exposure than any other surface on that route. The wall directly faced the north corner of the Cathedral façade from a distance of about 200 metres, addressing all who approached down the Via de' Cerretani, one of the busiest streets in the city (fig. 3). The tabernacle was probably placed high up so as to be seen above the crowd during religious processions This route was of special significance in 1439, when the ecumenical Council of Florence was meeting at Santa Maria Novella, and indeed during the whole time Pope Eugenius IV was resident in Florence, when there would have been frequent to-ing and fro-ing as well as processions between the Cathedral and the Dominican priory where the Pope lodged.6 The site was also on another processional route going along the Via Tornabuoni from the Cathedral and Via de' Cerretani. The mutual benefits are clear. The tabernacle enhanced and sanctified the site, while the power of the image was immeasurably increased by its public exposure, its incorporation into processional routes and its association with the 1439 Council meetings in Florence. Domenico Veneziano responded to the site by designing a strictly frontal pose for the Virgin and Child, directly facing the street, with the Virgin holding up Christ to balance him at the very end of her knee, as close to the public as possible, and above all by determining the infant’s gesture, so that Christ blessed all who walked down the street It may be hard to imagine when encountering the dislocated and much restored remains of Domenico Veneziano’s Carnesecchi Tabernacle that this work once had street power and a defined ceremonial and religious purpose. Yet because it is damaged, weather-beaten and fragmentary, it can speak to us as a brave survivor and stirs a different set of emotions. As archaeologists well know, ruins and fragments are often more powerful reminders of what buildings or objects once were than pristine, new-looking things. They plot the passing of time, and in this case make us aware of the 575 years between the making of this picture and our standing before it. The condition helps us to re-imagine it as a site-specific work, exposed to the elements, high up on the east-facing, narrow end of a block. The painting still retains some of its essential aesthetic qualities. Its surface may be damaged beyond retrieval, but its architectonic, geometric and volumetric qualities are still legible; as is the Virgin’s still solemnity and God’s gesture – throwing his arms forwards to launch the dove of the Holy Spirit and at the same time present to us the Virgin and Child.
This discussion draws heavily on Brenda Preyer’s forthcoming article, ‘The "chasa della Vergine Maria": the Patron and Site of Domenico Veneziano’s Carnesecchi Tabernacle in Florence’; see Gordon 2003, p. 64.
To cite this essay we suggest using Amanda Lillie, 'Entering the Picture' published online 2014, in 'Building the Picture: Architecture in Italian Renaissance Painting', The National Gallery, London, http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/research/exhibition-catalogues/building-the-picture/place-making/introduction
3. Giuseppe Zocchi, 'View of the Street leading to Santa Maria Novella', 1744. Museo di Firenze com'era. © Scala, Florence. 4. Detail showing the arched niche where the Carnesecchi tabernacle was originally placed.
This discussion draws heavily on Brenda Preyer’s forthcoming article, ‘The "chasa della Vergine Maria": the Patron and Site of Domenico Veneziano’s Carnesecchi Tabernacle in Florence’; see Gordon 2003, p. 64.
Canto ai Carnesecchi …Canto ai Carnesecchi e tabernacolo di Domenico Veneziano
COLLOCAZIONE
: la chasa della Vergine Maria Fifteenth-century
documents reveal that the patron of this tabernacle was most probably Bernardo
di Cristofano Carnesecchi (1398–1452), a wealthy international merchant, who
built a new house on the Canto de’ Carnesecchi to rent out to members of the
papal court sometime between 1433 and 1439.8 In 1452 Bernardo
Carnesecchi died and his sons inherited the house, which was described in 1458
as ‘a house called the house of the Virgin Mary’ (‘detta la chasa della Vergine
Maria’), and still known in 1468 as ‘a new house with the Virgin Mary outside’
(‘una chasa nuova chola Vergine Maria di fuori’). This house at the very apex
of the Canto de’ Carnesecchi presumably took its name from Domenico Veneziano’s
fresco. Its end wall is represented in Zocchi’s 18th-century view with the
tabernacle niche at first-storey level, framed by an arch supported on small
engaged piers and protected by a low balustrade surmounted by what looks like
an oval grille attached to sun-like rays (figs. 4 and 5). Although
Zocchi drew other shrines in which the paintings were visible, that is
unfortunately not the case with the Carnesecchi tabernacle, which is in deep
shadow and too high to allow a glimpse of the image inside.9
Zocchi’s view does, however, follow the processional axis leading from the
Baptistery and Cathedral towards Santa Maria Novella, showing how prominent the
end wall of the Carnesecchi house appeared in the urban landscape. The
timing of Bernardo Carnesecchi’s purchase or construction of a house to which he
then attached a tabernacle is significant. As he himself declared, it coincided
with the years when Pope Eugenius IV was resident in Florence (1434–6 and
1439–43), and the site was almost certainly selected for that reason – to
attract high rents from members of the papal curia on a street that directly
connected the papal apartments at Santa Maria Novella with the Cathedral.
Domenico Veneziano’s painting was probably intended to enhance that
processional route – a route that was to become even more significant when the
Ecumenical Council was held in Florence in 1439. To cite this essay we suggest using DATAZIONE Le opere autografe di Domenico Veneziano. (per quelle
apocrife cfr. Wohl, 1980) possono essere divise cronologicamente in tre
periodi. Alla fase iniziale (1435-40 c.) appartengono il
tabernacolo dei Carnesecchi. la Madonna con Bambino di Bucarest e l'Adorazione
dei magi (Berlino-Dahlem), nelle quali D. crea una sintesi fra le innovazioni
di Masaccio e Donatello e il naturalismo ornamentale di Gentile da Fabriano e
Pisanello, ma dimostra anche di conoscere il gusto per l'equilibrio e la regola
dell'Angelico e dei maestri fiorentini minori. La National Gallery sul suo sito la data invece
1440-44 e anche about 1435–43 The
Virgin and Child Enthroned (Carnesecchi Tabernacle)', about 1435–43 Domenico Veneziano (active 1438; died 1461) COME QUESTO AFFRESCO SE NE ANDO’ DA FIRENZE IN
INGHILTERRA Il principe (
conte ) Ercole Pio di Savoia , esule da Modena ( per cospirazioni politiche )
compero’ a Firenze il palazzo Venturi
nel 1850 oggi proprieta’ dell’Hotel de Paris Un palazzo di grande prestigio, tanto che, durante
l’occupazione francese dei primi ‘800, il senatore Ippolito Venturi, vi ospitò
più volte Giuseppe ed Elisa Bonaparte.
Non so se il principe Pio fosse divenuto proprietario anche della casa confinante che dava sul Canto ai Carnesecchi e quindi non so come fosse divenuto proprietario dell’affresco di Domenico Veneziano Di fatto Ercole Pio di Savoia diede l’incarico nel 1851 a
Giovanni Rizzoli ( Pieve di Cento 1799—Bologna ( ?) 1878 ) uno dei piu’ celebri estrattisti di quel tempo di
“staccare” dal muro quella che e’ una delle poche opere sopravvissute
dell’artista. L’opera probabilmente era gia’ molto rovinata . Una volta
staccato l’affresco venne restaurato (
male ) da Antonio Marini e dallo stesso Giovanni Rizzoli
L'ottocento a Prato : Renzo Fantappie', Rossella Agresti, Daria Grimaldi anno 2000 ...............Marini aveva collaborato con Giovanni Rizzoli al restauro del tabernacolo Carnesecchi di Domenico Veneziano.........
L’opera dopo il distacco fu ridotta in tre parti Una di 241 x
120.5 cm a catalogo NG1215 Madonna in trono col Bambino Una di 43 x 35.5
cm a catalogo NG766 santo senza la barba Head
of a Tonsured, Beardless Saint Una di 45 x 35.5 cm a catalogo NG767
santo con la barba Head
of a Tonsured, Bearded Saint
Ho reperito un fotografia ( fatta da Achille Paris fotografo e calcografo di Firenze ) molto interessante ( e ritengo estremamente rara ) dell'affresco , fotografia databile a dopo il restauro eseguito dai due Rizzoli e Marini
la foto e' sta eseguita in un anno tra il 1852 ed il 1867 quando ancora l'opera era a Firenze
Il signor De Gennaro titolare de "il cantuccio del collezionista" che mi ha procurato la fotografia mi ha raguagliato sulla tecnica usata Si tratta di una fotografia all’albumina applicata su supporto cartaceo. Descrivere la tecnica della stampa all’albume non è proprio breve. Posso dirle che si tratta di una tecnica fotografica sviluppata prima della più conosciuta e recente tecnica ai sali d’argento, fu il principale supporto utilizzato nella seconda metà dell’800. Il nome deriva da un’emulsione ricavato dall’albume dell’uovo utilizzata nello sviluppo da negativo al collodio dell’immagine. Per questa ragione, da un negativo si possono in linea (molto) teorica ricavare infinite fotografie. Cosa praticamente impossibile, soprattutto durante il XIX secolo. Considerando il tempo passato e vista la mancanza di alcun riferimento online ad altre immagini identiche, dubito ne esistano molte in circolazione. La fotografia albumina è molto sottile e per questo si trova pressoché sempre applicata su dei supporti in carta o cartoncino rigido. Su di essi veniva stampigliato il nome del fotografo. Le fotografie di opere d’arte venivano prodotte in quantità limitate in base all’interesse che potevano destare (l’opera in oggetto è abbastanza di nicchia). La sua fotografia presenta (cosa inusuale) una dettagliata descrizione del soggetto raffigurato e della sua storia. Ne tratto molte di queste fotografie, le posso assicurare che non è proprio una cosa molto comune da reperire. La descrizione dice pressoché tutto. L’opera soggetto della fotografia, mano di tale Domenico Veneziano, è il Tabernacolo Carnesecchi.
la didascalia posta a corredo della foto ci dice che esiste un atto del notaio Viscontini di Firenze del 5 febbraio 1852 che certifica che lo "strappo" e' stato fatto dal Rizzoli e probabilmente autentica che la trasposizione su tela riguardava l'affresco che stava sul canto dei Carnesecchi Ci dice pure che l' affresco centrale era ora di proprieta francese : Mr Louis Hombert
le teste dei due santi erano invece di proprieta' inglese sir Charles Eastlake
l’operazione del principe Pio era stata evidentemente un operazione puramente commerciale. l’opera fu successivamente venduta all'inglese James Lindsay, VII conte di Balcarres (1783–1869), dichiarato XXIV conte di Crawford nel 1848. Fu questi che forse vende’ alla National Gallery le teste dei due santi nel 1867 Ma fu probabilmente James Lindsay, XXVI conte di Crawford (1847-1913) a donare La Madonna in trono col Bambino alla National Gallery di Londra nel 1886 (Presented by the 26th Earl of Crawford and Balcarres, 1886 )
VORACI APPETITI ??? ( niente di nuovo nei bei tempi passati )
In una mostra tenutasi dal 16 febbraio al 15 giugno
2014 al Mar-Museo d’Arte della città di
Ravenna e curata da Claudio Spadoni e Luca Ciancabilla , si e’ trattato il tema del distacco Una mostra, dedicata quindi non tanto all’affresco in sé
quanto alla pratica e alla tecnica del distacco o strappo dell’affresco stesso,
è la prima a ripercorrerne i tre secoli di storia attraverso 110 pezzi,
dall’antichità romana di Pompei al Settecento, ricostruendone le vicende di
prassi e le evoluzioni tecniche insieme alle figure dei maggiori protagonisti
di questa pratica nata nel primo Settecento: da Antonio Contri a Giacomo Succi
e il figlio Pellegrino, ad Antonio Boccolari, Stefano Barezzi, Giovanni
Rizzoli, Bernardo Gallizioli, l’aristocratico Giovanni Secco Suardo, Giuseppe e
Franco Steffanoni, Domenico Brizi, fino al tuttora attivo Ottorino Nonfarmale. I curatori cosi si esprimevano sull’utilizzo del
distacco. «È una mostra, concludono i due curatori, che solleva anche la questione dibattuta per secoli sull’opportunità degli stacchi, praticati non sempre per ineluttabile necessità di scongiurarne la perdita certa o nella convinzione che si dovessero preventivamente portare in sicurezza in altra sede e in altre condizioni. In molti casi, infatti, soprattutto a partire da metà Ottocento con l’esplosione del mercato collezionistico americano, lo strappo assecondò da una lato voraci appetiti collezionistici e dall’altro ansie patrizie o ecclesiali di liquidità col risultato di far uscire dall’Italia un numero impressionante di affreschi staccati e trasformati in quadri».
E' da notare come oggi il tabernacolo abbia un aspetto diverso tabernacolo carnesecchi restaurato ……Strappato e restaurato dal Rizzoli e dal Marini ( in formato di grandi dimensioni )Immagino che gli inglesi abbiano inteso cancellare il restauro del 1852 e far ritornare l'opera ad una forma il piu' possibile vicina all'originale mantenendo i danni del tempo
Ho un'ottima puntualizzazione della situazione dal dr.ing. Maurizio Tiglieri
É cambiata la filosofia del restauro. Nell'Ottocento (fino al primo dopoguerra) si integravano le lacune con una (ri)dipintura che ricostruisse le parti mancanti nel modo più mimetico possibile: l'idea era quella di offrire un'immagine gradevole e integra (anche se falsamente integra), quanto più possibile vicina al "nuovo" (con il fraintendimento culturale di fondo che confondeva, equiparandoli, "nuovo" con "originale"). Nel secondo dopoguerra prese velocemente piede una filosofia opposta, contraria a ogni integrazione pittorica che dissimulasse la mancanza (le integrazioni pertanto avvenivano solo per colmare la lacuna, non per dissimularla, e questo tanto nella variante della tinta neutra - la peggiore per la leggibilità dell'opera - quanto nelle integrazioni nettamente distinguibili, come il rigatino o la puntinatura). Oggi fortunatamente si propende per un giusto equilibrio: le parti architettoniche e/o geometriche (es. incorniciature), per le quali si può ricostruire il pezzo mancante con sufficiente grado di precisione e plausibilità, vengono integrate con restauro pittorico. I volti o altri dettagli non ricostruibili se non con l'immaginazione, vengono lasciati sfumati/a tratteggio/a puntinatura. Ed é questo che oggi si vede sul tabernacolo inglese, frutto probabilmente di un restauro (relativamente) recente (a naso, ultimi trent'anni). Il tabernacolo appena staccato doveva comunque essere molto più danneggiato di quello che appare oggi (ad es., i triangoli decorativi color melanzana ai lati della centinatura sono al 100% frutto della fantasia del restauratore, così come sono riconoscibili numerosissime integrazioni nel blu scuro del cielo nonché nello sfondo delle teste dei santi laterali: é stato comunque deciso di lasciarle in opera anche nell'ultimo restauro).
La foto all'albumina, oltre a presentare uno stato indubbiamente più "cosmetico" rispetto all'attuale, é molto poco affidabile rispetto al tono cromatico generale: questo tipo di foto in bianco e nero ha lo svantaggio, fra le altre cose, di sbiancare fortemente gli azzurri: azzurri intensi o addirittura scuri vengono resi in bianco (o quasi), vedasi il cielo in cui svolazza il Padre Eterno, la tunica dello stesso o la tunica di Maria.
2 false notizie
CAPPELLA DI BERNARDO DI CRISTOFANO DI BERTO CARNESECCHI IN SANTA MARIA MAGGIORE ALLA SINISTRA DELL'ALTARE MAGGIORE
Arcone sulla Cappella di Bernardo -------Fotografia per la cortesia di Francesco Bini
tombino sepoltura di Bernardo di Cristofano all'interno della sua cappella in Santa Maria Maggiore sito BeWeB - Beni Ecclesiastici in web
davanti alla cappella di Bernardo la lastra sepolcrale a pavimento del padre Cristofano e dello zio Zanobi la lastra porta la data 1436 in realta' Cristofano e Zanobi morirono nella peste del 1416 e quindi possibile una traslazione
La cappella contiene anche un antico e prezioso reliquiario Tradizionalmente veniva attribuita a Coppo di Marcovaldo, uno dei pochissimi maestri fiorentini del Duecento del quale si conosca il nome. Questa attribuzione risale agli studi di Douglas del 1903 mentre Venturi nel 1907 la collocava come opera di fattura bizantina. Nel tempo fu la prima interpretazione a prevalere, anche se con molte perplessità. Oggi senza un'attribuzione sicura
la Cappella di Bernardo Carnesecchi sara' istituita nel 1449 La cappella di Bernardo dove oggi si trova non era la collocazione originale per il reliquario in Wikipedia e' scritto : Dal 1894 si trova nella cappella a sinistra dell'altare maggiore (Cappella di Bernardo Carnesecchi).Ed infatti il gesuita Giuseppe Richa ( Notizie Istoriche Delle Chiese Fiorentine: Divise ne' suoi quartieri ) dice nel settecento che sotto il crocifisso vi era non il reliquiario ma una tavola di Pesello Peselli che raffigurava Maria che dava l'abito al Beato Stock Successivamente E.G. Bacciotti ( Il fiorentino istruito nelle cose della sua Patria , calendario per l'anno 1847 ) spiega un poco meglio le cose : La cappella del Sacramento , fondata da Bernardo Carnesecchi nel 1449 , contiene una tavola dipinta in Roma al principio del nostro secolo dal Berti fiorentino ,che figuro' san Cammillo De Lellis in atto di fare l'elemosina ad un povero . In alto si vede un tabernacolo chiuso con cristalli , ove si venera un divoto antico Crocifisso dipinto sul muro. e nelle note scrive : In questa cappella che prima dei Carnesecchi era dei Beccuti. Lippo dipinse nel 1383 alcune storie di San Giovanni Evangelista , ma fino dai tempi del Cinelli erano state distrutte Prima che fosse collocata la tavola del Berti ve n'era una di Pesello Peselli che figurava Maria in atto di dar l'abito al beato Stock quindi Lippo ( anno 1383 ) storie di San Giovanni Evangelista Poi opera di Pesello Peselli Maria da l'abito al beato Stock Poi opera di Berti fiorentino san Cammillo De Lellis in atto di fare l'elemosina ad un povero Infine il Reliquiario ( anno 1894 )
Sono colpito dalla presenza e dalla posizione del bambino benedicente nel reliquiario e nel tabernacolo
Il reliquiario doveva esser noto a Bernardo o perche' di sua proprieta' o perche' presente comunque nella chiesa Mi era venuta la stramba idea che che il reliquiario fosse stato reperito da Bernardo nei suoi traffici internazionali e donato a Santa Maria Maggiore che il reliquiario potesse essere stato d'ispirazione per Domenico Veneziano su sollecitazione del committente
debbo al dr.ing. Maurizio Tiglieri questa spiegazione che riporta il tutto ad una sana normalita'
Nelle grandi Maestà trecentesche (Cimabue, Duccio, Giotto), la Madonna in trono é sempre associata al Bambino benedicente.
La regola non é mandatoria (lo stesso Duccio, nella Maestà del duomo di Siena, raffigura un Bambino che non benedice), tuttavia si può dire che il bambino benedicente in grembo alla Madre fosse iconografia alquanto comune fra Due, Tre e Quattrocento. Siamo nella transizione dall'iconografia medievale (dove Gesù Bambino é già un piccolo Dio, ergo già calato nel suo ruolo di Salvatore, ergo benedice) a una resa più naturalistica degli affetti fra madre e figlio (ergo il bambino via via si umanizza e assume atteggiamenti più reali: gioca con un uccelletto, afferra le dita o la veste della madre, si ritrae imbarazzato di fronte agli spettatori, come appunto Duccio fa fare al suo bambino nella Maestà senese). Il gesto benedicente serve anche a conferire solennità alla scena (cosa che ben si addice a un tabernacolo "di rappresentanza" collocato sulla pubblica via e funzionale al prestigio della famiglia committente).
All'interno della Cappella di Bernardo anche un crocifisso :
Su Wikipedia il crocifisso viene attribuito a Giovanni di Francesco (ex Maestro del_Trittico Carrand) Hugh Hudson invece scrive che la crocifissione era stata commissionata da Bernardo Carnesecchi a Giovanni di Francesco del Cervelliera da Rovezzano immagino che l'opera di cui parla sia il crocifisso presente in S. Maria maggiore nella cappella di Bernardo Non so il dr Hudson di quale fonte si sia servito per questa attribuzione
dal 1599 con la posa nel canto dei Carnesecchi della statua del Giambologna ( come vedremo piu' avanti ) di Ercole e il centauro voluta per volonta' del Granduca e dal Granduca molto amata il canto inizio' ad essere chiamato : canto al centauro Nel settecento l'avvocato Gio. Bonaventura Carnesecchi custore e restauratore delle memorie familiari fece mettere la piccola targa che ancor oggi compare che ricordava a tutti come quello fosse il canto dei Carnesecchi Questo gruppo scultoreo fu collocato dapprima, nel 1599, sul Canto dei Carnesecchi a Firenze, poi lo si trasferì sotto il loggiato degli Uffizi, dal lato meridionale; più tardi fu posto sulla piazzetta che si trova vicina al Ponte Vecchio, sulla riva sinistra dell'Arno e, nel 1812, infine dopo queste pereginazioni trovò la sua sede definitiva nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria dove ancor oggi si trova
Santa Maria del fiore …………Tracce dei Carnesecchi Palazzi …………Le case dei Carnesecchi
La via che oggi porta il nome di via Rondinelli era chiamata un tempo via Carnesecchi ma non so quando avvenne il cambio
Luca dei Firidolfi di Panzanoe' fratello uterino di Luca di Luca di ser Filippo Carnesecchi ed e' autore di memorie che si intersecano con la vita di diversi Carnesecchi
Un fiorentino del secolo XV e le sue ricordanze domestiche Carlo Carnesecchi http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/ricercaMagExpansion.jsp?searchType=avanzato&channel__creator=Carlo+Carnesecchi&opCha__creator=OR&opCha__contributor=OR&__meta_descSourceLevel2=MagTeca+-+ICCU&q=&channel__contributor=Carlo+Carnesecchi&__meta_collection=inventari+delle+biblioteche+medievali+italiane
Brighe, Affanni, Volgimenti di Stato ,le ricordanze quattrocentesche di Luca di Matteo di messer Luca dei Firidolfi da Panzano Anthony Molho e Franek Sznura
Luca di Matteo di messer Luca dei Firidolfi da Panzano era figlio di Mattea del Benino che in seconde nozze fu sposa a Luca di ser Filippo di Matteo Carnesecchi e quindi fratello uterino di Luca ( gia' Alessandro Carnesecchi ) e fu allevato dalla madre in casa Carnesecchi Quindi le ricordanze s'incrociano talvolta con vicende dei Carnesecchi Di queste ricordanze si era gia' occupato Carlo Carnesecchi , archivista dell'ASFi a fine ottocento
http://books.google.it/books?id=N0ZRJ9ndeloC&printsec=frontcover&dq=brighe+affanni&hl=it&sa=X&ei=KlkTU5yxOei_ygO-xYD4BA&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=brighe%20affanni&f=false
DAL PRIMO POPOLO AL REGIME DEGLI ALBIZI
Con il regime oligarchico che vedeva negli Albizi la famiglia trainante , si era aperta per Firenze un periodo di relativa stabilita' Il lungo periodo di circa 150 anni che si apre intorno al 1240 e si chiude intorno al 1390 , vede la borghesia artigiana e mercantile divenire protagonista del governo cittadino Vede nell'esperienza del"PRIMO POPOLO" il trionfo sulle forze della tradizione medioevale ( Societa' militum , Vescovo e Chiesa , Impero ) Borghesia costretta a chinare il capo da Montaperti , nel successivo periodo angioino , eccola riemergere con l'istituzione del Priorato del 1282 Che vive gli ultimi sussulti della societa' Militum con Campaldino e che prende il sopravvento con gli Ordinamenti di Giustizia
Vive poi una serie di sperimentazioni di governo : con la dedizioni a signorie temporanee che terminano con l'esperienza DUCA D'ATENE Questa breve esperienza vissuta da Gualtieri VI di Brienne, duca d'Atene spiccatamente in senso signorile e ' probabilmente l'innesco di fenomeni di rivendicazioni sociali
I Fiorentini l'avevano conosciuto nel 1326, quando Carlo di Calabria, nominato difensore di Firenze, battuta da Castruccio a Montecatini, lo aveva incaricato di precederlo in Toscana; e aveva dato prova del suo carattere imperioso avocando - contro i patti - al suo signore la designazione dei Priori. Con tutto ciò la città non si lamentò di lui, che "la seppe reggere saviamente", e ne conservò buona memoria. Anzi, in un altro momento di crisi, mentre nel 1341 si campeggiava sotto Lucca contro i Pisani desiderosi d'impadronirsi della città, di cui Firenze s'era procurata il dominio, i Fiorentini, mentre Gualtieri transitava per Avignone, lo presero ai loro servizî; egli corse a Napoli a raccogliere armati, e nel maggio del '42 si trovava di fronte ai Pisani; in quella campagna disgraziata si distinse in un tentativo d'attacco contro il campo nemico, reso inutile per la fiacchezza del Malatesta comandante supremo. Il destino della guerra era segnato: e nell'imminenza della capitolazione di Lucca nelle mani dei Pisani, avvenuta il 6 luglio, l'alta borghesia fiorentina, responsabile della guerra e accusata a torto o a ragione di prevaricazione, credette di mettersi al riparo facendo nominare il duca "conservatore e protettore dello stato, capitano di guerra e di guardia della città", purché mantenesse integri gli ordinamenti cittadini. Ma il duca a tutt'altro mirava, e, pure stando modestamente nel convento di S. Croce, studiava la maniera di rendersi padrone assoluto. Egli ritenne opportuno di premere sull'alta borghesia dominante sotto colore di punirla per la sua condotta durante la guerra, e dar così soddisfazione alla borghesia minore e al basso popolo, e intendersela frattanto coi nobili esclusi dal governo, impegnandosi di abolire gli ordinamenti di giustizia. E, giunta nuova della caduta di Lucca, fece decapitare tre eminenti cittadini, tra i quali un Medici e un Altoviti sotto accusa di corruzione e concussione; poi, atterriti i loro pari con la minaccia d'ugual trattamento, mentre il popolo più basso plaudiva al "giusto signore", si stringeva ai grandi, e con le loro complicità otteneva di convocare per l'8 settembre il popolo a parlamento in Piazza della Signoria per farsi creare signore per un anno alle condizioni già fatte al duca di Calabria. Il piano riuscì oltre le speranze: fu acclamato "Signore a vita": due giorni dopo, i Consigli del popolo e del comune ne legittimavano il dominio. Gualtieri sul principio si mostrò moderato, procurando la pace tra i cittadini, richiamando esiliati, amnistiando condannati, tassando mitemente e giustamente. Ma cambiò sistema in materia finanziaria, avocò a sé tutta la gestione del pubblico danaro, rese più forti i balzelli, estorse somme ai privati, vendé giustizia e favori: assecondato in questo dai suoi ufficiali, Guglielmo d'Assisi, Cerrettieri de' Visdomini, Guglielmo da Norcia, protervi, rapaci, crudeli. Spogliazioni, torture, supplizî si susseguivano. Mai convocati i consigli, i Priori scelti in gran parte tra le famiglie più basse, il che irritava l'alta borghesia, danneggiata economicamente da privilegi concessi dal duca agli artigiani minori (per esempio, ai tintori sottratti dalle dipendenze dell'arte della lana) e da revisioni dei prezzi, dei salarî; e anche più dovevano impressionare l'alta borghesia le scarcerazioni dei debitori poveri e la concessione di armi ai bassi popolani a guardia del duca. Né meno scontenti erano i nobili, che avevano stracciato gli Ordinamenti per aver parte al governo del comune, e se ne vedevano, come prima, esclusi. Gli stessi ecclesiastici fremevano per la confisca di alcuni loro beni. Si aggiungano le delusioni di politica estera: il duca, eletto con la speranza che abbattesse Pisa, era venuto a pace con essa riconoscendole il possesso di Lucca; e, pago che molte terre di Toscana lo avessero riconosciuto signore, stringeva con la natural rivale di Firenze una lega offensiva e difensiva. A colmar la misura contribuì il contegno del duca e dei suoi con le donne fiorentine, alcune delle quali di nobile famiglia: per ingraziarsele, Gualtieri revocò leggi suntuarie e persino quelle sul buon costume. Invano Gualtieri si circondava di soldatesche straniere, fortificava il palazzo e ne occupava le case all'intorno. Si formarono ad un tempo e ad insaputa l'una dell'altra tre congiure, due prevalentemente di nobili, l'altra di ricchi popolani; il duca n'ebbe sentore e li convocò a Palazzo per il 26 luglio 1343, il giorno di S. Anna. Risposero facendo insorgere quanti più poterono e assediando il palazzo. L'assedio durò fino al 1° agosto, nel qual giorno Gualtieri, dopo aver abbandonato al popolo, che ne fece scempio, il più odiato dei suoi ministri, Guglielmo d'Assisi, insieme con un suo figlio diciottenne, crudele, dicono, più del padre, consentì di abbandonare il potere a una bala creata il 28 luglio; e il 6 agosto si allontanava da Firenze, tutta esultante.
Partito dalla città, Gualtieri nutrì per molto tempo la speranza di rientrarvi. Dapprima cercò d'interessare all'impresa, ma senza frutto, gli Angioini di Napoli e il papa; parve riuscisse meglio col re di Francia, che infatti acconsentì, in suo favore, a rappresaglie contro i mercanti fiorentini residenti o commercianti nel suo regno, rappresaglie prolungatesi fino al 1351; sperò anche, ma invano, in agitazioni dei nobili fiorentini, più che mai colpiti dagli Ordinamenti, o del basso popolo da lui accarezzato. La cittadinanza, invece, non paga di averne messo a prezzo la testa, di averne fatto dipingere l'immagine con la mitria d'infamia, e di aver reso festivo in perpetuo il giorno di S. Anna come rendimento di grazia per la ricuperata libertà, ..... di Gino Scaramella - Enciclopedia Italiana (1930) TRECCANI C. Paoli, Della signoria del duca d'Atene, in Giorn. degli Arch. tosc., VI;
I grandi fallimenti
La grande moria determinatasi a causa della peste ebbe grandi contraccolpi sociali e sull'economia probabilmente la moria ebbe effetti piu' devestanti nei confronti del sottoproletariato peggio nutrito , soggetto a condizioni igieniche molto piu' precarie
Il pericolo dei Visconti
Gherardi Alessandro (Firenze 1844--Firenze 1904 ) Le consulte della repubblica fiorentina, dall’anno MCCLXXX al MCCLXXXXVIII, Firenze, Sansoni, 1898; La guerra dei fiorentini con Papa Gregorio XI, detta la guerra degli Otto Santi, “Archivio storico italiano”, 1867-1868; Statuti dell’Università e Studio fiorentino dell’anno 1387 seguiti da un’appendice di documenti dal 1320 al 1472, Firenze, Cellini – Galileiana, 1881; I Capitoli del comune di Firenze. Inventario e regesto, II, Firenze, Cellini, 1893; Diario d’anonimo fiorentino dal 1358 al 1389, a cura di A. Gherardi, Firenze, 1876; la sua edizione delle Consulte del periodo 1280-1296 Le consulte 1......................le consulte della Repubblica fiorentina Alessandro Gherardi Le consulte 2 .................le consulte della Repubblica fiorentina Alessandro Gherardi
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dall'emersione di Durante nel 1297 , i Duranti Carnesecchi rimangono legati ai vertici della politica fiorentina
Emergono personaggi di spessore politico come Piero Carnesecca , Braccino Peri, Berto Grazzini , Niccolo Durantis , i fratelli Zanobi. Cristofano e Paolo Carnesecchi
e il catasto del 1427 ci mostra punti elevati di ricchezza
ed una nuova generazione stabilmente inserita ai vertici e con forti legami parentali e commerciali col ramo dei Medici legato a Vieri e a Giovanni di Bicci
Probabilmente la scelta di tenere i figli sotto un medesimo tetto e sotto una medesima impresa commerciale indebolisce e fraziona i guadagni
e spingera' alla divisione dei figli nelle generazioni successive
e a destini anche fortemente diversificati tra cugini
LA GRANDISSIMA FORTUNA COMMERCIALE DEL RAMO DI GIOVANNI DI BICCI DEI MEDICI
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storiaaristocraziafiorentina
Fine del regimento degli Albizzi
Da " Dal comune alla Signoria " di Gene Brucker Un bilancio In contrasto con i periodi di crisi precedenti - negli anni 1390, nel 1402 ,nel 1411-1414 , il regime fiorentino negli anni 1420 sembrava molto forte e stabile. Era sopravvissuto ad una serie di sfide e di scontri gravi, all'interno e all'estero. Fino allo scoppio del conflitto con Lucca nel 1429, il dissenso interno era stato sporadico e disorganizzato, limitato per lo piú alle lamentele sulle iniquità fiscali e sulla cattiva conduzione della guerra milanese. Gli esuli fiorentini non pensavano piú di rovesciare il regime con la forza; al contrario, chiedevano umilmente alla Signoria di cancellare i loro bandi e ridare loro i diritti politici. La campagna era tranquilla. Questo regime era stato rafforzato dall'estensione della burocrazia; dalla concentrazione dell'autorità nelle magistrature-chiave quali gli Otto di Guardia, dallo stimolo dell'orgoglio CiViCO Il processo di costruzione dello Stato era ancora ben lungí dall'essere completato negli anni 1420, ma la tendenza alla centralizzazione politica si era affermata decisamente. L'istituzione del catasto nel 1427 fu probabilmente l'avvenimento piú importante in questo senso: un sogno burocratico che, a dispetto di molte imperfezioni e inadeguatezze, divenne una realtà Un importante punto di forza di questo regime era la sua longevità, la sua durata. 1 fiorentini potevano dichiarare con orgoglio, nel 1420, che il loro governo era sopravvissuto, senza mutamenti di rilievo nella sua costituzione o della leadershíp, piú di ogni altra repubblica nella penisola eccetto Venezia. Il circolo piú interno era formato da statisti esperti, reclutati il larga misura, ma non esclusivamente dalle grandi famiglie, che avevano dedicato gran parte della loro vita al servizio del governo. Questi leaders non erano oligarchicí; non "dominavano" Firenze. Erano le persone piú influenti in un elettorato ampio e socialmente composito. Centinaia di cittadini fiorentini - artigiani e dettaglianti, notai e medici, mercanti e rentiers occupavano le magistrature, le cariche nel territorio, ed anche i consigli legislativi. Dovevano essere persuasí ad appoggiare le scelte politiche fatte dalla leadershíp o dalla maggioranza di essa. Anche se i membri dell'élite erano naturalmente interessati al mantenimento della loro posizíone politica e sociale e dei loro interessi economici, dovevano prestare attenzione alle necessità ed alle preoccupazioni della comunità píú ampia, il popolo. Anche il benessere dei piú poveri i lavoratori urbani meno abbienti ed i residenti nel territorio richiedeva la loro attenzione. Questi statisti compresero che la sicurezza di Firenze dipendeva dal lavoro e dai contributi fiscali di quei gruppi che non erano rappresentati nel reggimento. Lo stile politico di quest'élite emerge con grande chiarezza dai documenti che registrano le discussioni. Questi statisti erano molto patriottíci; ritenevano che il loro governo fosse il migliore governo umano possibile, degno successore della repubblica romana. Accettavano di buon grado la necessità dei sacrifici - di tempo, di energie, di denaro - per mantenere quella libertà che tante altre comunità italiane avevano perduto. I loro dibattiti erano una caratteristica fondamentale del loro sistema politico: il mezzo attraverso cui si potevano esprimere diversi punti di vista, e si poteva giungere ad un accordo oppure indurre i dissenzienti ad accettare la volontà della maggioranza. Negli anni 1420 gli statisti fiorentini avevano imparato a parlare con eloquenza e a discutere i problemi politici in modo analitico. Erano in grado di dipanare le complicazioni di un problema politico e cogliere i legami tra i suoi diversi aspetti. Compresero ad esempio che per vincere una guerra era necessario avere maggiori risorse di denaro e di uomini, ma compresero anche l'importanza dell'elemento umano: le ambizioni, le speranze, i timori dei leaders; il morale dei cittadini e dei sudditi. Le registrazioni dei loro dibattiti suggeriscono che avevano una maggiore capacità d'analisi della realtà politica rispetto ai loro padri ed ai loro nonni, in particolare nel riconoscere i loro limiti. L'esperienza aveva insegnato loro che la ricchezza di Firenze non era inesauribile, che non potevano combattere guerre all'infinito, che dovevano limitare le loro ambizioni ímperialistíche.Questa generazione di statisti aveva ricevuto un'eccellente educazione politica. Dunque come si può spiegare il crollo di un regime che aveva notevoli risorse, un forte appoggio da parte dei cittadini, una leadership intelligente ed esperta? Gli oneri fiscali della guerra con Milano sono l'aspetto piú evidente, se non il piú importante, di questo processo che portò alla disintegrazione politica. Quando cominciarono le ostilità nel 1423, il fisco fiorentino era in una condizione precaria; richiedeva un flusso costante di prestiti forzosí per far fronte alle necessità. Ma le entrate declinavano progressivamente e le autorità fiscali furono costrette a prendere denaro a prestito da privati cittadini ad alti saggi di interesse, aggravando cosí la questione fiscale. Le autorità cercarono con tutti i mezzi disponibili di ottenere dai cittadini piú soldi. Imposero addirittura la pena di morte per certi evasori, sperando di convincere gli altri a pagare le loro tasse 145. Ma questi mezzi drastící furono altrettanto inefficaci degli appelli patriottici o dei tentativi sporadici di aumentare le entrate cancellando o riducendo le pene per i mancati pagamenti. 1 documenti dei tribunali criminali dal 1427 al 1434 sono pieni di sentenze contro centinaia di fiorentini, ricchi e poveri, che non potevano pagare quanto stabilito dal catasto ed erano dunque passibili di multe e della confisca delle loro proprietà 141. 1 costi della guerra con Milano esaurirono la ricchezza di Firenze in un momento in cui l'economia stagnante non poteva ricostituirla. Soltanto un pugno di ricchi banchieri - Cosimo de' Medici ed Andrea de' Pazzi, ad esempio - accrebbe la sua fortune in questi anni; la maggioranza dei cittadini ricchi, come Palla Strozzí,, vide diminuire la propria ricchezza, con i prestiti forzosi e il catasto, i debiti insoluti, le devastazioni delle loro proprietà alla frontiera lucchese . Il capitale per gli investimenti era scarso e costoso, poiché molto denaro era requisito dallo Stato. Nelle botteghe di tessuti e nell'industria delle costruzioni vi era molta disoccupazione, dato che diminuirono le costruzioni civili, ecclesíastiche e private. Molti artigiani e lavoratori erano indigenti, come il pittore Mariotto di Crístoforo che scrisse alle autorità fiscalí nel 1432 "la mia arte non fa nulla e la vole pace e non guerra, ed ò sei bocche a reggere, non posso piú". Come altri residenti poveri, Maríotto avrebbe avuto dífficoltà ad ottenere denaro dai prestatori su pegno: persino la fine del bando contro gli usurai ebrei nel 1430 non alleviò immediatamente la carenza di crediti Due eventi politici nei tardi anni 1420 possono essere ricondotti direttamente alla crisi economica: la marea crescente di critiche alla leadership del regime per la mancata conclusione della guerra milanese (e piú tardi del conflitto lucchese); e l'intensificazione della concorrenza per le cariche salariate. La lotta per vincere gli scrutini, che era stata una fonte perenne di discordie nella vita politica fiorentina, diventò allora ancora piú aspra per la diminuzione di profitti e patrimoni. Questa concorrenza frenetica per le cariche contribuí in misura rilevante alla formazione delle fazioni dopo il 1426 , e può anche aver rafforzato la solidarietà nelle famiglie, i cui membri avevano bisogno piú disperatamente che mai dell'appoggio dei parenti cosí come degli amici e dei vicini per ottenere la maggioranza negli scrutini decisivi,,'. Oltre a far eleggere parenti, amici e clienti i politici cercavano di ostacolare la candidatura dei rivali prima che si tenessero gli scrutini ed anche dopo. Molte accuse di íneleggibilità e cattiva condotta presentate ai Conservatori delle Leggi erano ispirate dalla rivalità tra fazioni. 1 funzionari trovati colpevoli di comportamento illegale, di non aver pagato le loro tasse o di essere troppo giovani o illegittimi, erano esclusi da tutte le magistrature Venivano cosí privati di entrate ed onori che potevano essere ottenuti dai loro rivali politici. In tutta la sua storia il regime fu perseguitato da due tipi di scontri interni: primo, una continua tensione tra la Signoria (influenzata se non dominata dall'élíte) ed i consigli legislativi, che riflettevano gli interessi politici degli artígiani; secondo, la lotta per la supremazia all'interno dell'élite, e tra le famiglie in essa presenti. Gli scontri tra la leadership e la comunità delle arti diventavano sempre piú aspri in tempo di guerra. Si possono misurare con precisione in base alla resistenza legislativa all'imposizione di prestiti forzosí o di misure per realizzare riforme fiscali o elettorali. I consiglieri poterono esprimere il loro giudizio negativo sull'amministrazione della guerra milanese, e poi della campagna contro Lucca, soltanto votando contro ogni provvedimento che imponeva una nuova tassa o stabiliva qualche intrusione burocratica nella loro vita. In certi momenti critici - ad esempio, nell'inverno e nella primavera del 1433 - questa opposizione non veniva affatto superata dagli appelli dei priori e dei collegi, che dovevano aspettare fino all'insediamento di un nuovo gruppo di consiglieri per emanare leggi importanti'". Questa resistenza alla leadership era tanto decisa che alcuni statisti possono in effetti aver contemplato una riforma sostanziale della costituzione, come pensava Cavalcanti, per ridurre la rappresentanza di quei dissidenti nei consigli e nelle magistrature. Frustrati dalla loro incapacità "di mettere ordine nel comune"i leader del regime sfogavano la loro rabbia l'uno sull'altro. Alcuni criticavano i loro colleghi per aver coinvolto la repubblica nella guerra con Visconti nel 1423; "Se nostri affari fossero stati amministrati con prudenza, non avremmo dovuto combattere", disse il partigiano dei Medici Doffo Arnolfì nel 1426 . 1 disastri della campagna lucchese convinsero molti che la repubblica era governata da traditori. La fiducia necessaria per mettere in atto questa linea si dissolse in questa atmosfera avvelenata. I cittadini cominciarono a fare molto piú conto sui loro legami privati, perché non credevano piú che la leadershíp governasse con intelligenza e proteggesse sia il benessere della comunità sia il loro. Mentre le fazioni crescevano di numero e di forza, i cittadini non allineati, indipendenti, perdevano influenza e prestigio. Nessuno nel regime aveva l'au"torítà e l'astuzia di Maso degli Albízzi, che aveva avuto un ruolo determinante nel salvare il regime nel 1414 e nel 1415. Rinaldo aveva ereditato il ruolo del padre di capo nominale, ma non possedeva le capacita politiche di Maso, la sua capacità di riconciliare punti di vista divergenti, il suo fine senso dell'opportunità. Eccetto Cosimo de' Medici e Neri di Gino Capponi, i leaders che avevano sostituito i loro padri nell'élite - Govanni di Rinaldo Gianfigliazzi, jacopo di Piero Baroncelli, Carlo di Francesco Federighí, Niccolò di Bartolomeo Valori - non erano dotati degli stessi talenti eccezionali. Né i superstiti della generazione di Maso - Niccolò da Uzzano, Lorenzo Rídolfi, Agnolo Pandolfini, Niccolò Barbadori, Piero Bonciani - erano in grado di fornire una leadership adeguata, forse perché erano "vecchí e tardi", forse perché la loro reputazíone si era deteriorata per la presunta cattiva gestione della guerra milanese. Tuttavia il regime avrebbe ancora potuto superare queste difficoltà se non si fosse imbarcato nell'avventura lucchese. Questa decisione si rivelò fatale, La ribellione di Volterra nel 1429 fu la prima di una serie di sollevazioni che scoppiarono in tutto il territorio: ad Arezzo, lungo la frontiera con Síena, nel contado pisano e nella regione adiacente a Lucca. 1 documenti dei tribunali criminali dal 1429 al 1434 contengono una lunga serie di condanne contro i residenti del territorio che avevano progettato o partecipato ad una ribellione . Vi è un pari numero di sentenze di morte contro funzionari fiorentini che avevano il comando di piazze fortificate che erano state catturate dal nemico o abbandonate ad esso"'. 1 priori erano sommersi da petizioni che chiedevano che alcuni individui venissero dichiarati magnati per aver commesso presunti delitti contro i popolani. I banchieri facoltosi venivano denunciati per aver nascosto la loro ricchezza al fine di non pagare le tasse, e per aver guadagnato profitti enormí con i prestiti a breve termine al tesoro . Accuse di condotta illecita vennero mosse contro vicari e castellani nel territorio, persino contro gli Otto di Guardia e la Signoria del luglio-agosto 1433 . L'espulsione dei Medici nel novembre di quell'anno non placò coloro che criticavano i funzionari. Quando un fabbricante di tessuti, Francesco Buti, seppe che Bernardo Guadagni, un leader della fazione nemica dei Medici, aveva ottenuto la capitaneria di Pisa, gridò "Ladri! Quelli [i membri della nuova balía] agiscono assai bene per loro stessi, e possono addirittura dividersi le entrate del Ponte Vecchio, cosí come si sono divisi i vestiti di Cristo! ". Un beccaio di nome Andrea di Francesco fu multato di 100 lire dagli Otto di Guardia (novembre 1433) per aver pronunciato queste parole profetiche: "Male che se Cosimo fusse tra noi, si voleva mandare per lui e salariarlo doppiamente non che averlo cacciato, che non fu mai il maggior male. Et questo stato non e possibile che basti, et che non durerebbe. Starai a vedere che inanzí che sia uno anno le cose anderanno altrimenti, che debbono reggere e mercatanti, non costoro" . Molti artigiani, quali Francesco Buti ed Andrea il beccaio, erano favorevoli ai Medici, ma né al momento dell'espulsione di costoro, né durante i disordini che seguirono al loro ritorno, essi parteciparono attivamente agli eventi che determinarono il futuro politico di Firenze. Il vecchio grido di Battaglia, "Viva il popolo e le arti", non risuonò in città durante queste crisi; lo spirito corporativo, che aveva animato gli artigiani ed i residenti del gonfalone nel quattordicesimo secolo, era moribondo. Gli elementi dinamici della vita politica fiorentina all'inízio del decennio 1430 erano le fazioni. Dopo il ritorno dei Medici nel settembre del 1434, i leaders del partito degli Albizzi radunarono i loro sostenitori nella piazza di Sant'Apollinare. Da un gruppo iniziale di 150 uomini armati, la banda crebbe fino a 500 persone e quindi (se dobbiamo credere alla testimonianza di Ugolino Martelli) a piú di un migliaio. Invece di attaccare il palazzo della Signoria, dove i priori erano difesi da un contingente di 500 soldati, la brigata degli Albizzí attaccò la casa dei Martelli, i quali erano ferventi sostenitori dei Medici 161. Ma con il fallimento dell'assalto il trionfo della fazione Medici diventò sicuro
Signoria che pone fine al regime degli Albizzi e richiama Cosimo Medici
BALIA CHE RICHIAMA COSIMO DEI MEDICI
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Come si fecero gli uomini della Balia, e chi e' furono (come vedrete a Quartiere a Quartiere ordinatamente scrítti) ; i quali nominatamente furono letti da ser Filippo Peruzzi, notaio delle Riformagioni.
Nel Quartiere di Santo Spirito:
Astorre di Niccolò di Gherardino Gianni; Andrea di Lapaccio de' Bardi. Lorenzodi Giovanni Grasso; Giovanni di ser Falcone Falconi; Lutozzo di Jacopo Nasi; Giovanni di Barduccio di Cherichino; Bernardo di Uguccione Lippi; Francesco d'Andrea Quaratesi; Jacopo di Luca Ridolfi; Daniello di Luigi Canigiani; Mariotto di Mariotto Banchi ; Bernardo d'Antonio da Uzzano., Castello di Piero Quaratesi, Giovanni d'Amerigo Benci; Bernardo di Francesco Canigiani; Ubertino d'Andrea de' Bardi; Nero di Filippo, rigattiere; Schiatta d'Uberto Ridolfi; Guido di Tommaso Deti; Giovanni di Tommaso Corbinelli; Piero di messer Luigi Guicciardini; Tommaso di Bartolommeo Barbadoro; Sandro di Giovanni Biliotti; Neri di Gino Capponi; Donato di Michele Velluti; Paolo di Giannozzo Vettori; Mariotto di Francesco Segni; Giovanni di Buoninsegna Machiavelli; Antonio di Piero Benizii; Domenico di Francesco Sapiti; Rinieri di Cristofano del Pace; Batista di Niccolò Guicciardini; Francesco di Guidetto Guidetti; Alesso di Gherardo Doni; Giovannozzo di Francesco Pitti; Antonio di Giovanni Barbadoro, Francesco di Tommaso Giovanni; Antonio di Ridolfo Lotti; Antonio di Bartolommeo Corbinelli; Lorenzo di Filippo Machiavelli; Foresta di Giovanni Foresi; Antonio di Giovanni Benci; Piero di Chino Lippi; Francesco del Buono, beccaio; Corso di Lorenzo, oliandolo; Niccolò di jacopo di Nome; messer Lorenzo d'Antonio Ridolfi; Luca di Ghirigoro Ubertini; Bartolommeo di Jacopo Ridolfi; Niccolò di Fecino Dietifeci; Antonio di Lotteringo Boverelli, Niccolajo di Giovannozzo Biliotti; Piero di Noferi Buonaccorsi; Agostino di Piero Martini; Mariotto di Ghinozzo Lippi; Piero di Goro del Benino; Bartolommeo di Bertoldo Corsini; Francesco di Niccolò del Benino; Giovanni di Stefano Corsini; Giovanni di Bartolo Strada; Pazzino di Giovanni Cicciaporci; Ruberto di Buonaccorso Pitti; Bugliaffo di Filippo del Bugliaffo; Tommaso di Luigi Pitti; Piero di Lorenzo d'Angiolino; Bartolommeo di Giovanni di Michelozzo; Giuliano di Cristofano, legnaíuolo; Antonio di Fantone Fantoni; Sandro del Rosso, fornaciaio; Angiolino d'Angiolino, pezzaio; Agnolo di Neri di messer Andrea Vettori; Simone di Giorgio Formiconi; Cino di Luca di Cino; Niccolò d'Agnolo Serragli; Zanobi di Niccolò Capponi; Felice di Michele Brancacci; Orsino di Lanfiedino Lanfredini; Antonio di Scarlatto di Nuto, Banco di Niccolò di Bencivenni; Bernardo di Pegolotto Balducci; Giorgio di Piero Serragli. Giovanni di Lorenzo Zampalochi; Giannozzo di Bernardo Manetti; Amerigo di Matteo dello Scelto; Piero di Francesco -Marchi; Ruberto di Giovanni Borsi; Niccolò di Lorenzo Soderini; Raffaello di Bernardo Bonsi; Niccola di Piero Capponi; Giovanni di Guido Rinucci; Niccolò d'Aringo di Corso; Giuliano d'Agostino di Como.
Nel Quartiere di Santa Croce:
Andrea di Salvestro Nardi; Taddeo di Giovanni dell'Antella; Tommaso di Scolajo Ciacchi; Noferi di Salvestro Cennini; Antonio di Niccolò Castellani; Tommaso di Niccolajo Ciampoleschi Cavalcanti; Giovanni di Piero Baroncelli; Doffo di Giovanni Arnolfi; Francesco di Cionaccio Baroncelli; Mariano di Stefano di Nese; messer Tommaso di jacopo Salvetti; maestro Galileo di Giovanni Galilei , Bernardo di Zanobi di ser Gello, Santi di Giovanni di ser Bartolo; Zanobi di Cocco Donati; Sinibaldo di'Pilippo da Carmignano; Domenico di Niccolò Magaldi; Antonio di Lionardo Raffacani; Duccio di Taddeo Mancini; Francesco di Cino Rinuccini; Risalito di jacopo Risaliti; Francesco di Mariano Simoni; Francesco di Francesco Berlinghieri; Luca di Matteo da Panzano; Guido di Bese Magalotti; Zanobi di Giovanni Bucelli; Andreuolo di Niccolò Sacchetti; Lodovico di Salvestro Ceffini; Lodovico di Lorenzo Benvenuti; Gualterotto di lacopo Riccialbani; Giovanni del maestro Cristofano di Giorgio; Cocco di Niccolò di Cocco; Domenico di Tommaso Borghini; Antonio di Giovanni di Bartolo Grazia: Giovanni dei Zaccheria di jacopo; Rinieri di Niccolò' Peruzzi; Simone di Mariotto Orlandini; Niccolò di Francesco Busini; Bartolo di Diomenico Corsi; Bartolommeo di Gian Morelli; Paolo di Zanobi da Ghiacceto; Giovanni di Lionardo jacopi; Francesco di Guerriante Bagnesi; Antonio di Salvestro di ser Ristoro; Riccardo di Niccolò Fagni; Lorenzo d'Antonio Spinelli lacopo del Bellaccino del Bellaccio; Buonsignore di Niccolò Spinelli; Francesco d'Altobianco degli Alberti. Bernardo di Nofri Mellini; Vieri di Filippo di Bancozzo; Bastiano di Matteo d'Antonio Martini; Rustico di Giovanni Pepi; Antonio di Francesco Mellini; Francesco di Simone di ser Piero della Fìoraja; Ambrogio di Francesco del Verzino; Andrea di Simone, calderaio; ; Lodovico di Cristoforo Cerrini; messer Albizzo di Cocchi Albergotti; ser Lorenzo Pagoli, per proconsolo; ser Giovanni di Dino Peri; Andrea di Niccolò Giugni; Giovanni di messer Forese Salviati; Noferi di Buondì del Caccia; Giovanni di Domenico Giugni; Michele di Salvadore del Caccia; Alamanno di messer jacopo Salviati; Bernardo di Bartolommeo Gherardi; Giovanni di Lapo Niccolini: Bernardo di Filippo Giugni; Lodovico di Cece da Verrazzano; Giovanni di Niccòlò Covoni; Giuliano d'Americo Zati; Attaviano di Piero Geríni; Francesco di Cambio Orlandi, Luigi di Francesco Lioni; Vanni di Niccolò di ser Vanni; Zanobi di jacopo di ser Francesco; Francesco di Bernardo Galluzzi; Bartolommeo di Matteo, calderaio; Andrea di Lapo Guardi; Giovanni di Miniato di Dino, correggiaio.
Nel Quartiere di Santa Maria Novella:
Carlo di Gagliardo Boncíani; Lionardo di Marco Fantoni; Gíovanni di Simone di messer Tommaso Altoviti; Neri di ser Viviano; Niccolò di Giovanni Carducci; Oddo di Vieri Altoviti; Antonio di Piero di Lapozzo; Niccolò d'Andrea Carducci; Mariotto di Niccolò Baldovinetti; Zanobi di Lodovico della Badessa; Zanobi di Bartolommeo de' Nobili; Lorenzo di messer Andrea da Montebuoni; Lionardo di ser Viviano; Guido di Soletto Baldovinetti; Paolo di Niccolò Ciuti; Pierozzo di Giovanni di Luca, pezzaio; Francesco d'Antonio di ser Tommaso Redditi; messer Marcello di Strozza degli Strozzi; messer Giuliano di Niccolajo Davanzati; Lorenzo di Piero di Lenzo; Cante di Giovanni Compagni; Luigi d'Alessandro di ser Lamberto; Lottieri di Davanzato Davanzati; Francesco di messer Rinaldo Gianfigliazzi, Guglielmino d'Agnolo degli Spini; Niccolò dì Giovanni di Bartolo di Mare; Giovanni di Simone Vespucci; Nastagio di Simone Guiducci; Giovanni di Domenico Bartoli; Giovanni di Betto Rustichi; Antonio di Dino Canacci; Chimento di Cipriano di ser Nigi; Giuntino di Guido di Giuntino; Betto di Signorino di Manno; Giovanni di Piero, detto Crocetta; Piero di jacopo Ardinghelli; Lionardo di Bartolommeo Bartolini; jacopo di Dino di messer Guccio; Niccolò di Giuliano del Forese; Andrea di Stagio, cofanaio; Brancazio di Michele di Feo Dini; messer Palla di Nofri degli Strozzi; messer Palla di messer Palla degli Strozzi; Paolo di Vanni Rucellai; Giovanni d'Andrea Minerbetti; Niccolò di Piero Popoleschi; Giovanni di ser Luca Franceschi; Manno di Giovanni di Temperano; Marco di Bartolommeo Buonavolti; Piero di Brancazio Rucellai, Piero di Cardinale Rucellai; Matteo di Buonaccorso Berardi; Bartolommeo'd'Antonio del Vigna; Andrea di Tommaso Minerbetti; Federigo di jacopo Federighi; Guerriante di Giovanni, orafo; Domenico di Tano, coltriciaio; Brunetti di Domenico, beccaio; Antonio di Domenico, armaiuolo; Giuliano di Particino, albergatore; messer Piero di Leonardo Beccanugi; Francesco di messer Simone Tornabuoni; Francesco di Francesco di Pierozzo della Luna; Ugolino di jacopo Mazzinghi; Domenico di Lionardo di Buoninsegna; Niccolò di Tommaso Malegonnelle; Agnolo di Bindo Vernaccia; Francesco di jacopo Ventura; Filippo di Benedetto di Lapaccino; Domenico di Matteo di ser Michele; Daniello di Noferi d'Azzo; Bernardo d'Anselmo Anselmi; Giovanni di Giacomino di Goggio Tebalducci; Andrea di Segnino Baldesi; Simone di Salvestro Gondi, Niccolò d'Ainolfo Popoleschi; Niccolò di Pagolo Bordoni; Luigi di Zanobi di Lapaccino del Toso, Angiolo di Paolone, linaiuolo; Francesco dello Strinato; Antonio di lacopo di Monte.
Nel Quartiere di San Giovanni.
Messer Zanobi di lacopo Guasconi; Lorenzo d'Andrea di messer Ugo della Stufa; Piero di Francesco di ser Gino; Andrea di Rinaldo Rondinelli; Aldobrandino di Giorgio d'Aldobrandino del Nero; Nuccio di Benintendi Solosmei, Antonio di ser Tommaso Masi; Niccolò di Francesco Cambini; jacopo di Giorgio d'Aldobrandino; Bernardo d'Antonio de' Medici; Ugolino di Niccolò Martelli; Andrea di Sinìbaldo da Sommaja; Dietisalvi di Nerone di Nigi; Antonio di ser Lodovico della Casa; Stefano di Nello di ser Bartolommeo di ser Nello; Bernardo di jacopo di ser Francesco Ciai; Simone di Guerriante, beccaio; Banco di Simone, rigattiere; Niccolò di Zanobi di Buonvanni; messer Bartolommeo di Giovanni Orlandini; Antonio di Bernardo di Ligi; Piero di Bartolommeo Pecori; Berto di Zanobi Carnesecchi; Niccolò di messer Baldo della Tosa; Simone di Paolo Carnesecchi; Filippo del Migliore di Giunta; Giovanni di Filippo di Barone Cappelli; Branca di Domenico Bartolini; Gusmè d'Antonio di Sànti; Ruberto del Mancino Sostegni; Bono di Benincasa Ristori; Niccolò di Luca Cambi; Niccolò di Matteo Cerretani; Antonio di Migliore Guidotti; Borgo di Borgo Rinaldi; Giovanni d'Antonio Lorini; Bartolommeo di Giovanni Giani; Andrea di Nofri, lastraiuolo; Bartolommeo di jacopo Casini; Giovanni di Baroncíno, spadaio, Bono di Giovanni Boni, messer Guglielmo di Francesco Tanagli; Antonio di Tedice degli Albizzi; Giuliano di Tommaso di Guccio; Berto di Francesco da Filicaja; Andrea di Guglielmino de' Pazzi; Niccolò di Bardo Rittafè; Luca di messer Maso degli Albizzi; Niccolò di Francesco Giraldi; Uberto di Jacopo Arrighi, Niccolò di Gentile degli Albizzi; Niccolò di Bartolommeo Valori; Antonio di Luca di Manetto da Filicaja; Carlo d'Angiolo di Filippo di ser Giovanni; Giovanni di Stagio Barducci; Zanobi di jacopo del Rosso, vaiaio; Bartolommeo d'Ugo degli Alessandri, Francesco di Vieri Guadagni; Tommaso di Geri della Rena; Bartolommeo di ser Benedetto dì ser Lando Fortini; Filippo di Bartolommeo Valori; Matteo di Marco Palmieri. Lorenzo di Benino di Guccio; Benedetto di Piero di Mare, tintore; Mellino Magaldi; Benedetto di Puccino di ser Andrea; Matteo di Neri Fioravanti; messer Francesco di ser Benedetto Marchi; Bianco di Salvestro del maestro Benvenuto, Batista di Doffo Arnolfi; Cresci di Lorenzo di Cresci; Ruberto di Giovanni del Palagio; Carlo di Niccolò Macigni, Francesco di Taddeo di Gian Gherardini; Giovanni di Filippo di Michele da Empoli; Bartolo di Bartolo Tedaldi; Gentile di Ghino Cortigiani; Boccaccio di Niccolò Adímarí; Bartolommeo di Luca Rinieri, Piero di Giovanni de' Ricci; jacopo di Guccio Ghiberti. Noferi di Giovanni diMichele di ser Parente; jacopo di Giovanni Bischerì; Buonámico di Leonardo, corazzaio; Salvestro di Michele Lapi, Benintendi d'Antonio di Puccio del Maestro.
Al tutto la Signoria avea disposto il loro primo proposito seguire, e ragunarono tutti gli uomini della Balia, e quelli, coi Collegii, a un grido richiamarono nella sua patria Cosimo de' Medici con tutti gli altri con lui mandati in esilio, non ostante che certi Collegii fussino mal contenti di sì fatto redimento; ma la moltitudine degli uomini che n'erano contenti e queti occuparono in tal modo le coloro non contente volontà, che niente le loro poche fave poterono nuocere a quelle molte della gran Balia.
Il colpo degli oligarchici ebbe però un effetto ben diverso da quello sperato; la persecuzione contro i Medici eccitò lo zelo dei loro fautori e gli insuccessi dei Fiorentini in guerra vennero attribuiti all'esilio di Cosimo, sicché, poco tempo dopo il bando, una nuova signoria formata da fautori dei Medici richiamò Cosimo in patria (1434). Rinaldo degli Albizi tentò di reagire con le armi, ma fu indotto a desistere dall'intervento pacificatore del papa Eugenio IV (1431-47).
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Spesso la Macrostoria fa come l'uomo che per anni passa sotto una statua senza notarla. Fino a scoprire ad anni di distanza con sua grande sorpresa la sua presenza e aspetti a cui non aveva mai fatto caso e completamente a lui nuovi
L'ascesa al vertice della famiglia dei Medici andrebbe studiata probabilmente da punti di visuale diversi da quelli usati
Segna il passaggio di Firenze sotto un regime signorile
Dalla rivolta dei Ciompi in poi si assiste ad un lento logoramento ma unesorabile dei principi comunali e del mondo delle Arti
Il regime degli Albizi si trova di fronte ad una situazione non sufficientemente matura per instaurare qualcosa di sufficientemente stabile
Cosimo sale al vertice non a livello personale ma sostenuto da un gruppo di famiglie emergenti
E poiche' chi da le carte ed e' senza scrupoli finisce per vincere ......................
................Sforza e Bardi : esercito esterno
Città italiane, hanno dato inizio alle trascrizioni dei battesimi già a partire dal 1379 ed e' Gemona ad avere questo primato .Segue Siena con le Tavole della Biccherna che elencano i battesimi dal 1381
Fiernze inizia nel 1450 ( anche se il liber aetatis inizia assai prima cioe' 1373 seppur icon elenchi assai incompleti e finalizzati solo alle nascite nella classe dirigente ) Pisa nel 1450 , Parma dal 1458 , Milano dal 1490, Bari dal 1498, Venezia dal 1506, Roma dal 1510
inizialmente la registrazione di battesimo a Firenze e' un fatto tutto maschile : la nata o il nato sono registrati come figli e nipoti di un padre e di un nonno paterno
quindi x figlia o figlio di Y a sua volta figlio di Z col cognome se gia' posseduto dalla famiglia
inizialmente non figura assolutamente la madre
Dopo il 1450 la ricerca e' diventata piu' semplice( solo piu' semplice ) per l'esistenza dei registri battesimali del Duomo
NOTA BENE : Non tutti i battesimi compaiono nei registri del Duomo : non ne so i motivi , che possono essere molti ( ma e' giusto saperlo e tenerne conto ). Una persona puo' essere nata senza essere segnata sui libri del Battistero
Quindi attraverso i battesimi , i registri delle morti , e i registri dei matrimoni
Attraverso i registri fiscali : per coloro che avevano un reddito o possessi che li assoggettavano a tassazione
Ho provato a ricostruire le genealogie dei Carnesecchi nati a Firenze
Qui ho avuto il titanico aiuto di Angelo Gravano Bardelli
GENEALOGIAF02 BATTESIMI MORTI MATRIMONI
Attraverso le tratte poste online dalla Brown University , il libro delle eta', le fedi di battesimo del Duomo di Firenze ho potuto tracciare le genealogie dei Carnesecchi fiorentini ( sicuramente ancora incomplete per i motivi che andro' a spiegare ) Vedremo piu' avanti l'importanza per la ricostruzione genealogica degli estimi trecenteschi e dei catasti quattrocenteschi
Renata Salvarani...............Il sistema delle pievi
BATTESIMI Il battistero ha per lo più otto lati (ottagono), specie dopo la costruzione del Battistero lateranense, modello da imitare per secoli, così da rappresentare l'ottavo giorno dopo i sei giorni della creazione (Gen 1) e dopo il settimo, il sabato (Gen 2,1–3), di nuovo il primo giorno, la domenica, che così "significa la nuova creazione inaugurata con la resurrezione di Cristo", e che può essere interpretato come "quello che sta oltre lo scorrere del tempo, perché anticipa l'eternità in cui si entrerà definitivamente con la resurrezione". Il numero otto rappresentato dall'ottagono è quindi un numero escatologico.
La forma circolare e con camminamento superiore (come a Pisa) era poi un esplicito richiamo alla basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, ammirata da pellegrini e crociati e imitata al ritorno in patria.
Le fonti battesimali hanno spesso forma ottagonale alla base o si innalzano su una struttura rotonda con otto pilastri. La forma ottagonale è il simbolo della resurrezione. L'ottagono evoca la vita eterna, che si raggiunge immergendo il neofita nelle fonti battesimali.
I battisteri, così come i fonti battesimali posti al loro interno, si presentano per lo più con pianta e forma ottagonale. Fu sant’Ambrogio, con tutta la sua autorità, a legare profondamente il numero “otto” al rito del battesimo, ricordando come Cristo risorse proprio otto giorni dopo il suo ingresso a Gerusalemme, «annunciando così ai popoli la vera Salvezza». Otto, dunque, come sigillo della Nuova Alleanza, come realizzazione delle promesse espresse nell’Antico Testamento: l’“ottavo giorno” è quello della resurrezione di Cristo, il completamento della Creazione, il superamento del tempo dell’uomo, la nuova Vita a cui il catecumeno è ammesso attraverso il battesimo. Otto giorni dopo la sua nascita, dicono gli evangelisti, Gesù fu portato al Tempio. Otto sono le beatitudini evangeliche, ma otto sono anche quanti scamparono al diluvio insieme a Noè, dando origine ad una nuova stirpe di uomini. E l’arte cristiana fece dell’otto, e dei suoi multipli, il numero simbolo prediletto.
by Luca Frigerio sito ChiesadiMilano
Il Battistero di San Giovanni sorge di fronte alla Cattedrale ed è l’antico centro religioso e civile della città, nonché un capolavoro del romanico italiano. Il monumento che vediamo oggi fu consacrato nel 1059 da papa Niccolò II ed è forse frutto dell'ampliamento di un primitivo Battistero del IV-V secolo, ma dal medioevo al passato recente si è creduto che fosse un antico tempio pagano dedicato al dio Marte, convertito in chiesa in epoca cristiana. Il “bel San Giovanni” (come lo chiamò Dante), è un edificio a pianta ottagonale largo 25,6 metri, su cui s’innesta un corpo absidale a ovest, ordinato su tre livelli verticali e concluso da una doppia volta, costituita da otto vele interne su cui insiste un tetto a prisma di altrettanti lati. Le pareti sono rivestite in marmi bianchi e verdi a disegni geometrici e si aprono su tre portali e ventiquattro finestre. ........................................
Il governo e chiesa avevano bisogno di conteggiare le nascite .............Per ogni maschio , che battezzava in san Giovanni , per avere il novero , metteva una fava nera per ogni femmina una bianca Il governo teneva d'occhio anche le morti dovendo far fronte alle carestie , calcolando i fabbisogni di grano
BATTESIMI FIORENTINI……………………………i Carnesecchi nei battesimi fiorentini del DUOMO consultati dal dr Angelo Gravano Bardelli parte 1
BATTESIMI FIORENTINI……………………………i Carnesecchi nei battesimi fiorentini del DUOMO consultati dal dr Angelo Gravano Bardelli parte1
BATTESIMI FIORENTINI……………………………i Carnesecchi nei battesimi fiorentini del DUOMO consultati dal dr Angelo Gravano Bardelli parte 3
BATTESIMI FIORENTINI……………………………i Carnesecchi nei battesimi fiorentini in alcuni manoscritti consultati dal dr Paolo Piccardi
Albero genealogico ………Battesimi secondo il Sebregondi
Albero genealogico ………Riassunto dei battesimi (190 ) secondo il Sebregondi
BATTESIMI FIORENTINI……………………………i Carnesecchi nei battesimi fiorentini dalle tratte secondo
Antenati Alcuni individui di cognome Carnesecchi battezzati a Firenze nel XVII secolo e nel XVIII secolo ( da dati parziali estratti dalle ricerche della societa' INCIPIT di Prato)
elenco …..un elenco di Carnesecchi dagli studi del dr White
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Albero genealogico ………Riassunto dei nomi citati nello studio del dr White
un elenco di carnesecchi dalle tratte …dagli studi by David Herlihy, R. Burr Litchfield, Anthony Molho and Roberto Barducci
elenco …..un elenco di Carnesecchi dagli amici Mario Bartolini ,Cristoforo Concini , Andrea Mondroni
l'ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE ha messo sul web i registri dell’età del fondo delle Tratte nei quali è possibile trovare la data di nascita dei componenti del ceto dirigente fiorentino dei secc. XIV-XVIII Libri dell' età, Date estreme 1373 - 1773 mar. 23 Consistenza 40 fra registri, filze, bastardelli e carte sciolte Unità archivistiche 77 Libro dell' età, 1373-1468 78 Libro dell'età. I, 1376-1454 79 Libro dell'età dal 1378 al 1456, 1378-1460 80 Libro dell'età. II, 1379-1521 81 Libro dell'età III, 1425-1594 82 Libro dell'età IV, 1482 - 1652 83 Libro dell'età V, 1546-1765 Confrontati per quanto possibile coi battessimi registrati in Duomo sembrano porre all'attenzione come non tutti i Carnesecchi siano registrati in questi libri
DATI DI ARCHIVIO Carnesecchi ……dai registri dell’età del fondo delle Tratte in ASFirenze
Analogo al sito dei battesimi di Firenze e' il sito dei battesimi di Pisa , anche se piu' limitato nel tempo
Carnesecchi battezzati a Pisa tra il 1457 e il 1557
sito http://battesimi.sns.it
Lo stile o calcolo dell’inizio dell’anno detto pisano e utilizzato nel Medioevo,si basava, come lo stile fiorentino, sulla scelta del 25 marzo, festa dell’Annunciazione, come data d’inizio. Ma mentre l’anno fiorentino comincia il 25 marzoche segue il Natale di tre mesi, il pisano apre con il 25 marzo che precede di nove mesi la Natività; in altre parole, prevedeva 9 mesi e 7 giorni sul computo moderno (1). I grandi trattati di cronologia e diplomatica hanno accordato poca attenzione a questo uso di fissare l’inizio dell’anno , considerando che il suo uso fu molto limitato al di fuori di Pisa e della Toscana e la cancelleria di alcuni papi nel XII secolo (2). Di fatto però, le verifiche e le raccolte delle date effettuate direcente, consentono di rivedere fin da ora questo stretto punto di vista. Se il calcolo chiamato pisano sembra essere stato generalmente meno adottato rispetto al calcolo fiorentino o agli stili della Natività e di Pasqua, tuttavia è stato molto più diffuso di quanto si pensasse fino ad ora. Durante tutto l’XI secolo, inoltre, e ancora all’inizio del XII secolo, la popolazione esitò, nella stessa Pisa, tra lo stile dell’Annunciazione e lo stile della Natività. È davvero solo dal 1139 (a. st.) che il calcolo al 25 marzo precedente il Natale si è affermato come mos pisanus, in opposizione al calcolo fiorentino .
Una bella traduzione della d.ressa Paola Ircani su un saggio di Charles Higounet sullo stile pisano TRADUZIONETRADUZIONE
calendario fiorentino ab incarnazionestile fiorentino
In Francia fino al 1564, quando Carlo IX rese obbligatoria la data del primo gennaio, il Capodanno lo si festeggiava il giorno della Pasqua di Resurrezione, il che comportava il disagio aggiuntivo di avere un inizio dell'anno mutevole. A Venezia, fino al suo declino nel 1797, era il 1^ marzo mentre in Puglia ed in Calabria lo si festeggiava seguendo lo stile bizantino, cioè il 1^ settembre.
Da tenere di conto che l'anno 1750 per volonta' granducale si inizio l'anno col primo gennaio e da allora fu sempre cosi in tutto il Granducato
“L’Imperatore Cesare Francesco, Pio, Fortunato, Augusto, Duca di Lorena e Bar e Granduca di Toscana, nato per il benessere della collettività, guardiano della libertà, amplificatore della pace, difensore della concordia, salvatore del mondo; allo scopo di evitare ogni confusione e difficoltà nel discernere il tempo ha comandato, con legge del 20 novembre del 1749, che l’epoca e gli anni della salvezza dell’uomo, che solevano essere conteggiati dalle popolazioni toscane a partire da diversi giorni, vengano da tutti fatti iniziare in un unico e identico modo, così che che non venga più osservato il precedente costume, contrario a quello dell’Impero Romano, ma che a partire dal prossimo anno 1750 e in perpetuo, il primo gennaio che segna l’inizio del nuovo anno presso gli altri popoli, venga celebrato e usato nel conteggio del tempo anche col consenso del popolo toscano”.
BATTESIMI DI CARNESECCHI A PISA
calendario giuliano >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>calendario gregoriano giovedi 4 ottobre 1582 >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>venerdi 15 ottobre 1582 Il calendario gregoriano è il calendario solare ufficiale di quasi tutti i paesi del mondo. Prende il nome dal papa Gregorio XIII, che lo introdusse il 4 ottobre 1582 con la bolla papale Inter gravissimas,[1] promulgata a Villa Mondragone (presso Monte Porzio Catone, RM). Si tratta di un calendario basato sull'anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni, che corregge il vecchio calendario giuliano in vigore dal 46 a.C. al 1582. L'anno è composto da 12 mesi con durate diverse (da 28 a 31 giorni) per un totale di 365 o 366 giorni: l'anno di 366 giorni è detto anno bisestile. Tale ripetizione avviene ogni quattro anni, con alcune eccezioni (si veda sotto per la regola). Si osservi che il calendario gregoriano è in vigore dal 1582 in poi, perciò, salvo diversa avvertenza, gli storici usano le date del calendario giuliano per tutti gli eventi antecedenti la sua entrata in vigore. Quando si utilizza il calendario gregoriano per datare eventi antecedenti il 1582, si dice che si sta facendo uso del calendario gregoriano prolettico. Secondo il calendario giuliano, sono bisestili gli anni la cui numerazione è multipla di 4: l'anno giuliano medio dura quindi 365 giorni e 6 ore (la media di tre anni di 365 giorni e uno di 366). Questa durata non corrisponde esattamente a quella dell'anno solare medio, che si ricava dalle osservazioni astronomiche: quest'ultimo è infatti pari a 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, più corto di 11 minuti e 14 secondi rispetto all'anno giuliano. Di conseguenza, il calendario giuliano accumula circa un giorno di ritardo ogni 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni: inserire 32 anni bisestili in 128 anni, dunque inserire 32 volte il 29 febbraio ogni 128 anni, anziché farlo soltanto 31 volte, "rallenta" troppo il calendario stesso. Tra il 325, anno in cui il Concilio di Nicea stabilì la regola per il calcolo della Pasqua, e il 1582 si era ormai accumulata una differenza di circa 10 giorni. Questo significava, ad esempio, che la primavera, in base alle osservazioni astronomiche, non risultava più cominciare il 21 marzo, ma già l'11 marzo. Così la Pasqua, che sarebbe dovuta cadere la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, veniva spesso a cadere nella data sbagliata; e di conseguenza erano sbagliati anche i periodi liturgici collegati alla Pasqua, e cioè la Quaresima e la Pentecoste. Venne dunque stabilito di: recuperare i giorni perduti, in modo da riallineare la data d'inizio delle stagioni con quella che si aveva nel 325; modificare la durata media dell'anno, in modo da prevenire il ripetersi di questo problema. Per recuperare i dieci giorni perduti, si stabilì che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse il 15 ottobre; inoltre, per evitare interruzioni nella settimana, si convenne che il 15 ottobre fosse un venerdì, dal momento che il giorno precedente, il 4, era stato un giovedì. Anche i paesi che adottarono il calendario gregoriano successivamente dovettero stabilire un analogo "salto di giorni" per riallinearsi. by Wikipedia
CALENDARIO DELLA RIVOLUZIONE
il calendario dell'occupazione napoleonica
LA LETTURA DELL'ORARIO NEI BATTESIMI E ALTRO
un quesito interessante che ora era
CALCOLO DELLA INDIZIONE NEI DOCUMENTI fondamentale e' tener conto della data usata per il primo dell'anno per non cadere in errore L'indizione è un computo del tempo basato su un ciclo temporale di 15 anni, che caratterizza l'anno così come la suddivisione della settimana caratterizza il giorno: si partiva dall'indizione prima (o anno indizionale primo) per arrivare all'indizione quindicesima (o anno indizionale quindicesimo) ............. notazione usata sui documenti un modo di confermare l'anno
MATRIMONI
Lo splendido saggio di "Il matrimonio di Dante"di Isabelle Chabot ci insegna le fasi e le modalita' del matrimonio in eta' pretridentina
la Chiesa proibiva di contrarre nozze incestuose, estendendo l'impedimento al matrimonio sino al settimo grado Ciò costituiva una serie di proibizione per la validità del matrimonio a tal punto che a volte si offriva la possibilità di sciogliere un vincolo coniugale indesiderato.
Il Concilio Lateranense IV (1215) fu il dodicesimo concilio ecumenico della Chiesa, il quarto celebrato dopo lo scisma d'Oriente. Il IV Concilio Lateranense fisso al quarto grado l'estensione dell'impedimento di consanguineità e affinità; tale norma confermata dal concilio di Trento fino al codice del 1917 che la ridusse al terzo e secondo grado.
La linea è la serie delle persone che traggono origine dal medesimo capostipite, Il grado esprime invece la distanza di parentela esistente tra le persone consanguinee e il capostipite, cioè la persona dalla quale discendono tutti. La linea può essere: Retta quando la serie delle persone discendono uno dall'altro, nella linea retta quindi tanti sono i gradi quante le generazioni, tolto il capostipite. Quindi ad esempio tra padre e figlio c'è linea retta di primo grado, tra nonno e nipote di secondo grado. Obliqua o collaterale quando invece i consanguinei discendono da un unico capostipite ma su linee diverse quindi non l'uno dell'altro e così ci sono fratelli, zii e cugini. Nella linea obliqua tanti sono i gradi di parentela per quante sono le persone in tutte e due le linee insieme, tolto il capostipite. Così ad esempio tra fratelli la consanguineità è di secondo grado, tra zio e nipote di terzo invece. Sono dunque proibiti i matrimoni tra genitori e figli (linea retta) come pure i matrimoni tra fratello-sorella, zio-nipote, tra due cugini o tra zio e pronipote. La dispensa compete all'ordinario del luogo, ma non si dispensa mai in linea retta, nè il linea collaterale fino al secondo grado (fratelli).
Selvaggia Sassetti (born 1470-71 ) married Antonio Carnesecchi Davide Ghirlandaio (David Bigordi) (Italian, Florence 1452–1525 Florence) Date: ca. 1487–88 Medium: Tempera on wood Dimensions: 22 1/2 x 17 3/8 in. (57.2 x 44.1 cm) This picture has recently been reattributed from Domenico Ghirlandaio to his brother Davide. The sitter resembles a young woman in the frescoes painted by Domenico for Francesco Sassetti in the church of Santa Trinita, Florence. She has been plausibly identified as Selvaggia, the fifth of Sassetti's seven daughters. Another portrait by Domenico, of Sassetti and his youngest son, belongs to the Metropolitan Museum. La notizia di Antonio Carnesecchi sposo di Vaggia si trova in " Notizie dell'origine e nobilta' della famiglia dei Sassetti " raccolte da Francesco di Giambattista di Teodoro Sassetti nel 1600 dove dice : Vaggia di Francesco di Tommaso Sassetti , fu moglie nel 1480 in circa , di Antonio Carnesecchi
in realta' Selvaggia o Vaggia di Francesco di Tommaso di Federico Sassetti e di Nera di Piero Corsi non fu moglie di un Antonio Carnesecchi ma e' stata donna invece di Simone di Amerigo Carnesecchi ( vedi Gargano Gargani ) Il matrimonio dovrebbe esser avvenuto nel 1487 Simone di Amerigo di Simone era nato nel 1467 ed effettivamentesi sposo' a vent'anni infatti la prima delle sue due figlie ( Cornelia nacque ne 1488 ) la seconda Lisa Maria nel 1489 Allora nei battesimi non veniva indicato il nome della madre il che ci priva di un ulteriore riscontro
MATRIMONI A FIRENZE……………………………Matrimoni di alcuni Carnesecchi in alcuni documenti consultati dal dr Paolo Piccardi
"NECROLOGI " Chi meglio di un genealogista puo' capirlo
si era soliti seppellire i defunti, specie quelli di ceto elevato e quelli religiosi, all’ interno delle Chiese o nelle immediate vicinanze, Le sepolture nelle chiese a Firenze continuarono fino al periodo napoleonico Con l’editto di Saint-Cloud, voluto da Napoleone furono creati i cimiteri cittadini L'editto emanato da Napoleone Bonaparte nella sua residenza di Saint Cloud nel 1804, ed esteso all’Italia nel 1806, aveva per motivazione esigenze igieniche e il rispetto dei principi egualitari. L'editto sanciva infatti che le tombe dovessero esser collocate fuori dall'abitato e dovessero avere lapidi uguali. L'editto suscito' l'indignazione di Ugo Foscolo vedi l’imposizione di lapidi tutte uguali e lo spostamento delle sepolture al di fuori dei centri abitati, generò un ampio dibattito in tutta Europa. In Italia Ugo Foscolo pubblichera' nel 1807 il celebre carme " I sepolcri" I Sepolcri , prendono le mosse da un fatto di cronaca per risalire a tematiche di maggiore pregnanza, come il senso della vita e della morte, il ruolo civile e sociale delle sepolture, la funzione della memoria e dell’arte come unica àncora di salvezza in una visione laica e immanente. (Treccani ) Chi meglio di un genealogista puo' capirlo
…………………………registrazioni dei morti a Firenze
Probabilmente la sepoltura di Durante di Ricovero e' nella chiesa di San Piero Scheraggio Nel testamento di Michele di Braccino sono 4 le chiese che sono nominate come beneficiarie 2 a Cascia ( San Piero e San Siro ) due a Firenze ( Santa Maria Novella e Santa Maria Maggiore ) La sepoltura di Pero di Durante e' in Santa Maria Novella La sepoltura di Grazino e di Matteo e' in San Piero di Cascia Vi e' comunque un attaccamento particolare dei Mattei con San Tomme' ad Ostina dove hanno una capella gentilizia A partire da una certa data i Carnesecchi iniziano ad essere seppelliti in Santa Maria Maggiore la prima testimonianza e' la lapide sepolcrale a pavimento di Luca di ser Filippo che ci ricorda il 1402 Poi a testimoniare questa preferenza vi sono in Santa Maria Maggiore le tre capelle gentilizie ( quella di Paolo poi di Gio Bonavventura , quella di Bernardo di Cristofano , quella tarda di Zanobi e Bartolomeo ) e la lapide sepolcrale a pavimento dei fratelli Zanobi e Cristofano , oltre ad una serie di stemmi e manufatti di abbellimento che rendono il rapporto strettissimo
Sottolineo pero' che lentamente diversi si staccano dalla tradizione ed iniziano a seppellire in altre chiese fiorentine
"NECROLOGIO FIORENTINO DEL PADRE EUSEBIO CIRRI "
……………………………i Carnesecchi nel Necrologio fiorentino di padre Eusebio Cirri
NECROLOGIO FIORENTINO……………………………i Carnesecchi in alcuni necrologi consultati dal dr Paolo Piccardi
E' IMPORTANTE OSSERVARE COME I BATTESIMI DI FIRENZE NEI REGISTRI DEL DUOMO MESSI A CONFRONTO DEL NECROLOGIO DEL CIRRI SI RIVELANO LACUNOSI INFATTI NEL NECROLOGIO COMPAIONO INDIVIDUI IL CUI BATTESIMO NON E' RINTRACCIABILE NEI REGISTRI DEL DUOMO
segue ........................
Alberi genealogici……………………………Alberi genealogici citati nel Poligrafo Gargani
memorie……………………………memorie citate nel Poligrafo Gargani
famiglie considerate dal poligrafo FAMIGLIE POLIGRAFO
ALBERI PUCCI in ARCHIVIO STATO FIRENZE famiglie considerate dal Pucci ALBERI DEL PUCCI E ESTREMI ARCHIVISTICI
notizie sul Marchese Giuseppe Pucci ( 1797--1838) il marchese Giuseppe Pucci ............ ............notizie sulla vita ( una vita privilegiata )
vita del marchese Giuseppe Pucci una vita privilegiata
ALBERI PASSERINI in BIBLIOTECA NAZIONALE di FIRENZE famiglie considerate dal Passerini ALBERI DEL PASSERINI E ESTREMI ARCHIVISTICI
atti……………………………atti della chiesa di San Giovenale fonte : dr Piccardi Paolo
atti……………………………Carnesecchi : fondi conservati in diversi archivi
Luca di Luca di ser Filippo Carnesecchi e' fratello uterino di Luca dei Firidolfi di Panzano autore di memorie che si intersecano con la vita di diversi Carnesecchi nota bene : Luca aveva nome Alessandro. Il padre Luca muore con lui infante . La madre gli cambia il nome da Alessandro a Luca in memoria del padre. Il medesimo accadra' a Zanobi di Lorenzo di Zanobi ( figlio dell'eroico commissario della Romagna ) che diverra' Lorenzo di Lorenzo di Zanobi.O ha Giiovanni delle bande nere che nato Lodovico diverra' Giovanni alla morte del padre
Un fiorentino del secolo XV e le sue ricordanze domestiche Carlo Carnesecchi http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/ricercaMagExpansion.jsp?searchType=avanzato&channel__creator=Carlo+Carnesecchi&opCha__creator=OR&opCha__contributor=OR&__meta_descSourceLevel2=MagTeca+-+ICCU&q=&channel__contributor=Carlo+Carnesecchi&__meta_collection=inventari+delle+biblioteche+medievali+italiane
Brighe, Affanni, Volgimenti di Stato ,le ricordanze quattrocentesche di Luca di Matteo di messer Luca dei Firidolfi da Panzano Anthony Molho e Franek Sznura
Luca di Matteo di messer Luca dei Firidolfi da Panzano era figlio di Mattea del Benino che in seconde nozze fu sposa a Luca di ser Filippo di Matteo Carnesecchi e quindi fratello uterino di Luca ( gia' Alessandro Carnesecchi ) e fu allevato dalla madre in casa Carnesecchi Quindi le ricordanze s'incrociano talvolta con vicende dei Carnesecchi Di queste ricordanze si era gia' occupato Carlo Carnesecchi , archivista dell'ASFi a fine ottocento
http://books.google.it/books?id=N0ZRJ9ndeloC&printsec=frontcover&dq=brighe+affanni&hl=it&sa=X&ei=KlkTU5yxOei_ygO-xYD4BA&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=brighe%20affanni&f=false
NOTE "Necrologio fiorentino " Sepoltuario fiorentino e’ un manoscritto in piu’ volumi conservato presso la Biblioteca Nazionale centrale di Firenze ( BNCF )E’ opera del padre Eusebio Cirri (1865-1944) al secolo Alfredo Contiene una raccolta di date di inumazioni di fiorentini e fiorentine che spazia dal XIV secolo al XVIII secolo divise per cognome e quindi per chiesa Non sempre e’ facile servirsene perche’ essendo riportato il solo nome del morto senza l’eta’ dei morto si rischia facilmente di cadere in un errore di omonimia Anche gli stemmi allegati debbono esser verificati con attenzione Non vengono indicate le fonti
Necrologio di S. Maria Novella pubblicato nelle Delizie degli eruditi toscani,
Fondo Poligrafo Gargani conservato anche questo presso BNCF2192 pacchi di schede, 18 pacchi di bibliografia fiesolana e 7 cassette di schede da ordinare. Repertorio numerico ed indice alfabetico dei pacchi 1 vol. ms. Vacchetta GARGANO GARGANI ( 1820—1889 ) Figura tipica di erudito locale, dedito principalmente alla storia, alle lettere e alle arti in Toscana, elaborò fra le altre cose un immenso repertorio a schede , noto agli studiosi come Poligrafo Gargani, acquisito nel 1890 dalla Biblioteca Nazionale Centrale Firenze Di ogni notizia viene indicata la fonte POLIGRAFO DI GARGANO GARGANI.....................................POLIGRAFO DI GARGANO GARGANI
famiglie considerate dal poligrafo FAMIGLIE POLIGRAFO
Battesimi a Firenze dal 1450 al 1900 http://www.operaduomo.firenze.it/battesimi/ L'archivio contiene i registri dei battezzati, nei quali si conserva memoria di quanti ricevettero il primo sacramento nel Battistero fiorentino. Le informazioni contenute nei registri offrono una documentazione anagrafica di primaria importanza e di eccezionale continuità per la storia della città. La banca dati permette di effettuare ricerche on-line attraverso due moduli di ricerca:
Dal 1482 (stile comune) i registri sono divisi in 2 serie (maschi/femmine); a partire dal 1543 i registri (11-117, 230-339) sono organizzati in forma di rubricario per nome di battesimo, mentre dal 1790 al 1900 (reg. 118-223, 340-445) la lettera iniziale del rubricario è associata al cognome, invece che al nome. ATTENZIONE Mancano alcuni battesimi Quindi se non troviamo una persona non e’ detto che questa sia prova che non e’ nato
This site gives access to a database (c. 165,000 records) with information about office holders of the Florentine Republic during its 250-year history. The data base was developed initially by Professor David Herlihy at Harvard and Brown Universities, and then completed under the direction of Professors R. Burr Litchfield and Anthony Molho at Brown with support from the National Endowment for the Humanities, Division of Preservation and Access, and the Brown University Center for Computing and Information Services and Scholarly Technology Group. An edition of the Tre Maggiori, Guild elections and Birth registrations is now available.
http://www.stg.brown.edu/projects/tratte/
COSA E' UN PRIORISTA ?
Le magistrature formate dai cittadini fiorentini ( esclusi quindi gli ufficiali stranieri ) erano basati sul Gonfaloniere , sui Priori , sui Buonuomini , sui Gonfalonieri di compagnia A capo delle arti i sei di mercanzia e i consoli delle arti UN PRIORISTA raccoglie periodo dopo periodo i nomi degli individui deputati alle magistrature del Comune ; normalmente limitandosi ai Gonfalonieri e ai Priori David Herlihy ha compiuto un lavoro da definirsi mastodontico Ha raccolto anno per anno ( periodo per periodo ) su tutto il periodo repubblicano i nomi dei Gonfalonieri , dei Priori , dei Buonuomini , dei Gonfalonieri di compagnia , dei sei di mercanzia , dei consoli delle arti La Brown University ha messo gli studi di David Herlihy in un formato elettronico che ne permette la consultazione a 360 gradi ( un excel integrato ) Quando la raccolta era cartacea era veramente molto laborioso fare queste tutte queste suddivisioni e considerazioni in particolare e' possibile la costruzione di un : PRIORISTA PER FAMIGLIE non e' altro che la raccolta delle cariche occupate nel periodo repubblicano famiglia per famiglia
esistono molti PRIORISTI A FAMIGLIA cartacei : i piu ' quotati sono quello del SEGALONI e quello del BENVENUTI /MARIANI ( il Mariani e' ora nella versione originale su internet tramite l'Archivio di Stato di Firenze )
PRIORISTI IMPORTANTI
PA ___ il Priorista di MODESTO RASTELLI usato dallo stesso David Herlihy PB ___ il Priorista allegato alla Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani anni 1282 aprile 1386 Memorie italiane studi e testi by FirenzeLibri anno 2008 PC ___ Si possono ricavare dati dal febbraio 1382 al settembre 1401 da Alle bocche della Piazza : diario di anonimo fiorentino a cura di Anthony Molho e Franek Sznura per Istituto nazionale di studi sul Rinascimento editto da Leo S. Olschki editore 1986 PD ____l'ottimo Priorista del prof , SERGIO RAVEGGI che si limita al periodo 1282 al 1343 , e che elenca i Buonuomini e i Gonfalonieri di compagnia PE ___ il Priorista del MONALDI ancora manoscritto PF ___ il Priorista di Pagolo Matteo PETRIBONI e Matteo di Borgo RINALDI anni 1407--1459 edito nel 2001 da Istituto Nazionale di studi sul Rinascimento by Edizioni di storia e letteratura Roma 2001 PG___ il Priorista di Padre Lorenzo Maria MARIANI un priorista a famiglie che si puo' considerare quello ufficiale , iniziato dal Bernardo BENVENUTI e portato a termine dal Mariani e' servito come riferimento al vaglio delle domande di ammissione alla nobilta' toscana PH ___ il Priorista del SEGALONI ancora manoscritto PI ___ il Priorista del MONALDI ancora manoscritto
David Herlihy ha inoltre incrementato il suo lavoro con l'anno di nascita di molti individui probabilmente ricavati dal Libro delle eta'
VEDUTO O SEDUTO Quando un individuo era estratto alla magistratutra non era automaticamente eletto doveva passare il filtro dei DIVIETI eta' , regolarita' pagamento delle tasse, distanza dalla ultima elezione , .......... se non passava il filtro non era eletto e veniva detto VEDUTO e veniva sostituito in carica da un nuovo estratto se era eletto veniva definito SEDUTO
ARCHIVIO DI STATO FIRENZE : ARCHIVI DIGITALIZZATI L'archivio di Stato di Firenze ha digitalizzato tutta una serie di preziosissimi documenti tra cui il diplomatico e il Priorista del Mariani
Diplomatico Priorista Mariani Decima granducale Libro delle eta'
PRIORISTA MARIANI
A pagina 308 : I Carnesecchi vol 2 A pagina 1018 : I Duranti di Nese vol 5
http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/fondi/ http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/complesso-archivistico/?id=18
A pagina 308 come detto : I Carnesecchi
DECIMA GRANDUCALE
http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/ http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/complesso-archivistico/?id=3
l'ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE ha messo sul web anche : i registri dell’età del fondo delle Tratte nei quali è possibile trovare la data di nascita dei componenti del ceto dirigente fiorentino dei secc. XIV-XVIII che concorrevano alle cariche pubbliche Libri dell' età, Date estreme 1373 - 1773 mar. 23 Consistenza 40 fra registri, filze, bastardelli e carte sciolte Unità archivistiche 77 Libro dell' età, 1373-1468 78 Libro dell'età. I, 1376-1454 79 Libro dell'età dal 1378 al 1456, 1378-1460 80 Libro dell'età. II, 1379-1521 81 Libro dell'età III, 1425-1594 82 Libro dell'età IV, 1482 - 1652 83 Libro dell'età V, 1546-1765
i libri delle eta' permettono di integrare e confrontare i battessimi registrati in Duomo che partono dal 1450 nota bene purtroppo ne gli uni ne gli altri sono esaustivi ) http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/
http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/complesso-archivistico/?id=7
DATI DI ARCHIVIO Carnesecchi ……dai registri dell’età del fondo delle Tratte in ASFirenze
ILDEFONSO di S. Luigi Gonzaga (al secolo Benedetto Liborio Maria Frediani)
ILDEFONSO di S. Luigi Gonzaga (al secolo Benedetto Liborio Maria Frediani). - Nacque a Firenze il 22 luglio 1724 da Giulio Gaspare Maria Frediani e da Maria Francesca Rastrelli. Svolse i primi studi nel collegio S. Giovannino dei gesuiti, frequentando poi la Compagnia di S. Filippo Benizzi sotto la guida del servita A. Gucci. Spinto da viva vocazione per la vita religiosa, decise di entrare in un ordine regolare: poiché un fratello maggiore, Antonio Sisto (1715-84), era dal 1739 carmelitano scalzo con il nome di Bruno di S. Teresa (anche due sorelle furono religiose nel monastero di S. Chiara a San Miniato al Tedesco), egli volle vestire l'abito del medesimo Ordine. Trascorso l'anno di noviziato nel convento di Arezzo, il 31 ag. 1740 pronunciò i voti solenni; nel 1742 fu trasferito nel convento carmelitano di Siena per seguirvi i corsi di filosofia e teologia. Dal 1748, completati gli studi, insegnò filosofia, poi teologia scolastica e dogmatica, Sacre Scritture e morale nello stesso convento di Siena, passando in seguito a quello di Firenze. Insegnò per tutta la vita, con interruzioni solo nei tre anni in cui fu maestro dei novizi ad Arezzo o quando fu provinciale, alternando le sedi di Pisa (1789-92) e Firenze; è impossibile precisare meglio i suoi spostamenti, per la scomparsa dagli archivi del II volume del Definitorio provinciale
DELIZIE DEGLI ERUDITI TOSCANI Da tempo, comunque, I. aveva iniziato ricerche per la sua opera di maggiore impegno, che in alcune parti conserva ancora oggi qualche utilità per gli studi sulla storia e la letteratura toscane del secolo d'oro; si tratta di ben 25 volumi di testi e repertori inediti di autori toscani del Tre e Quattrocento approvati dall'Accademia della Crusca, raccolti sotto il titolo di Delizie degli eruditi toscani, pubblicati a Firenze dal 1770 al 1789. Si tratta di ben 25 volumi di testi e repertori inediti di autori toscani del Tre e Quattrocento approvati dall'Accademia della Crusca, raccolti sotto il titolo di Delizie degli eruditi toscani, pubblicati a Firenze dal 1770 al 1789. La serie inizia con le opere in volgare di Girolamo da Siena (voll. I e II) e continua con le poesie di Antonio Pucci (III e IV), la Historia fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani (VII-XVII), le Croniche fiorentine di ser Naldo da Montecatini e di Lionardo di Lorenzo Morelli (XIX), le Istorie di Giovanni Cambi (XX-XXIV) e la biografia di Lorenzo de' Medici duca di Urbino, di Gherardo Bartolini Salimbeni (appendice al vol. XXIII); l'ultimo volume, il XXV, è un prezioso Indice generale de' nomi di famiglie e di persone. Va sottolineato che i testi sono arricchiti da innumerevoli note erudite, anche di lingua, da ampie dissertazioni storiche e biografiche sugli autori dei lavori pubblicati e sulle persone cui sono dedicati i volumi, nonché da numerose genealogie (Nelli, Ubaldini, Morelli, Salimbeni ecc.).
Tratto da Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004) Voce curata da Guido Gregorio Fagioli Vercellone http://www.treccani.it/enciclopedia/ildefonso-di-s-luigi-gonzaga_(Dizionario_Biografico)/
IN REALTA’ LE DELIZIE SONO UN’OPERA CHE NON PUO’ MANCARE NELLO SCAFFALE DI NESSUN STUDIOSO DI STORIA FIORENTINA E grazie a GOOGLE oggi non manca http://www.carnesecchi.eu/libri.htmPiu’ giustamente infatti LORENZO TANZINI dice delle DELIZIE http://www.storiadifirenze.org/?storici=ildefonso-di-san-luigi
…………La sua opera principale, alla quale la ricerca storica su Firenze ha legato tradizionalmente il suo nome, è tuttavia la monumentale raccolta delle Delizie degli eruditi toscani, pubblicata in venticinque volumi a Firenze tra il 1770 e il 1789. Si tratta fondamentalmente dell’edizione di alcune cronache e opere volgari fiorentine e senesi del XIV, XV e XVI secolo, corredate tuttavia da imponenti apparati di note storiche, biografiche e genealogiche, per le quali l’Ildefonso mise in opera una vastissima conoscenza di documentazione inedita raccolta in archivi e biblioteche. Sebbene quindi alcuni testi delle Delizie abbiano avuto nei due secoli successivi edizioni più accurate e moderne, la mole documentaria annessa rende ancor oggi l’opera dell’Ildefonso un testo di consultazione classico e per certi versi imprescindibile per la storia di Firenze dal Tre al Cinquecento.
1851 - 1916 Figlio di un fervente patriota, Guido Carocci fu un uomo di vasta e profonda erudizione della storia e dell’arte della Toscana. Ancora giovane si dedicò al giornalismo mostrando un vivo interesse per i problemi sociali e culturali. Nel 1882 fondò la rivista "Arte e Storia", che secondo Carocci doveva "rivelare" l’arte, ma anche rispondere al fine didascalico di acculturazione delle masse e di stimolo all’amore di patria. Dal sito http://www.itinerarilorenesi.it/?sezione=1
Guido CAROCCI (1851 - 1916) è stata una delle figure più rappresentative dell'impegno di catalogazione e salvaguardia delle opere d'arte fiorentine e toscane.
ANNI DI PESTE 1340, 1348, 1363, 1374-75,1383-84, 1390, 1400 (la moria dei bianchi), 1411, 1417-18, 1423-24, 1430, 1437, 1449 (l'Anguinaia), 1457, 1479, 1495-1499,
Da I toscani e le loro famiglie di D.Herlihy e Ch. Klapisch--Zuber edito da IL MULINO
A partire dal 1385 sussistono alcune registrazioni di sepolture effettuate in citta' su richiesta del governo comunale. Purtroppo i fascicoli che costituiscono questi libri dei morti sono assemblati nel piu' grande disordoine e la serie , per di piu' , presenta un numero cospicuo di consistenti lacune. Sui libri dei morti fiorentini vi e' il lavoro di Giuseppe Parenti (definito dall'autore stesso come uno studio preliminare ) Fonti per lo studio della demografia fiorentina , I Libri dei morti , Genus VI-VIII , 1943-49 pp 281-301 I libri dei morti consistono in un' elenco di sepolture effettuate soprattutto nella citta' di Firenze da impresari di pompe funebri quali i beccamorti o becchini La decisione che e' all'origine di queste annotazioni e la necessaria sorveglianza del Comune sulle sepolture fiorentine e quindi sul numero dei morti Alle sepolture era interessata l'arte dei medici e degli speziali che aveva l'incarico di vigilare sui prezzi praticati dai becchini che spesso erano oggetto delle lamentele del popolo L'arte dichiaro' il 23 dicembre 1375 che tutti coloro che si occupavano della sepoltura dei morti dovevano sottomettersi alla sua autorita' Un anno dopo il 21 dicembre 1376 l'Arte pubblico' un listino dei prezzi massimi che i becchini potevano esigere per le loro prestazioni che consistevano nel darne comunicazione della morte in tutta la citta' , nella preparazione del corpo per il giorno dei funerali , nel darne comunicazione alle persone che si intendevano invitare , nella preparazione delle esequie enel seppellimento. Tale tariffa variava a seconda dello stato sociale , del sesso e dell'eta' del defunto . I becchini quindi dovevano precisare all'arte chi seppellivano l'Arte dei Medici e degli Speziali non era la sola istituzione fiorentina interessata a conoscere le sepolture. Ne esisteva sicuramente un'altra : l'ufficio della Grascia, che aveva la funzione di assicurare l'approvvigionamento della citta' . Ora il numero dei decessi intaccava il numero dei consumatori cosi come le nascite lo aumentava e quindi influiva sulla domanda di viveri della citta' per poter sapere el numero dei popoli che di tempo abitano la citta di Firenze e fine di poter fare le previsioni di vettovagli e grasce che si aspetta al detto Magistrato di provvedere Probabilmente l'Arte dei Medici e degli Speziali e l'amministrazione della Grascia iniziarono a raccogliere i dati sulle sepolture dallo stesso periodo cioe' circa intorno al 1376 1378 I primi registri sono andati perduti I primi registri dell'Arte conservati partono solo dal 1450 Gli elenchi stillati dall'Ufficio della Grascia sono giunti sino a noi a partire dall'anno 1385 ; ma la loro serie soffre di grosse lacune ( 1413-1422 ; 1431-1438 1450-1456 ) Inoltre quelli che si sono conservati non sono sempre disposti secondo un rigoroso ordine cronologico, e mancano qui e la molti fogli , o anche interi fascicoli Tra il 1385 e il 1430 sono registrate 32.909 sepolture Secondo gli statuti comunali del 1415 , un impresario di pompe funebri doveva dichiarare il nome del defunto , il suo cognome , il quartiere di appartenenza e la parrocchia Quando si trattava di un bambino , il notaio non dichiarava il suo nome di battesimo , ma soltanto il nome del padre o del capofamiglia presso il quale il bambino era vissuto I termini che designano piu' frequentemente i bambini sono : fanciullo , fanciulla , e i loro diminuitivi o in latino puer o puella
Da I toscani e le loro famiglie di D.Herlihy e Ch. Klapisch--Zuber edito da IL MULINO
Il sepoltuario di Stefano di Francesco Rosselli
Estratto da : Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017) articolo
Stefano Calonaci ROSSELLI, Stefano. – Nacque a Firenze il 10 maggio 1598
da Francesco di Stefano di Romolo e da Lisabetta di Vincenzo Pieroni. Nel 1663 Rosselli
iniziò a soffrire di vertigini, malattia che lo portò rapidamente alla morte,
il 5 ottobre di quell’anno (Gotti, 1890). Se
ne conserva un bel ritratto inciso nel 1764 da Raimondo Faucci per uno degli
esemplari del Sepoltuario (Archivio di Stato di Firenze, ms. 624). Rosselli
viene ricordato per aver lasciato un imponente Sepoltuario delle
chiese fiorentine, senz’altro l’opera più rilevante della sua ampia produzione,
cui dedicò gli anni dal 1650 al 1657. Conservata soltanto in esemplari manoscritti
redatti in due o tre tomi, il Sepoltuario, oltre che nell’autografo
custodito nell’archivio familiare (ms. 262), è consultabile in copie anche in
altri sedi documentarie. L’opera fu redatta utilizzando numerose fonti, nonché
un omonimo Sepoltuario di Francesco della Foresta (Di Stasi, 2014, p.
51). Le numerose copie presentano interessanti correzioni e postille a margine
fatte dai vari successivi possessori (p. 52). Il Sepoltuario offre una straordinaria messe di notizie sulle iscrizioni delle chiese fiorentine e delle tombe lì conservate, sulla loro costruzione, ubicazione e sulla storia dei personaggi che vi furono sepolti a partire dal Medioevo fino ai primi decenni del Seicento. La fatica erudita di Rosselli è strutturata in quattro parti, corrispondenti ai quartieri amministrativi della città. L’ordine, dunque, prende avvio dal quartiere S. Spirito e prosegue con S. Croce, S. Giovanni, S. Maria Novella. L’opera, impreziosita dai discorsi storici premessi alla trattazione delle singole chiese, offre interessanti notizie sugli immobili, i committenti, i patroni dei templi e la loro storia. L’impostazione è decisamente municipalista: «Non ho voluto nemmeno prendermi la briga di descrivere i sepolcri dei forestieri, non solo oltramontani, come fuor di proposito, ma ancora d’altri di luoghi più vicini, e particolarmente le memorie e iscrizioni, per lo più molto prolisse e ineleganti d’una mano di dottoracci Marchiani, Romagnoli, di Lunigiana e d’altronde, venuti qua nel tempo del Principato in diverse cariche a vendere la giustizia a minuto, e a fiscaleggiare, a tiranneggiare questa povera città e questo Stato» (Gotti, 1890, p. 124). Estratto da : Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017) articolo
Stefano clonaci
ALCUNE PAGINE DAL MANOSCRITTO ORIGINALE DEL SEPOLTUARIO
Sepoltuario
Rosselli SS Annunziata nella
trascrizione di Paolo Piccardi http://www.carnesecchi.eu/Sepoltuario_Rosselli.pdf Sepoltuario
Rosselli Santa Maria Maggiore : foto dal libro http://www.carnesecchi.eu/SepoltuarioRosselli2.htm
un saggio sul sepoltuario del Rosselli
Il saggio si concentra sul Sepoltuario compilato dal copista fiorentino Stefano di Francesco Rosselli tra il 1650 e il 1657, un documento che riporta le descrizioni di Cappelle, Sepolture e Iscrizioni presenti nella città di Firenze e nei suoi dintorni. Dopo una prima parte dedicata alla vita del Rosselli e alla storia della sua famiglia, l'autrice approfondisce alcuni aspetti del culto dei morti a partire dalle religioni pagane fino al cristianesimo. L'attenzione si sposta quindi sul Sepoltuario, opera presente nella tradizione letteraria in diversi esemplari: un'analisi accurata, accompagnata da schede illustrative e indici, mette a confronto la versione del Rosselli con le altre redazioni esistenti, evidenziando discrepanze, difformità e caratteristiche salienti di ogni versione.
Vorrei citare un saggio della dressa Isabelle Chabot Seconde nozze e identità materna a Firenze tra Tre e Quattrocento
http://www.carnesecchi.eu/Chabotnozze.pdf
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DATIFISCALIF02
Avere un patrimonio importante da trasmettere ai figli non e' garanzia di futuro benessere per questi Un patrimonio consistente diviso tra molti figli puo' divenire insufficiente Pochi figli ( in un epoca di grande mortalita' ) non garantiscono la sopravvivenza genetica Molti figli non garantiscono il mantenimento del livello economico-sociale raggiunto in un certo momento dalla famiglia
"DATI FISCALI DI CUI SI PUO' FAR USO DAL QUATTROCENTO
I documenti fiscali sono fondamentali per tracciare la storia economica di un ramo familiare Nel contempo i catasti fiorentini , laddove enumerano i nomi dei familiari , sono evidentemente fondamentali anche per la ricerca genealogica Quindi la ricerca genealogica come prova in vita e come ricostruzione della vita dei nostri puo' avvalersi oltre che degli atti notarili anche dei documenti fiscali Abbiamo gia' parlato in precedenza degli estimi trecenteschi Nel quattrocento fiorentini ci sono tutta una serie di documenti fiscali che aiutano a gettare luce con una certa continuita' sui nostri
I catasti quattrocentesche permettono di accedere ad una ricchissima quantita' di dati patrimoniali e genealogici 1427, 1430, 1433, 1435, 1442, 1444, 1446, 1451, 1457, 1469, 1480, 1487, e permettono il confronto delle richezze e l'andamento genealogico di ogni famiglia lungo tutto il corso del quattrocento Purtroppo ad eccezione del catasto 1427 di cui qualche notizia sulle singole famiglie fiorentine si puo' trovare on line per merito della Brown University non vi e' molto sui libri o su internet relativamente agli altri catasti E questi vanno consultati in Archivio di Stato
I dati genealogici si riferiscono al fatto che nelle singole portate sono descritte le cosidette "bocche" Nel 1427 nelle bocche figurano sia il dichiarante che i familiari. Quando si legge 4 bocche s'intende il dichiarante e 3 familiari , Ugo Procacci ha pubblicato uno "studio sul catasto fiorentino" scrive : Esclusione di bocche dai vantaggi previsti dalla legge Nella legge sul catasto era disposto, come si e' visto , che in un nucleo familiare non potevano esser considerate bocche , con diritto alla deduzione dei 200 fiorini , i famigli , le balie , e i ministri (oggi si direbbe gli agenti e gli amministratori ) i discepoli; ma legalmente rimanevano esclusi da tal beneficio anche I FIGLI ILLEGITTIMI e LE FIGLIE ,o SORELLE CHE , RIMASTE VEDOVE O ABBANDONATE DAL MARITO ,tornavano a vivere nella famiglia di origine ; cosi pure LE ZIE NUBILI O VEDOVE
Per meglio far luce sulle linee genealogiche sarebbe utile consultare anche i dati del contado e i dati di Cortona: La presenza a Cortona di Galizia moglie di Luca Signorelli e di frate Jovachino quondam Jovachini Petri Christofori Carnesecchis frate et guardiano minorum S. Francesci conventualitum de Cortona (Con un Giovacchino che non compare nelle linee genealogiche fiorentine) merita un approfondimento Intanto dagli studi di D.Herlihy e Ch. Klapisch--Zuber ( condensati nel file xls ) sappiamo che nel 1427 nel contado fiorentino e nelle citta' dominate non e' cognominata alcuna altra famiglia Carnesecchi o Carnesecca Ne' a Prato ne' a Cortona sono presenti portate intitolate a individui che dichiarano il cognome Carnesecchi o a Carnesecca Questo non vuol dire in assoluto che non vi fossero individui a Prato e a Cortona individuati dagli altri come Carnesecchi
Dal testamento di Luca Signorelli e di sua moglie Galizia Carnesecchi
Testamentum magistri Luce pictoris In dei nomine amen. Anno indictione et pontificatu iam dictis, die vero prima mensis Augusti. Actum in ecclesia santi Dominici posita in suburbio porte Peccioprandis de civitate Cortone in terzerio Sancti Marci .........................Item reliquit dictus testator dominam Galitiam filiam quondam Pieri Antonii de Carneseccha et ad presens ipsius testatoris dilectam uxorem domum maiorem marsarium et usufructurarium omnium et singulorum suorum bonorum donec iussit et vitam vidualem et pudicam servaverit et tenendo dotes suas in comuni in dicta eius hereditate...............
Testamento Domine Galitie uxoris magistri Luce de Signiorellis. In nomine Domini et redemptoris nostri Iesu Christi et ab eis fructifera ac salutifera nativitate millesimo quingentesimo sexto, indictione nona sanctissimo in Christo patre et domino domino nostro domino Julio divina favente gratia papa secundo residente die vero septima mensis septembris dicti anni. Actum in civitate Cortone et in domo solite habitationis magistri Luce olim Gilii Luce magistri Venture de Signiorellis de dicta civitate......................domina Galitia olim filia Petri Mathei de Carnesecchis de dicta civitate Cortone et ad presens dicti magistri Luce uxor in mei notarii infrascripti testiumque suprascriptorum presentia existens et iacens in lecto infirma et egrota ac languida corpore licet per omnipotentis Dei gratiam sana mentis removis visus auditus loquela et intellectus licet ut dictum est corpore languens....................................................
Dati del Catasto del 1427
La legge sul Catasto fu approvata il 22 maggio 1427 Umberto Dorini nel suo libro "I Medici ed i loro tempi" porta elementi contro una convinzione tuttora molto radicata e basata sul racconto che ne da Giovanni Cavalcanti e raccolta dagli storici successivi e' che la legge sul Catasto fosse dovuta a Giovanni di Bicci dei Medici In realta' essa fu dovuta all'azione di Rinaldo degli Albizi e di Niccolo' da Uzzano i due massimi esponenti del partito aristocratico , quindi ad un azione del partito degli oligarchi che operarono contro il proprio interesse a favore del Popolo Costoro si sottomisero a sacrifici economici personali nell'interesse della Patria e nella convinzione che una piu' equa distribuzione dei tributi potesse riportare la pace nella citta' Giovanni di Bicci Medici nella consulta del 7 marzo 1427 si pronuncio' per una cauta opposizione. E nella consulta del 12 maggio successivo quando sembrava vana ogni opposizione, dichiarava con tono di rassegnazione , che si rimetteva al giudizio degli altri , ma quanto a se non sapeva dire se da questa riforma tributaria si sarebbe potuto ricavare tutto quel frutto che se ne sperava ( P. Berti Nuovi documenti intorno al Catasto fiorentino in Giornale storico degli Archivi toscani vol IV pg 32 e seguenti ) Pasquale Villari , Gino Capponi , il Perrens alla pubblicazione di questi nuovi documenti giustificarono in maniera diversa il comportamento del Medici ( avarizia , calcolo politico , sincera convinzione ) Di fatto comunque la legge sul Catasto non si deve a Giovanni di Bicci che anzi ne freno' l'approvazione Young , dice il Dorini , nonostante l'esauriente dimostrazione data di questo errore vi volle deliberatamente insistere ed esso e' giunto ai tempi nostri come si puo' vedere Giovanni di Bicci moriva poi il 29 febbraio 1429 (stile italiano ) a sessantanove anni per il suo funerale furono spesi circa 3000 fiorini
Ricerche sul tema :
David Herlihy ha raccolta un immensa mole di dati che sono serviti alla stesura del libro
Molto interessante se non imperdibile e' sull'argomento il libro di :
I dati del catasto dell'anno 1427 dovrebbero permettere di fare una fotografia della famiglia sia dal punto di vista genealogico che dal punto di vista patrimoniale
Non solo ma poiche' il catasto interessa non solo Firenze ma anche tutte le citta' sotto la dominazione fiorentina : Pisa , Arezzo , Pistoia , Prato , Volterra , Cortona , ecc.. serve ad identificare eventuali altri ceppi con questo medesimo cognome
Il catasto prende in considerazione 60.000 famiglie di cui 9000 riferibili alla sola Firenze
Nel libro I toscani e le loro famiglie si dice : solo il 36 % delle famiglie di Firenze avevano nel 1427 un cognome stabile : I Carnesecchi sono tra le famiglie gia' cognominate Come abbiamo visto gia' intorno al 1380 i Carnesecchi cominciano ad essere chiamati cosi , ma spesso vengono chiamati anche Grazini e/o Mattei
Questi individui compaiono nelle liste del Catasto denunciando il cognome Carnesecchi
Come da promessa le invio quanto in mio possesso. Per quanto riguarda i Carnesecchi le mie prime attestazioni scritte riguardano il XV secolo e nello specifico il Catasto del 1427. ASF, Catasto, Bobina 146 (registro 79): Bernardo di Cristofano c. 574; Berto di Zanobi, c. 85; Giovanni di Niccolò, c. 231; Luca di Luca, c. 295; Matteo di Zanobi, c. 50; Mattea di Luca di Luca, c. 516; Simone di Pagolo, c. 81; Zebaina di Zanobi, c. 34.
Gli stessi compaiono nei dati raccolti da David Herlihy nella versione elettronica del catasto
Dati da http://www.stg.brown.edu/projects/catasto
Compaiono nell'elenco 26 bocche come detto potrebbero mancare alcuni individui !?
Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino di Durante fiorini 10961 bocche 4 Bernardo , Carlo , Andrea , Ginevra sorella di Bernardo Simone di Paolo di Berto di Grazino di Durante fiorini 10346 bocche 6 anni 36 Simone 36 Antonio 31 Giovanni 28 Simona madre 62 Camilla donna di Simone , Cosimo di Simone 2 Luca di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante fiorini 9592 bocche 4 anni 28 Luca 28 Ghita sua donna 22 Piera figlia 4 Andrea 2 Berto di Zanobi di Berto di Grazino di Durante fiorini 4675 bocche 5 anni 44 Berto 44 Agnoletta sua donna 30 Zanobi 7 Filippo 5 Paolo 0 Manetto di Zanobi di Berto di Grazino di Durante fiorini 3135 bocche 2 anni 31 Manetto 31 Antonia 16 sua donna Giovanni di Niccolo di Matteo di Durante fiorini 1496 bocche 3 anni 66 Giovanni 66 Ginevra 30 sua donna Luca 32 Mattea (Del Benino )moglie di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante fiorini 1311 bocche 1 anni 55 Zebaina ( moglie di Zanobi di Berto di Grazino di Durante fiorini 800 bocche 1 anni 64
ASF, Catasto, Bobina 146 (registro 79): Bernardo di Cristofano c. 574; Simone di Pagolo, c. 81;Luca di Luca, c. 295; Berto di Zanobi, c. 85; Manetto di Zanobi, c. 50; Giovanni di Niccolò, c. 231; Mattea di Luca di Luca, c. 516; Zebaina di Zanobi, c. 34.
bisogna notare che :
Mattea di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante fiorini 1311 bocche 1 anni 55 Zebaina di Zanobi di Berto di Grazino di Durante fiorini 800 bocche 1 anni 64
Mattea non e' figlia di Luca bensi moglie e' infatti Mattea Del Benino Zebaina non e' figlia di Zanobi bensi moglie e' infatti Zebaina de Medici
Intanto dagli studi di D.Herlihy e Ch. Klapisch--Zuber ( condensati nel file xls ) sappiamo che nel 1427 nel contado fiorentino e nelle citta' dominate non e' cognominata alcuna altra famiglia Carnesecchi o Carnesecca
DATI DI ARCHIVIO……dagli studi di D.Herlihy e Ch. Klapisch--Zuber ( condensati nel file xls )
DATI DI ARCHIVIO……dagli studi di D.Herlihy e Ch. Klapisch--Zuber ( condensati nel file doc )
Ne' a Prato ne' a Cortona sono presenti portate intitolate a individui che dichiarano il cognome Carnesecchi o a Carnesecca Questo non vuol dire in assoluto che non vi fossero individui a Prato e a Cortona individuati dagli altri come Carnesecchi
Luoghi abitati a Firenze dai Carnesecchi nel 1427
Guido Carocci traccia nell'anno 1900 una mappa del centro di Firenze indicando i proprietari delle varie case come da risultanze del catasto 1427.
Le case sono nel quartiere di san Giovanni : Gonfalone del Drago , popolo santa Maria Maggiore
Precedentemente avevamo incontrato Ricovero taverniere in contatto con Santa Maria Maggiore , Durante di Ricovero in Santa Maria Maggiore e forse sepolto in San Piero Scheraggio ma anche Grazino taverniere in Santa Maria Novella, la sepoltura di Piero in Santa Maria Novella intorno al 1340 , e Michele di Braccino nel popolo di San Lorenzo intorno al 1380
PIANTA DEL CAROCCI CATASTO 1427
Ho pero' l'impressione che altri individui della stessa famiglia non siano compresi in questi elenchi molto probabilmente perche' avevano presentato la dichiarazione senza cognominarsi Carnesecchi Non sono riuscito a trovare ad esempio nel catasto elettronico Bonaccorso di Francesco Carnisecca
Questo sotto e’ l’atto di battesimo di Francesco di Buonaccorso di Francesco Carnisecca , di cui non conosco niente , il 7 aprile 1459 nel battesimo viene indicato come residente nel popolo di Santa Felicita’ in Oltrarno ( ????????? ) mentre in genere i Carnesecchi sono indicati come residenti nel popolo di Santa Maria Maggiore ( da notare che il popolo di Santa Felicita sara in seguito uno dei popoli abitati dai Carnesecchi fiorentini poveri )
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Chi e’ questo Francesco di Bonaccorso di Francesco Carnesecchi di Santa Felicita ???????? Esistevano dei Carnesecchi a Firenze che non abitavano nel popolo di Santa Maria Maggiore ? la data di nascita piu' probabile di Francesco padre di Buonaccorso e nonno di Francesco e' il 1409 nel 1427 Francesco avrebbe dovuto presentare la sua portata dove ? in oltrarno o in santa Maria Maggiore ?
Occorre quindi verificare nel 1427 l'esistenza di individui cognominati Carnesecchi in luoghi diversi di Firenze o da Firenze Ad esempio il dr Piccardi mi dice che a Prato nelle portate del catasto del 1427 non compare il cognome Carnesecchi Nei dati digitalizzati dalla dottoressa il cognome Carnesecchi compare solo a Firenze : non a Prato , non a Cortona , non a Borgo San Sepolcro, .........
Del notevole patrimonio immobiliare intorno a Santa Maria Maggiore che troviamo in proprieta' dei Carnesecchi , non molto si conservera' alla fine del seicento rimarra' in possesso dei Carnesecchi il complesso di Palazzi comprensivi del palazzo Mondragone ( ritornato in possesso di Zanobi di Bartolomeo di Francesco ) e delle adiacenze comprendenti la "chasa della Vergine Maria"con l'affresco di Domenico Veneziano e il palazzo ancor oggi detto palazzo Carnesecchi in possesso fino al 1756 (anno della morte ) di Francesco Maria di Gio Bonaventura di Gio Francesco Carnesecchi i beni dei discendenti di Zanobi passerano per la morte del sen Francesco di GiovanBattista di Zanobi a Sestilia Del Rosso i beni di Francesco Maria credo ai Carnesecchi di Pietrasanta e da loro a quegli Aulla che per ereditare assunsero il cognome Aulla Carnesecchi
non ho svolto alcuna ricerca sui catasti quattrocenteschi salvo che su quello del 1427
La parte piu' carente di questo studio e' quindi sugli estimi trecenteschi e su questi dati fiscali relativi ai catasti
( Citta’ ) Secondo Catasto gennaio 1430 (stile nostro 1431 )
Il 22 dicembre 1430 gli Ufficiali del Catasto bandiscono il secondo catasto con una loro ordinanza , disponendo che tutti i cittadini << …sian tenuti e debbino per di qui a tutto di ultimo del mese di gennaio proximo futuro rapportate per scriptura , cioe’ per due scripte che l’una sia copia dell’altra , in fogli interi mezzani …..>> Eccettuato il fatto che si dovevano ora presentare le portate in doppia copia nessun altra variante ,rispetto al 1427 , si ebbe nella sua compilazione. Quindi anche in questo caso e’ possibile vedere le bocche Da notare che i fiorentini si smaliziano rispetto al primo Catasto per cui il gettito fiscale di questo secondo Catasto e’ del 77,4 per cento rispetto al primo
Per notizie maggiori "Studio sul catasto fiorentino" di Ugo Procacci Leo Olschki editore
NON HO ALCUNA INDAGINE SULLE DICHIARAZIONI DEI CARNESECCHI ( esse.O.esse )
(Citta’) Terzo catasto cittadino (maggio 1433 ) Il 9 marzo 1432 ( nostro 1433) una provvisione dei Signori stabiliva che le denunzie del nuovo Catasto fossero consegnate entro il mese di maggio 1433 Le disposizioni sia per le compilazioni delle portate ( anche questa volta da consegnarsi in duplice copia ) sia per le regole da seguirsi nei conteggi e per la tassazione non differirono in nulla da quelle del precedente catasto. Quindi anche in questo caso e’ possibile vedere le bocche Il gettito fiscale del terzo Catasto e’ addiritura il 45,8 per cento rispetto al primo Catasto Per notizie maggiori "Studio sul catasto fiorentino" di Ugo Procacci Leo Olschki editore
NON HO ALCUNA INDAGINE SULLE DICHIARAZIONI DEI CARNESECCHI ( esse.O.esse. )
I Signori nella loro provvisione del 9 marzo 1432 ( nostro 1433 ) avessero decretato che il Catasto seguente dovesse esser bandito dagli Ufficiali che fossero entrati in carica nel luglio del 1435 , per ripetersi poi ogni triennio in realta’ trascorsero invece diversi anni in cui si ebbero imposizioni di gravezze non piu’ basate sulle denuncie dei contribuenti. ( la Cinquina , La Dispiacente , ….)
( Contado ) Estimo del dicembre 1435 e gennaio 1435 ( nostro 1436 )
NON HO ALCUNA INDAGINE SULLE DICHIARAZIONI DEI CARNESECCHI ( esse.O.esse. )
(Citta’ ) : QUARTO CATASTO : La diecina graziosa ( agosto 1442 )
A fronte del calo del gettito fiscale dello strumento Catasto si ebbero notevoli variazioni nelle disposizioni sia per le compilazioni delle portate sia per le regole da seguirsi nei conteggi e per la tassazione . Le denunzie furono scritte su fogli mezzani , ma sparirono i "campioni " e i conteggi assai semplificati e fatti non piu’ sul capitale ma sul reddito vennero scritti in margine ed in calce delle stesse portate ; in questi conteggi si tenne si conto dei beni immobili e dei denari del Monte per il valsente , delle bocche per gli incarichi , della testa o delle teste per l’attivita’ di lavoro ,ma non con la precisione e lo scrupolo dei catasti precedenti , dato che l’ammontare dell’imposta veniva ora stabilito dagli Ufficiali << parte per via di lume >> e << parte per via di arbitrio >> ; non si ebbero piu’ , tra l’altro , gli elenchi dei debitori e creditori , mentre per gli immobili denunziati ( la casa di abitazione o le case al solito esenti da imposta ) si dovettero mettere in evidenza quelli acquistati o venduti dopo l’ultimo catasto Obbligatorio fu anche il richiamo ai primi tre catasti , indicando l’ammontare della tassazione avuta in ciascuno di essi , come anche nell’ultima "Cinquina"
NON HO ALCUNA INDAGINE SULLE DICHIARAZIONI DEI CARNESECCHI ( esse.O.esse )
( Contado ) Estimo del febbraio 1444 ( nostro 1445 )
( Citta’ ) : QUINTO CATASTO : La diecina nuova nuova _ febbraio 1446 ( nostro 1447 )
………………………..
( Citta ) :SESTO CATASTO : Il valsente _ Agosto 1451
…………………. fu preso in considerazione unicamente il reddito degli immobili , che venne a costituire il "valsente" Di ogni casa e di ogni terra si dovette dichiarare , la data ed il prezzo di acquisto , il venditore ed il notaio rogante l'atto
delle bocche non sempre denunciate non si tenne alcun conto
portate in duplice copia volumi 687--721
( Contado ) Estimo del novembre 1451
( Contado ) Estimo del febbraio 1454 ( nostro 1455 )
( Citta’ ) :SETTIMO CATASTO : Il catasto del febbraio 1457 ( nostro 1458 )
BOCCHE PRESENTI …………………………… si dovettero elencare i beni immobili dandone i confini il valore stabilito secondo la stima dei primi catasti oppure secondo il prezzo d'acquisto che doveva essere indicato con venditore e notaio rogante( esenti da tassa le case di abitazione del proprietario , in citta' nel contado, nel distretto ) l'eventuale spesa d'affitto per la casa di abitazione
si dovettero elencare le bocche
Portate in doppia coppia volumi 785--833
DA CONTROLLARE MANETTO muore nel 1460 FIGLI (Berto 1437 , Matteo 1446 , Mariotto xxxx , Giovanni 1447 , Antonio 1450 , Zanobi 1452 , Andrea 1455 , Manetto 1460 , Gabriello xxxx ? )
( Contado ) Catasto o Estimo del febbraio marzo 1458 ( nostro 1459 )
( Citta’) : OTTAVO CATASTO : Il Catasto dell’Agosto 1469
BOCCHE PRESENTI INDICI PRESENTI …………………………………… esistono indici settecenteschi non danneggiati
i volumi sono danneggiati probabilmente dall'alluvione del 13 settembre 1557 ( fortunatamente si hanno i corrispondenti volumi delle copie del Monte , molto ben conservati ma mancanti delle preziose postille ) Le regole sono le medesime del Catasto del 1457
si dovettero elencare le bocche
Portate volumi 925--929 Copie del Monte : gonfaloni di Santo Spirito : volumi 4 , 11 , 18-19 ,25-26 , gonfaloni di Santa Croce : volumi 33, 37-38 , 44 , 49 gonfaloni di Santa Maria Novella 59-60 , 64-65 , 71-72 , manca volume Vipera gonfalone di San Giovanni 79-81 , 90-91 . 99-100 , manca il volume del Vaio
DA CONTROLLARE BERTO nato 1437 cioe' 32 anni FRATELLI ( MATTEO Mariotto xxxx , Giovanni 1447 , Antonio 1450 , Zanobi 1452 , Andrea 1455 , Manetto 1460 , Gabriello xxxx ? ) MATTEO nato 1446 cioe' 23 anni FRATELLI ( BERTO Mariotto xxxx , Giovanni 1447 , Antonio 1450 , Zanobi 1452 , Andrea 1455 , Manetto 1460 , Gabriello xxxx ? )
( Contado ) Catasto o Estimo dell’agosto 1469
( Citta’ ) :NONO CATASTO : La scala _ Luglio 1480
BOCCHE PRESENTI .............................. vennero enumerati e descritti gli immobili ma invece delle indicazioni sul prezzo e sulla data di acquisto si volle che fosse dichiarata la rendita............le case di citta' di contado di distretto tenute per abitazione del proprietario come sempre furono esenti da imposta e come sempre fu ammesso tra gli incarichi l'affitto di chi dimorava non in casa propria
bocche presenti------nessun conto pero' si tenne delle bocche che pure vennero denunziate
DA CONTROLLARE BERTO FRATELLI ( Matteo 1446 , Mariotto xxxx , Giovanni 1447 , Antonio 1450 , Zanobi 1452 , Andrea 1455 , Manetto 1460 , Gabriello xxxx ? ) MATTEO FRATELLI ( Berto 1437 , Mariotto xxxx , Giovanni 1447 , Antonio 1450 , Zanobi 1452 , Andrea 1455 , Manetto 1460 , Gabriello xxxx ? ) MATTEO FIGLI ( Berto 1476 , Gabriello 1477 , Pierfrancesco 1480 , Matteo xxxx , Iacopo xxxx )
( Contado ) Catasto o Estimo del maggio-giugno 1480
( Citta’ ) : DECIMO CATASTO : Revisione della Scala _ Luglio-Agosto 1487
a cura del dr Paolo Pirillo esiste un inventario atto a facilitare le portate di questo catasto Per maggiori informazionihttp://www.carnesecchi.eu/catastoinventari_1487.pdf
DA CONTROLLARE BERTO FRATELLI ( Matteo 1446 , Mariotto xxxx , Giovanni 1447 , Antonio 1450 , Zanobi 1452 , Andrea 1455 , Manetto 1460 , Gabriello xxxx ? ) MATTEO FRATELLI ( Berto 1437 , Mariotto xxxx , Giovanni 1447 , Antonio 1450 , Zanobi 1452 , Andrea 1455 , Manetto 1460 , Gabriello xxxx ? ) MATTEO FIGLI ( Berto 1476 , Gabriello 1477 , Pierfrancesco 1480 , Manetto 1481 , Francesco 1482 , Matteo xxxx , Iacopo xxxx , )
( Distretto )
LA DECIMA REPUBBLICANA
L'imposta denominata "decima" fu istituita all'epoca della repubblica savonaroliana con le provvisioni del 23 dic. 1494 e del 5 febbr. 1495. L'imposta gravava sui beni immobili dei cittadini fiorentini, degli abitanti del contado nella misura di un decimo della rendita annuale dei beni. Fu applicata prima ai cittadini fiorentini, divisi per quartieri e gonfaloni poi il 21 marzo 1504 agli abitanti del contado, formato dai tre vicariati di Scarperia, Certaldo e San Giovanni Val d'Arno, divisi per popoli, che a loro volta erano aggregati ai quartieri della città. Più tardi la decima fu estesa anche ai beni degli ecclesiastici di acquisto più recente
Decima repubblicanaLa decima repubblicana descritta dal Procacci
BERTO FIGLI ( Berto 1476 , Gabriello 1477 , Manetto 1481 , Francesco 1482 , Carlo 1488 , Bastiano 1490 , Sigismondo 1492 ) ANTONIO FIGLI ( Amerigo 1495 , Ridolfo 1497 ) GIOVANNI FIGLI ( nessun figlio )
Decima repubblicanaLa decima repubblicana
in molti casi le portate sono ridotte ad un semplice richiamo alla tassa precedentemente pagata Un eventuale variazione si rifa solo ad un aumento o riduzione della tassa per acquisto , eredita' o cessione di beni LA DECIMA GRANDUCALE
Oggetto della digitalizzazione sono i Campioni
della Decima relativi all'anno 1534. Si tratta di un progetto promosso
dall'Associazione Amici dell'Archivio di Stato di Firenze ed eseguito nell'anno
2014. http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/complesso-archivistico/?id=3
Con l'avvento del ducato mediceo (1532) si procedette a una revisione generale
dei libri della decima e a questa furono preposti quattro cittadini detti
ufficiali di decima, nominati dal principe, per sei mesi. Nel 1546 fu istituito
il magistrato della decima e vi entrarono a far parte il provveditore del
monte, quello dei cinque conservatori del dominio fiorentino, il provveditore
delle vendite, ufficio creato il 16 ottobre 1500, e il provveditore della
decima. Infine il 28 febbraio 1552 gli uffici delle decime e delle vendite
furono unificati in una sola magistratura. Il magistrato della decima aveva
giurisdizione civile e criminale per le materie di sua competenza. Conservò le
sue mansioni anche al tempo dell'appalto generale, istituito nel 1739 dal
granduca Francesco Stefano di Lorena, perché la decima non fu appaltata. Con la
riforma municipale di Pietro Leopoldo si affidò alle comunità la riscossione
della imposta fondiaria e l'ufficio della decima fu in gran parte smobilitato sino
a che fu abolito il 26 febbraio 1782. All'archivio della decima granducale è
aggregata impropriamente una raccolta di estimi del distretto, sui quali
gravava anche una imposta sulle spese generali riscossa dal magistrato dei Nove
(" chiesto dei Nove "). NoteOggetto della digitalizzazione sono i Campioni della Decima relativi all'anno 1534. Si tratta di un progetto promosso dall'Associazione Amici dell'Archivio di Stato di Firenze ed eseguito nell'anno 2014. http://www.archiviodistato.firenze.it/archividigitali/complesso-archivistico/?id=3
DATI DI ARCHIVIOCarnesecchi……dalla Decima conservata in ASFirenze digitalizzata
DA TENER PRESENTE QUESTI MANOSCRITTI
in realta' trattasi di alcuni catasti e decime relativi alla linea di Bernardo di Cristofano
piccolo albero che non apporta nulla di nuovo cod 225 pg 29, 30
DATI DI ARCHIVIO Albero Carnesecchi ……biblioteca Riccardiana
DATI DI ARCHIVIO Albero Carnesecchi ……biblioteca Riccardiana
DATI DI ARCHIVIO Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC forse del Salviati molto interessante codice 225 tavola 26 il piu' completo e con scarsi errori . Comunque manca di alcuni individui
: DATI DI ARCHIVIO Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC del Passerini : contiene imprecisioni notevoli
DATI DI ARCHIVIO Aggiunte all'Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC del Passerini : Luca di ser Filippo
DATI DI ARCHIVIOAggiunte all'Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC del Passerini : Luca di ser Filippo
DATI DI ARCHIVIO Aggiunte all'Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC del Passerini : Linea del banchiere Zanobi
DATI DI ARCHIVIO Aggiunte all'Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC del Passerini : linea di Raffaello
DATI DI ARCHIVIO Aggiunte all'Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC del Passerini : linea di Bernardo
DATI DI ARCHIVIO Aggiunte all'Albero Carnesecchi ……biblioteca BNC del Passerini : note
DAZZAIOLI DELL’ESTIMO E DEL SALE
I comuni del distretto fiorentino erano sottoposti al pagamento dell’estimo, unaimposizione che gravava sia sui redditi derivanti da beni immobili che su quelli derivanti dall’esercizio di arti e traffici. Il cancelliere preparava i dazzaioli riportandovi l’elenco dei debitori e l’aliquota da essi dovuta e li consegnava al camarlingo per l’esazione dell’imposta. Per quanto riguarda la tassa sul sale ogni comunità era obbligata a rifornirsi presso la Gabella del sale di Firenze di una quantità di sale prefissata secondo il numero delle bocche e delle bestie da cacio. Il camarlingo stava incarica un anno e fungeva contemporaneamente da distributore del sale e da esattore dell’imposta, operazioni che svolgeva servendosi del dazzaiolo preparato anche in questo caso dal cancelliere. Di solito uno stesso camarlingo si occupava di riscuotere entrambe le tasse. La gestione finanziaria del comune era affidata ad un camarlingo che veniva eletto per tratta durante una seduta del consiglio del comune e stava in carica un anno; ogni sei mesi il camarlingo rendeva le “ragioni” cioè il “saldo” delle entrate e delle uscite.
Al tempo della tassa sul macinato i boccaioli erano delle dichiarazioni dei contadini in cui, descrivendo i componenti della propria famiglia con età e grado di parentela, dichiaravano quante bocche avevano da sfamare. Il termine fu in uso in Toscana nel periodo tra il 1781 e il 1808 (Granducato di Toscana e poi Regno d'Etruria come particolare forma assunta dal testatico. Veniva considerata testa solo il capofamiglia, che doveva indicare il numero delle bocche da sfamare, che comprendeva tutte le persone, anche bambini sopra i tre anni. Le famiglie erano suddivise in 8 classi: solo l'ultima, quella dei miserabili era esente dal boccaiolo. Tutti i capifamiglia dovevano presentare, per iscritto o a voce al cancelliere, le dichiarazioni, che erano dette "portate delle bocche", in cui c'era l'indicazione del proprio mestiere, come indice di capacità contributiva, che contenevano la descrizione della composizione della propria famiglia, comprendendo altresì le persone di servizio. L'imposta, sia pure con il suo carattere fortemente regressivo, era da considerarsi imposta diretta, mentre la successiva tassa sul macinato del Regno d'Italia aveva il carattere di imposta indiretta.
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GENEALOGIAF03
RIFLESSIONI SU ALCUNI INDIVIDUI
Francesco di Buonaccorso di Francesco Carnesicca
Induce a riflettere il battesimo nel 1459 di un tale Francesco di Buonaccorso di Francesco Carnesicca che non sono riuscito ad inquadrare nelle linee genealogiche dei Duranti/Carnesecchi e che non e' del popolo di Santa Maria Maggiore bensi del popolo di Santa Felicita in Oltrarno
Un battesimo da tenere d'occhio ………….il battesimo di Francesco di Buonaccorso Di Francesco Carnisecca di Santa Felicita a Firenze
Il fatto che ne' di suo padre ne' di suo nonno ci sia traccia ( quale Carnesecchi ) nel catasto 1427 in realta' non vorrebbe dire niente : ho il sospetto che taluni Carnesecchi possano figurare sotto altro nome ( forse minori e compresi nel nucleo familiare della madre vedova di un Carnesecchi )
Esistevano a Firenze dei Carnesecca-Carnesecchi diversi dai Duranti-Carnesecchi o questo Bonaccorso e' solo un individuo non ancora chiaro alle mie ricerche ?
Gargani : Margherita donna di Francesco del Carnesecca muore nel 1484 potrebbe essere questo sopra
Comunque esistette a Firenze una famiglia DEL CARNE ( che sembra non comparire cognominata nel Catasto del 1427 )
E' anche certo che alcuni Carnesecchi sono sfuggiti alla mia ricerca
Nella giostra del 1464 compaiono :
Andrea di Bernardo di Cristofano di Berto nato nel 1442 e quindi di 22 anni Giuliano di Simone di Paolo di Berto nato nel 1439 e quindi di 25 anni Filippo di Bernardo di Cristofano di Berto di cui non so la data di nascita Piero di Francesco di Berto di Zanobi di Berto di cui non so la data di nascita Francesco di Piero di cui non so niente
Francesco di Piero compare tra i Carnesecchi , Piero il padre non compare nel catasto 1427
O questo Mariotto
Alcuni individui da verificare se appartenenti ai Carnesecchi
Simone Durantis , Manetto di Cristofano Carnesecchi setaiuolo , ......... ………….alcuni individui da verificare
Prospero : Questo poi troveremo esser del ramo dei Carnesecchi stabilitosi a PALERMO
probabilmente Matteo di Ridolfo di Antonio di Manetto anziche' Matteo di Ridolfo di Antonio di Matteo
probabilmente Giovanni di Niccolo ha avuto anche un figlio FILIPPO che compare nelle tratte e che muore prima del 1409 che pero' non mi pare avere eredi
probabilmente Giovanni di Niccolo ha avuto anche un figlio FILIPPO che compare nelle tratte e che muore prima del 1409 che pero' non mi pare avere eredi
Fratre Jovachino quondam Jovachini Petri Christofori de Carnesecchis guardiano loci Santi Francesci de Cortona frate Jovachino quondam Jovachini Petri Christofori Carnesecchis frate et guardiano minorum S. Francesci conventualitum de Cortona
Presentibus ibidem frate Jovachino quondam Jovachini Petri Christofori Carnesecchis frate et guardiano minorum S. Francesci conventualitum de Cortona, Frate Federigo quondam Gilii Iovannis de Florentia, frate Bernardino quondam Iovannis de Novara de Monte al Cino, frate Guidone quondam Francisci de Ser Ristoris de Florentia omnibus fratribus dicte religionis, Bernardino quondam Menci Pieri Parentis alias de Tricha, Christophoro quondam Bacci Mei et Sebastiano quondam Iovannes Francisci alias de Belucanioso omnibus de Cortona testibus ad habitis et vocatis a dicta testatrice bene cognatis et notas. Domina Juliana filia quondam Venture Angeli Magistri Venture de Cortona sana per dei gratiam mente et intellectu quis in senectute ac in fermitate constituta timens improvisam periculum mortis cuius hora omnibus est incerta. data documento 17.7.1499
Nell'Archivio di Stato di Firenze e' conservata la raccolta SEBREGONDI il fascicolo 1332 si occupa dei Carnesecchi fiorentini La raccolta Sebregondi e' una raccolta di date di nascita di molti componenti di molte famiglie fiorentine
Il fascicolo 1332 mostra diverse lacune rispetto ai battesimi registrati al Duomo
ECCO I DATI RICAVABILI DAL SEBREGONDI SUI CARNESECCHI FIORENTINI
Albero genealogico ………Battesimi secondo il Sebregondi
Albero genealogico ………Riassunto dei battesimi (190 ) secondo il Sebregondi
Dall'IMPONENTE LAVORO DI SPOGLIO del dr ANGELO GRAVANO BARDELLI sulle fedi di battesimo del Battistero di Firenze nascono degli alberi estremamente piu' precisi
Alcuni individui di questa famiglia sono soggetti di ricerca e spesso i rapporti parentali sono pieni d'inesattezze Questo lavoro permettera' di evitarle
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GENEALOGIAF04
Questo studio aiuta anche a capire come si debba dubitare dell'estinzione di tutti i membri di questa famiglia ,nonostante quanto detto da alcuni genealogisti settecenteschi - ottocenteschi e poi ripetuto con passaparola acritico non accompagnato da alcuna indagine Sicuramente si sono estinti i rami di quel patriziato granducale che comprendeva solo una parte di essi Estinti nel tentativo di mantenere integro il livello della ricchezza familiare non disperdendolo tra molti eredi , che ha avuto come conseguenza una castrazione biologica della discendenza
La lotta dell'aristocrazia per mantenere intatto il livello sociale L'abbandono del Commercio dell'industria della banca per rifugiarsi nel clientelismo cortigiano o ecclesiastico e nella rendita fondiaria coinvolge i Carnesecchi I poveri e plebei mantengono intatte o addirittura aumentano le probabilita' di sopravvivenza del cognome gli aristocratici iniziano una difficile lotta per la sopravvivenza con un unico maschio delegato a tramandare il cognome e le ricchezze familiari
Nelle portate del catasto 1427 compaiono solo i seguenti individui maschi :
Berto di Zanobi Manetto di Zanobi Simone di Paolo Antonio di Paolo Giovanni di Paolo Bernardo di Cristofano Luca di Luca Giovanni di Niccolo e suo figlio Luca Un numero esiguo ??? E' possibile pero' che un qualche Carnesecchi infante si nasconda nella portata di una qualche madre risposata o comunque dichiarante con altro nome ???
Comunque tutto il quattrocento e' caratterizzato da un notevole incremento demografico dei Carnesecchi
Cosicche' il numero dei Carnesecchi all'inizio del cinquecento e' rilevante come possiamo vedere dagli alberi ricostruiti e dalle parole di un contemporaneo Giuliano Ricci che di un periodo un poco piu' tardo nella sua Cronaca affermera' : Cronaca (1532-1606) a cura di Giuliana Sapori.: a cura di Giuliana Sapori - Pagina 497 di Giuliano de' Ricci, Giuliana Sapori - 1972 - 671 pagine …La famiglia de' Carnesecchi nella nostra città è nobile ma numerosa, di huomini ve ne ha de' poveri et de' ricchi et de' pazzi et de' savii;...
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considerazionigenealogiche
La storia dei Carnesecchi di Firenze ha aspetti strani……………… presenta tante cose da chiarire , tante da scoprire. Talvolta la storia diventa un puro passaparola , e questo passaparola genera stereotipi. La storia poi e' legata a cio' che resta : se i documenti vanno persi , se i documenti non sono conosciuti , va persa anche la memoria . Qualcosa mi lascia perplesso Spulciando qui e la , emergono in ogni momento tra i Carnesecchi personaggi importanti che aggiungono qualcosa al loro tempo , eppure i Carnesecchi nella storia fiorentina sembrano non esserci , difficilmente gli storici li prendono in considerazione , difficilmente emergono dalle cronache dell'Ammirato del Machiavelli o del Guicciardini , del Segni o del Nardi Eppure ci sono e ci sono in maniera pesante in diversi momenti della storia di Firenze . Alla fine della Repubblica sono 11 Gonfalonieri di Giustizia e 49 i Priori delle Arti , moltissime le cariche minori Zanobi di Francesco e' uno dei sette dittatori ai tempi dell'assedio Durante la dinastia medicea tra i Carnesecchi si distinguono 8 senatori del Granducato Gli storici dicono che i Carnesecchi furono medicei questo e' vero con molti distinguo , sospetto che i Carnesecchi abbiano privilegiato la funzione mercantile rispetto a quella politica pur mantenendo per la loro ricchezza un peso rilevante nella societa' fiorentina appoggiando ed appoggiandosi alla famiglia dominante ( a Firenze non si puo' vivere senza lo Stato …) pur mantenendo un atteggiamento abbastanza indipendente con atti di opposizione talvolta evidenti I Carnesecchi mantennero sino al xvii secolo la propensione alla mercatura ed alla banca . Mentre alcune delle famiglie fiorentine si rassegnano alla vita di corte e basano la ricchezza sul possesso fondiario alcuni Carnesecchi sono ancora presenti nei commerci internazionali pagando poi il periodo di stagnazione che colpisce i commerci con il dissesto I nuovi studi si muovono ora in direzione di un analisi piu' approfondita del ceto dirigente fiorentino : credo che a lungo andare verra' rivalutato il ruolo dei Carnesecchi nella societa' fiorentina La lunga storia dei Carnesecchi per ora inizia nel 1297 Si chiameranno Duranti ed infine intorno al 1380 inizieranno a chiamarsi Carnesecchi Nel 1297 e' Priore il taverniere Durante di Ricovero che pare solo un taverniere ma che qualche anno piu' tardi troviamo a capo di una compagnia commerciale Il secondo priorato e' quello del 1319 del beccaio Pero di Durante detto il Carnesecca Si distingue poi Braccino di Pero uno dei priori che si oppongono vanamente alle pretese del Duca d'Atene Braccino in lite con diversi membri della famiglia Medici celebra con loro una pace nel 1351 Tra il 1340 e il 1363 i Duranti come ancora si chiamavano sono una famiglia importante di Firenze , ben inseriti a livello politico avendo gia' avuto 1 Gonfaloniere ed 8 Priori Molto probabilmente erano gia' da allora stanziati commercialmente in Francia e comunque in Europa A partire dal 1364 misteriosamente scompaiono dalla vita politica fiorentina per poco meno di 20 anni Riemergono intorno al 1380 con le figure dei Grazzini ( linea discendente da Grazzino ) : Zanobi , Cristofano , Paolo , (figli di Berto il gonfaloniere del 1358 ) che sono sicuramente ricchi ed intraprendenti mercanti . Sono imparentati con le maggiori famiglie di Firenze : Medici , Peruzzi , Bardi …………. Paolo di Berto meriterebbe uno studio particolare , ha un ruolo nella politica fiorentina dove rappresenta il partito pacifista , parla molto spesso nei consigli e' eletto con continuita' come console dell'Arte dei Medici e degli Speziali , descritto come un ricco mercante ha un grande giro di affari . La sua figura potrebbe contribuire a chiarire molto meglio il periodo dello pseudo regime albizzesco Paolo incrocia le figure di Masaccio , Masolino , Paolo Uccello andando cosi ad occupare un posto di rilievo nella storia dell'arte Cristofano , fratello di Paolo , ebbe probabilmente grande importanza come mercante Suo figlio Bernardo divenne uno dei piu' grandi mercanti fiorentini . Risiedeva spesso a Montpellier .Le sue galere facevano la spola tra Pisa la Francia la spagna il Portogallo . Era trasportatore , mercante , banchiere. ( Stupisce che su questo grande mercante non ci sia alcuno studio specifico vista la vastita dei suoi interessi).Nel 1429 e' presente insieme all'Albizzi al Vespucci al trattato commerciale tra la Repubblica Fiorentina ed il Portogallo. Amico ed alleato di Cosimo dei Medici ( padrino di battesimo di Lorenzo il magnifico ) e' pero' anche uno dei fidejussori di Ridolfo di Bonifazio Peruzzi (essendo marito di sua figlia Cosa ) e di suo figlio confinati da Cosimo il vecchio. Il suo nome compare nella storia dell'arte come committente del Tabernacolo Carnesecchi di Domenico Veneziano ora alla National Gallery di Londra Molto probabilmente i Carnesecchi si interessavano marginalmente di politica essendo intenti prevalentemente al commercio e alla banca e residendo per lunghi periodi all'estero Agli inizi del 1400 troviamo dei Carnesecchi a Lione come banchieri e ci sono tracce di loro fino in Lituania . Ma i documenti sono scarsi e dispersi Nei primi decenni del quattrocento emergono anche il figlio di Paolo : Simone e il figlio di Zanobi : Berto Il catasto del 1427 pone in luce la ricchezza raggiunta ed i cospicui casamenti nel popolo di Santa Maria Maggiore ne sono il sintomo piu' evidente : il canto li intorno prende il nome di "canto dei Carnesecchi" Della generazione successiva fa parte Francesco di Berto uno degli uomini piu' ricchi di Firenze spesso socio in affari con Lorenzo e Giuliano de Medici E ne fa parte anche Andrea di Bernardo , il cui ricordo e' legato alla partecipazione ad alcuni tornei eternati dalle rime del Lapaccini e del Poliziano Non ci sono molte notizie sui loro traffici che emergono qui e la come parti di un affresco rovinato dal tempo ed appaiono vivaci ed importanti Emerge storicamente la figura di Pierantonio di Francesco Carnesecchi amico di Piero de Medici e poi importante commissario della Repubblica in Maremma Amerigo di Simone commercia con l'Inghilterra e le sue galere solcano quei mari Cosimo di Simone ,Paolo di Simone ............ Al tempo del Savonarola emerge la figura ancor poco conosciuta ( vedi gli studi del dr Zuliani ) del "piagnone" Giovanni di Leonardo Carnesecchi , protagonista in quei giorni Altri seguaci il Savonarola trova in Giovanni di Simone , Zanobi di Francesco , Bernardo di Francesco , Giovanni di Niccolo'. La fede nel Savonarola spezza la compattezza familiare ; le convinzioni politiche portano i Carnesecchi su posizioni anche in forte contrasto Carlo Carnesecchi ostile al Savonarola e' in quei giorni uno dei piu' influenti cittadini e mercanti fiorentini , uno dei tre influenti cittadini a cui il Savonarola predice la morte di Lorezo il magnifico Importante e' la figura di Manzo Carnesecchi il fiero popolano schierato contro Alessandro dei Medici : uno dei protagonisti del dramma storico " Lorenzino de Medici " di Giuseppe Revere. Di questo Manzo non sono ancora riuscito a ricostruire il legame genealogico . Indubbiamente gia' nel 1400 alcuni Carnesecchi si erano impoveriti Ambigua ma importante e' la figura di Andrea di Paolo Carnesecchi molto legato al partito mediceo , padre di Pietro il potente segretario di Clemente VII poi arso per opinioni eretiche Andrea e' all'inizio del cinquecento emino della Nazione fiorentina a Costantinopoli Il mercante Zanobi di Francesco Carnesecchi , nonostante la sua fede medicea , e' uno dei sette dittatori di Firenze nei tempi dell'assedio Lorenzo di Zanobi Carnesecchi , "il secondo Ferruccio" compie miracoli di eroismo e di astuzia nella Romagna fiorentina e pone una taglia " cosa non udita mai " sulla testa del pontefice Clemente VII Lorenzo e' una degna di grandissima attenzione , in cui si concentra tutta la sagacia e duttilita' "Baccio" Carnesecchi autore di una storia di Firenze nasconde la figura del banchiere e senatore Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi E qui si apre la storia della banca Carnesecchi-Strozzi banca Carnesecchi Strozzi una banca delle maggiori in Europa , prima guidata da Bartolomeo e poi dal figlio Zanobi fiorentina. Questa la piu' importante delle banche legate ai Carnesecchi ma non e' la sola che vi sono diverse altre banche legate ad altri rami della famiglia La banca di Bartolomeo e Zanobi fallira' nel 1596 chiudendo un ciclo che forse aveva le sue radici nei primi decenni del quattrocento. E' molto curioso poi come il nome dei Carnesecchi si leghi ai giardini delle Tuileries a Parigi che vengono per incarico di Caterina dei Medici progettati da Bernardo Carnesecchi Il nome dei Carnesecchi entra nella grande storia con Pietro di Andrea Carnesecchi l' umanista condannato a morte come eretico da Pio V . Tradito da Cosimo sotto la cui protezione si era rifugiato e' consegnato all'inquisizione Giovambattista di Gherardo Carnesecchi fiero antimediceo combattera' contro Cosimo per la liberta' di Siena e poi se ne andra' a morire in Francia combattendo contro gli Ugonotti Una linea importante di Carnesecchi e' quella derivata da Ridolfo Carnesecchi discendente dei Mattei I suoi discendenti saranno importanti funzionari medicei in Versilia e di fatto daranno di volta in volta vita ad imprese minerarie importanti quanto sfortunate , inventando procedimenti nuovi per l'estrazione e lo sfruttamento di ferro ed argento Uno dei Carnesecchi probabilmente Vincenzio fu un celebre comandante di Galera distintosi per valore nella marina Stefaniana Agli inizi del seicento troviamo ancora i Carnesecchi coinvolti in imprese commerciali in Sicilia e nel napoletano . La baronia di Grottarossa in Sicilia e' figlia di questo periodo Ovviamente come in tutte le famiglie ricche non mancano beati e beate fra i Carnesecchi e la storia religiosa della famiglia e' impreziosita da 4 Canonici della chiesa di Santa Maria del Fiore ( Duomo ) Nel 1705 troviamo un ramo dei Carnesecchi ancora in possesso di un castello : il castello di Santa Maria Novella a Fiano ma in generale le linee aristocratiche a inizio settecento sono in via di estinzione e delle famiglie Carnesecchi sopravvivono solo quelle povere Giuseppe Maria Carnesecchi stende il velo sulla storia dei Carnesecchi a Firenze morendo missionario nelle Filippine Nel "DIZIONARIO BIOGRAFICO DEGLI ITALIANI " figurano due Carnesecchi della stirpe fiorentina : il pronotaro Pietro di Andrea , suo padre Andrea di Paolo ( non so quali criteri abbiano ispirato la scelta ) I Carnesecchi , come abbiamo visto , furono famiglia di un certo peso in Firenze. Una famiglia che dalla meta' del trecento inizia a far parte del ceto dirigente e di tale ceto fa parte fino a tutto il seicento ( nel 1691 muore Francesco di GiovanBattista l'ultimo senatore dei Carnesecchi ) Non ha giovato , comunque , alla fama della famiglia che i due personaggi piu' celebri siano in un certo modo due ribelli : Pietro ribelle a Santa Madre Chiesa e Lorenzo ribelle al potere trionfante dei Medici. Ed infatti sia l'uno che l'altro furono per gran tempo dimenticati ; Pietro fino alla fine del milleottocento e Lorenzo mai uscito dall'oblio , anche ai giorni nostri. Personaggi come Pietro ( sicuramente un' uomo che sacrifica la vita alle proprie convinzioni) come Lorenzo ( dice il Varchi : un eroe tal quale Ferruccio Ferrucci ) come Pagholo di Berto come Bernardo di Cristofano sono personaggi che entrano di diritto nella storia non solo fiorentina Mecenati che hanno permesso ad artisti come Paolo Uccello, Domenico Veneziano , Masaccio , Masolino , ecc , la realizzazione di opere importanti . Mercanti che avevano per casa il mondo in quella globalizzazione ante litteram , mercanti che non dimenticavano la loro patria , mercanti che all'occorrenza sapevano impugnare la spada . Il sangue di Pietro Carnesecchi ( consegnato a tradimento all'inquisizione ) fu il prezzo che Cosimo I dei Medici pago' per la corona granducale di Toscana
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PER L'ABITUDINE NELLE FAMIGLIE FIORENTINE ( MA NON PENSO SOLO IN QUESTE ) DI UTILIZZARE UNO STOCK ASSAI RISTRETTO DI NOMI NON E' ASSOLUTAMENTE FACILE DISTINGUERE GLI INDIVIDUI TRA LORO QUANDO PORTINO UNO STESSO NOME CON LA SOLA AGGIUNTA DEL NOME FAMILIARE
E QUASI IMPOSSIBILE UNA CONOSCENZA COMPLETA DELLE GENEALOGIE FAMILIARI ESSENDO MOLTO SCARSI GLI STUDI GENEALOGICI
IL PERICOLO DI OMONIMIA VA TENUTO SEMPRE PRESENTE
TALVOLTA ESISTONO INDIVIDUI CHE HANNO LO STESSO NOME , LO STESSO NOME DEL PADRE, ADDIRITTURA INDIVIDUI CHE HANNO LO STESSO NOME , LO STESSO NOME DEL PADRE, ED ANCHE LO STESSO NOME PER IL NONNO
NEL FRATTEMPO LA POPOLAZIONE NEL CORSO DEL XV SECOLO E' AUMENTATA NEL RAPPORTO 1 A 1,6
LE GENEALOGIE CHE SEGUONO SONO LE PIU' COMPLETE DISPONIBILI PER I CARNESECCHI FIORENTINI
TENGONO CONTO DEL SEBREGONDI , DEL PASSERINI ,................
MANCANO PERO' DELLO STUDIO DELLE BOCCHE NEGLI ESTIMI TRECENTESCHI E NEI CATASTI QUATTROCENTESCHI
GENEALOGIAF05 ALBERI GENEALOGICI
ALCUNI ALBERI GENEALOGICI CHE COPRONO IL PERIODO 1400--1700
Nel 1427 abbiamo il primo Catasto che ci da una prima fotografia delle famiglie fiorentine , poiche' vi e' l'obbligo di denunciare e individuare-nominare le bocche a carico del dichiarante-contribuente Nel 1450 iniziano i registri dei battesimi in Duomo Parrebbe quindi che dal 1427 bastino questi documenti per compilare un affidabile albero genealogico delle famiglie fiorentine
Non e' cosi . Vanno esplorati anche i documenti fiscali successivi la dove elencano le bocche Infatti nel 1427 il cognome e' ancora un elemento ballerino ed i registri dei battesimi sono incompleti per vari motivi , come abbiamo potuto vedere dal necrologio del Cirri che elenca morti di cui non si trova la nascita
I Carnesecchi alla fine del cinquecento probabilmente non avevano chiare le loro origini A parte il padre di Durante e talora Durante medesimo anche lo studio delle varie nascite successive era fortemente deficitario Quando il canonico del Duomo Piero di Francesco di Ridolfo Carnesecchi ,omonimo del piu' famoso Piero di Andrea di Paolo , fara' costruire una specie di albero genealogico del ramo Zanobi di Berto di Grazino questo sara' largamente incompleto.
Albero trovato tra le carte del canonico del Duomo : Piero di Francesco di Ridolfo---segnalazione dr Lorenzo Fabbri e cortesia dell'archivista dell'archivio capitolare sig. Benvenuti Albero incompleto nel senso che mancano persone E' pur vero che questo albero probabilmente doveva servire solo a determinare i diritti su un fidecomisso
ECCO RESE IN FORMA GRAFICA LE DISCENDENZE DEI CARNESECCHI FIORENTINI A PARTIRE DAGLI EPIGONI D'INIZIO QUATTROCENTO
Attenzione le portate al catasto del 1427 relative a Firenze sono solo di Manetto di Zanobi ; di Berto di Zanobi ; di Bernardo di Cristofano ; di Simone di Paolo ; di Antonio di Paolo ; di Giovanni di Paolo ; di Giovanni di Niccolo ; di Luca di Luca Compaiono sotto il cognome Carnesecchi : la portata di Zebaina Medici vedova di Zanobi Carnesecchi e Mattea Del Benino vedova di Luca Carnesecchi
Non compare alcun altro . E' da valutare la presenza in altri luoghi ad esempio Cortona, Prato , ........, senza cognomizzazione nelle portate O che qualche infante compaia nella dichiarazione di una vedova che ha riassunto il cognome da nubile
Nel libro di Gene Brucker " dal comune alla Signoria " nell'edizione italiana edita da "Il Mulino" nel 1981 nel capitolo settimo alla nota 57 compare un Piero Carnesecchi di cui , al momento non conosco il genitore . Nota 57 ......................La posizione contraria alla tassazione del clero fu esposta molto chiaramente da Antonio Alessandri e Piero Carnesecchi CP , 43 , f , 136r , 10 marzo 1417
Quindi occorre aggiungere un Piero vivente nel 1417 e , come abbiamo visto dagli studi della dressa Prajda , figlio di Paolo
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e' sicuramente l'albero piu' completo ed affidanbile ( in realta' mancano diversi individui e diversi rami )
ma non esiste la possibilita' di costruire un albero genealogico completo al 100 % non esiste un albero economicamente e socialmente monolitico , ma alberi composti di rami che si differenziano perche' piu' o meno poveri, piu' o meno vicini al potere , piu' o meno visibili il genealogista professionista in passato faceva un lavoro e tendeva a potare parentele che potevano gettare discredito puzzando di stalla L'erudito si concentrava su troppe famiglie per poter focalizzarsi su tutti i rami. Il lavoro era sempre incompleto
Poi gli ostacoli ad un'identificazione precisasono obiettivamente molti I battessimi del Duomo sono incompleti e lo vedo col raffronto del necrologio del Cirri dove trovo morti mai apparentemente battezzati Molti nascevano in altri luoghi e solo nel periodo repubblicano avevano interesse all'imborsamento per le tratte Poi i figli naturali che pur avendo cognome non avevano diritti successori e tendono a scomparire dalla scena il sistema di costringere molti membri ad un celibato forzoso o a vocazioni religiose inesistenti, che non sempre mantenevano cadendo in poverta' il sistema di cambiare il nome di battesimo al fanciullo o alla fanciulla i, in quello del padre moriente nel periodo di nascita ecc
Anche lo stock onomastico e' talvolta fonte d'inganni La forte mortalita' infantile ci impedisce spesso valutazioni corrette sull'assegnazione dei nomi Cosi non sempre e' agevole seguire lo schema di "rifare i parenti prossimi e i morti"
Il documento principe e' comunque sempre quello religioso . Anche se talvolta anche il parroco sbaglia la registrazione :Seguono i liber aetatis compilati per creare liste di eleggibili alle cariche pubbliche Poi qualunque documento sia in grado di documentare un'esistenza : ( tenendo conto come detto della possibilita' di eventuali errori di identificazione e di trascrizione) :
UN MASCHIO REGISTRATO COME FEMMINA DAL PARROCO /U> |
SCHEDE DEL POLIGRAFO ...........................CARNESECCHI NELLE SCHEDE DEL POLIGRAFO GARGANI
Albero genealogico ………Discendenza di Manetto di Zanobi di Berto Grazini
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di MANETTO di Zanobi Grazini
Uno Iacopo di Matteo a me sconosciuto
cosi pure non conosco questo Bartolomeo di Matteo che compare in una scheda del poligrafo Gargani
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Gargani : un primo Alessandro di Francesco di Berto muore 13 giugno 1474 sepolto in S.Maria Maggiore, probabilmente viene rifatto
Gargani : Amerigo di Bernardo muore 7 maggio 1567 sepolto in Santa Maria Maggiore
Albero genealogico ………Discendenza di Francesco di Berto
Albero genealogico ………Discendenza di Manetto,Filippo,Zanobi,Antonio,Matteo,Paolo,Agnolo di Berto
Albero genealogico ………Discendenza di Berto di Berto
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di BERTO di Zanobi Grazini
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Albero genealogico ………Discendenza di Bernardo di Cristofano di Berto Grazini
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di BERNARDO di Cristofano Grazini
Molti interrogativi desta :
da ricordare agli inizi 500 anche questa presenza
frate Jovachino quondam Jovachini Petri Christofori Carnesecchis frate et guardiano minorum S. Francesci conventualitum de Cortona,
che farebbe pensare ad un Piero figlio di Cristofano.
Esiste un Cristoforo di Luca di Giovanni di Niccolo nella linea dei Mattei
ma le date mi paiono incongruenti
Luca di Giovanni nel 1427 ha circa 32 anni e compare nella portata del padre senza moglie o figli
nato quindi circa nel 1395
suo figlio Cristofano puo' esser nato intorno al 1430 ed un eventuale nipote nel 1460
quindi non ci siamo
Rimane da risolvere il mistero che aleggia intorno alla figura di Niccolo ( fratello di Luca ) probabilmente figlio naturale di Giovanni che pare esser bistrattato dal padre
Ci potrebbe stare un altro figlio di Giovanni ugualmente bistrattato e di nome Cristofano
DOMENICO da Pistoia
I suoi studi dovevano essere stati di tipo "umanistico" perché si diletta a Copiare testi, come un Cicerone, De amicitta e De senectute, che nel 1480 presta a ser Antonio Nerli (a quanto pare un cartolaio il cui nome ricorre più volte nel Diario, forse parente del tipografo Bernardo), per ser Niccolò Carnesecchi da Pisa (cc. 20r, 71v; ancora cc. 19v, 29r, 30v, 77r).
Quindi a Pisa nel 1480 e' presente un Niccolò Carnesecchi , che ha quasi sicuramente dei legami con Bernardo che ivi aveva operato come mercante
Anno 1529
dal dr Paolo Piccardi
battesimo a Santa Maria a Sco
Matteo di Domenico di Bernardo Carnesecchi
Matteo et Romolo di Domenico di Bernardo Carnesechi 23 settembre 1529
Non figura nei registri dei battesimi del Duomo
non so se questo Matteo appartiene a questa linea
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Gargani : Amerigo di Cosimo morto 21 giugno 1561 sepolto in Santa Maria Maggiore
Gargani : Amerigo di Piero morto 11 ottobre 1562 sepolto in S Maria Novella
Albero genealogico ………discendenza di Piero e Zanobi di Simone di Paolo di Berto Grazini
Albero genealogico ………discendenza di Andrea,Pierantonio,Francesco,Carlo,Giovanni,Amerigo ,Cosimo,Alessandro
Albero genealogico ………discendenza di Giuliano di Simone di Paolo di Berto Grazini
Albero genealogico ………discendenza di Paolo di Simone di Paolo di Berto Grazini
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di SIMONE di Paolo Grazini
Antonio di Andrea di Paolo di Simone e' nato nel 1493
???Andrea di Bernardo
???Andrea di Manetto
???Andrea di Simone
???Andrea di Luca
???............................
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Ho chiesto informazioni al dr De Domicis di Roma ed ho avuto da lui queste ulteriori indicazioni
Trovo che nel 1534 morì Pierino, nipote de pronotario Piero Carnesecchi e fu sepolto il 31 agosto in S. Giovanni dei Fiorentini ed un altro Carnesecchi fiorentino morto il 24 ottobre 1562 nella parrocchia di S. Giovanni in Ajno [ vedi Claudio De Dominicis, Notizie biografiche a Roma nel 1531-1582 desunte dagli atti parrocchiali, in AccademiaMoroniana.it ].
Quindi due Carnesecchi morti a Roma prima di Pietro Carnesecchi decapitato nel 1567
Notizie biografiche a Roma nel 1531-1582 desunte dagli atti parrocchiali DA CLAUDIO DE DOMINICIS
. Cognome Carneseccha : La loro presenza nel periodo pontificio sembra documentata da un unico documento dell’anno 1600 citato dallo Jacovacci nei suoi Repertorii
Pierino figlio di ???
trascritto bene dal Gargani ? ma ?
Andra' verificato questo Zanobi di Fantone (???? Antonio ????) di Paolo Carnesecchi sposato con una Gualterotti nel 1480 e probabilmente nato poco prima del 1450
l'antenato Paolo deve essere nato al minimo intorno al 1410 e non mi pare che nel 1410 vi sia alcun altro Paolo se non il fratello di Zanobi e di Cristofano
Piu' plausibile quindi Zanobi sia figlio di Antonio di Paolo e quindi da aggiungere al sottostante albero dei discendenti di Antonio di Paolo
Albero genealogico ………Discendenza di Antonio di Paolo di Berto Grazini
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di ANTONIO di Paolo Grazini
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Albero genealogico ………Discendenza di Giovanni di Paolo di Berto Grazini
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di GIOVANNI di Paolo GRAZINI
Il Passerini parla di un quarto figlio di Paolo di Berto : Carlo
Simone di Carlo sposa nel 1426 Cambia di Gherardo di Filippo Corsini
nel Catasto del 1427 pero' non c'e' traccia di questo individuo
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GENEALOGIAF06
molto improbabile che c'entri qualcosa anche perche' penso non ci fosse ancora la cognomizzazione Carnesecchi a Firenze
ecco in libro grazie alle digitalizzazioni di Google : Pisa illustrata nelle arti del disegno di Alessandro da Morrona La chiesa e' quella di Santo Stefano dei cavalieri
Le lapidi non esistono piu' e l'autore ne cita il motivo Anche in questo caso abbiamo modo di osservare il poco conto in cui si tenevano queste testimonianze lapidee
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Zanobi di Bastiano Carnesecchi
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Giovanni di Filippo Carnesecchi
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GENEALOGIAF07
I MATTEI
Luca di ser Filippo muore poco tempo dopo aver sposato Mattea Del Benino Luca deve esser nato prima della morte del padre e battezzato come Alessandro Mattea deve aver cambiato il nome al figlio da Alessandro a Luca in memoria del padre Meno probabile che esistesse anche un figlio di nome Alessandro
Albero genealogico ………Discendenza di Luca di Luca di Ser Filippo Mattei
da questo foglietto del gargani parebbe doversi aggiungere questo Francesco di Luca di Luca abitante a Ostina nel 1512
Ricevo ancora da Paolo Piccardi : la registrazione che allego, fra quelle che ho conservato, è relativa al battesimo di un Carnesecchi e avvenne nella Pieve di S. Maria a Sco' ; quindi si presume che la nascita sia avvenuta in quei paraggi. Anno 1560 : Lucha figliuolo di Daniello
un Carnesecchi che nel 1560 non viene battezzato a Firenze ma a Cascia
Anno 1560 : Vincenzo figliuolo di Daniello
un Carnesecchi che nel 1566 non viene battezzato a Firenze ma a Cascia battesimi a Cascia nel Reggello
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di LUCA di LUCA MATTEI
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Da ricordare per questo ramo il libro : *** ANTHONY MOLHO E FRANEK SZNURA (a cura di), "Brighe, affanni, volgimenti di Stato". Le ricordanze quattrocentesche di Luca di Matteo di messer Luca dei Firidolfi da Panzano *** Luca di Matteo da Panzano e' il fratello uterino di Luca di Luca Carnesecchi essendo entrambi figli di Mattea Del Benino Cosi le vicende di Luca da Panzano cresciuto nella casa di questo ramo dei Carnesecchi s'incrociano spesso con quelle del fratello Luca Carnesecchi e dei suoi parenti In alcune occasioni i Carnesecchi prestano garanzie a suo nome
???Andrea di Bernardo ???Andrea di Manetto ???Andrea di Simone ???Andrea di Luca ???............................
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lapide sepolcrale di Luca di ser Filippo di Matteo di Durante , padre di Alessandro (poi Luca)
Albero genealogico ………Discendenza di Luca di Giovanni di messer Niccolo Mattei
Niccolo di Giovanni di Niccolo Carnesecchi
manca al catasto del 1427 nella portata di Giovanni di Niccolo il figlio Niccolo non sembra comparire come erede nel testamento del 1431 di Giovanni di Niccolo citato dal Lami che vediamo invece nominato quando Luca fa testamento Niccolo e' senza dubbio figlio di Giovanni di Niccolo per cui la cosa al momento non e' chiara
non ho notizia di che fine abbiano fatto Bernardo e Cristofano figli di Luca di Giovanni
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di LUCA di GIOVANNI MATTEI
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di NICCOLO di GIOVANNI MATTEI
Mattea Del Benino
Noi pensiamo sempre al medioevo come un mondo immensamente diverso ...........Nell'anno 1320 donna Mandina , gia' consorte del cavaliere Guatano dei Pigli , dispose che nella chiesa dello Spedale dei Chierici in via San Gallo venissero appese le armi di questo suo primo marito e del suocero , e che per l'altare venisse dipinto un quadro con la Vergine, ai cui piedi figurassero inginocchiati la committente e messer Guatano ; contemporaneamente dichiaro' che si sentiva di appartenere a lui e non al suo secondo marito , Folco Buonaccorsi , pure egli defunto. Robert Davidsohn : Firenze ai tempi di Dante capitolo V pag 390 Cosi anche Mattea Del Benino in morte opera la sua scelta e decide di riposare in eterno a fianco del suo secondo marito Luca di ser Filippo Carnesecchi
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per la cortesia del dr Guido Fineschi Sergardi
GENEALOGIAF08
nell'Archivio di Stato di Firenze in un registro ho trovato per caso alla data del 20 febbraio 1652 il ricordo della sepoltura alla SS. Annunziata di Andrea di Filippo Carnesecchi "filatoraio" del popolo di San Lorenzo. Il registro è "Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 119, 817. Ho preso solo questo appunto e glielo giro. Spero le sia utile. per la cortesia della dottoressa Paola Ircani
20 Febbraio 1653 Si dette sepoltura in Chiesa nostra al corpo di Andrea di Filippo Carnesecchi filatoiaio, andorno i Novizi, quale era della Compagnia della Nonziata, Popolo di S. Lorenzo.
per la cortesia del dr Paolo Piccardi
Albero genealogico ………altri Carnesecchi
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CARNESECCHI OLTRARNO ESISTONO SICURAMENTE DEI CARNESECCHI CHE ABITANO IN OLTRARNO CHE RITENGO COMUNQUE ESSERE DEL MEDESIMO CEPPO DEGLI ALTRI MA ABITANTI IN UNA ZONA DIVERSA
Secondo l'albero costruito dal Salviati Francesco padre di Gabriello e' figlio di Luca di Luca di ser Filippo
CARNESECCHI DELLE RUOTE
ESISTONO SICURAMENTE DEI CARNESECCHI CHIAMATI "CARNESECCHI DELLE RUOTE" CHE RITENGO COMUNQUE ESSERE DEL MEDESIMO CEPPO DEGLI ALTRI MA ABITANTI IN UNA ZONA DIVERSA
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AMOREVOLEZZA DI MOGLIE O UNA TRADIZIONE ?
Ho trovato altre situazioni uguali curiose o forse esemplari di una tradizione fiorentina o anche piu' larga
Il marito muore subito dopo la nascita del figlio e la moglie cambia il nome che ha avuto al battesimo il bambino mettendogli quello del padre morto
Nel 1401 muore Luca di ser Filippo di Matteo Carnesecchi la cui lapide funeraria e' ancora visibile sul pavimento della chiesa di Santa Maria maggiore a Firenze
Sua moglie ha da poco dato alla luce un maschio battezzato col nome di Alessandro
Con tale nome infatti figura come erede nel testamento del padre
Ma cresce poi col nome di Luca di Luca di ser Filippo Carnesecchi
La madre di Alessandro , e' Mattea Del Benino gia' vedova di Matteo dei Firidolfi da Panzano ( da cui ha avuto tre figli maschi ) e sposata in seconde nozze con Luca di ser Filippo Carnesecchi
Alcune vicende di Mattea sono raccontate nei ricordi di uno dei figli : Le ricordanze di Luca dei Firidolfi da Panzano
( Ricordanze gia' oggetto di attenzione da parte di Carlo Carnesecchi ,e nel 2010 riproposte in versione integrale da Anthony Molho e da Franek Sznura )
Una vicenda analoga e' quella di Zanobi di Lorenzo di Zanobi di Simone , figlio di Lorenzo Carnesecchi quello che il Varchi chiama "il secondo Ferruccio" ed il Mecatti chiama "il gran soldato"
Lorenzo esiliato dal duca Alessandro e' eletto dai fuoriusciti come procuratore ma muore nel 1534
Il 18 febbraio 1533 ( 1534 italiano ) nel registro 10 dei battesimi del Duomo alla pagina 35 e' registrata la nascita ( da Lisabetta di Iacopo Del Giocondo non nominata ) di un maschio figlio di Lorenzo di Zanobi di Simone Carnesecchi a cui viene dato il nome di Zanobi come il nonno paterno
Nel "libro delle eta' " verra' pero' poi inserito come Lorenzo e vivra' portando il nome di Lorenzo di Lorenzo di Zanobi Carnesecchi
Da notare che fara' parte della corte di Cosimo I che pare non mostrare alcun rancore verso i nemici del duca Alessandro ( eccezion fatta per Lorenzino de Medici )
Insieme che frutto dell'amorevolezza verso il marito era una tradizione
Eva Mori ce ne parla anche per Francesco Castellani
In realta' era uso radicato anche altrove, infatti Caterina Sforza la figlia naturale di Galeazzo Maria Sforza ( la Madonna di Furli ) ebbe un figlio da Giovanni di Pierfrancesco dei Medici e gli mise il nome di Lodovico ( 6 aprile 1498 )
Alla morte di Giovanni ( 15 settembre 1498 ) cambio' il nome al figlio mettendogli quello del padre Giovanni : e questo figlio fu Giovanni delle bande nere padre di Cosimo I
Faccio notare una curiosita' cioe' come spesso i maschi battezzati col nome di "Alessandro" fossero ( probabilmente dalla nascita ) spesso nei vari rami Carnesecchi destinati a divenire dei religiosi , come se il neonato fosse stato una sorta di dono della famiglia alla religione e a Dio
storiaaristocraziafiorentina
Il regime creato nel 1434 da Cosimo de' Medici e dai suoi alleati era strettamente simile a quello che lo aveva preceduto. Tranne alcuni cambiamenti della procedura elettorale, per garantire il controllo delle cariche da parte dei Medici, il sistema costituzionale del vecchio regime fu lasciato intatto"'. Un altro elemento di continuità era la base sociale del governo dei Medici: la stessa coalizíone di famiglie vecchie e influenti, eliminati i partigiani Albizzi-Peruzzi, e con un certo numero di famiglie nuove che avevano appoggiato attivamente i Medici prima del 1434. Cosimo ed i suoi amici píú vicini formavano l'élíte del reggímento, anche se l'influenza di Cosímo nelle scelte politiche, in particolare negli affari esteri, era maggiore di quella di cui avevano goduto gli statisti in passato. Ma i metodi e le tecniche di governo erano molto simili a quelli sviluppati da Maso degli Albizzi, Rinaldo Gianfigliazzi, Niccolò da Uzzano ed i loro colleghi nei primi anni del Quattrocento. Avevano creato il sistema che avrebbe retto Fírenze per un secolo.
Da Gene Adam Brucker Firenze l'impero del fiorino …..Se i nemici di Cosimo lo avessero ucciso quando lo avevano avuto in loro potere , nel settembre 1433 , la posizione della sua famiglia nella storia fiorentina sarebbe rimasta oscura come nei due secoli precedenti .Prima del 1400 nulla distingueva i Medici da centinaia di altre famiglie di analoghe origini e condizione sociale .Loro membri avevano ricoperto alte cariche fin dalla seconda meta' del duecento ; erano attivi come mercanti , banchieri , industriali tessili , si imparentavano con altre famiglie del loro quartiere ( San Giovanni , fra il mercato vecchio e la chiesa di San Lorenzo). Essendo un grande casato suddiviso in diversi rami e comprendente dalle venti alle trenta famiglie , i medici non erano politicamente e socialmente uniti come invece per esempio i Castellani e i Peruzzi. Fra il 1390 e i primi del 1400 alcuni Medici furono coinvolti in cospirazioni contro il regime .Antonio fu condannato a morte per tradimento (1397) e diversi altri furono privati del diritto di accedere alle cariche pubbliche . Ma la famiglia ritorno' in auge dopo il 1410 quando Giovanni di Bicci dei Medici divenne uno dei piu' ricchi banchieri della citta' , con stretti legami con la Curia romana . Pur evitando con cura di mettersi politicamente in vista , Giovanni creo' una potente coalizione di parenti , amici e clienti , che rimasero fedeli al figlio Cosimo dopo la sua morte nel 1429……………….
Quindi i Carnesecchi fiorentini a cavallo del quattrocento erano pochi in numero , alcuni di loro erano politicamente influenti . in modo particolare i Grazini , avevano un posto politico di rilievo nella politica fiorentina che aveva in Maso degli Albizzi , Niccolo' da Uzzano , e Gino Capponi i suoi principali rappresentanti E' quindi in un certo modo falso che l'ascesa dei Carnesecchi ai vertici politici sia iniziata col regime mediceo La presenza dei Carnesecchi nell'agone politico e' in un certo qual modo poco appariscente perche' stiamo parlando in tutto di una decina di maschi adulti Legami parentali , commerciali ed ideologici univano pero' i Carnesecchi ai Medici . Zanobi era sposato con Zebaina di Manetto dei Medici , Paolo aveva rapporti commerciali con Vieri e con Cosimo il vecchio. Bernardo figlio di Cristofano era intimo amico di Cosimo , nonostante fosse sposato con la figlia di Bonifazio Peruzzi ,tanto da essere uno dei padrini di battesimo di Lorenzo il magnifico.
Sarebbe un grossolano errore considerare i Carnesecchi una consorteria , (il concetto di consorteria era un concetto tramontato gia' nel trecento per via della lotta a quanto restava delle consorterie magnatizie ) infatti erano gia' presenti i segni di una differenziazione tra i pochi rami familiari in cui erano divisi. Luca ad esempio aveva legami molto piu' profondi con Luca da Panzano suo fratello uterino che con gli altri Carnesecchi ……………..
I carnesecchi si stanno ora affermando come una delle famiglie principali di Firenze
I CARNESECCHI DURANTE IL REGIME MEDICEO
vai alla pagina 17 Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1434 al 1464 ( Periodo di Cosimo il Vecchio ) vai alle note alle pagine 17 Note al periodo 1434-1464
dopo la battaglia di Anghiari in cui i viscontei guidati dal Piccinino vengono sconfitti Firenze allarga i suoi domini al Casentino e alla Val Tiberina Una piccola battaglia ha effetti territorialmente imponenti
dalla tesi del dr Jean Marc Riviere Répertoire prosopographique du personnel politique florentin de décembre 1494 à mai 1527
vedi : http://www.carnesecchi.eu/Riviere.pdf
Per quanto riguarda i Carnesecchi lo studio e' abbastanza carente negli uffici elencati ma e' comunque una sintesi utile
vai alla pagina 18 Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1464 al 1469 ( Periodo di Piero de Medici ) vai alla pagina 19 Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1469 al 1492 ( Periodo di Lorenzo de Medici ) vai alla pagina 19bis Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1469 al 1492 ( Periodo di Lorenzo de Medici ) vai alla pagina 19ter I Carnesecchi nel Catasto del 1469 vai alle note alla pagina 19 Note al periodo 1469-1492
storia dei Carnesecchi…Le galere di Bernardo Carnesecchi da Pisa alle coste della Francia ,della Spagna, del Portogallo , nei primi anni del quattrocento……
UN ALTRO RICCO ED INFLUENTE MERCANTE DEL PERIODO MEDICEO
Francesco di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi ………………….… Francesco di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi
PERDITA NAVE E MERCI : di Lorenzo e Giuliano de' Medici, di Antonio Martelli, di Francesco Sassetti, di Francesco Carnesecchi e di Francesco Sermattei
Le circostanze di questa cattura sono curiose. Il carico delle navi veniva formato di varie mercanzie, cioè di panni, tele, pelliccie, d'allume, e di più oggetti di gran valore, arazzi, stoffe lavorate di seta e oro, pietre fine ed aromi, che insieme sommavano al valore di circa 460,000 zecchini o scudi d'oro. Tali mercanzie essendo o di proprietà , o spedite per commissione di case fiorentine, le quali trovavansi stabilite a Brugia o tenevano fondachi e rappresentanti in detta città, allora, come si sa , del commercio dei Paesi-Bassi, questi, onde assicurarsi contro i corseggiatori Anseati, indussero Tommaso Portinari loro connazionale, consigliere tesoriere di Carlo il Temerario Duca di Borgogna e conte di Fiandra, a fare iscrivere la galera sul proprio nome. Anche la maggior parte del carico nelle carte del capitano veniva dichiarata qual proprietà del Portinari, e la nave arborò la bandiera di Borgogna. Erano le predette case fiorentine quelle dei fratelli Lorenzo e Giuliano de' Medici, di Antonio Martelli, di Francesco Sassetti, di Francesco Carnesecchi e di Francesco Sermattei, il quale ultimo montò egli medesimo sulla galera in qualità di patrono. Sono notissime le frequenti relazioni dei Medici colla famiglia Portinari , la quale, non potendo più sostenersi in quell'alto grado occupato due secoli prima da Folco di Ricovero , adoperavasi spesso e nelle città italiane, e in quelle dell'estero, per gli interessi commerciali della casa , che colle ricchezze e non meno col senno politico dominava allora la patria , e di cui, sin dai tempi di Cosimo il Vecchio , era così grande il successo nelle cose di mercatanzia che, al dire di Francesco Guicciardini, " non fu uomo che si impacciassi seco, o come compagno, o come governatore, ebe non ne arricchissi ". Tommaso Portinari, dal medesimo Guicciardini con Lionetto de' Bossi nominato tra gli " uomini sufficienti " era cugino d'un Averardo che stava alla testa della ragione Medicea a Milano , mentre Folco suo figlio , sposato a Luigia de' Pazzi, trovavasi ugualmente adoperato dai Medici nelle Fiandre. Malgrado le usate precauzioni, un corsale di Danzica, Paolo Bencke inseguì la galera sin tanto che essa venne in vista della costa inglese. Allora l'assalì. L'aspro combattimento terminò colla presa della nave. Tredici Fiorentini rimasero uccisi, oltre ad essere feriti più di cento della ciurma. I corsali voltarono le prue e fecero vela verso la bocca dell' Elba, dove ricovraronsi colla ricca preda.
LA CADUTA DEL REGIME MEDICEO
vai alla pagina 20 Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1492 al 1494 ( Periodo di Piero de Medici detto Piero il fatuo)
Documenti fiscali nel periodo
storia dei Carnesecchi Elenco dei Catasti nel quattrocento a Firenze da Ugo Procacci : Uno studio sul Catasto
" ALCUNE NOTE ALLA STORIA DEI CARNESECCHI"
vai alla pagina 12ter Sunto della storia di Firenze negli anni dal 1266 al 1381
documenti< ………. …………Antichi documenti riguardanti i Carnesecchi documenti< ………. …………altri antichi documenti riguardanti i Carnesecchi
SQUARCI DI VITA
Ricerca genealogica a Firenze………Documenti fiscali ,Catasti , Censimenti a Firenze ad uso ricerca genealogica
Economia medioevale e rinascimentale…………………L'incredibile modernita' dell'uomo d'affari medioevale
Economia medioevale e rinascimentale…………………L'incredibile mobilita' dell'uomo d'affari medioevale
storici…………………………………………Esaltazione di quei ricercatori che si occupano anche di "storia locale"
storia dei Carnesecchi……La Compagnia di Durante di Ricovero nei primi decenni del trecento
storia dei Carnesecchi………….Una curiosita' : dei Carnesecca a Mantova agli inizi del trecento
storia dei Carnesecchi< Paolo di Berto :Una girata su una cambiale nel 1386 ( Fonte De Roover:Il banco dei Medici )
storia dei Carnesecchi 1424 : Tommasa C. lascia i suoi beni ai figli : al figlio Antonio 50 fiorini in piu' che agli altri perche' studi qualunque scienza gli piaccia ( dr Piccardi )
compagnie mercantili fiorentine…alcune Compagnie mercantili fiorentine nei primi decenni del quattrocento secondo gli studi dr White
storia dei Carnesecchi………………I Carnesecchi in FRANCIA ( CARNESEQUI ; CARNASEQUI ; CARNESSEQUI ; CARNASEGNI )
ANDREA di BERNARDO di CRISTOFANO e i tornei del periodo mediceo
storia dei Carnesecchi…………………………………………………Andrea di Bernardo : I tornei messi in rima …………………
MATTEO BOSISIO……Molto più di un gioco Il calcio storico fiorentino nella letteratura tra Quattro e Cinquecento
PIERO DI BERNARDO
Piero di Bernardo fu Priore nel 1473, quindi un uomo politicamente rilevante Qui lo faccio comparire per una apparentemente piccola vicenda che solleva pero' il grande problema della schiavitu' a Firenze , che era anche schiavitu' sessuale
PAOLO DI SIMONE DI BERTO
FILIPPO DI BERTO DI ZANOBI DI BERTO
Jacopo Carnesecchi
1478, 29 luglio. I Dieci di Balia, in seguito alla seconda invasione degli Aragonesi (Ferdinando d'Aragona, figlio di Alfonso I re di Napoli) nel Chianti, scrivono ad Antonio da Panzano Commissario per la Lega di Val di Greve (Antonio e' figlio di Luca da Panzano ) e che si trovava per le difese al suo quartier generale di Panzano, dandogli i seguenti ordini perentori ed anche, nel finale, accorati: "Voliamo che subito alla hauta della presente mandi Jacopo Carnesecchi colla sua compagnia a Lamole per guardia di quello luogo perchè è necessario che e fanti che saranno costì habbino ancora cura de’ luoghi circumstanti. Oltre a quelli che vi sono doverrà venire costì [a Panzano] Niccolò Vitelli con CCC fanti, et oltre a ciò vi manderemo degli altri conestabili con buona soma di fanti per guardia di costì e degli luoghi datorno. Noi intendiamo che i nimici sgombrono ogni dì a Vignamaggio per non vi essere chi resista loro. Havendo tanti fanti quanti doverrete havere, vedi fare di obviare che almancho vi lascino le mura". Ma purtroppo il 23 agosto gli aragonesi prendono il castello di Lamole ed i Dieci di Balia così scrivono a Pier Filippo Pandolfini, ambasciatore di Firenze a Venezia, al fine di sollecitare la sua azione diplomatica volta a far scendere in campo la Repubblica di Venezia contro gli Aragonesi ed i senesi loro alleati: "[...] presero il castello di Lamole et altri luoghi di cittadini et predato et bruciato ciò che possono, in modo che siamo in una confusione et in uno tumulto grandissimo".
( per la cortesia di Italo Baldini )
Siamo in presenza di una scelta di vita diversa nel complesso mondo trecento-quattrocentesco Molto piu' variegato di quanto si creda e si dica Probabilmente Jacopo ha fatto la scelta della vita delle armi , non una vita mercantile ,non una vita contadina ma l'esercito Una sorta di piccolo connestabile , reclutatore e comandante di un piccolo esercito d'armati
Chissa' che fine avra' fatto Jacopo . Chissa se sara' sopravvissuto alla sfortunata difesa di Lamole
Questo Jacopo e' un Carnesecchi minore . Minore nel senso che di lui non si parla nei libri , e si fatica a trovarne i documenti (probabilmente da ricercare nei X di Balia ) non ho altra informazione ne anagrafica , fiscale, solo questo stringato documento a dimostrare la sua esistenza Ho solo questo battesimo ( ma non e' detto che sia il medesimo Iacopo ) e non e' chiaro chi sia Zanobi il padre NANNA GIOVANNA di IACOPO di ZANOBI n.23.6.1514 ore 9 p.S.M.Magg. (reg.227 fg.45) direi che difficilmente siamo in presenza dello stesso individuo il malcapitato difensore di Lamole nasce intorno al 1450 il padre di Nanna se fosse nato nel 1450 avrebbe 64 anni al momento di questa nascita
ho trovato altri Iacopo tra i Carnesecchi (Iacopo Gregorio) di Giuliano di Simone nato nel 1476 Iacopo di Matteo nelle tratte Brown University nel 12 di Compagnia
DA NOTARE LA DIFFICOLTA' DELLA RICOSTRUZIONE GENEALOGICA Iacopo non compare nei battesimi del Duomo dove avrebbe invece dovuto comparire ( iniziano nel 1450 ed e' improbabile che Jacopo sia nato prima del 1450 ) e' quindi un esempio di come sia difficile ricavare delle fonti genealogiche che ci diano ragione di ogni individuo Avevamo gia' visto le difficolta' a collocare Gallizia la moglie di Luca Signorelli all'interno dell'albero genealogico ed altri esempi del tipo Ha avuto discendenza Iacopo ? A Firenze sembrano non trovarsi piu' tracce di lui , ma niente ci fa escludere che abbia continuato a vivere nel contado ed abbia avuto discendenza
E' comunque probabilmente l'esempio di un Carnesecchi che nel quattrocento si discosta dalla carriera mercantile per fare altro : connestabile e mestiere delle armi???
Cortesia di Francesco Bini--palazzo vicariale di Certaldo
Il motto nel cartiglio : Dio resiste ai superbi....( Guido Buldrini )
De Roover : Il banco Medici dalle origini al declino ( 1397--1494 )
Bernardo di Francesco ( ritengo sia Bernardo di Francesco di Berto ) viene nominato dal De Roover come direttore della filiale Tornabuoni di Napoli dipendente dalla sede romana Bernardo era socio di minoranza 500 ducati su 9500 Questo contratto di societa' dice il De Roover esiste ancora ASFirenze MAP 89 num 189 la filiale di Napoli che aveva gia' seri problemi e fini fallita nel marzo 1495 mentre i Francesi occupavano Napoli La vicenda era pero' molto complicata dall'intrecciarsi dei banchi Tornabuoni alle vicende negative del banco Medici a Napoli, vicende che risalivano avanti alla congiura dei Pazzi e al sequestro dei beni dei Medici operato da Ferdinando I re di Napoli
il Nasi mori nel 1489 ,poco dopo aver fatto un viaggio a Firenze . Per qualche mese la sua compagnia continuo' a funzionare sotto il nome di Eredi di Francesco Nasi e C, con Bernardo di Francesco Carnesecchi , genero del morto , come temporaneo direttore Questa sistemazione provvisoria fu regolarizzata il 25 marzo 1490, quando fu stipulato un formale contratto di societa' MAP 89 num 189 Bernardo Carnesecchi fu mantenuto al posto di direttore , ma la ragione sociale fu cambiata in quella di Lorenzo di Giovanni Tornabuoni e C La durata della nuova compagnia fu fissata in tre anni e il capitale a 9.500 ducati, moneta di Napoli di cui Lorenzo de Medici e C di Roma dovevano 9.000 ducati cioe' 3.000 sotto forma dell'edificio del banco situato nella citta' di Napoli e 6.000 ducati in contanti e in crediti esigibili della ditta Eredi di Francesco Nasi.....................................
Di Zanobi di Simone Carnesecchi , so poche cose , eppure doveva essere un mercante di buona levatura Sposa Picchine Marie de Gondi nel 1477 ( dei Gondi francesi ) e sara' padre di diversi figli in particolare di Lorenzo il commissario della Romagna fiorentina ai tempi dell'assedio e di fra Timoteo rimasto nella memoria per il suo servizio di piatti di ceramica di Cafaggiolo Qui lo vediamo alle prese col Sultano d'Egitto , procuratore di Rinaldo Altoviti , intento al recupero di alcune merci I diplomi arabi del regio Archivio fiorentino ( appendice ) di Michele Amari
………….Alcuni fatti di Zanobi di Simone Carnesecchi
MORIA PER PESTE DEL 1479;
storia dei Carnesecchi…….Una lettera consegnata da un prete della famiglia Carnesecchi ( don Pellegrino ) al fratello di Amerigo Vespucci a Rodi
Carnesecchi e Machiavelli……………………………………...Rapporto tra i Carnesecchi e Niccolo’ Machiavelli
Nel suo componimento poetico (CENTILOQUIO) il fiorentino Antonio Pucci nel 1373 enumerava i DURANTI tra le famiglie fiorentine dell'elite politico-commerciale 100 anni dopo : ancora Benedetto Dei , in un breve manoscritto , nel tracciare un immagine apologetica della Firenze del 1470 comprende ancora i Carnesecchi nell'elite politico.commerciale della citta' ( in Giuseppina Carla Romby "Descrizioni e rappresentazioni della citta' di Firenze nel XV secolo" con la traduzione inedita dei manoscritti di Benedetto Dei Libreria editrice fiorentina 1976 )
........................Florentia bella a' drento a la citta' 365 casati e parentele , che vv'e' chasato e parentado sia qui di sotto e al dirinpetto a chonfusione de nemici nostri e per alfabeto ciaschuno intendo inchominciare a rachontargli perche' non si crhederia per molti che ssono e in ponente e in levante e nel Mezodi' e per tutti i luoghi e di Francia e di Spagna e di Chatalognia. Ma io Benedetto Dei n'entendo e voglio darne piena notitia. Acciaiuoli , Alberti , altoviti ,alessandri , amidei , aldobrandini , ardinghegli , anselmi , alderotti , arigucci , Alamanni ,Antellesi , Agli , Amtinori , Ardinghi , Alzani , Albizi , Arnolfi , Allegri , Asini , Aliotti , Aglori , Angiolieri , Aringhi , Arighi , Alfani , Ambruogi , Aringhieri ,Angiolini , Adimari .Buondelmonti , Bardi , Bisdomini , Buorromei ,Bonbeni , bischeri , Brunelleschi , Biliotti , Baroncegli , Borghini , Buciegli , Busini , Barbadori , Belincioni , Benci , Benino , Bonciani , Bellocci , Branchacci , Bartoli , Bartolini , Berardi , Bini , bagnesi , benvenuti , bonsi , boninsegnia , boni , buglaffi , bonerelli , bardelli , borghognioni , berlinghieri , barducci , bechonugi , brunetti , banchi , bancazzi , bechi , berti , bonvanni , Bonaparte , betti , bonachorsi , bartolegli , bartholi .Chapponi , Chastellani , Chanigiani ,Chavalcanti , Chuaratesi , Chorsini , Charnesecchi , Chorbinegli , Chorsi , Chonti , cresci , chattani , charadori , chaccini , chambi , chappegli ,chambini , chortigiani , chompibbiesi , chompagni ,chorsellini , choveregli ,chantori , chasini , charcheregli ,cieretani , cierchi , ciciaporci , cai , cei , ciederni , chocchi , Ciglamochi ,cieffini , Ciari , cieffi , Chaponsacchi ,Chasa , Chasavecchia , Charucci , Chovoni .Davanzati , davizzi , dini , dazzi , deri , dati , doni , dei , donati , dossi , di bardo , di benozzo , di baldo , del rosso , danti , dal chanto . Figiovanni , freschobaldi , Franzesi , Falchonieri , Fighineldi , fioravanti , falchoni , foraboschi , federighi , ferantini , filichaia , folchi , fortini ,ferucci , fronti , foresi , fiorai , fantoni , forestani , fagiuoli . Gianfigliazzi , giandonati , ginori , gherardini , guidetti , ghuicciardini , Giugni , Giraldi , Gherardi , Guaschoni , Ghuiducci , Ghuidotti , Ghuidalotti , Ghori , ghiaciato , ghaddi , ghuardi , ghiberti , ghineldi , gherardi , gherardazzi , ghondi , ghineldi , gaglioni , gualterotti ,ghini , ghuadagni Medici , Manetti , Machiavelli , Minerbetti , Monaldi , Martelli , Morelli , masi , masini , mozzi , mezzoli , mosiccini , manovelli , magalotti , malegonnelle , mazzinghi , maghaldi , mori , manovellozzi , marini , marsili , martini , manni , marucelli , mucini , mellini , martellini , mangioni , mattei , marsuppini , monti , mazzuoli , mazzei , marignolli , marmorai , manicciSoderini , strozzi , stufa , serristori , salviati , spinelli , sassetti , sacchetti , spini , sapiti , schali , serragli , scharlati , scarfi , sassolini , scarlattini , scarsi , solomei , siminetti , soldanieri , soldani , salvini , soldanieri , salterelli , sommaia , strada , segni , segnini , spina , stechuti , scholari , sorsanti , serzelli , spadini , simoni . Orlandini , orlandi , ottavanti , inghirami , iscelti , iacopi Pitti , portinari , pegolotti , peruzzi , pandolfini , popoleschi , panciatichi , pulci , poppi , pilli , paganelli , palmieri , parenti , pugliesi , palarcioni , pucci , particini Ricci , rossi , rondinelli , rabatti , ramaglianti , rucellai , ridolfi di piazza , rinaldi , ridolfi di borgho , rena , ridolfi del ponte , risaliti , rataconi , ricasolesi , rinuccini , rosa , ristori , randegli , Ruota , Ricoveri , Riccalboni , Rinucci . Ubaldini , valori ,vettori , venturi , velluti , uguccioni , villani , ughi , viviani , vigna , vernacci , ubertini , vespucci , vecchietti , verrazzani , vieri e lenzori Lamberti , luna , lamberteschi , larioni , lenzi , lorini , lanfredini , lioni , lotti , lapi , lapaccini , lapacci , lottieri , lottini , lippi , lotteringhi . Tornabuoni , tedaldi , tornaquinci , tosa , tosinghi ,tonagli , talani , toregli , torrigiani , tigliamochi , temperani , turradini , Trinciavegli , Tovaglia , Toni , Tazzi , Torsellini . Nerli , neroni , nasi , nicholini , nobili , nardi , nesi , naldini , neretti , nettoli , nero , nerini , nori , nelli , nicholi , nichola .Somma delle somme dell'anno 1472 el groriosissimo e potentissimo Popolo fiorentino a' nnella citta' sua casati 365 come chiaro ti s'e' mostrato.......................
……………………… e poi Benedetto Dei nomina le botteghe di seta di Piero Carnesecchi e di Guglielmo Carnesecchi Inoltre nel descrivere le famiglie di grande ricchezza cita:nel quartiere di San Giovanni le ricchezze di Antonio , Cristofano , Francesco Carnesecchi…..>>
GUGLIELMO Da notare che Guglielmo ( probabilmente fratello di Piero di Simone di Paolo di Grazino ) non e' nominato nelle nostre genealogie anche perche' non figura nei battesimmi del Duomo Da notare che non puo' trattarsi infatti di Guglielmo di Giuliano di Simone Guglielmo figlio di Giuliano di Simone : anch'esso non figura nei battesimi del Duomo, Giuliano suo padre e' nato nel 1439 e sposa Cassandra Lanfredini nel 1468 e i suoi figli legittimi sono di conseguenza nati dopo questa data Guglielmo di Giuliano e' nominato una volta nelle tratte della Brown University nel 1486 ancora troppo giovane per essere eletto
Francesco di Berto di Zanobi di Grazino e' gia stato esaminato , Cristofano e' della linea di Bernardo di Cristofano di Grazino e Antonio e' probabilmente Antonio il piu' giovane dei figli di Paolo di Grazino
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storiaaristocraziafiorentina
GIULIANO DI SIMONE DI PAOLO CARNESECCHI
per la cortesia della dr.ssa Graziella Giapponesi
UN CASSONE DELLO SCHEGGIA ( in parte )
Giovanni di ser Giovanni di Mone detto lo Scheggia Matrimonio Carnesecchi - Lanfredini : Un cassone di Giovanni di ser Giovanni di Mone detto lo Scheggia
Lo Scheggia : Cassone per il matrimonio di Giuliano di Simone di Paolo Carnesecchi e Cassandra Lanfredini--stemmi Carnesecchi-Lanfredini
Attributed to Giovanni di Ser Giovanni Guidi, Lo Scheggia (San Giovanni Valdarno, nr. Arezzo 1406-1486 Florence) A Cassone: central panel: The Triumph of David; testate (end panels): Hercules and the Lernaean Hydra; and Hercules saving Deianeira from Nessus, all three panels inset into an Italian Baroque-style polychrome-painted, parcel-gilt cassone, probably 19th Century and incorporating earlier elements, with restorations and additions; and the arms of Carnesecchi and Lanfredini families tempera and silver on gold ground panel central panel: 15 5/8 x 51¼ in. (39.7 x 130.2 cm.); end panels: 15 7/8 x 19¾ in. (40.3 x 50.2 cm.); the Cassone overall: 27¼ in. (69.2 cm.) high, 74 1/8 in. (188.3 cm.) wide, 27 5/8 in. (70.2 cm.) deep Provenance The central panel possibly supplied for the marriage of Giuliano Carnesecchi and Cassandra Lanfredini, in 1467. [Presumably] Sir Francis Cook, 1st Bt., Visconde de Monserrate (1817-1901) and by descent in the Smoking Room at Doughty House, Richmond, Surrey, to Sir Francis Cook, 4th Bt. (1907-1978), the late husband of Brenda, Lady Cook.
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storiaaristocraziafiorentina
"CARNESECCHI AL FEMMINILE"
storia delle donne dei Carnesecchi ………Se e' difficile trovare tracce del vissuto degli uomini ………………
storia delle donne dei Carnesecchi ……….Alcune religiose ………………
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Guerra d'Italia del 1494
Preludio : Papa Innocenzo VIII, in conflitto con Ferdinando I di Napoli a causa del mancato pagamento di quest'ultimo delle quote papali, avava scomunicato il re di Napoli con una bolla dell'11 settembre 1489, offrendo il regno al sovrano francese Carlo VIII; nonostante nel 1492 Innocenzo, in punto di morte, avesse assolto Ferdinando, il regno rimase un pomo della discordia lanciato nelle politiche italiane. A questo si aggiunse la morte, quello stesso anno, di Lorenzo il Magnifico, Signore di Firenze e perno della stabilità politica della penisola.
La discesa di Carlo VIII Quando Ludovico Sforza, che aveva finalmente ereditato il Ducato di Milano (controllato già da tempo) nell'ottobre del 1494, si trovò opposto a Alfonso II di Napoli, nuovo re di Napoli, che rivendicava anch'egli il Ducato, il precario gioco di equilibri che aveva sino ad allora retto la pace in Italia crollò. Ludovico decise di rimuovere la minaccia al proprio trono incitando Carlo VIII di Francia, il quale già da tempo reclamava Napoli attraverso la linea angioina oltre che per effetto dell'offerta di Innocenzo, a raccogliere una grande armata, includendo nelle armi d'assedio, per la prima volta in Europa, anche l'artiglieria, e a marciare su Napoli. Carlo VIII invase così la penisola e, dopo aver facilmente sottomesso Firenze, nel febbraio 1495 giunse a Napoli, riuscendo a conquistarla senza ricorrere all'assedio.
La Lega di Venezia La velocità con cui i francesi avanzarono assieme alla brutalità dei loro attacchi sulle città, spaventarono gli altri stati italiani. Ludovico, capendo che Carlo aveva pretese anche sul Ducato di Milano e che non si accontetava con la sola annessione del Regno di Napoli, si rivolse al Papato. Coinvolto in un "potente gioco" tra la Francia e i vari stati italiani e intenzionato ad assicurare feudi secolari per i suoi figli, Papa Alessandro VI, salito al soglio pontificio il 31 marzo 1495 organizzò un'alleanza, conosciuta come la Lega Santa del 1495 o Lega di Venezia, composta da diversi oppositori dell'egemonia francese in Italia: il Papato, Ferdinando d'Aragona, il quale era anche Re di Sicilia, il Sacro Romano Imperatore Massimiliano I, gli Sforza di Milano e la Repubblica di Venezia; quest'ultimo stato vi fece ingresso apparentemente con lo scopo d'opporsi all'Impero Ottomano, mentre il suo reale obiettivo era l'espansione francese in Italia. Quest'alleanza, che s'impegnò per cacciare i francesi dalla penisola, riunì un'armata guidata dal condottiero Francesco II Gonzaga. Carlo, volendo evitare di rimanere intrappolato a Napoli, marciò verso la Lombardia, dove incontrò l'armata della Lega nella Battaglia di Fornovo il 6 luglio 1495. Anche se la sua sconfitta non fu decisiva, nel ritorno in Francia egli dovette abbandonare gran parte dei tesori conquistati durante la sua campagnia in Italia. Tornato in Francia, poco prima di morire, radunò nuovamente le sue forze e tornò in Italia.
da Wikipedia
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CADUTA DELLA CASA DEI MEDICI
Storie Fiorentine dal 1378 al 1509 Francesco Guicciardini
Indro Montanelli
............La resa di Piero a Carlo VIII non era piaciuta ai Fiorentini Odiavano il figlio del Magnifico lo chiamavano "il fatuo" e con questo nomignolo anche la Storia lo adotto'. Ma forse Piero lo dovette solo alla sfortuna. Non aveva che venti anni quando gli piombo' sulle spalle una responsabilita' cui il padre non l'aveva preparato.Bel ragazzo dal corpo d'atleta , un po' bighellone e avventato , ma abbastanza colto grazie alla pedagogia del Poliziano,sapeva improvvisare versi con una certa facilita' e soprattutto era un campione nel gioco del calcio , nella sassaiola ,nella scherma e nella giostra. Tutto questo avrebbe potuto farne un idolo della sportiva gioventu' fiorentina , come gia' lo era stato suo zio Giuliano , assassinato dai Pazzi , se egli non vi avesse apportato una protervia che i suoi concittadini , con squisito patriottismo ,addebitavano al sangue romano di sua madre Orsini. All'opposto di suo padre Lorenzo gran maestro nell'arte di perdere, Piero voleva sempre vincere E questo gli valse un'aureola di alterigia ,ch'era proprio la piu' pericolosa in una citta' come Firenze dove il successo , per farsi perdonare , deve ammantarsi di modestia. I Medici avevano sempre praticato questa virtu' e proprio alla loro mancanza di ostentazione e alla semplicita' dei loro modi avevano dovuto la loro perdurante fortuna Piero faceva onesti sforzi per fingerla. Al re di Napoli che gli offriva un feudo ed un titolo nobiliare nel suo regno , rispose : io non sogno degno di si grande onore , ne' voglio essere barone . La risposta fu apprezzata in quella citta' borghese. Ma fu addebitata piu' all'orgoglio che all'umilta' Erano tuttavia difetti di gioventu' da cui avrebbe potuto emendarsi , se ne avesse avuto il tempo Ma gli eventi lo misero subito di fronte a una situazione che sarebbe stata un duro banco di prova anche per il padre Lorenzo e per il bisnonno Cosimo
Indro Montanelli
alla notizia della calata dei Francesi invece di prepararsi alla difesa cerco' di comprare la pace con Carlo VIII con duecentomila fiorini e con la cessione di alcune fortezze e della citta' di Pisa Ma i Fiorentini non gradirono la sua vigliaccheria e cosi' Piero tornando da Sarzana dove si era accordato con Carlo VIII trovo la citta' ostile contro di lui
XI
CONDOTTA POLITICA DI PIERO DE' MEDICI. DISCESA Dl CARLO VIII. FUGA DI PIERO DA FIRENZE (1494).
1494 : Erano in Firenze Lorenzo e Giovanni figliuoli di Pierfrancesco de' Medici, giovani ricchissimi e di gran benivolenzia col popolo per non avere maneggiato cose che dispiacessino; e' quali non sendo bene contenti di Piero, massime Giovanni che era di natura inquietissimo e sollevava Lorenzo uomo bonario, cominciorono a tenere qualche pratica col signore Lodovico per mezzo di Cosimo figliuolo di Bernardo Rucellai, el quale, inimico di Piero, si era partito di Firenze. E sendo in su' princípi, e non avendo ancora trattato cosa di importanza, venuta la cosa a luce, di aprile nel 94 furono tutt'a due sostenuti; e poi che ebbono aperto quello che avevano, benché Piero fussi malissimo disposto con loro, nondimeno non concorrendo a insanguinarsi e' cittadini dello stato furono liberati e confinati fuori di Firenze alle loro possessioni a Castello, e Cosimo Rucellai assente ebbe bando di rubello. Ed in quegli medesimi dí entrorono in Firenze quattro imbasciadori franzesi, e' quali andavano a Roma, ed esposono per transito la deliberazione del re e gli apparati faceva per passare in Italia, richiedendo la città lo favorissi o almeno gli concedessi per le sue gente passo e vettovaglia. Fu per voluntà di Piero, che per intercessione degli Orsini si era tutto dato al re di Napoli, contro al parere di tutti e' savi cittadini, negato l'uno e l'altro, pretendendo non poterlo fare per la lega vegghiava ancora col re Alfonso, e ribollendo ogni dí le cose, furono mandati dalla città imbasciadori a Vinegia Giovan Batista Ridolfi e Paolantonio Soderini, per intendere la intenzione loro circa a questi movimenti e persuadere loro non volessino lasciare andare innanzi la ruina di Italia. E cosí ogni dí piú la città si scopriva per Napoli contro a Francia, con dispiacere universale del popolo, inimico naturalmente della casa di Ragona ed amico di Francia, contro alla voglia ancora de' cittadini dello stato, e' quali vedendo Piero tanto ostinato a questa via non si ardivano contradirgli; e massime che messer Agnolo Niccolini e quegli piú suoi intrinsechi, parlavano sempre nella pratica sanza rispetto per questa parte. Aveva Piero fatto una pratica stretta di cittadini, co' quali si consultavano queste cose dello stato: messer Piero Alamanni, messer Tommaso Minerbetti, messer Agnolo Niccolini, messer Antonio Malegonnelle, messer Puccio Pucci, Bernardo del Nero, Giovanni Serristori, Pierfilippo Pandolfini, Francesco Valori, Niccolò Ridolfi, Piero Guicciardini, Piero de' Medici ed Antonio di Bernardo; a' quali tutti, da pochi in fuora, dispiaceva questa risoluzione, nondimeno sendo favorita da' piú intrinsechi, non si opponevano, eccetto qualche volta e non molto Francesco Valori e Piero Guicciardini. Ma perché Piero in spirito intendeva quanto la sodisfacessi, non conferiva loro tutte le lettere e gli avisi, ma solo quelle cose che diminuivano ed erano in disfavore del re di Francia, el quale tutto dí si metteva in ordine, ed a Genova per conto suo si armavano legni e se ne faceva scala della guerra. Per la qual cosa el re Alfonso, considerando di quanto momento sarebbe el levargli la oportunità di Genova, avendo spalle da alcuni fuorusciti genovesi, fece impresa mutare lo stato di Genova e mandò a Pisa don Federigo suo fratello con una grossa armata; el quale di poi andato a porto Spezie e messo gente in terra, furono quegli che scesono ributtati e rotti; di che don Federigo, non riuscendo la impresa, si ritornò a Pisa. E parendo al re ed a Piero che el tenere bene guardata Serezzana, rispetto allo essere el passo fortissimo, impedissi al re Carlo potere passare da quelle parte, per tòrgli ancora el passo di Romagna, mandorono Ferrando duca di Calavria, primogenito del re, in Romagna con uno esercito grosso, acciò che colle spalle di Cesena, terra della Chiesa, e di Faenza, che era nella nostra raccomandigia, si opponessi a' franzesi. Nel qual tempo el re Carlo, desideroso passare pe' terreni nostri pacificamente, mandò di nuovo uno oratore a Firenze a richiedere del passo, promettendo largamente amicizia e tutti e' favori e commodità potessi fare alla città; la quale cosa sendo pure rifiutata, cacciò del regno suo tutti e' mercatanti nostri. Né per questo si raffreddava la ostinazione di Piero; anzi parte mosso dalla amicizia teneva col re Alfonso e cogli Orsini, parte insospettito dal signore Lodovico, con favore di chi el re Carlo passava, e perché Lorenzo e Giovanni di Pierfrancesco erano partitisi da' confini e rifuggitisi a lui, ogni dí perseverava nella ruina sua, ed attendendo a fortificarsi e fare capo grosso a Pisa per rispetto di Serezzana e di quella banda, vi furono mandati commessari generali per conto di tutta la guerra, Pierfilippo Pandolfini e Piero Guicciardini. Era una parte dello esercito del re Carlo poco innanzi passate l'Alpe, e da poi lui personalmente col resto dello esercito venutone in Italia; nel quale era grandissimo numero di uomini d'arme, fanterie ed artiglierie, ma quanto non so el particulare. Ed era entrata in Italia una fiamma ed una peste che non solo mutò gli stati, ma e' modi ancora del governargli ed e' modi delle guerre, perché dove prima, sendo divisa Italia principalmente in cinque stati, papa, Napoli, Vinegia, Milano e Firenze, erano gli studi di ciascuno per conservazione delle cose proprie, vòlti a riguardare che nessuno occupasse di quello d'altri ed accrescessi tanto che tutti avessino a tèmerne, e per questo tenendo conto di ogni piccolo movimento che si faceva e faccendo romore eziandio della alterazione di ogni minimo castelluzzo, e quando pure si veniva a guerra erano tanto bilanciati gli aiuti e lenti e' modi della milizia e tarde le artiglierie, che nella espugnazione di uno castello si consumava quasi tutta una state, tanto che le guerre erano lunghissime ed e' fatti d'arme si terminavano con piccolissima e quasi nessuna uccisione Ora per questa passata de, franciosi, come per una subita tempesta rivoltatasi sottosopra ogni cosa, si roppe e squarciò la unione dl Italia ed el pensiero e cura che ciascuno aveva alle cose communi in modo che vedendo assaltare e tumultuare le città, e' ducati ed e' regni, ciascuno stando sospeso cominciò attendere le sue cose proprie né si muovere per dubitare che uno incendio vicino, una ruina di uno luogo prossimo avessi a ardere e ruinare lo stato suo. Nacquono le guerre subite e violentissime, spacciando ed acquistando in meno tempo uno regno che prima non si faceva una villa; le espugnazione delle città velocissime e condotte a fine non in mesi ma in dí ed ore, e' fatti d'arme fierissimi e sanguinosissimi. Ed in effetto gli stati si cominciorono a conservare, a rovinare, a dare ed a tôrre non co' disegni e nello scrittoio come pel passato, ma alla campagna e colle arme in mano. Sceso el re in Italia e venendone a Milano, el signore Lodovico, benché fussi passato per introdotto suo e fussi in amicizia seco, nondimeno considerando la infidelità de' principi e massime de' franzesi, e' quali per gli utili e commodi loro tengono poco conto della fede e dell'onore, cominciò a dubitare che el re sotto ombra di volere che lo stato fussi liberamente in mano del duca Giovan Galeazzo suo nipote, non lo levassi di quello governo a qualche suo proposito; per tòrgli ogni occasione di nuocere, gli dette el veleno. Del quale sendo morto lo innocentissimo giovane, fatti subito ragunare e' cittadini di Milano, sendovi alcuni che per suo ordine lo proposono, fu eletto duca, benché del signore morto rimanessi uno piccolo e bellissimo fanciullo. Entrato di poi el re Carlo in Milano e quivi ricevuto onoratissimamente, se ne venne per la via di Pontriemoli con una parte dello esercito alla volta di Lunigiana, avendone mandate una altra in Romagna a rincontro del duca di Calavria; e perché el castello di Serezzana era fortissimo e bene fornito di artiglierie e di tutte le cose necessarie da difesa, per non vi perdere tempo voltosi verso Fivizzano lo prese e saccheggiò con uno grandissimo terrore di tutta quella provincia. A Firenze erano le cose condizionate e disposte male, e lo stato di Piero molto indebolito; ed el popolo vedendosi tirata adosso una guerra potentissima e da non potere reggere, sanza bisogno e necessità alcuna, anzi per favorire e' ragonesi che erano universalmente in odio, contro a' franzesi amati assaí nella città, sparlava publicamente di Piero, massime sapendo essere state deliberazione sua contro la volontà de' primi cittadini dello stato. Aggiugnevasi in genere tutte quelle cagione che fanno e' popoli inimici de' grandi, el desiderio naturale di mutare le cose, la invidia ed el carico di chi aveva maneggiato, inoltre tutti coloro che erano inimici e tenuti sotto dallo stato, risentitisi e venuti in speranza che la città tornassi alla libertà antica, e loro avessino a essere nel grado giudicavano meritare, facevano piú pericolosa questa male disposizione. Concorrevaci che e' governi di Piero in sé, e la natura sua era di qualità, che non solo era in odio agli inimici, ma ancora dispiaceva agli amici, e quasi non la potevano sopportare; lui uomo altiero e bestiale e di natura da volere piú tosto essere temuto che amato, fiero e crudele, che a' suoi dí aveva di notte dato delle ferite e trovatosi alla morte di qualche uomo; sanza quella gravità che si richiedeva a chi fussi in tale governo, conciosiaché in tanti pericoli della città e suoi propri stava tutto dí nelle vie publicamente a giocare alla palla grossa; di natura caparbio, e che non si intendendo delle cose, o voleva governarle secondo el cervello suo, credendo solo a se medesimo, o se prestava fede e si consigliava intrinsecamente con persona, non erano quegli cittadini che avevano esperienzia delle cose della città, e governatola lungo tempo, ed erano tenuti savi, ed avevano interesse nel bene e nel male publico, e naturalmente erano amici di lui, del padre e della casa sua, ma con ser Piero da Bibbiena, con messer Agnolo Niccolini e simili uomini ambiziosi e cattivi, e che lo consigliavano in tutte le cose secondo che ciecamente erano traportati dalla ambizione e le altre cupidità, e per compiacerlo ed essergli piú cari, lo indirizzavano el piú delle volte per quella via per la quale lo vedevano inclinato e vòlto. E però, trovandosi Piero in gran pericolo per el disordine di fuori e la male disposizione di drento, si risolvé essergli necessario accordarsi con Francia, giudicando quello che era vero che posata bene questa parte, ognuno nella città per timore o altro si rassetterebbe, e seguitando adunche, benché in diversi termini e poco a proposito, l'esemplo del padre Lorenzo quando andò a Napoli, una sera furiosamente accompagnato da Iacopo Gianfigliazzi, Giannozzo Pucci ed altri amici suoi, se ne andò a Serezzana a trovare el re, dove era venuto da Milano el duca Lodovico. Quivi doppo molte pratiche e ragionamenti si conchiuse di dare in mano del re per sua sicurtà le fortezze di Pisa, di Serezzana, di Pietrasanta e di Livorno; e di subito gli furono sanza altra licenzia della città e sanza e' contrasegni, consegnate quelle di Serezzana e Pietrasanta da Piero di Lionardo Tornabuoni e Piero di Giuliano Salviati. A Firenze in sulla partita di Piero avendo ognuno preso animo e licentia, non solo si continuava ed accrescevasi nello sparlare publicamente, ma ancora si cominciorono in palagio a risentire e' cittadini fra' quali messer Luca Corsini (che era de' signori e stato fatto da Piero, come confidato e sfegatato dello stato, per rispetto di Piero Corsini suo fratello) ed Iacopo di Tanai de' Nerli e Gualterotto Gualterotti che erano gonfalonieri di compagnia, messi su, come si crede, da Piero Capponi che era inimicissimo del governo, cominciorono nelle pratiche a dire male di Piero, e che la città sotto la cura sua rovinava, e che sarebbe bene levarla di mano sua e della tirannide e restituirla a uno vivere libero e popolare. E di poi sentendosi le convenzione di dare quelle terre in mano del re, e di già essere data Serezzana, si cominciò a gridare per la città che le si dessino in nome del publico e non del tiranno, e però si elesse imbasciadori, che subito cavalcorono al re, fra Ieronimo Savonarola da Ferrara, che predicava in Firenze e di chi di sotto si dirà, Tanai de' Nerli, Pandolfo Rucellai, Pier Capponi e Giovanni Cavalcanti. Era gonfaloniere di giustizia Francesco dello Scarfa, ed e' signori, uomini tutti stati scelti per amici grandi ed affezionati del reggimento; e nondimeno messer Luca si era apertamente scoperto inimico, e con lui concorreva Chimenti Cerpellone, ed el gonfaloniere pareva uomo da lasciare correre. Da altra parte Antonio Lorini, Francesco d'Antonio di Taddeo e Francesco Niccolini favorivano vivamente la causa di Piero; in modo che, sendo una sera venuti a parole, messer Luca corse furiosamente a sonare la campana grossa a martello, e sendo ritenuto da chi gli corse drieto, non poté sonare piú che due o tre tocchi, e' quali sendo uditi per la terra, che era circa a tre ore di notte, el popolo tutto corse in piazza, e di poi non sentendo piú sonare né suscitare in palagio o fuori movimento alcuno, ognuno non bene sapendo quello fussi stato, si ritornò a casa. E cosí stando la città sospesa ed alterata, Piero avendo aviso dagli amici sua come le cose in Firenze transcorrevano troppo, e che ognuno per la assenzia sua aveva preso animo e baldanza, presa licenzia dal re, se ne tornò a Firenze a dí 8 di novembre. Tornata molto dissimile da quella di Lorenzo suo padre quando tornò da Napoli, che gli andò incontro tutto il popolo della città e fu ricevuto con somma letizia, recandone seco la pace e la conservazione dello stato della città, a Piero non andò incontro se non pochi amici sua, e fui ricevuto con poca allegrezza, tornando massime sanza conclusione ferma, se non di avere diminuito e smembrato Pisa e Livorno, occhi principali dello stato nostro, e Pietrasanta e Serezzana acquistate da suo padre con grandissima spesa e gloria. Tomato, andò subito a visitare la signoria, e riferito generalmente quello aveva fatto, gli inimici sua e quegli si erano scopertigli contro, entrati in grandissimo timore, si risolverono che bisognava giucare del disperato. In modo che el giorno sequente, a dí di novembre 1494, che era el dí di san Salvadore, sendosi inteso che el signore Paolo Orsino, nostro soldato, con cinquecento cavalli era venuto alle porte per essere a' favori di Piero, ed essendo la maggiore parte della signoria volta contro a Piero, Iacopo de' Nerli con alcuni altri collegi che lo seguitavano, armato era ito in palagio, e fattolo serrare, si stava a guardia della porta, quando Piero per riscaldare gli amici aveva in palagio, e credendo nessuno avessi animo di vietargli lo entrare, cogli staffieri sua e gran numero di armati, armato ancora egli, benché sotto el mantello, ne venne al palagio; e quivi sendogli risposto che se voleva entrare entrassi lui solo e per lo sportello, sbigottito vedendosi perduto lo stato, si ritornò a casa. Dove come fu giunto, intendendo che e' signori inimici sua chiamavano el popolo, e come el popolo si cominciava a levare gridando: "viva popolo e libertà", e di poi sendogli per uno corriere de' signori notificato come e' signori l'avevano fatto rubello al quale partito concorsono gli amici sua per paura e quasi sforzati per conforto di chi gli era apresso, montato a cavallo prese la via di Bologna. Uditosi Piero essere stato ributtato dal palagio, si mosse solo in suo favore el cardinale e Pierantonio Carnesecchi e' quali con armati ne vennero verso piazza; ma di poi intendendo che el popolo multiplicava contro a Piero e che lui era stato fatto rubello e si partiva, ognuno si ritirò a casa, ed el cardinale in abito di frate si uscí sconosciuto di Firenze; cosí si fuggí Giuliano loro fratello ser Piero da Bibbiena e Bernardo suo fratello, e' quali erano in odio grandissimo del popolo. Giunse in questo tumulto in Firenze Francesco Valori, el quale tornava dal re, dove di nuovo era stato mandato con piú altri cittadini imbasciadore, e perché gli era in somma benivolenzia del popolo sendo sempre stato uomo netto ed amatore del bene, ed avendo fama di essersi opposto a Piero, fu ricevuto con grandissimo gaudio di tutto el popolo, e portatone in palagio quasi di peso in sulle spalle de' cittadini. Corse di poi el popolo furiosamente a casa Piero e la mandò a sacco e di poi voltosi a casa Antonio di Bernardo e ser Giovanni da Pratovecchio notaio delle riformagioni, le saccheggiò ed arse; e loro, benché si fussino nascosti per le chiese e pe' conventi, pure ritrovati alla fine ne furono menati presi al bargello. Corsono di poi a casa messer Agnolo Niccolini, e già avendo messo fuoco alla porta, l'arebbono arsa, se non che messer Francesco Gualterotti ed alcuni uomini da bene dubitando che questa licenzia non troscorressi troppo, còrsivi raffrenorono la moltitudine e la ridussono in piazza che con grandissime voce gridava: "viva el popolo e la libertà"; e quivi per commessione della signoria messer Francesco Gualterotti, salito in sulla ringhiera, notificò essere state levate via le monete bianche. Veduto spacciato lo stato di Piero vennono in piazza a cavallo con compagnia di armati, Bernardo del Nero e Niccolò Ridolfi, gridando: "popolo e libertà"; ma ributtati e cacciati come sospetti e con pericolo di essere morti se ne ritornorono a casa, e la sera per piú loro sicurtà accompagnati bene per commessione della signoria ne vennono in palagio, e cosí Pierfilippo Pandolfini, el quale la sera era tornato da Pisa partitosi sanza licenzia, o perché dubitassi delle cose di Pisa, o perché, avendo inteso a Firenze sparlarsi assai di lui, volessi provedere el meglio poteva a' fatti suoi. Messer Agnolo Niccolini, uno ancora egli degli imbasciadori al re parendogli Piero fussi spacciato, e dubitando di Lorenzo e Giovanni di Pierfrancesco, de' quali era stato inimicissimo e concitatore di Piero contro a loro, partitosi da Pisa e presa la volta per la montagna di Pistoia, ne andò in Lombardia. E cosí cacciato Piero e quietato un poco el tumulto, benché el dí e la notte el popolo stessi armato a guardia della città, si deliberò dalla signoria, che si sospendessi l'uficio degli otto della pratica e de' settanta, e non si potessino ragunare insino a tanto si deliberassi altro. El medesimo dí di san Salvadore, a dí 9 di novembre, el re Carlo avendo ricevute le fortezze di Livorno, Pietrasanta e Serezzana, entrò in Pisa e gli furono consegnate le cittadelle; le quali, secondo le convenzione, avessino a stare in mano del re per sua sicurtà, e nondimeno e' corpi di Pisa e delle altre terre s'avessino come prima a tenere e governare da' fiorentini. Ma la sera medesima ristrettisi insieme e' pisani, andorono a chiedere al re rendessi loro la libertà; la quale sendo conceduta gridando "libertà" andorono per fare villania agli uficiali fiorentini, e' quali, udito el tumulto, si erano raccolti insieme e fuggiti nel banco de' Capponi Tanai de' Nerli, Piero Capponi, Piero Corsini e Piero Guicciardini ed alcuni altri; e quivi avendo avuta una guardia del re, si salvorono dalla malignità e perfidia de' pisani. E vedendo la città al tutto ribellata e, partendosi el re, non vi potere stare sicuri, el dí seguente con lui si partirono e lasciatolo per la via, ne vennono a Firenze. Cosí el medesimo giorno di san Salvadore ebbe dua grandissimi accidenti: la mutazione dello stato nostro e la ribellione di Pisa, le piú principali cose si potessino alterare nello essere nostro. Fu certo cosa mirabile che lo stato de' Medici che con tanta autorità aveva governato sessanta anni e che si reputava appoggiato dal favore di quasi tutti e' primi cittadini, sí subitamente si alterassi per le mani di messer Luca Corsini ed Iacopo de' Nerli, uomini giovani, sanza credito, sanza autorità, sanza consiglio e leggierissimi. La quale cosa non nacque peraltro se non che e' modi ed e' portamenti di Piero e la insolenzia di chi gli era apresso, avevano tanto male disposto gli animi di tutti; e sopra tutto l'aversi recato adosso pazzamente una guerra potentissima e che non si poteva sostenere, e l'avere messo a scotto ed in preda sanza bisogno di cagione alcuna tutto lo stato nostro, che chi si gli scoperse da prima contro trovò la materia disposta in forma che, come gli fu dato principio di muoverla, fece da se medesima. Questo fine ebbe e cosí perdé lo stato la casa de' Medici, casa nobilissima richissima e riputatissima per tutta Italia, e per l'adrieto assai amata nella città, e' capi della quale, massime Cosimo e Lorenzo, avevano con grandissime difficoltà, con grandissime virtú, con tempo ed occasione, fatto conservato ed augumentato lo stato, accrescendo non solo lo stato loro privato, ma eziandio lo imperio publico della città, come fu el Borgo a San Sepolcro, Pietrasanta e Serezzana, Fivizzano e quella parte di Lunigiana, el Casentino, lo stato di Pietramala e Val di Bagno, tutte cose pervenute nella città sotto el governo di quella casa. La quale a ultimo rovinò in brevissimo tempo sotto el governo di un giovane temerario, el quale si trovò in tanti fondamenti di potenzia ed autorità, e sí bene favorito ed appoggiato, che se non si fussi sforzato ed avessi fatto a gara di perdergli, era impossibile non si conservassi; dove la sua pazzia non solo rovinò sé, ma eziandio la città, spogliandola in otto giorni di Pisa, Livorno, Serezzana e Pietrasanta luoghi donde come poi hanno meglio mostro gli effetti, si traeva la potenzia, la sicurtà, la autorità e gli ornamenti nostri. In modo che si può dire che uno di solo cancellassi, anzi lungamente contrapesassi ed avanzassi a tutti e' benefíci che la città nostra aveva mai in tempo alcuno ricevuti da quella casa; perché la perdita massime di Pisa fu sí grande e di sí inestimabile danno alla città, che molti hanno dubitato quale fussi maggiore nel dí di san Salvadore, o l'acquisto della recuperata libertà o la perdita di Pisa; in che, pretermettendo molti discorsi si potrebbono fare, voglio conchiudere aversi tanto piú da stimare l'una cosa che l'altra, quanto egli è piú naturale agli uomini cercare prima avere libertà in se proprio, che imperio in altri; massime che, parlando veramente, non si può dire avere imperio in altri chi non ha libertà in sé. Cacciato Piero, furono per partito della signoria rimessi tutti e' cittadini stati confinati e cacciati per conto di stato dal insino a dí 34 di novembre 1494; le quale cose benché rallegrassino ognuno, erano nondimeno sí pericolosi gli accidenti che andavano atorno, che gli animi non potevono gustare questi piaceri. E certo io credo che già un grandissimo tempo la città non fussi stata in maggiori travagli: drento, cacciata una casa potentissima e che sessant'anni aveva avuto el governo, e rimesso tutti gli inimici di quella; per la quale mutazione rimanevano alterati tutti e' modi del governo, stavano in sommo timore tutti quegli che avevano avuto autorità a tempo di Lorenzo o di Piero, tutti quegli e' quali, o e' maggiori loro, avevano in tempo alcuno offesi gli usciti o e' sua antecessori, tutti quegli che o per compere o per vie di pagamento o di rapine possedevano de' beni di chi era stato rubello; di fuori, smembrato tanto stato e quasi la piú parte del nostro dominio, donde si vedeva la città avere a restare indebolita con meno entrate e forze e con una guerra difficilissima e pericolosissima non solo co' pisani, ma con molti ci impedirebbono la recuperazione. Aggiugnevasi in su e' nostri terreni un re di Francia con tanto esercito, inimico ed ingiuriato da noi, pieno di cupidità e crudeltà, el quale dava timore non solo di guastarci el paese nostro, di fare; ribellare el resto delle terre suddite, ma etiam di saccheggiare la città, di rimettere Piero de' Medici e forse insignorirsi di Firenze el quale se si partissi, el meno male si potessi temere era avergli a dare una somma grandissima di danari ed a votare la città delle sustanzie e sangue suo.
Era il 1494 ed erano passati solo 60 anni dall'inizio della prevalenza medicea su Firenze con Cosimo il vecchio nel 1434 Probabilmente a Firenze non si sarebbe piu' parlato dei Medici se non fosse poi avvenuta l'ascesa al soglio pontificio prima di Leone X poi di Clemente VII
Nel Novembre 1494 questa era la Signoria in carica che diede il bando a Piero dei Medici
Gonfaloniere : Francesco di Martino dello Scarfa Priore : Giovanni di Francesco Lippi Priore : Luca di Bertoldo Corsini Priore : Filippo di Niccolo Sacchetti Priore : Francesco di Otto Niccolini Priore : Chimenti di Francesco Priore : Giuliano di Nofri Lenzoni Priore : Francesco di Antonio Taddei Priore : Antonio di Giovanni Lorini
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UNA NOTIZUOLA : GISMONDO DI FRANCESCO
As early as October 4th the King asked for permission to enter Florence with his troops.11 The Signoria withheld a definite answer. But after threats of sack and worse the Signoria by the end of the month had already resigned itself to the inevitable. On November 5th, when Piero was still in Pisa, the Signoria elected new ambassadors to the King. The populace was in tumult. Savonarola urged them to remain peaceful during the bloodless revolution..12 While Piero, followed shortly after by Savonarola and other Florentine emissaries13, storiaaristocraziafiorentina bargained with the King, plans were well underway for the mo- narch’s arrival. As P'rench agents went about the city requisitioning quarters for the great army, the comunal office of the “Camera deH’Arme” undertook to organize the festivities.14 Officials were chosen from each of the city wards to supervise the preparations.15 The route of the King’s projected march through Florence was from the point of entry at Porta San Frediano to the Medici palace via the Ponte Vecchio, Piazza Signoria, and the Cathedra!. Ornament was concentrated at key points. On November 6th payments were made to two painters, Antonio di Jacopo and Andrea di Salvi113, for Ornament at Porta San Frediano.17 The decoration here included two grandstands, one outside and one within the gate, which were hung with tapestries, painted cloths, and sheltered by baldachins.18 The gate itself was hung with garlands and painted with coats of arms.19 A silken baldachino was prepared for the King by Filippo di Giuliano. He also painted blue banners which bore the King’s crest of three lilies sur- mounted by a crown.20
15 Ibid., folio 1 recto, lists the officials according to wards; for Santo Spirito : Tomaso di Jacopo Guidotti, Niccholo d’Alessandro Machiavelli, Pier Franciesco di Giorgio Ridolfi; for Santa Croce : Giovanni di Jachopo Chorsi, Antonio di Giovanni Guigni, Zanobi di Bartolomeo del Zacharia; for Santa Maria Novella : Giuliano di Jacopo Massingbi, Salvestro di Domenicho Federighi, Alessandro D’Andrea di Marietto; for San Giovanni : Gismondo di Francesco Charnesecchi; Proveditore : Nicholaio di Bernardo Cianpelli; Chanceliiere : Ser Giuliano di Ser Domenco da Ripa; Charmarlingo : Alessandro di Nicholo Machiavelli.
BY Eve Borsook : DECOR IN FLORENCE FOR THE ENTRY OF CHARLES VIII OF FRANCE
CARLO CARNESECCHI a Costantinopoli
Spesso le rimesse venivano realizzate contemporaneamente in moneta, metallo prezioso e monili; se poi le somme da recapitare a Firenze erano particolarmente alte si distribuivano tra più operatori addetti al trasporto. Ne è un esempio l’invio disposto nel 1525 da Antonio Gerini a favore di Matteo Botti e dei Capponi di Firenze, per un valore di 18.766 aspri. Carlo Carnesecchi ebbe in consegna 3 verghe d’oro del peso di 129 miticalli e 1/3 (620,8 grammi); tramite Lorenzo Balducci se ne recapitarono 8 pezzi di 121 miticalli (580,8 grammi) e 175 ducati d’oro; per Tommaso Scarlatti si mandarono invece 2 catene, 2 anelli e 2 «smaniglie» (141 grammi complessivi), 180 ducati di Aleppo e 50 ducati d’oro di peso. A.S.FI, Libri di commercio e di famiglia, 712, Firenze-Pera, Matteo Botti ad Antonio Gerini, 27 ottobre 1529, c. 37v. Il miticallo era un’unità di peso, usata per le merci preziose, pari a 4,8 grammi. A. MARTINI, Manuale di metrologia, ossia misure, pesi e monete in uso attualmente e anticamente presso tutti i popoli, Roma 1976, p. 179.
by Angela Orlandi Oro e monete da Costantinopoli a Firenze in alcuni documenti toscani (secoli XV-XVI)
E' lo stesso Carlo Carnesecchi di Cristofano di Bernardo ( nato 1464 ) ottimate fiorentino filomediceo testimone della profezia sulla morte di Lorenzo il magnifico da parte del Savonarola
Andrea Carnesecchi di Paolo ……….Andrea di Paolo Carnesecchi Emino di Costantinopoli
1474 Cosimo di Simone Greve in Chianti
Cosimo Carnesecchi di Simone ……….La galera di Cosimo Carnesecchi viene catturata dai pirati turchi
LEONARDO DI CRISTOFANO DI BERNARDO ( della linea di Bernardo di Cristofano )
Leonardo di Cristofano copia il Driadeo di Luca Pulci ( il Driadeo e ' di Luca Pulci non del fratello Luigi Pulci , piu' noto ) Il Driadeo , poema in ottava rima di Luca Pulci. Precede il poema una lettera in prosa dell'autore a Lorenzo de' Medici : indi segue l'invocazione , compresa in sei ottave , la prima delle quali cosi comincia : ecielso olimpio o bel fiume di santo. Del poema poi , che e' diviso in quattro parti , o canti , ed ha innanzi il seguente titolo : Inchomincia la prima parte del driadeo chompilato per Lucha Pulcro al mangnifico Laurenzio de Medici ec…, e' questo il principio: Poiche' la tema del grieve martoro La quarta parte termina col verso : che dietro allume vostro in tenebre ambulo. E sotto di essa e' la nota : questo libro e di me Lonardo di Cristofano Carnesecchi e scripto di mia propria mano , chominciato adi XV novembre effinito q…. di xv di decembre 1478 Lonardo e' figlio di Cristofano il Gonfaloniere di Giustizia del 1479 ( Cristofano muore in carica il 24 settembre 1479 ) Codice cartaceo in 4 , del secolo XV , di carte scritte , con un fregio a colori alla faccia verso della terza carta , dove il poema contenutovi principia , e appie' di essa l'arme dei Carnesecchi di Firenze
ERRATA CORRIGE
“Bodleian Library Catalogues. “
Il nome “Lonardo” quindi compare in: “A. Mortara, Catalogo dei manoscritti italiani che sotto la denominazione di Codici Canoniciani Italici si conservano nella Biblioteca Bodleiana a Oxford, Quarto Catalogues XI, 1864”
Tuttavia, il nome del copista è stato identificato come "Bernardo" nei successivi cataloghi cartacei e online: “Bodleian Library, J. J. G. (Jonathan James Graham) Alexander, and Otto Pächt. Illuminated Manuscripts In the Bodleian Library, Oxford. Oxford: Clarendon P., 1966- 73.”(Pächt and Alexander vol.ii, manuscript number 311) CatalogoCatalogo
......questo libro e di me Bernardo di Cristofano Carnesecchi e scripto di mia propria mano , chominciato adi XV novembre effinito q…. di xv di decembre 1478 , compare nel verso del foglio 65 “MS. Canon. Ital. 45, fol. 65 verso”. Quindi non Leonardo di Cristofano ma bensi Bernardo di Cristofano Infatti Leonardo di Cristofano non compare in alcun altro luogo se non nella citazione del Mortara che era comunque credibile perche' Cristofano aveva un fratello con questo nome Ho fatto questo errore seguendo l'ipotesi del Mortara ed inserendo Leonardo nelle genealogie ( Leonardo e' comunque nello stock onomastico dei Carnesecchi fiorentini ) Il fatto e' che i battesimi del Duomo non sono cosi completi come si pensa . Basandomi su questa incompletezza ho costruito le genealogie accettando anche attestazioni di studiosi Fatto salvo il sito ( pur con tutte le sue imperfezioni ) esiste pochissimo sulle genealogie dei Carnesecchi ( salvo un albero quasi sconosciuto attribuito al Salviati –anche questo con piccoli errori ) Quindi il Mortara non aveva grandi riferimenti genealogici su cui contare
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Gli archivi di tutta Europa ed anche del Nuovo Mondo sono pieni di documenti sconosciuti sui commerci dei mercanti italiani In particolare documenti su compagnie fiorentine Documenti in cui i cognomi compaiono modificati ed adattati alla lingua del posto Vi e' quindi spazio per molto lavoro Ognuno di questi mercanti e' presente in molti luoghi d'Europa trattando le merci piu' diverse o con prestiti piu' o meno rischiosi
particolare Castello di Poppi: Amerigo di Simone Carnesecchi
CARNESIK
Amerigo di Simone di Paolo e' un mercante fiorentino molto attivo alla fine del XV secolo , lo troviamo comparire qui e la per l' Europa e qui e la per Firenze impegnato in varie imprese e con alterne fortune Merita qui la citazione la sua presenza a Southampton ( England ) nel 1478 Southampton Record Society : Publications of the Southampton Record Society H.M. Gilbert & Son, 1938 They did not touch at Southampton on the outward journey but both of them, Armaregi Carnesik and Johannes Symond Tornabone, patrons, arrived at Southampton from Flanders on 19 June 1478 and left again for Florence on 17 August [58, ... ………….Le ultime due galere fiorentine registrate a Southampton furono quelle di Armaregi Carnesik (Amerigo Carnesecchi) e di Johannes Symond Tornabone ( Giovan Simone Tornabuoni o Giovanni di Simone Tornabuoni ) Suggestiva e' la deformazione del cognome Carnesecchi in CARNESIK fatta dagli inglesi
Suggestiva perche' sicuramente cognomizzazione infatti dallo stesso libro si ricava la presenza anche di un non meglio identificato Lorenzo Carnesecchi : Lawrence Carnesik
Che ci induce a pensare che l'attuale cognome Carnesik possa anche avere a che fare con qualcuno che originariamente avrebbe potuto chiamarsi Carnesecchi
Amerigo compare in relazione d'affari con Napoli ( insieme ad altri fiorentini ) Tesi di dottorato di Alessandro Sansoni: Francesco Coppola imprenditore nella Napoli aragonese
Amerigo compare in relazione d'affari con il banco Salviati di Pisa ( nei documenti compaiono anche Piero di Bernardo e Carlo) Il banco Salviati di Pisa: commercio e finanza di una compagnia fiorentina tra il 1438 e il 1489 (non conosco l'autore ).
Amerigo fa battezzare il 19 gennaio 1463: Francesca schiava di Amerigo di Simone di anni 14 RG 2 fg 164
un poco contraddittorio battesimo e shiavitu'
dalla tesi del dr Jean Marc Riviere Répertoire prosopographique du personnel politique florentin de décembre 1494 à mai 1527
vedi : https://hal.archives-ouvertes.fr/tel-01355009/file/R%C3%A9pertoire%20prosopographique%20du%20personnel%20politique%20florentin%20de%20d%C3%A9cembre%201494%20%C3%A0%20mai%201527.pdf
vedi : http://www.carnesecchi.eu/Riviere.pdf
Per quanto riguarda i Carnesecchi lo studio e' abbastanza carente negli uffici elencati ma e' comunque una sintesi utile
UNA STORIA CURIOSA : CARNESEQUA IN PROVENZA
La geneologia e la storia familiare soffrono di autentici stupri effettuati dalla nobilta' ( ricca ) dei secoli XVI XVII XVIII XIX Per lunghissimo tempo i genealogisti su commissione e/o per puro servilismo alterarono profondamente gli alberi genealogici infoltendo di antenati antichissimi ed illustri con cui la famiglia non aveva a che fare , sfoltendo le genealogie e eliminando tutti quei poveri che potevano dare una connotazione plebea della famiglia In realta' , come tutti sappiamo , le famiglie sono fatte di parenti ricchi e poveri , di personaggi notabili ed altri pochissimo conosciuti Questa opera di abbellimento delle genealogie che allora chiamava pomposamente "riordino delle genealogie" ha portato ad autentici furti di individui e di stemmi che vantati dai moderni sono in realta' pura esposizioni di falsi (molto piu' comune di quello che si creda) Purtroppo la reiterazione delle menzogne genealogiche le ha rese credibili Insomma non esiste grande famiglia che non abbia avuto parenti poveri siano giunti o meno ai nostri giorni
Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore
L'ottimismo e la spensieratezza della elite fiorentina nel periodo laurenziano (1469-1492 ) sono espressi in un iscrizione che orna uno dei pannelli d'un ciclo di affreschi di Domenico Ghirlandaio , nella cappella maggiore di Santa Maria Novella . Gli affreschi furono commissionati dal ricco banchiere Giovanni Tornabuoni , amico dei Medici . Nel pannello dov'e' dipinta l'annunciazione della nascita di San Giovanni Battista da parte dell'Arcangelo Gabriele , fu inserita la seguente iscrizione latina : << Nell'anno 1490 , quando questa meravigliosa citta' - rinomata per la sua potenza e ricchezza , per le sue vittorie , per le arti ed i suoi palazzi - godeva di grande prosperita' , di salute e di pace >> . Dopo due anni moriva Lorenzo de Medici , e trenta mesi dopo la sua morte era cacciato da Firenze suo figlio Piero . La caduta del regime dei Medici dette inizio a un periodo di instabilita' politica e sociale , che sarebbe cessato soltanto nel 1537 , quando il duca Cosimo de Medici avrebbe preso le redini della citta' , stabilendovi un principato ereditario .Fino a quel momento vi fu una divisione e discordia tra le grandi famiglie fiorentine . Alcune rimasero fedeli all'esiliato partito dei Medici , altre parteggiarono per il nuovo regimo repubblicano del 1494 , fortemente influenzato dal domenicano Girolamo Savonarola . Il frate raccoglieva l'appassionata devozione di molti membri delle piu' importanti famiglie della citta' ma altri lo disprezzavano , e vaggheggiavano la sua rovina . Il cronista Parenti scrive nel 1497 che l'opinione pubblica era profondamente divisa sul Savonarola , per cui << padri con figliuoli , mogli con mariti , fratelli con fratelli , se ne divisono , e non che e cittadini del reggimento , ma e garzoni da 18 in 30 anni diversita' mostravono >>. La restaurazione dei Medici nel 1512 non fece che esarcerbare il conflitto fra i loro partigiani e i cittadini che avevano avuto stretti legami con la repubblica. La fedelta' alle istituzioni e tradizioni repubblicane era molto diffusa nell'aristocrazia fiorentina del primo cinquecento , come testimoniano gli scritti di Niccolo' Machiavelli e Francesco Guicciardini .
Gene Adam Brucker - Firenze 1138 1737 l'impero del fiorino ---- Arnoldo Mondadori editore
Nel 1351 i Carnesecchi ( allora Duranti ) era in lite con alcuni membri della famiglia Medici e ne dove' seguire una pace promossa dalla Signoria Completamente diversi i rapporti negli anni 80 del trecento I fratelli Grazzini appoggiavano fermamente i Medici con cui erano imparentati e questo loro appoggio si fortifico' nei loro discendenti nel legame con Cosimo il vecchio. I Carnesecchi entrarono cosi a far parte dell'oligarchia medicea divenendone una delle forze principali. Il legame mostro' talvolta segni d' incrinatura come quando nel 1464 i Carnesecchi parteciparono alla giostra di Bartolomeo Benci ma rimase abbastanza stabile . Nel 1494 al momento della fuga di Piero dei Medici da Firenze i Carnesecchi erano gia' una parte importante dell'aristocrazia fiorentina . L'irruzione sulla scena politica del Savonarola produce una netta spaccatura tra i vari rami dei Carnesecchi e le posizioni politiche si differenziano fortemente tra Palleschi Arrabbiati e Piagnoni . All'interno di uno stesso ramo si creano divisioni. Ma le posizioni spesso erano incerte : Pierantonio che si era mobilitato in armi a difesa di Piero de Medici aveva simpatie per il Savonarola . Zanobi di Francesco uomo politicamente rilevante Piagnone di peso aveva simpatie medicee e fino all'ultimo tentera' di mediare . Nel periodo del reggimento savonaroliano emerge la figura poco conosciuta di Giovanni Carnesecchi.
Col rogo si spezza la vita del Savonarola ma si spezza anche la coesione politica dei Carnesecchi.
SAVONAROLA Nato a Ferrara nel 1452, lasciati gli studi di medicina per quelli religiosi, nel 1476 si fece domenicano. A Ferrara concluse i propri studi teologici iniziati a Bologna. Nel 1482, nel convento di San Marco a Firenze, fu nominato lettore di sacra scrittura . Divenne ben presto famoso come predicatore, non solo in Toscana: enorme suggestione in particolare ebbero le sue prediche sull'"Apocalisse" e sulla "Genesi", nel 1490-94, che preannunciavano imminenti calamità per Firenze e per l'Italia, insieme a una rigenerazione della chiesa attraverso castighi e sofferenze. Priore di San Marco dal 1491, quando ottenne il distacco del monastero dalla provincia lombarda dell'ordine sembrarono realizzarsi le condizioni per una concreta azione di riforma spirituale e politica che, partendo da Firenze, interessasse tutto il mondo cristiano. Dopo la calata di Carlo VIII e la cacciata di Piero Medici nel 1494, Savonarola fu il principale ispiratore di una repubblica popolare, fondata sui princìpi de "Il regime dei prìncipi" (De regimine principum) allora attribuito a Tommaso da Aquino, pilastro della tradizione sistematica dottrinaria cattolica. Nonostante una condotta politica accorta e in linea con le esigenze e le tradizioni democratiche fiorentine, Savonarola non riuscì a evitare la radicalizzazione in senso puritano dei suoi sostenitori (i "piagnoni"). Le accuse di immoralità mossegli dal papa Alessandro VI gli suscitarono molti nemici, tra cui gli oligarchici (gli "arrabbiati") e i filo-Medici (i "palleschi"). Ben presto si trovò così isolato. Fu scomunicato nel 1497, fu arrestato, impiccato e arso nel 1498 a Firenze. Savonarola fu personalità sconcertante, capace di suscitare odi e fanatismi, amori viscerali e profonde fedeltà. Influenzò letterati come Guicciardini, Botticelli, Buonarroti. Vagheggiò il ritorno al cristianesimo primitivo e istituì i famosi "bruciamenti delle vanità" non condannando una sana fruizione dei beni mondani. Nella sua attività politica mirò ad una città pacifica, che sviluppasse i traffici e fosse allietata da opere d'arte e da feste, purché non contrarie alla morale. E' un atteggiamento che si rispecchia nei suoi scritti: Compendio di logica (Compendium logicum, 1491) riassume la sua filosofia di origine scolastica, Compendio delle rivelazioni (1495), Epistola della sana e spirituale lezione (1497), Trattato circa il reggimento del governo della città di Firenze (1498), il tomistico Trionfo della croce di incerta datazione, in cui si sforza di chiarire come il cristianesimo non sia in contrasto con la ragione. Come dimostrazione pratica di un'arte ispirata religiosamente, realizzò 14 componimenti e alcune laude. Suo capolavoro sono le Prediche, raccolte postume, caratterizzate da una eloquenza concitata e drammatica: nello slancio dei rimproveri e delle esortazioni fa ricorso a grandiose e terrificanti immagini bibliche, accanto a toni raccolti nella meditazione e nel rammarico. http://www.firenze-online.com/artisti-toscani/girolamo-savonarola.php
Tra i sottoscrittori della lettera al Papa in difesa del Savonarola troviamo diversi Carnesecchi
Giovanni di Leonardo di Giovanni ( 1466 - 1527) Zanobi di Francesco di Berto che sara' ai vertici dello stato ai tempi dell'assedio Giovanni di Niccolo ( o Giovanni di Simone ??? ) Bernardo di Francesco di Berto Giuliano di Simone di Paolo
L'esperienza savonaroliana e' breve ma fortemente incisiva nella politica fiorentina Il frate era determinato a percorrere la sua strada fino al sacrificio estremo Il fronte politico fiorentino contro di lui era vasto e variegato Composto da chi era contrario a questa politica teocratica , da chi era per una politica moderata nei confronti del Papato ,dai Medicei . ecc
Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani Molte erano le ragioni di scontento dei fiorentini verso il frate, soprattutto perché i loro sacrifici non sembravano essere ripagati dalla gloria e la ricchezza annunciate per la loro città. Un crescente malumore era provocato dall’opera di moralizzazione forzata, che comportava un asfissiante controllo su moltissimi aspetti della vita pubblica e privata. A questo vanno aggiunti l’insoddisfazione degli ottimati per il succedersi di riforme fiscali e istituzionali che li danneggiavano economicamente e politicamente, e una carestia che portò con sé crisi economica e disoccupazione. Un peso determinante lo ebbero anche le tensioni con il pontefice – la cui minaccia di interdetto era vista con terrore, in particolare dai mercanti – e la delusione verso Carlo VIII, che sembrava avere dimenticato le promesse fatte a Firenze. Il mutato clima politico fu certificato, a partire dal marzo 1497, dall’elezione di gonfalonieri antisavonaroliani per due consecutivi mandati bimestrali. Fu quello un periodo irto di difficoltà per Savonarola, che dovette fronteggiare un tentativo di colpo di mano militare organizzato da Piero de’ Medici alle porte di Firenze e un nuovo divieto della predicazione. Durante la celebre predica dell’Ascensione (4 maggio), fu addirittura ridotto al silenzio dal tumulto di un gruppo di oppositori e dovette lasciare la chiesa. Nel frattempo a Firenze si combatteva un’aspra battaglia libellistica condotta a colpi di scritti pro e contro Savonarola. Era l’inizio della fine, sancito inequivocabilmente dal provvedimento che cambiò per sempre la storia di Savonarola: il breve di scomunica emanato da Alessandro VI il 12 maggio 1497. Nel testo si accusava il frate di avere divulgato una «pernitiosa dottrina» e di avere ignorato le ingiunzioni del pontefice relative alla convocazione a Roma, al divieto di predicare e all’istituzione della Congregazione tosco-romana. E il provvedimento puntava non soltanto a colpire personalmente Savonarola, ma anche a fare terra bruciata attorno a lui, in quanto la scomunica sarebbe stata estesa a chiunque avesse intrattenuto rapporti con il frate o seguito le sue prediche. Fra Girolamo rispose prontamente con due lettere pubbliche, Contro la escomunicazione surrettizia e Contra sententiam excommunicationis, difendendo la sua disobbedienza di fronte alle precedenti ingiunzioni papali e provando a spacciare il breve di scomunica per uno dei flagelli da lui profetizzati. In seguito alla scomunica, com’era prevedibile, il solco che divideva piagnoni e arrabbiati si fece ancora più incolmabile. Quel provvedimento poneva i seguaci di fronte a un bivio: restare con Savonarola voleva dire mettersi contro il capo della Chiesa di Roma, ed erano sempre di meno quelli disposti a compiere una scelta così radicale. Quei pochi, tuttavia, erano straordinariamente determinati e vedevano le crescenti difficoltà come la conferma del fatto che le profezie di fra Girolamo si stavano avverando e che quelle tribolazioni erano il preludio a ricchezza e felicità. La peste, che nell’estate del 1497 si aggiuse a tutti gli altri problemi, aggravò la situazione generale, ma fu vista da molti come l’ennesimo flagello profetizzato da Savonarola. Fu in questo clima che apparvero due petizioni pubbliche in difesa del frate, prodotte rispettivamente dai domenicani di S. Marco e da cittadini laici di Firenze. Savonarola, ridotto al silenzio, si dedicò alla stesura di una lunga serie di scritti di argomento molto diverso, incluse due tra le sue opere più importanti, il Triumphus crucis e il De veritate prophetica. Si tratta di due scritti dottrinali redatti in latino, sofisticati e non polemici. Con il primo Savonarola intendeva ribadire la sua ortodossia celebrando la dottrina cristiana e la vittoria della croce sul peccato. Con il secondo cercava di dimostrare la sua ispirazione profetica su basi scritturali, patristiche e giuridiche. Pochi mesi dopo, nel Trattato circa il reggimento e governo della città di Firenze, Savonarola offrì una sintesi della sua visione politico-istutuzionale, spiegando come il perseguimento del bene comune e l’interesse della collettività potessero essere assicurati soltanto da un «governo civile» di tutti i cittadini. Fallito ogni tentativo di ricucire lo strappo con Alessandro VI, l’11 febbraio 1498 Savonarola tornò sul pulpito per il suo ultimo quaresimale, quello sul libro dell’Esodo (Prediche sopra l’Esodo, a cura di P.G. Ricci, I-II, Roma 1955-1956), trasgredendo platealmente l’ordine comminato dal pontefice. Dopo un silenzio durato nove mesi, il frate decise di abbandonare qualsiasi moderazione e di alzare il livello dello scontro, attaccando non solo la scomunica ma tutti coloro che la rispettavano, e trasformando la contrapposizione tra lui e il pontefice in una lotta tra bene e male. La reazione di Roma non si fece attendere. Preceduti da ulteriori schermaglie, gli ultimi due brevi papali – datati 8 e 9 marzo 1498 – facevano capire che il tempo delle parole era finito. Ormai era chiaro che il pontefice pretendeva non soltanto che Savonarola smettesse immediatamente di predicare e si umiliasse al suo cospetto, ma anche che Firenze aderisse alla Lega antifrancese, il che avrebbe certificato il fallimento del frate sul piano sia politico sia profetico. L’interdetto, un provvedimento con conseguenze devastanti per l’intera città, era la terribile minaccia che pendeva su Firenze in caso di inadempienza. A questo punto la pressione si fece insostenibile: anche la Signoria finì per voltare le spalle a Savonarola e il 17 marzo ordinò al frate di cessare la predicazione. Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani
La Signoria del Marzo era cosi composta
per ordine della Signoria venne decretato l'arresto e l'investigazione del Savonarola I Piagnoni si aspettavano questa decisione e decisero di opporsi all'arresto mano armata contro i birri della Signoria Portarono armi al convento di San Marco e si predisposero alla difesa
Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani lo 8 aprile segui l'assalto al convento che vanificando i propositi dei difensori si risolse con l'arresto del Savonarola e dei due frati a lui piu' vicini che vennero sottoposti a processo il giorno successivo (8 aprile) il convento di S. Marco venne preso d’assalto da alcune centinaia di uomini armati. Poco distante, l’ex gonfaloniere Francesco Valori e la moglie vennero impietosamente uccisi dalla folla. Savonarola non volle approfittare dell’opportunità offertagli dalla Signoria: sette ore di tempo per lasciare il territorio fiorentino prima di essere dichiarato ribelle. A S. Marco si consumò uno scontro molto violento che si protrasse per diverse ore, al termine del quale Savonarola venne arrestato dai commissari inviati dalla Signoria. La stessa sorte venne riservata a due suoi strettissimi collaboratori, i fidati confratelli Domenico da Pescia e Silvestro Maruffi. Treccani breve estratto da articolo di Stefano Dall'Aglio - Dizionario Biografico degli Italiani
Savonarola fu sottoposto a tre processi distinti: due civili (9-19 aprile, 21-25 aprile) celebrati da una commissione di diciassette membri nominati dalla Signoria, e uno ecclesiastico (20-22 maggio) condotto da due commissari apostolici inviati da Alessandro VI: il maestro generale dell’Ordine domenicano Gioacchino Torriani e il giurista domenicano Francisco Remolines. Appare evidente che entrambe le autorità coinvolte – quella fiorentina e quella romana – non soltanto intendevano ottenere una sentenza di condanna, ma miravano anche a screditare l’imputato di fronte ai seguaci.
Giovanni di Leonardo Carnesecchi fu uno dei principali sostenitori del frate , e fu uno dei promotori della sottoscrizione in favore del Savonarola al Papa , uno dei protagonisti del rifornimento di armi al convento di San Marco e della resistenza armata durante l'assalto al convento. Infine a lui si deve un manoscritto che racconta presunti miracoli di cui fu artefice il frate .
nato il 19 marzo 1466 ( vedi albero di Giovanni di Paolo di Berto ) Giovanni Carnesecchi era un frequentatore del convento di San Marco gia' prima dell'epoca del Savonarola Un suo fratello Alessandro aveva infatti preso l'abito domenicano in San Marco e vi aveva fatto la professione di fede il 23 luglio 1483 anche se era morto qualche mese piu' tardi a 19 anni il 6 aprile 1490 Giovanni aveva continuato a frequentare il convento ed era divenuto uno dei piu' fervidi seguaci del frate. Giovanni di Leonardo fu quindi uno dei principali sostenitori del frate , e fu uno dei promotori della sottoscrizione in favore del Savonarola al Papa , uno dei protagonisti del rifornimento di armi al convento di San Marco e della resistenza armata durante l'assalto al convento. Infine a lui si deve un manoscritto che racconta presunti miracoli di cui fu artefice il frate
Giovanni sara' nel Consiglio Maggiore 1494 Scrivano al Monte 1496 Commissario delle prestanze ottobre 1497
Castellano della citta di Pistoia 6 mesi 1 luglio 1502 Podesta di Borgo San Lorenzo 6 mesi 26 agosto 1504 Capitano del Borgo 6 mesi 14 giugno 1512 Priore nel 1511 Capitano della cittadella di Volterra 6 mesi 26 ottobre 1524
Giovanni di Leonardo Carnesecchi ……….Giovanni di Leonardo Carnesecchi un'importante seguace del Savonarola
Condanna a morte per eresia dei tre frati Esecuzione 23 maggio 1498
Il 22 maggio Savonarola e i due confratelli arrestati insieme con lui, Domenico e Silvestro, furono giudicati colpevoli di eresia e scisma e condannati a morte. Privati dell’abito religioso e degradati, il giorno successivo, 23 maggio 1498, vennero impiccati e arsi sul rogo in piazza della Signoria. Le ceneri vennero gettate nell’Arno nel vano tentativo di impedire la raccolta delle reliquie e il culto postumo, anche se il tempo si sarebbe incaricato di dimostrare che la memoria del frate e della sua predicazione non poteva essere spenta così facilmente.
TROVIAMO NOMINATI ANCORA DUE CARNESECCHI IN DUE EPISODI SIGNIFICATIVI DELLA LEGGENDA SAVONAROLIANA : CARLO E LEONARDO L'UNO UN MEDICEO L'ALTRO UN SAVONAROLIANO
CARLO CARNESECCHI
Credo che Carlo debba identificarsi in Carlo di Cristofano di Bernardo di Cristofano maritato con Loretta Valori figlia di Francesco
LA PREDIZIONE DELLA MORTE DI LORENZO Piero de Medici pensa solo a se stesso , incurante , provocatorio , non serve alla patria ma se ne serve . Il popolo comincia a stringersi intorno a Savonarola, che aveva predetto la fine di Lorenzo davanti a cittadini di ogni fede: Alessandro Acciaioli, Cosimo Rucellai e Carlo Carnesecchi Tanto più si rivolgono a lui quando anche la seconda predizione relativa alla morte di Innocenzo VIII si avvera : il papa muore il 25 luglio 1492 These citizens were : Alessandro Acciaioli, Cosimo Rucellai, and Carlo Carnesecchi. As we have before stated, this prediction is mentioned by many writers (vide Note 2, to page 131); and Savonarola frequently alluded to it in his sermons.
L'ASSUNZIONE IN CIELO DEI MARTIRI
Erano suore quelle che videro i tre martiri portati in cielo da angeli : Leonardo Carnesecchi era commissario ad Arezzo quando il 23 maggio 1498 , si formo' un assembramento perche' alcune monache di un monastero cittadino dicevano di vedere angeli pieni di splendore che cantando portavano in cielo tre frati di San Domenico. Il commissario mando' a controllare l'assembramento ed il giorno seguente , ricevute lettere da Firenze che gli notificavano l'esecuzione di fra Girolamo e compagni avvenuta il giorno precedente in piazza della Signoria ,e confrontando l'ora della morte loro comprese che fra Girolamo e compagni erano stati portati in cielo al momento della loro morte .L'edizione della Vita attribuita a fra Pacifico Burlamacchi riporta l'episodio senza fare il nome del capitano : in nota il curatore , cioe' Roberto Ridolfi , avverte che la "Vita latina" da il nome di questo capitano che era Leonardo Carnesecchi padre di quel Giovanni che compilo' una raccolta di miracoli savonaroliani . Da: Il santuario di Santa Maria del Sasso di Bibbiena dalla protezione medicea al Savonarola storia, devozione, arte Armando Felice Verde, Raffaella Maria Zaccaria SISMEL edizioni del Galluzzo, 2000 - 126 pagine
Leonardo di Giovanni di Paolo di Berto Carnesecchi ( 1445 - 1520 ) padre di Giovanni
Stemma a Colle Valdelsa di Leonardo di Giovanni di Paolo particolare _ da una foto di Francesco Bini.
particolare _ dalla foto di Francesco Bini.
ho dall'architetto dr Filippo Gianchecchi esperto anche di strutture medioevali e di conservazione e restauro di testimonianze araldiche Lo stemma in questione è sicuramente un Carnesecchi e nella iscrizione (molto consumata e restaurata in modo superficiale) io leggo L[E]ONA(R)DO DI GIO(V)AN(N)I CAR(NESECCHI) PO(DEST)A 1.... La composizione classica delle iscrizioni con nome, patronimico, cognome, titolo e periodo di reggenza è rispettata. Ci sono però, come spesso accade nelle iscrizioni o targhe, molte abbreviazioni, alcune pure storpiate e rese irriconoscibili da restauri a dir poco superficiali (molto frequenti purtroppo). Questo perchè spesso quando -fortunatamente - vengono eseguiti restauri, le ditte che si occupano in prima persona del ripristino pittorico sanno tutto sulla composizione chimica delle pitture e dei substrati, ma pochissimo sul "cosa" in effetti stiano restaurando. Spesso quindi viene ripreso il pittorico in maniera estemporanea direttamente dagli operatori che purtroppo non hanno informazioni certe su base storica o documenti, o studi, o inventari o foto antiche. Essi ridisegnano quindi le lettere rovinate o consunte integrando quel poco che riescono a vedere con una enorme dose di immaginazione (il tutto spesso dá origine a grossolani errori). L'abbreviazione restaurata male qui è la prima D di NAD... che in effetti doveva essere una R. l'ultima lettera è una d corsiva (si nota la zampetta a sinistra, simile a un delta minuscolo) e dentro la d c'è la o. Totale: NARd(o)La O e' quello che lei chiama "ghirigoro" dentro la D di LIONARDO (fine primo rigo). Il secondo rigo inizia con DI BIO.. (la B quasi sicuramente è un altro restauro errato di una G gotica). Dentro la O sembrano esserci 3 punti. Anche qui in realtà è una lettera, ovvero una V piccola per gioVanni. Sotto la A c'è una N piccola di giovaNni. Sopra ci sono due trattini orizzontali (di norma hanno la forma di un omega allungato) che identificano quasi tutte le abbreviazioni. Idem sopra CAR c'è un tratto orizzontale che sta per l'abbreviazione di tutto il resto del cognome: CAR(nesecchi). Lo stesso anche nel terzo rigo: POD con la A piccola dentro la O e, sopra la P e la A c'è il solito trattino per l'abbreviazione di PODESTÀ Le uniche cose che proprio non leggo sono gli anni di reggenza. Forse con una foto più nitida o cercando negli elenchi dei podestà di colle val d'elsa si potrebbe svelare l'arcano. dr. Arch. Filippo Gianchecchi
Leonardo di Giovanni di Paolo di Berto Carnesecchi ( 1445 - 1520 ) padre di Giovanni
Priore nel 1483 capitano di Livorno 4 mesi 12 mesi 1493 podesta' di Barga 31 marzo 1498 dispensatori dei beni di San Martino 6 giugno 1498 capitano di Livorno 15 aprile 1501 podesta' della montagna fiorentina 7 settembre 1502 vicario di Valdarno di sotto 6 mesi 3 agosto 1516
La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi, Volume 1 Di Pasquale Villari
La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi, Volume 2 Di Pasquale Villari
Giornale storico degli archivi toscani che si pubblica dalla ..., Volumi 1-2
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Pier Soderini (Firenze, 1452 – Roma, 13 giugno 1522) Gonfaloniere a vita a Firenze dal 1502,
carica che però mantenne solo fino al 1512 anno in cui la famiglia Medici rientra nella signoria di Firenze
Piero Soderini era membro di un'antica famiglia fiorentina che aveva dato numerosi politici alla città, fu priore nel 1481. Uomo fidato di Piero il Fatuo de' Medici, per lui svolse la delicata quanto infruttuosa ambasceria al re Carlo VIII di Francia, che, per via degli umilianti accordi che i fiorentini furono costretti ad accettare valse la cacciata di Piero e della sua famiglia (1494) e l'instaurazione del regime teocratico di Girolamo Savonarola.
Con l'instabilità del nuovo regime repubblicano, venne deciso di estendere il mandato di Piero, in quel momento gonfaloniere di giustizia, a vita (1502), tentando un esperimento di dogato come a Venezia o a Genova. Il Soderini veniva infatti giudicato come uomo probo e imparziale che non avrebbe agito nel suo interesse (come i Medici), ma in quello collettivo. Alla sua scelta influi il fatto che fosse senza figli
Alcune sue riforme furono senz'altro importanti, come quella dell'erario con l'introduzione della Decima, e quella dell'ordinamento giudiziario, con la sostituzione di un tribunale della Ruota alle varie magistrature del podestà del capitano del popolo. Nel 1509 Pisa veniva riassoggettata a Firenze dopo la ribellione dell'autunno del 1494. La condotta del Soderini comunque non fu priva di incertezze ed errori, che nel tempo hanno sempre più messo in luce la sua mediocrità e mancanza di polso in una carica così critica, nonostante la collaborazione di alcuni personaggi di prim'ordine tra i quali spiccava Niccolò Machiavelli.
L'errore più grave di Pier Soderini fu comunque quello di aver acconsentito, nell'autunno del 1511, alla convocazione nel territorio della Repubblica dello "scismatico" Concilio di Pisa II, voluto da Luigi XII di Francia, che dichiarò decaduto Papa Giulio II. Il temerario papa Della Rovere si alleò allora con vari signori italiani, compresi i Medici, e inviò in Toscana un contingente spagnolo di armati guidati dal viceré di Napoli Raimondo de Cardona, che, in una prova di forza, mise a segno il Sacco di Prato nell'agosto 1512, spaventando a morte Firenze, che aprì con solerzia le sue porte trattando la resa con gli invasori. Il 31 agosto il Soderini fuggiva dalla città, mentre il giorno dopo vi facevano ritorno i Medici. L'ex gonfaloniere trovò riparo a Roma, dove trovò comprensione e appoggio dall'ex-nemico papa Leone X Medici, morendo nella città pontificia poco dopo la scomparsa del suo protettore, nel 1522.
Fu il gonfaloniere a vita Pier Soderini per primo a preoccuparsi della decorazione del Salone dei Cinquecento in palazzo Vecchio, riuscendo ad accordarsi con i due più grandi artisti fiorentini dell'epoca, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, per la realizzazione di due grandi affreschi (circa 17x7 metri) per decorare le pareti della sala, con scene di battaglia che celebrassero le vittorie della Repubblica (1503).
Leonardo iniziò a realizzare La battaglia di Anghiari, secondo Vasari sulla parete destra, mentre a Michelangelo venne destinata la parete sinistra per la realizzazione de La battaglia di Cascina.I due geni del Rinascimento ebbero così modo di lavorare per un certo periodo faccia a faccia, ma nessuna delle loro opere fu mai completata: Leonardo sperimentò la tecnica dell'encausto, che si rivelò disastrosa, sciupando irrimediabilmente l'opera, mentre Michelangelo si fermò al solo cartone, prima di partire per Roma chiamato da Giulio II. Entrambe le opere originali sono andate perdute, ma ci sono pervenute delle copie e dei disegni preparatori.
Vedi su questo sito :
Vita di Piero Soderini gonfaloniere perpetuo della repubblica fiorentina ...
Di Silvano Razzi
LA GUERRA PER LA RICONQUISTA DI PISA
da Wikipedia
Nel 1494 il duro regime a cui la città fu sottoposta e l'orgoglio dei cittadini pisani fece sì che al calare in Italia del re francese Carlo VIII scoppiasse la rivolta.
La mattina dell'8 novembre il sovrano francese, che stava preparando la discesa verso Napoli, entrò in città. Dopo l'incontro con una delegazione delle principali famiglie pisane la popolazione, convinta di aver ottenuto una promessa di sostegno alla causa della propria libertà, scese in piazza e nei due giorni successivi riuscì a cacciare tutte le autorità fiorentine. In realtà lo scopo di Carlo VIII era di poter giungere incontrastato a Napoli e nei mesi successivi tenne un atteggiamento ambiguo promettendo ai fiorentini che Pisa sarebbe tornata sotto il loro dominio ma solo al termine della propria spedizione; nel contempo forniva qualche aiuto alla città ribelle. Intanto rinascevano le istituzioni comunali e si stabilivano positive relazioni diplomatiche con Lucca, Siena e Genova in funzione antifiorentina (anche Milano inviò segretamente degli aiuti) mentre l'esercito della città gigliata procedeva a rioccupare le principali città della pianura pisana. Questa situazione di attesa perdurò fino all'agosto del 1495. Il giorno 22 di quel mese Carlo VIII convinto dalle pressioni e dalle cospicue somme d'oro versategli dai fiorentini decise per la restituzione della città di Pisa e delle località di Livorno, Pietrasanta e Motrone. Nel frattempo i pisani cercavano aiuti presso Ludovico il Moro, il Doge di Venezia, Genova, l'Imperatore (che vantava i diritti dell'Impero sulla Toscana) e il catalano papa Alessandro VI, mentre il comandante D'Entrangues che capitanava le truppe presenti a Pisa dichiarava che non avrebbe ceduto la città ai fiorentini. In quei mesi la città pisana assistette all'arrivo e alla partenza dei più disparati contingenti: milanesi, veneziani e francesi su tutti ma anche svizzeri (al seguito dei francesi), tedeschi (inviati da Massimiliano d'Austria), genovesi e lucchesi in un intricato gioco diplomatico tra tutte queste forze; un gioco che aveva il suo nucleo nei rapporti tra Milano e Venezia e nella volontà dei milanesi e di Federico di Napoli di allontanare Firenze dalla Francia per impedire il ritorno in Italia di Carlo VIII, giustamente considerato come una potenziale minaccia per la loro indipendenza. Sul versante opposto i principali sostenitori della causa pisana erano i veneziani e Alessandro VI.
Il 15 settembre vi fu il primo scontro coi fiorentini che, cannoneggiati dal capitano francese, fallirono l'assalto alla porta San Marco ma conquistarono Livorno. Il 1º gennaio 1496 D'Entrangues dietro lauto compenso cedette alla città il comando delle fortificazioni e nei mesi successivi, soprattutto per merito del contingente veneziano, furono liberate diverse località fino a Terricciola durante scontri nei quali trovò la morte il commissario dei fiorentini Piero Capponi.
Due anni dopo la situazione si era modificata con il tradimento dei milanesi passati a sostenere Firenze e l'aumentato impegno militare della Serenissima in favore di Pisa motivato da considerazioni diplomatiche e di prestigio. Occasionali scontri coi fiorentini avevano alterne fortune ma non riuscivano a far pendere decisamente l'ago della bilancia verso uno dei due contendenti.
Nel 1499 si ebbe infine anche la defezione dei veneziani causato dalle forti spese sostenute fino a quel momento che gravavano sulle casse cittadine, dall'offensiva che i turchi stavano preparando contro di loro nel Mar Egeo e dal rimborso delle spese di guerra promesso da Firenze. Cercando di sfruttare il momento favorevole, il 1º agosto le truppe fiorentine attaccarono Pisa forti di 15.000 tra fanti e cavalieri e di 80 pezzi d'artiglieria. Dopo 10 giorni di combattimenti furiosi le truppe guidate da Paolo Vitelli riuscirono a occupare il bastione di Stampace a Porta a mare. Tuttavia Vitelli non riuscì ad approfittare del vantaggio acquisito e i rinforzi giunti a Pisa da Lucca, uniti alle perdite subite dai fiorentini per mano pisana e per causa della malaria, dopo un ultimo tentativo di sfondare le mura, lo costrinsero a sospendere gli attacchi di fanteria. L'8 settembre Vitelli toglieva il campo abbandonando tutta l'artiglieria (che venne recuperata dai pisani), atto che gli costò l'accusa di tradimento e la condanna a morte.
Dall'anno successivo la situazione mutò radicalmente per la conquista da parte di Luigi XII, nuovo Re di Francia, del ducato di Milano. Risolto il principale ostacolo nella penisola Carlo XII si volse come suo padre in direzione di Napoli ma decise che era tempo di stabilire un legame solido con Firenze a scapito di Pisa. Rispose quindi negativamente alle ambasciate pisane per rispettare l'antico impegno sulla restituzione della città ai fiorentini e giunse a porre un assedio alla città di Pisa ingente per gli uomini impiegati ma blando per intensità e che si concluse solo con qualche discussione tra francesi e fiorentini.
Nel 1501 si ebbe poi una spedizione di Alessandro VI contro lo stato fiorentino che si concretizzò nella conquista di Piombino, dell'Isola d'Elba e di Pianosa mentre i francesi tentavano la conquista del regno aragonese di Napoli.
Questa semplificazione degli equilibri politici nella penisola spinse Pisa a considerare come unici possibili interlocutori i Borgia a cui si rivolsero e che in effetti inviarono più volte aiuti in armi e denaro ma, in un primo momento, senza opporsi a Firenze con sufficiente decisione.
Nel 1503, dopo che l'anno precedente la questione pisana aveva fatto fallire una proposta francese per una lega di stati italiani, i Borgia mutarono atteggiamento. In primavera inviarono via nave truppe, armi e denaro mentre i fiorentini si limitavano a colpire i raccolti del contado e impedire rifornimenti via terra. In agosto si concludeva il patto di soggezione con Alessandro VI con cui i pisani rinunciavano alla loro libertà in cambio di un sostegno deciso contro Firenze ma pochi giorni dopo il pontefice moriva lasciando Pisa quasi isolata viste anche le cattive condizioni di salute di Cesare Borgia. Quando esso venne arrestato Firenze non ebbe più ostacoli diplomatici e tentò inizialmente di prendere la città per fame e anche per sete col fallito progetto della deviazione dell'Arno, quindi cinse nuovamente d'assedio l'antica rivale.
Il 7 settembre 600 cavalieri, 6000 fanti e vari pezzi d'artiglieria iniziarono l'attacco tra Porta Calcesana e Porta a Piagge causando brecce nelle mura ma senza che i fanti vi penetrassero, ragion per cui l'esercito si ritirò, e in Firenze si giunse alla conclusione che la città era quasi imprendibile se attaccata con truppe mercenarie. Da quel momento in poi i fiorentini si accontentarono delle consuete scorrerie nel contado per affamare la città, sostenuta solo dai pochi rifornimenti che giungevano dalla vicina Lucca e volte da Genova.
Nel 1509 i Dieci di Balia decisero che era tempo di porre termine a una questione che si trascinava ormai da troppo tempo. Gli spazi per la diplomazia pisana erano ormai chiusi e Firenze riusciva invece ad ottenere il consenso sia della Francia che della Spagna (anch'essa ultimamente coinvolta nella questione) alla riconquista. Furono pagate grosse somme in denaro a questi sovrani per assicurarsene la neutralità e fu quindi stretto il cerchio dell'assedio puntando subito sulla conquista per fame. Le truppe fiorentine riuscirono a bloccare ogni afflusso di risorse provenienti da Lucca e da Genova, compirono numerose scorribande nel territorio lucchese, particolarmente in Versilia e si assicurarono il controllo dell'Arno con un ponte di legno fortificato. Gli effetti si fecero sentire in breve e in una città che da più di una decade combatteva per la propria libertà i contadini iniziarono a premere perché si trattasse. Vi fu ancora un ultimatum di uscire dalla città in cambio della vita salva per tutti che venne respinto ma il 4 giugno gli ambasciatori inviati a Firenze firmarono l'inevitabile resa. Le condizioni furono tutto sommato favorevoli visto che vennero rimessi tutti i debiti e i beni mobili già confiscati, ristabilite le franchigie sui traffici e i privilegi, concesso un certo grado di autonomia alle autorità locali.
L'8 giugno 1509 Antonio da Filicaja, Averardo Salviati e Niccolò Capponi entravano quindi in città alla testa delle truppe fiorentine. Forse questa disponibilità fu dovuta anche a Massimiliano d'Austria che negli accordi di Cambrai aveva fatto accenno alla questione pisana ma la riconquista ebbe comunque l'effetto di allontanare altre famiglie pisane che espatriarono soprattutto in direzione di Palermo, Lucca, della Sardegna e della Francia.
da Wikipedia
storiaaristocraziafiorentina
Pierantonio Carnesecchi era un uomo che non si nascondeva
Uditosi Piero essere stato ributtato dal palagio, si mosse solo in suo favore el cardinale e Pierantonio Carnesecchi e' quali con armati ne vennero verso piazza; ma di poi intendendo che el popolo multiplicava contro a Piero e che lui era stato fatto rubello e si partiva, ognuno si ritirò a casa, ed el cardinale in abito di frate si uscí sconosciuto di Firenze;
Era figlio del grande mercante Francesco di Berto e fratello di Zanobi e di Bernardo Esercito la mercatura sicuramente in Francia dove fu consigliere della Nazione fiorentina Pierantonio fedelissimo mediceo fu in rapporti strettissimi nonostante la giovane eta con Lorenzo il magnifico e suo figlio Piero il fatuo Ovviamente ostile al Savonarola Molto amico di Niccolo' Machiavelli Nonostante la conclamata fede medicea fu tuttavia stimato dai repubblicani antimedicei ed e' a questa stima che deve la nomina a commissario della Maremma in un momento delicatissimo cioe' nel tempo della guerra per la riconquista di Pisa ( citta' sotto il dominio fiorentino dal 1405 e persa per l'ignavia di Piero de Medici durante la discesa di Carlo VIII Le lettere a lui indirizzate da Niccolo' Machiavelli durante questo conflitto contenenti le disposizioni dei Dieci della guerra rimangono ad eternarlo
http://www.carnesecchi.eu/Pierantonio_Carnesecchi_di_Francesco.htm
Arezzo :Palazzo Pretorio di Arezzo: lo stemma che ricorda Pierantonio in una bella foto del dr Angelo Gravano Bardelli
UN UTILIZZO MALDESTRO DEL PERSONAGGIO PIERANTONIO
Matteo Di Giulio : romanzo "I delitti delle sette virtù" Utilizza Pierantonio Carnesecchi come uno dei personaggi del suo romanzo
Luca Rinarelli esalta la fatica di Di Giulio negli Archivi fiorentini :
Di Giulio è uno scrittore serio e s’è fatto il mazzo. Mesi e mesi di ricerche nelle biblioteche fiorentine. Casate, palazzi, la vita quotidiana in città a fine Quattrocento. L’autore è un appassionato di storia e si vede. Di quella storia che indaga la vita quotidiana degli uomini in un certo tempo e in un certo luogo. Ho notato un’impostazione da annalista francese, alla Le Goff. La lingua forse non è velocissima, ma è perfetta per questo tipo di romanzo. Chicca: la figura di Girolamo Savonarola. Di Giulio rende alla grande il predicatore domenicano, tirando fuori dal cilindro un personaggio che spacca. Luca Rinarelli http://www.occhiopesto.com/savonarola-matteo-di-giulio-i-delitti-delle-7-virtu-sperling-kupfer/
E non e' il solo , in diverse occasioni la presentazione del libro richiama la serieta' degli studi fatti per l'ambientazione storica del romanzo
-------------------- mio commento : Non do giudizi , mi limito ad analizzare lo studio storico su Pierantonio Carnesecchi . Ho avuto modo di protestare con la casa editrice e con l'autore , per la caratterizzazione di questo personaggio
Vi fosse il reato di diffamazione post mortem ve ne sarebbe il sospetto . Senza passare mesi e mesi di ricerche nelle biblioteche fiorentine nel caso di Pierantonio Carnesecchi bastava digitare il suo nome su Google per evitare di utilizzare maldestramente la sua figura che e' di un certo rilievo storico
Di storico nel romanzo su Pierantonio di Francesco Carnesecchi c'e' solo che Pierantonio era uno degli Otto di Guardia nel periodo del romanzo , come si vede in una pagina di questo sito , ma in altra pagina la figura di Pierantonio appare come descritta dalle fonti e bastava consultarla per capire che non era il caso Che poi uno degli Otto potesse comportarsi come ipotizza Di Giulio mi sembra alquanto fantasioso
https://teca.bncf.firenze.sbn.it/ImageViewer/servlet/ImageViewer?idr=BNCF0003834017
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storiaaristocraziafiorentina
il legame dei Carnesecchi con gli Strozzi: Zanobi di Francesco di Berto Carnesecchi con Bernardo Strozzi
Alessandra Galilei chiede di raggiungere il marito Berto Carnesecchi a Castrocaro Ritengo si tratti del Berto di Matteo poi comandante dei Fossi a Pisa Esiliato dopo la fine della Repubblica
Matteo il padre di Berto figura come copista di un documento mentre e' ufficiale nella stessa Castrocaro
DATI DI ARCHIVIOCopisti di opere latine avanti la stampa
Arezzo : Stemma di Matteo di Manetto Carnesecchi per la cortesia del dr Angelo Gravano Bardelli
L'arma Carnesecchi è magnificamente scolpita in felice connubio con un interessante cimiero parlante (un teschio), il che crea un insieme araldicamente stupendo. Il teschio e' la componente "parlante" dello stemma, dove "parlante" è il termine araldico che sottolinea il legame immediato ed evidente fra la figura, e il nome del titolare. Per i Carnesecchi, quale figura può essere più "parlante" di un teschio, simbolo per eccellenza di un qualcosa che fu "carne" ed ora è "secco"? ( bellissima interpretazione dell'esperto di araldica Maurizio Carlo Alberto Gorra )
Arezzo :Palazzo pretorio : foto da internet
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Scrive l'Orsi - "La nuova repubblica Fiorentina, inauguratasi sulle rive dell'Arno nel 1527, era sorta specialmente per opera degli antichi fautori del SAVORANOLA, cioè dei "Piagnoni", ai quali parve di vedere nel sacco di Roma la conferma delle profezie del frate; si comprende quindi come in mezzo alle calamità che afflissero allora Firenze, fra gli orrori della pestilenza, che infierì in modo terribile, e le preoccupazioni e paure sulla marcia delle "ciurme barbare" imperiali che avevano saccheggiato Roma, molta parte della popolazione non vedesse altra salvezza che nelle pratiche religiose, per modo che la, capitale del Rinascimento italiano riapparve in quei giorni immersa nel più completo misticismo; anzi il 9 febbraio del 1528 il gran consiglio deliberò di acclamare Cristo a re perpetuo del popolo fiorentino, decreto che, ad eterna memoria, si volle ricordarlo in una iscrizione sulla porta del palazzo della Signoria..."" (Orsi) I Piagnoni che governavano Firenze, pur essendo sinceramente repubblicani, erano divisi in due partiti: quello degli ottimati e quello dei popolani. Questi ultimi, animati da fierissima avversione alla famiglia de' Medici, erano capeggiati da BALDASSARRE CARDUCCI; gli altri erano guidati dal gonfaloniere NICCOLÒ CAPPONI, il quale, favorito dai Palleschi, (così si chiamavano i filo-medicei) non voleva scendere ad aperta lotta contro il Papa e, animato da propositi pacifici, desiderava salvaguardare la libertà della repubblica accordandosi con l'imperatore e con Clemente VII. Malgrado il suo desiderio di pace, il Capponi fu costretto dal fervore dei suoi concittadini ad una politica di armamenti senza i quali più tardi la città non avrebbe potuto sostenere il coraggioso assedio che doveva finire con la perdita della sua libertà. Trecento giovani si erano volontariamente arruolati per fare la guardia al palazzo della Signoria, e poiché essi erano repubblicani intransigenti guardavano con sospetto il contegno del gonfaloniere troppo riguardoso verso i Medici. Allora Niccolò Capponi, che era sempre stato contrario agli armamenti, per procurarsi un sostegno contro la guardia del palazzo propose ed ottenne il 6 novembre del 1528 che si costituisse una milizia cittadina. Questa fu composta di tremila cittadini dai diciotto ai quaranta anni, distribuiti in sedici compagnie agli ordini dei sedici gonfalonieri che formavano il collegio della Signoria. A comandare la milizia fu chiamato STEFANO COLONNA di Palestrina. Altre forze di cui la repubblica disponeva erano le così dette bande dell'ordinanza, reclutate nel territorio fiorentino, le quali contavano circa diecimila uomini e formavano trenta battaglioni. Sul finire del 1528 la repubblica elesse capitano generale del suo esercito ERCOLE d' ESTE figlio del duca Alfonso di Ferrara, il quale, perché sposo di Renata, cognata di FRANCESCO I, e perchè apparteneva ad una famiglia nemica dei Medici, dava affidamento di lealtà. Nello stesso tempo i Fiorentini stabilirono di completare le fortificazioni cominciate nel 1521 per ordine del cardinale Giulio dei Medici, e affinché la difesa di queste non richiedesse un gran numero di armati si decise di restringerne il circuito. L' incarico di fare il disegno e di dirigere i lavori venne dato a MICHELANGELO BUONARROTI, famoso pittore, scultore ed architetto, il quale --come dice il Nardi-- "dedicò il suo ingegno alla prima delle arti che è quella della difesa della patria".
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Senza i due Papi medicei : Leone X (Giovanni di Lorenzo di Piero ) e Clemente VII ( Giulio di Giuliano di Piero ) il predominio dei Medici su Firenze durato circa 60 anni sarebbe finito come era finito il predominio degli Albizi
Se Clemente VII non avesse avuto il figlio Alessandro da sistemare , probabilmente non si sarebbe accanito contro Firenze , anzi avrebbe avuto un atteggiamento maggiormente benevolo verso i suoi concittadini
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IL SACCO DI PRATO E IL RITORNO DEI MEDICI A FIRENZE
Giulio II, per contrastare i francesi di Luigi XII in Italia, costituì la Lega Santa alla quale nel 1511 aderirono l'Inghilterra, il Sacro Romano Impero, il Regno di Spagna e la Repubblica di Venezia. Lo scontro avvenne l'11 aprile 1512 nella sanguinosa battaglia di Ravenna i Francesi, nonostante le numerose perdite, ebbero la meglio e si diressero verso Milano, ma sapendo che un esercito imperiale stava scendendo dalla Svizzera, furono costretti ad abbandonare la Lombardia. Giulio II si rese conto che per ostacolare i francesi in Italia doveva ostacolare uno dei loro principali alleati, cioè la Repubblica di Firenze, e quindi favorire l'ascesa dei Medici, che erano stati costretti a fuggire dalla città dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Per fare questo fu deliberato che l’esercito spagnolo si volgesse verso Firenze La notizia del loro arrivo fu appresa dai Fiorentini solo quando gli Spagnoli del Vicerè di Napoli Ramon Cardona, da Bologna si diressero verso la città. Probabilmente si decise di piegare Prato per dare un forte avvertimento a Firenze. Furono inutili le richieste di aiuto che Prato rivolse a Firenze . Prato era difesa da circa 2000 fanti e doveva fronteggiare un esercito spagnolo forte di circa 10.000 uomini forti di molte artiglierie Dal sito : http://www.crprato.it/sito/index.php?option=com_content&view=article&id=140&Itemid=83Il giorno 28 Agosto del 1512 gli Spagnoli che si erano attestati presso Calenzano, mossero alla volta di Prato. Nel pomeriggio intorno alle ore 16 dopo avere piazzato due Falconetti (pezzi di artiglieria) iniziarono il sacco colpendo le mura e la porta Mercatale, che però resistette bene. Intanto il Cardinale Giovanni De Medici, al seguito delle truppe, (legato pontificio) seguiva l’andamento della battaglia dalla zona di S. Anna dove aveva dei possedimenti. Lo scontro del primo giorno finì senza che gli Spagnoli riuscissero a sfondare. Il giorno dopo, 29 Agosto,visto che quel punto era troppo resistente, spostarono la batteria dei due Falconetti verso porta del Serraglio riprendendo con più slancio la pugna, riuscirono in breve tempo a formare una breccia nelle mura dalla quale iniziarono ad entrare. In quel punto si concentrarono i pratesi, e riuscirono a bloccare i soldati spagnoli. Questi, visto che non riuscivano nel loro intento, cambiarono tattica e scalarono le mura. La monovra riuscì, i soldati pratesi vedendo che ben presto sarebbero riusciti ad entrare si diedero alla fuga, permettendo agli Spagnoli di penetrare all’interno. Questi al grido di " Ammazza ! Ammazza !" si introdussero all’interno della città uccidendo chiunque si trovasse loro davanti. In breve furono padroni della Piazza. Intanto nelle chiese si erano rifugiate moltissime persone, per lo più donne bambini, anziani, pensando che i luoghi sacri non venissero profanati, ma non fu così, gli Spagnoli non ebbero pietà di nessuno. Uccisero, violentarono, saccheggiarono. I pratesi non ebbero scampo, dato che le porte attraverso le quali sarebbero potuti scappare erano state murate, per cui non ebbero più nessuna via di fuga. In si tanta sofferenza dobbiamo ricordare un episodio prodigioso accaduto nel convento di S.Vincenzo. Tre capitani spagnoli entrati all'interno del sacro luogo, si bloccarono cadendo in ginocchio davanti alla statua della Madonna, mostrata loro da Suor Brigida,che in questo modo riuscì ad eviatare il saccheggio. Da allora, la bella statua fu chiamata "Madonna dei Papalini" ed ancora oggi il 29 Agosto di ogni anno le suore ricordano l'evento. Il sacco durò 21 giorni. Fu un atroce mattanza, il sangue e l’odore della morte erano in ogni luogo. Furono uccise circa seimila persone. Alcuni fra quelli che vennero catturati vennero uccisi più tardi fra atroci tormenti, mentre una parte di questi furono lasciati in vita per ottenere un riscatto. Prato in pratica pagò al posto di Firenze con la vita di tantissimi cittadini, e Firenze visto lo scempio fatto ai pratesi spalancò le porte ai vincitori così che i Medici poterono rientrare liberamente nella loro città. http://www.crprato.it/sito/index.php?option=com_content&view=article&id=140&Itemid=83
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GLI OTTO ANNI DI PAPATO DI LEONE X ( GIOVANNI DEI MEDICI ) : Papa dal 1513 al 1521
Giovanni era il quartogenito (il secondo figlio maschio) di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini e portò alla corte pontificia lo splendore e i fasti tipici della cultura delle corti rinascimentali. Fu l'ultimo Papa a essere semplice diacono al momento dell'elezione
Il breve papato di Leone X ebbe pesanti conseguenze conseguenze per il futuro repubblicano di Firenze Riprendendo le abitudini nepotiste ( comunque comuni praticamente a tutti i Papi ), creò cardinale il nipote Innocenzo Cybo ed il cugino Giulio che in futuro sarà papa Clemente VII. Clemente VII il Papa che porra' fine alla storia repubblicana fiorentina attraverso le armi spagnole di Carlo V
Dopo il sacco di Prato , Firenze sara' in pratica governata dal Cardinale Giulio de Medici
Settembre del 1513, Leone X risolve in favore di Firenze un arbitrato sul dominio di Pietrasanta, città fino a quel momento parte della Repubblica di Lucca
Durante il papato di Leone X inizia anche la Riforma protestante con la pubblicazione delle 95 tesi di Martin Lutero La goccia che fa traboccare il vaso e' la vendita delle indulgenze inventata dalla curia papale per far fronte al continuo bisogno di denaro
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L'INCREDIBILE IMPERO DI CARLO V E IL SUO SOGNO DI UN IMPERO UNIVERSALE SOTTO GLI ASBURGO
La scomparsa prematura di tutta la discendenza maschile della dinastia castigliano-aragonese, unitamente alla scomparsa prematura del padre Filippo "il bello" ed alla infermità della madre Giovanna di Castiglia, fece sì che Carlo V, all'età di soli 19 anni, risultasse titolare di un "impero" talmente vasto come non si era mai visto prima d'allora, neppure ai tempi di Carlo Magno. Carlo fu incoronato Imperatore dall'Arcivescovo di Colonia il 23 ottobre 1520 nella cattedrale di Aquisgrana[2]. Carlo di Gand, come Imperatore del S.R.I., assunse il nome di Carlo V, e come tale è passato alla Storia.
Nel dettaglio i possedimenti di Carlo V erano così composti: Eredità di Maria di Borgogna (1506): I Paesi Bassi (con gli importanti e ricchi feudi delle Fiandre, del Brabante, dell'Olanda, dell'Artois e del Lussemburgo) e la Franca Contea di Borgogna (Besançon).
Carlo V aveva ereditato dalla nonna paterna anche il titolo di Duca di Borgogna che era stato appannaggio, per pochi anni, anche di suo padre Filippo. Come Duca di Borgogna era vassallo del Re di Francia, in quanto la Borgogna era territorio appartenente, ormai da tempo, alla corona francese. Inoltre i Duchi di Borgogna, suoi antenati, appartenevano ad un ramo cadetto dei Valois, dinastia regnante in Francia proprio in quel momento. La Borgogna era un vasto territorio ubicato nel Nord-Est della Francia, al quale, in passato e per interessi comuni, si erano uniti altri territori come la Lorena, il Lussemburgo la Franca Contea e le province olandesi e fiamminghe, facendo di queste terre le più ricche e prospere d'Europa. Esse erano situate, infatti, al centro delle linee commerciali europee ed erano il punto di approdo dei traffici d'oltremare da e verso l'Europa. Tant'è che la città di Anversa era diventata il più grande centro commerciale e finanziario d'Europa. Suo nonno l'Imperatore Massimiliano, alla morte della consorte Bianca nel 1482, tentò di riappropriarsi del Ducato per condurlo sotto il governo diretto degli Asburgo, cercando di sottrarlo alla corona di Francia. A tal fine intraprese un conflitto con i francesi protrattosi per oltre un decennio, dal quale uscì sconfitto. Fu quindi costretto, nell'anno 1493, a sottoscrivere con Carlo VIII d'Angiò Re di Francia la Pace di Senlis, con la quale rinunciava definitivamente ad ogni pretesa sul Ducato di Borgogna, mantenendo però la sovranità sui Paesi Bassi, l'Artois, e la Franca Contea. Questa forzata rinuncia non fu mai veramente accettata da Massimiliano e il desiderio di rivalsa verso la Francia, si trasferì parimenti al nipote Carlo V, il quale, nel corso della sua vita, non rinunciò mai all'idea di riappropriarsi della Borgogna.
Eredità di Isabella di Castiglia (1516): la Castiglia, la Navarra, Granada, le Asturie, i possedimenti in Africa settentrionale, nell'America centrale (Messico) ed in quella caraibica (Cuba, Haiti, Porto Rico).
Eredità di Ferdinando d'Aragona (1516): i Regni d'Aragona, Valencia e Maiorca e le contee sovrane di Barcellona, Rossiglione e Cerdagna nonché i Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna. Eredità di Massimiliano I d'Asburgo (1519): Arciducato d'Austria con Stiria, Carinzia, Tirolo, Alsazia e Brisgovia.
Nel 1519 Carlo V riuscì a farsi eleggere Sacro Romano Imperatore dai Principi Elettori (a quel tempo gli stati che componevano il Sacro Romano Impero erano vassalli dell'Imperatore anche se, soprattutto i più vasti e potenti, godevano di ampie autonomie) Il fratello Ferdinando inoltre acquisì per matrimonio con Anna Jagellone nel 1526 i regni di Boemia e di Ungheria, facendoli così entrare definitivamente nell'orbita austro-asburgica.
Nel corso del suo governo Carlo V raccolse anche molti successi, ma certamente la presenza di altre realtà contemporanee e conflittuali con l'Impero, come il Regno di Francia e l'Impero ottomano, insieme con le ambizioni dei principi tedeschi, costituirono l'impedimento più forte alla politica dell'Imperatore che tendeva alla realizzazione di un governo universale sotto la guida degli Asburgo. Egli, infatti, intendeva legare agli Asburgo, permanentemente ed in forma ereditaria, il titolo imperiale, ancorché sotto forma elettiva, in conformità delle disposizioni contenute nella Bolla d'oro emanata nel 1356 dall'Imperatore Carlo IV di Lussemburgo, Re di Boemia. Il Re di Francia, Francesco I di Valois-Angoulême, infatti, attraverso la sua posizione fortemente autonomistica, unitamente alle sue mire di espansione verso le Fiandre ed i Paesi Bassi, oltre che verso l'Italia, si oppose sempre ai tentativi dell'Imperatore di ricondurre la Francia sotto il controllo dell'Impero.
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storiaaristocraziafiorentina
ASFi : Raccolta Ceramelli Papiani :stemma di Bernardo di Andrea di Bernardo Carnesecchi , sormontato dal capo di Papa Leone X
In occasione della visita di Leone X ( Medici ) a Firenze nel novembre del 1515 Il 30 novembre 1515 papa Leone X, al secolo Giovanni di Lorenzo de’ Medici, entra trionfalmente a Firenze, accolto da un articolato programma celebrativo che coinvolge la città, percorsa da sud-ovest a nord-est, secondo un itinerario simbolico pianificato con cura in tutte le sue parti. Si tratta di un percorso encomiastico – incentrato sull’esaltazione del papa e della sua famiglia, oltre che sull’enfatizzazione del legame fra Firenze e Roma – che attraversa le strade e le piazze, punteggiato da apparati effimeri di significato politico-culturale e di qualità artistico-architettonica, immaginifico suggello della riconquistata egemonia medicea sulla città, dopo il “sacco” di Prato e la cacciata di Pier Soderini nel 1512. ................. Le onoranze tributate a Leone X nella città d’origine rappresentano una prima occasione per la famiglia di dare prova tangibile della riaffermata autorità a Firenze dopo i lunghi anni di esilio. L’episodio diviene un costante riferimento per le cerimonie festive successive, sia per la singolarità dell’arredo urbano sia per la definizione topografica del percorso trionfale. L’itinerario traccia idealmente la pianta-immagine di un contesto urbano che non corrisponde ai confini della città storica, ma allude al quadrilatero della Florentia romana. Si recupera così il mito di Firenze “parva Roma”, che caratterizzava gran parte della letteratura celebrativa delle origini della città, e che proprio con la figura di Leone X acquisisce nuove valenze, rianndodando l’ideale filo rosso che lega le due città ab origine. estratto da : Emanuela Ferretti (Università di Firenze) Portale Storia di Firenze
Bernardo di Andrea di Bernardo di Cristofano Carnesecchi era un acceso partigiano mediceo e sara' successivamente senatore sotto Cosimo I Priore al momento della visita di Leone X sara onorato insieme con tutti gli altri membri della signoria col titolo di Conte palatino e con la concessione di poter apporre nello stemma familiare il capo di Leone X
Il Monaldi ne sbaglia il nome e anziche' come Bernardo lo cita come Benedetto e altri poi ne seguono l'errore
Signoria dell'ottobre novembre 1515
Gonfaloniere Piero di Niccolo Ridolfi Priore Battista di Battista Dini Priore Lorenzo di Iacopo Mannucci; Priore Buonarrota di Lodovico Simoni *** Priore Giannozzo di Bernardo Salviati Priore Cosimo di Francesco Sassetti Priore Piero di Leonardo Tornabuoni Priore Bartolomeo di Francesco Panciatichi Priore Bernardo di Andrea di Bernardo Carnesecchi
Non ho mai visto l'uso di questo stemma e nemmeno l'uso del titolo di conte nella discendenza di Bernardo di Andrea di Bernardo
*** Nota Bene parente di Michelangelo Buonarroti Simoni ,( Michelangelo nato nel 1475 ) il padre di Michelangelo era Lodovico di Leonardo di Buonarrota |
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IL SECONDO PAPA MEDICEO
Clemente VII, nato Giulio di Giuliano de' Medici (Firenze, 26 maggio 1478 – Roma, 25 settembre 1534), esponente della famiglia fiorentina dei Medici, fu il 219º papa della Chiesa cattolica e il 127° sovrano dello Stato Pontificio dal 1523 alla morte.
Giulio era figlio naturale, poi legittimato di Giuliano de' Medici, ucciso nella Congiura dei Pazzi un mese prima della sua nascita, e di una certa Fioretta, forse figlia di Antonio Gorini. Da giovane fu affidato, dallo zio Lorenzo il Magnifico, alle cure di Antonio da Sangallo. Dopo poco tempo, però, lo zio lo prese direttamente sotto la sua protezione. Nel 1488 riuscì a convincere Ferdinando I d'Aragona a concedergli il priorato di Capua dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, beneficio prestigioso e molto remunerativo.
Nel 1495, a causa delle sollevazioni popolari contro il cugino Piero, scappò da Firenze per rifugiarsi prima a Bologna, poi a Pitigliano, Città di Castello e Roma, dove visse per molto tempo ospite del cugino cardinale Giovanni, il futuro papa Leone X.
Il 9 maggio 1513 fu eletto arcivescovo di Firenze dal cugino papa Leone X e il 14 agosto dello stesso anno Giulio fece il suo ingresso a Firenze che dopo il sacco di Prato aveva subito il ritorno dei Medici al governo cittadino . Alla morte del cugino Lorenzo duca di Urbino divenne anche signore della città. Sia come arcivescovo che come governatore si dimostrò un abile uomo di governo. Pur ricevendo spesso incarichi e missioni diplomatiche per conto del Papa non trascurò mai la sua arcidiocesi e con la collaborazione del suo vicario generale Pietro Andrea Gammaro volle conoscere, attraverso i singoli inventari, la situazione di tutte le chiese sotto la sua giurisdizione. Nel 1517 tenne un sinodo di tutto il clero. Da cardinale diacono nel frattempo fu dichiarato cardinale prete con il titolo di San Clemente (26 giugno 1513) e poi di San Lorenzo in Damaso.
Sventò una congiura tramata contro di lui e fu inflessibile contro i suoi nemici (1522).
Nel 1513, con l’elezione di Leone X, Giulio ebbe la concessione dell’arcidiocesi di Firenze e, il 29 settembre dello stesso anno, dopo una serie di procedure e dispense per superare lo scoglio della sua nascita illegittima, fu creato cardinale. Dopo questa nomina iniziò la sua ascesa, caratterizzata da una grande ricchezza di benefici ecclesiastici e da un ruolo molto delicato all'interno della politica pontificia. Tra le sue azioni è da ricordare il tentativo di costituire un’alleanza con l'Inghilterra per aiutare Leone X a contrastare le mire egemoniche di Francia e Spagna; per questo motivo fu nominato cardinale protettore d'Inghilterra. La caratteristica principale della politica di questo periodo fu la ricerca di un equilibrio tra i principi cristiani e l’indizione del Concilio Lateranense V (1512-1517), durante il quale Giulio si interessò di lotta contro le eresie.
Il 9 marzo 1517 fu nominato Vicecancelliere di Santa Romana Chiesa, incarico che gli diede modo di mettere alla prova le sue qualità diplomatiche, mostrando un contegno serio e apparentemente illibato in confronto a quello mondano e dissoluto del cugino. Mentre cercava di organizzare una crociata contro i turchi, che Leone X reputava assolutamente necessaria, dovette risolvere due problemi: la protesta luterana, e la successione dell'Impero che, dopo Massimiliano I, toccò al nipote Carlo, già re di Napoli. Nel corso del 1521 la situazione di Firenze (di cui era Governatore cittadino) lo fece allontanare abbastanza spesso da Roma, ma l'improvvisa morte del papa, avvenuta nello stesso anno, lo costrinse a tornare a Roma per partecipare al conclave. Fu eletto Adriano VI, di cui aveva sostenuto la candidatura per ottenere l’appoggio di Carlo V. L’anno successivo fu vittima di una congiura, senza conseguenze, ordita dai repubblicani.
Il 3 agosto 1523 l’opera diplomatica di Giulio giunse alla sua conclusione: venne ratificata l'alleanza tra il papato e Carlo V. Poco dopo, nel settembre 1523 morì Adriano VI e Giulio, con l’appoggio dell’imperatore, dopo un conclave lungo (50 giorni) e difficoltoso, fu eletto al soglio di Pietro. Il 19 novembre Giulio de' Medici assunse il nome di Clemente VII.
L’elezione del nuovo pontefice venne salutata con entusiasmo, anche se certe aspettative si dimostrarono mal riposte: Giulio de' Medici risultò incapace di risolvere con decisione i problemi che dovette affrontare. Cercò di mantenere una politica di neutralità nella contesa tra Carlo V e Francesco I di Valois per il predominio sull'Italia e sull'Europa; Carlo V era intenzionato a restaurare l'Impero ammodernando le sue strutture amministrative e perseguendo una politica espansionistica che lo portava in rotta di collisione con il re di Francia. Nell’ottobre 1524, quando Francesco I conquistò Milano, il delicato apparato diplomatico messo in piedi da Clemente VII andò in crisi. Il papa, mentre l’arcivescovo di Capua, Niccolò Schomberg, lo spingeva a intraprendere una politica filoimperiale, mandò a trattare il datario apostolico, il filofrancese Gian Matteo Giberti, che dovette tornare indietro all’arrivo delle truppe imperiali in Lombardia. In quel periodo anche la Riforma si andava espandendo sempre più in Germania. Nella seconda dieta di Norimberga, del febbraio 1524, gli stati tedeschi ratificarono l'editto di Worms come legge dell'Impero, promettendo, però, al legato pontificio, cardinale Lorenzo Campegio, di mandarlo in esecuzione soltanto "nei limiti del possibile" e chiedendo un concilio nazionale che avrebbe dovuto aver luogo a Spira nello stesso anno. Sia il papa che l'imperatore negarono tale eventualità.
Il 24 febbraio 1525 le truppe imperiali sconfissero quelle francesi a Pavia, catturando lo stesso Francesco I e deportandolo a Madrid. Francesco venne umiliato, dovette perdonare Carlo di Borbone e reinsediarlo nelle sue terre, fu costretto a lasciare in ostaggio i suoi due figli e fu invitato a sposare la sorella di Carlo V, Eleonora. Nel 1526 fu costretto ad accettare la pace di Madrid, secondo la quale doveva rinunciare a Milano, a Napoli e alla Borgogna; dopo aver firmato la pace, il 18 marzo, Francesco I fu rilasciato.
Francesco I, dopo essere tornato in Francia, lamentando di essere stato costretto con la violenza ad accettare i patti, si rifiutò di ratificare il trattato di Madrid. Il 22 maggio 1526 a Cognac sur la Charente, stipulò con Clemente VII, Firenze, Venezia e Francesco Maria Sforza, una lega per scacciare gli imperiali dall’Italia. I confederati si obbligavano a mettere insieme 2.500 cavalieri, 3.000 cavalli e 30.000 fanti; Francesco I avrebbe dovuto mandare un esercito in Lombardia e un altro in Spagna, mentre i veneziani e il pontefice avrebbero dovuto assalire il regno di Napoli con una flotta di ventotto navi. Cacciati gli spagnoli, il papa avrebbe dovuto mettere sul trono napoletano un principe italiano, che avrebbe dovuto pagare al re di Francia un canone annuo di 75.000 fiorini. Francesco I non tenne mai fede ai patti e, per tutto il 1526 non partecipò alle operazioni, preferendo trattare con Carlo V il riscatto dei figli.
Queste notizie si abbatterono come fulmini su Carlo V che definì pubblicamente Francesco I uno spergiuro e considerò imperdonabile il voltafaccia del Papato, il quale nei suoi confronti aveva un debito enorme (infatti Carlo V aveva condannato Lutero durante il processo per favorire il papa, anche se si era guadagnato l'antipatia di molti sudditi).
Il fatto più grave che occorse al papa fu il tradimento del cardinale Pompeo Colonna, questi, incoraggiato da Carlo V con promesse e ricompense, nella notte tra il 19 ed il 20 settembre 1526, occupò con un esercito di 8000 uomini la porta di San Giovanni in Laterano e Trastevere, spingendosi lungo il Borgo Vecchio fino al Vaticano. Clemente VII si rifugiò a Castel Sant'Angelo lasciando che il Vaticano venisse saccheggiato dalle truppe del cardinale. Il papa, vedendo che gli alleati non onoravano i patti, concluse una tregua di 8 mesi con l’imperatore, ma Carlo di Asburgo non accettò l'armistizio.
Il 31 marzo l'imperatore passò il Reno nei pressi di Bologna e si diresse verso la Toscana. Le truppe della Lega comandate da Francesco Maria I della Rovere e dal marchese di Saluzzo si accamparono vicino a Firenze per proteggerla dall'esercito invasore, ma questo attraverso il territorio di Arezzo e quindi di Siena si diresse verso Roma. Lungo il tragitto Carlo di Borbone devastò Acquapendente e San Lorenzo alle Grotte, occupò Viterbo e Ronciglione. Il 5 maggio gli invasori giunsero sotto le mura di Roma, che era difesa da una milizia piuttosto raffazzonata comandata da Renzo da Ceri.
IL SACCO DI ROMA : 1527
L’assalto alle mura del Borgo iniziò la mattina del 6 maggio 1527 e si concentrò tra il Gianicolo e il Vaticano. Per essere di esempio ai suoi, Carlo di Borbone, fu tra i primi ad attaccare, ma mentre saliva su una scala fu colpito a morte da una palla d'archibugio, che Benvenuto Cellini si attribuiva il merito di aver tirato. La sua morte accrebbe l'impeto degli assalitori, che, a prezzo di gravi perdite, riuscirono ad entrare in città.
Durante l'assalto Clemente VII pregava nella sua cappella privata e, quando capì che la città era perduta, si rifugiò a Castel Sant'Angelo insieme ai cardinali e gli altri prelati. Nel frattempo gli invasori trucidavano i soldati pontifici. L’esercito imperiale era composto di circa 40.000 uomini, così suddivisi: 6.000 spagnoli agli ordini di Carlo di Asburgo, a cui si erano aggiunte le fanterie italiane di Fabrizio Maramaldo, di Sciarra Colonna e di Luigi Gonzaga "Rodomonte"; molti cavalieri si erano posti sotto il comando di Ferrante I Gonzaga e del principe d'Orange Filiberto di Chalons, che era succeduto al Borbone; inoltre si erano accodati anche molti disertori della lega, i soldati licenziati dal papa e numerosi banditi attratti dalla speranza di rapine. A questi si aggiunsero i 14.000 lanzichenecchi comandati da Georg von Frundsberg, mercenari bavaresi, svevi e tirolesi, tutti luterani esasperati dalla fame e dal ritardo nei pagamenti, che consideravano il papa come l'anticristo e Roma come la Babilonia corruttrice, attratti dalla possibilità di arricchirsi saccheggiando la città.
Furono profanate tutte le chiese, furono rubati i tesori e furono distrutti gli arredi sacri. Le monache furono violentate, così come le donne che venivano strappate dalle loro case. Furono devastati tutti i palazzi dei prelati e dei nobili, ad eccezione di quelli fedeli all'imperatore. La popolazione fu sottoposta ad ogni tipo di violenza e di angheria. Le strade erano disseminate di cadaveri e percorse da bande di soldati ubriachi che si trascinavano dietro donne di ogni condizione, e da saccheggiatori che trasportavano oggetti rapinati.
L’8 maggio il cardinale Pompeo Colonna entrò a Roma seguito da molti contadini dei suoi feudi, che si vendicarono dei saccheggi subiti per ordine del papa saccheggiando tutte le case in cui ancora rimaneva qualcosa da rubare o da distruggere.
Tre giorni dopo il principe d'Orange ordinò che si cessasse il saccheggio; ma i lanzichenecchi non ubbidirono e Roma continuò ad essere violata finché vi rimase qualcosa di cui impossessarsi. Il giorno stesso in cui cedettero le difese di Roma, il capitano pontificio Guido II Rangoni, si spinse fino al Ponte Salario con una schiera di cavalli e di archibugieri, ma, vista la situazione, si ritirò ad Otricoli. Francesco Maria della Rovere, che si era riunito alle truppe del marchese di Saluzzo, si accampò a Monterosi in attesa di novità.
Il 6 giugno Clemente VII capitolò, obbligandosi a versare al principe d’Orange 400.000 ducati, di cui 100.000 immediatamente e il resto entro tre mesi; era inoltre pattuita la consegna di Parma, Piacenza e Modena. Clemente VII, per evitare di ottemperare alle condizioni imposte dall'imperatore, abbandonò Roma e, il 16 dicembre 1527, si ritirò ad Orvieto.
RIBELLIONE DI FIRENZE E NUOVA CACCIATA DEI MEDICI
Firenze approfitto' della crisi tra Papato ed impero per ribellarsi e scacciare nuovamente la famiglia Medici
ACCORDO TRA PAPA ED IMPERATORE A DANNO DELLA REPUBBLICA FIORENTINA
Allo scopo di farsi perdonare l'inaudito attacco al papato, Carlo V si fece piu' conciliante cosi alla fine del 1529, fu stipulata la Pace di Barcellona, secondo i termini della quale, il Papa, il 24 febbraio 1530, incoronò Carlo V imperatore, come segno di riconciliazione tra papato e impero. Carlo si impegnò anche ad aiutare il papa a restaurare i Medici a Firenze abbattendo la repubblica fiorentina e a concedere la Borgogna a Francesco I, che si impegnava a disinteressarsi degli affari italiani.
Firenze fu promessa ad Alessandro de' Medici (figlio illegittimo di Clemente VII ), a cui fu promessa sposa Margherita, figlia naturale di Carlo V.
Ufficialmente Alessandro de' Medici, figurava essere figlio di Lorenzo Duca di Urbino ma pare che egli fosse in realtà figlio del papa stesso, nato nel 1511 quando Giulio era ancora cardinale, da una relazione con una serva di sua zia Alfonsina Orsini, chiamata Simonetta da Collevecchio e probabilmente di colore.
Firenze stritolata dall'accordo si trovo quindi a dover fronteggiare l'esercito imperiale e l'esercito papalino da sola senza piu' alcun alleato
Si apriva una delle pagine piu' eroiche della storia fiorentina.
Infatti dopo alcune battaglie di avvicinamento le truppe imperiali iniziarono l'assedio il 14 ottobre 1529; la feroce quanto inaspettata resistenza della ricca città e di alcune fortezze del contado, la lunghezza dell'assedio, la morte in battaglia di alcuni tra i migliori comandanti dell'esercito imperiale, il timore che le gesta dei difensori ispirassero altre città alla ribellione indussero gli assedianti ad intavolare trattative per una resa onorevole della città, che escludevano il saccheggio e la sottrazione di territorio al governo cittadino.
Della difesa della città fu incaricato in qualità di Capitano Generale Malatesta IV Baglioni che in realtà mirava principalmente ad ingraziarsi il papa per tornare in possesso della città di Perugia, arrivando probabilmente a tradire il prode capitano Francesco Ferrucci nella battaglia di Gavinana, unica importante ma disastrosa sconfitta per le truppe fiorentine nelle vicinanze della città.
Sicuramente il Baglioni forzò la resa della città: estromesso dal comando in quanto oramai vi erano forti dubbi sulla sua condotta, si ribellò ed introdusse in città una piccola pattuglia di imperiali che conquistò Porta Romana e voltò le artiglierie verso la città; i fiorentini non reagirono compatti e ciò portò alla resa, firmata il 12 agosto 1530 presso la Chiesa di Santa Margherita a Montici.
Altro importante personaggio che collaborò alla difesa della città fu Michelangelo Buonarroti, che venne incaricato di rafforzare le fortificazioni. Prima si dedicò con tutto l'impegno all'opera, salvo fuggire dalla città per poi rientrarvi quando era già assediata, a rischio della vita; al momento della resa dovette restare nascosto a lungo per sfuggire alla collera del papa. Molti suoi disegni di fortificazioni ancora conservati, che rappresentano una pietra miliare negli studi teorici sulla fortificazione alla moderna, si riferiscono alle opere esterne delle mura di Firenze; non sappiamo però in che misura questi disegni siano stati tradotti in reali strutture.
Durante l'assedio, a scherno degli assedianti fu giocata una storica partita di calcio che ogni anno viene rievocato nella storica sede di piazza Santa Croce.
Pronotario apostolico di Papa Clemente VII fu Pietro Carnesecchi
Suo padre Andrea di Paolo era un ferventissimo mediceo
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Dopo il trattato di Barcellona ,conchiuso il 29 giugno del 1529, poche speranze rimanevano alla Repubblica fiorentina , osteggiata dal Papa sostenuto a sua volta dalle armi dell'Imperatore. Clemente VII , che aveva abbandonato Francesco I e si era unito a Carlo V vedendo in lui un sostegno piu' valido per il conseguimento dei suoi fini ambiziosi , vergognosamente benedisse le armi dei manigoldi scampati alle forche , alla peste di Roma , alla fame di Napoli ; e senza rimorso impiego' i tesori della Chiesa per mantenere eserciti in danno di un popolo libero ed innocente.
Nonostante il desiderio dei piu' , fosse di richiamare i Medici in Firenze come cittadini principali senza tirannide, per non sottoporre la citta' alle funeste conseguenze della guerra , nella Consulta del 30 settembre quasi tutti si accordarono nel dire :
<< gustata la liberta' e' da posporsi a lei ogni cosa umana >>
Parole queste , osserva il prof. Falletti , memorande che danno grandezza all'Assedio di Firenze e che non possono essere pienamente comprese da chi nato in liberi tempi , non ha mai provato che sia servitu' ( Falletti Fossati Assedio di Firenze pg 381 )
Cosi il popolo ispirandosi agli esempi e agli insegnamenti del Savonarola , invocando la benedizione di Cristo suo re , si preparo' alla difesa , riflettendo che in guerra si puo' perdere ma si puo' anche vincere ; e nella resa si perde senza speranza di poter vincere
( da Carlotta Borgia Lotti : Lorenzo Carnesecchi o il secondo Ferruccio )
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CARNESECCHI PROTAGONISTI AI TEMPI DELL'ASSEDIO
I Carnesecchi che erano stati sempre vicino ai Medici , iniziarono ad esser coinvolti in profonde divisioni ai tempi del Savonarola . Alcuni di loro furono fortemente coinvolti dal messaggio profetico del martire La fede nelle istituzioni repubblicane , il messaggio profetico , l'amicizia personale coi Medici spinsero i Carnesecchi su strade assai diverse
ZANOBI di FRANCESCO dittatore di Firenze durante l'assedio
In Zanobi troviamo la fede in Savonarola,l'amicizia per i Medici , la fedelta' alla Repubblica Tentava di conciliare queste esigenze cosi diverse ritenendo che si dovesse comunque trovare un accordo col Pontefice Eletto tra i sette dittatori la sua azione sara' sempre limitata da questa convinzione Zanobi di Francesco di Berto Carnesecchi ………………. Zanobi Carnesecchi il mercante ai vertici dello stato : uno dei sette dittatori
Zanobi di Francesco Carnesecchi, leale e diritto mercatante non che pratico e prudente popolano, il quale dopo lunga e posata orazione conchiuse con queste parole: " Accordando si smarrisce e non si perde la libertà; dove non accordando ed essendo vinti, non si smarrisce a tempo, ma si perde per sempre. "
ANDREA di PAOLO di SIMONE
Andrea Carnesecchi ( il padre di Pietro ) e' l'uomo che prepone i suoi legami coi Medici alla fedelta' alla Repubblica ,sara' imprigionato nei giorni dell'assedio essendo sospetto ai Fiorentini
Andrea di Paolo di Simone Carnesecchi …………. …….Andrea di Paolo di Simone carnesecchi senatore del ducato di Toscana
Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Trivulziano, Triv.464 presumibilmente questo libro di orazioni appartiene a Caterina di Mico di Uguccione Capponi prima moglie di Andrea di Paolo di Simone Andrea era stato a servizio degli Sforza , ed in tale circostanza ( come ricorda Pietro durante l'ultimo processo ) aveva conosciuto il padre del cardinal Morone che gli aveva usato diverse cortesie Questa ragione di gratitudine adduce Pietro per giustificare la sua conoscenza ed intimita' col cardinal Morone
Antecedente a questo periodo lombardo questo dono del Marchese di Mantova ( Andrea nel 1485 aveva 17 anni )
Il Busini su Andrea di Paolo di Simone
Parlando dell'eroica resistenza fiorentina non posso tralasciare di accennare a :
Francesco Ferrucci alcune note sulla vita e la morte di Francesco Ferrucci
Amico d'Arsoli dei Passamonti Amico d'Arsoli dei Passamonti uno dei capitani di Francesco Ferrucci ( Ricevo da Vincenzo Passamonti )
E non possiamo dimenticare " il gran soldato" emulo di Francesco Ferrucci nella Romagna fiorentina LORENZO di ZANOBI di SIMONE
Lorenzo di Zanobi di Simone e' l'uomo fermo nelle sue convinzioni repubblicane ,che quando fu chiamato alla prova tutto diede alla patria fiorentina : vita e beni
Pochi fiorentini conobbero il valore di Lorenzo Carnesecchi ,assediati dagli imperiali e chiusi tra le mura della citta' riponevano la speranza in Francesco Ferrucci l'eroico commissario di Empoli che combatteva nei dintorni del territorio fiorentino con valore e intrepidezza leggendarie Del valore di Lorenzo non potevano giungere che vaghe notizie a Firenze troppo distante era il tearro delle sue gesta Ed infatti pochissimi hanno scritto compiutamente di lui Nel 1912 Carlotta Lotti e recentemente Alessandro Monti
Dice Carlotta Lotti :
Sfogliando un giorno le Istorie Fiorentine del Varchi, rimasi sorpresa di trovare spesso accanto al nome del Ferruccio quello di un cittadino sconosciuto, di Lorenzo Carnesecchi. " Nè si dubita dagli uomini prudenti ", scrive il Varchi a proposito del governo di Firenze durante l' assedio, " che se avessono eletto uno solo senza guardare ad altro che alla sufficienza, come esempigrazia il Ferruccio o Lorenzo Carnesecchi o alcuno altro ancora di minore virtù e fattolo dittatore da dovero, le cose sarebbono state per avventura governate altramente ch'elle non furono e per conseguenza avuto altro fine ch'elle non ebbero ".. Egli asserisce inoltre che il Papa temeva molto questi due valorosi e quando Firenze perdè quasi tutto il suo dominio , ultime fedeli alla Repubblica rimasero Empoli, Pisa, Livorno difese dal Ferruccio e Castrocaro " dov'era Commissario quasi un altro Ferruccio, Lorenzo Carnesecchi ". Non possiamo mettere in dubbio la verità delle parole di questo autorevole storico, che fu presente e prese parte agli avvenimenti da lui narrati. Anche il Busini , il Nardi , il G iannotti e più tardi, sulle orme del Varchi, il Perrens il Guerrazzi, il Capponi e perfino il Frassineti ed il Mini nelle loro illustrazioni del Castello di Castrocaro, sono tutti d'accordo nel lodare il Commissario della Romagua fiorentina: ma nessuno si è curato di far conoscere l' opera complessiva di questo guerriero, tantochè il nome di lui non si trova nei dizionari biografici storici. Solamente Eugenio Albèri, insieme con alcuni documenti sull'Assedio di Firenze, pubblicò una lettera del Carnesecchi col seguente avvertimento: " Benchè non strettamente pertinente " ai fatti dell'Assedio di Firenze ci è parsa importantissima la presente lettera, sia per spargere alcuna luce sulle cose poco conosciute dei Fiorentini in quelle parti, sia per offerire un onorevole documento intorno uno dei migliori cittadini che a quei di vantasse la Repubblica ". Mentre nell'animo di tutti è viva l'immagine di Francesco Ferrucci, mentre l' Italia si accinge a consacrarne la memoria con un monumento degno di lui che sorgerà a Gavinana, dove egli cadde gloriosamente combattendo per la patria, riandando col pensiero ai gloriosi difensori della, Repubblica Fiorentina, ho voluto pubblicare questo modesto scritto su Lorenzo Carnesecchi per far conoscere agli Italiani un altro guerriero, ignorato dal piu' e degno di avere un posto nella Storia tra quelli che amarono la patria e la libertà. ………………………………………………………………………………………………….. Lorenzo Carnesecchi adunque fu un grande patriotta, un ardito guerriero, una di quelle figure luminose che di tratto in tratto s'innalzano dalla polvere del mondo e dedicano la loro vita ad una grande idealità dell' anima, facendoci acquistare la fiducia nel bene e la virtù di operarlo. E quando la storia segue le vicende di uno di questi eroi e ne narra le gesta " non é più solamente la maestra, osserva il prof. Del Lungo, sì anco la Poesia della vitá ".
Lorenzo di Zanobi di Simone Carnesecchi ……….Lorenzo Carnesecchi il gran soldato Il secondo Ferruccio : L'uomo che mise una taglia sulla testa del Pontefice
Carlotta Borgia Lotti Lorenzo Carnesecchi di Carlotta Borgia Lotti parte prima
Carlotta Borgia Lotti Lorenzo Carnesecchi di Carlotta Borgia Lotti parte seconda
NOTIZUOLE AL MARGINE DELL'ASSEDIO
……Francesco Ferrucci casualmente libera i figli di Bastiano Carnesecchi e di Niccolo’ Machiavelli caduti prigionieri degli imperiali
CARNE DI CAPPONE E CARNE SECCA Non so se questo episodio dei tempi dell'Assedio sia vero o inventato di sana pianta , comunque lo riportano in diversi senza darne la fonte ( ad esempio Luciano Berti in Pontormo e il suo tempo) Come talvolta avviene si mettono in moto dei passaparola di cui si perde l'origine Caterina Ridolfi seconda moglie di Ludovico Capponi ,donna di rinomata bellezza con la figliastra Francesca , e con altre due fanciulle de' Carnesecchi loro parenti si erano rifugiate nella cittadella di Volterra per evitare il blocco che cingeva Firenze La città si era schierata dalla parte dei Medici, sostenuti dall'imperatore Carlo V e papa Clemente VII. Ma Volterra da luogo sicuro venne a trovarsi in prima linea nelle vicende della guerra Francesco Ferrucci, commissario della Repubblica, la occupò e vi si asserragliò con i suoi uomini nell'estate del 1530. La città venne assediata dalle milizie di Fabrizio Maramaldo e dalle truppe spagnole ma i volterrani dettero aiuto al Ferrucci temendo il saccheggio . L'assedio fu lungo e più volte vennero tentati degli assalti poi gli imperiali furono costretti a togliere l'assedio e a ritirarsi. Si dice che mentre Volterra era assediata dagli Imperiali , che ne pregustavano le violenze del saccheggio , Ferdinando Gonzaga avesse dichiarato lussuriosamente di volersi cibare di 'carnesecca ', e il famigerato Fabrizio Maramaldo a sua volta di 'carne di Cappone». Erano spacconerie da soldati ma in quei tempi spesso alle parole seguivano i fatti Come racconta la Storia contro l'arroganza degli imperiali prevalse il valore e la resistenza di Francesco Ferrucci e dei Volterrani
Francesca Capponi, primogenita di Ludovico Capponi e di Marietta Martelli e' stata immortalata dal Pontormo : Ritratto di Francesca Capponi in sembianze di Maddalena Francesca nata nel 1511 mori durante l'assedio quindi di 19 anni , E' possibile che le fanciulle dei Carnesecchi fossero figlie di Andrea di Paolo di Simone Carnesecchi che era stato sposato con Caterina di Mico di Uguccione Capponi
L'episodio potrebbe avere una sua realta' Immagino che le donne si fossero rifugiate in una Volterra filomedicea perche' sia Lodovico che Andrea erano filomedicei ( Andrea , come detto , fu tra coloro che vennero imprigionani nei giorni dell'assedio di Firenze come persone sospette ) Che quindi avessero inviato le loro donne in un posto che all'inizio della guerra ritenevano sicuro e che era poi divenuto una trappola ( in quei tempi durante un saccheggio non faceva davvero distinzioni tra amici e nemici e qualunque cosa anche lo stupro diveniva lecita )
Di Andrea conosco pero' solo queste figlie femmine Camilla nata nel 1492 ( da Caterina Capponi ) e Vaggia nata nel 1509 ( da Ginevra Tani ) ma puo' essere che mi sia sfuggito qualcosa Occorerebbe consultare i catasti cosa che non ho potuto fare
Lodovico Capponi seniore era figlio di Gino Capponi e di Adriana Gianfigliazzi, fu banchiere fin da giovane, lavorando per il banco dei Martelli a Roma e sposandone una componente, Marietta. Nella città papale fu tra i promotori della fondazione della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. A Roma fu in contatto con i principali artisti della corte pontificia, compreso Raffaello. A Firenze, dove era tornato dopo la morte di Leone X nel 1522, fu prima contrario al dominio mediceo e poi lo appoggiò. Nel 1525, ormai quarantenne, iniziò a preoccuparsi per la sepoltura sua e della propria famiglia, acquistando dalla famiglia Paganelli la cappella già Barbadori, nella chiesa di Santa Felicita, dall'architettura brunelleschiana. Fu lui a commissionare al Pontormo la decorazione pittorica della cappella comprendente la famosa Deposizione. Poco lontano dal palazzo di famiglia, il palazzo Capponi delle Rovinate in via de' Bardi. I lavori durarono tre anni, fino al 1528, e compresero la realizzazione della pala, dell'affresco dell'Annunciazione e dei quattro tondi con Evangelisti, ai quali collaborò anche il giovane Agnolo Bronzino. Perduto è invece l'affresco col Giudizio Universale nella volta, distrutta nel Settecento per permettere l'affaccio in chiesa tramite il corridoio Vasariano......... da wikipedia
Da Caterina Ridolfi Lodovico ebbe sette figli
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Tra il 14 ottobre 1529 e il 12 agosto 1530 la Repubblica di Firenze, restaurata nel 1527 con l’estromissione dei Medici dal governo della città, subisce un drammatico asse-dio da parte delle truppe imperiali di Carlo V. Per esorcizzare il terrore della guerra e schernire i nemici, il 17 febbraio del 1530 alcuni fiorentini organizzano una gara di calcio storico in piazza Santa Croce.
Benedetto Varchi ricostruisce in questi termini l’avvenimento patriottico, che simboleggia il coraggio e la fierezza dei cittadini di fronte all’esercito aggressore: i giovani, sì per non intermettere l’antica usanza di giocare ogn’anno per carnovale, e sì ancora per maggior vilipendio de’ nimici, fecero in sulla piazza di Santa Croce una partita a livrea, venticinque bianchi e venti-cinque verdi, giocando una vitella; e per essere non soltanto sentiti, ma veduti misero una parte de’ sonatori con trombe e altri strumenti in sul comignolo del tetto di Santa Croce, dove dal Giramonte fu lor tratto una cannonata; ma la palla andò alta, e non fece male né danno a nissuna persona.
L’orgoglio dei giovani si manifesta in modo temerario e provocatorio attraverso un gioco inserito da tempo tra le pratiche distintive della civiltà fiorentina.
( Matteo Bosisio)
La caduta della Repubblica : la perdita della liberta'
LA CADUTA DELLA REPUBBLICA FIORENTINA
La caduta della Repubblica e l'avvento del Principato ha immensi riflessi sulle vicende di tante persone , sull'economia , sulla politica , sulla storia .
12 agosto 1530 una Firenze stremata e tradita da Malatesta Baglioni e' costretta a firmare la resa alle forze imperiali
20 agosto 1530 Una Balia di partigiani dei Medici depone le istituzioni repubblicane e ripristina la dominazione medicea sulla citta'
Atto di capitolazione della Repubblica fiorentina 12 agosto 1530
dalla "Storia fiorentina" di Benedetto Varchi
I quattro ambasciadori dopo qualche contrasto, e massimamente in chi s'aveva a rimettere la riforma del governo, o nel papa o nell'imperadore, e quanti danari s'avevano a pagare, conchiusero l'accordo. Non volevano ancora, che vi si ponesse quelle parole, Intendendosi sempre che sia conservata la libertà; ma Pierfrancesco, Lorenzo e lacopo dissero, che non potevano convenire altramente, e che quel popolo eleggeva prima d'andar a fil di spada; e Pierfrancesco ebbe parole con messer Bardo, e lo sgridò perché egli separatamente da loro andava favellando a solo a solo, ora col commessario e ora con don Ferrante per acquistarsi la grazia loro, non altrimente ingerendosi, che se in lui fosse stato il tutto rimesso. Tornarono la sera a sei ore di notte co' capitoli, i quali furono approvati agli undici, e a' dodici si stipulò il contratto, il quale m'è paruto di porre tutto di parola a parola:
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vai alla pagina 25 prima parte Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1494 al 1532 vai alla pagina 25 seconda parte Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1494 al 1532 vai alla pagina 25 terza parte Storia dei Carnesecchi : periodo dal 1494 al 1532 vai alle note alla pagina 25 Note al periodo 1494-1532
BENEDETTO VARCHI
Storia fiorentina ………………………Storia fiorentina di Benedetto Varchi volume 1 Storia fiorentina ………………………Storia fiorentina di Benedetto Varchi volume 2 Storia fiorentina ………………………Storia fiorentina di Benedetto Varchi volume 3
Se leggere Benedetto Varchi e le lettere del Busini e' imprescindibile per saperne qualcosa , dobbiamo oggi rivolgerci a quegli storici che ad anni di distanza hanno ripensato a quei momenti Se l'immediatezza dei fatti rende piu' facile raccogliere le informazioni , la distanza dei fatti rende la loro lettura piu' scevra dalle passioni e piu' libera dalle catene dei potenti
sono quindi imperdibili per conoscere di piu' sono i libri di Alessandro Monti sull'argomento L'assedio di Firenze (1529-1530) Politica, diplomazia e conflitto durante la guerra Pisa University Press 2015 La guerra dei Medici. Firenze e il suo dominio nei giorni dell'assedio (1529-1530) “Firenze 1530. L’assedio, il tradimento. Vita, battaglie e inganni di Malatesta Baglioni, capitano dei Fiorentini” di Alessandro Monti, Collana Manes - Editoriale Olimpia, 2008
Quando terminò, con la resa della Repubblica fiorentina il 12 agosto 1530, la “Guerra dei Medici”, a spregio degli accordi di pace che prevedevano l’impunità per tutti combattenti, i vincitori: l’imperatore Carlo V e il papa Clemente VII, mai nome fu più inappropriato, lasciarono che si scatenasse la vendetta dei vincitori. I Medici tornarono a dominare Firenze e la Toscana fino all’avvento dei Lorena nel 1737. La guerra sconvolse dal 1529 al 1539, tutta la Toscana e la Romagna toscana; vide all’opera per la difesa di Firenze il genio di Michelangelo Buonarroti, coinvolse condottieri spregiudicati e geniali come Malatesta Baglioni, uomini d’onore nel senso vero del termine come il Duca d’Orange. Si deve al bel libro di Alessandro Monti “La guerra dei Medici”, un resoconto preciso delle varie fonti storiche, una narrazione appassionata del “blitz” di Castelfiorentino e la presa di San Miniato al Tedesco; le gesta eroiche di Lorenzo Carnesecchi a Castrocaro, la morte di Francesco Ferrucci a Gavinana, il massacro di Lastra a Signa da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V, l’ imboscata di Montopoli dove fu vendicata la strage della Lastra. Dal sacco di Empoli, all’assedio di Volterra, alla battaglia di San Donato in Polverosa a nord fuori le mura della città di Firenze, questo “romanzo” dove atti eroici e viltà si intrecciano mettendo a nudo in quella prima metà del Cinquecento, la fragilità dei patti, la ferocia dei combattenti, tutte le sfaccettature del potere sia laico che clericale, offre uno spaccato di vita terribile dietro la magnificenza delle corti e gli splendori delle arti. by https://www.gonews.it/2020/10/29/guerra-dei-medici-la-storia-vera-tra-san-miniato-e-castelfiorentino/
L’ASSEDIO DI FIRENZE (1529-1530) Politica, diplomazia e conflitto durante le Guerre d’Italia tesi di dottorato di Alessandro Monti
ed anche Paolo Simoncelli Fuoriuscitismo repubblicano fiorentino 1530-1554 La Repubblica fiorentina in esilio. Una storia segreta: 1
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Ravenna figlia di Filippo del beccaio Pero Carnesecca era avola di Francesco Ferrucci
Era infatti bisnonna di Francesco come moglie di altro Francesco ( di Bindo )
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Stemma a Cutigliano (Pistoia) Secondo Farinata Uberti e' lo stemma di Antonio di Andrea di Paolo di Simone Carnesecchi Capitano a Cutigliano nel 1503
Periodo della Repubblica di Firenze
Ruolo politico dei Carnesecchi di Firenze : uffici intrinseci
GONFALONIERI
PRIORI
I PRIMI STEMMI RIMASTI
Gonfalonieri di Giustizia e Priori delle Arti nel periodo 1282 1532 ……: Elenchi dei Gonfalonieri di Giustizia e dei Priori delle Arti Gonfalonieri di Compagnia e Buonuomini ………………………………….: Elenchi dei Gonfalonieri di compagnia e dei Buonuomini Senatori del Ducato e del Granducato di Toscana ………………………. : Elenchi dei Senatori del Ducato poi Granducato di Toscana
Consoli delle Arti nel periodo 1282 1532………………………………….Elenchi dei Carnesecchi Consoli delle Arti Otto di Guardia e di Balia ……………………………………………: Otto di Guardia e di Balia tra i Carnesecchi ( contributo dr Paolo Piccardi ) Buonuomini delle Stinche ……………………………Carnesecchi che hanno svolto la carica di "Buonuomini delle Stinche" ( contributo dr Paolo Piccardi )
Un priorista cinquecentesco pubblicato dalla Orsini De Marzo ……………………………I Carnesecchi in un priorista a famiglie cinquecentesco
Bibliografia Viti Paolo e Zaccaria Raffaella Maria Archivio delle tratte
Raveggi Sergio http://193.205.4.30/fileadmin/uploads/risorse/medievale/fonti_strumenti/raveggi_priori.doc Il professor Raveggi elenca Priori e Gonfalonieri dalle origini fino al 1343 Vengono identificate le famiglie
Barbadoro Bernardino Consigli della Repubblica fiorentina (1301-1315) In appendice : Priori e Gonfalonieri dal 15 febbraio 1301 al 15 febbraio 1315 Dei Priori e dei Gonfalonieri vengono identificate le famiglie come da "Priorista" Mariani
Marchionne di Coppo Stefani Cronaca Fiorentina Firenze Libri : memorie italiane studi e testi collana diretta da Giovanni Cherubini ,Giuliano Pinto, Andrea Zorzi Priori e Gonfalonieri dalle origini all’aprile 1386 + La cronaca fiorentina compare anche nelle "Delizie degli eruditi toscani" http://www.carnesecchi.eu/libri.htm
Diario di anonimo fiorentino (1382-1401 ) Alle bocche della Piazza a cura di Anthony Molho e Franek Sznura Leo Olschki editore
Pagolo di Matteo Petriboni Matteo di Borgo Rinaldi Priorista ( 1407-1459 ) Gabriella Battista e Jacqueline Gutwirth Istituto nazionale di studi sul rinascimento
Edited by David Herlihy, R. Burr Litchfield, Anthony Molho and Roberto Barducci FLORENTINE RENAISSANCE RESOURCES: Online Tratte of Office Holders 1282-1532 http://www.stg.brown.edu/projects/tratte/
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Ruolo politico dei Carnesecchi di Firenze : uffici estrinseci
COSTANTINOPOLI
Antonio Carnesecchi anno 1500 Emino della Nazione fiorentina a Costantinopoli Andrea di Paolo di Simone 1501-1504 Emino della Nazione fiorentina a Costantinopoli
A questa informazione su Antonio emino nel 1500 non ho trovato conferma altrove
" Dominio e patronato: Lorenzo dei Medici e la Toscana nel Quattrocento" di PATRIZIA SALVADORI
La giustizia, era una figura consueta nella vita politica delle citta’ e dei centri maggiori della Toscana , anche prima della dominazione fiorentina . Ma mentre nel periodo precedente il Podesta’ veniva scelto direttamente dalle Magistrature locali , che attingevano a un nucleo di professionisti itineranti , provenienti anche da altri Stati italiani, con la dominazione di Firenze questi ufficiali vennero definitivamente sostituiti da cittadini fiorentini , sprovvisti per lo piu’ di un adeguata preparazione giuridica e appartenenti in buona misura al ristretto nucleo di famiglie che componevano il ceto dirigente urbano (6) La figura del Rettore si trovava pertanto a operare in quel dualismo di poteri che caratterizzava le formazioni territoriali del Quattrocento, poiche’ l’ufficiale estrinseco doveva da un lato rappresentare il potere centrale nelle zone del dominio , e dall’altro tutelare , secondo l’antica tradizione comunale, gli interessi delle citta’ e dei paesi nei quali ricopriva l’incarico per un breve lasso di tempo.(7)
(4) I Salari potevano variare da una somma di 4000 lire al semestre per le cariche di Capitano e Podesta di Pisa ( che avevano al seguito una quarantina di persone ) fino alla somma di 250 lire per le podesterie piu’ piccole; l’importo del salario era stabilito dalla Dominante. ANDREA ZORZI Giusdicenti e operatori pg 520 (6) Sebbene a cavallo tra il XIV e il XV secolo si assista ad un ampliamento del numero complessivo delle famiglie ammesse a tali uffici , di fatto queste cariche soprattutto quelle piu’ importanti , erano concentrate in un ristretto numero di casati . Circa venti famiglie ricoprirono in modo stabile un nutrito numero di incarichi e solo quattro di esse (Rucellai , Carnesecchi , Corsini , Corbinelli ) fecero parte in modo continuativo del vertice. ANDREA ZORZI Giusdicenti e operatori pg 531
"La trasformazione di un quadro politico. Ricerca su politica e giustizia…." di ANDREA ZORZI Ne’ contribuirono a migliorare il livello medio di qualita’ dell’esercizio delle giurisdicenze la marginalizzazione delle quote di uffici spettanti agli artigiani e ai membri delle corporazioni minori che nel giro di pochi decenni tra XIV e XV secolo furono ridotte da 1/3 del totale degli uffici estrinseci a ¼ delle sole podesterie minori , in conseguenza della concentrazione del potere , nella seconda meta’ del quattrocento , per esempio su circa 250 gruppi familiari ammessi agli uffici ,il 20% occupo’ mediamente il 46% del totale degli incarichi, con un vertice del 5% di famiglie ( tra le quali sempre presenti Rucellai , Carnesecchi , Corsini , Corbinelli ) che da solo ne copri in media il 18%………………
Vicari e Podesta' : Vicari e Podesta' Vicari e Podesta' : Vicari e podesta' Vicari e Podesta : Vicari e Podesta' Capitani di Giustizia di Castrocaro Capitani di Giustizia di Castrocaro : elenco dal 1403 al 1500 : Contributo del dr Cristiano Verna Podesta di Fiesole Carnesecchi Podesta' a Fiesole ..……………….Contributo di Roberto Segnini Vicari e Podesta' Podesta' e Vicari Vicari e Podesta' I Vicari/Podesta di Lari : Elenchi Vicari e Podesta' I Vicari/Podesta di San Miniato al Tedesco : Elenchi Vicari e Podesta' I Vicari/Podesta di San Miniato al Tedesco : Elenchi a pg 219-220 Vicari e Podesta' I Vicari/Podesta di Poppi : Elenchi Vicari e Podesta' LAVORO DI TRASCRIZIONE DELLE SCHEDE CARTACEE DELL’ARCHIVIO DEL VICARIATO DI POPPI Vicari e Podesta' I Vicari/Podesta di Pescia : Elenchi Governatori e Capitani Livorno : Elenchi ………………………….per la cortesia della dottoressa Serafina Bueti e del personale ASLi Vicari e Podesta' I Vicari del Valdarno superiore : Elenchi ………………………………..contributo del conte Massimo Cavalloni Vicari e Podesta' Carnesecchi Vicari del Valdarno superiore : Elenchi…………………..contributo del conte Massimo Cavalloni
Vicari e Podesta' Carnesecchi ufficiali nella Valdichiana: …………………..contributo del dr Angelo Gravano - Bardelli
missive degli Otto di Pratica ...............Carnesecchi nominati nelle missive degli Otto di Pratica un affresco nel palazzo dei Vicari di Scarperia ...............tratto dal sito www.piccoligrandimusei.it/VicariOpere.phtml Vicari di Vicopisano ...............Carnesecchi vicari a Vicopisano Vicari e Podesta' : Carmignano Vicari e Podesta' : Barga Vicari e Podesta' : Barga
Podesta' di Fiesole : Podesta' di Fiesole Vicari e Podesta' : Scarperia ecc...........
Annali e Memorie dell' Antica, e Nobile Città di S. Sepolcro Intorno alla ... Di Pietro Farulli http://books.google.it/books?id=dAZAAAAAcAAJ&pg=PT2&dq=carnefecchi+sepolcro&hl=it&ei=V37BTurQDcP2sgaS4di-Aw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&sqi=2&ved=0CEIQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false
Le vite d'uomini illustri fiorentini Di Filippo Villani,Giammaria Mazzuchelli (conte),Alessandro Goracci http://books.google.it/books?id=t9TQAAAAMAAJ&pg=PA260&dq=carnesecchi+gasparo&hl=it&ei=JX_BTpmDDo6xhAeG28SeBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&sqi=2&ved=0CDAQ6AEwAA#v=onepage&q=carnesecchi%20gasparo&f=false
Gonfalonieri di San Sepolcro …………………………………………………… … Gonfalonieri di San Sepolcro ( Arezzo ) Carnesecchi Gonfalonieri a San sepolcro …………Francesco di Gasparo Carnesecchi Gonfaloniere di San Sepolcro (probabilmente Caneschi)
Vicari e Podesta' Vicari/Podesta/Capitani in varie zone xxxx
Castello di Poppi
particolare Castello di Poppi : Giovanni di Luca Carnesecchi
Da Wikipedia per Francesco Bini : stemma dei Carnesecchi sul palazzo del Podesta' a Galluzzo (Opera del Della Robbia)
Ostina --antica fattoria di Ostina
Stemma a Colle val d'Elsa di Paolo di Berto di Zanobi ( attenzione non Paolo di Berto di Grazino ) particolare _ dalla foto di Francesco Bini.
wikipedia: palazzo del vicario a Pescia : stemma all'esterno-----by Francesco Bini
per la foggia antica pare essere lo stemma di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi
infatti a Pescia : anno 1384 Podesta' Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi anno 1402 Vicario Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchianno 1473 Vicario Piero di Simone di Paolo Carnesecchi anno 1509 Vicario Bernardo di Francesco di Berto Carnesecchi anno 1520 Vicario Simone di Piero di Simone Carnesecchi anno 1521 Vicario Bernardo di Andrea di Bernardo Carnesecchi anno 1528 Vicario Bartolomeo di Piero di Simone Carnesecchi anno 1613 Vicario annuale Pierfrancesco del sen Cristofano Carnesecchi anno 1630 Vicario annuale Giovanbattista di Zanobi del sen Bartolomeo Carnesecchi
In Toscana si trovano ancora decine di stemmi Carnesecchi , vicari ,podesta .capitani ed anche di sepolture nelle chiese o ornamento di palazzi Ne ho raccolto una buona parte in questa pagina ………………… .Targhe , lapidi , stemmi in Toscana
………………… una questione interessante : stemmi matrimoniali
Da notare che lo stemma dei Carnesecchi fiorentini viene spesso dall'artista che scolpisce o dall'artista che affresca o dipinge o graficizza rappresentato come un troncato In realta' come mostra la sepoltura di Pero di Durante Ricoveri e quella successiva di Luca di ser Filippo Carnesecchi in origine era un scudo azzurro con in punta un rocco d'oro e bandato con quattro bande ( poi divenute tre ) d'oro anch'esse
Lapide di Santa Maria Novella ….La lapide di Pero di Durante di Ricovero in Santa Maria Novella : Quasi un albero genealogico
DEGNA DI NOTA E' QUESTA CONCESSIONE ARALDICA DEL COMUNE DI SAN MINIATO AL TEDESCO
Notar quindi si vuole, come il Comune di Samminiato l' anno 1491 concedè a Matteo di Manetto Carnesecchi, e suoi figliuoli, e discendenti di poter portare 1' Arme stessa della Leonessa per in riguardo dei buoni portamenti fatti da esso Matteo stato Vicario sei mesi di detta Terra e dei meriti di Zanobi Carnesecchi stato Vicario ivi 1' anno 1410. e di quelli ancora di Manetto padre di esso Matteo statone Vicario 1' anno 1440.
by Domenico Maria Manni Matteo , Manetto suo padre, Zanobi di Berto di Grazino suo nonno
Albero genealogico ………Discendenza di Manetto di Zanobi di Berto Grazini
http://books.google.it/books?id=QI5YAAAAMAAJ&pg=RA1-PA103&dq=matteo+manetto+carnesecchi&hl=it&sa=X&ei=mQIHVI7MI87b7Aa1t4HADA&ved=0CCQQ6AEwAA#v=onepage&q=matteo%20manetto%20carnesecchi&f=false
Domenico Maria Manni, Osservazioni Istoriche sopra i sigilli antichi de' secoli bassi, Vol. XIV, Firenze, 1743, Sigillo n. IX, pp. 95-103.
Il Sigillo dei Signori Dodici del Comune di San Miniato
OSSERVAZIONI ISTORICHE SOPRA IL SIGILLO IX. "Dal Sig. Abate Gio. Paolo Ombrosi, giovane di ottima aspettazione, sono stato favorito d'alcune reflessioni d'Amico suo sopra il Sigillo de' Dodici del Popolo della nobile Terra, ed ora Città, di S. Miniato, alle quali alcun'altra cosa di mio mi è paruto di dovere aggiungnere, come in appresso; il tutto per dar luce, e chiarezza al Sigillo stesso. L'antica Repubblica di Samminiato faceva per Arme come fa anco di presente una Leonessa con stocco (un tipo di spada a lama lunga e sottile, adatta ai colpi di punta, n.d.r.), come si vede appunto nell'impresso sigillo. In un altro Sigillo posseduto dal Sig. Canonico Innocenzio Buonamici di Prato la Leonessa sembra essere senza lo stocco, bensì coronata, avente attorno le parole SIGILLUM · IMPERIALIS · CASTRI SANCTI · MINIATIS. Ciò premesso, chiaramente si vede, ch'esso non era Sigillo particolare d'alcun Magistrato, ma proprio del Comune, il qual era governato a vicenda, e secondo l'estrazioni, da dodici Persone, chiamati i dodici Difensori del Popolo, e dipoi vi aggiunsero CAPITAN PARTIS GUELFE. Il governo di quella allora Repubblica fu or di Parte Guelfa, ed or di Ghibellina, secondo che l'una prevaleva all'altra, o che cos' richiedevano i reflessi politici: Comecchè Samminiato era residenza de' Vicari Imperiali, che vi aprirono il lor Tribunale fino al tempo d'Ottone I, come attestano i Bonincontri, Malespini, Boninsegni, Villani, Ammirati ec. E de fatto per esser così benemerito dell'Imperio, a principio inclinò il governo a Parte Ghibellina. Del 1202. lo dice chiaramento il Bonincontri nel Lib. 4 de' suoi Annali. Del 1240. attesta Giovanni Villani, che Federigo II. molti prigioni Guelfi mandò a Samminiato. Cosa simile riferisce nel suo Viaggio il chiarissimo Sig. Giovanni Lami sotto l'anno 1249 di alcuni Fiorentini Guelfi da Federigo messi in progione in S. Miniato, ove i più morirono di miseria; e ciò coll'autorità degli Annali del Bonincontri. E nel 1281 il medesimo Villani, poiché riceverono il Vicario Imperiale, che venne in Toscana in favore de' Ghibellini. Nel 1320 i Samminiatesi erano uniti con Castruccio contro i Fiorentini; eccoli Ghibellini. Nel 1324 in lega co' Fiorentini contro Castruccio; ed eccoli Guelfi. Contro la volontà dei Fiorentini si dettero all'Imperator Carlo IV da cui riceverono cortesie straordinarie, come racconta Matteo Villani nel Libro 4 Cap. 63 ed accettarono il Vicario Imperiale, che iusdicebat in tutta la Toscana, ed a lui, ed alla sua Curia si devolvevano le Cause d'appello anco criminali, come si riconosce dal fatto riferito dal medesimo Matteo Villani al Libro 5 Cap. 26 che quei tre Cittadini di Firenze, accusati di offesa maestà, benchè di essi noino sospetto cadesse nel petto dell'Imperatore, nondimeno convenne, che si appresentassero in giudicio a Samminiato, ove furono dichiarati non colpevoli. In altri tempi non mi pare, che il Governo di Samminiato fosse Ghibellino, con tutto che questo paese fosse per antico la Residenza degli Imperatori, e de' loro Vicari nel luogo sopraccitato: vedo bene, che in molte congiunture favorì i Guelfi, e prima. Nel 1251 i Fiorentini convennero co' Lucchesi, che si sarebbero adoprati di tirar dalla loro i Samminiatesi, così l'Ammirato il giovane: tal promessa mi fa credere, che i Samminiatesi o fussero, od inclinassero a Parte Guelfa, perché se fossero stati pretti Ghibellini, a tanto non si sarebbe avanzato il Comune di Firenze. Nel 1260 è chiaro, che di quivi li mandò le genti all'Arbia, e fu di gran giovamento ai fuggitivi. Nel 1276 nella pace conclusa alla Fossa Arnonica i Samminiatesi erano collegati co' Fiorentini, che si governavano a Parte Guelfa; così l'Ammirato il giovane. Nel 1289 i Samminiatesi spedirono soccorso contro i Ghibellini d'Arezzo, dove il franco ed esperto valore d'un Cavaliere Samminiatese fu causa della vittoria di Campaldino: così raccontano le Croniche di Dino Compagni. Nel 1297 racconta il sopraccitato Scipione, che nell'esercito spedito in favor del papa non solo vi erano le milizie di quivi, ma di più era Capitan Generale di tutto l'esercito Bertoldo Malpigli da Samminiato. Nel 1301 il medesimo Scipione afferma che si confermò la taglia de' Guelfi in Toscana, alla quale comandava come Generale Barone de' Mangiadori da Samminiato. Nel 1308 nelle Croniche del nostro Ser Giovanni di Lelmo si narra, che i Fiorentini, Sanesi, Samminiatesi, Lucchesi, ed altri Gulefi andarono coll'esercito contro gli Aretini. Nel 1313 nelle suddette Croniche si fa menzione che, perché i Pisani ruppero guerra a' Samminiatesi, furono confinat nelle loro Ville molti Samminiatesi di Parte Ghibellina. Nel 1318 nelle dette Croniche si narra che nella pace fatta in Napoli colla mediazione del Re Ruberto, i Samminiatesi come Guelfi ec. Nel 1325 dopo la rotta d'Altopascio dice il Villani Libro 9 Cap. 303 che da nullo Guelfo ebbono subito aiuto, se non da Samminiato. Nel 1343 raccontano l'Ammirato, ed il Boninsegni, che vedendosi alle strette i Fiorentini al tempo della cacciata del Duca d'Atene, chiesero aiuto ai Samminiatesi, i quali in meno di ventiquattro ore sperirono loro duemila uomini in soccorso, che molto ricreò, ed incoraggì lo sbigottito popolo di quella Città, la quale governandosi a Parte Guelfa, è credibile, che ricorresse agli amici, che se in Samminiato fosse stato governo Ghibellino, certamente non gli si sarebbe spedito così valido soccorso. Nel 1347 mi do a credere, che in questo tempo visi vivesse a Parte Guelfa, per la lega fatta tra i Fiorentini, e' Samminiatesi, nella quale fra l'altre convenzioni si legge, che i Grandi di Samminiato fossero Grandi di Firenze, ed i Grandi di Firenze fossero Grandi di Samminiato. Vi è lo strumento riferito anco dall'Ammirato, e da altri. Ed in questo anno, io poco dopo vado pensando, che fatto il Sigillo, di che si discorre, perché quei Gigli pare, che denotino la stretta unione, che si fece in quest'anno tra i due Comuni, e poteasi dare che anco in Firenze si facesse un Sigillo coll'Arme propria del Comune di Firenze, con accanto, o sopra la Leonessa di Samminiato (lo che per altro non si crede) per denotare, che si viveva fra loro in concordia, ed aleanza. Mè qui disdice l'aggiungere per maggiore schiarimento del Sigillo, come si trovano alcuni Ricordi MSS, circa gli affari di Samminiato, che nominano opportunamente i Dodici del Sigillo stesso; l'uno sotto l'anno 1309 ed è che: Piglio di Mess. Ridolfo Ciccioni feì nel viso Ser Fredi di Ser Ruggieri Bertacci della Contrada di Pancoli con un coltellaccio il dì primo di Maggio, il quale Ser Fredi usciva detto dì de0 Signori Dodici del Popolo di S. Miniato, e tutti i giurati per tal cosa con il Gonfalone incontanente consero alla Casa di detto Piglio, e quella per la parte li toccava spianarono fino a' fondamenti, essendo Capitano del Popolo Mess. Leuccio de' Guazzalotri da Prato, il quale dipoi condannò detto Piglio per detta ferita, e maleficio commesso in l. 1500 i suoi beni applicando alla Camera del Comune la metà, ed all'offeso il resto. L'altro: i Ciccioni, e Mangiadori, e gli altri Nobili di S. Miniato adì 14 agosto 1309 roppero il Popolo di detta Terra, ed arsero tutti i Libri, e Statuti del Comune, e cacciarono li Signori Dodici del Palazzo, e così il Capitano del Popolo, e questo fecero perché s'era fatto uno Statuto, che i Nobili fossero tenuti sodare dinanzi al Capitano di lire 1000 di non offendere nessuno popolare, la qual cosa i Nobuli recusando, furono forzati combattere insieme. Vincendo i Nobili, come s'è detto di sopra molte Case de' Populari abbruciarono, e guastarono, e specialmente quelle di Bindo Vannucci, di Ser Matteo di Ser Arrigo Malederrate, e di Ser Giunta da Brusciana, e molte altre messe a scacco. E dopo questo il giorno seguente ad ora di Vespro detti Ciccioni, e Mangiadori con altro Nobili fecero consiglio per riformare la Terra, e dettero autorità, e potestà, e balia a Mess. Betto Tagliameli da Lucca in quel tempo Podestà di S. Miniato; e Mess. Barone de0 Mangiadori, e Mess. Tedaldo de' Ciccioni furono eletti Capitani, e Riformatori a riformar la Terra; i quali abitavano, e facevano residenza nel Palazzo nuovo del Popolo, dove elessero li Signori Dodici; dipoi con detti Signori s'elesse il Consiglio del Popolo, e della Guardia, e così d'accordo fu riformata la Terra, ed il Podestà per vigor dell'arbitro datoli fortemente puniva con aspezza, e specialmente Cinello di Bardo Bonfigli della Contrada di Pancoli, il quale avea morto Vanni di Ser Piero il Giovedì a' 22 d'Agosto, e volendolo ricomprare gli amici suoi lir. 1500 non ottenne la grazia, ma il dì seguente gli fu mozza la testa. Molte cose di Samminiato sono riferite dal soprallodarto Sig. Dottor Giovanni Lami nel suo Viaggio. Ma per dire qualche cosa della Divisa di tal Luogo, ella, come è stato accennato di sopra, si è una Leonessa bianca in campo rosso avente uno stocco nella branca destra, sebbene poco nel Sigillo si conosce. In altro Sigillo parimente antico della Terra, oggi Città medesima, si legge attorno: SANTTUS · MINIATUS · FIGURAM · DAT · LEONINAM. Notar quindi si vuole, come il Comune di Samminiato l' anno 1491 concedè a Matteo di Manetto Carnesecchi, e suoi figliuoli, e discendenti di poter portare 1' Arme stessa della Leonessa per in riguardo dei buoni portamenti fatti da esso Matteo stato Vicario sei mesi di detta Terra e dei meriti di Zanobi Carnesecchi stato Vicario ivi 1' anno 1410. e di quelli ancora di Manetto padre di esso Matteo statone Vicario 1' anno 1440. Ciò, che in varj luoghi in altri tempi a diverse Famiglie è stato fatto, full'esempio di quel che ha praticato talvolta il Comune di Firenze verso gli Ufficiali loro forestieri, che hanno fra noi amministrato la giustizia."
E' la linea genealogica di Manetto :
Zanobi di Berto di Grazino 1410 Manetto di Zanobi di Berto 1440 Matteo di Manetto di Zanobi 1491
è una Leonessa bianca in campo rosso avente uno tocco nella branca destra , sebbene poco nel Sigillo si conosce. In altro Sigillo parimente antico della Terra, oggi Città medesima, si legge attorno: SANTTVS- MINIATVS FIGVRAM DAT LEONINAM.
San Miniato (Leonessa d'argento in campo rosso),
cortesia di Stefano Mari : San Miniato
da Wikipedia : odierno stemma del comune di San Miniato al Tedesco
LA PRIMA DIVINA COMMEDIA A STAMPA DI FOLIGNO
Il nome dei Carnesecchi e' legato indirettamente alla prima edizione mondiale a stampa della Divina Commedia di Dante Alighieri La prima volta fu infatti stampata a Foligno nel 1472 in 800 copie Di queste 800 copie oggi se ne conoscono 33 Era un edizione che doveva essere poi finita artisticamente dal miniatore Tra le 33 copie una porta un abbozzo di stemma partito La partitura alla destra araldica sembra essere l'abbozzo dello stemma Carnesecchi fiorentino con un errore INVECE CHE DI BANDE ARALDICHE SIAMO STRANAMENTE IN PRESENZA DI BARRE ARALDICHE NON SO SE ERRORE O DISTINZIONE VOLUTA PER UN MOTIVO A ME IGNOTO il Gargani ad esempio attribuisce ad Alamanno Carnesecchi ( del ramo di Bernardo di Cristofano ) un arma con le barre invece delle tradizionali bande ( ma potrebbe essersi sbagliato ) >
Alcuni ricercatori americani asseriscono la figura nella partitura alla sinistra araldica esser la bianca leonessa di San Miniato armata di stocco Il possesso dell'opera e' in effetti compatibile con gli interessi di Matteo di Manetto di Zanobi che vediamo intento alla copia di un manoscritto mentre era a Castrocaro nel 1474 Questa Divina Commedia e' stampata per la prima volta nel 1472 la concessione e' del Comune di San Miniato e' del 1491 Ove fosse vera l'ipotesi l'apposizione dello stemma ( ove si trattasse dei Carnesecchi ) deve essere posteriore di ventanni almeno alla data di edizione
Io personalmente ipotizzo invece trattarsi di uno stemma matrimoniale Un uomo Carnesecchi sposo ad una donna forse dei Bonaccorsi corazzai , vicini dei Carnesecchi nel quartiere di San Giovanni Bonaccorsi che innalzavano uno stemma con un leone d'oro armato di una mazza Non ho al momento alcuna notizia che confermi questa mia ipotesi
Castello di Poppi---Salone Cortesia generale Massimo Iacopi http://www.iacopi.it/
ANCORA DEGNA DI NOTA E' LA CONCESSIONE FATTA DA LEONE X A BERNARDO CARNESECCHI DI ANDREA DI BERNARDO DI CRISTOFANO E ALLA SUA DISCENDENZA
Titolo di conte palatino Concessione araldica del capo di Leone X sullo stemma
ASFi : Raccolta Ceramelli Papiani :stemma di Bernardo di Andrea di Bernardo Carnesecchi , sormontato dal capo di Papa Leone X
Bernardo di Andrea di Bernardo di Cristofano Carnesecchi era un acceso partigiano mediceo e sara' successivamente senatore sotto Cosimo I Priore al momento della visita di Leone X sara onorato insieme con tutti gli altri membri della signoria col titolo di Conte palatino e con la concessione di poter apporre al proprio stemma il capo di Leone X cosi come da immagine
Il Monaldi sbaglia il nome e anziche' come Bernardo lo cita come Benedetto e molti poi ne seguono l'errore Altri sbagliano vedendone il padre in Andrea di Paolo di Simone anziche' , come e' vero , in Andrea di Bernardo Quell'Andrea di Bernardo celebre anche per la partecipazione ai tornei
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GENEALOGIAF09
ECCO UNA SUMMA DEI CARNESECCHI DI FIRENZE NATI TRA IL 1400 e NELLE PRIME DECADI DEL CINQUECENTO i dati sono ricavati per gli anni successivi al 1450 principalmente dai registri dei battesimi del Battistero fiorentino consultati e trascritti dal dr Angelo Gravano Bardelli Metto in evidenza come lo stock onomastico ristretto legato all'abitudine di "rifare i morti" mette sempre in difficolta' l'identificazione sicura
SUMMA
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Storia dei Carnesecchi 1 .........................................un piccolo riassunto della storia ora narrata
I PIU' ANTICHI STEMMI SOPRAVVISSUTI
Vedendo le immagini di tante raffigurazioni Stemmi si puo' notare come in realta' nella rappresentazione prevalga il gusto e la sapienza dello scalpellino ,del pittore ,dell'affrescatore
In definitiva non ce ne e' uno uguale all'altro
Rimangono fissi alcuni elementi ma le proporzioni degli elementi variano continuamente
Quello che conta sono le bande , il rocco , e i colori : per il resto si varia dal capo bandato al troncato con molta liberta' per l'artigiano
E senza far troppo caso alle differenze
Infine troppi restauri sono fatti ancor oggi in barba alle conoscenze araldiche e genealogiche alterando a volte quelli che dovrebbero esser considerati dai beni culturali documenti da preservare
I Carnesecchi di Siena ehanno evidentemente una loro originalita' ma non e' detto che sopravvivano
I Carnesecchi di Badi sembrano avere un legame coi Carnesecchi fiorentini per via femminile
I Carnesecchi di Borgo San Sepolcro ammesso che esistano ( nel caso i documenti contengano errori ) potrebbero avere legami diretti con Firenze
I Carnesecchi di Prato e i Del Carne affondano i progenitori in un epoca in cui le genealogie dei Carnesecchi fiorentini sono oscure per cui non e' ora possibile escludere categoricamente legami anche se l'ipotesi di mancanza di legami e' la piu' probabile
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PRIMA RICORDIAMO ALCUNI CARNESECCA
storia dei Carnesecchi< …………………………………………………Ricordiamo alcuni Carnesecca trovati nei documenti
1480--1500 ORA COMPAIONO ALTRE FAMIGLIE CARNESECCHI OLTRE QUELLA FIORENTINA
I documenti per ora trovati mi hanno portato a localizzare in luoghi diversi diverse famiglie col cognome Carnesecchi ( quindi non piu' il solo soprannome Carnesecca o il cognome Carnesecca ) Luoghi evidenziati sulla mappa
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ESAMINIAMO LE NUOVE FAMIGLIE CARNESECCHI
FIRENZE Grazie anche agli spogli del dr Angelo Gravano Bardelli ( spogli che coprono gli anni 1450--1610 ) sulle fedi di battesimo del Battistero di Firenze mi sono fatto un'idea della situazione. A Firenze non ho trovato prove dell'esistenza di altre famiglie Carnesecchi oltre a quella storica . Solo il battesimo di Francesco di Bonaccorso di Francesco Carnesecca mi ha lasciato nel dubbio non riuscendo a collocarlo genealogicamente. Mi e' parso di notare ( COME GIA' FATTO NOTARE) che tra le fedi messe in rete sul sito dei BATTESIMI di FIRENZE manchino alcune registrazioni
BADI Badi e' un piccolo paese a cavallo dell' Appennino Pistoiese-Bolognese Qui agli inzi del cinquecento si forma un gruppo con cognome Carnesecchi forse legato ai Carnesecchi storici dall'entrata nel gruppo di una donna dei Carnesecchi Comunque un gruppo sicuramente di diversa origine Sono un nucleo abbastanza numeroso Muteranno il cognome da Carnesecchi a Carnesecca nel 1800
PRATO A Prato troviamo addiritura due famiglie con questo cognome apparentemente distinte tra di loro. Nessuna di queste due famiglie sembra aver legami coi Carnesecchi storici MA E' DA NOTARE COME I CARNESECCHI DI PASQUINO USINO UNO STEMMA IDENTICO A QUELLO DEI CARNESECCHI FIORENTINI Rappresentano dei nuclei molto numerosi Le due famiglie ( Carnesecchi di Prato e Del Carnesecca/Carnesecchi ) compaiono nei documenti a Prato gia' a cavallo della fine del trecento e degli inizi del quattrocento Non sono pero' in grado ancora di datare in modo preciso il momento della cognomizzazione ma sospetto fossero cosi chiamati gia' ad inizio quattrocento Sicuramente non e' posteriore degli anni a cavallo tra quattrocento e cinquecento Nel catasto del 1427 pero' non figura nelle portate nessuna famiglia cognominata Carnesecchi o Del Carnesecca o Del Carne ( fonte : dr Piccardi Paolo ) Questo non esclude che fossero gia' identificati in questa maniera
I Del Carnesecca/Carnesecchi per distinguersi abbandonarono successivamente nelle portate fiscali il cognome Carnesecchi o Del Carnesecca per assumere quello di Del Carne . Ma continueranno comunque ad esser identificati spesso nei documenti ancora come Carnesecchi Non so se i Del Carne intendessero distinguersi dai Carnesecchi perche' erano stirpi diverse o per diatribe familiari
Di certo alla fine del quattrocento i Carnesecchi di Prato sono evidentemente identificati in questo modo
Molto piu' tardi ( a mezzo cinquecento ) compare a Prato : Ulivieri Carnesecchi che originera' una terza famiglia
BATTESIMI A PRATO Fonte della ricerca : INCIPIT
I battesimi della Cattedrale (già pieve) di S. Stefano si conservano dal 1480 circa e riportano le nascite di tutta la città e dei sobborghi. Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo del Carneseccha 1483 Paolo di Proveglia Carnesecchi 1485 Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo Carnesecchi 1487 Agnola di di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1487 Marco di Amaddio Carnesecchi 1489 Bartolomea di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1492 Adovarda di Paolo di Antonio Carnesecchi 1492 Marco di Pasquino di Marco Carnesecchi 1493 .........................
SAN SEPOLCRO Nel 1519 e' gia cognominata a San Sepolcro una famiglia Carnesecchi Sembra esssere un nucleo molto ristretto compare tra i Gonfalonieri della citta' con Francesco di Gasparo Ho troppo poche notizie per poter capire la loro origine ( Ma potrebbero essere della famiglia dei Caneschi cognome diffuso nell'aretino ( nel caso o un errore dello storico che ha compilato gli elenchi o dello stampatore )
OSSERVAZIONE Agli inizi del cinquecento circolano per la toscana almeno 4 gruppi cognominati Carnesecchi I Carnesecchi storici con questo cognome dal 1380 , i Carnesecchi di Badi e Prato (2 famiglie ) con questo cognome dal 1490 circa Ci sarebbero dei Carnesecchi a San Sepolcro dal 1519 ma sono quasi sicuro che non si tratti di Carnesecchi ma bensi di Caneschi (errore dello storico nella compilazione )
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ALBERI GENEALOGICI NEL 1500 PRATO/BADI
A complicare lo studio genealogico ( col rischio di omonimie ) tra la fine del quattrocento e l'inizio del cinquecento compaiono ( come vedremo diffusamente ) famiglie cognominate Carnesecchi a Prato e a Badi Difficilmente i Carnesecchi di Prato hanno legami parentali con i Carnesecchi fiorentini mentre e' possibile un legame dei Carnesecchi fiorentini coi Carnesecchi di Badi per via femminile
I CARNESECCHI DI BADI : una famiglia contadina
Negli anni che vanno dal 1450 al 1500 una famiglia di Badi , paese a cavallo dell'Appenino pistoiese-bolognese viene identificata come Carnesecchi : il motivo piu' probabile e' che il cognome possa derivare dal matrimonio con una donna dei Carnesecchi fiorentini o pratesi ;
I Carnesecchi di Badi ………….Una famiglia Carnesecchi a Badi, una storia curiosa ( da notizie e documenti raccolti dal Prof. Alfeo Giacomelli )
Edoardo Penoncini Il giuspatronato nelle chiese di Santa Maria Assunta del Castelluccio e S. Prospero di Badi
………..Sacerdoti locali a Granaglione si prese a nominarli a partire dal Cinquecento con don Franco Carnesecchi, ma a Capugnano già dal 1469 venne eletto un esponente della famiglia Zanini di Lùstrola,….
http://www.storiadidassi.it/s&d_g000006.pdf
Ivana Giacomelli L’archivio parrocchiale di San Michele Arcangelo di Stagno (1639 --1885)
pubblicato in "Nuèter noialtri - Storia, tradizione e ambiente dell’alta valle del Reno bolognese e pistoiese", a. XXVIII, 55 (giugno 2002), pp. 42-50. © Gruppo di studi alta valle del Reno Distribuito in digitale da Alpes Appenninae - www.alpesappenninae.itL’archivio parrocchiale della chiesa di San Michele Arcangelo di Stagno si presenta sufficientemente fornito di documenti e permette di seguire la storia di questa piccola comunità per quasi tre secoli. Attualmente, dopo la soppressione della parrocchia, i libri sono conservati nell’archivio arcivescovile di Bologna. La documentazione comprende 4 libri dei battezzati che abbracciano il periodo dal 1639 al 1881, 3 libri dei morti dal 1646 al 1885, 1 libro dei matrimoni dal 1818 al 1889. Esiste poi una serie di stati d’anime che vanno dal 1692 al 1875, con interruzioni di maggiore o di minor durata…………………………………………………… ………………Si estinguono nel Seicento la famiglia Carnesecchi, non localizzata , e la famiglia Bardotti, di cui si fa cenno in un solo documento del 1640. Da questa famiglia deriva il toponimo Ca’ dei Bardotti, indicante un casolare, un seccatoio ancora oggi ben individuabile e non lontano dal fiume Limentra.In seguito, forse proprio per l’estinguersi della famiglia Bardotti, nello stesso luogo si insediò la famiglia Bertini, che da poco tempo si era trasferita a Stagno da altra parrocchia, visto che un documento del 1668 la qualifica come nunc habitans in praedicta parrochia S. Michaelis de Stagno, pertanto lo spostamento appare recente. Altre famiglie estintesi nel Seicento sono quelle dei Manfredini e dei Pedroni, non localizzate. http://www.alpesappenninae.it/articoli/N055Giacomelli.pdf?id=117
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di BADI
ABBOZZO DI GENEALOGIE dei Carnesecchi di Badi Per la cortesia di Lidia Dalmazzo e suo marito Daniele Donati
BATTESIMI FONTI : fedi di battesimo della discendenza di BADI
ABBOZZO DI GENEALOGIE dei Carnesecchi di Badi Per la cortesia di Lidia Dalmazzo e suo marito Daniele Donati
Lidia Dalmazzo ha insieme al maritoDaniele Donati fotografato tutti i registri esistenti nella chiesa di San Prospero di Badi e li ha messi su DVD Un lavoro encomiabile che ha messo in salvo il rimanente Infatti una parte dei battesimi , che pare scendessero addirittura al quattrocento ,e' andata distrutta nei secoli passati; battesimi rimanenti cominciano solo dal 1644 I registri dei morti partono dal 1644 I registri dei matrimoni solo a partire dal 1644 I registri dei consensi : alcuni I registri delle cresime o dei confermati dal 1625 Gli stati delle anime : alcuni 1826 1828 1858 1895
ABBOZZO della STORIA DI BADI by Lidia Dalmazzo
Da notare che di Badi e di Stagno si parla nel XIII secolo ne il LIBER CENSUM del comune di Pistoia edito per il dr Quinto Sintoli nel 1907 si tratta di regesti di documenti pistoiesi e della montagna pistoiese
Alberi dei Carnesecchi/Carnesecca di Badi costruiti da Giambattista Comelli
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I CARNESECCHI DI PRATO
Coi dati in parte raccolti dalla societa' di ricerca INCIPIT ho provato a costruire questi incompletissimi alberi genealogici
ALLA FINE DEL QUATTROCENTO QUINDI NON POSSIAMO PIU' PARLARE SOLAMENTE DEI CARNESECCHI DI FIRENZE MA BISOGNA PARLARE ANCHE DEI CARNESECCHI DI BADI E DI PRATO
carnesecchipratobadi
Le origini dei Carnesecchi di Prato e dei Del Carne di Prato non sono mai state investigate e anche gli alberi genealogici non sono sicuri Abbiamo visto una fuga da Firenze a Prato di Patarini a mezzo 1200 Abbiamo visto a Prato la presenza degli antenati di Dante Alighieri a mezzo 1200
A Prato negli anni che vanno dal 1270 al 1280 compare tra gli Anziani un taverniere di nome Ricovero di cui non sono riuscito a definire oltre la figura Il nome Ricovero e' molto comune L'omonimia con il taverniere Ricovero padre di Durante attira comunque la mia attenzione aprendo un fronte d'indagine E' improbabile che Ricovero avesse abbandonato Firenze per spostarsi a Prato ma non si sa mai..............
un ipotesi completamente da verificare ..Su di una possibile origine a Prato dei Carnesecchi fiorentini : Ricoverus tavernario "anziano" del comune di Prato per porta Gualdimare
LE TRE FAMIGLIE CARNESECCHI DI PRATO
Intorno al 1372 viveva in Prato Paolo di Pasqua detto Carnesecca. Successivamente nel 1397 sempre a Prato e' estratto come consigliere dell'Arte dei pizzicagnoli : Pasquino di Giovanni di Pasqualino ( non so se fosse chiamato Carnesecca ) . Nel catasto del 1427 non figura alcuno nominato come Carnesecca o Carnesecchi. Non so quando a Prato iniziassero degli individui a cognominarsi Carnesecchi ( devo verificare ancora nei catasti successivi ) e' vero comunque che iniziarono ad usare questo cognome solo molto piu' tardi dei Carnesecchi fiorentini che gia intorno al 1380 iniziavano ad essere identificati cosi. Dall'opera del Fiumi su Prato e' difficile stabilire quando inizia la cognomizzazione perche' opera sul principio : ……. se raggruppiamo per casato le singole poste espressamente cognominate o che ci e' stato possibile cognominare ( ancora in questo secolo XVI il cognome e' sovente omesso )……….. Quindi il Fiumi usa ai suoi fini statistico-economici cognominare con un cognome che temporalmente solo piu' tardi sarebbe entrato in uso per identificare i membri quella famiglia . Per ora il primo atto che conosco in cui si nomina un Carnesecchi e' un atto del 1509 in cui compare la moglie di un discendente di Paolo : Charllo di Matteo Charnesecchi. Comunque quello che oggi posso solo dire e' che ad un certo momento i discendenti di Paolo Carnesecca e i discendenti di Pasquino di Giovanni presero il cognome Carnesecchi e questo momento e' per ora da fissarsi tra il 1427 ed il 1509 ( Sebbene mi convinca poco come ci si possa cognominare col nome di un antenato di un secolo prima : mentre piu' convincente mi risulta che per la gente fossero gia' i Carnesecchi ) E' da ricordare che discendenti di Paolo talvolta si definiscono Del Carnesecca (o Del Carne ) sicuramente per differenziarsi dai Carnesecchi di Pasquino. E' questa cosa accade sicuramente a detta del Fiumi nelle decime del 1543 Cosi la discendenza di Paolo alterna i cognomi Del Carnesecca , Del Carne , Carnesecchi. Curioso e' che i Carnesecchi di Pasquino adottino uno stemma uguale a quello dei Carnesecchi fiorentini. Non conosco nulla dello stemma dei Carnesecchi di Paolo Nel 1563 compare a Prato nei documenti un certo Ulivieri Carnesecchi che sembra non appartenere a nessuno dei due gruppi genealogici finora visti. Da questo momento siamo in presenza di tre famiglie Carnesecchi. Nel 1584 Pasquino di Domenico dei Carnesecchi di Pasquino agisce in giudizio contro i Carnesecchi di Ulivieri per una ragione che ci appare strana : cioe' chiede che venga impedito ai Carnesecchi di Ulivieri perche' fosse loro impedito di usare il cognome e lo stemma che usavano i Carnesecchi di Pasquino ( stemma che era in realta' quello dei Carnesecchi fiorentini ) : …………….Usurpavint nomen et insignia de Carnesecchis de Prato……………………………………….. I Carnesecchi di Ulivieri, continueranno a chiamarsi Carnesecchi ( anche se i genealogisti li definiranno Carnesecchini : negli atti pero' non c'e' traccia di un simile cognome almeno cosi mi pare ) e nonostante che nell'istanza di Pasquino di Domenico siano definiti persone "humili et vilj " faranno molta strada divenendo prima nobili di Prato e poi nobili di Firenze. I Carnesecchi di Paolo e i Carnesecchi di Pasquino apparentemente si estingueranno ( meglio sarebbe dire : scompariranno da Prato ). Apparentemente perche' lo stemma del 1850 in San Francesco sta a dimostrare il contrario
A Carnesecchi di Pasquino B Carnesecchi o Del Carne o Del Carnesecca C Carnesecchi di Ulivieri o Carnesecchini poi nobili di Prato , poi nobili di Firenze
VICENDA INTERESSANTISSIMA QUESTA DEI CARNESECCHI DI PRATO
vai alla pagina 28 La strana vicenda dei Carnesecchi della citta' di Prato ( su notizie raccolte da Roberto Segnini ed informazioni del dr Vieri Mazzoni )
Carnesecchi Pasquino di Domenico di Pasquino fece deporre l'arme e il casato ai Carnesecchi che fu ordinato dirsi Carnesecchini e fare arme differente dalla sua la quale era la medesima che i Carnesecchi di Firenze ed e' sopra ina sepoltura nel Chiostro di san Francesco
Denuncia da parte dei Carnesecchi di Pasquino contro i Carnesecchi di Ulivieri per usurpazione di cognome e di insegne
I Carnesecchi di Ulivieri , inizieranno una rapida ascesa sociale e riprenderanno il cognome adotteranno momentaneamente come arme :
> ( riproduzione del dr Roberto Segnini) Stemma dei Carnesecchi del giglio di Prato
Questo e' uno stemma riportato nel Ceramelli-Papiani Cosi blasonato : Troncato: nel 1° d'azzurro, al destrocherio di carnagione vestito di rosso, tenente un giglio dello stesso; nel 2° pure d'azzurro, a tre sbarre d'oro; e al filetto in fascia d'oro passato sulla troncatura. Questo stemma fu presentato nel 1735 circa dall'alfiere Sebastiano di Lorenzo Carnesecchi, quando fu ascritto alla cittadinanza fiorentina. (cfr. fasc.1244).
Questo e' lo stemma attribuito da Casotti e da Benelli (tratto da wikipedia) Nello stemma proposto dal Casotti e dal Benelli al posto delle sbarre tre bande e manca il filetto potrebbe essere lo stemma dei Del Carne a cui in una certa fase i Carnesecchi di Ulivieri sembra dichiarassero di riallacciarsi genealogicamente
Il giglio e' nella forma lo stesso giglio che appare sullo stemma del Comune di Prato seppur di colore rosso Prima nobili di Prato poi ammessi alla nobilta' fiorentina
Nel 1765, per l'ammissione alla nobiltà di Prato, lo stesso ottenne di fregiarsi del blasone dei Carnesecchi patrizi fiorentini, estintisi nel 1756 (cfr. fasc.1244)
battesimi di Prato ..Battesimi di Prato raccolti da INCIPIT societa' di ricerca genealogica
Con la data del 1850 nella chiesa di San Francesco a Prato compare questo stemma Carnesecchi ( strano per il numero delle bande ) tesimonianza della sopravvivenza probabilmente dei Carnesecchi di Pasquino
da Wikipedia per Francesco Bini
LE PIU' NOTE FAMIGLIE DI PRATO ENRICO FIUMI nel capitolo : SOMMARIO GENEALOGICO DELLE MAGGIORI FAMIGLIE PRATESI DALL'ETA' COMUNALE ALLE SOGLIE DELL'ETA' CONTEMPORANEA Elenca queste famiglie : Abatoni , Dell'Abbaco , Albertinelli vedi Guizzelmi , Albertini , Aliotti ,Allegretti , Amadei , Amadori , Amannati , Ambrogi , Ammirati ( fiorentini ), Angiolini , Apolloni , Degli Arati vedi Tieri , De Arbore , Arigoni , Arrighetti ,Arrighi , Baldanzi , Baldinucci , Banchelli ,Banchi , Bandieri , Baldini vedi Rocchi , Del barba vedi Buonconti , Barcosi , Bardi , Bartolini , Bartolozzi , Barzaloni , Bastianini , Becherini , Belchiari ,Bellandi , Bellendoti , Del Bello , Bellondini vedi Bolsinghi ,Benamati , Benini , Benintendi ,Benricevuti , Benuzzi ,Bertelli , Berti , Bettazzi , Bettini ,Bianchini , Bicchi , Bicicci , Bidori , Bielli , Bifolchi , Bigagli , Billi , Bindi ,Binducchi , Bini , Bisconti , Bizzochi , Dal Bo , Boatteri , Bocchineri vedi Gherardacci , Boccioli vedi Cennini , Boddi vedi Briganti , Bolsinghi , Bombi , Bomboni , Bomparenti , Bonati , Bondi vedi Bombi , Bonfiglioli , Bonfil , Bottari , Bovacchiesi ,Braccioli , Brancacci , Bresci , Briganti , Buonamici , Buonconti , Del Buono , Buonristori ,Buonvisi , Buri , Cacciafuochi , Caiozzi , Calendi , Calendini , Caluri ,Calvi , Cambioni , Campani ,Cancellieri , Cardelli , Carlesi , Carmagnini , Del Carne , Carnesecchi , Carnesecchini , Dalle Carra , Carradori vedi Dalle Carra , Casini ,Casotti , Castellani , Cavalcanti vedi Bovacchiesi , Cazzetteri , Ceccarelli , Ceccatelli , Ceffini ,Celmi , Cennini , Cepparelli ,Cercignani , Dalle Chiavi , Ciamberli , Cianfanelli ,Ciapini , Cicambelli , Cicognini ,Della Cima , Cini , Del Cinque , Cipriani , Cironi , Ciughi , Ciutini , Cocci , Comparini , Conti , Convenevoli , Coppini , Cortesi ,Costantini , Cristiani , Cugi , Dagomari , Datini , Davini , De Gros , Desii , Dondi ,Dragoni Ermellini Fabbruzzi , Fagioli , Farfalli , Del Fattore , Fazini vedi Ferracani , Fazzi , Fedi , Ferracani , Ferranti , Fiascaini , Filugelli , Del Fioco , Fioravanti , Foresi , Fortebracci , Fracasci ,Franceschi , Franchi , Franchini , Francioni , Fraschetti , Frati , Fronti , Gabellotti , Galigai , Galli , Gargalli , Gatti , Geppi , Gherardacci , Gherardi , Ghibellini , Ghigi vedi Del Fioco , Gini , Giordani , Giuntalodi , Giunti-Modesti , Godenzi , Goggi ,Golli , Del Gollo vedi Golli , Gori , Gottoli , Grassi , Grifi , Gualmi , Guardini ,Guarducci , Guazzalotti , Guidotti , Guiglianti , Guiliccioni , Guizzelmi , Infangati ,Inghirami , Landi , Latini , Lazzerini , Lenzini , Leoncini , leonetti ,Levaldini , Lichi , Limberti , Losti , Luparelli vedi Verzoni , Macci , Magalotti , Maganzini vedi Ristori , Magi vedi Bartolozzi , Magini , Magni , Magnolfi , Malpeli , Malvagini ,Malvisi , Manassei , Mannucci , Marabotti , Marchesuoli , Marchi , Marchiani , Marcovaldi , MARI , Marinari , Martini ,Mascagni , Masi , Masolini , Mazzamuti , Mazzei , Mazzinghi , Mazzoni , Megli , Melani , Mercatanti ,Mercatucci vedi Coppini , Merini ,Meucci , Migliorati ,Migliorini , Milanesi o Melanesi , Miniati , Mochi , Moddei , Modesti , Mugnesi , Muzzarelli-Verzoni vedi Verzoni , Muzzi , Naldini vedi Rinaldeschi , Nerli , Nesti , Niccoli , Niccolozzi vedi Bonfiglioli , Nistri , Nomi , Novellucci , Nuti , Degli Obizzi , Degli Organi , Ormanetti , Pacchiani , Pacini , Palchetti , Palei vedi Bettazzi , Palli , Pallotti vedi Ciutini , Pandolfini , Pantani , paoli , Parenti , Parigi , Pastacaldi , Pellegrini , Perondini ,Pesci , Pesciolini vedi Pesci , Piani , Pieri , Pigli ( fiorentini ) , Pilli vedi Pigli , Pini , Pipini , Polverini , Pontecchi , Pratesini , Pratolini vedi Saccagnini , Del Priore vedi Pugliesi , Puccini , Pugliesi , Quartucci , Rabatti , Ramaioli , Rani , Reggiani , Regnadori vedi Ringhiadori , Ricci , Del Riccio vedi Ricci , Rinaldeschi , Rinaldi , rinforzati , Ringhiadori , Ristori , Rocchi ,Romiti , Ronchini , Roncioni ,Ronconcelli , Del rosso , Saccagnini ,Saccardi , Sacchi , Salvi poi Salvi - Cristiani ,Sandri vedi Marcovaldi , Santini , Sassoli , Sassolini (fiorentini ), Scarioni , Schieri vedi Verzoni , Dello Schiso , Scribentini , Scrigni , Del Sega , Serotti vedi Verzoni , Sgrilli , Sinibaldi , Soffi poi Soffi-Ghibellini , Soldani , Spedalieri , Spighi , Stagi , Stanghi , Steffer , Stradetti , Strigelli , Struffaldeschi , Talducci , Tani , Targetti , Tarpucci , Taviani , Ticci , Tieri , Tignosi vedi Galigai , Tini ,Toccafondi , Tontonberli vedi Saccardi , Torelli , Della Torricella , Torrigiani , Troiani , Tronci , Ugurlandi , Vai , Valentini , Vannozzi vedi Rocchi , Vavassori ( bergamaschi ) , Della Verde , Vermigli , Vernati , Verzoni , Vestri , Vignaleschi , Villani , Vinaccesi , Visconti , Visi , Vivorati , Wyse , Zaccagnini vedi Saccagnini , Zarini , Zelmi , Zeti , Come visto compaiono in questo elenco : DEL CARNE , CARNESECCHI ; CARNESECCHINI ALBERI GENEALOGICI DEL CASOTTI per la cortesia del dr ROBERTO SEGNINI |
I Carnesecchi di Pasquino paiono esser di condizione leggermente superiore rispetto ai Del Carnesecca sebbene anche tra i Carnesecchi di Pasquino troviamo umilissimi artigiani
I Del Carnesecca paiono vivere di mestieri piu' umili ed essere molto prolifici
Il sacco del 1512 rappresenta sicuramente un evento traumatico per le linee genealogiche
carnesecchipratobadi
UNA PAGINA TRISTE ANNO 1505 : UN LADRO CHE FINISCE MALE
Dal libro : Gli antichi spedali della "Terra di Prato" - Volume 1 - Pagina 125
Giovanni di Matteo Carnesecchi fu preso come ladro. Dal dì 30 di agosto 1505 gli fu dato il vitto. Fu impiccato nel settembre successivo; non si conosce il giorno. Viene annotato che non pagò le spese. Non ho altra informazione se non queste poche righe Non ritrovo Giovanni di Matteo in nessuna delle genealogie in questo sito ricostruite Era probabilmente uno dei Carnesecchi pratesi Ammesso che avesse una trentina di anni , suo padre Matteo doveva esser nato almeno nel 1450
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I Carnesecchi di Borgo San Sepolcro o forse i Caneschi
Nella serie dei gonfalonieri di Borgo San Sepolcro tre volte (1516, 1519 , 1530 ) figura un Carnesecchi : Francesco di Gasparo Non sono per ora riuscito a collocare Francesco Di Gasparo nelle genealogie dei Carnesecchi fiorentini. Tra i nomi dei gonfalonieri di Borgo San Sepolcro non sembra figurare che i soli Carnesecchi con cognome riferibile a famiglia fiorentina. Dopo il 1530 piu' alcuna traccia di Carnesecchi tra i gonfalonieri In realta' sono convinto di trovarmi di fronte ad un errore dello storico nella compilazione FORSE LA FAMIGLIA A CUI APPARTIENE FRANCESCO DI GASPARO NON E' DEI CARNESECCHI MA BENSI QUELLA DEI CANESCHI FORSE A SAN SEPOLCRO NON CI SONO MAI STATI CARNESECCHI RESIDENTI
Una famiglia Carnesecchi a Borgo San Sepolcro ………….I Carnesecchi di Borgo San Sepolcro
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STORIA DI BORGO SAN SEPOLCRO
Annali, E Memorie Dell' Antica, e Nobile Città Di S. Sepolcro Intorno alla ... Di Pietro Farulli
BORGO SAN SEPOLCRO
alle pag i commissari fiorentini tra cui Simone Carnesecchi (1450 ) Paolo Carnesecchi ( 1490 ) Giovanni Carnesecchi
Le vite d'uomini illustri fiorentini Di Filippo Villani,Giammaria Mazzuchelli (conte),Alessandro Goracci
alle pagine la storia di Borgo San Sepolcro alle pagine elenco gonfalonieri di giustizia tra cui Gasparo Carnesecchi
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Luca Signorelli come abbiamo visto era sposato con Galizia Carnesecchi figlia di Pierantonio o di Piermatteo Un matrimonio avvenuto intorno al 1470 Il padre di Galizia non compare nelle genealogie che ho ricostruito e mi e' nato il dubbio che questi Carnesecchi abbiano a che fare con Borgo Sansepolcro Se questo dubbio avesse valore potremmo ipotizzare legami giovanili di Luca Signorelli con questo luogo Luogo che era la patria di Piero della Francesca considerazione che potrebbe spostare da Arezzo a Borgo san Sepolcro l'apprendistato del Signorelli e datarne gli inizi www.carnesecchi.eu/Luca_Signorelli.htm
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ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno INIZIO 2003