contatti : pierluigi18faber@libero.it
ing.Pierluigi Carnesecchi
indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm
LA VERA PREISTORIA DEL CAFFE' GRECO DI VIA CONDOTTI A ROMA
NOTIZIE CHE MI PAIONO SCONOSCIUTE O COMUNQUE MOLTO POCO CONOSCIUTE IN ITALIA IL MISCONOSCIUTO GIUSEPPE CARNESECCHI PADRONE DEL CAFFE GRECO A ROMA A FINE SETTECENTO E FRANCESCO CARNESECCHI ARTISTA E MERCANTE INTERNAZIONALE IN VIA CONDOTTI E UN' INATTESO PIZZICO DI FIRENZE Questa ricerca contiene qualcosa che forse permettera' di uscire dallo stallo di ripetere le stesse cose da piu' di cento anni Quanto addombrato in questa pagina cambia abbastanza la preistoria dello "antico caffe' Greco " rispetto a quella proposta tradizionalmente dalla cultura romana e propone una nuova via di ulteriore ricerca Cose che sono da prendere in considerazione, perche' ritengo propongano una nuova e documentata verita' e perche' e' esplorabile possano dare il modo di spostare un poco indietro le origini del famoso caffe' Fanno da sfondo impensabili migrazioni settecentesche ( su cui meditare ) ed aggiungono un tocco di "fiorentinita' " nella bella storia del caffe' Sottolineiamo inizialmente che "Carnesecchi" e' spiccatamente un cognome toscano
Premettiamo anche le conclusioni genealogiche per una maggior comprensione del processo di ricerca
QUESTA RICERCA VA COMPLETATA CON GLI STATI DELLE ANIME DI SERAFINO, GIUSEPPE E GIOVANNI CARNESECCHI A ROMA
ATTO DI BATTESIMO DI AGOSTINO CARNESECCHI A FROSINONE ATTO DI MORTE DI GIOVANNI CARNESECCHI A CEPRANO PRIME RICERCHE SUL RADICAMENTO DEI CARNESECCHI A ROMA E DINTORNI In questa pagina si parlera ' oltre che del caffe' Greco e dei Carnesecchi di Ceprano anche di un incisore di gemme e in particolare di cammei che pur non essendo artista di prima grandezza gode di una certa notorieta'. FRANCESCO CARNESECCHI sembra avere attualmente un certo successo negli Stati Uniti ed in Inghilterra, successo che non mi pare avere uguale rispondenza in Italia. Questo artista e' principalmente uno dei massimi mercanti d'arte del XIX secolo romano , e credo che la sua fama come mercante costringera' LA CULTURA ad occuparsi di lui in futuro Quasi tutti i cammei presenti nella pagina sono dovuti alle segnalazioni di un' esperta del settore che cura una sua pagina web e che ha fornito anche le fotografie e le informazioni relative.
un preziosissimo apporto per cui voglio ricordare sin da ora e ringraziare : la redattrice capo di CameoTimes.com. I CARNESECCHI A ROMA E NEL LAZIO
A Roma ai giorni nostri dimorano diversi Carnesecchi ma essi vi sono arrivati recentemente A Ceprano ( Frosinone ) esiste auche ai giorni nostri una forte enclave di Carnesecchi e molti dei Carnesecchi sparsi per l'Italia derivano da questo gruppo da Ceprano infatti molti si sono spostati verso la Romagna , la Lombardia , le province venete, il Piemonte A questa comunita sono appartenuti Agostino combattente risorgimentale , Giovanni ( l'eroico pluridecorato tenente colonnello dei Carabinieri ) ed i suoi numerosi figli tra cui Enrico morto in azione nella I guerra mondiale ( medaglia d'argento al valor militare ) e i capi partigiani Enrico (commissario politico della divisione Matteotti -Marengo ) e Luigi (tenente e croce di guerra ) figli di Raffaele detto Cesare Alla fine di questa ricerca li vedremo essere a Roma prima dell' insediamento frusinate e di quello successivo a Ceprano Il punto di partenza e' come vedremo il legame tra i Carnesecchi romani ( o meglio di Frascati ) ed i Carnesecchi pugliesi discendendo gli uni e gli altri da un Serafino di nazione fiorentina ( un ringraziamento particolare al dr VALENTINO MARCON ) momentaneamente spostatosi a risiedere a Frascati nel primo mezzo del Settecento. L'inizio di questa ricerca e' stato veramente complicato le uniche tracce erano in un Carnesecchi che era stato padrone del caffe' Greco e in una composizione inedita del Mamiani che citava padre e figlio Giacomo e Giulio Carnesecchi Ed io pensavo all'inizio che i Carnesecchi laziali derivassero da un'emigrazione fiorentina cinquecentesca Pur essendoci presenza costante di Fiorentini a Roma e' con Leone X Medici e con Clemente VII Medici che i contatti si fanno residenziali In particolare e' significativa la presenza di Pietro di Andrea di Paolo Carnesecchi pronotaro di Clemente VII e di Cristofano di Bernardo Carnesecchi segretario del cardinal Salviati Alcuni Carnesecchi , parenti di costoro, muoiono a Roma a fine cinquecento Il dr De Dominicis mi diceva che il soprannome Carnesecca non e' in uso abituale nel Lazio quindi difficilmente si poteva pensare ad un cognome autoctono ed era piu' facilmente da presumere che tutti provenissero dalla Toscana Sosteneva ( giustamente ) anche che a Roma non vi erano stati Carnesecchi residenti prima del secolo XVIII La Roma del 1750 --1800 e' una citta' di circa 150.000 ---160.000 persone Ed e' assai difficoltoso consultare i registri dei battesini e i registri dei morti. Piu' facile affidarsi agli Stati delle anime Ecco comunque lo sviluppo della ricerca E sara' una ricerca piena di sorprese Terenzio Mamiani della Rovere (Pesaro, 19 settembre 1799 – Roma, 21 maggio 1885) è stato un filosofo, politico, scrittore e patriota italiano. Ultimo conte di Sant'Angelo in Lizzola, fu fra i protagonisti di rilievo del periodo risorgimentale italiano. UN TRASTEVERINO DALLA FANTASIA DI TERENZIO MAMIANI : GIACOMO CARNESECCHI UN PERSONAGGIO DI FANTASIA Da "Le memorie di Giulio Carnesecchi " di Terenzio
Mamiani ADA DELLA PERGOLA ......... Poesie di Terenzio Mamiani Quest’operetta ( inedita ) e’ forse una opera giovanile scritta dopo il
ritorno dall’Apollinare di Roma a
Pesaro : sono le memorie di un giovinetto ( Giulio ) educato in un collegio di gesuiti Ora io non posso a priori sapere se Giulio e suo padre Giacomo Carnesecchi abbiano qualche appiglio con personaggi
realmente vissuti e conosciuti o siano solo personaggi di totale fantasia Nacque Giulio Carnesecchi a Roma da genitori popolani. Abitavano in
Trastevere e si compiacevano molto della purezza di loro stirpe trasteverina. Il padre faceva professione di friggitore e non pertanto egli avea in serbo qualche centinaio di scudi oltre una buona casetta , ove non mancavano masserizie. Avea da natura sortito qualcosa di splendido................. ......ivi rimase il giovinetto dall'otto novembre 1816 al 13 settembre del 19 ........ ........ Mi par bella per enfasi popolare una parlata del padre a Giulio , il
quale , per consiglio dei suoi superiori , lo pregava di chieder perdono
a un nobile . Mentre questi lasciava sbizzarire il suo puledro in mezzo
alla folla Il Carnesecchi con alcuni compagni avea violentemente arrestato
l'animale volgendo fiere parole al cavaliere ; perloche'il nobil signore
, indignato fuor di misura pretendeva che il popolano gli chiedesse
pubblicamente scusa .Quando Giulio comincio' a consigliargli l'umilta'
<< Il padre lasciollo parlare un buon tratto senza interromperlo ,
e guardandolo tuttavia con molta attenzione : quindi presa subitamente
un'aria severa ed inusitata , cosi gli rispose :Giulio da tutti gli
altri ho sopportato con pazienza questa seccaggine di consigli e
ammonizioni vigliacche e stolide : ma da te io la soffro con gran dolore
: da che io pensava che il figliuolo di Carnesecchi avrebbe attaccati
al cuore i sentimenti del padre sua ,Come ! e anche tu creatura mia mi
preghi di un azione indegna d'uomo onorato ? Adunque debbo chieder
perdono io d'un opera della quale io mi lodo infinitamente, debbo
umiliarmi io a colui che insulta i fratelli miei e stima la carne nostra
meno del fango , meno delle felci che fa pestare al suo puledro.Tu mi
ripeti che egli e' un potente signore , e' il duca di Medina Celi : io
ti dico di rimando ch'io sono Giacomo Carnesecchi trasteverino , cioe' a
dire nato e concetto di puro sangue romano : intendi tu figliol mio ?
di quel sangue che comando' a tutto il mondo : e una sua goccia , viva
Cristo , compra in nobiltà tutti i Medina-Celi e cinquanta altri suoi
pari! »
Mi parebbe che gia' il nominar il Duca di Medina Celi nei primi anni dell'ottocento a Roma , deponga per un racconto immaginario non avendo trovato alcun riscontro storico a questa presenza Ma perche' mi domandavo usare un cognome toscano per un racconto ambientato a Roma ? Carnesecchi , come abbiamo detto, e' un cognome decisamente toscano Fuori Toscana puoi trovare la forma cognominale Carnesecca o tallora puoi vedere un Carnesecchi toscano esser chiamato Carnesecca Quindi Carnesecchi non e' un cognome romano , perche' adottare questo cognome per uno scritto ambientato a Roma ? Pietro il noto eretico ( la cui figura verra' talvolta accostata alla meta' dell'Ottocento simbolicamente alla liberta' di pensiero ) era conosciuto come fiorentino e all'inizio del XIX secolo era ancora figura dimenticata Mi viene da pensare , istintivamente senza prova alcuna , che per aver usato tal cognome il Mamiani abbia effettivamente conosciuto dei Carnesecchi ( vulgo Carnesecca ) romani Abbia appreso da loro la loro convinzione di essere di origine romana Un origine che andava aldila' del ricordo della loro vera provenienza , quindi almeno di alcune generazioni ( Nota a posteriori = Come vedremo sembra non essere cosi ----pur rimanendo incongrua la scelta di questo cognome per il racconto) Agli inizi inizi dell' Ottocento vi sono pero' dei Carnesecchi ( o vulgo Carnesecca ) reali a Roma che non si possono dire romani ma di provenienza indeterminata : Il padrone del caffe Greco di via Condotti , come racconta Pascarella : ..........un tal Carnesecchi....... Un Carnesecchi negoziante morto suicida nel 1812 Un Francesco un artista e mercante internazionale di oggetti d'arte con bottega sempre in via Condotti che troveremo attivo fino al 1872 figlio di un Giovanni Una Caterina , corista ( siamo nel 1834 ) Un Carnesecca nel 1872 in questo giornale satirico antiitaliano e filopapale : La Frusta Un Toto Carnesecca ( soprannome o cognome Carnesecchi vulgato ? ) vivemte nel tardo ottocento , malavitoso e svelto di coltello, nel rione Trastevere o Regola di Roma ..................e Toto Carnesecca assieme a Giachimuccio er Menone hanno fatto una societa' di venti giuvenotti de grinta per meta' Regolanti e pe meta Tristeverini che se so messi in testa de spiana' le cuciture de le pezze a li carzoni e alle giaccacce struciate de sti majali spuzzolosi (scusate l'ingergo ) che ce vienghino a stuzzica in de la riliggione Motivo pe cui , si una de ste sere sintite de punt'in bianco, che uno o du buzzurri so arimasti a fa orazzione avanti na Madonnella e nun se moveno piu' , nun ve faccia spece , e nun je dite nemmeno un adeprofonneli, che sarebbia peccato mortale e fiato spregato State sicuro, che doppo una o du lezzione de queste, sti bojaccia impareranno a cunusce, si li Romani de Roma so Turchi , o Abbrei come che loro, oppuramente so Cattolichi Postolichi Romani Toto=diminutivo di Totonno o Totore, varianti dialettali tipiche del sud Italia dei nomi Antonio e Salvatore.
Carnesecca puo' essere un cognome autictono , un soprannome , o un cognome Carnesecchi vulgarizzato dai locali Nel passato quando non esistevano anagrafi ,fotografie ,impronte digitali , ne si sospettava del DNA Non esistevano telefoni o fax e le comunicazioni tra Stato e Stato erano pressoche' inesistenti il cognome poteva essere molto ballerino Anche se uno il suo cognome non aveva motivo di cambiarlo , c'era sempre il rischio che andando ad abitare in un altro luogo la gente locale te lo cambiasse a forza Perche' in assenza di anagrafe il cognome dipendeva dalla identificazione della gente del posto Avevi un bel chiamarti Paoli se la gente del posto diceva che tu eri quello che abitava la casa bianca divenivi un Casabianca Carnesecchi e' pero' un cognome forte cioe' dotato di per se stesso di una forte connotazione . Colpisce l'immaginario Difficile che venga toccato in maniera radicale Fuori Toscana non viene praticamente concepito fuori Toscana CARNESECCHI e' quasi inimmaginabile come cognome ( quindi mai autoctono in altre regioni ) Viene quindi sovente trasformato in CARNESECCA Perche' CARNESECCHI resista fuori Toscana occorre che la famiglia sia forte economicamente e culturalmente Normalmente la presenza contemporanea dei cognomi CARNESECCA e CARNESECCHI in un luogo del Centro o del Sud nasconde la trasformazione Carnesecchi in Carnesecca sui rami piu' deboli E induce a pensare in una modificazione di CARNESECCHI in CARNESECCA come avviene spesso fuori Toscana ( A Palermo attira la mia attenzione trovare i Carnesecchi e i CARNESICCA o i CARNISICCA ) Vi e' insomma quasi sempre, fuori Toscana, un tentativo di rendere CARNESECCHI piu' familiare trasformandolo in CARNESECCA E' per questo che metto Toto Carnesecca nella compagnia Secondo il dr DE DOMICIS curatore dello stupendo sito , Carnesecca non e' un cognome negli usi romani E sempre secondo il dottore Dopo la presenza cinquecentesca a Roma legata ai Papi e ai Cardinali fiorentini Non sembra esserci alcuna traccia da poter essere considerata prova evidente della presenza di Carnesecchi a Roma prima del Settecento ( e i fatti gli daranno ragione ) Nel 1600 sembra comparire episodicamente a Roma il cognome CARNESECCA o almeno il soprannome , infatti : Sul pregevole sito sulla storia romana medioevale e moderna , che comprende biografie e famiglie romane ed altri utilissimi strumenti per studi genealogici, curato da CLAUDIO DE DOMINICIS si parla del manoscritto di Domenico Jacovacci "Repertori di famiglie" ( Biblioteca Apostolica Vaticana manoscritto Ottoboni Latini ) in questo manoscritto compare il cognome Carneseccha appunto nel 1600 anche se solo una volta CARNESECCHA, 1600 (2549, 562) Ma nel 1600 e' ancora possibile la presenza episodica di parenti del pronotaro arso come eretico nel 1567 Dopo il cognome pare non aver seguito alcuno a Roma Annoto ( ancora in ambito XVI secolo ) la notizia della esistenza nei documenti anche di un fabbro ( 20 novembre 1594 ) GIOVANNI CARNESECCA da Magliano, mastro fabbro. ma non mi e' chiaro di che Magliano si parli : cioe' se GIOVANNI CARNESECCA proviene da Magliano Sabina in provincia di Rieti oppure Magliano dei Marsi in Abruzzo oppure Magliano in Toscana in provincia di Grosseto Dopo un lungo vuoto : la prima traccia certa di un Carnesecca--Carnesecchi abitante a Roma io la trovo tra la fine del settecento e gli inizi del 1800 con Giuseppe e con Francesco Carnesecchi E' evidente l'importanza del confronto con l'utilissimo sito del dr DE DOMINICIS Lo Jacovacci . si legge nel sito , tra il 1621 e il 1642 ha raccolto notizie su 4167 famiglie romane ricavandole da libri , lapidi sepolcrali, in modo particolare da atti notarili Ovviamente dice Claudio De Dominicis non tutti stipulavano atti notarili ma solo coloro che avevano dei beni , pertanto il lavoro non e' da considersi esaustivo su tutti i cognomi presenti a Roma , piuttosto sulle famiglie di un minimo grado sociale Domenico Jacovacci "Repertori di famiglie": Carneseccha 1600 ( 2549 , 563 ) Ho chiesto informazioni al dr De Domicis ed ho avuto da lui queste ulteriori indicazioni Trovo che nel 1534 morì Pierino, nipote de pronotario Piero Carnesecchi e fu sepolto il 31 agosto in S. Giovanni dei Fiorentini ed un altro Carnesecchi fiorentino morto il 24 ottobre 1562 nella parrocchia di S. Giovanni in Ayno [ vedi Claudio De Dominicis, Notizie biografiche a Roma nel 1531-1582 desunte dagli atti parrocchiali, in AccademiaMoroniana.it ]. Quindi due Carnesecchi morti a Roma prima di Pietro Carnesecchi decapitato nel 1567 REVISIONE alle schede-----CLAUDIO DE DOMINICIS . Cognome Carneseccha : La loro presenza nel periodo pontificio sembra documentata da un unico documento dell’anno 1600 citato dallo Jacovacci nei suoi Repertorii Vi sono poi due richieste di cittadinanza di un Luca Carnesecca nel 1608 e di un Lorenzo Carnesecca nel 1610 Di Luca non viene indicata la provenienza Lorenzo e’ citato due volte una come Lorenzo Carnesecca una seconda come “Carnesalata da Perralla”, città non individuata La città di provenienza di Lorenzo non è chiara ma molto interessante è il fatto che Lorenzo una volta è detto Carnesecca ed un’altra Carnesalata ( sempre che si tratti del medesimo). Evidente il fatto che il nome derivi dalla professione del capostipite, che doveva produrre e vendere carne da conservare a lungo. A Roma il termine “carnesecca” non era in uso e potrebbe essere che la forma trovata di “carnesalata” sia stato un tentativo di traduzione romanesca. Il commercio di tale generi era fatto dai “salumari”, “pizzicaroli” e “norcini”, provenienti da Norcia e si distinguevano orgogliosamente dagli altri. In tutti i casi l’attività rendeva molto ricchi e non potevano esserci poveri che esercitassero queste mansioni. La vicinanza tra le due concessioni di cittadinanza a Luca (1608) e Lorenzo (1610) può far supporre un rapporto familiare tra i due. Nulla pero' ci fa credere in un loro radicamento in città con questo cognome almeno Dico che non si radicarono a Roma perché, dopo di loro, segue un vuoto molto lungo Ho molto materiale d’archivio riguardante anche strati sociali poveri e non vi è presente alcun Carnesecca (o simili), ecco perché sono praticamente certo di un “vuoto molto lungo”. Non furono presenti né prima e né dopo. Certo bisognerebbe vedere gli atti notarili, i cui indici sono conservati nell’Archivio Storico Capitolino in piazza dell’Orologio, le cui copie in microfilm, assieme alla documentazione, sono invece presso l’Archivio di Stato in corso Rinascimento. Anche io ho trovato Carnesecchi Francesco, orefice, argentiere e gioielliere, via Condotti 3 [Oltre 12,000 indicazioni. Guida commerciale, scientifica ed artistica della capitale d’Italia, Roma (Tipografia Sinimberghi), 1871, p. 230]. Di altri in quel secolo non so dirle perché è fuori del mio solito ambito di ricerca. Bisognerebbe andare all’Archivio Storico Capitolino ed all’Archivio del Vicariato di Roma L’anagrafe napoleonica a Roma si trova presso l’Archivio Storico del Vicariato di Roma in via Amba Aradam ma la consultazione è resa quasi impossibile da orari e norme molto ristrette e, se non ha indicazioni precise, glielo sconsiglio. registri dello Archivio del Vicariato Importanti considerazioni quelle di Claudio De Dominicis ( che poi si dimostrera' aver piena ragione ) Certo comunque e' che agli inizi dell' ottocento vi sono dei Carnesecchi (vulgo Carnesecca ) a Roma di provenienza sconosciuta : Il padrone del caffe Greco in via Condotti 86, Il Carnesecchi negoziante morto suicida nel 1812 Francesco artista e mercante internazionale di oggetti d'arte con bottega in via Condotti 3 che troveremo attivo fino al 1872 Caterina , corista con le suore a Bracciano ( siamo nel 1834 ) E continuiamo a ricordare i Carnesecchi di Ceprano vicino a Frosinone una migrazione da Frascati a Monopoli e poi a Bari
A questo punto della ricerca quella che e' la svolta decisiva Nel tentativo riuscito di capire le origini di un Francesco di Raffaele Carnesecchi, di Bari , citato dal Venosta per un gesto intrepido nella battaglia di Custozza del 1866. E che aveva un cognome ballerino tra Carnesecchi e Carnesecca Francesco aveva cognome Carnesecchi ma lui ed i suoi fratelli furono registrati dal padre Raffaele allo stato civile come Carnesecca successinamente, quasi tutti , si ripresero il cognome
( scheda per la cortesia della drssa Sara Micheletta ) Incappavo in un elenco di matrimoni dell'archivio diocesano di CONVERSANO di BARI pubblicato dal dr Carlo De Luca Elenco dei matrimoni nell'archivio diocesano di CONVERSANO In cui compare nel 1782 un Mario CARNESECCHI detto nato o proveniente da FRASCATI Come andai a scoprire i CARNESECCHI di Bari erano da porre in relazione con questo MARIO e non ai fiorentini di fine 500 STRANEZZE BUROCRATICHE : CARNESECCHI>>>>>>CARNESECCA I Carnesecchi a Bari ............................................................................... I Carnesecchi in Puglia l'ing Francesco Carnesecchi e l'ing Giuseppe Carnesecchi a Bari e l'urna del beato Raimondo a Napoli ------------------------ Nello stessi tempo la luce si accendeva su la possibilita' vi fosse a FRASCATI una famiglia Carnesecchi Grazie alla cortesia e all'aiuto del dr VALENTINO MARCON indicatomi dal dr UGO ONORATI come esperto dell'Archivio diocesano di Frascati ho conosciuto questo battesimo che si rivelera' importantissimo :
(10 marzo 2023, VALENTINO MARCON )
ATTO di Battesimo di Mario Nicola Ignazio Carnesecchi
Anno Domini 1752 Giorno 6 febbraio
(Archivio Storico Diocesano, Fondo Parrocchia (Cattedrale) San Pietro Apostolo, Frascati. Registro dei battesimi. Liber Baptizatorum 1746-1756, pag. 144)
Mario Nicola Ignazio, nato il giorno 2 (del mese) dal legittimo matrimonio di Serafino Carnesecchi figlio del fu Giovanni Domenico di Firenze e donna Caterina Montanari figlia di Anacleto Cesenatense abitanti di Tuscolo (Frascati), coniugi, fu battezzato con l’imposizione dei suddetti nomi da me Valentino Pellegrini Arciprete. Padrini furono M. Paolo Lucci e Agata Dominici romani mediante il loro mandato di procura da essi contestualmente fatto nelle persone di D. Agostino Bergantelli e di Arcangelo Benigni Romana rest …
Sapevo gia' che Serafino era nato a Soffiano (Firenze ) il 27 aprile 1712 da Giovan Domenico ( 1671) di Piero (1623) e da Caterina di Giuseppe Lumachi Mario era dunque riconducibile alle genealogie di Soffiano ( Firenze ) che partono intorno al 1500 con un Francesco di cui ancora non conosco il padre Per le genealogie di Soffiano vedi : I Carnesecchi di Soffiano --Arcetri.......................................... I Carnesecchi di Soffiano ( Firenze ) ( Importante per le ricerche sulle genealogie di Soffiano e' stato l'aiuto di Cristina Niccolai e di Angelo Gravano ) QUINDI I CARNESECCHI di FRASCATI e i CARNESECCHI/CARNESECCA di BARI SONO RICONDUCIBILI CON CERTEZZA AI CARNESECCHI DI FIRENZE
Fondamentale per la nostra storia il nome del padre di Mario : Serafino Come vedremo piuì avanti fratelli di Mario si riveleranno :
Giuseppe nato tra il 1742-43 in luogo non precisato ( che potrebbe essere Cesena ) per gli stati delle anime di Frascati ( figlio di Serafino) Giovanni per suo testamento ( figlio di Serafino ) Ma merita di considerare anche che Mario a Monopoli sara' cuoco , aprendo alla considerazione che lo stesso Serafino fosse dedito alla ristorazione ---------------------- Ma arriviamo alle vicende dei nostri Carnesecchi di Roma citta' E' importante la storia di un caffe' ? ........... Marc Bloch suggerì di non utilizzare come fonti esclusivamente i documenti scritti, ma di ricorrere anche ad altre testimonianze: artistiche, archeologiche, numismatiche, eccetera. Si orientò quindi verso l'analisi della storia economica, e, ugualmente fautore dell'unità delle scienze sociali, fece costantemente ricorso al metodo comparativo, predicando tra gli storici l'interdisciplinarità e il lavoro collettivo............ Anche la storia di un caffe' dunque aiuta a capire la macrostoria e ci rende uno spaccato di vita quotidiana LA VERA STORIA DELLE ORIGINI DEL CAFFE' GRECO A ROMA IN VIA CONDOTTI IL CAFFE' GRECO : UN INCONTRO DI CULTURE :
LEVANTINA, FIORENTINA, ROMANA
UNA PROPOSTA DI STUDIO DIVERSA : UNA DIVERSA PROSPETTIVA
IL MISCONOSCIUTO GIUSEPPE CARNESECCHI PADRONE DEL CAFFE GRECO A ROMA Parlare di vita quotidiana,cioe' di micrrostorie, e' parlare anche di come la storia o macrostoria ,veniva percepita dalle persone Parlare di come gli individui si adattavano ai mutamenti sociali o ai mutamenti scientifici O come si adattavano agli avvenimenti che erano destinati a finire sui libri di storia Perche' in definitiva si sopravvive a tutto Ed e' scrutando nella societa' e nei fatti quotidiani delle persone che si legge l'altra storia e si verifica la STORIA Professor Le Goff, perché ha scelto la storia? «Mi ha sedotto da sempre. Però l’importante è capire quale storia. A me piace la storia che ti vedi passare davanti agli occhi. Negli Anni Trenta vivevo a Tolone con i miei genitori. Mi accorsi che per le strade si vedevano sempre più automobili e nelle case sempre più telefoni e frigoriferi. Noi eravamo una famiglia della piccola borghesia, mio padre era professore d’inglese, e non avevamo né automobile né telefono né frigorifero. C’era la ghiacciaia, e sento ancora il venditore ambulante di ghiaccio urlare per strada: "La glace! La glace!". E allora mi facevano scendere per comprarlo. Ma questo non è importante. L’importante, per me, è stato capire molto presto che l’avvento del frigorifero e la scomparsa della ghiacciaia era un avvenimento storico, perché cambiava la vita quotidiana, la vita delle persone, molto più delle guerre e dei Re. Per me, la storia è sempre stata storia sociale». intervista di Alberto Mattioli a Jacques Le Goff e pubblicata su "La Stampa" il 28 Gennaio 2012 la storia del caffe' entra nel generale sorgere di questi locali in Europa, e nella funzione culturale di laboratori di idee che vengono a svolgere La storia del caffe' s'incastona, poi, in una moda del tempo significativa che portava Roma all'interno di uno scenario culturale che voleva dire turismo , commercio , denaro Wikipedia Il successo del libro di Thomas Coryat Coryat's Crudities del 1611 è spesso considerato come l'inizio della mania per Grand Tour. Mentre l'espressione Grand Tour sembra aver fatto la sua comparsa sulla guida The Voyage of Italy di Richard Lassels, edita nel 1670. Al Grand Tour, specie verso l'Italia, non erano estranei i giovani degli altri paesi europei, come la Germania e la Francia. Anche Johann Wolfgang von Goethe, di cui si è già accennato, realizzò il suo Grand Tour in Italia dal 1786 al 1788 di cui scrisse nel suo famoso Italienische Reise. Il Grand Tour fu occasione per la pubblicazione di numerosi libri guida: uno dei primi fu An Account of Some of the Statues, Bas-Reliefs, Drawings, and Pictures in Italy (1722), scritto dai pittori inglesi Jonathan Richardson il Vecchio (1665-1745) e suo figlio Jonathan Richardson il Giovane (1694-1771). Durante il XIX secolo la maggior parte dei giovani istruiti fece il Grand Tour. Più tardi questo viaggio divenne alla moda anche per le giovani donne. Un viaggio in Italia con la zia nubile in qualità di chaperon faceva parte della formazione della nobiltà e della signora d'alto ceto. La pratica del Grand Tour divenne meno frequente durante le guerre della Rivoluzione francese e l'Impero, ma riprese con la Restaurazione, senza tuttavia conoscere la popolarità del secolo precedente. Wikipedia Quindi : scrivere di un caffe' e' scrivere di Storia ? secondo Le Goff o Marc Bloch sembra di si Ma credo che a chiunque non sfugga l'impatto sociale dei caffe' nella vita, nelle abitudini, e nelle idee, e che forza sovvertitrice possa celarsi in un luogo di raduno che sia piu' di un'osteria Nonostante quanto tanto spesso sbandierato la cultura romana non ha mai inteso , invece, che la storia del caffe' fosse da intendersi come STORIA La STORIA e' conoscenza umana che richiederebbe metodo scientifico Esame di tutti i documenti e racconto coerente e congruente con la documentazione raccolta Ma a ben pensarci , cio' e' molto logico In una citta' cosi straripante di storia , che non puoi fare un buco senza incocciare in un racconto meraviglioso, gli STORICI di Roma hanno avuto ben altro a cui dedicarsi . E cosi hanno lasciato ad altri il compito di occuparsi di cose per Roma secondarie Gli storici hanno lasciato e lasciano ad altri il compito di scrivere di questi aspetti Questo ha portato a solidificarsi nella cultura romana alcune storie ricostruite con metodo non scientifico, ma ripetute nello stesso modo talmente tante volte da diventare vere Io credo che quando si racconta il passato si debba sempre avvertire dei contenuti d'invenzione e distinguere la storia dal romanzesco ( romanzesco che cosi bene colma i vuoti e rende scorrevole il racconto ) per non ingannare chi ascolta Pur essendo una delle icone del Gran Tour la storia scritta che tratta il caffe Greco in alcuni punti non e' cosa storica ma una sorta di favola Si dovrebbe premettere alla lettura : questo racconto e' tratto da una storia vera lasciando intendere che poi la fantasia ha avuto la sua parte a colmare le lacune della memoria Vi sono carenze di metodo storico nel racconto di Pascarella , il quale talvolta si attiene piu' a una serie di presunti ricordi che ad una storia documentata e datata ( perlomeno per la parte piu' lontana da lui che scrive nel 1890 ) E vi e' qualcosa di languido e di trasognato in chi dopo ha parlato del caffe' sempre con una certa pretenzione storica. Lasciando credere che sempre di storia documentata si trattava Cosi oggi abbiamo una serie di affernazioni che dovrebbero essere riviste ma che danno l'impressione che sull'argomento si sia detto tutto In realta', a ben vedere, e' lo stesso Pascarella a mettersi in dubbio, sulle sue fonti, infatti dice: Negli anni oramai lontani, quando incominciai a frequentare la bottega di via Condotti, al vecchio Frezza, che precedette nell'esercizio del locale il presente proprietario, io solevo chiedere spesso notizie sulla preistoria del negozio allora suo, e ricordo che dopo di avermele date egli mi diceva sempre di averle apprese sfogliando un grosso libro posseduto da un certo Raffaele, un vecchio cameriere da lui trovato nella bottega e conservato per qualche tempo al suo servizio. Il libro, a quanto affermava il Frezza, era «un museo», e conteneva firme, indirizzi, poesie, pezzi di musica, disegni, caricature e motti di coloro che avevano frequentato o visitato il Caffè.
ORIGINI
I primi caffè nascono in Europa nel ‘600 come piccole botteghe e diventano progressivamente nuclei vitali della vita cittadina. Nell’epoca dei Lumi, essi diventano i luoghi in cui si materializza la creatività dei più fervidi ingegni.
Queste botteghe cominciano ad essere frequentate da intellettuali, artisti e letterati, divenendo luoghi di incontro, di ispirazione e di cultura
L’epoca d’oro dei caffè letterari è legata all’Illuminismo, che ebbe il suo fulcro in Francia durante il 1700. Solo a Parigi, alla fine del secolo, esistevano oltre 3000 caffè, nei quali si incontravano i giovani intellettuali che diedero il via a una vera e propria rivoluzione, segnando il trionfo della borghesia ai danni della nobiltà, che fino ad allora aveva detenuto quasi completamente il monopolio della cultura. Anche in Inghilterra si diffusero rapidamente le Coffee Houses, nelle quali scrittori, poeti e uomini d’affari si riunivano per discutere di nuovi investimenti, stimolare l’intelletto o semplicemente scambiarsi le proprie opinioni sulla società.
In Italia nacquero ben presto molti caffè letterari, frequentati non solo dalla classe borghese ma anche dalla nobiltà. La più famosa rivista illuminista italiana, fondata da Pietro Verri, si chiamava proprio “Il Caffè”, e nei suoi contenuti imitava gli scambi d’opinione e le discussioni intellettuali che si creavano all’interno di tali locali.
Il Caffè Florian è un caffè storico della città di Venezia, situato sotto i portici delle Procuratie Nuove in Piazza San Marco. Fa parte dell'associazione Locali storici d'Italia.È il più antico caffè italiano e del mondo . Venne inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi con il nome di Alla Venezia Trionfante, ma fin da subito i Veneziani dicevano semplicemente “andémo da Floriàn”, dal nome del proprietario in dialetto veneziano. Da allora ha proseguito ininterrottamente fino ai giorni nostri la sua attività quotidiana di caffè, divenendo meta privilegiata di veneziani, italiani e stranieri. Floriano Francesconi ispirò il personaggio di Ridolfo della Bottega del caffè di Carlo Goldoni ---Wikipedia
Forse la prima descrizione che sia stata fatta del Caffè Greco è quella che Giacomo Casanova ci ha lasciato di quel "Caffè di strada Condotta" ove egli, chiamato vi dall'abate Gama, entrò nell'ottobre del 1743, trovandovi quella eletta radunanza di maldicenti, di ruffiani, di castrati e di abati che ci descrive con tanta vivezza: dico forse, perché l'avventurier farabutto, allora al servizio del cardinale Acquaviva, il nome del "Caffè di strada Condotta" non lo dice.
By Cesare Pascarella by......https://www.prolocoroma.it/caffe-greco/ La notorietà del "Caffè Greco" ebbe inizio nel 1779 quando cominciò ad essere frequentato da Johann Wilhelm Tischbein, Karl Philipp Moritz e Wolfgang von Goethe divenendo ben presto luogo preferito d'incontri di artisti germanici, tanto che lo scrittore Johann Jakob Wilhelm Heinse ne propose la denominazione di "Caffè Tedesco".
by Willy Pocino
In realta' delle origini del Caffe' Greco si sa molto poco e neppure si e' certi della data in cui nacque l'azienda La deduzione dell'anno 1760 nasce da un forzoso riconoscimento in uno stato delle anime ,appunto redatto nel 1760 , in cui e' presente in via Condotti un Nicola di Madalena caffetiere, levantino ( quindi nel caso fosse questo il fondatore del Caffe' , nel 1760 questo era gia' in attivita') Ma questo stato delle anime va esaminato con cura perche' presenta un problema di localizzazione del caffe', nel senso che la posizione indicata nello stato delle anime, non sembra coincidere con la posizione attuale del caffe' Greco Nel volume realizzato nel 1989 a cura della storica dell’arte Tamara Felicitas Hufschmidt e del giornalista Livio Jannattoni, facente parte del circolo letterario “Club dei Romanisti” che, al Caffè Greco, teneva i suoi incontri settimanali
TROVIAMO UNA INFORMAZIONE IMPORTANTE ! : ..........Resta tuttavia da identificare il caffe' nel quale Casanova entro' , passando da strada Condotta . Se era il "Greco" bisognera' retrodatare almeno al 1743 le prime notizie che gli si riferiscono , ma, se non lo era , si potrebbe pensare che la bottega di Nicola di Madalena esistesse gia' prima della nostra conoscenza archivistica. Tanto piu' che il citato Libro parrocchiale lascia il dubbio che il caffe' gestito dal levantino non si trovasse proprio dove e' oggi il Greco , poiche' le indicazioni che lo riguardano sono raccolte nella parte concernente "strada Condotti verso il Corso". Cioe' nella sezione opposta a quella " verso piazza di Spagna" , nella quale il celebre locale attualmente si trova. La prima sicura testimonianza sul nostro caffe'viene cosi ad essere quella di Pierre Prudhon, al dire di Cesare Pascarella che di quelle salette e' stato il sottile biografo.............. Sul sito dell'Antico Caffe' Greco sono poste in discussione , molto obiettivamente , altre favole : ............................. Ma Gnoli e gli altri ignorarono (ingannati dal fatto che la Biblioteca Nazionale di Roma conservava e conserva soltanto questa incisione) che la tavola Caffè di Roma fa parte di una serie di undici soggetti, tutti dedicati ai Costumes Romains, rappresentati e commentati con vena satirica e apertamente antiromana. Per cui, non potendo prendere in considerazione, per evidenti incompatibilità di ordine cronologico, che la scena riprodotta dal bulino del Bocquet si riferisca all’interno del Caffè Greco (mentre epoca e costumi potrebbero benissimo farla identificare con la sala del Turco, in Piazza Sciarra), questo Giorgio, o Sieur George, sia pure in un ruolo di generale caratterizzazione, finisce egualmente col testimoniare come anche Roma, pur tagliata fuori dalle grandi direttrici di traffico, si trovò ad avere greci ed ebrei e turchi e levantini, ad alimentare i suoi commerci, a mantenere legami con terre lontane. Quindi che Nicola di Maddalena caffetiere levantino sia proprio il "Greco" a cui si deve apertura e nome del locale e' possibile , diciamo addirittura probabile ma assolutamente non certo Sicuramente e' una soluzione suggestiva che pero' non puo' accontentare chi voglia leggere la "vera storia" La vera strada da seguire per una corretta ricerca e' , come vedremo nel seguito partire da un dato certo : Ed un dato certo e' "quel tal Carnesecchi" cioe' come vedremo Giuseppe Carnesecchi . E cercare a ritroso Con la possibilita' di trovare anche un origine piu' antica del caffe' perche' la presenza di Giuseppe (nato come vedremo intorno al 1742-43 ) alla guida del caffe' potrebbe anche collocarsi intorno al 1770 ) e potrebbe essere stata preceduta dal padre di Giuseppe : Serafino Il condizionale e' d'obbligo perche' si tratta di ipotesi da verificare con la ricerca IPSE DIXIT ! ANNO 1890 ( a 130 anni dal 1760 ) : ...........un tal Carnesecchi................... nel 2014 ( a 254 anni dal 1760 ) esce un bel libro La grande bellezza di Roma attraverso i suoi monumenti; di Claudio Rendina per l'editore Newton manuali e guide; che dedica una pagina anche all'antico caffe' Greco; ANNO 2014.............. un certo Carnesecchi ........................ L'Antico Caffè Greco si trova a Roma in via dei Condotti.
Si dice :
È un caffè storico della città, fondato nel 1760, e deve il suo nome al fatto che il fondatore, un certo Nicola della Maddalena, fosse levantino (GRECO) . Oltre all'origine antica, il caffè è celebre per i molti frequentatori famosi avuti nel corso degli anni; è stato per molto tempo, e in parte lo è tuttora, un ritrovo di intellettuali e artisti---Wikipedia
In realta' l'individuazione di Nicola della Maddalena (IL GRECO) , come proprietario non e' del tutto sicura, perche' lo stato delle anime parrebbe,come detto , collocare il caffe' del levantino Nicola in una posizione diversa dall'attuale
Quello che ora importa in questo momento di questa ricostruzione e' che : IL CAFFE GRECO a Roma in via Condotti 86 e' SICURAMENTE di proprieta' di un Carnesecchi tra la fine del 700 e l'inizio dello 800 Vedremo piu' avanti che il proprietario aveva nome Giuseppe Che Giuseppe nel 1812 abitava accanto al caffe' , in via Condotti al num 82, e che suo fratello minore Giovanni abitava al num 73 nel 1822 Che loro padre era Serafino Carnesecchi , fiorentino , il quale potrebbe aver avuto a che fare col caffe' prima del figlio Giuseppe in questo momento e' importante ricostruire gli avvenimenti in quell'intervallo di tempo a cui il Pascarella ed il Rendina dedicano una riga malapena dei loro libri ed in cui sembra quindi non essere successo nulla per vedere se le sose sono andate cosi o sono andate in maniera diversa Probabilmente Cesare Pascarella ha messo una pietra tombale sulla storia dell'antico caffe' Greco perche da quando alla fine dell'ottocento ne racconto' la storia , tutti coloro che ne hanno parlato dopo hanno finito per ripetere le sue parole senza ulteriori ricerche E' spesso cosi quando un grande esprime una convinzione. Oggi occorrerebbe rimettere mano alla storia con metodi di ricerca piu' moderni È del 1890 infatti la prosa "Caffè Greco", ( quindi fortemente datata ) che riproduce la conferenza tenuta nell’aula della Gran Guardia a Padova e a Firenze al Circolo artistico. Nel rinomato caffè romano di via dei Condotti Pascarella ritrovava gli amici del gruppo pittorico In Arte libertas (poi ‘XXV della campagna romana’), che formavano la cosiddetta «Brigata dell’Omnibus» (così chiamata dalla forma della saletta del caffè dove si riunivano). Per quanto riguarda il Carnesecchi, come vedremo, il Pascarella non ha raccontato le cose come sono andate Cosi nessuno di chi ha scritto dopo ( tra gli Italiani ) su questo storico caffe' da alcun merito a questo Carnesecchi che appare come una figura oscura di pura transizione Invece potrebbe avere il merito di aver iniziato o proseguito quella raccolta di opere d'arte a cui il caffe' deve parte della sua fama Nella letteratura tedesca si legge infatti che nel 1805 e' questo Carnesecchi ad acquistare da Joseph Anton Koch un “Paesaggio eroico con arcobaleno” Joseph Anton Koch (Elbigenalp, 27 luglio 1768 – Roma, 12 gennaio 1839) Verso la fine del 1794, grazie a una borsa di studio del mecenate George Nott, dopo aver attraversato a piedi le Alpi, giunse in Italia. Visitò Bologna, Firenze, Napoli e Salerno, e si entusiasmò per i capolavori della pittura italiana; finalmente, all'inizio del 1795, arrivò a Roma. Qui si integrò rapidamente nel cerchio artistico dei Deutsch-Römer, i tedeschi residenti a Roma, stringendo amicizia in particolare con Asmus Jacob Carstens, da cui imparò a rappresentare le forme umane, capacità che gli tornerà utile più tardi per le illustrazioni della Divina Commedia o per la creazione di numerosi quadri a soggetto biblico o mitologico. Strinse inoltre amicizia con lo scultore danese Bertel Thorvaldsen, con cui condivise un alloggio a Via Sistina. Divenne assiduo frequentatore del Caffè Greco, dove ancor oggi è presente un suo ritratto. Nel 1805 dipinse per Giuseppe o Giovanni Carnesecchi allora padrone del caffe' Greco di Roma The present painting,the final one of the series and the preparatory sketch for which isin the Kunsthalle, Karlsruhe (fig. 2), is the culmination of hisdeveloping thoughts on, and ambitions for, this panorama. The earliest version of the composition (Karlsruhe, StaatlicheKunsthalle, fig. 3) of 1805 was painted for Giuseppe Carnesecchi, the owner of the Caffè Greco in Rome. The second version (fig. 4),and also the smallest, now in a German private collection, waspainted in 1806. Koch worked on the third and largest version(Munich, Neue Pinakothek, fig. 5) for eleven years anno 1805 Joseph Anton Koch : Paesaggio eroico con arcobaleno h=117cm l=113 cm Heroische Landschaft mit Regenbogen The earliest version of the composition (Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle,) of 1805 was painted for Giuseppe Carnesecchi, the owner of the Caffè Greco in Rome. le varie composizioni del paesaggio eroico Wahrscheinlich gab doch erst der Auftrag des Caffetiere Giuseppe Carnesecchi , der das damals schon berühmte , von den deutschen Künstlern und Literaten bevorzugte Caffè Greco führte , schließlich den Anstoß zur Ausführung .Koch bemerckt ausdrucklich er habe das Bild fur den wirt Carnesecchi gemalt
Fu probabilmente la commissione del Caffetiere Giuseppe Carnesecchi, che dirigeva l'allora già famoso Caffè Greco, preferito da artisti e letterati tedeschi, a dare finalmente impulso all'esecuzione, Koch riferì espressamente di aver dipinto il quadro per l'oste Carnesecchi
NON SO QUANTO CI SIA DI VERO IN QUEST'AFFERMAZIONE : Koch riferì espressamente di aver dipinto il quadro per l'oste Carnesecchi BASTA COMUNQUE L'EVIDENZA DELLA SCRITTA RETRO QUADRO ( ma resta da chiarire per che vie il quadro sia finito in Germania ) ( Sembrerebbe comunque avvalorato dal fatto che da qualche fonte si dice che l'opera sarebbe stata dipinta in soli 18 giorni per Giuseppe Carnesecchi padrone del caffe' Greco ) Questa serie di Giovanni penso sia dovuta a quella serie di passaparola e di ripetizioni pedisseque di quanto scritto che alimentano un'altra di quelle convinzioni sbagliate che che alla fine rischiano di diventare vere Racconta Pascarella: ...................cosi tutti noi possiamo andare orgogliosi di sapere che il caffe' Greco fu messo al mondo da un greco , il quale a quanto si legge nelle pagine di un vecchio registro della parrocchia di san Lorenzo in Lucina, si chiamava Nicola della Maddalena L'infanzia del caffe' non fu troppo lieta , e il suo babbo dopo averlo tenuto parecchi anni , ricavandone non grandi utili , lo cedette a un tal Carnesecchi ,il quale, anche lui , dopo averci speso molto e guadagnato poco, lo diede ad un certo Salvioni Io sono incappato nel personaggio attirato da un cognome inusuale per Roma ed ho sentito che vi erano delle cose nel racconto di Pascarella che stridevano coi pochi documenti che ero riuscito a mettere insieme A guardar bene in realta' nessuno ha mai fatto una vera ricerca sul caffe', e tutti si sono limitati perlopiu' a scrivere sempre le stesse cose dal Pascarella in poi Volendo far luce dobbiamo prima di tutto osservare le incongruenze del racconto del Pascarella Smettiamo per un momento di seguire il Pascarella e riflettiamo su cio' che segue La presenza odierna nelle sale del locale di una serie di opere della fine del settecento ed inizi ottocento ( che mal si conciliano con la proprieta' Salvioni ) Aggiungiamo lo striminzito spaccato di vita che emerge nel 1797 all'arrivo di Thorvaldsen a Roma tale da far dubitare anche per gli anni precedenti dell'impalcato del racconto di Pascarella Nel 1797 troviamo il Carnesecchi ed il caffe' gia' al centro di un giro di artisti che al caffe' facevano riferimento ed una situazione che induce a pensare che le cose andassero gia' cosi da tempo Dice molto in tal senso la lettera con cui Ernst Morace si raccomanda a Giuseppe Carnesecca per dar aiuto a Bertel Thorvaldsen ed anche la lettera del padre di Thorvaldsen al figlio in cui dalla Danimarca un uomo che non e' mai stato in Italia parla del Greco come luogo dove poter incontrare il Bassi Marzo 1797 Bertel Thorvaldsen raccomandato a Giuseppe Carnesecchi , padrone del caffe' Greco Wikipedia Bertel Thorvaldsen, noto in Italia come Alberto Thorvaldsen o anche Thorwaldsen (Copenaghen, 17 novembre 1770 – Copenaghen, 24 marzo 1844), è stato uno scultore danese, esponente del Neoclassicismo e maggior rivale di Canova. Operò principalmente a Roma, sua patria artistica adottiva. La sua fama fu grandissima fra i contemporanei e pari a quella di Canova;................................. ..........................Fu soltanto il 29 agosto 1796 che Thorvaldsen poté finalmente iniziare il suo viaggio per Roma, dove giunse l'8 marzo dell'anno successivo a causa di soste a Malta e Napoli. Tale data venne in seguito festeggiata dall'artista come il suo "compleanno romano"; nell'Urbe Thorvaldsen decise di farsi chiamare Alberto, nome con cui fu popolare in Italia. Poco tempo dopo il suo arrivo a Roma Thorvaldsen conobbe l'archeologo Jörgen Zoega, che lo aiutò nello studio dell'antichità classica e che col tempo divenne anche il suo mentore, nonché il pittore Asmus Jacob Carstens, che parimenti si prese cura di lui. Nel 1797 Thorvaldsen inaugurò il suo primo studio in via del Babuino 119, nell'atelier previamente utilizzato dallo scultore inglese John Flaxman. Wikipedia DOCUMENTI......................................Documenti conservati m1 1797 nr 2................Ernst Morace raccomanda Thorvaldsen a Giuseppe Carnesecchi padrone del Caffe' Greco perche' lo aiuti ad alloggiare all'arrivo a Roma The Thorvaldsens Museum Archives Carnesecca Giuseppe Der har ikke kunnet opspores megen viden om Carnesecca. Han kendes kun fra en anbefaling af Thorvaldsen, som billedhuggeren fik med til ham på sin rejse fra Napoli til Rom i 1797. Non si hanno molte conoscenze su Carnesecca. È noto solo per una raccomandazione di Thorvaldsen, che lo scultore gli portò nel suo viaggio da Napoli a Roma nel 1797. The Thorvaldsens Museum Archives is a Documentation and Research Centre on the life, work and context of Bertel Thorvaldsen. The Archives is presently holding 10247 documents from, to and about the sculptor. They are the primary written sources to our knowledge on the activities of Thorvaldsen. La lettera del Morace sembrerebbe comunque dimostrare che nel 1797 questo Carnesecchi era gia' padrone del caffe' Greco (e questo precedentemente al 1797 quando Morace era stato alloggiato ) e che il giro di artisti intorno al caffe' era gia iniziato e che il caffe'godeva di una certa fama presso gli stranieri lascia perplessi il segno interrogativo che segue Giuseppe vista la familiarita' tra i due la lettera conservata nel museo Thorvaldsen e' ed era nota anche al Thiele alla neta dell'Ottocento Nessuno ha pero' identificato ANCOR OGGI il padrone del caffe' Greco nel destinatario della lettera. Uno sconosciuto per il museo Thorvaldsen Un religioso per il Thiele : padre Carnesecca Ernest Morace (1766-1820) è un incisore del Württemberg, originario di Stoccarda , che ha fatto carriera a Parigi . Nato Ernst o Ernesto Morace, nel 1774 entrò nella Hohe Karlsschule , l'accademia militare fondata nel 1770 dal principe Charles-Eugene, duca di Wurthemberg . Sembra che le origini dei suoi genitori siano napoletane
Divenne allievo di Johann Gotthard von Müller (1747-1830) e perfezionò l'arte dello scalpello . Nel 1797 si trovava a Napoli .
Secondo la maggior parte delle fonti, rimase a Parigi prima e dopo la Rivoluzione francese . È nella capitale francese che produce gran parte delle sue stampe.
Copperplate engraver Kobberstikker -----incisione su lastra di rame o zinco. la presenza di Ernst Morace a Roma e' da datarsi nel regno di Ludovico Eugenio Giovanni di Württemberg cioe' tra il 1793 e il maggio 1795 Ludovico Eugenio Giovanni di Württemberg (Francoforte sul Meno, 6 gennaio 1731 – Ludwigsburg, 20 maggio 1795) fu dal 1793 al 1795 il tredicesimo duca del Württemberg.
Terzo figlio del Duca Carlo I Alessandro e di Maria Augusta di Thurn und Taxis, succedette nel 1793 al fratello Carlo II Eugenio come Duca del Württemberg e regnò sino alla morte, quando venne succeduto dal fratello minore come Federico II Eugenio ( fonte wikipedia) Un opera successiva al British Museum sempre stampata a Roma da Filippo Piale ( Virgo cum Puero Iesu adstantibus angelis ) e' del 1796 , precede le opere nel Regno delle due Sicilie The Thorvaldsens Museum Archives https://arkivet.thorvaldsensmuseum.dk/om Generel kommentar Om denne anbefaling, se Thiele I, p. 101-102. Hverken afsender eller modtager kan identificeres med sikkerhed, men afsenderen kunne muligvis være identisk med den tyske kobberstikker Ernst Morace (1766-1820), der på dette tidspunkt var i Italien og i øvrigt født i Napoli ifølge Friedrich Noack: Das Deutschtum in Rom seit dem Ausgang des Mittelalters, Berlin & Leipzig 1927, p. 408, (Thieme-Becker skriver dog født 1768 i Stuttgart). Thiele I, p. 101 slutter rimeligt nok, at Thorvaldsen aldrig benyttede sig af anbefalingen, da den forblev i Thorvaldsens eje. Arkivplacering m30 I, nr. 11 Thiele Både den italienske og danske tekst gengivet hos Thiele I, p. 101-102. In conclusione : Il destinatario Giuseppe Carnesecca è sconosciuto. "Thiele I, p. 101 conclude ragionevolmente che Bertel Thorvaldsen non ha mai utilizzato la raccomandazione poiché è rimasta in possesso di Thorvaldsen" Non e' difficile collegare il Giuseppe Carnesecchi , padrone del Greco nel 1905 a questo padron colendissimo Giuseppe Carnesecca al caffe' Greco Probabilmente, questo Giuseppe Carnesecchi, ( col senno del poi ) e' la prima persona che invece Bertel Thorvaldsen ha cercato a Roma dovendo questo Giuseppe fornirgli alloggio secondo le indicazioni del Morace E' molto improbabile quindi che non si sia servito della raccomandazione ( la missiva pare comunque aperta ) Ed e' possibile che il suo primo alloggio sia stato quello indicato nella lettera Al cavalletto forse e' questo .........................Il bel rettilineo di oltre mezzo chilometro destinato ad unire l’eleganza raffinata di piazza di Spagna alla luminosità mondana di piazza del Popolo un tempo non si chiamava Via del Babuino (nella foto sopra). Nel Quattrocento la strada era suddivisa in due denominazioni: un tratto si chiamava “via dell’Orto di Napoli“, perché vi si era accampata una colonia di napoletani; un secondo tratto era chiamato “via del Cavalletto“, perché qui si praticava uno dei supplizi effettuati dalle autorità pontificie, dove il condannato era posto a cavallo di un legno affilato con pesi alle gambe di entità proporzionata al reato commesso.
by https://www.romasegreta.it/campo-marzio/via-del-babuino.html
L'amico GUIDO BULDRINI mi dice : L’aggettivo “colendissimo” era di moda perché entrato nel “breviario” da poco, nel 1632 con la nuova versione dell’inno “Iste confessor [Domini colentes]” voluta da Urbano VIII migliorando (e mutando) il latino di quella originale (8° secolo) dove le prime due parole, che sono anche il titolo, erano seguite da “Domini sacratus”. L’inno era previsto per le memorie dei Santi.
Lettera del padre a Thovaldsen græske Kaffehus i Strada Condotta DOCUMENTI......................................Documenti conservati m1 1797 nr 2......................................Thorvaldsen e Caffe' Greco Lo 08 maggio 1797 ( due mesi dopo ) Gotskalk Thorvaldsen in risposta ad una lettera del figlio padre del 21 febbraio 1797 cita il caffe' Greco Der er i Rom en svensk Arcitect som heder Carlo Bassi som er en god Ven af Gainelli efter ham spør du paa det græske Kaffehus i Strada Condotta Jeg ønskede at du kunde kome til at logere der som Gainelle har logeret den Kone som han har veret hos skal vere en overmaade rar Kone og ei intresat Il padre sapeva che il figlio era in procinto di spostarsi a Roma Il caffe' Greco era un luogo di Roma la cui esistenza era a conoscenza sia del figlio che del padre Kiære Søn
Ditt meget kiærlige Brev dateret Neables 21de Febr. haver ieg rigtig bekomet hvilket overmaade glæder mig og din Moder at du er frisk og er komen paa Landiorden og er sluppen fra din besverlige Søe Reise ............................... ................Der er i Rom en svensk Arcitect som heder Carlo Bassi som er en god Ven af Gainelli efter ham spør du paa det græske Kaffehus i Strada Condotta Jeg ønskede at du kunde kome til at logere der som Gainelle har logeret den Kone som han har veret hos skal vere en overmaade rar Kone og ei intresat Comunque la letteratura tedesca ( non l'italiana e nemmeno la danese ) assegna un nome al caffetiere, come vedremo adesso, anzi ne assegna talvolta addirittura due Giuseppe e Giovanni Pero'
La fonte del nome "Giuseppe" e' certa ed e' documentata : il rovescio della tela di un quadro di Koch del 1805 Das Erste wird durch die große Aufschrift „ Giuseppe Carnesecchi / Coche ( = Koch ) " hinten auf der groben Leinwand bestätigt .
La prima è confermata dalla grande scritta "Giuseppe Carnesecchi / Coche (= Koch )" sul dorso della tela grossolana.
Giovanni potrebbe invece essere un errore trasmesso a catena Il punto interrogativo dopo il nome Giuseppe mi lascia perplesso E' giustificato dall'essere Morace tedesco e quindi non abituato ai nomi italiani L'amico GUIDO BULDRINI di Roma mi trasmette (17 luglio 2023 ) un'interpretazione importante del punto interrogativo ...........I dubbi sulla lettera del 6 marzo 1797 sono presto sciolti: "Pad" seguito da "r apice" non può che essere "padrone": "padre" non si abbrevia così perché basta "P." e il "?" ha il senso di "posso chiamarti così ?".
Questa interpretazione della forma interrogativa da parte di Guido Buldrini mi pare , a dir poco, intelligente Ma io ho sempre pensato che la confusione sui nomi nascesse dalla presenza anche di un Giovanni A dire il vero il fratello piu' piccolo di Giuseppe , come vedremo, aveva nome Giovanni Io fornulavo che Giuseppe fosse un uomo gia attempato ( mi fa pensare a questo il tono con cui il Morace 31nne si rivolge a lui ) e che fosse entrato in possesso del caffe' negli anni 70-80. Stabilire qualcosa di piu' della sua figura ( la data di nascita ed i legami familiari ) e senz'altro utile per fare qualche considerazione nella nostra "STORIA" Chi gestiva il locale non doveva necessariamente abitare in via Condotti e poteva figurare negli stati delle anime di zone vicine, ma comunque doveva figurare nei documenti fiscali cioe' pagare delle tasse per quell'attivita' Documenti religiosi e documenti fiscali o catastali ci racconteranno qualcosa
registri dello Archivio del Vicariato Intanto mi limito a dire che per ora ho trovato la letteratura tedesca citare e confondere i nomi di Giuseppe o di Giovanni, come padroni del caffe', solo in relazione all'anno 1805 e al quadro di Koch Abbiamo stabilito con sicurezza ( grazie alla letteratura tedesca ) il nome del caffetiere : GIUSEPPE Abbiamo anche stabilito che la fortuna del caffe' era bella che fatta presso gli artisti del nord Europa , e si puo' pensare per merito di Giuseppe, che comunque pare saperla mantenere Ed abbiamo stabilito un momentaneo limite inferiore alla proprieta' Carnesecchi : coincidente con la presenza di Ernst Morace a Roma da datarsi tra il 1793 e il 1796 Ed un momentaneo limite superiore. Nel 1805 , secondo quanto detto dagli autori tedeschi il Carnesecchi era ancora proprietario del caffe' e aveva gia' iniziato ad acquistare quadri dagli artisti che frequentavano il locale Quindi contrariamente a quanto asserito da Pascarella , Giuseppe non e' per niente una figura marginale ma anzi e' potrebbe essere colui che da l'inizio dell'avventura artistica del "Greco". La sua presenza al timone del locale e' probabilmente piu' lunga dell'intervallo 1796-1805 E non sappiamo stabilire con certezza quando vendette il locale Indagare su Giuseppe unico gestore documentato del caffe' puo' effettivamente aiutare ad indagare sulla nascita ( e sull'eta' vera ) del caffe' che potrebbe essere anche piu' antica di quella fatidica del 1760 Abbiamo visto che la figura di Nicola della Maddalena infatti e' associabile al caffe' non senza qualche incertezza . Lo stesso "stato delle anime" che ci presenta Nicola della Maddalena lascia dei dubbi parendo collocare il locale gestito da questo uomo in un punto diverso della strada Condotti cioe' nel tratto che va verso via del Corso e non nel tratto di via Condotti verso piazza di Spagna Seguendo il destino del "Paesaggio eroico" possiamo fare qualche riflessione interessante : Il paesaggio eroico era in Italia ed oggi e' in Germania a Karlsruhe, nello Staatliche Kunsthalle come e' finito in Gemania E come si fa a sapere che e' stato dipinto nel 1805 ? in 18 giorni e per il padrone del caffe' Greco : Giuseppe Carnesecchi Sembra sia lo stesso J.A. Koch a dirlo nella lettera a Robert von Langer di g. Febbraio 1824 ! Nella qual lettera direbbe anche che in quel momento tutte le versioni del quadro erano in mani di collezionisti inglesi : febbraio 1824 Chi e in che data vendette il quadro pare essere sconosciuto Otto von Lutterotti ipotizza che il quadro sia stato visto nel caffe' Greco da Johan Christian Claussen Dahl dopo il 1820 e che quindi la tela fosse venduta dopo il 1820 dagli allora proprietari del caffe' Greco Considerazione probabile . E' difficile se non impossibile che la tela fosse stato venduta durante il periodo napoleonico a collezionisti inglesi Dahl må ha følt sig beæret ved å samarbeide med den aktede Nestor. Man kan kanskje se hans staffasjegruppe i Lauterbrunnental — med en fløytespillende gjeter og en kvinne omgitt av beitende dyr – som en hyldest og referanse til Kochs lignende hyrdegruppe i Heroisk Landskap med Regnbue, hvorav Dahl kan ha kjent til en av variantene, malt for eieren av Café Greco, Giuseppe Carnesecchi. Varianten (nu i Karlsruhe) ble malt alle prima som et leilighetsarbeide i 1805. Samtidig arbeidet Koch på den store varianten (nu i München) som etter mange omarbeidelser ble ferdig i 1815. I et brev til Robert von Langer av g. februar 1824 nevner Koch at alle prima varianten nu var i engelsk eie. Lutterotti antar derfor at bildet kom til England “zu Beginn der zwanziger Jahre”. Siden man ikke vet sikkert hvilket år kaféverten avhendet maleriet, kan det ha hengt i Café Greco ennu i 1820 og 1821 da Dahl var i Rom på vei til og fra Neapelgolfen. En annen mulighet er en nyoppdaget variant, nu i Hamburger privateieXXXVI, som tidligere skal ha vært i dansk og svensk eie, nemlig hos hans venn George Fr. Mott i Winchester. Det kunne kanskje ha vært hos en av skandinavene i Rom på den tid. SU TELA DI KOCH : PAESAGGIO EROICO CON ARCOBALENO 1805 SU TELA DI KOCH : PAESAGGIO EROICO CON ARCOBALENO 1805 Da un'orribile traduzione dal danese col traduttore automatico : ( e' comunque un poco assurdo che il museo Thorvaldsen non abbia riconosciuto Giuseppe Carnesecca=Giuseppe Carnesecchi . Questone di lingua penso ) Dahl deve essersi sentito onorato di collaborare con il rispettato Nestor. Si può forse vedere il suo gruppo di membri del personale a Lauterbrunnental - con un pastore che fischietta e una donna circondata da animali al pascolo - come tributo e riferimento al gruppo di pastori simili di Koch in Paesaggio eroico con arcobaleno, di cui Dahl potrebbe aver conosciuto una delle varianti, dipinto per il titolare del Caffè Greco, Giuseppe Carnesecchi. La variante (ora a Karlsruhe) fu dipinta tutta bene come opera d'appartamento nel 1805. Allo stesso tempo Koch lavorò alla variante grande (ora a Monaco) che dopo molte rielaborazioni fu completata nel 1815. In una lettera a Robert von Langer di g. Febbraio 1824 menziona Koch che tutte le varianti prima erano ora in possesso inglese,cioè con il suo amico George p. Ricevuto a Winchester . Lutterotti presume quindi che l'immagine sia arrivata in Inghilterra "all'inizio degli anni Venti". Dal momento che non si sa con certezza in quale anno il proprietario del caffè abbia venduto il dipinto, potrebbe essere stato appeso al Café Greco già nel 1820 e nel 1821 quando Dahl era a Roma in viaggio da e per il Golfo di Napoli. Un'altra possibilità è una variante scoperta di recente, ora di proprietà privata di Hamburger XXXVVI, che in precedenza era di proprietà di danesi e svedesi. Potrebbe essere stato con uno degli scandinavi a Roma in quel momento. in pratica Lutterotti direbbe che Johan Christian Claussen Dahl ha visto il "Paesaggio eroico" all'interno del caffe' Greco ( e Johan Christian Claussen Dahl puo' essere stato a Roma solo dopo il 1820 ) e Koch avrebbe detto che nel febbraio 1824 tutte le copie del Paesaggio erano in Inghilterra Questo porterebbe a desumere che il paesaggio eroico del 1805 sia stato venduto tra il 1820 ed il 1824 Una copia scoperta recentemente potrebbe confutare questa tesi : Un'altra possibilità è una variante scoperta di recente, ora di proprietà privata di Hamburger XXXVVI, che in precedenza era di proprietà di danesi e svedesi. Potrebbe essere stato con uno degli scandinavi a Roma in quel momento. Un insieme di circostanze non facile La presenza di una o piu' opere di Koch alle pareti del Greco e' confermata da quanto scritto nel 1816 da Friedrich Heinrich von der Hagen
Credo che piu' notizie potrebbero esser ricavate dalla letteratura d'arte straniera seguendo le tracce delle opere della collezione e non , come nel caso di Joseph Anton Koch che ci ha permesso di determinare la committenza e quindi ci ha dato indicazioni sulla proprieta'
A questo punto :
Abbiamo trovato che il proprietario si chiamava effettivamente Giuseppe e che probabilmente era ancora a quanto dice Koch ancora proprietario del caffe' Greco nell'anno 1805
Abbiamo visto quindi Giuseppe Carnesecchi in quell'anno intento a comperare un quadro presumibilmente per il locale
Non ci e' difficile capire che la lettera del marzo 1797 di Morace era diretta a lui pur chiamato Giuseppe Carnesecca
Dobbiamo cominciare invece ad aver dei dubbi su quanto afferma il Pascarella anche perche' cio' che dice non e' suffragato da alcun documento
Un Carnesecchi negoziante di Roma morto suicida tra il primo gennaio e il 30 giugno 1812 compare nella "rassegna stampa" sottoposta a Napoleone Bonaparte
morte per suicidio che dovrebbe comparire nell'anagrafe napoleonica per la citta di Roma
libro : "La police secrète du Premier Empire, Bulletins quotidiens adressés par Savary à l'Empereur de janvier à juin 1812: Tome 4 " Edizione Francese di Nicole Gotteri (Autore) Editore CHAMPION 11 luglio 2000 a pagina 261
ISBN-10 : 274530335X ISBN-13 : 978-2745303356
Dal bollettino del 17 Aprile 1812 il 3 ( 3 aprile 1812 ) il sr Carnesecchi , negociant de Rome, 40 ans, s'est tue' d'un coupe de pistolet (joueur)
Si tratta quindi di un Carnesecchi romano rovinatosi col gioco ,e comunque nato intorno al 1772 ,
Resta da chiarire chi sia e quale posto genealogico occupi
(un ringraziamento per la pagina 261 alla biblioteca Beghi di La spezia)
L’Archivio di Stato di Roma conserva i seguenti fondi di stato civile: – Atti dello Stato Civile Napoleonico (1810-1814) : costituito da atti dello stato civile di Roma e del suo circondario, e da una piccola appendice di libri parrocchiali (1565- 1849) pervenuta all’Archivio di Stato insieme al resto del fondo.
Dal sito dell'Archivio di Stato di Roma : Lo Stato civile fu istituito con ordine della Consulta straordinaria degli stati romani del 2 ag. 1809 ed il suo funzionamento è descritto nel codice napoleonico (tit. II, cap.1, artt. 43 e 44). I registri in duplice copia dovevano essere chiusi e firmati alla fine di ogni anno dall' ufficiale di Stato civile. Entro un mese dalla loro chiusura i registri dovevano essere depositati il primo negli archivi del comune e l' altro presso la cancelleria del tribunale di prima istanza. Le procure e gli altri documenti allegati agli atti di Stato civile dovevano essere firmati dalla persona che li aveva prodotti e dall' ufficiale di Stato civile e poi dovevano essere depositati nella cancelleria del tribunale di prima istanza. Il 13 mag. 1814 il governo pontificio soppresse lo Stato civile ed ordinò di consegnare ai parroci tutte quelle scritture che, prima del periodo napoleonico, sarebbero state di competenza parrocchiale (atti di nascita, di morte, di matrimonio ed altro). L' archivio comprende gli atti di Stato civile di Roma e suo circondario e cioè: Allumiere, Anguillara (Anguillara Sabazia), Ardea, Bracciano, Campagnano (Campagnano di Roma), Canale e Monte Virginio (Canale Monterano), Castel Giuliano [1]. Castelnuovo di Porto, Ceri [2], Cerveteri, Civitavecchia, Colonna, Fiano (Fiano Romano), Formello, Frascati, Leprignano (Capena), Manziana, Marino, Mazzano (Mazzano Romano), Montecompatri, Monteporzio (Monte Porzio Catone), Morlupo, Oriolo (Oriolo Romano) [3], Pratica (Pratica di Mare) [4], Riano, Rocca Priora, Scrofano (Sacrofano), Tolfa, Trevignano (Trevignano Romano). In appendice al fondo sono collocati alcuni libri parrocchiali che coprono l' arco cronologico dal 1565 al 1849 e sono probabilmente pervenuti nell' Archivio di Stato di Roma insieme con gli atti di Stato civile.
consistenza 65 buste e registri
ARCHIVIO STATO ROMA ..............................STATO CIVILE NAPOLEONICO
Grazie al fondamentale aiuto dell'encomiabile dottoressa Paola Ferraris ho :
Il suicida e' Agostino Carnesecchi di anni quaranta , abitante a Roma via di CacciaBove num 5, marito di Maria Giuseppa Bagerini (??) di figlio di Giuseppe Carnesecchi abitante in via Condotti 82
la data del suicidio e' 2 aprile 1812 e non 3 aprile
Quindi Agostino e' figlio di Giuseppe il padrone del Caffe' Greco che nel 1812 era ancora vivo ( a questo punto era nato tra il 1740 ed il 1750 ed abitava in via Condotti 80
la busta 7 era quella giusta, e organizzata per date, benché pure per "Sezioni", e con parecchie lacune: nella "Sezione" principale, degli atti prodotti dal Maire, alla data del 3 aprile 1812, c'è l'atto di morte di Agostino Carnesecchi, con età e nomi dei genitori
I dati anagrafici napoleonici sono presenti ANCHE :
registri dello Archivio del Vicariato
un libro che aiuta a definire i confini delle parrocchie ed ad orientare nella scenta della parrocchia
confini delle varie parrocchie nel 1847
Sembra che nell'Archivio del Vicariato usino ancora una vecchia mappa disegnata negli anni 1950
Comunque via Cacciabove era una via della Roma papale vicina a Piazza Colonna
Non so se abbia scelto di uccidersi nella propria abitazione
Nel caso via Cacciabove fosse lasua abitazione lo stato delle anime del 1810 e del 1811 dovrebbero rivelarci la composizione della sua famiglia ( che dovrebbe comprendere un figlio di nome Giovanni , il nome dello zio )
Vicolo di Cacciabove parrocchia di Santa Maria in via , Rione III Colonna
1822 : TESTAMENTO DI GIOVANNI DI SERAFINO CARNESECCHI ABITANTE IN VIA CONDOTTI 73
Ancora una volta una traccia molto importante mi viene fornita dal dr CLAUDIO DE DOMINICIS che mi segnala in quel suo sito incredibilmente utile e stracolmo di informazioni per chiunque cerchi notizie genealogiche sulle famiglie romane ( ACCADEMIA MORONIANA ) la presenza di un prezioso elenco di testamenti da lui strutturato ad una ricerca per cognome
E dove compaiono anche dei Carnesecchi
compaiono due personaggi di cui ora andremo a parlare e che ritengo parenti del Giuseppe proprietario del Greco Giovanni il padre e Francesco Antonio uno dei figli di Giovanni
Giovanni Carnesecchi il cui testamento viene aperto a Roma il 17 gennaio 1822 ( La morte e' avvenuta il giorno stesso )
Il testamento fa parte dei 30 notai capitolini, successore Sacchi, CC (Curia Capitolina )
Volume X Claudio De Dominicis INDICE DEI TESTAMENTI ROMANI presso l’Archivio di Stato di Roma
decimo volume_De_Dominicis ...........................................................Accademia Moroniana : Indici testamenti X volume
All'archivio di Stato di Roma ho avuto l'aiuto del dr Angelo Restaino e della dressa Paola Ferraris
La gentile e competente dottoressa Ferraris dell'Archivio di Stato di Roma da la collocazione archivistica precisa e rintraccia
testamento di Giovanni Carnesecchi, in Trenta Notai Capitolini, uff. 4, vol. 602, alle carte 40r-42r,
Questo testamento e' fondamentale :
Giovanni abita a Roma in via Condotti 73 con la moglie Francesca Trali e i tre figli : Luigi , Francesco e Caterina ancora minore
Pare godere di buona agiatezza economica
La cosa importante e' che anche lui e' figlio di Serafino Carnesecchi ed e' quindi fratello di quel Mario fondatore dei Carnesecchi pugliesi che abbiamo trovato a Conversano nel 1782
Cioe' anche Giovanni e' figlio di Serafino e proviene dalla famiglia di Frascati
non e' possibile stabilire per il momento dove sia nato e quando ( anche se e' probabile Roma come luogo di nascita )
Nel 1822 appartiene alla Parrocchia di San Lorenzo in Lucina dove dovrebbe comparire nel registro dei morti
E' interessante notare come i fratelli di Serafino avevano nome : Giuseppe Maria ; Giovanni Battista; Giovan Pietro ;Piero; Antonio:
erano morti bambini i suoi fratelli : PierBenedetto; Benedetto; Gaetano
E come i suoi figli si chiamino : Giuseppe , Giovanni , Mario
Avevo detto :
"Fondamentale si e' rivelato il nome del padre di Mario : Serafino
Merita di considerare anche che Mario a Monopoli sara' cuoco , aprendo alla considerazione che lo stesso Serafino fosse dedito alla ristorazione"
Eccoci ad aggiungere ad una possibile presunta vocazione familiare : Giuseppe e Giovanni
Ritengo che la famiglia di Serafino godesse di un certo benessere e potesse essere gia' legata alla ristorazione : cuoco (??)
Uno dei padrini al battesimo di Mario e' Augustino Bergantelli , possidente di Frascati
Nel battesimo di Mario nel 1752 figura come padrino delegato Agostino Bergantelli che era un benestante di Frascati
Ecco qualcosa che definisce Agostino Bergantelli nel 1777
Nel Catasto Gregoriano i figli di Agostino Bergantelli mi paiono aver a che fare col vino, cosi mi e' venuto anche il sospetto che Serafino avesse un commercio di vini e forse fosse in societa' col Bergantelli e che da questi mutuasse il nome Agostino suo nipote , figlio di Giuseppe
Ho pensato senza elementi concreti che anche Serafino commerciasse in vino
ATTENZIONE : NON MI E' POSSIBILE CAPIRE CON I DATI PER ORA IN MIO POSSESSO SE SERAFINO PRIMA DI ARRIVARE A FRASCATI FOSSE TRANSITATO PER ROMA E NEL CASO PER QUANTO TEMPO VI FOSSE RIMASTO CON LA SUA FAMIGLIA
Non e' chiaro se ci troviamo di fronte a una famiglia di servitori oppure a una famiglia benestante con delle conoscenze gia' abbastanza radicate nel 1752 quando sono a Frascati e nasce Mario
Da non trascurare l'ipotesi fatta che Serafino fosse un cuoco
Non e' detto poi che Serafino non possa essere messo in relazione col caffe' Greco
Per la competenza e la gentilezza del dr Valentino Marcon : UN PASSO AVANTI il 21 aprile 2024
facendo seguito al battesimo di Mario nel 1752
Nell’Archivio storico Diocesano di Frascati. (a cura di V.MARCON)
Il dottore mi dice : con una più approfondita ricerca, sono riuscito a trovare altri riferimenti ai Carnesecchi.
La famiglia Carnesecca/Carnesecchi, secondo lo ‘status animarum’, risulta abitare in Frascati dal 1752 al 1754 e, anche se nell’atto di battesimo di Anna Maddalena Carnesecca, risulta la data del 1755, nello status animarum di quell’anno non risulta più la famiglia residente a Frascati Abitava nella ‘Villa dell’Eccellentissimo principe de Comitibus, quasi certamente la Villa Boncompagni, che erano duchi di Sora. Infatti la Villa in seguito verrà denominata ‘Villa Sora’ e poi acquistata dai salesiani nel 1900. In questa Villa probabilmente i Carnesecchi vi lavoravano (inizialmente con un’altra famiglia che risulta abitarvi). Forse erano inservienti, giardinieri o cosa(?). Questa la sequenza delle presenze:
1752 Serafino ha 40 anni, la moglie 28, il figlio Giuseppe 9, la figlia Andreana 2, e l’altro figlio Mario, ‘infans’, perché nato da poco).
N.B. Dal 1755, non risultano più abitare in Frascati, anche se in questo anno risulta il battesimo di Anna Maddalena Rosa.
Tuscolo (Frascati). (Liber Baptizatorum 1746-1756 p.163).
Anna Rosa Maddalena, nata il 29 ottobre del 1755 e battezzata il 30. Figlia di Serafino Carneseccha (figlio del fu Giovanni Domenico da Firenze, e Maria Caterina Montanari figlia di Anacleto da Cesena, incolae (abitanti) a Tuscolo (Frascati).
Si noti come le registrazioni dei parroci (registri e status animarum) non sempre risultino precisi e si trasformino nel passare del tempo. Ad esempio la moglie di Carnesecchi, di cognome Montanari, poi si scriverà ‘Bontanari’! La famiglia di Carnesecchi era composta dal marito Serafino, dalla moglie M. Caterina Montanari (o Bontanari), il figlio Giuseppe, la figlia Andreana, l’altro figlio Mario, quindi nascerà Anna Maddalena Rosa.
by dr VALENTINO MARCON
dr Valentino Marcon , grande esperto della Diocesi tuscolana , autore anche di :
L'archivio storico diocesano di Frascati
Per la storia della chiesa tuscolana. La diocesi di Frascati
Storia del movimento lavoratori di Azione Cattolica
ilmamilio.it - 20 Novembre 2023 -contenuto esclusivo Valentino Marcon, storico cattolico tuscolano, è tra gli studiosi più appassionati ed attenti che il nostro territorio possa vantare. In queste ultime settimane, Marcon ha dato alle stampe un nuovo testo, incentrato sulla storia della diocesi tuscolana.........................
https://www.ilmamilio.it/c/news/58470-duemila-anni-di-chiesa-tuscolana-nell-ultimo-libro-di-valentino-marcon.html
In definitiva
abbiamo la conferma documentale ( dopo quella deduttiva ) che anche Giuseppe fosse figlio di Serafino di Giovan Domenico e di Caterina Montanari
I Carnesecchi paiono comparire a Frascati nel 1751 dopo la stesura dello stato delle anime di quell'anno.
Nel 1752 subito nasce Mario e paiono esser considerati gia' residenti
il battesimo ad ottobre 1755 in cui sono definiti ancora abitanti e la mancata presenza nello stato delle anime di quell'anno paiono parlare di una presenza in bilico dove la partoriente e' presente a Frascati forse solo per avere assistenza nel suo stato da persona amica
l'eta' dichiarata nello Stato delle anime coincide perfettamente con i dati di battesimo a Firenze nel 1712, che fa pensare ad un minimo di istruzione e all'attendibilita' delle eta' dichiarate
Altre cose importanti che emergono con questi nuovi elementi:
Il cognome si e' decisamente vulgarizzato rispetto al battesimo di Mario dall'originario CARNESECCHI a CARNESECCA
( Dove i padrini di Mario parevano personaggi interessanti , da valutare con attenzione per avere un quadro dell'ambito sociale in cui collocare Serafino )
Giuseppe e' il figlio maschio piu' anziano : era nato circa nel 1742-43 E' quasi sicuramente il primogenito della coppia e quindi concepito e nato probabilmente a Cesena da una Caterina sposa a circa 18 anni col 30nne Serafino
Serafino e Caterina arrivano a Frascati nel 1751 gia' con due figli Giuseppe e Andreana Nascono a Frascati Mario (1752) e Anna Maddalena (1755)
Poi il trasferimento della famiglia da Frascati per altrove ( probabilmente a Roma )avviene intorno al 1755 e 1756
Quando Mario nel 1782 si sposa a Conversano di Bari ( archivio antico bruciato ) intende quindi non di abitare a Frascati ma di essere ivi nato
Giovanni nel 1755 non era ancora nato e quindi al momento risulta il fratello piu' giovane ed era quasi sicuramente nato nel luogo dove si erano trasferiti dopo Frascati
ho trovato lo stato delle anme della parrocchia di Sant'Andrea delle Fratte del 1788 nello studio francese
Serafino ha quasi 80 anni (76) ed e' ancora vivo ma sembra in condizioni economiche non molto buone , vive al quarto piano di una casa nella strada di porta Pinciana
Nello stato delle anime figura la moglie Caterina Montanari ,la figlia Maria Andreana non sposata e l'effettivo capofamiglia Giovanni che e' detto di 25 anni ( quindi nato nel 1763 ) . Non figurano moglie e figli per Giovanni
Giovanni e' detto servo , e cosi Serafino ( anche se a 76 anni probabilmente ci si riferisce al passato )
Anna probabilmente si e' sposata
Mario e' immigrato in Puglia come sapevamo
Giuseppe che non ho ancora rintracciato ha costituito un fuoco per proprio conto e dovrebbe avere gia almeno due figli Pietro e Agostino
si tratta ora di determinare, non solo dove abitasse ma anche che mestiere Giuseppe facesse nel 1788
Per ora non e' detto che Serafino e Giovanni non aiutassero il figlio e il fratello nella conduzione del caffe', ed in questo senso "servi"
Giuseppe nel 1788 ha circa 45 anni ( tra lui e Giovanni ci sono 20 anni di differenza )
PER ULTIMO;
Il caffe' nel 1805 secondo Koch ( che dice di aver dipinto per il padrone del caffe' Greco ) era ancora di proprieta' del Carnesecchi
Quindi buona parte del racconto di Cesare Pascarella per quegli anni e' evidente essere molto imprecisa
E addirittura bisogna capire se la vendita del caffe' al Salvioni debba addirittura posdatarsi all'evento tragico che sicuramente ha sconvolto la vita di Giuseppe cioe' il suicidio del figlio Agostino, nel 1812 probabilmente per debiti di gioco
La citazione di Maderno potrebbe aiutare a dirimere la questione
Rammentanto che Pascarella (Roma, 28 aprile 1858 – Roma, 8 maggio 1940) poeta e non storico, scriveva nel 1890 a ottanta anni dai fatti e su ricordi forse romanzati raccolti qui e la'
( Il Caffè Greco, letto dall’Autore nel 1890 a Padova nell’aula della Gran Guardia e a Firenze nella sala maggiore del Circolo artistico, )
seguiamo ancora cosa dice Pascarella nel 1890 ( ora pero' PONENDOCI QUALCHE DUBBIO perche' abbiamo visto che nel 1805 il caffe' era ancora di proprieta' di Giuseppe e lo era gia' da molto tempo ) :
by Cesare Pascarella
L'infanzia del Caffè non fu troppo lieta, e il suo babbo dopo di averlo tenuto PARECCHI ANNI, ricavandone non grandi utili, lo cedette A UN TAL CARNESECCHI, il quale, anche lui, dopo di averci speso molto e guadagnato poco, lo diede a un certo Salvioni.
.....Venuto nelle mani del Salvioni il Caffè, passando da un padrone all'altro, era anche passato dall'infanzia all'adolescenza : le vecchie vesti non s'addicevano più al suo nuovo stato, e il buon uomo lo fece ricoprire di pitture da un certo Maderno, e lo corredò di nuova mobilia. Tutto bene ; ma il povero Caffè anche così rinnovato e abbellito, seguitò a tirare innanzi la vita stentatamente come il suo padrone. Questi però non pensò mai di abbandonarlo. E di non averlo abbandonato non ebbe davvero a pentirsi; poiché coll'avanzar degli anni la bottega fondata dall'uomo di Levante, uscendo finalmente dall'adolescenza debole e malsicura ed entrando in una virilità gagliarda e prosperosa, seppe cosi ben ricompensare il suo padrone di Ponente da assicurargli, se non la ricchezza, un'agiatezza invidiabile.
La gratitudine, questa dolcissima catena i cui anelli una volta arrivavano perfino a stringere con legami di benevolenza un Caffè che riceveva un benefizio al padrone che glielo aveva fatto, chi me lo sa dire dove si trova più ai giorni nostri? La cosa da cui il Caffè Greco trasse i mezzi per poter rimunerare con buona moneta sonante il suo benefattore fu giusto appunto quella da cui tutta l'Europa ebbe tanti dolori: il Blocco continentale.
Le strade nelle quali si diletta di camminare la Provvidenza per assettare i cosi ed i casi di questo mondo, facendo quasi sempre il bene degli uni col male degli altri e viceversa, sono davvero incalcolabili ! Chi mai lo avrebbe pensato che essa per favorire l'umile bottega di via Condotti si sarebbe servita di Napoleone, dettandogli a Berlino, nel novembre del 1806, quel decreto dal quale egli doveva poi esser messo sulla via di Sant'Elena? Eppure fu cosi. Il decreto famoso, vietando ogni commercio ed ogni corrispondenza fra il Continente e le Isole Britanniche, fece salire i prezzi dei cosi detti generi coloniali a tale altezza che gli uomini più alti, anche rizzandosi sulle punte dei piedi, non arrivavano a toccarli : il caffè, quando se ne trovava, valeva uno scudo alla libbra, e i caffetieri romani non sapendo più quali cose mettere a bollire nelle cogome, invece dei semi della coffea arabica, ci mettevano i ceci, i fagiuoli e le castagne di Ciociaria.
Il Salvioni ebbe una idea felicissima da cui derivò la sua fortuna: rimpicciolì di un terzo la misura delle tazze che, ricolme della aromatica bevanda, nella sua bottega valevano allora due baiocchi e mezzo, e per cinque le offri ai suoi avventori ripiene di vero caffè. Più tardi, cessato il Blocco, il galantuomo tornò a riempire, sempre di caffè eccellente, per due baiocchi e mezzo le antiche tazze; gli avventori vecchi non si mossero; i nuovi, chiamati in gran numero dalla sua idea felicissima, non se ne andarono, e la fama del Caffè Greco fu assicurata. E via via arricchitosi di nuove stanze, ornatesi di altre pitture e confortato da sempre maggior numero di frequentatori procedette sicuro e tranquillo senza mai più incontrare ostacoli sul suo cammino glorioso; e pur vedendo intorno a sé mutarsi e rimutarsi tante e tante parti della terra, salire e discendere dalla cattedra di S. Pietro tanti pontefici, apparire e sparire dalla scena del mondo tanti re e imperatori, sorgere e tramontare tante rinomanze e nascere e morire tanti suoi colleghi, il vecchio Caffè romano, in mezzo a cosi infinito, tumultuoso, tragico e comico avvicendarsi di uomini e di cose, se pur talvolta fu obbligato a cangiar padrone, non cangiò mai bandiera e rimase ognora un Caffe' onesto e morale.
http://www.tesoridiroma.net/letteratura/pascarella/caffe_greco_01.html
In realta' non c'e' discontinuita' tra la gestione Carnesecchi e la gestione Salvioni
Nel 1805 tutto era gia iniziato. Gli artisti stranieri frequentavano il caffe' e dall'estero lo conoscevano. Alcune opere d'arte erano gia' state acquistate o donate ed erano appese alle pareti...................
Ed il Salvioni altro non fa che proseguire sulla medesima strada
Questo escamotage di legare il successo alla tazzina di vero caffe' ha il sapore di favola
e in definitiva a ben pensarci quello della "tazzina di vero caffe'" ha una logica suggestiva ma veramente deficitaria , semplicistica , quasi miracolistica
E' evidente come nella storia delle origini del caffe' fatta da Pascarella vi sono insomma diversi elementi incongrui.........................
Incongrui ma oramai fissatissi nella cultura romana
Tutto nel racconto del Pascarella pare cominciare col Salvioni in una sorta di lunga preistoria in cui pare non esserci nulla .
Ma poi lo stesso racconto pascarelliano sembra mostrare tracce del contrario. Dice e si contraddice
Vi sono nel racconto le conseguenze di quell'aristocratica disprezzo della cultura del lavoro ( cultura d'impresa) che quasi sempre ha contaddistinto ( ed ancora contraddistingue ) l'intellettuale italiano. Quasi una sorta di disprezzo nobiliare verso il "lavoro vile e meccanico" . Disprezzo per il lavoro fisico.
Un disprezzo sempre negato a parole ma che e' sovente parte integrante del retropensiero dell' intellettuale italiano che quasi mai sa parlare o capire il lavoro nei suoi termini reali ( perche' non lo conosce se non epidermicamente )
Questo subconscio disprezzo si traduce in ignoranza Ignoranza che impedisce di capire come il lavoro ha le sue regole : capacita' , passione e cura
E che raramente nel successo non vi e' dietro un metodo
L'intellettuale italiano raramente pratica il lavoro , il commercio , il lavoro creativo delle mani, pur parlandone frequentemente . E quindi in realta' non ci capisce molto.
Insomma quella tipica mancanza di cultura d'impresa che e' caratteristica ancor oggi dell'intellettuale italiano si manifesta nel Pascarella che indora il racconto
Un elemento di perturbazione sociale e' da vedersi nell'occupazione francese della citta' di Roma
by Almanacco di Roma a cura di Stefano Crivelli - 17 Maggio 2020
Il 17 Maggio del 1809 Napoleone decreta la fine del potere temporale dei Papi: Roma e il Lazio entrano a far parte dell’Impero Francese. Il Generale Miollis è Governatore di Roma.
Per capire meglio come si arriva a questa singolare “annessione” bisogna tornare indietro nel tempo, al 1804, quando Napoleone Bonaparte viene incoronato Imperatore della Francia da Papa Pio VII. Da allora i rapporti tra lo Stato Pontificio ed il nuovo Imperatore diventano però sempre più difficili. Nel 1805 le Romagne e i territori delle Marche vengono incorporati nel Regno Italico, del quale il Bonaparte stesso è Sovrano. Dal febbraio 1808 Roma viene di fatto occupata dalle truppe Francesi.
Il 17 Maggio del 1809 la bandiera tricolore di Francia viene innalzata su Castel Sant’Angelo. Il Papa è costretto a lasciare la città, diventando di fatto prigioniero dei Francesi. Vi farà ritorno solo nel 1814 a seguito della disfatta Napoleonica.
Durante la lunga occupazione francese la presenza di artisti stranieri deve avere subito un'interruzione ed il caffe' deve aver subito sicuramente delle ripercussioni economiche
Mi chiedo : La tragedia del 1812 ha qualche legame con la vendita del caffe' ?
INIZIO DELLA COLLEZIONE ARTISTICA
Pascarella in realta' lascia intravvedere che c'e' un periodo di cui non ha conoscenze sicure e viene quindi lasciato nella nebbia nel suo racconto Ma sfugge a Pascarella l'importanza di questo periodo nella consacrazione di abitudini .................................... Forse la prima descrizione che sia stata fatta del Caffè Greco è quella che Giacomo Casanova ci ha lasciato di quel "Caffè di strada Condotta" ove egli, chiamato vi dall'abate Gama, entrò nell'ottobre del 1743, trovandovi quella eletta radunanza di maldicenti, di ruffiani, di castrati e di abati che ci descrive con tanta vivezza: dico forse, perché l'avventurier farabutto,' allora al servizio del cardinale Acquaviva, il nome del "Caffè di strada Condotta" non lo dice. Chi lo dice in tutte lettere è Pierre Prudhon, il quale essendovisi recato qualche volta insieme col suo amico Bertrand ne disegna la fisionomia artistica con queste precise parole :
— Là tous les mattres sont passés en revue et ne sont point épargnés. On critique celui-ci, on déchire celui-la. Tous ceux qui ne peuvent entrer en comparaison avec Raplia'él sont proscrits. Raphaél lui-méme est blamé de ne sétre pas assez servi de l'antique. Le mieux de tout cela, c'est que tous ces messieurs les beaux parlew's nétudient ni l'antique ni Raphaél et s'anmsent chez eux a ne rien faire qui vaiile.
Qualche mese dopo che il dolce e malinconico pittore borgognone scriveva al suo amico Fauconnier queste parole, Wolfango Goethe era in Roma. Vi andò forse egli mai, il gran pagano, nella bottega fondata dal greco? Non saprei dirlo : ma se, come è certo, il Tischbein ed il Moritz, suoi intimi amici, la frequentarono, è probabile che qualche volta vi sia andato anche lui; tanto più che non soltanto da una lettera del Moritz, ma da alcuni scritti dello scultore Schaeflter e da qualche pagina del romanziere Gian Giacomo Guglielmo Heinse impariamo come fin dal 1780 si mosse: e qualche anno dopo scriveva al Weit: «Io mi aggiro solitario fra le rovine di Roma e mi pare che io stesso sia diventato una rovina».
by Pascarella NOTA : Pierre-Paul Prud'hon, nato Pierre Prudon (Cluny, 4 aprile 1758 – Parigi, 14 febbraio 1823)..............Nel 1783, tornato a Digione, gareggiò nuovamente per il premio di Roma regionale degli stati della Borgogna, lo vinse e partì per Roma con il suo compagno Pierre Petitot. Eppure, nonostante la sollecitudine del cardinale de Bernis e dei suoi amici Canova e Quatremère de Quincy, egli visse nella solitudine, nella melancolia e talvolta nell'imbarazzo.
Viaggiò in Italia dal 1784 al 1788 e fece studi numerosi dalle opere antiche, a cui farà riferimento per tutta la sua carriera.
Ammalatosi, rinunciò al prolungamento del suo soggiorno e rientrò all'inizio del 1788. by Pascarella dice Willy Pocino .........La notorietà del "Caffè Greco" ebbe inizio nel 1779 quando cominciò ad essere frequentato da Johann Wilhelm Tischbein, Karl Philipp Moritz e Wolfgang von Goethe divenendo ben presto luogo preferito d'incontri di artisti germanici, tanto che lo scrittore Johann Jakob Wilhelm Heinse ne propose la denominazione di "Caffè Tedesco".
( by Willy Pocino )
Dando credito alle parole di POCINO almeno dal 1779 comincia l'avventura. Chi era il padrone del caffe' in quel tempo ? Le opere contenute nelle nove sale sono state analizzate e catalogate in un volume realizzato nel 1989 a cura della storica dell’arte Tamara Felicitas Hufschmidt e del giornalista Livio Jannattoni, facente parte del circolo letterario “Club dei Romanisti” che, al Caffè Greco, teneva i suoi incontri settimanali
Leggendo : Si ha una evidenza . Un evidenza quasi sconcertante come tutto sia iniziato molto prima del 1805 l'andirivieni di artisti nel caffe', rende il fatto necessariamente scontato Le poche opere del settecento alle pareti stanno a dimostrare che a collezione artistica era iniziata da tempo Altrettanto evidente come ci sia stata una vendita di quadri ed un ricambio intorno agli anni 20 dell'Ottocento scrive Friedrich Heinrich von der Hagen nel 1816 ....da molto tempo e' stato scelto dai Tedeschi come loro particolare sede, anche perche' soltanto una panca , vicina alla porta, e' stata in esso riservata ai non fumatori. Alle pareti erano appesi alcuni paesaggi di REINHART, RODHEN e KOCH, ma, causa il denso fumo , non si riuscivano a scorgere ECCO QUINDI OPERE DI KOCH SECONDO QUESTA TESTIMONIANZA ANCORA PRESENTI SULLE PARETI DEL GRECO NEL 1816 ! Alcune opere attualmente presenti databili prima del 1805 ( ne elenco una decina tratte dal libro di Tamara Felicitas Hufschmidt ) : Angelica Kauffmann, nata in Svizzera nel 1741. Giovanissima, gira l’Italia col padre e ben presto viene apprezzata per il suo talento artistico. Per quindici anni vive a Londra e diventa socia della Royal Academy, per poi tornare a Roma e stabilirsi in via Sistina, sino alla data della sua morte nel 1805. Amica di Marianna Dionigi e di Goethe, il suo studio era un noto salotto artistico e la Kauffman raggiunge l’apice della notorietà internazionale. Si trovano suoi quadri nella Galleria degli Uffizi, al Metropolitan Museum di New York, al Victoria and Albert di Londra e… nella sala Gubinelli dell’Antico Caffè Greco di Roma, dove si può ammirare il piccolo ma splendido olio su tela “Orfeo ed Euridice
Marianna Dionigi, col suo paesaggio del 1797 o le Cascate di Tivoli di Jakob Hackert, amico prediletto di Wolfgang Goethe.
................................................SEGUE.................................................... Insomma resta anche da capire e' come mai tra le opere presenti attualmente nel caffe' poche sembrano esser anteriori ad una certa data Il via vai di artisti e' chiaro l'acquisto del "Paesaggio eroico" sembra indicare una propensione all'acquisto di opere E' possibile cercare possibili vendite ? come dovrebbe essere avvenuto per il "paesaggio eroico" Questa e' un ulteriore momento di esplorazione nella storia del caffe' La genesi delle opere attualmente presenti e la possibilita' abbiano sostituito opere prima presenti e poi finite all'estero o comunque vendute dai successivi proprietari Per tentare di stabilire l'inizio della proprieta' Carnesecchi sul caffe' puo' servire far ricorso agli stati delle anime , ma possiamo gia' dire che questo inizio e' anteriore al 1795, e la ricerca potrebbe riservarci delle sorprese Colpisce come i discendenti di Serafino siano in qualche modo tutti legati all'ambito della ristorazione
Ho pensato,senza elementi concreti, che Serafino fosse cuoco.
avevo pensato che la sua venuta a Frascati fosse legata in qualche modo a Papa Corsini : Clemente XII
ma esaminando meglio la cosa
Lorenzo Corsini e' cardinale vescovo di Frascati; 17 novembre 1725 e lo e' fino alla elezione al Papato il 12 luglio 1730
Muore il 6 febbraio 1740
Serafino era del 1712 quindi alla morte del Papa Corsini aveva 27 28 anni e sua moglie e' definita "cesenatensis" e poi di Cesena
poi :
Serafino nasce con certezza nel 1712 ( registro 79 dei battesimi del Duomo di Firenze ) Giuseppe di Serafino nasce circa nel 1742-43 , e' vivo nel 1812 ed in quell'anno abita in via Condotti 82
Mario di Serafino ( si sposta a Monopoli e si sposa a Conversano ) e' nato nel 1752 ( battesimo a Frascati ) Giovanni di Serafino e' nato probabilmente a Roma dopo il 1755 muore nel 1822 nella sua casa di via Condotti 73
Agostino figlio suicida di Giuseppe ( viene specificato che era un giocatore ) ha circa 40 anni nel 1812 . quindi nato intorno al 1772
Giovanni ha 3 figli nel 1822 quando muore Sono Luigi, Francesco Antonio ,Caterina
Vedremo. Nel censimento londinese del 1841 figura un William che non sono riuscito a collocare genealogicamente di 65 anni ( circa 1780 ) nel nucleo familiare di Francesco Antonio di Giovanni ( le date appaiono pero' grossolane ) che potrebbe essere il fratello Luigi con nome mal compreso o un fratello di Giovanni ( l'eta' segnata --60--in particolar modo lascia perplessi )
Pistrucci parla della presenza a Londra del fratello di Francesco ! nel qual caso William=Luigi , Luigi sarebbe molto piu' vecchio di Francesco e nato appunto intorno al 1780
Francesco nasce circa nel 1796 , Caterina di Giovanni nel 1822 e' ancora minore
Il caffe' Greco deve avere avuto il tempo di consolidare il suo nome in relazione quasi sicuramente ad un primo proprietario levantino E' possibile la presenza di Serafino a Roma gia' durante il 1755
Giovanni e' nato probabilmente a Roma
Giuseppe il futuro padrone del Greco nel 1755 aveva 13 anni
che rende possibile che nel 1767 o prima fosse gia' proprietario del Greco
o anche che lo stesso Serafino fosse stato coinvolto nella proprieta' del caffe' Greco
Il fatto che Giuseppe ( al num 82 ) e Giovanni in via Condotti ( al num 73 ) vivano vicini , fa pensare ad una famiglia abbastanza unita
|
UN AIUTO CHIARIFICATORE: DR MARCELLO RAVAIOLI
le abitazioni e gli immobili in possesso dei nostri come risultano, intorno alla prima decade dell'ottocento sono : via Condotti 73 che sembrerebbe di proprieta' visto che all'apparenza passa da Giovanni di Serafino al figlio Francesco Antonio ma potrebbe essere un passaggio da inquilino pare a inuilino figlio come prospetta il dr Marcello Ravaioli
xyzxyz un sito molto interessante che studia gli stati delle anime di alcune parrocchie in alcuni anni Stati anime Roma 1788 interessante Ricerca francese
in particolare San Lorenzo in Lucina , Sant'Andrea tra le fratte, .............. e' uno studio francese un poco datato bisogna scasinare un poco per inquadrarlo Talvolta la ricerca non funziona Non so quanto sia completo , ma e' comunque molto interessante
STATO ANIME 1788
ho trovato lo stato delle anme della parrocchia di Sant'Andrea delle Fratte del 1788 nello studio francese Serafino ha quasi 80 anni (76 e viene segnato come 72 ) ed e' ancora vivo ma sembra in condizioni economiche non molto buone , vive al quarto piano di una casa nella strada di porta Pinciana Nello stato delle anime figura la moglie Caterina Montanari ,la figlia Maria Andreana non sposata e l'effettivo capofamiglia Giovanni che e' detto di 25 anni ( quindi nato nel 1763 ) . Non figurano moglie e figli per Giovanni Giovanni e' detto servo , e cosi Serafino ( anche se a 76 anni probabilmente ci si riferisce al passato ) Anna probabilmente si e' sposata Mario e' immigrato in Puglia come sapevamo Giuseppe che non ho ancora rintracciato ha costituito un fuoco per proprio conto e dovrebbe avere gia almeno due figli Pietro e Agostino si tratta ora di determinare, non solo dove abitasse ma anche che mestiere Giuseppe facesse nel 1788 Per ora non e' detto che Serafino e Giovanni non aiutassero il figlio e il fratello nella conduzione del caffe', ed in questo senso "servi" Giuseppe nel 1788 ha circa 45 anni ( tra lui e Giovanni ci sono 20 anni di differenza )
i Carnesecchi non compaiono ancora come abitanti di via Condotti o di Piazza Mignanelli nel 1788 Questo non vuol dire , naturalmente , non avessero gia' la proprieta' del caffe'
seguendo il percorso del parroco :
In modo particolare pero' Giuseppe e il suo fuoco, secondo lo studio francese, non compare negli stati delle anime 1788 delle seguenti parrocchie
QUINDI VA CERCATO ALTROVE IN PARTICOLARE NEL RIONE COLONNA ( in via Cacciabove ) dove vive il figlio Agostino nel 1812 Quindi la ricerca dovrebbe essere estesa in prima battuta alla parrocchia di Santa Maria in via che comprende ' via Cacciabove
Sappiamo comunque che Giuseppe e Giovanni debbono da un certo punto in poi figurare poi negli Stati delle anime di San Lorenzo in Lucina abitando l'uno allo 82 l'altro al 73 di via condotti ed infine nei registri dei morti di San Lorenzo in Lucina
Il dr MARCELLO RAVAIOLI (02 ottobre 2024 ) introduce un fatto contradditorio , che sembra mostrare una tappa intermedia di Giuseppe nell'avvicinarsi a via Condotti Stamattina sono stato all'archivio del vicariato e mi sono imbattuto in questo atto di morte : Liber Mortuorum della Parrocchia di San Lorenzo in Lucina (1800 - 1810) pagina 183, addì 2 agosto 1810, Maria Carnesecca romana zitella di anni 59 figlia del quondam Serafino di Firenze e di Cattarina Montanari di Cesena morì munita dell'olio santo nella comunione di S.R.E. dimorante a via del Babbuino e fu sepolta in questa chiesa.
Direi trattarsi di Maria Andreana , che figura negli Stati delle anime di Frascati che ho avuto per il dr Valentino Marcon Nell'atto di morte vi e' una chiara memoria familiare La trasformazione di cognome ( in senso locale ) e' sicuramente dovuta al redattore dell'atto Interessante la sepoltura in chiesa
ANCORA UN' IMPORTANTE AGGIUNTA DI DATI DEL DR RAVAIOLI
Oggi (9 ottobre 2024 ) cercando fra gli atti del Liber Mortuorum XVII (agosto 1810 - ottobre 1817) della parrocchia di San Lorenzo in Lucina ho trovato i seguenti atti di morte che penso possono essere di Suo interesse:
- pag. 6, 7 gennaio 1811, Natale Carnesecchi di giorni (? anni ) 15, figlio di Giuseppe romano e di Giustina (?) Projetti romana, abitanti in via del Babuino n. 107 - pag. 29, 18 marzo 1812, Serafino Carnesecchi di anni 2, figlio di Giovanni e di Francesca Trebi, abitanti in via Condotti - pag. 31, 15 aprile 1812, Caterina Carnesecchi di anni 4, figlia di Giovanni e di Francesca Trebi - pag. 64, 26 agosto 1813, Maria Anna Carnesecchi di anni 1, figlia di Giovanni e di Francesca Trebi tutte le morti sono registrate nel libro dei morti di San Lorenzo in Lucina
Veniamo cosi a conoscere Serafino ,Caterina, Maria Anna , figli morti prematuramente di Giovanni di Serafino ( a Giovanni nascera' un'altra Caterina Lascia perplessi attribuire Natale come figlio a Giuseppe di Serafino ( nel 1811 avrebbe 70 anni ) ) Il dr Ravaioli mi dice al Vicariato non si fanno foto Salvo errori dovuti alla fretta, ho interpretato cosi : Addì 7 gennaio 1811 - Natale Carnesecchi (poi c'è una lettera maiuscola incomprensibile) di giorni (anni ? ) 15 figlio di Giuseppe romano e di (poi c'è un nome femminile incomprensibile che finisce in ...ina) Projetti romana morì nel Signore e fu sepolto in questa Chiesa. Abitava in via del Babuino num. 107 Ove fosse pero' un figlio di Giuseppe di Serafino nato nel dicembre 1810 mostrerebbe Giuseppe domiciliato in quell'epoca in via del BABBUINO e' importante comunque notare la presenza di alcuni Carnesecchi in via del Babbuino nel 1810 se non proprio di Giuseppe di Serafino
Ho sempre dalla grande cortesia del dr MARCELLO RAVAIOLI un informazione che sottolinea meglio la presenza di Pietro figlio di Giuseppe di Agostino
Sperando di apportare un nuovo elemento a questo interessante argomento, Le comunico che, consultando gli indici degli atti notarili di Roma per l'anno 1808, ho trovato le seguenti trascrizioni entrambe a rogito del notaio Giovanni Battista Sacchi (30 notai capitolini, ufficio 4): - 5 luglio emancipazione Giuseppe e Pietro Carnesecchi - 5 luglio emancipazione Giuseppe e Agostino Carnesecchi I riferimenti archivistici di cui sono in possesso sono quelli rivenienti dagli indici di Imago II e dalla consultazione dell'inventario dell'ufficio 4 dei Trenta Notai Capitolini. da cui si ricava che il volume del notaio Sacchi in cui sono contenuti è il numero 568, relativo al trimestre giugno-settembre 1808 e complessivamente composto da 1934 carte. Non avendo consultato materialmente questo volume non sono ovviamente in grado di indicarLe la precisa numerazione di carta. Le allego le immagini tratte dagli indici.
informazione importante nche per altre considerazioni , non genealogiche -----problematiche interne alla famiglia nel 1808 -----la propensione dei fratelli Giuseppe e Giovanni ad usare il notaio Sacchi
(IO) A me sembra che la famiglia genealogicamente cominci ad essere abbastanza delineata . Forse manca all'appello un Giuseppe giovane( ????) e l'ascendenza di Toto Carnesecca che nel 1872 aveva circa 20 anni. E probabilmente, secondo le abitudini toscane , un Serafino di Giuseppe morto infante
STIAMO SEGUENDO LE DIMORE DEI NOSTRI CARNESECCHI IN ROMA PER TENTARE DI CAPIRNE LA LOGICA IN RELAZIONE ALLA PROPRIETA' DEL CAFFE'
QUI CONVIENE METTERE IN EVIDENZA ALCUNE IMPORTANTI CONSIDERAZIONI DEL DR. MARCELLO RAVAIOLI
Considerando la morte di Maria Andreana Liber Mortuorum della Parrocchia di San Lorenzo in Lucina (1800 - 1810) pagina 183, addì 2 agosto 1810, Maria Carnesecca romana zitella di anni 59 figlia del quondam Serafino di Firenze e di Cattarina Montanari di Cesena morì munita dell'olio santo nella comunione di S.R.E. dimorante a via del Babbuino e fu sepolta in questa chiesa Maria dimora in via del Babuino quindi non nella parrocchia di San Lorenzo in Lucina San Lorenzo in Lucina era una parrocchia veramente importante perchè comprendeva nella sua giurisdizione una bella parte del centro di Roma. Maria fù sepolta lì, benchè via del Babuino rientrasse in altre parrocchie. Ne ignoro il motivo. Forse una scelta dei suoi familiari.
Per la sepoltura, concordo con lei nel testamento di Giovanni di Serafino si parla genericamente di parrocchia di ultima dimora. Se vi fosse stato un sepolcro di famiglia ciò sarebbe stato evidenziato nell'atto. Il riferimento alla Compagnia dell'Oratorio di San Lorenzo in Lucina è però significativo perchè testimonia un legame particolare con tale Basilica e quindi con l'area cittadina di sua competenza. Credo che sia un riferimento alla Confraternita del Santissimo Sacramento in S. Lorenzo in Lucina di cui probabilmente il defunto faceva parte che aveva sede in via Belsiana, vicinissima a via Condotti.
Le sepolture nelle chiese avrebbero dovuto teoricamente cessare proprio nel periodo in cui morì Maria Carnesecchi. I lavori per la realizzazione del cimitero monumentale del Verano iniziarono infatti nel 1812 ma si protrassero per molti decenni. Alla fine fu Pio IX ad imporsi, superando le resistenze della popolazione che non gradiva essere inumata in cimiteri pubblici e delle parrocchie che avrebbero perso una consistente fonte di entrate. Alcune mortali epidemie convinsero tutti a cambiare idea ... comunque specie in provincia ho trovato inumazioni in chiesa ancora fin verso il 1860, anche perchè, come ho scritto sopra, i lavori pubblici, allora come ora, andavano avanti a passo di lumaca !!!
Posso anche dirle che certamente, poichè i Carnesecchi / Carnesecca gravitavano in via Condotti, le loro parrocchie di riferimento dovevano essere S. Lorenzo in Lucina (competente per i civici da 12 a 95) oppure S. Andrea delle Fratte (competente per i civici da 1 a 11). Speravo di trovare delle loro proprietà nel catasto del 1824 in quella specifica e limitata area urbana ma, come Le ho scritto, non se ne trovano a nome Carnesecchi. Ovviamente ciò non significa che non potessero averne in altre aree viciniori ma per accertare questo occorre esaminare tutti i brogliacci del rione e di quelli limitrofi. Per quanto riguarda il catasto, Le allego le immagini dei brogliardi 1^ serie, 2^ serie e aggiornamenti riguardanti il numero 983 che equivale ai civici da 71 a 74 di via Condotti, da cui non risulta nessuna proprietà Carnesecchi.
Ho comunque verificato sul catasto urbano successivo di circa una decade il civico 107 di via del Babuino che si affacciava anche su Piazza di Spagna e che le riproduco in allegato. Era di proprietà di Lodovico Caracciolo e molto vicino a via Condotti.
( IO) Monsignor Lodovico Caracciolo credo nel 1876 , fosse poi , un prelato domestico, componente del collegio dei Pronotari Apostolici
ovviamente altre famiglie potevano abitare in questo grosso palazzo confinante con Piazza di Spagna e a poche centinaia di metri dal caffe' Greco
CONSIDERAZIONE Tutto induce a pensare alloggiassero in appartamenti in affitto Per le proprietà immobiliari, l'affitto era, come ora, una delle soluzioni più diffuse perchè la proprietà era concentrata nelle mani di enti religiosi e assistenziali che traevano dai canoni le entrate per sostentare le loro attività istituzionali. Ad esempio l'ospedale S. Spirito aveva un notevole patrimonio immobiliare, frutto di lasciti e donazioni, che concedeva in locazione e veniva finanziato dallo Stato pontificio anche con le entrate del gioco del lotto. Un'altra grossa parte degli immobili era nelle mani di ricche famiglie, spesso di discendenza nobile oppure arricchitesi con speculazioni finanziarie e così via (vedasi il caso dei Torlonia). L'unico modo per chiarire la situazione resta quello degli atti notarili di vendita ed acquisto e dei connessi prestiti che gli acquirenti contraevano per finanziare l'acquisto dell'immobile.
Resta quindi valida anche l'idea che i Carnesecchi, che comunque a me appaiono in possesso di buone capacità economiche, avessero qualche proprietà in altre aree urbane, magari non molto distanti dal centro dei loro interessi. Credo che tra le prime registrazioni del catasto e gli aggiornamenti sia trascorso parecchio tempo e quindi vi sarebbe anche la teorica possibilità che eventuali proprietà antecedenti oppure intermedie non siano state registrate. Ho avuto a mia volta problemi simili nelle mie ricerche (anche per immobili risalenti al cinque-seicento per i quali, se esistente, l'accatastamento era meramente descrittivo e non anche grafico) e li ho risolti attraverso gli atti notarili di successione inerenti i trasferimenti di proprietà di tali immobili. Per quanto riguarda l'utilita' dei testamenti, la chiave può essere quella dei conseguenti inventari da cui conoscere i beni mobili rientranti nell'eredità del defunto. Sempre che tali inventari siano stati redatti e si siano conservati.
LE CONSIDERAZIONI DEL DR RAVAIOLI SONO DA TENER BEN PRESENTI ci spingono a pensare che fino intorno al 1810 non dovremmo trovare tracce di Giuseppe Carnesecchi negli STATI DELLE ANIME di via Condotti che nel 1810 e da collocare in via del Babuino dove non figura presente nel 1788
Puo' esser utile l'esame degli Stati delle anime di San Lorenzo in Lucina a Roma dal 1788 in poi, a intervalli per via Condotti per l'insediamento di Giovanni Ma le considerazioni del dr RAVAIOLI sono da tenere sempre ben presenti Perche' i Carnesecchi sembra abbiano abitato fuori da via Condotti ( sebbene pur molto vicini ) per lungo tempo ( RESTA DA CAPIRE POI PERCHE' SI SPOSTINO PROPRIO IN QUESTA VIA QUANDO SECONDO LE NOSTRE CONOSCENZE QUI NON AVEVANO PIU? INTERESSI COMMERCIALI )
|
UN ULTERIORE PASSO IN AVANTI
Dai documenti fornitimi dal dr Valentino Marcon i Carnesecchi paiono comparire a Frascati nel 1751 dopo la stesura dello stato delle anime di quell'anno, in cui non compaiono
Probabilmente provenivano da Cesena , patria di Caterina Montanari. Non e' chiaro ma e' possibile visto i padrini e madrine del battesimo di Mario che avessero fatto tappa a Roma
Nel 1752 subito nasce Mario e paiono esser considerati gia' residenti
Paiono poi essere inservienti dei conti di Tuscolo risiedendo nella villa di questi
Le condizioni economiche pero' paiono essere buone
il battesimo ad ottobre 1755 in cui sono definiti ancora abitanti e la mancata presenza nello stato delle anime di quell'anno paiono parlare di una presenza in bilico dove la partoriente e' presente a Frascati forse solo per avere assistenza nel suo stato da una persona amica
E' probabile quindi che nel 1755 il nucleo di Serafino cominci a dimorare a Roma stabilmente
Per ora non sappiamo dove
Dai documenti fornitimi dal dr Marcello Ravaioli troviamo con certezza un gruppo di questa amiglia in via del Babuino 107 a ridosso di Piazza di Spagna, e a pochi passi dal caffe' Greco.
Il che sposta l'attenzione agli stati delle anime di Santa Maria del Popolo ( non in S, Giacomo in Augusta ---successivo)
Sembra un anomalia .Abitavano ai confini con San Lorenzo in Lucina e quindi vivevano la vita religiosa di questa parrocchia , ma erano religiosamente anagraficamente censiti dalla Parrocchia di Santa Maria del Popolo o di S, Giacomo in Augusta
Validissima e' la tesi del dr Ravaioli che fosse molto piu' facile in zona trovare in affitto , piuttosto che acquisire un appartamento in proprieta'
UN ULTERIORE DUBBIO
Esiste la concreta possibilita' che Giuseppe di Serafino abitasse in via del Babuino 107 fino al 1811 , anno della morte del figlio Natale. A questo punto si sposta in via Condotti 82 a fianco del caffe Greco. Perche' se il caffe' non era piu' suo ?
E' vero che in quell'anno sicuramente al num 73 abitava il fratello Giovanni , ma e' un motivo sufficiente ?
Il limitato stato delle anime del 1788 ( su internet per l'Ecole francese : se corretto ) ci mostra Serafino (76) e Giovanni (25) in via di Porta Pinciana . Non ci mostra Giuseppe ne' in San Lorenzo in Lucina , ne' in Santa Maria del Popolo , ne' in S Andrea delle Fratte
Quindi Giuseppe non abita ancora in via del Babuino, dove lo troviamo intorno al 1810 , tappa intermedia a via condotti 82
Stato anime 1756 in particolar modo Serafino
Stato anime 1788 in particolar modo Giuseppe
Stato anime 1800
Stato anime 1810 in particolar modo Agostino
Ora sapendo che bisogna cercare nei luoghi limitrofi , compreso il Rione Colonna
(dr Ravaioli) La possibilità che mi viene in mente e di cui mi sembra abbiamo già parlato è quella di spulciare gli indici notarili di Roma in linea su Imago II per cercare qualche atto inerente questo passaggio di proprietà o anche qualche altro atto comunque a carattere patrimoniale, partendo innanzitutto dal collegio dei 30 notai capitolini e tralasciando le altre curie particolari. Il problema è che questi indici sono scannerizzati in originale e quindi non è possibile fare una ricerca digitando il cognome, ma bisogna sfogliarli pagina per pagina e in quegli anni i contraenti venivano indicizzati per nome di battesimo e non per cognome, sistema questo che parte verso gli inizi dell'Ottocento.
(IO) Dal punto di vista notarile cerco due atti L'atto d'acquisto e l'atto di vendita . Non di un immobile ma di un attivita'
Nel primo conosco il nome e cognome dell'acquirente : Serafino Carnesecchi o Giuseppe Carnesecchi , Nel secondo dovrebbe essere Carnesecchi venditore Salvioni compratore e la vendita dovrebbe essere avvenuta secondo Pascarella prima del 1805 secondo me dopo il 1805 cioe' dopo l'acquisto del quadro di Koch e prima del 1820
Siamo in presenza di vendita di una attivita' con cessione di contratto di affitto dell'immobile in cui e' esercitata
Che formalita' erano previste , magari bastava una scrittura privata e il semplice insediamento ?
Dal punto di vista fiscale come pagava le tasse un attivita' di quel tipo ? Sono conservati atti fiscali ?
Ora tuffandomi nel notarile e' probabilmente il tuffo in un oceano di atti depositati in circa venti anni 1805-1820, con particolare attenzione al 1812.1813 dopo la morte di Agostino
dal sito del dr Claudio De Dominicis un imortante elenco dei notai capitolini
Elenco dei notai romani che hanno lasciato la loro documentazione, oggi conservata nell’Archivio di Stato di Roma. Sono stati approntati un indice alfabetico ed uno cronologico. Questo lavoro rende più agevole la ricerca rispetto alla pubblicazione a cura di Romina De Vizio del 2011, aggiornamento di quella di Achille Francois del 1886.
NOTAI ..................NOTAI CAPITOLINI e PERIODO ATTIVITA'
COMMERCIO INTERNAZIONALE DI OPERE D'ARTE NELL' OTTOCENTO
un poco di luce su :
La storia di questa famiglia continua Abbiamo lasciato Giovanni nel 1788 a 25 anni a Porta Pinciana scapolo e convivente col padre Serafino ancora vivente Lo ritroveremo nel 1810 circa in via Condotti 73 dove abita al momento della morte nel 1822 Giovanni e' in via Condotti ancor prima del fratello Giuseppe che nel frattempo sembra aver abitato in prossimita' di Piazza di Spagna in via del Babuino Giovanni sembra essersi sposato poco dopo il 1788 : intorno al 1796 avra Francesco , non ho idea al momento dell'anno di nascita di Luigi che probabilmente e' il fratello piu' vecchio. Caterina nasce dopo il 1812 perche' rifa' nel nome una sorella morta in quell'anno Cosi incontriamo a far vita in via Condotti quasi accanto al caffe' : Francesco Antonio Carnesecchi uno dei due figli maschi di Giovanni Francesco e' possibile abbia respirato l'atmosfera del caffe' Greco , e questa abbia condizionato le sue scelte di vita Una sua collezione di intagli e' conservata al Metropolitan Museum of Art di New York Impressions of intaglios after the statuary of Canova and Thorvaldsen Ma la letteratura italiana e straniera non ha notizie su di lui. Questa ricerca colma una lacuna Nel caso dei Carnesecchi possiamo distinguere tre onde di immigrazione Una cinquecentesca al tempo dei Papi medicei che non vedra' alcuno stanziamento Una prima di Roma capitale legato solo alla presenza della famiglia di Serafino a Frascati e quindi a Roma Una post Roma capitale con Roma centro politico della Nazione e di interessi economici vari che vedra' convergere a Roma Carnesecchi con provenienze diverse Nelle prime decadi del 1800 troviamo a Roma e sempre in via Condotti ( il caffe' greco e' attualmente al numero civico 86 ) un negozio d'arte al num 74 ed un immobile da affittare al 73 di proprieta' di un Francesco Carnesecchi di Giovanni , mercante d'arte internazionale, orafo e incisore di gemme, autore di alcuni pregevoli manufatti , degni di un posto nei musei statunitensi , di cui parleremo ora (col sospetto possa trattarsi di un parente stretto del caffetiere del Greco ) SUCCESSIVAMENTE SOLO VERSO LA FINE DELL'OTTOCENTO RICOMPARIRANNO A ROMA I CARNESECCHI PROVENIENTI DALLA PUGLIA DA ESAMINARE QUINDI CON MOLTA ATTENZIONE I BATTESIMI DI FRASCATI , CONSIDERANDO CHE TUTTI I CARNESECCHI LAZIALI POSSANO AVER QUI ORIGINE FRANCESCO O MEGLIO FRANCESCO ANTONIO CARNESECCHI DI ROMA OREFICE ED INCISORE DI GEMME MERCANTE D'ARTE INTERNAZIONALE DI UNA CERTA LEVATURA UNA STORIA MOLTO MODERNA La storia di Francesco Antonio Carnesecchi pare piu' che una storia ottocentesca una storia dei nostri tempi un uomo di successo , con una vena artistica di sottofondo che portera' alcune sue opere ad avere un valore museale, ma principalmente un mercante di oggetti d'arte a livello europeo un ringraziamento per un aiuto importante agli amministratori del sito di ricerca genealogica https://www.tuttogenealogia.it/ ...........................ottimo sito di ricerca genealogica aiuto che e' servito a puntualizzare meglio diversi episodi vedi anche : ULTERIORI DATI SULLA VITA DI FRANCESCO Di Francesco Antonio o meglio di Francesco come si firmava non conosco l'atto di battesimo nasce comunque da Giovanni Carnesecchi ( John ) mercante tra il 1796 e il 1797 . Giovanni che abbiamo visto esser figlio del fiorentino Serafino di Giovandomenico di Piero due documenti testimoniano dell'anno di nascita : questo viaggio per nave da Genova a Livorno del 12/2/1834 Cognome: CARNESECCHI Nome: FRANCESCO Sesso: M Età alla registrazione: 37 Luogo di nascita: non specificato Luogo di destinazione: Livorno Nome dell'imbarcazione: Francesco I Fonte:Archivio di Stato di Genova. Liste di imbarco tratte dai Registri di Sanità Marittima. Ed il suo matrimonio avvenuto a Londra da cui conosciamo anche il nome del padre Dobbiamo pensare che la sua vocazione artistica nasca col contatto con il clima del caffe' Greco Non so quando il caffe' passo' di mano effettivamente dai Carnesecchi al Salvioni ma e' pensabile che il giovane Francesco continuasse ad aver contatti la prima traccia della sua attivita' e' in queti gessi intagliati pare siano datati al 1820 , e comunque se ne puo' ipotizzare una datazione quasi coincidente GESSI INTAGLIATI RIPRODUCENTI OPERE D'ARTE ( segnalati dalla redattrice di CAMEO TIMES ) descrizione ATTRIBUTED TO FRANCESCO CARNESECCHI, A BOOK OF 'GRAND TOUR' PLASTER INTAGLIOS DATED 1820 After sculptural models by Canova and Thorvaldsen, the plaster impronte with original list written in an old hand Provenance: The Simon Neal Collection These impressions of intaglios in a marbleised box, are after the most famous works by the great neoclassical sculptors Antonio Canova (1757 - 1822) Berthel Thorvaldsen (1770 - 1844). Another, almost identical, example by Carnesecchi is in the collection of the Metropolitan Museum of Art, New York (1992.405.1-.35), which forms the basis of this attribution. Qui il Canova figura come ancora in vita E Canova muore nel 1822 Si possono fare anche considerazioni sui titoli anche se la mancanza puo' essere dovuta ad un episodica lacuna di deferenza Antonio Canova viene nominato marchese di Ischia nel 1816 in questa raccolta non viene chiamato con alcun titolo Nel 1816 esistevano due Ischia e potevano esser confuse tra di loro : il comune nell'isola e un omonimo comune nel Lazio che solo nel 1872 inizio' a chiamarsi Ischia di Castro Papa Pio VII come ricompensa per aver riportato in Italia opere trafugate per conto di Napoleone, conferi ad Antonio Canova nel 1816 il titolo di Marchese di Ischia ( dove Ischia era quella laziale ) Thorvaldsen anno 1826 Cavaliere dell'Ordine del Moro (Stato Pontificio) anno 1842 Cavaliere dell'Ordine Pour le Mérite (classe di pace) sicuramente questa collezione e' precedente alla collezione del Metropolitan Museum of Art, di New York dove Canova e' "il fu marchese" e Thorvaldsen e' "cavaliere" Auctioneer's estimate 600 GBP - 800 GBP Additional fees apply 36.00% Inc.VAT/sales tax Nel 1820 FRANCESCO ha circa 23/ 24 ANNI Suo padre morira' nel 1822 come abbiamo visto : lasciando eredi lui e suo fratello Luigi ( la sorella Caterina dovrebbe essersi fatta poi monaca --la corista di Bracciano) Sul sito Dopo ho di lui e' questo documento del 1830 ,in cui lo vediamo gia' assestato in un laboratorio suo in via Condotti a Roma Ecco l'annuario del 1830 in cui lo troviamo col negozio in via Condotti al num 74 INGHILTERRA E FRANCIA Nel 1829 ho questa notizia della sua presenza a Londra per la vendita di cammei e' il primo segnale che ho trovato di un estensione dei suoi affari all'Europa Storia dei Carnesecchi 1 .............................The british newspaper archive Interessante questo viaggio di ritorno per nave da Genova a Livorno del 12/2/1834 Cognome: CARNESECCHI Nome: FRANCESCO Sesso: M Età alla registrazione: 37 Luogo di nascita: non specificato Luogo di destinazione: Livorno Nome dell'imbarcazione: Francesco I Fonte:Archivio di Stato di Genova. Liste di imbarco tratte dai Registri di Sanità Marittima. Gia' almeno dal 1829 Francesco pone una sua base in Inghilterra. Nel 1836 gli nascera' una figlia Fanny ( Francesca) da Ellen che ancora non ha sposato Pare avere una vita commercialmente complicata tra Italia , Francia e Inghilterra. Sempre in movimento da un luogo all'altro Nel 1839 pare godere di una certa agiatezza Infatti nel 1839 Annibale Taddei autore de Manuale di notizie riguardanti le scienze, arti e mestieri dice : Carnesecchi Francesco , negoziante di cammei, mosaici ed altri oggetti di belle arti ,via Condotti n 74 . Lo posiziona anche in via Condotti 73 e in piazza Mignanelli num 5 con appartamenti da locare quindi con un piccolo patrimonio immobiliare Quindi almeno dal 1830 ha il negozio di cammei ed oggetti d'arte in via condotti 74. Nel 1839 possiede anche degli appartamenti da affittare in via Condotti 73 e in
piazza Mignanelli 5 !!!! Pur avendo la famiglia a Londra Nel 1862 in via Condotti al num 73 e 74 comparira' un negozio di oggetti d'arte possesso dell'artista BENEDETTO BOSCHETTI Francesco e' a quarantatre anni nel pieno del suo successo commerciale e quindi niente ci permette di dedurre da quanto tempo possedesse questi immobili Da da pensare comunque il posizionamento del negozio di orefice in via Condotti Nel 1841 in un censimento in Inghilterra troviamo Ellen e Fanny Carnesecchi in casa Portch con la presenza di un Guglielmo Carnesecchi Sul sito di Family Search Fanny 5 anni nata nel 1836 Ellen 40 anni nata nel 1801 ma piu' probabilmente 30 anni William =Guglielmo Carnesecchi nato circa nel 1776 Qui si fa fatica senza ulteriori dati a districare la faccenda. Sappiamo che Giovanni e' padre di Francesco Antonio di un Luigi e di una Caterina e non e' padre di nessun William. Quindi a meno di un errore di questo censimento londinese siamo in presenza di un parente del padre il Pistrucci nel 1842 parla della presenza a Londra del fratello di Francesco ,non della presenza di un fratello del padre Filippo Pistrucci figlio di Benedetto da Londra spiega nel 1842 a suo fratello Camillo a Roma, i movimenti del flusso di oggetti d'arte tra Roma e l'Inghilterra e di materie prime tra Inghilterra e Roma E parla di un fratello di Francesco " Carnesecca" e del lavoro che sta facendo in Inghilterra per acquistare conchiglie da cammeo per il fratello Sappiamo che William = Guglielmo non e' il nome del fratello di Francesco che si chiama invece Luigi .......................................................................... .......................................................................... Benedetto Pistrucci (Roma, 29 maggio 1783 – Windsor, 16 settembre 1855) è stato un medaglista italiano, incisore di gemme, cammei, monete e medaglie.
Si recò a Londra nel 1815 ed incominciò a lavorare alla Royal Mint, la zecca britannica, come incisore. Qui il suo lavoro più famoso è stato la rappresentazione di San Giorgio ed il drago che è usata nel rovescio della sovrana d'oro e della corona dal 1817 fino ad ora. Pistrucci ha anche inciso i conii di molte altre monete, medaglie e medaglioni, tra cui la famosa Waterloo Medal (Medaglia di Waterloo), che lo ha impegnato per più di trenta anni. Pistrucci non volle copiare il lavoro di altri artisti ed incisori e volle sempre creare lavori originali. A causa della sua origine italiana non gli fu mai riconosciuto il ruolo di incisore capo della Royal Mint, e ci furono rivalità con gli altri incisori tra cui i Wyon Nel 1842 dovrebbe esser presente in Francia dove e' interessato nell'acquisto di una serie di bronzi da spedire a Londra Finalmente nel 1843 consolida il rapporto con Ellen Sul sito di Family Search compare la fede del matrimonio londinese cosi descritta : "England and Wales Marriage Registration Index, 1837-2005," database, FamilySearch ------citing 1842, quarter 3, vol. 1, p. 167, Marylebone, London, England, General Register Office, Southport, England. ANNO 1842 Francesco Carnesecchi celibe e mercante di anni 49 figlio di Giovanni (John ) mercante ( che qui pare vivente ma che sappiamo morto nel 1822 ) si sposa nel settembre 1842 a Marylebone London con la 33nne Ellen figlia di James Whelan ove si leggesse sul documento, come a me pare di leggere, 1843 anziche 1842 e un eta' di 47 anziche' 49 l'anno di nascita tornerebbe al 1796 Interessante la firma di Francesco che ritroviamo nel retro dei cammei con la R abbastanza particolare Francesco Carnesecchi , si dichiara al momento del matrimonio celibe avendo pero' gia' una figlia dalla donna che stava sposando : Fanny o Francesca nata nel 1836 Londra fino a questo momento pare essere il centro della sua vita sentimentale e commerciale Nel 1845 la coppia invece vive certamente a Parigi dove nasce loro una seconda figlia Maria (Parigi 29 agosto 1845--Parigi 16 ottobre 1846 ) E' possibile quindi uno spostamento del centro di interessi verso Parigi gia dal 1845 Nel 1851 dalla Francia giunge un' accusa che lascia presupporre qualcosa di piu' vasto per la sua attivita' ANNO 1851 UN ACCUSA FRANCESE A FRANCESCO CARNESECCHI QUALI SONO I REALI RISVOLTI DI QUESTA ACCUSA ? Benedetto Pistrucci dira' nel 1842 che Francesco Carnesecchi sta facendo incetta di conchiglie tramite il fratello : per farne che cosa ? E' possibile abbia ingaggiato artigiani in Francia e Inghilterra a lavorare per lui ? non e' facile capire che cosa si vuole dire nell'articolo dove e' accusato di aver dato un colpo mortale alle esportazioni romane Forse l'accusa e' di introduzione sul mercato di oggetti stranieri a buon mercato che abbassavano i prezzi facendo una concorrenza sleale alla produzione romana di piu' alta qualita' e quindi assai piu' costosa A 18 anni il 4 novembre 1854 Fanny Carnesecchi a Londra sposa Jean Leon Kowalski di religione protestante E' probabile che ambedue gli sposi abitassero a Parigi , e che il matrimonio venisse celebrato a Londra per avere vicino i parenti inglesi della madre di Fanny Fanny il 3 settembre 1855 ha a Parigi un figlio Antoine Edouard Kowalsky ( registri della chiesa protestante ) poi il 26 gennaio 1858 Helene Marie Kowalski sempre a Parigi Probabilmente e' questo legame che rafforza la societa' e la fiducia tra Francesco Carnesecchi e Eduard Kowalski Da Parigi successivamente Fanny si spostera' a Roma dove morira' nel 1906 . Il 26 giugno 1906 infatti muore a Roma Francesca (Fanny ) Carnesecchi moglie di Giovanni Leone Kowalski e figlia di Francesco Carnesecchi ed Ellen Wilden ( il cognome straniero di Ellen e' storpiato ) Quindi anche Fanny sara' poi presente a Roma Il centro familiare pare in questo momento e dalla nascita di Maria essere Parigi Nel giugno 1856 in Inghilterra a Marylebone, London (Londra), muore Ellen ( Molto interessante la presenza di un o una Carnesecchi per ora sconosciuto a Roma come fabbricante di mosaici : CARNESECHI A. --- suppongo Angela Carnesecchi ) Nel 1857 da questo documentto sappiamo che Francesco e' sicuramente ancora domiciliato a Parigi truffato da un cittadino inglese TURNER ; tenta invano di aver giustizia nel luogo della truffa : il Belgio Si parla di 6.000 franchi anche nell'appello del 1858 il tribunale belga si dichiara incompetente Successivamente questa traccia a Parigi nel 1859 in rue Meslay 56 Compare anche Kowalski con cui era imparentato tramite il matrimonio di Fanny Qui condivide una bottega con altri commercianti : Kowalasky mosaiques o meglio Kowalsky ( che vedremo poi in societa' con Francesco a Roma ) Chenaillier orefice ed altri due tra cui il proprietario del fondo Una traccia a Nizza di un luogo di vendita pomposamente chiamato " Museo Carnesecchi" Nel 1862 lo troviamo trasferito in un fondo sempre in rue Meslay al numero 47 Aprira' infine un negozio a Parigi in boulevard des italiens. In una data imprecisata spostera' il negozio romano in via Condotti 3 e 4 Il 4 novembre 1854 si era sposata a Londra sua figlia Francesca=Fanny Francesco Antonio testa a Roma in data 3 Agosto 1855 Il testamento fa parte dei 30 notai capitolini, successore Valentini Debbo questa importante segnalazione al dr Claudio De Dominicis riportata anche sul Sito ACCADEMIA MORONIANA Francesco Antonio fa testamento a Roma e lo consegna in data 3 Agosto 1855 Il testamento fa parte dei 30 notai capitolini, successore Valentini La dressa Paola Ferraris mi dice : il testamento di Francesco Antonio, che Lei indica come solo "consegnato" alla data del 3 agosto 1855, non si trova nel volume dell'anno, sempre dell'uff. 4: me lo aspettavo, perché tutti i testamenti sono inseriti in volumi solo se aperti.
Quindi mi servirebbe la data della morte del testatore, sperando che l'apertura ci sia stata e tempestiva, comunque cercherei in più volumi. E tra il 1857 e il 1860 Francesco pare scegliere nuovamente Roma come centro operativo col negozio in via Condotti al numero 3 Piu' probabilmente il ritorno a Roma e' da collocarsi intorno al 1860 A questo punto dovrebbe avere 63-64 anni Interessante questa cartolina con veduta di Trinita' dei Monti e piazza di Spagna con lo sbocco su via Condotti e l'immagine del suo negozio nel 1857-1860 all'inizio della via tratta dal sito del sig Fanelli Piazza di Spagna ....................del sig. Fanelli (2014) e del sig Andrea Sciolari In seguito Francesco si allarghera' occupando anche l'adiacente num 4 La posizione politica filopapale e ruolo politico ... Carnesecchi , che ha viaggiato alcuni anni come negoziante di belle arti , è conosciuto per le sue truffe e pe ' suoi rapporti con Nardoni , Strinati ed altri di questa risma con cui si riunisce sovente in casa di un tal Stefano Rei .. Nardoni e Strinati, Pancaldi , Valentini erano ufficiali della Gendarmeria papale ANNO 1865 : ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DI DUBLINO La manifestazione di Dublino vede la partecipazione di molti artigiani dello Stato pontificio Nell'elenco degli oggetti presentati da Kowalski-Carnesecchi compare una colonna di marmo rosso antico che potrebbe essere simile a quella esposta a Parigi l'anno successivo Gli esiti della manifestazione sono assai lusinghieri : medaglia per dei vasi di rosso antico Romalsky e' chiaramente un errore per Kowalski Da questa pubblicita' del 1866 si puo' vedere che l'attivita' di vendita di oggetti artistici si e' estesa occupando anche il civico num 4 di via Condotti a Roma e mantiene la presenza a Parigi con un locale in boulevard des Italiens al num 58 ANNO 1867 : GRANDE ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DI PARIGI Nell'elenco generale ragionato di tutti gli oggetti inviati alla grande esposizione internazionale di Parigi nell'anno 1867 dal Governo Pontificio figura : Una colonna di marmo rosso antico massiccio ornata di figure e di bronzo dorato bassorilievi ecc.....alta metri 2,50 ,larga metri 0,63 di Francesco Carnesecchi La funzione di Eduard Kowalski ( non Romalski. non Kowalaschi ) a Roma nel 1869 ( Francesco ha ora 72 anni ) lo chiarisce questo estratto : Infatti nella dichiarazione si esprime come farebbe un proprietario e l'autorita giudiziaria lo ritiene idoneo a rilasciarla Eduard probabilmente e' un poco piu' giovane di Francesco La parentela nata nel 1854 con il matrimonio di Jean Leon Kowalski ( evidentemente parente di Eduard ) e Fanny Carnesecchi ha probabilmente intensificato anche il rapporto commerciale Nasce tra i due una sorta di societa' Quindi Eduard e' prima socio e poi probabilmente il continuatore dell'attivita' ( mantenendo la stessa denominazione della ditta in "Francesco Carnesecchi" ) dopo il ritiro o la morte di Francesco ( anno 1872 ) ( andrebbe verificato con la camera di commercio ) sotto il logo Francesco Carnesecchi che infatti nel 1894 e' ancora esistente nello stesso luogo via Condotti 3 La presenza di Fanny a Roma fa pensare ad una continuazione a livello familiare dell'attivita' Ed infatti gia' nel 1860 Ho dalla cortesia di G. Moccaldi del sito Tuttogenealogia Sono stato all'Archivio del Vicariato a Roma per una mia ricerca, ed ho sfogliato pagina per pagina lo Stato delle Anime del 1860 di San Giacomo in Augusta. Quando ho trovato un Carnesecchi, mi sono ricordato delle tue ricerche, e mi sono appuntato quanto trovato:
A pagina 16, residenti in via del Corso 101 al piano primo
Carnesecchi Francesco q. Giovanni, romano, negoziante, anni 66
Carnesecchi Francesca, figlia maritata, 27 anni, il marito a Parigi
Antonio Odoardo, figlio (immagino di Francesca) 5 anni.
ecco quello che sembra essere un biglietto da visita dell'attivita' l'amico dr Angelo Gravano Bardelli abilissimo nella consultazione degli archivi mi scrive infatti : .......da una rapida ricerca sul sito Antenati - Archivio di Stato di Roma, i Carnesecchi ivi iscritti (1871-1911) sono pochissimi, ti segnalo quanto segue: ROMA - indici decennali 1871-81 lettera C (foto 79) FRANCESCO fu GIOVANNI morto 1872, purtroppo non c'è il registro E relativo dei NATI; forse è l'orafo-incisore? che mi risulta ancora vivente nel 1867 quando una sua opera appare ad una mostra. E' presumibile che Francesco sia morto a Roma centro della sua attivita' in questo caso Angelo Gravano ha visto controllando le morti nei vari registri delle morti decenali a Roma troviamo che dal 1882 al 1911 non vi sono morti col cognome Carnesecchi Quindi Francesco muore a Roma nel 1872 /P>
Cerchiamo comunque un ulteriore conferma per evitare che si tratti di un omonimo Questo annuario del Regno d'Italia come detto registra l'attivita' di Francesco in Roma in via Condotti 3 ancora presente nel 1894 Ma e' praticamente sicuro ( Francesco e' nato nel 1796 o 97 ) che l'attivita' sia stata continuata sempre col medesimo nome ma con un altro gestore. Infatti Francesco nel 1894 avrebbe avuto circa 97 anni Ed infatti ecco la conferma della morte di Francesco a Roma nella sua abitazione in via Mario de Fiori 42 ( con lui coabitano Fanny e il marito ) Fanny oltre a Edoardo e Elena ha avuto anche Leopoldo, Adele,Carlo e Bianca Testamento aperto e pubblicato per gli atti del notaio Sarmiento in data 18 dicembre 1872 Stranamente il marirto di Fanny si dichiara Odoardo ----quindi aveva adottato il terzo nome Difficilmente questo gestore e' il vecchio Eduard Kowalski anche lui ormai avanti con gli anni e probabile sia il giovane marito di Fanny ( ora Odoardo ) Il 26 giugno 1906 muore a Roma Francesca (Fanny ) Carnesecchi moglie e vedova di Giovanni Leone Kowalski e figlia di Francesco Carnesecchi ed Ellen Wilden (il cognome straniero di Ellen e' storpiato ) Ha 77 anni e risulta abitante a Roma in via del Babbuino 22 La denuncia di morte e' presentata dal nipote (?) Kowalski Edoardo di 21 anni e da Luigi Grifi (??) di 24 anni Quindi anche Fanny era poi presente a Roma col marito e coi figli e la continuazione dell'attivita' e' probabilmente riconducibile a loro E' interessantissimo vedere come il destino di tanti nostri personaggi s'incroci Alcuni Carnesecchi di Bari nel frattempo trasferitisi a Roma, Ettore dei Carnesecchi Coppini di Milano presente temporaneamente a Roma, ........ Francesco era quindi nipote di quel Giuseppe Carnesecchi che abbiamo visto essere padrone del caffe' Greco Forse cresciuto nel clima artistico-culturale del caffe' La sua attivita' prevalente e' senza dubbio il commercio di oggetti d'arte , artista quasi a scappatempo ma di alte capacita' SUE OPERE ARTISTICHE E' possibile fosse anche orefice e che talune montature in oro fossero sue creazioni . Sembra avere un'attivita' frenetica sempre in giro per l'Europa a comperare e a vendere a partecipare a esposizioni e a mostre ULTERIORI E SUCCESSIVE IMPRESSIONI IN GESSO Queste altre impressioni su gesso , che sono chiaramente successive( ed infatti sono ipoteticamente datate 1822--1844 ), figurano invece nel museo Metropolitan di New York MET Qui Canova e' descritto come il fu marchese Canova e quindi le impressioni sono pari o successive all'anno della sua morte l'ipotesi di data e' quindi legata alla morte di Canova (fu marchese Canova ) e all'esistenza in vita di Thorvaldsen che mori nel 1844 ) il fatto che Thorvaldsen sia titolato cavaliere dovrebbe restringere al 1826---1844 GESSI INTAGLIATI RIPRODUCENTI OPERE D'ARTE inscription impressed in gold typeface on spine : CARNESECCHI / OPERE DI CANOVA e TORWALDSEN ingrandite da Wikipedia .......Metropolitan Museum of Art, New York ................... impressions of intaglios in a marbleised box .......Metropolitan Museum of Art, New York ................... impressions of intaglios in a marbleised box particolari ingranditi da cui si puo' avere il riferimento via Condotti 74 per tentare un intervallo di datazione Pensavo questo fosse una specie di campionario da mostrare ai clienti per la loro scelta ma la caporedattrice di CAMEO TIMES mi spiega : There was a major fad for collecting engraved gem impressions in glass, plaster & 'sulphur'. James Tassie was wildly successful with his impressions in the 18th century: https://www.beazley.ox.ac.uk/gems/tassie/default.htm Some other names are Paoletti & Amastini. Paoletti put together collections in boxes that looked like books. People had special cabinets with many shallow drawers to hold collections that could have thousands of pieces. For Francesco the impressions may have been 'bread & butter' merchandise, something for which there was always demand. The question is how was Francesco making his impressions? What was he taking impressions from? Tassie took impressions directly from engraved gems in important collections to make the molds used for the impressions in plaster, etc. Francesco's impressions are of things like the sculpture of Canova, which contemporary gem engravers translated into intaglios. It seems unlikely that Francesco had access to the work of people like Giovanni & Luigi Pichler or Nathaniel Marchant. What did he se for molds? Perhaps working with the impressions led Francesco to want to start making cameos himself. A convex gem leaves a concave impression & many intaglios of antiquity are engraved on stones that were first cut en cabochon (a domed top & a flat bottom). However, gems from the neoclassical period & later typically have a flat face, so leave a flat impression. The sculptures of Canova & the reliefs of Thorvaldsen provided ready-made subjects for gem engravers of the 18th & 19th century. In turn, those gems were popular as impressions. https://www.academia.edu/42059391/_La_fortuna_delle_scoperte_ercolanesi_e_pompeiane_e_la_manifattura_di_gemme_tra_XVIII_e_XIX_secolo_in_Cronache_Ercolanesi_46_2016_pp_217_224?email_work_card=view-paper ROSARIA CIARDIELLOla fortuna delle scoperte ercolanesi e pompeiane e la manifattura di gemme.... SCOTT_MARCHAND............si parla anche di Francesco Carnesecchi SCOTT_MARCHAND.............si parla anche di Francesco Carnesecchi Francesco sembra avere attualmente un certo successo negli Stati Uniti ed in Inghilterra successo che non mi pare avere uguale rispondenza in Italia Quasi tutti i cammei presentati nella pagina sono dovuti ad un esperta del settore che cura una sua pagina web e che ha fornito le fotografie e le informazioni relative: la capo redattrice di CameoTimes.com Cameo Times< …CameoTimes.com è una pubblicazione Internet informativa sul tema dei cammei a New York ecco uno dei cammei ( per la cortese segnalazione di CameoTimes.com ) che fa riferimento a Raffaello Sanzio e alla sua amante "la fornarina "cioe Margherita Luti Illustra la passione dei due e un momento della creazione del famoso ritratto Francesco e' autore anche di questo cammeo Late nineteenth century horned helmut shell cameo ‘Phoebus and the Hours, Preceded by Aurora’ in fine gold (18ct) frame with natural pearls and rubies decorating the snake heads, circa 1870. This cameo was carved by Carnasecchi and is signed on the back. Horned Helmut shell cameo Size: 3 1/2 inches wide by 2 3/4 inches height tratto da Guido Reni : L'Aurora dal libro Caligola .La trasgressione al potere by Giuseppina Ghini 2015 pg 364 (C'è un errore tipografico : la pasta di vetro della collezione Paoletti elencata come Tomo VII, n. 15, è Tomo VIII, n. 15.) FLORA, pietra dura. Foto per gentile concessione di CameoTimes.com Le foto che seguono sono utilizzate invece per gentile concessione di Rosie Castle: They are: Hector's Farewell to his wife Andromache and son Astayanax before leaving to join the battle outside the walls of Troy A head of the god Zeus/Jupiter/Jove/Giove A 'jugate' cameo of Zeus & Hera/ Giove & Giunone/Jupiter & Juno with the 2 messengers of Zeus in the foreground: Hermes/Mercury/Mercurio and an eagle. The reverse side of Zeus & Hera, showing Carnesecchi's signature. All 3 cameos are cut in helmet shell. una figura molto simile per non dire uguale con una montatura in oro diversa In vendita su eBay a novembre 2018 : http://www.ebay.com/itm/202381618433 molto simili Segnalata dalla caporedattrice di CAMEO TIMES questa opera molto bella E' un'opera messa all'asta senza ne sia chiarito l'autore L'occhio esperto della caporedattrice ha colto la mano di Francesco Carnesecchi , giudizio confermato dalla firma nel retro scovata nell'ingrandimento In vendita su eBay a novembre 2018 :
http://www.ebay.com/itm/253924417415
Foto per gentile concessione di tjrranch. Gesù e la donna adultera (Vangelo di Giovanni, 7: 53-8: 11). Europa , Zeus o toro bianco , Cupido Giovanna Di Rosa, dal sito: SITO di Giovanna Di Rosa in vendita su eBay E' ancora la caporedattrice di CameoTimes.com a segnalarmi un'altra incisione di Francesco Carnesecchi incisione ricavata prendendo come modello un quadro di Guido Reni : La Speranza "La Speranza" , un quadro conservato a Roma nella chiesa di San Pietro in Vincoli e' un opera che specie a mezzo ottocento ha attirato l'attenzione di molti aspiranti artisti ed esistono decine di quadri che provano a riprodurlo Inoltre esistono diverse stampe stampa conservata nel Metropolitan museum of art e' datata circa 1835--1881 Engraved by Giovanni Buonafede (Italian, born Rome 1816) Intermediary draughtsman Giuseppe Ferretti (Italian, Rome 1814–1881 Rome) Female personification of Hope looking up with hands held together and left shoulder exposed, in an oval frame, after Reni la scritta sulla stampa ci dice che il quadro La Speranza era conservato a Roma nella Chiesa di San Pietro in Vincoli l'amico GUIDO BULDRINI aggiunge un'ulteriore notizia utile alla datazione della stampa: l'incisore Luigi Fabri è morto nel 1835 suo figlio Leopoldo Fabri, nato a Roma nel 1818 e ivi morto nel 1890 continuò le attività del padre, in via Capo le Case a Roma, in particolare quella del commercio di opere d'arte. Paul Getty Museum di Los Angeles E' stato pero' molto molto difficoltoso trovare l'originale nella chiesa di San Pietro in Vincoli solo grazie alla tenacia dell'amico GUIDO BULDRINI e' stato possibile reperire un immagine dell'originale L'opera del Reni come si puo' vedere e' estremamente difficoltosa da riprodurre Ecco infine il cammeo di proprieta' della collezione di Cameo Times e attribuibile alla manifattura di Francesco Carnesecchi Ancora non sfugge alla competenza e all'occhio esperto della caporedattrice di CameoTimes.com questo cammeo rappresentante una "mater dolorosa" in vendita su eBay This auction is for Rare 14K Gold Antique Victorian MADONNA VIRGIN MARY Carved Shell Cameo Brooch Pendant Dimensions: 1 7/8" by 1 5/8" 11.9 grams Sempre segnalata dalla caporedattrice di CAMEO TIMES questa opera che rappresenta la musa della tragedia Melpomene ( proprieta' Annette Wagner ) Ed ancora sempre da CAMEO TIMES : The scene is Jove & Juno being served by Ganymede. mi viene fatta notare la sigla "Scipio" sotto la firma Carnesecchi di cui al momento non conosco la motivazione UNO SPLENDIDO CAMMEO E' STATO MESSO IN VENDITA SU E BAY Luogo in cui si trovava il cammeo : Lymington GB https://www.ebay.it/itm/265024618117?mkevt=1&mkcid=1&mkrid=724-53478-19255-0&campid=5338722076&toolid=10001 Hebe was the daughter of Zeus and known as the cupbearer - her responsibility was to offer the Gods and Goddesses of Mount Olympus nectar and ambrosia to keep them eternal young. Her successor was Ganymede and she is therefore often referred to as Ganymeda . The giant golden eagle (Aetos Dios) was the Zeus’ personal messenger and companion. Test as 15ct gold. 15ct was a uk legal standard 1854-1934 and has a wonderful and unique colour. No hallmark as you expected for this type of piece and age. Dimensions: Cameo approx 54mm high x 44mm wide. Total including the mount approx 62mm high x 57mm wide. Metal: Yellow Gold, Main Gemstone: Cameo Antique Gold Shell Cameo of Greek Goddess Hebe Signed Carnesecchi. Incredibly intricate carving. The background is carved so thin that it almost seems translucent and is a testament to the master craftsman ability of Carnesecchi. Signature is scribed very lightly - it was very difficult to photograph and one photo shows a section of this. It is also scribed 120 and what appears to be Otjk Antico cammeo in conchiglia d'oro della dea greca Hebe firmato Carnesecchi. Intaglio incredibilmente intricato. Lo sfondo è così sottile da sembrare quasi traslucido e testimonia l'abilità del maestro artigiano Carnesecchi. La firma è scritta molto leggermente: è stato molto difficile fotografare e una foto mostra una sezione di questo. È anche scritto 120 e quello che sembra essere Otjk E' da notare in questo caso la sigla Otjk Girovagando su Internet ho visto sull'interessante sito ANTIQUERS questo threads : questo cammeo sicuramente attribuibile a Francesco Carnesecchi per via della firma My grandmother was a Manhattan (New York) socialite, who was born in 1899. If the dates I've been given are correct, this likely belonged to her mother, or even her grandmother. I am told that it is probably either Bacchus or Ariadne. Lisa Mitchell Smith Sempre su cortese segnalazione della caporedattrice di CameoTimes.com e postato da Annette Wagner WWW ANTIQUERS.COM ..........................CAMMEO MADONNA DELLA SEGGIOLA ---RAFFAELLO SANZIO ASTA ..........................ASTA Segnalata dalla signora ANNETTE WAGNER l'immagine di questo splendido cammeo presente all'asta da Fellows Auctions 20 Luglio 2022 che ha la particolarita' di essere datato. la particolarita' di questo cammeo e' di essere datato , cosa inconsueta : anno 1853 E' possibile fosse anche orefice e che talune montature in oro fossero sue creazioni . Sembra avere un'attivita' frenetica sempre in giro per l'Europa a comperare e a vendere a partecipare a esposizioni e a mostre Alcuni dei manufatti da lui prodotti mi paiono meno accurati di altri che sono invece di livello alto, questo molto probabilmente dipende dal fatto che aveva pochissimo tempo sempre in viaggio come era , e quindi alcune opere erano solo per una vendita veloce Ad esempio mi pare di fattura non troppo curata ,forse opera giovanile : in vendita su e-bay un cammeo firmato Che possiamo confrontare con l' intaglio probabilmente successivo conservato al MET di New York: Anche i seguenti due cammei ora di proprieta' di SIMONA BUHUS alla cui gentilezza debbo l'immagine Paiono opera giovanile I due cammei mi hanno lasciato perplesso pur essendo entrambi firmati Il primo pare avere una seconda scritta in basso e comunque e' interessante perche' riproducce la rotazione simmetrica di un intaglio di Luigi Pichler (Roma, 31 gennaio 1773 – Roma, 13 marzo 1854) come fa notare l'attenta redattrice di Cameo Times Quello di Luigi Pichler quello di Carnesecchi
Quello di Pirchler visto ruotato Quasi una prova d'arte nel farlo uguale ma ruotato ( ????) Tenendo conto di 50 anni di attivita' ( era nato nel 1796 circa ed e' probabile fosse attivo assai prima del 1820 visto che nel 29 era gia' a Londra ) e' evidente che vi sono molte opere sue sul mercato che coprono tutti questi 50 anni e quindi anche opere degli inizi
Puo' essere condivisa questa analisi di Pepper Anna, relativa a questi sbalzi di qualita': con la giusta cautela pero'
Con cautela in particolar nodo sul fatto che un'opera firmata possa non essere opera sua , ma solo un marchio di vendita da Based on info that we have discussed here on various threads, as well as the interesting and detailed information from Pierluigi's site, Francesco Carnesecchi was active from the 1820s to the early 1870s. Over his lifetime, he had shops in Rome, Paris and London. It seems that he moved back and forth between these cites at various times in his life. With his cameos, I can think of 3 reasons why they might look different, and there are probably others: 1) his skill and artistry improved over the years, 2) he had apprentices who did the less expensive cameos but they were signed Carnesecchi, or 3) he bought cameos from others and signed his name to them to indicate they were sold by his shop. With multiple shops, he probably could not have singlehandedly carved all the cameos he sold. It is possible that all 3 reasons may have been happening in tandem.
Sulla base delle informazioni che abbiamo discusso qui in vari thread, nonché delle interessanti e dettagliate informazioni provenienti dal sito di Pierluigi, Francesco Carnesecchi fu attivo dagli anni Venti dell'Ottocento fino ai primi anni Settanta dell'Ottocento. Nel corso della sua vita ebbe negozi a Roma, Parigi, e Londra. Sembra che si sia spostato avanti e indietro tra queste città in vari momenti della sua vita. Con i suoi cammei, mi vengono in mente 3 ragioni per cui potrebbero sembrare diversi, e probabilmente ce ne sono altri: 1) la sua abilità e abilità artistica sono migliorate nel corso degli anni, 2) aveva apprendisti che facevano i cammei meno costosi ma erano firmati Carnesecchi, oppure 3) acquistava cammei da altri e firmava loro con il suo nome per indicare che erano stati venduti dal suo negozio. Con più negozi, probabilmente non sarebbe riuscito a scolpire da solo tutti i cammei che vendeva. È possibile che tutti e 3 i motivi si siano verificati in tandem.
Aggiungerei che bisogna forse confrontarsi anche con la durezza del materiale lavorato (???)
e che ovviamente non scartava ma vendeva ugualmente manufatti anche non particolarmente riusciti bene
Inoltre nche il logorio ( l'abrasione ) che ottunde certi rilievi delle figure tende a sminuire certe figure
Va tenuto conto che era gia' in grado di fare questo (sicuramente precedentemente al 1822 anno in cui Antonio Canova muore )
Un ringraziamento particolare alla competentissima caporedattrice di CameoTimes.com per le tante segnalazioni ed informazioni e senza il cui aiuto questa pagina non avrebbe potuto essere realizzata CameoTimes.com è una pubblicazione Internet informativa sul tema dei cammei a New York TRASPARE IN QUESTA PAGINA L'OMBRA DEL MERCATO DELL'ARTE A ROMA NELL'OTTOCENTO GLI IMPORTANTI RISVOLTI ECONOMICI
ALCUNI FONDI :
– Stato Civile di Roma e Provincia (1871-1929): il fondo fu versato dal Tribunale di Roma in diverse tranches nel 2006-2007 ed era costituito dai registri dello Stato Civile Italiano (nascita, morte, matrimonio, indici) relativi a Roma e ai Comuni della Provincia. Per mancanza di spazio nei depositi dell’Archivio di Stato la documentazione fu affidata in outsourcing alla ditta Iron Mountain e conservata presso un deposito ad Aprilia dove nel 2011, a causa di un incendio, tutti i registri andarono distrutti. Per ovviare a tale perdita l’associazione ‘Family Search’ avviò nel 2015 una campagna di digitalizzazione dei ‘primi originali’ conservati presso i Comuni della Provincia di Roma.
dal sito "Portale antenati"
Liste di leva : I fondi dell’Archivio di Stato di Roma: Ufficio di Leva di Roma (1850-1947), costituito da liste di leva, liste di estrazione e decisioni del Consiglio di Leva; Ufficio di Leva del Circondario di Civitavecchia (1850-1899), costituito da liste di leva, liste di estrazione e decisioni del Consiglio di leva.
Per gli arruolati della circoscrizione di Roma (classi 1843-1939) i ruoli matricolari sono raccolti nel Distretto militare di Roma.
dal sito "Portale antenati"
UN IMPORTANTISSIMO PASSO..........INDIETRO : CHI ERA SERAFINO
FRASCATI
Frascati aveva nel 1871 5.952 abitanti , nel 1881 ne aveva 6.297 , nel 1901 ne aveva 8.453 , nel 1911 ne aveva 10.087 Nel 1936 ne aveva 11.763, nel 1951 ne aveva 13.102 Nel 2016 ne aveva 22.331 E' presumibile che nel 1750 fosse una cittadina di 3.000---4.000 persone con circa 300---400 nati annui
Nel fattempo grazie al dr VALENTINO MARCON consigliatomi dal dr UGO ONORATI come esperto dell'Archivio diocesano di Frascati ho conosciuto questo battesimo che si rivelera' importantissimo : (10 marzo 2023, VALENTINO MARCON ) Atto di battesimo che ci rivela una famiglia fiorentina giunta da poco a Frascati
ATTO di Battesimo di Mario Nicola Ignazio Carnesecchi Anno Domini 1752 Giorno 6 febbraio (Archivio Storico Diocesano, Fondo Parrocchia (Cattedrale) San Pietro Apostolo, Frascati. Registro dei battesimi. Liber Baptizatorum 1746-1756, pag. 144)
Mario Nicola Ignazio, nato il giorno 2 (del mese) dal legittimo matrimonio di Serafino Carnesecchi figlio del fu Giovanni Domenico di Firenze e donna Caterina Montanari figlia di Anacleto Cesenatense abitanti di Tuscolo (Frascati), coniugi, fu battezzato con l’imposizione dei suddetti nomi da me Valentino Pellegrini Arciprete. Padrini furono M. Paolo Lucci e Agata Dominici romani mediante il loro mandato di procura da essi contestualmente fatto nelle persone di D. Agostino Bergantelli e di Arcangelo Benigni Romana rest …
Quindi Serafino il padre e' nato a Soffiano (Firenze ) il 27 aprile 1712 da Giovan Domenico ( 1671) di Piero (1623) e da Caterina di Giuseppe Lumachi E Mario e' riconducibile alle genealogie di Soffiano ( Firenze ) che partono intorno al 1500 con un Francesco di cui ancora non conosco il padre e non riesco ancora a collocare genealogicamente Per le genealogie di Soffiano vedi :
I Carnesecchi di Soffiano --Arcetri.......................................... I Carnesecchi di Soffiano ( Firenze )
QUINDI I CARNESECCHI e i CARNESECCA di BARI E QUESTI CARNESECCHI DI FRASCATI SONO RICONDUCIBILI CON CERTEZZA AI CARNESECCHI DI FIRENZE
In via Condotti a Roma sono presenti due individui Carnesecchi Giuseppe il padrone del caffe' Greco e Giovanni un mercante abitante al num 73 di via Condotti Lo stato delle anime di Frascati ci parla di Giuseppe
Il testamento redatto dal notaio Sacchi ci dice che anche Giovanni ,come Mario, e' figlio di Serafino ( Giovanni che pare nato intorno al 1763 piu' giovane di 20 anni rispetto a Giuseppe )
Adesso occorrerebbe capire cosa ci faceva Serafino a Frascati a mezzo settecento , (da ricordare la propensione dei figli ad occuparsi di ristorazione) Quanto allo stock onomastico : I fratelli di Serafino avevano nome : Giuseppe Maria ; Giovanni Battista; Giovan Pietro ;Piero; Antonio: erano morti bambini i suoi fratelli : PierBenedetto; Benedetto; Gaetano
|
CONCLUSIONE : La presenza di Carnesecchi a Roma e' quindi da legarsi a tempi abbastanza moderni
Ed e' da legarsi alla famiglia di Serafino proveniente da Soffiano -Arcetri , sicuramente dei Carnesecchi fiorentini
Ed e' quasi certo che la gente di Ceprano debba legarsi a questa famiglia tuscolana
Da notarsi la presenza a Napoli ai primi del settecento di un mercante Tommaso Carnesecchi che suppongo di origine in Arcetri-Soffiano ( Firenze )
Storia dei Carnesecchi I Carnesecchi di Soffiano ----Arcetri
Questa famiglia decaduta ad un ruolo contadino, e quasi condannata a vivere perifericamente da Firenze , ha questo sussulto ripristinando una tradizione mercantine nel settecento
sociologicamente mi pare cosa assai interessante
Una vitalita' genetica molto particolare dimostreranno con Mario a cui si devono i Carnesecchi pugliesi
Pur non sapendo il mestiere esercitato da Serafino a Frascati rimango colpito per la vocazione alla ristorazione dei suoi figli
Ricordo la possibilita' di Pietro come ulteriore figlio di Giuseppe, oltre ad Agostino
La conferma mi viene dalla grande cortesia del dr MARCELLO RAVAIOLI
Sperando di apportare un nuovo elemento a questo interessante argomento, Le comunico che, consultando gli indici degli atti notarili di Roma per l'anno 1808, ho trovato le seguenti trascrizioni entrambe a rogito del notaio Giovanni Battista Sacchi (30 notai capitolini, ufficio 4):
- 5 luglio emancipazione Giuseppe e Pietro Carnesecchi
- 5 luglio emancipazione Giuseppe e Agostino Carnesecchi
I riferimenti archivistici di cui sono in possesso sono quelli rivenienti dagli indici di Imago II e dalla consultazione dell'inventario dell'ufficio 4 dei Trenta Notai Capitolini.
da cui si ricava che il volume del notaio Sacchi in cui sono contenuti è il numero 568, relativo al trimestre giugno-settembre 1808 e complessivamente composto da 1934 carte. Non avendo consultato materialmente questo volume non sono ovviamente in grado di indicarLe la precisa numerazione di carta.
Le allego le immagini tratte dagli indici.
E' informazione importante, perche' oltre a definisce la figura di Pietro come figlio di Giuseppe , fa pensare a una preoccupazione di Giuseppe ( penso al vizio del gioco di Agostino ) che vuole scindere la propria responsabilita' dalla loro
Io ho trovato questa definizione di emancipato :
Con l'emancipazione, quindi, il minore otterrà un anticipo temporaneo dei benefici e degli effetti concessi dalla maggiore età, potendo da questo momento in poi compiere validamente la maggior parte degli atti e delle attività legali che può compiere qualsiasi persona con piena capacità di agire.
Non so niente dell'emancipazione "romana" ma
Nell'antichita' fiorentina l'emancipazione non era legata ad una minore o maggiore eta' ma era legata ad una separazione di responsabilita' di fronte alla societa' delle aziende dei figli rispetto alle garanzie del padre. Che doveva avvenire con atto notorio per cautela dei creditori
Sto immaginando che i due atti del 5 luglio riguardino Giuseppe (padre ) il proprietario del Greco e i suoi due figli Pietro ed Agostino e che servano a disgiungere la responsabilita' del padre dalla situazione economica dei figli. Pietro e Agostino gia' maturi
Mi conferma il dr RAVAIOLI :
Credo anche io che la emancipazione di cui ai due atti non sia legata all'età dei figli ma a una qualche operazione economica da compiersi nella quale ricadevano conseguenze presenti o future sia per il padre che per i figli. Ho trovato infatti altri casi di questo genere nelle mie ricerche e gli emancipati, anche per i canoni dell'epoca, erano già uomini maturi.
Ed infatti Agostino che si uccide nel 1812 nel 1808 avrebbe gia ' avuto circa 35 anni e probabilmente almeno un figlio Giovanni
Di Pietro non conosco l'eta' , mi pare di sapere solo che era gia' padre di Angela
Quanto riportatomi dal dr MARCELLO RAVAIOLI circoscrive la discendenza di Giuseppe e ci mostra come per un certo periodo il notaio Sacchi e' il notaio di riferimento per tutta la famiglia e potrebbe essere anche il notaio che ha soprasseduto alla vendita del caffe'
La corista di Bracciano del 1834 e' abbastanza probabile sia Caterina la figlia che figura minore nel testamento di Giovanni
E' da sistemare genealogicamente il Toto ( suppongo Antonio) Carnesecca ( suppongo Carnesecchi ) di cui narra La Frusta nel 1872; di cui per ora non ho trovato altre notizie e quindi non sono riuscito a stabilire padre e nonno
Di Pietro non ho dati anagrafici ne' episodi della vita lo conosco solo per questa sua figlia
ANGELA di PIETRO
( Molto interessante la presenza di un o una Carnesecchi per ora sconosciuto a Roma come fabbricante di mosaici : CARNESECHI A. )
Forse e' questa Angela di Pietro
Angela Carnesecchi fu Pietro muore a Roma nel 1877
e' vedova di Pietro Mazzotta
L'atto civile di morte rintracciatomi da ..... del sito Tuttogenealogia.it , rivela che e' nata a Roma e al momento della morte si presume abbia circa 60 anni
a Ripatransone era nato il figlio Augusto Mazzotta morto a Roma il 7 ottobre 1912 a 77 anni
Credo che Augusto sia stato un avvocato a Roma
considerando che siamo in un periodo che l'eta' alla morte e' affidabile
quindi circa nel 1835 Angela era a Ripatransone
ma non era di origine marchigiana bensi romana era nata intorno al 1815 e si trovava a Ripatransone con il marito o con la famiglia originaria
Ripatransone è un comune italiano di 4 115 abitanti della provincia di Ascoli Piceno nelle Marche. Il paese, situato su un alto colle a breve distanza dal mare Adriatico.
dovrei verificare cercando sugli stati delle anime di Ripatransone se trovo tracce della sua famiglia d'origine
Da notare , nell'anagrafe capitolina , la morte di Enrico di Ettore , ma questa presenza a Roma e' slegata dai Carnesecchi romani. E' il figlio infante di Ettore Carnesecchi vulgo Coppini , scenografo, ballerino, artista
Vedi :
Carnesecchi vulgo Coppini I Carnesecchi vulgo Coppini famiglia di lunga tradizione artistica
PRATICAMENTE CERTA E' LA RELAZIONE TRA LA FAMIGLIA DI FRASCATI E I CARNESECCHI DI CEPRANO
IL COGNOME RARO DIREI UNICO IN ZONA
I NOMI GIOVANNI E AGOSTINO
Giovanni di Agostino, come vediamo
la suggestione dei nomi e' forte Giovanni come uno dei figli di Serafino , Agostino come il figlio suicida di Giuseppe
Giovanni fa tappa a Frosinone prima d'insediarsi a Ceprano
IL VIAGGIO DI GIOVANNI
Giovanni ha due figli maschi : Enrico ed Agostino
il nome del padre di Giovanni e' nell'atto di battesimo proprio di Agostino (ca 1837 ) e di Enrico ( nato nel 1839)
Con la caduta di Napoleone Bonaparte lo stato civile napoleonico venne soppresso e i dati anagrafici tornarono ad esser raccolti unicamente tramite i registri religiosi
Non esiste uno Stato civile alternativo ai documenti religiosi
E' grazie ai dottori LUISA ALONZI e FRANCESCO ZANGRILLI dell'Archivio diocesano ( di Frosinone Veroli Ferentino) che faccio un passo avanti decisivo
I dottori ritrovano il battesimo di Enrico
dal battesimo si vede che il padre di Giovanni ha nome Agostino
Debbo trovare ulteriori conferme , ma il pensiero corre con sufficiente sicurezza all'Agostino di Giuseppe ( padrone del caffe' Greco ) , morto suicida nel 1812
chiesa di Santa Maria Assunta di Frosinone
Registro dei battesimi num 19 ( 1810--1844 )
carta 312 verso
N° 2001. Die 26 d(ict)i. Ego D(ominus) Can(oni)cus Gaspari V(ice) C(urato) baptizavi juxta ritum S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) Enricum heri natum ex Ioanne q(uondam) Augustini Carnesecchi, et Gertrude fil(ia) Nicolai Testa conj(ugibus). Patrini fuere Ioannes et Dominica conj(ugibus)
26 febbraio 1839
quindi nato il 25 febbraio 1839
traduzione per la cortesia di Luca -Sito Tuttogenealogia
nota bene il qm=quondam , cioe' figlio del fu Agostino .......
Giovanni di Agostino Carnesecchi dall'eta' dei figli possiamo ritenere nato poco dopo il 1800 e ovviamente prima del 1813, visto che il padre Agostino era morto nel 1812
Giovanni dopo essere rimasto a Frosinone ( almeno tra il 1837 e il 1839 ) deve essersi trasferito a Ceprano ai confini dello Stato pontificio
Questo trasferimento necessariamente e' avvenuto dopo la nascita di Enrico ( 25 febbraio 1839 )
A Ceprano comprera' la locanda Trani che diverra' la Locanda Carnesecchi
foto tratta da "Ceprano antico"
foto tratta da : Ceprano, quattro passi nel tempo. Un tour immaginario dal 1870 ai giorni d’oggi ---blog di Aldo Cagnacci
Dopo l'acquisto ( o piu' probabilmente l'affitto --come mi dice Marco Carnesecchi ) Giovanni gestira' la locanda,
Abbiamo una data inferiore per il possesso della locanda e quindi per la presenza a Ceprano di Giovanni
Garibaldi pernottera' nella locanda durante il periodo della Repubblica romana del 1849
( Nel 1849 tutti e due i figli erano troppo giovani Agostino 12 e Enrico 10 ) e la locanda e' chiamata dai racconti garibaldini : LOCANDA CARNESECCHI
Giovanni dovrebbe poi essere morto a Ceprano
Molto importante e' l'atto di morte di Giovanni ( per quanto normalmente gli atti di morte sono imprecisi ) che dovrebbe confermarci la nascita a Roma .
Cosi come molto importante gli stati delle anime del 1810 /1811 di Agostino Carnesecchi nella Parrocchia di Santa Maria in via ( via Cacciabove ) a Roma che dovrebbe elencare anche Giovanni fra i figli di Agostino di Giuseppe
ENRICO (1839 +1878) ereditera' la gestione della locanda dal padre e da Enrico passera' al figlio di questo Vincenzo
Dietro all’albergo c’erano le stalle dei cavalli delle diligenze per il trasporto di persone e servizio postale
( Locanda e servizio di vetture )
UN EPISODIO :
( liberamente dal sito del Comune di Arce) Nel maggio del 1849, Garibaldi, proveniente dalla Repubblica romana, alla testa di quattromila uomini, portò un attacco al Regno delle Due Sicilie.
Sconfitte le truppe borboniche a Velletri, oltrepassò i confini pontifici dirigendosi verso Arce. Entrato nel Regno delle Due Sicilie nei pressi della Dogana di Collenoce si scontrò con 114 arcesi della locale Guardia urbana, capeggiati da Nicola Grossi. Data la disparità delle forze in campo il combattimento durò poche ore e, avuta la meglio, Garibaldi e le sue truppe giunsero in Arce, acquartierando in località Castello. A riguardo la storiografia narra della volontà del condottiero di proseguire verso Napoli nell’intento di rovesciare la monarchia Borbonica, consapevole di non incontrare opposizione armata, dal momento che i borbonici, in rientro dalla campagna romana, percorrevano la via Appia. Nello stesso pomeriggio un dispaccio di Mazzini gli ordinava di fare ritorno a Roma. A malincuore obbedì, probabilmente inconsapevole che da Napoli un contingente era in marcia verso Arce.
Il 27 maggio 1849 Arce fu occupata per l'arco di una giornata dagli uomini di Giuseppe Garibaldi che avevano proclamato la Repubblica nei possedimenti del Papa: quel giorno dall'unico campanile della chiesa parrocchiale allora esistente sventolò, per la prima volta sia pur per poche ore, il tricolore italiano.
Garibaldi a Ceprano nella locanda Carnesecchi ai tempi della Repubblica romana
………………….Garibaldi scrisse immediatamente una lettera al Mazzini, in cui lamentava di non poter cogliere il frutto della propria impresa. A malincuore, però, obbedì, lasciando Arce (ed il Regno) la sera dello stesso giorno, pernottando in Ceprano su una panca della locanda Carnesecchi.
Biblioteca storica del risorgimento italiano pag 204 ediz 1902
Garibaldi invece nella notte dal 27 al 28 lo troviamo di ritorno a Ceprano dove dormi alla meglio su una tavola nella locanda Carnesecchi e il 28 era a Frosinonecol grosso delle sue forze......
Sara' probabilmente il fascino di questo incontro giovanile che portera' Agostino , altro figlio di Giovanni, a seguire Garibaldi dopo l'impresa dei mille , combattendo in diverse guerre unitarie come garibaldino
LINK CORRELATI
I Carnesecchi di Soffiano --Arcetri.......................................... I Carnesecchi di Soffiano ( Firenze )
Avevo detto :
"Fondamentale si e' rivelato il nome del padre di Mario : Serafino
Ritengo che la famiglia di Serafino godesse di un certo benessere e potesse essere gia' legata alla ristorazione : cuoco (??)
Merita di considerare che Mario a Monopoli sara' cuoco , aprendo alla considerazione che lo stesso Serafino fosse dedito alla ristorazione"
Eccoci ad aggiungere alla presunta vocazione familiare : Giuseppe e Giovanni
La locanda di Ceprano ed i nomi di Giovanni e di Agostino pongono un ponte tra Frascati Roma e Ceprano,
I Carnesecchi a Ceprano .........................................................Albero di Enrico Carnesecchi
I Carnesecchi a Ceprano........................Albero di Agostino Carnesecchi
I Carnesecchi a Ceprano ...........................................L'eroico tenente colonello dei Carabinieri Giovanni Carnesecchi
I Carnesecchi a Bari ............................................................................... I Carnesecchi in Puglia
l'ing Francesco Carnesecchi e l'ing Giuseppe Carnesecchi a Bari e l'urna del beato Raimondo a Napoli
Un Carnesecchi fiorentino ..............................................................................Tommaso Carnesecchi a Napoli
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
A pochi passi dalla magnifica fontana della Barcaccia realizzata dal Bernini proprio nel cuore di quella piazza di Spagna, che inizia a splendere nel ‘700 grazie all’incredibile scalinata di Trinità dei Monti, proprio lì in via Condotti si trova uno dei gioielli di Roma: L’Antico Caffè Greco
A few steps away from the magnificent Barcaccia fountain by Bernini right in the heart of Piazza di Spagna, which began to shine in the 18th century thanks to the incredible Trinità dei Monti’s Steps, right there on Via Condotti is one of Rome’s jewels: Antico Caffè Greco
Il termine turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici odierni come cultura di massa ebbero origine dal "Grand Tour"
IL GRECO : UN EMBLEMA DEL "GRAN TOUR" E DEGLI INIZI DI UN SETTORE IMPORTANTE NELL'ECONOMIA ITALIANA ODIERNA
Quante famiglie legano oggi le loro entrate economiche al flusso turistico ?
Ecco come tutto comincio'
Il Grand Tour era un lungo viaggio nell'Europa continentale intrapreso dai ricchi dell'aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l'Italia.
Il termine turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici odierni come cultura di massa ebbero origine proprio dal Grand Tour.
Durante il Grand Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l'arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici, studiando e facendo acquisti.
L'Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei luoghi più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico, gli inglesi vennero a contatto con le opere di Palladio a Venezia e nel Veneto e con il Neoclassicismo a Napoli. Durante il viaggio i giovani potevano acquistare, secondo le loro possibilità e i mezzi, numerose opere d'arte e cimeli, e visitare le rovine di Roma, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state riscoperte proprio allora (a partire dal 1748).
...................................
Il successo del libro di Thomas Coryat Coryat's Crudities del 1611 è spesso considerato come l'inizio della mania per Grand Tour. Mentre l'espressione Grand Tour sembra aver fatto la sua comparsa sulla guida The Voyage of Italy di Richard Lassels, edita nel 1670. Al Grand Tour, specie verso l'Italia, non erano estranei i giovani degli altri paesi europei, come la Germania e la Francia. Anche Johann Wolfgang von Goethe, di cui si è già accennato, realizzò il suo Grand Tour in Italia dal 1786 al 1788 di cui scrisse nel suo famoso Italienische Reise. Il Grand Tour fu occasione per la pubblicazione di numerosi libri guida: uno dei primi fu An Account of Some of the Statues, Bas-Reliefs, Drawings, and Pictures in Italy (1722), scritto dai pittori inglesi Jonathan Richardson il Vecchio (1665-1745) e suo figlio Jonathan Richardson il Giovane (1694-1771).
...................................
by Wikipedia voce "Gran Tour"
In questa storia di una nuova progettazione dell'economia cittadina , che superava la visione del solo turismo religioso, un suo piccolo ruolo, piccolo ma importante per la lunga lista di intellettuali che ha finito per coinvolgere, lo ha avuto l'antico caffe' Greco di via Condotti .
Il Greco, ancor oggi, con la sua esistenza e' testimonianza e memoria di quegli inizi
Ora attraversa un periodo molto critico
per tutto questo mi sento di condividere l' appello della proprieta' del marchio
Qualcuno ha detto che il Caffè Greco ha il suo fascino tutto all’interno.
Vero, lo diciamo con un po’ di amaro in bocca e vi spieghiamo il motivo: solamente coloro che non hanno una cultura storica di Roma e del Caffè Greco possono affermare ciò, al contrario se avessero un minimo di lumi potrebbero fermarsi sulla soglia dell’Antico Caffè Greco e guardare giù per Via Condotti riuscendo a scorgere l’appartamento dove Keats risiedeva nella speranza di sconfiggere la tubercolosi e magari, di sfuggita, si potrebbe intravedere la figura schiva del Leopardi uscire dalla sua dimora.
Non è finita qui, restando sull’uscio del Caffè, alzando lo sguardo si può osservare l’appartamento di Hans Christian Andersen. A sinistra verso Piazza di Spagna, volgendo lo sguardo in alto verso la scalinata di Trinità dei Monti, si potrebbe udire la voce di Giacomo Casanova, mentre sopraggiunge, con la sua andatura sorniona, all’Antico Caffè Greco.
Fuori dal Caffe c’è Roma, la città eterna e l’Antico Caffè Greco sono intimantente correlati da storia, arte e passione.
Non lasciamo che tutto ciò venga sepolto.
by Antico Caffè Greco
(26 Aprile 2021)