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ing.Pierluigi Carnesecchi

indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm

 

Storia dei Carnesecchi 1

Storia dei Carnesecchi 2

Storia dei Carnesecchi 3

 

I Carnesecchi nella citta' di Prato

Devo le informazioni di questa pagina all'immensa cortesia del Dr Vieri Mazzoni dell'Universita' di Firenze e dell'amico dr Roberto Segnini

 

 

 

Breve cenno di storia

Dal sito http://www.pratoartestoria.it/id126.htm

 

 

Benché tanto inferiore per consistenza demografica rispetto alle città vicine, Firenze e Bologna in particolare, che avevano decine di migliaia di cittadini, la piccola Prato (nel 1298 quattromila abitanti fra "terra murata" e "borghi urbani") seppe inserirsi nella politica regionale, influendo talvolta anche in ambiti più vasti. Le varie vicende diplomatiche e belliche svoltesi fra il XII e il XIII secolo attestano la vitalità e il prestigio della repubblica pratese, il cui territorio (dai confini un po' variabili attraverso i tempi, ma sempre con più di diecimila abitanti extraurbani) comprendeva gli attuali comuni di Prato, Vaiano, Poggio a Caiano (in gran parte), frazioni di quello di Carmignano (Montalbiolo ecc.) e Montemurlo (Monteferrato) oltre a porzioni minori degli odierni comuni di Cantagallo, Calenzano, Campi Bisenzio e, forse, Tizzana (oggi Quarrata) e Agliana. La guerra con Pistoia, conclusa vittoriosamente nel 1193, aveva accresciuto i domini di Prato, la quale intanto riusciva - unica città in Toscana - ad assorbire anche territori del contado fiorentino, fra Bisenzio e Marina.

Ad una prima fase di predominio ghibellino, durante la quale la città fu spesso sede dei vicari imperiali per la Toscana ed ospitò più volte gli imperatori Arrigo IV ed Ottone IV, successe, con qualche parentesi, un lungo periodo di preponderanza della parte guelfa, alla cui causa in una sfera più ampia, Prato dava intanto un valido apporto di carattere militare, con un impegno cui non erano certo estranee le ragioni di un'accorta politica commerciale che si giovava dell'appoggio dei maggiori comuni schierati nello stesso campo.

Il fattore determinante che faceva di Prato una città guelfa va ricercato nell'importanza che assai per tempo assunsero nella vita cittadina le classi popolari, naturalmente ostili all'Impero ed ai magnati che da quello ritraevano autorità e sostegno. Già nel 1193 al regime aristocratico dei consoli si era sostituito quello podestarile: ma il governo cittadino doveva ancora più democratizzarsi per una costante spinta dal basso di nuove forze sociali. Mentre vivaci fermenti agitavano la società pratese, che dalla fine del XII secolo alla metà del '200 fu tra le più pronte ad accogliere, elaborare e diffondere idee innovatrici spinte fino alla negazione di ogni struttura statale, la classe artigiana organizzata come un vero Stato nello Stato - economicamente nelle Arti, militarmente nelle Società del Popolo - riusciva nel 1240 ad affermare il proprio potere in opposizione alla Società dei Militi che riuniva il patriziato ed alle Arti maggiori dei mercanti e dei giudici, anticipando di anni quell'evoluzione che doveva poi verificarsi anche in altre città. Istituzionalizzato con la creazione della magistratura del Capitano del Popolo, tale ordinamento, pur lasciando ai margini altri strati sociali (peraltro in parte rappresentati dal Consiglio Generale), costituì un sistema dei più avanzati fra quanti mai reggessero una città-stato medievale, assicurando al governo una base popolare insolitamente ampia per l'epoca.

Nell'ultima delle parentesi di predominio ghibellino che dicevamo (1239-1250), Prato tornò ad essere sede del vicariato imperiale per la Toscana, con Pandolfo di Fasanella e Federico di Antiochia, figlio dell'imperatore Federico II di Svevia e appunto vicario con titolo regale per l'intera regione (nel 1241 sarà in città anche Enzo re di Sardegna, altro figlio di Federico II). Certo per volontà del padre il d'Antiochia ingrandisce e trasforma l'antico fortilizio al centro di Prato, per farne sostegno del potere ghibellino, presidio della via fra Germania e regno siculo-napoletano, infine simbolo della maestà dell'Impero: nasce così (ma non sarà terminato per la morte nel 1250 dell'imperatore e il rapido mutare delle sorti politiche) uno dei più splendidi esempi di architettura sveva, frutto di quella cultura federiciana che era nutrita di apporti classici, nordici e saraceni.

Nel 1249, dal castello pratese in costruzione, il d'Antiochia guida alla presa della guelfa Firenze i suoi cavalieri germanici rafforzati da milizie pratesi e da fuorusciti ghibellini toscani: dopo tre giorni di assedio Firenze cede il 2 febbraio ed i guelfi fiorentini sono in fuga. Il d'Antiochia li caccia anche per le campagne e conquista pure Capraia sull'Arno dove una parte di essi si era rifugiata, presso un ramo degli Alberti di Prato passati (fatto singolare) a Parte Guelfa. La spedizione del '49 entrerà probabilmente nel DNA storico dei fiorentini, che vedranno a lungo Prato come una minaccia e cercheranno di ottenere il presidio del temibile castello pratese.

Fra tante avventure la repubblica pratese prosperava comunque nelle attività economiche e sviluppava la sua civiltà municipale. Fioriva la lavorazione della lana, esercitata già nell'epoca feudale (sia pure entro le strette maglie dell'economia curtense) ed apertasi col dodicesimo secolo a ben più vasti orizzonti, tanto che il panno pratese poteva affermarsi in tutti i paesi europei e mediterranei. Fino dal 1108 - prima quindi di Firenze - è documentata la esistenza di gualchiere: al servizio di queste e di altri opifici Prato creava, o ricostruiva, fra l'XI ed il XIII secolo, il sistema di canalizzazione delle gore, uno dei più antichi esempi in Italia di razionale utilizzazione della forza idraulica. Mentre già nel '200 sorgevano lungo il Bisenzio alcune delle prime cartiere d'occidente, l'arte tradizionale delle terrecotte e del marmo (il "verde di Prato") guadagnava mercati sempre più ampi; anche altre attività artigianali pratesi trovavano sbocco alla loro produzione fuori dei confini. L'agricoltura partecipava del generale sviluppo economico: il Comune favoriva la emancipazione sociale e quindi l'incremento produttivo nelle campagne (precocissima fu nel Pratese l'affermazione della mezzadria, nel medioevo strumento di progresso), intraprendeva bonifiche, formava un vasto demanio pubblico di terre da mettere a coltura. È da notare come già allora Prato esportasse anche vino di poggio e di piano.

L'architettura pratese, accogliendo varie influenze e svolgendo un ruolo primario nell'elaborazione del policromismo toscano, si caratterizza con proprie forme, costituendo l'espressione più alta di un'autoctona civiltà artistica cittadina, il cui ciclo vitale, iniziatosi già coi mosaici pavimentali di San Fabiano (IX-X secolo), durerà almeno per tutto il periodo tardo gotico. Un vivo senso cromatico permeava in epoca romanica l'intero tessuto edilizio della città, le chiese e i chiostri dal paramento marmoreo, i palazzi merlati costruiti in laterizio e in alberese dal caldo color avorio, i portici, le sessanta torri gentilizie che dominavano un'armoniosa maglia viaria, dove fondaci e laboratori si raggruppavano in particolari strade secondo la loro attività. Numerosi, fin dal '200, i miniatori e pittori locali, fra i quali ebbe particolare rilievo la vigorosa personalità di Bettino Corsini. La città vantava poeti, teologi, matematici e il Comune assecondava il fiorire dei più vari interessi intellettuali promuovendo scuole di retorica e un lettorato di medicina.

Con le nuove fazioni dei Bianchi e dei Neri, gli inizi del trecento videro in Prato il riacutizzarsi delle lotte di parte, alimentate, più che da motivi ideali, da interessi politici ed economici e da tradizionali rivalità fra consorterie. Lotte d'altronde mai del tutto sopite: anche dopo la fine di Manfredi e Corradino di Svevia alla quale Prato aveva concorso inviando truppe a Carlo I d'Angiò, la fazione ghibellina pratese si era infatti mantenuta a lungo agguerrita, tentando più volte di rientrare in città con la forza delle armi. Tentativi sempre infrantisi contro la poderosa fortezza e rintuzzati dalle scorrerie della cavalleria cittadina; le imprese dei fuorusciti, arroccati a Capalle e Montemurlo, misero però spesso in allarme il guelfismo toscano, che da parte sua rispondeva giurando proprio nella città del Bisenzio un'alleanza dei Comuni guelfi (1282) e scegliendo Prato come sede della lega.

Alle discordie intestine cercò di porre tregua una delle più eminenti personalità politiche del tempo, il celebre cardinale pratese Niccolò Albertini. Con la missione di pacificatore dell'Italia che aveva ricevuto dal pontefice Benedetto XI nel 1304, egli iniziava un ampio disegno di mediazione e di ricerca di uno stabile equilibrio che avrebbe poi proseguito su scala europea sventando le mire francesi sulla corona imperiale, favorendo l'elezione di Arrigo VII di Lussemburgo e sostenendo Clemente V. In quell'anno Niccolò fu anche a Prato in veste di paciere, intanto che Firenze gli affidava la signoria e la riforma degli statuti e Pistoia lo faceva suo podestà e capitano. Proprio le fazioni della città natale dovevano però rendere vano in Toscana il generoso tentativo dell'Albertini. Contro i pratesi "perturbatori della pace" a Firenze si bandì una spedizione militare, ma Prato, con un abile stratagemma, seppe fermare nei pressi di Campi un forte esercito nemico. Malgrado tutto questo il cardinale, dotato evidentemente delle virtù che sperava d'infondere negli altri, non cessò dalla sollecitudine verso i riottosi concittadini: negli anni successivi fece anzi eseguire a Prato importanti opere pubbliche, anche di carattere monumentale, ampliò la biblioteca di San Domenico, istituì a Parigi un collegio per i pratesi che studiavano in quel grande centro universitario.

òAggravandosi la situazione interna, Prato, così come altri comuni vicini, risolse infine nel 1313 di porsi sotto la protezione del re di Napoli Roberto d'Angiò e di nominarlo signore della città, con diritto di trasmettere il titolo ai successori; questo pur conservando - con la flessibilità tipica degli organismi medievali - il proprio ordinamento repubblicano.

La dinastia francese originaria dell'Anjou svolgeva da tempo un ruolo di primo piano nelle vicende civili pratesi e toscane; i pratesi avevano combattuto a fianco di Carlo I e Roberto era il sovrano cui Convenevole da Prato, anticipando le idee politiche del discepolo Petrarca, aveva dedicato un poema esortandolo a farsi unificatore guelfo dell'Italia. Una statua del re venne posta sul palazzo del Popolo, la sua effigie comparve sul "gigliato" battuto dalla zecca pratese: ma alla prova dei fatti la città mal tollerò i vicari angioini, che si trovarono ben presto esautorati. Dietro i tumulti che portarono alla loro caduta erano i Guazzalotti, potente famiglia cittadina di cambiatori e letterati, artisti e uomini d'arme, che monopolizzava le cave di marmo del Monteferrato, aveva significativamente elevato presso i palazzi comunali un orgoglioso complesso di dimore turrite e non nascondeva ormai le sue ambizioni. Cacciati i vicari, vinte in battaglia le consorterie rivali dei Rinaldeschi e dei Pugliesi, essi giunsero in pratica ad avere la signoria della città.

In un periodo così travagliato della sua storia Prato sostenne gagliardamente la lotta contro Castruccio degli Antelminelli, signore ghibellino di Lucca e Pisa, che conquistata Pistoia - alla cui difesa avevano partecipato milizie pratesi - muoveva contro le altre due città della pianura. Avute col tradimento le rocche di Montale e Montemurlo che gli avevano opposto coraggiosa resistenza, egli si spinse con un forte esercito a dare il "guasto" fino a Calenzano e a Signa, ma fu respinto dalle mura di Prato. Nel 1328 i pratesi, avendo per capitani Chiolo Guazzalotti e Guido del Cinque, passarono anzi all'offensiva sul Montalbano, vincendo a Carmignano le truppe dell'Antelminelli.

Allontanato infine il comune pericolo, tornò ad acuirsi il contrasto che già da tempo opponeva Prato a Firenze ed aveva alle sue origini gratuita animosità reciproca, rivalità economiche, conflitti di giurisdizione. L'enorme disparità di forze non poteva lasciare dubbi sull'esito finale del confronto: pure i pratesi resistettero a lungo con abilità e fierezza, alternando concessioni e rappresaglie.

 

 

 

Dal sito http://www.pratoartestoria.it/id126.htm

 

Nel 1328 i pratesi, avendo per capitani Chiolo Guazzalotti e Guido del Cinque, passarono anzi all'offensiva sul Montalbano, vincendo a Carmignano le truppe dell'Antelminelli. Allontanato infine il comune pericolo, tornò ad acuirsi il contrasto che già da tempo opponeva Prato a Firenze ed aveva alle sue origini gratuita animosità reciproca, rivalità economiche, conflitti di giurisdizione. L'enorme disparità di forze non poteva lasciare dubbi sull'esito finale del confronto: pure i pratesi resistettero a lungo con abilità e fierezza, alternando concessioni e rappresaglie. Dopo varie vicende politiche e militari si giunse alla guerra del 1350 e Prato, accusata di aver tentato di far ribellare Colle Val d'Elsa a Firenze, venne assediata dall'esercito fiorentino. Stremata da un'epidemia e agitata dalle fazioni contrarie ai Guazzalotti, la città dovette cedere alla forza del numero e patteggiò una resa onorevole.

L'anno successivo, per 17.500 fiorini d'oro Firenze comprava dalla regina Giovanna di Napoli, testimone del contratto Giovanni Boccaccio, quei diritti su Prato che da tempo gli Angioini non erano più in grado di esercitare.


Prato mantenne comunque l'autonomia, e in forza dei patti del 1350 si assicurò statuti, leggi e magistrature proprie; soprattutto mantenne la sua individualità e la sua ragione d'essere. Non mancarono tentativi di recuperare la completa indipendenza. Congiure, tumulti, insurrezioni si susseguirono dal 1351 al 1353, quando Jacopo di Zarino Guazzalotti invase da nord con le sue masnade la Val di Bisenzio, e si ripeterono poi alla fine del '300 ed ancora nel secolo seguente. Per decenni un gruppo di fuorusciti pratesi sostenne la causa della libertà, combattendo contro Firenze e intessendo una rete d'intrighi che giunse ad interessare anche i Visconti duchi di Milano; proprio in questo ambiente di esuli iniziava la sua carriera Bartolommeo Gherardacci detto il Boccanera, il celebre capitano di ventura pratese che divenne consigliere del reame di Napoli e signore di San Felice e Ruvo di Puglia. I Guazzalotti, perduta la signoria e allontanati dalla città dove le loro dimore venivano atterrate, furono i maggiori protagonisti della resistenza. Ma ancor più dell'amore di patria era in loro vigoroso l'interesse di parte: gli esuli che volevano riportare Prato all'indipendenza erano perciò temuti dagli antichi rivali che ne avevano preso il posto e primeggiavano nella città. Pronti ad opporsi con le armi ai liberatori, essi ne resero vano ogni tentativo; fattisi per calcolo fautori di Firenze, ricevevano da questa onori, prebende e cariche, favorendo il formarsi di uno spirito pubblico che vedeva Prato rispetto a Firenze non come una rivale tenuta con la forza, ma piuttosto come amica ed alleata, partecipe di eguali fortune. Cavalieri e balestrieri pratesi, con le insegne del loro Comune, combatterono così a fianco dei fiorentini; Prato eleggeva fra i suoi cittadini il connestabile di Castiglion Fiorentino e i castellani delle rocche di Barga. D'altronde Firenze era ben conscia di non avere a che fare con un comunello rurale e cercava di blandire l'irrequieta vicina (essendo anche "[...] i Pratesi più ringhiosi che non fosse lor possa" come scriveva nel '400 l'Anonimo fiorentino commentatore di Dante): così si occupava di farla "città di vescovado", con una diocesi che si sarebbe estesa da Montemurlo a Carmignano, da Gricigliana in Val di Bisenzio ad Artimino; ma la morte di Papa Alessandro V (1410) impedì la firma del decreto istitutivo. Comunque la "vocazione" territoriale di Prato venne ribadita istituendovi nel '400 una "podesteria maggiore" la cui giurisdizione comprendeva le Podesterie di Prato (con Vaiano), di Carmignano (con Poggio a Caiano) e di Campi (Bisenzio) col Comune di Montemurlo. Ma la città appariva tuttavia in declino, per la perdita della completa indipendenza e per la pressione fiscale, con la popolazione urbana ridotta a meno di 4.000 anime;

 

 

 

 

 La città di Prato venne protetta nel Medio Evo da due cerchie murarie in diversi momenti storici. L’abitato si formò dopo l’unione di Borgo al Cornio e Borgo al Prato. Nel XII secolo si costruì la prima cerchia di forma quadrangolare, con la crescita dell’importanza della città nel commercio della lana, costituita da blocchi squadrati di pietra alberese e comprendente otto porte.
Nel XIV secolo, l'espansione dei sobborghi fuori dalla cerchia muraria portò alla necessità di nuove fortificazioni. Il prima tratto della seconda cerchia si estendeva per tutta la lunghezza del Mercatale, il secondo tratto di mura, terminato nel 1332, arrivava fino a porta Gualdimare. Fra il 1338 e il 1351 furono costruite le mura fra questa e porta Santa Trinità. Dopo l’interruzione dovuta alla peste del 1348, la costruzione del tratto di mura mancante riprese nel 1382.
Il cassero, che spicca nelle mura, fu voluto dai fiorentini per unire la piccola fortezza da loro eretta a ridosso delle mura, con la porta orientale del castello. Il muro merlato presenta una serie di finestre a lunetta alternate a finestrini rettangolari.
Il numero di porte della città, otto, nella prima cerchia muraria, implicò anche l'organizzazione dello spazio all'interno delle mura.

L'organizzazione dello spazio all'interno delle mura era anche a Prato definito originariamente dalle principali aperture della cerchia che circondava la città. Le otto porte (porta S. Giovanni, porta Tiezi , porta Capo di Ponte, porta Corte, porta S. Trinita , porta Fuia, porta Gualdimare e porta al Travaglio) dividevano la terra in otto circoscrizioni omonime nelle quali era divisa la città.

Questa suddivisione in "ottavi"rappresenta nel panorama urbano della Toscana dell'epoca una nota originale. Infatti la partizione avveniva solitamente per terzieri (Siena, Volterra e Pisa), per sestieri (Firenze dal XII secolo sino al 1343) oppure per quartieri ( Pistoia e Arezzo).

 

Tuttavia, per facilitare la vita amministrativa locale fu deciso dal Comune di riunire le otto porte a due a due.

 

Gli "ottavi", divenuti quindi "quartieri", erano i seguenti:

  • Porta S. Giovanni e Porta al Travaglio (quartiere di S. Stefano); lo stemma era costituito da un leone giallo in campo rosso;
  • Porta Gualdimare e Porta Fuia (quartiere di S.Maria); lo stemma era costituito da un orso nero in campo giallo;
  • Porta S. Trinita e porta a Corte (quartiere di S. Trinita); lo stemma era costituito da un'aquila rossa in campo bianco;
  • Porta Capo di Ponte e Porta Tiezi (quartiere di S. Marco); lo stemma era formato da un drago verde in campo rosso.

 

 

Dal sito di Fernando Giaffreda

http://www.mondimedievali.net/castelli/Toscana/prato/prato.htm#imm

 

 

 

 

 

 

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I Carnesecchi nel Comune di Prato

 

 

Comunque si sia a Prato , compaiono in tempi diversi ben tre famiglie cognominate Carnesecchi 

Due di queste ( Carnesecchi di Prato e Carnesecchi/Del Carne/Del Carnesecca ) compaiono all'incirca nel medesimo periodo ed hanno storia fornendo un certo numero di cariche nella citta'

E' possibile queste due abbiano un'origine comune ed abbiano teso talvolta solo a rimarcare una differenziazione per discordie intestine

 

 

Di queste due famiglie parla tra l'altro un manoscritto di G. CASOTTI sulle Famiglie pratesi conservato nella biblioteca Roncioniana.

 

 

secondo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Segnini ) ,

terzo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Roberto Segnini )

 

 

Il Casotti mescola i dati relativi ai Carnesecchi di Pasquino e ai Carnesecchi di Paolo : ma questo non significa niente

Li propone come possibile consorteria dei Sassoli senza fornire prova

 

 

estratto dal secondo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Segnini )

 

La terza famiglia individuata in certi momenti dai genealogisti come Carnesecchini ( di conseguenza alla lite coi Carnesecchi di Pasquino ) ebbe una fortuna ancor maggiore durante il principato sino ad acquisire la nobilta' di Prato e successivamente di Firenze ( pur essendo descritta nel 1589 come gente humile e vile )

 

 

Le prime due famiglie ( Carnesecchi di Prato e Carnesecchi/Del Carnesecca/Del Carne ) compaiono praticamente in contemporanea in Prato a cavallo della fine del trecento e degli inizi del quattrocento

Non sono pero' ancora in grado di datare con sicurezza il momento della relativa cognomizzazione

 

Nel catasto del 1427 non figura a Prato nelle portate nessuna famiglia cognominata Carnesecchi o Del Carnesecca o Del Carne

Questo pero' non esclude assolutamente che fossero gia' identificati in questa maniera

 

Fiumi :

Il Fiumi ha ricavato per deduzione i legami genealogici tra individui non cognominati e i successivi Carnesecchi pratesi che non sono riuscito in realta a capire quando si cognominino cosi

Il Fiumi grande storico ha questo viziaccio di cognominare anche in tempi in cui il personaggio non ha ancora il cognome che i suoi discendenti prenderanno in seguito

 

Di certo almeno dal 1474 tutti i Carnesecchi delle due famiglie sono fiscalmente identificati in questo modo

Alcuni Carnesecchi/Del Carnesecca/Del Carne probabilmente per distinguersi dagli altri Carnesecchi di Prato abbandonarono successivamente almeno nelle portate fiscali il cognome Carnesecchi per assumere quello di Del Carne o Del Carnesecca . Ma continueranno comunque ad esser identificati spesso ancora come Carnesecchi e loro stessi nei battesimi si identificano spesso come Carnesecchi

 

Solo molto piu' tardi ( a mezzo cinquecento ) compare a Prato : Ulivieri Carnesecchi che originera' una terza famiglia di Carnesecchi

 

 

 

Al contrario di altri centri toscani, Prato conserva tutto ciò che si può desiderare per una ricerca genealogica a partire dal 1356 per le fonti fiscali e dalla fine del '400 per le fonti ecclesiastiche.

I battesimi della Cattedrale (già pieve) di S. Stefano si conservano dal 1480 circa e riportano le nascite di tutta la città e dei sobborghi.

Lo studio ancora più importante sulle famiglie pratesi è e' quello fiscale del Fiumi, che raccoglie oltre i dati fiscali anche dati genealogici raccolti precedentemente da eruditi come il Casotti, il Benini, il Guasti, etc... ( Lo studio del Fiumi ha pero' dal punto di vista genealogico secondo me una carenza importante in quanto non chiarisce se nei documenti citati e' riportata la cognomizzazione oppure questa e' semplicemente da lui dedotta )

 

Gli eruditi della città non si sono mai occupati della storia locale se non per legami con il patrimonio artistico. La pubblicazione storica sulla città più importante è data dai volumi della Storia di Prato di Le Monnier.

 

 

 

 

 

 

Dati genealogici sui Carnesecchi , Del Carnesecca , Del Carne

 

Nascite Prato 1482-1510

 

Da questi primi battesimi si puo' notare

Il primo battesimo dei Carnesecchi ( di Pasquino ) e' del 1493 col cognome Carnesecchi

Il primo battesimo dei Del Carne e' del 1483 col cognome Del Carnesecca per passare al 1485 col cognome Carnesecchi per passare al 1498 col cognome Del Carne con alcuni rami e ricadendo comunque sempre nel cognome Carnesecchi 1499 ,1500,…….

E' interessante questo sforzo compiuto dai Carnesecchi di Paolo di differenziarsi dai Carnesecchi di Pasquino a voler ben separare le due famiglie.

Poiche i primi battesimi registrati cominciano intorno al 1480 per capire quando queste famiglie si cognominano occorre consultare le fonti fiscali

Al momento ho potuto solamente appurare ( grazie alle consultazioni del dr Paolo Piccardi ) che nel catasto 1428 non sono ancora cognominati in nessuna forma.

E quindi i Carnesecchi di Prato si cognominano in epoca successiva a quelli fiorentini : in un periodo compreso tra il 1428 ed il 1480

La cosa mi lascia un tantino perplesso

Mi domando perche' cognominarsi facendo riferimento a antenati cosi distanti ( Paolo Carnesecca figlio di Pasqua vive nel trecento ) : il mio dubbio e' che la voce popolare li indicasse gia' dai primi del quattrocento come i "Carnesecchi " pur non dichiarandosi loro con quel cognome al catasto.

 

 

BATTESIMI Fonte della ricerca : INCIPIT

 

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo del Carneseccha 1483

Paolo di Proveglia Carnesecchi 1485

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo Carnesecchi 1487

Agnola di di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1487

Marco di Amaddio Carnesecchi 1489

Bartolomea di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1492

Adovarda di Paolo di Antonio Carnesecchi 1492

Marco di Pasquino di Marco Carnesecchi 1493

Bartolomeo di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1494

Mattea di Iacopo Carnesecchi 1495

Luca di Bartolomeo Carnesecchi 1496

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1496

Bastiano di Pasquino di Marco Carnesecchi 1497

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1498

Matteo di Stefano di Antonio del CARNE 1498

Piero di Chimenti di Marco Carnesecchi 1499

Agnola di Agnolo Carnesecchi 1500

Matteo di Carlo di Matteo Carnesecchi 1500

Maria di Stefano di Antonio del Carne 1501

Agnolino di Agnolo Carnesecchi 1501

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi purgatore 1501

Matteo di Bartolomeo Carnesecchi 1504

Margherita di Raffaello di Simone del Carne 1504

Mattea di Carlo di Matteo Carnesecchi 1504

Niccolò di Chimenti di Marco Carnesecchi 1504

Bartolomeo di Pasquino di Marco Carnesecchi 1505

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1506

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1509

 

DEL CARNESECCA e/o DEL CARNE e/o CARNESECCHI DI PRATO o di PAOLO CARNESECCA

 

 

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DATI FISCALI ( FIUMI )

 

 

Famiglia Carnesecchi o talvolta Del carnesecca successivamente Del Carne e talvolta Carnesecchi

 

 

Famiglia che ha per stipite un Paolo di Pasqua, chiamato Carnesecca, abitante nel Borghetto (sobborgo di porta S. Giovanni), dove è estimato nel 1372 (cap. 111, 2). Ha due figli: Antonio e Agnolo. Mentre Antonio non ebbe prole, i figli di Agnolo: Giuliano, Michele e Iacopo, si ritrovano al catasto del 1428-29. Hanno figli e convivono con lo zio Antonio, capofamiglia (cap. 111, 4; ASF., Cat., 175, c. -43). Al catasto del 1471 i del Carne(secca) si dispíegano in cinque fuochi, e precisamente quelli di Antonio di Giuliano d'Agnolo, Luca di Meo di Michele, Matteo di Meo, Meo di Michele d'Agnolo, Marco di Michele d'Agnolo (cap. IV, 1). I loro discendenti appaiono nelle decime del 1543 (cap. IV, 2) e del 1621 (cap. IV, 4) con il cognome del Carne per distinguerli dai Carnesecchi (v.) e dai Carnesecchini (v.), che appartengono a differenti gruppi genealogici.

Fonte :

Enrico Fiumi nel suo Libro : Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'eta' comunale ai tempi moderni, Firenze, Olschki, 1968.

Al paragrafo : "Sommario genealogico delle maggiori famiglie Pratesi dall'eta' comunale alle soglie dell'eta' contemporanea" pagina 339 

 

 

NOTIZIE

 

I figli di Paolo detto Carnesecca ( e' da verificare se e' cosi chiamato nell'estimo del 1372 ) sono due Agnolo ed Antonio

Antonio non ha prole , Agnolo tre figli che figurano nel Catasto del 1428-9 insieme con lo zio Antonio capofamiglia .

Enrico Fiumi

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Il catasto 175 si riferisce a Prato.

La carta 43 non riporta alcun Carnesecca, ma la portata di due individui:

43 recto riporta Nanni di Bartolmeo e nel verso Antonio di Pagholo

Non dichiarano la loro professione.

La parola Carnesecca o Carnesecchi non appare mai nella carta 43

La filza del catasto 175 è dotata di un indice dell’ epoca. Non vi appare mai nessun Carnesecchi o Carnesecca.

cortesia Dr Paolo Piccardi

 

 

Quindi nel catasto del 1427 non compare alcuna cognomizzazione Carnesecchi che deve ritenersi piu' tarda ,almeno fiscalmente , per l'una e l'altra famiglia

Per ora non sono in grado di definire quando iniziassero ad essere individuati come Carnesecchi

 

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Al catasto del 1471 troviamo 5 fuochi dei Del Carnesecca ( ?????) cosi dice il Fiumi

 

Luca di Meo di Michele

Matteo di Meo

Meo di Michele di Agnolo

Marco di Michele di Agnolo

Antonio di Giuliano di Agnolo

 

Deve essere verificato se sono gia' cognominati Carnesecchi o se cognominati come DEL CARNE

 

Sicuramente sono gia' cognominati nel 1474 e sono cognominati non Del Carne ma bensi Carnesecchi di Prato

come ci mostrano queste due schede del Poligrafo Gargani

 

 

 

 

 

 

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alcune notizie :

 

ANNO 1509

Un ospedale e la sua città: l'Ospedale della Misericordia di Prato nel ...‎ - Pagina 163

Veronica Vestri - 2000 - 171 pagine

... della detta Nanna ch 'è moglie di Charllo di Matteo ...

……della detta Nanna ch 'è moglie di Charllo di Matteo Charnesechi el quale disse che la madre è malata e chom'ella sarà……..

 

 

Anche nel 1509 sono sicuramente cognominati Carnesecchi

 

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i loro discendenti appaiono nelle decime del 1543 col cognome Del Carne per distinguersi dai Carnesecchi

 

Antonio di Domenico

Meo di Antonio di Simone

Giovanni di Antonio

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anno 1621

 

Antonio di Agnolo di Giovanni Del Carne

Antonio di Stefano di Agnolo

Cosimo di Stefano di Agnolo

Cosimo di Agnolo

Antonio di Meo di Antonio

Mariotto di Iacopo

 

 

Coi dati raccolti ho provato a costruire questo incompletissimo albero genealogico dei discendenti di PAOLO CARNESECCA

 

 

 

 

 

 

 

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CARNESECCHI DI PRATO ( DI PASQUINO )

 

 

 

partiamo con le considerazioni del Fiumi ( che opera una distinzione tra le due antiche famiglie che nei fatti probabilmente non e' stata cosi netta almeno nella cognomizzazione

 

 

La famiglia C., che in seguito alla legge del 1750 fu ammessa alla nobiltà pratese (ASP., 534, XI), non è l'originaria, la quale si era estinta ai primi del sec. XVII in Pasquino del fu Domenico. Detto Pasquíno, che discendeva da Domenico di Pasquino di Marco di Perfetto (di Pasquino di Giovanni), agì gíudicialmente nel 1584 contro Giovanni d'Uliviero, detto Nanníricco, fornaio, per usurpazione dei cognome C. (BRP., 105, c. 674t.). In effetti, al catasto del 1428-29 di porta Gualdimare incontriamo un Pasquino di Giovanni, pizzicagnolo, il quale ha un figlio di nome Perfetto (cap. 111, 4; ASF., Cat., 175, c. 238). Perfetto di Pasquino di Giovanni è fra i catastati del 1471 (cap. IV, l; ASP., 2862, Gualdimare), e nella decima del 1543 appare Domenico di Pasquino (di Marco di Perfetto) (cap. IV, 2; ASF., Dec. rep., 255, c. 162t.). A m. Laura, figlia di Pasquino di Domenico e vedova di Giovanni Giuntini, ultima superstite della stirpe è intestata una posta della decima del 1621 (cap. IV, 4).

 

Enrico Fiumi nel suo Libro : Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'eta' comunale ai tempi moderni, Firenze, Olschki, 1968.

Al paragrafo : "Sommario genealogico delle maggiori famiglie Pratesi dall'eta' comunale alle soglie dell'eta' contemporanea" pagina 339 

 

 

 

NOTIZIE SU QUESTA FAMIGLIA

 

Il 29.3.1397 il pizzicagnolo Pasquino di Giovanni di Pasquino è estratto Consigliere del Comune per l'Arte dei Pizzicagnoli per il periodo 1.4.1397-31.7.1397 [Archivio di Stato di Prato, Comunale, 69, inserto 3, c. 22r]. 

 

 

NON SO DIRE SE PASQUINO AVESSE O NO IL SOPRANNOME DI CARNESECCA

 

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dr Paolo Piccardi

 

Al catasto del 1428-29 di Porta Gualdimare incontriamo un Pasquino di Giovanni , pizzicagnolo , il quale ha un figlio di nome Perfetto

( cap III , 4; ASF ,Cat. , 175 ,c.238 )

 

 

Il catasto 175 si riferisce a Prato.

La carta 238 è di

Pasquino di Giovanni Pizzicagnolo di Porta Gualdimari di Prato anni 61 ( quindi nato circa nel 1367 )

M.a Taddea sua moglie a.51

Perfetto figlio a. 21

Tessa figlia a. 18

Lionardo figlio a, 1,5

Guglielmo di Giovanni fratello anni 71 ( quindi nato circa nel 1357 )

Ha 3 vigne a Pecchiano e 3 terreni a Santa Cristina.

La parola Carnesecchi non appare mai.

La filza del catasto 175 è dotata di un indice dell’ epoca. Non vi appare mai nessun Carnesecchi o Carnesecca.

cortesia Dr Paolo Piccardi

 

 

Quindi nel catasto del 1427 non compare alcuna cognomizzazione Carnesecchi che almeno fiscalmente deve ritenersi piu' tarda

Per ora non sono in grado di definire quando i membri di questo gruppo iniziassero ad essere identificati come Carnesecchi

 

 

 

FIUMI

 

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Perfetto di Pasquino di Giovanni e' fra i catastati del 1471 (cap IV , 1 ;ASP: , 2862, Gualdimare )

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Marco di Perfetto

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Pasquino di Marco

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Domenico di Pasquino ( di Marco di Perfetto ) compare nella decima del 1543 (cap IV ,, 2,ASF. ,Dec.rep. , 255 ,c.162t )

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notizie varie

 

Aspetti di vita pratese del Cinquecento‎ - Pagina 28

Domenico Guglielmo M. Di Agresti - 1976 - 271 pagine

... detto il barbetta, Lorenzo detto il giallo, Francesco detto il fesso. ...
Pasquino Carnesecchi alias il fora (calzolaio), Domenico alias il magone, ...

Visualizzazione frammento -

Pasquino Carnesecchi alias il fora (calzolaio),

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Pasquino di Domenico

Pasquino di Domenico agi giudicialmente nel 1584 contro Giovanni (detto Nanniricco ) d'Uliviero , fornaio ,per usurpazione del cognome Carnesecchi

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La figlia di Pasquino : Laura Carnesecchi ultima superstite della stirpe e vedova di Giovanni Giuntini e' intestataria di una posta nella decima del 1621 ( cap.IV,4 )

 

LA FAMIGLIA SECONDO IL FIUMI SI ESTINGUE ma questa affermazione io non condivido e credo con buone ragioni )

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NOTA BENE Lo stemma dei Carnesecchi di Pasquino era il medesimo di quello dei Carnesecchi fiorentini 

 

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Storia di Prato: secolo XIV-XVIII‎ - Pagina 176

Cassa di risparmi e depositi di Parma - 1980

21), mentre Pasquino di Lorenzo Carnesecchi dice di essere raccolto nello
spedale di Prato "per l'amore di Dio" (ibid., e. 211); ma dichiarazioni del
genere ...

Visualizzazione frammento

 

 

 

 

 

Come abbiamo visto i Carnesecchi di Pasquino ( i Carnesecchi di Prato ) erano soliti seppellire nella chiesa di San Francesco

 

 

Ecco uno stemma dei Carnesecchi nella chiesa di San Francesco a Prato datato 1850 (in Wikipedia fotografato ed inserito da Francesco Bini )

 

Non puo' non colpire la data : 1850 data in cui i Carnesecchi di Prato avrebbero dovuto essere estinti

Da notare il numero di bande che sembra diverso da quello canonico ( ma probabilmente e' solo questione di manifattura )

 

 

Poiche' erano i Carnesecchi di Pasquino ad avere le sepolture in San Francesco dovrebbe voler dire che nel 1850 qualcuno di loro era ancora vivo

 

 

 

ALBERO GENEALOGICO DEI CARNESECCHI DI PRATO ( CARNESECCHI DI PASQUINO )

 

BATTESIMI Fonte della ricerca : INCIPIT

 

Marco di Pasquino di Marco Carnesecchi 1493

Bastiano di Pasquino di Marco Carnesecchi 1497

Piero di Chimenti di Marco Carnesecchi 1499

Bartolomeo di Pasquino di Marco Carnesecchi 1505

 

Coi dati raccolti ho provato a costruire questi incompletissimo albero genealogico

 

 

 

 

 

 

Compare in ASFi nel notarile

Il notaio FRANCESCO DI PASQUINO nel 1591 forse e' di questa linea genealogica

 

 

 

 

 

I Carnesecchi di Paolo e i Carnesecchi di Pasquino si dividono e si mescolano . I Carnesecchi di Pasquino si denominano costantemente Carnesecchi di Prato alcuni di quelli di Paolo tentano di distinguersi con un cognome diverso

lo si vede bene nei battesimi :

 

BATTESIMI Fonte della ricerca : INCIPIT

 

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo DEL CARNESECCHA 1483

Paolo di Proveglia Carnesecchi 1485

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo Carnesecchi 1487

Agnola di di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1487

Marco di Amaddio Carnesecchi 1489

Bartolomea di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1492

Adovarda di Paolo di Antonio Carnesecchi 1492

Marco di Pasquino di Marco Carnesecchi 1493

Bartolomeo di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1494

Mattea di Iacopo Carnesecchi 1495

Luca di Bartolomeo Carnesecchi 1496

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1496

Bastiano di Pasquino di Marco Carnesecchi 1497

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1498

Matteo di Stefano di Antonio DEL CARNE 1498

Piero di Chimenti di Marco Carnesecchi 1499

Agnola di Agnolo Carnesecchi 1500

Matteo di Carlo di Matteo Carnesecchi 1500

Maria di Stefano di Antonio DEL CARNE 1501

Agnolino di Agnolo Carnesecchi 1501

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi purgatore 1501

Matteo di Bartolomeo Carnesecchi 1504

Margherita di Raffaello di Simone DEL CARNE 1504

Mattea di Carlo di Matteo Carnesecchi 1504

Niccolò di Chimenti di Marco Carnesecchi 1504

Bartolomeo di Pasquino di Marco Carnesecchi 1505

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1506

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1509

 

 

I Carnesecchi di Pasquino innalzano lo stemma dei Carnesecchi fiorentini e sembrano con questa pretesa credere o aver la volonta di far credere di considerarsi un ramo dei fiorentini

Non mi e' chiaro lo stemma dei Carnesecchi di Paolo ( Del Carne )

 

Ecco in questi due incompletissimi alberi genealogici le due stirpi pratesi a confronto

 

 

 

 

 

 

 

UNA STIMOLANTE IPOTESI DI LAVORO : RICHOVERO TABERNARIUS

 

 

I Duranti Carnesecchi sono quasi sicuramente originari del castelvecchio di Cascia nel Reggello a darci questa indicazione come giustamente dice l'archeologa Maria Luisa Fantoni e' il possesso di una casa in rovina ed una vigna denunciati nella portata del catasto 1427 in un luogo abbandonato dal 1100

Dal Verino in poi nessuno ha mai posto in dubbio la cosa

 

 

G:B: di Crollalanza , questo raccoglitore di cose dette da altri , nel suo dizionario storico blasonico riporta quanto detto dal Passerini( dice si dissero dei Frazzini e dei Duranti ......li dice provenienti da san Piero a Cascia nella Valdarno superiore ma non dice la fonte dove ha tratto queste notizie )

Nota bene: quel Frazzini e' sicuramente un errore tipografico deve intendersi come ben sappiamo Grazini

 

Da :

Marietta de' Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio racconto storico

di Agostino Ademollo seconda edizione con correzioni e aggiunte per cura di Luigi Passerini Stabilimento Chiari Firenze 1845

Note del Passerini : nota 17………… pagina 1768……………………….

(17) I Carnesecchi sono originari da S. Piero a Cascia nel Valdarno superiore. Il loro vero nome fu Grazzini ( sic ) , e talvolta ancora si dissero Duranti , da un simil nome spesso usato dagli individui della famiglia ( sic : non era un nome ricorrente ). Erano osti ; e dal vendere appunto la carne secca venne ad essi il cognome sotto il quale furono conosciuti sotto il governo repubblicano . Durante di Ricovero fu il primo priore di questa casa nel 1297 , e Andrea di Paolo ne fu il quadragesimo nono nel 1530 .

Per undici volte pervenne in questa casa la suprema carica del Comune, cioe' il Gonfalonierato di Giustizia. Uscirono dai Carnesecchi varj uomini segnalati , …………………

Il Passerini raccoglie quanto detto dagli eruditi ed aggiunge di suo qualche errore

 

 

 

La lapide della sepoltura di Pero Carnesecca ci parla di un Ricovero padre di Durante. Nei documenti fiorentini ricordati dal Lami compare un Ricovero tavernaio che visto che ha lo stesso mestiere di Durante e lo esercita nello stesso luogo nel 1238 potrebbe essere il nostro:

 

 

Sono anni di lotte a Firenze dove sono iniziati gli scontri tra guelfi e ghibellini

Sono anni in cui a Firenze e' diffusa l'eresia patarina

 

 

Un Ricovero tabernarius a Prato che va segnalato

 

 

 

Nessuno ha mai parlato di possibili legami dei Carnesecchi di Prato coi Carnesecchi fiorentini

La famiglia pratese ha origine nel pizzicagnolo Pasquino di Giovanni che fa parte del consiglio del Comune di Prato alla fine del trecento

Non so quando questi Carnesecchi inizino a cognominarsi cosi ma credo questo avvenga a fine quattrocento ma non e' improbabile che nella voce popolare fossero chiamati cosi da ben prima

Sono catastati nell'area di Porta Gualdimare

Questa famiglia di Prato usera' nelle sue sepolture lo stesso stemma dei Carnesecchi fiorentini e alla fine del cinquecento intentera' un processo ai Carnesecchi di Ulivieri (come sara' raccontato nella pagina relativa ) per illecita appropriazione di cognome.

E' molto probabile che i Carnesecchi pratesi nell'assumere questo cognome verso la fine del quattrocento s'inventino qualcosa di nobilitante e tentino ad una parentela inesistente coi piu' celebri Carnesecchi fiorentini

Cosi innalzano uno stemma simile a quello dei Carnesecchi fiorentini che nel 1850 faceva ancora bella mostra di se in San Marco a Prato

Mostrano a meta' cinquecento molta ostinazione nel difendere il cognome e lo stemma fino a ricorrere alla tutela della giustizia

 

La cosa non mi aveva pero' colpito fino a che non ho trovato nei documenti pratesi del Duecento

Consigli del Comune di Prato 15 ottobre 1252--24 febbraio 1285 a cura di Renato Piattoli

La figura di un taverniere : Ricoverus tabernarius che compare come sapiens nei consigli del comune negli anni tra il 1276 e il 1281 in rappresentanza di Porta Gualdimare.

 

Probabilmente e' lo stesso individuo che compare nei

 

"Testi pratesi del dugento e dei primi del trecento" a cura di Luca Serianni

Infatti un individuo omonimo ( Ricovero tavernaio ) che e' pensabile sia lo stesso compare nel 1285 ancora a Prato come contraente di un prestito insieme a Bonacorso calzolaio

 

 

Ricovero tabernarius di porta Gualdimare anziano nel 1276

Fa lo stesso mestiere ( tavernarius ) del progenitore dei Carnesecchi fiorentini

Ha un eta' compatibile col padre di Durante. E' anziano per Porta Gualdimare la stessa zona dei Carnesecchi pratesi

 

Pura e semplice omonimia ( probabile ) ? oppure il Ricovero pratese e' la medesima persona del Ricovero fiorentino spostatosi in quel di Prato per motivi suoi

Non so dare una spiegazione al perche' eventualmente Ricovero avrebbe dovuto spostarsi da Firenze dove aveva un attivita' gia' avviata verso Prato dove le possibilita' del commercio erano sicuramente inferiori

Un ghibellino in fuga ? no non sembra proprio e' anziano durante il regime della Parte Guelfa

Un eretico in fuga ?

...................

 

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Questa e' sicuramente una spericolata ipotesi di lavoro : …………..

L'ipotesi del legame tra i Carnesecchi fiorentini e le famiglie pratesi di Carnesecchi e' stata formulata nella convinzione che :

A Prato alla fine del trecento esista almeno una famiglia cognominata Carnesecchi

 

Nel catasto che coinvolge Prato nel 1428-29 non esiste pero' nessuno che dichiari il cognome Carnesecchi

Poiche' a Firenze nel frattempo la cognomizzazione CARNESECCHI era gia' consolidata il fatto rende l'ipotesi della parentela molto ma molto meno plausibile

 

 

 

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AGLI INIZI DEL CINQUECENTO COMPARE A PRATO UNA NUOVA FAMIGLIA COGNOMINATA CARNESECCHI

 

 

 

CARNESECCHI poi CARNESECCHINI ( invenzione legale ) successivamente ancora CARNESECCHI

 

anche CARNESECCHI DEL GIGLIO DI PRATO o semplicemente CARNESECCHI DEL GIGLIO

VEDI CERAMELLI PAPIANI FASCICOLO 1244

prima Prato poi Firenze, Santa Maria Novella, Vipera

 

 

giglio del Comune di Prato

Questo stemma fu presentato nel 1735 circa dall'alfiere Sebastiano di Lorenzo Carnesecchi, quando fu ascritto alla cittadinanza fiorentina. Nel 1765, per l'ammissione alla nobiltà di Prato, lo stesso ottenne di fregiarsi del blasone dei Carnesecchi patrizi fiorentini, estintisi nel 1756

Puo essere che appartenga anche ai Del Carne a cui Sebastiano ( memore del processo del 1589 intentato alla sua famiglia dai Carnesecchi di Pasquino ) intendeva riallacciarsi genealogicamente

 

 

 

 

notare differenza tra lo stemma descritto dal Ceramelli : tre sbarre d'oro e quello del Benelli e del Casotti : tre bande dorate

Ceramelli descrive filetto . Il filetto manca nel Benelli e nel Casotti

Lo stemma potrebbe essere quello dei Del Carne

I Carnesecchi di Ulivieri non essendo in grado di dimostrare la discendenza dai Carnesecchi di Prato dichiararono la discendenza dai Del Carne per essere ammessi alla nobilta' di Prato

 

NOTIZIE

 

Su questa famiglia non si hanno certezze genealogiche : non avendo notizie degli antecessori

 

 

 

 

 

Anno 1563 marzo 6 e ottobre 15 : COMPARE NEI DOCUMENTI PRATESI : ULIVIERI CARNESECCHI

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Nota : Ulivieri Carnesecchi ,capostipite della casata era guardia dell'Arte della lana di Prato ( Piattoli , Documenti , pg 20 )

 

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Sentenze dei giudici di Rota in cause d'appello nate da una sentenza del podesta di Prato contro alcuni importatori di panni forestieri

li 17 novembre 1562 il podestà di Prato Raffaello di lacopo Guicciardini condannava in duecento lite di multa e nelle spese Giovanni

di Raffaello di Berto da Montelupo, Antonio di Bastiano Bartoloni da Empoli, Piero di Simone di Pasquino da Falagiana, e il pratese Lorenzo

di Raffaello degli Organi, << tutti pannaiuoli, contro i quali habbiamo proceduto perchè del presente anno '62 et sotto dì 21 di settembre, in

giorno di mercato, furono trovati per Ulivieri Carnesecchi ", che altre carte palesano garzone e guardia dell'Arte della lana ( Archivio Comunale di Prato, Alti criminali, filza 576, c. 65 di uno dei fascicoli in essa contenuti, il quale a detto punto reca scritta una comparizione nella causa di cui stiamo trattando), " tutti quattro i soprascripti inquisiti tenere nel mercatale di Prato più pezze di panno bianco per vendere;

 

 

Anno 1589 : PROCESSO PER USURPAZIONE DI STEMMA E DI COGNOME

 

 

Pasquino di Domenico dei Carnesecchi di Prato agi giudicialmente nel 1584 contro Giovanni (detto Nanniricco ) d'Uliviero , fornaio ,per usurpazione del cognome Carnesecchi

Dal manoscritto del CASOTTI : ( manoscritto di G. CASOTTI sulle Famiglie pratesi conservato nella biblioteca Roncioniana.)

 

Pasquinus di Dominici Pasquini Marci Pasquinis Perfecti de Carnesecchis de Prato agit contra Ioanni Oliverii Ioannini dello spedale di Prato dicto Nanniriccho et Oliverius fornarius …….usurpavint nomen et insignia de Carnesecchis.

Ivi che i Carnesecchi hanno la sepoltura in San Francesco con l'arme come qui a margine ( la medesima dei Carnesecchi fiorentini ) e con la scritta Hoc sepulcrum …..Pasquini Dominici de Carrnesecchis de Prato …….successor …….

Ivi che detto Pasquino non aveva figli e che gli avversari erano persone Humili et vilj e percio' ebbero la sentenza contro , e appare che la causa restasse deserta per aver lasciato spirare il tempo dell'appello.

 

 

 

estratto dal secondo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Segnini )

 

A causa della sentenza sfavorevole i Carnesecchi di Ulivieri mutarono temporaneamente il cognome in Carnesecchini

(Se)Bastiano e Roberto sono figli di Nanniricco e figurano nella decima del 1621 ( cap. IV, 4 ) come Carnesecchini

successivamente però ripresero a chiamarsi Carnesecchi, e addirittura finirono per prendere l'Arme della famiglia fiorentina (cfr. BRP., 105, c. 674t.).

 

 

 

 

Dice il Fiumi : 

Bastiano, e Roberto C., i quali figurano nella decima del 1621 (cap. IV, 4), sono figli di quel Giovanni d'Ulivieri detto Nanniricco, che nel 1584 fu citato da Pasquino di Domenico Carnesecchi (v.) per usurpazione di cognome.

Continuarono però a chiamarsi Carnesecchi, e di questa famiglia presero l'arme (cfr. BRP., 105, c. 674t.).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1738 il ten. Sebastiano di Lorenzo di Filippo di (Se)bastiano di Giovanni d'Ulivieri, che aveva sposato Diamante di Domenico del Sere, chiedeva di essere imborsato per il gonfalonierato di Prato. Per dimostrare la sua nobiltà egli produceva un albero genealogico nel quale il padre di Ulivieri si allaccia ai del Carne (v.) di porta S.Giovanni (ASP., 626). La petizione fu accolta, e nel 1742 Sebastiano fu eletto gonfaloniere. Nel 1765 Giuseppe di Sebastiano, già nobile fiorentino, fu ammesso alla nobiltà di Prato con il casato Carnesecchi (ASP., 534, XI).

Anna, figlia di Sebastiano, domiciliata a Firenze, è addecimata nel 1776 per una bottega che possiede al Cantaccio (cap. V, 2, posta minima). In questa stessa decima è sempre accesa una partita intestata a Giovanni d'Ulivieri (arroto 1576), certo relativa a un lascito (ASE, Dec. grand., 5802, indice). Per altre notizie d'ordine familiare, v. ASF., Giust., 53, n. 11. Termino osservando che nel 1563 il capostipite della casata, Ulivieri Carnesecchi era guardia dell'Arte della lana di Prato (Piattoli Documenti, p. 20).

 

FONTE :

Enrico Fiumi nel suo Libro : Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'eta' comunale ai tempi moderni, Firenze, Olschki, 1968.

Al paragrafo : "Sommario genealogico delle maggiori famiglie Pratesi dall'eta' comunale alle soglie dell'eta' contemporanea" pagina 339 

 

 

 

 NOTIZIE SU QUESTA FAMIGLIA

 

 

I discendenti di Nanniricco , nonostante la causa , continuarono a chiamarsi Carnesecchi (ma furono detti Carnesecchini ) e dei Carnesecchi presero l'arme (Biblioteca Roncioniana di Prato ms 105 : Spogli di famiglie pratesi di G.M. Casotti ,c. 674t. )

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Nota : Ulivieri Carnesecchi ,capostipite della casata era guardia dell'Arte della lana di Prato ( Piattoli , Documenti , pg 20 )

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(Se)Bastiano e Roberto sono figli di Nanniricco e figurano nella decima del 1621 ( cap. IV, 4 ) come Carnesecchini

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Filippo

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Lorenzo

 

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Capitano Sebastiano Carnesecchi

 

 

Nel 1738 il tenente Sebastiano di Lorenzo di Filippo di ( Se)Bastiano di Nanniricco , che aveva sposato Diamante di Domenico del Sere , chiedeva di essere imborsato per il Gonfalonierato di Prato.

Per dimostrare la sua nobilta'egli produceva un albero genealogico nel quale il padre di Ulivieri si riallaccia non ai Carnesecchi ma ai Del Carne di Porta San Giovanni ( ASP. , 626 ).

La petizione fu accolta e nel 1742 Sebastiano fu eletto gonfaloniere

 

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Cittadinario fiorentino

Quartiere di S.M.N Vol IV Carte 182 Vipera

 

200

Alfier Sebastiano di Lorenzo di M.Filippo 3 Agosto 1708

Giuseppe del Cap.o Sebastiano di Lorenzo - - - - - - - - - -

 

 

Capitano Giuseppe Carnesecchi

 

 

Storia aneddotica dei teatri fiorentini ...: I.-Il teatro della Pergola (da documenti inediti).

Di Jarro Pubblicato da Bemporad, 1912

Storia aneddotica dei teatri fiorentini ...: I.-Il teatro della Pergola (da ...‎ - Pagina 20

di Jarro - 1912 - 103 pagine

Un cronista in data del 7 giugno 1764 scrive : " Da San Firenze seguì un duello
fra il capitano Carnesecchi ed un Borghigiani e tutti e due rimasero feriti .

Visualizzazione frammento

 

 

Giuseppe Carnesecchi, capitano dell' esercito granducale di stanza a Livorno sposo' nel 1769 Francesca Nesterini di Montevarchi , vedova di Filippo Mari .

Fu quindi patrigno per tre anni di quel Lorenzo Mari che doveva successivamente diventare famoso nei moti controrivoluzionari del "Viva Maria"

Morì poco dopo nel 1772

 

 

L'Archivio del Capitolo della cattedrale di Prato(secolo XI-XX)‎ - Pagina 314

Duomo di Prato. Capitolo, Laura Bandini, Renzo Fantappiè - 1984 - 581 pagine

... signore gonfaloniere che sarà prò tempore del comune della città di Prato;
... volume in realtà contiene copia di alcune lettere di Giuseppe Carnesecchi
...

Visualizzazione frammento

 

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Nel 1776 Anna figlia del capitano Sebastiano , domiciliata a Firenze , e' addecimata per una bottega che possiede al Cantaccio (cap. V ,2 , posta minima ) 

 

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i Carnesecchini assumono il cognome di Carnesecchi e lo stemma dei Carnesecchi fiorentini

 

 

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molto tempo dopo i Carnesecchi di Ulivieri furono iscritti alla nobilta di Prato e presentarono questo stemma

 

Contributo di Roberto Segnini : Stemma dei Carnesecchi del giglio di Prato

 

Nella raccolta Ceramelli Papiani i Carnesecchi del giglio di Prato sono presenti nel fascicolo numero 1244

Blasonatura dello stemma dei Carnesecchi del giglio di Prato __ Troncato: nel 1° d'azzurro, al destrocherio di carnagione vestito di rosso, tenente un giglio dello stesso; nel 2° pure d'azzurro, a tre sbarre d'oro; e al filetto in fascia d'oro passato sulla troncatura.

 

 

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RICEVO DALL'AMICO DR . ROBERTO SEGNINI cio' che segue che chiarisce molto bene lo svolgersi di questa strana vicenda

 

 

Gonfalone Vipera : Alfiere Sebastiano d’anni 27 di Lorenzo di M. Filippo

Questo alfiere Sebastiano di Lorenzo Carnesecchi fu ascritto alla cittadinanza fiorentina- nel 1735 circa- quando era ancora fiorente la famiglia dei Carnesecchi patrizi fiorentini ( fasc. 1243), e allora presentò lo stemma con il braccio che tiene il giglio, e si fece registrare come "Carnesecchi del Giglio" perché dovette tenere distinta la sua famiglia dalla famiglia patrizia suddetta.

 

Archivio Ceramelli-Papiani Filza IV N°1287 Filze di Armi Gentilizie Fascicolo n° 1244

 

Già attinenti all’ Archivio della Deputazione sulla nobiltà e cittadinanza

 

 

 

Carnesecchi del Giglio

 

 

Questo stemma fu presentato nel 1735 circa dall'alfiere Sebastiano di Lorenzo Carnesecchi, quando fu ascritto alla cittadinanza fiorentina. Nel 1765, per l'ammissione alla nobiltà di Prato, lo stesso ottenne di fregiarsi del blasone dei Carnesecchi patrizi fiorentini, estintisi nel 1756 (cfr. fasc.1243).

 

Troncato: nel 1° d'azzurro, al destrocherio di carnagione vestito di rosso, tenente un giglio dello stesso; nel 2° pure d'azzurro, a tre sbarre d'oro; e al filetto in fascia d'oro passato sulla troncatura.

ANCHE

Troncato dal filetto in fascia d’oro. Nel 1° d’ azzurro, al destrocherio di carnagione vestito di rosso tenente un giglio dello stesso; nel 2° pure d’azzurro a tre sbarre d’ oro.

 

 

 

 

Venuta successivamente a finire nel 1756 la famiglia dei Carnesecchi patrizi, il suddetto Sebastiano ritenne di non avere più motivo di differenziarsi; e così nel 1765 ottenne per sé e i figli l’ iscrizione alla nobiltà di Prato (e per l’articolo XI del Regolamento, anche alla nobiltà di Firenze) col solo nome "Carnesecchi" e con lo stemma dei Carnesecchi patrizi, rimasto- secondo lui- senza padrone.

 

 

D’ azzurro, a tre bande ritirate nel capo d’ oro, accompagnate in punta da un rocco di scacchiere dello stesso. 

 

lo stemma sopra riportato e' tratto da" I cavalieri di Pistoia , Prato e Pescia membri del sacro militare ordine di S.Stefano papa e martire." Edizioni ETS

 

 

 

 

libro d'oro della nobilta' fiorentina

Famiglia Nobile :

Sebastiano Carnesecchi sposa Diamante di Domenico del Sere 1731

figli : Giuseppe e Anna 4 marzo 1765

Quartiere Santa Maria Novella gonfalone vipera

Famiglia ammessa alla nobilta' della citta' di Firenze

 

Dati ricavati da "I Libri d'oro della nobilta' fiorentina e fiesolana " di Bruno Casini ediz. Arnaud

 

 

Nel 1765 Giuseppe di Sebastiano ,gia' nobile fiorentino , fu ammesso alla nobilta' di Prato con il casato Carnesecchi (ASP. ,534 ,XI )

 

 

 

 

 

 

Nello " Inventario dell'archivio antico del comune" su Archivi storico pratese (anno XII fascicolo IV ) pg 185

Si parla delle famiglie ammesse alla Nobilta' della Citta' di Prato e si dice :

847-Famiglie ammesse alla Nobilta' della Citta' di Prato descritte nel presente Registro con la data dei Decreti della Deputazione sopra il Regolamento della Nobilta', per l'ammissione in detta classe , a forma della Legge sopra tal materia del 1750.

Grosso volume in fol. coperto di pelle con borchie di ottone ; nel piatto anteriore l'arme dei Granduchi lorenesi , nel posteriore quella di Prato, riccamente modellate. Porta anche una piccola targa dello stesso metallo : con la dicitura Prato - Nobili

Le famiglie qui iscritte con il loro stemma a colori e l'albero genealogico sono : Amadei , Apolloni , Bigalli ,Bizzochi ,Bocchineri ,Buonamici ,Campani, Carnesecchi ,Cercignani , Cicambelli , Convenevoli ,Dal Bo ,Degli Organi , De Gros , Desii , Dragoni ,Fazzi ,.....................

 

 

 

Prato, storia di una città, Volume 2‎ - Pagina 413

Fernand Braudel, Elena Fasano Guarini - 1986 - 928 pagine

Sull'applicazione di questa legge a Prato si veda pp. 402-04. 4. Le famiglie
riconosciute nobili nella prima tornata di registrazioni (1763-65) sono: ...

Visualizzazione frammento

 

 

 

 

 

 

 

 

il 16 febbraio 1944 la chiesa viene bombardata e distrutta

 

 

 

 

Conclusioni

 

Questo individui ,all'apparenza , non sembrano collegabili coi Carnesecchi di Firenze e mi sembrano indicare una famiglia pratese omonima ma non consanguinea

Bisogna pero' esaminare attentamente l'ipotesi su Ricoverus tabernarius

 

La comparsa a Prato dei Carnesecchi di Pasquino o di Paolo sembra slegata alla scomparsa dalle cariche pubbliche fiorentine nel ventennio 1360--1380 (Avevo pensato alla possibilita' di una diaspora ) e bisogna parlare di una famiglia autoctona.

 

Per quanto riguarda i Carnesecchi di Ulivieri mancano attualmente gli elementi per fare qualunque affermazione

 

 

 

 

 

 

  

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Per altre notizie di ordine familiare vedi ASF , Giust. , 53 , n.11

 

 

 

Nello " Inventario dell'archivio antico del comune" su Archivi storico pratese (anno XIII fascicolo II ) pg 93

627- Santucci.Comparse,Petizioni e Giustificazioni dall'anno 1738 al 1744

Non numerata . Citiamo come cose piu' notevoli : la demolizione di un bastione alla Porta Pistoiese ; notizie sulla famiglia Carnesecchi ; ................................

 

Non ho capito : nella stessa decima (quella di Anna ? ) e' sempre accesa una partita intestata a Giovanni d'Ulivieri ( arroto 1576 ), certo relativa ad un lascito ( ASF. ,Dec. Grand. , 5802 ,indice )

 

 

 

 NOTIZIE

 

Fiumi pag 272-273 "Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'eta' comunale ai tempi moderni, Firenze, Olschki, 1968. "

 

La mancata rigenerazione della borghesia capitalistica e il "progressivo disinteresse della classe dominante per le manifatture e per i traffici determinarono la graduale riconversione dell'economia da mercantile ad agraria. A partire dal secolo XV l'organizzazione sociale si va adeguando a questo nuovo ordine di cose. Prende consistenza un neofeudalesimo che ha per vertice il principe. Superata, infatti, con l'affermazione della dinastia medicea, ogni lotta di famig1ie e di gruppi per il predominio politico, il potere si accentra nelle mani del principe, intorno al quale prospera un'aristocrazia terriera, che beneficia dei favori di corte. Le famiglie, che avevano allargato e consolidato i loro possessi rurali impiegandovi, per trarne sicurezza, i capitali guadagnati nel commercio internaziona1e, compongono ora i quadri della nobiltà del granducato, nobiltà che il principe investe di lucrosi benefizi, di commende, di rendite di ordini laici e religiosi`. Di fronte a questa casta privilegiata, la quale, vigendo i vincoli fidecommissari, prende quello che la terra dà e trascura migliorie e bonifiche, sta la plebe cittadina e campagnuola, che vive in condizioni di grave disagio. I mercanti di recente origine, il ceto artigianale e bottegaio, i piccoli proprietari terrieri, ristretti tra nobiltà e proletariato, solo nei casi più fortunati e attraverso qualche generazione possono aspirare alla promozione sociale.Nel 1750, sotto la reggenza lorenese, i fidecommissi e le prímogeniture furono limitati alle sole famiglie che, in seguito ad accurata indagine araldica, fossero dichiarate nobili patrizie o nobili ed iscritte nella serie dei Libri d'oro. Le casate ammesse alla nobiltà di Prato al primo censimento, portato a termine verso il 1765, furono trentadue, rappresentanti quarantun famiglie. Dodici: Naldini-Rinaldeschi, Bocchineri, Migliorati (due famiglie), Mannucci, Marcovaldi, Verzoni, Geppi, Novellucci, Inghirami`(tre famiglie), Regnadori, Pratesini, Spighi`, risalgono all'eta' comunale e sono di formazione anteriore al 1325. Due di esse: Naldini-Rinaldeschi e Regnadori sono le superstiti delle casate dichiarate magnatizie tra il 1310 e il 1319. 1 Mannucci provengono dalle file dei grandi popolani del secolo XIII. Gli agnati di altre undici casate figurano tra gli estimati del 1372 e i catastati del 1428-29: Vai, Convenevoli, Bizzochi (tre famiglie), Leonetti (due famiglie), Gini, Buonamici (quattro famiglie), Apolloni, Gatti, degli Organi, Dragoni, Fazzi. Di formazione più recente, ma tuttavia anteriore alle decime cinquecentesche, sono i Meucci, i Desii, gli Zeti, i Giunti-Modesti, i Salvi, i Cicambelli . i Vavassori, i Bigagli, i Carnesecchi . Non a caso, tutte queste famiglie nobili pratesi - a cominciare dalle più note ed antiche,il patriziato fiorentino e il granduca, per la parte allodiale, dispongono della maggior parte delle terre e dei beni stabili di proprieta' privata Nei secoli XVI-XVIII, veramente, e non nell'epoca comunale , la classe magnatizia, detentrice della ricchezza fondiaria si identifica con la nobiltà.

 

 

 

 

 

 

Archivio storico pratese, Volume 6, Numeri 22-29‎ - Pagina 82

Società pratese di storia patria - 1944

... grand' utile perchè il popolo di Prato da quel tempo in qua è cresciuto
assai e ... in detto luogo allevato per essere la madre de Carnesecchi di Prato,
...

Visualizzazione frammento

 

 

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RICERCA INCIPIT SU BATTESIMI PRATO

 

 

 

Mercoledi 17 febbraio 2010

 

Come sospettavo il lavoro di ricerca nei battesimi della città di Prato richiede molto tempo. In una intera sessione di lavoro ho potuto perciò consultare solamente il registro nascite maschie femmine che va dal 1482 al 1510, con i seguenti risultati:

 

 

Battesimi a Prato 1482-1510 : primo registro : maschi e femmine

 

 

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo del Carneseccha 1483

Paolo di Proveglia Carnesecchi 1485

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo Carnesecchi 1487

Agnola di di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1487

Marco di Amaddio Carnesecchi 1489

Bartolomea di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1492

Adovarda di Paolo di Antonio Carnesecchi 1492

Marco di Pasquino di Marco Carnesecchi 1493

Bartolomeo di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1494

Mattea di Iacopo Carnesecchi 1495

Luca di Bartolomeo Carnesecchi 1496

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1496

Bastiano di Pasquino di Marco Carnesecchi 1497

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1498

Matteo di Stefano di Antonio del Carne 1498

Piero di Chimenti di Marco Carnesecchi 1499

Agnola di Agnolo Carnesecchi 1500

Matteo di Carlo di Matteo Carnesecchi 1500

Maria di Stefano di Antonio del Carne 1501

Agnolino di Agnolo Carnesecchi 1501

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi purgatore 1501

Matteo di Bartolomeo Carnesecchi 1504

Margherita di Raffaello di Simone del Carne 1504

Mattea di Carlo di Matteo Carnesecchi 1504

Niccolò di Chimenti di Marco Carnesecchi 1504

Bartolomeo di Pasquino di Marco Carnesecchi 1505

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1506

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1509

 

 

 

 

 

 

Mercoledi 24 febbraio 2010

 

Questi i battesimi per il periodo 1510-1524 (secondo registro, maschi e femmine). Dal successivo, potrò guardare solo i maschi secondo quanto concordato



Battesimi a Prato 1510-1524 : maschi e femmine

 

 

 

Marietta di Paolo Carnesecchi 1510

Antonio Mariotto di Meo del Carne 1517

Giuliano di Carlo Carnesecchi 1521……………………………………..1511

Francesca Lorenza di Domenico di Pasquino Carnesecchi 1523

 

 

 

Tenga di conto che non tutti i battesimi riportano i cognomi e che è possibile che alcuni Carnesecchi non riportino nell'atto il cognome e perciò non possano uscire fuori dal lavoro che stiamo facendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Di 03 marzo 2010

le invio i battesimi maschili di Prato dal 1525 al 1568.

 

 

 

 

Battesimi a Prato 1525-1568 : maschi

 

 

Antonio di Agnolo del Carne 1542

Bastiano di Antonio di Domenico del Carne 1553

Francesco di Pasquino di Domenico Carnesecchi 1554

Iacopo di Pasquino di Domenico Carnesecchi 1565

 

A differenza del volume precedente, qui le carte sono tutte ben conservate. Si nota che non tutti i nominativi portano il cognome,e che in molti casi il cognome presente nei registri precedenti scompare o si modifica.

Correggo invece sul Giuliano di Carlo erroneamente indicato nel 1521. In realtà, dopo un ricontrollo, risulta essere stato messo in appendice a questo anno, ma essere in realtà nato nel 1511.

 

 

 

Famiglia Proveglia derivata da Proveglia di Iacopo Carnesecchi

 

Noto in particolare che il Proveglia Carnesecchi attestato alla fine del 400 ha dato origine ad una nuova famiglia cognominata Proveglia.

Abbiamo infatti ad esempio Batista di Iacopo di Battista Proveglia ed altri cosi riferiti.

Nel caso del Proveglia, posso effettuare un sondaggio sugli stessi libri già analizzati per vedere la sua discendenza, nel caso fosse sempre presente a Prato senza il cognome, tenendo conto delle considerazioni già fatte con la prima email.

 


Per le portate fiscali, il punto di riferimento possibile è il 1543. Non le so tuttavia quantificare quanto tempo ci vorrà per spogliare tutte le portate dei cittadini pratesi di quell'anno.

 

 

 

 

Nel 1339 Prato contava 22.070 abitanti di cui 12.570 entro le mura cittadine e 9.500 nel contado

Le nuove mura progettate nel 1330 dovevano dare riparo ad una popolazione in continua crescita

La peste arresto' questo incremento demografico desolando la citta' tanto che la costruzione delle nuove mura venne interrotta e ripresa solo nel 1382

Archivio Storico Pratese. Giulio Giani. Le pestilenze del 1348,del 1526 e del 1631-32 in Prato. (anno IX fasc. II e III)

Prato al censimento del 1551 contava 15.224 (compreso il contado )

Al censimento del 1562 contava 13.093 (compreso il contado ) con 2.583 focolari

Nel 1591 contava 13.991 abitanti (compreso il contado )

 

 

 

SACCO DI PRATO : 28 AGOSTO 1512

 

L'anno 1512 Prato fu messa a sacco dalle truppe Papaline e Spagnole con una ferocia senza pari : furono circa 4000-6000 i morti

Quest'azione d'infame ferocia era un monito che il cardinale mediceo Giovanni futuro Leone X lanciava contro Firenze

E' probabile che prima e dopo il sacco molti Pratesi siano emigrati in altri luoghi

 

La misura del massacro e' nella popolazione pratese che al censimento del 1551 e' stimata in circa 15.000 persone

Furono massacrati con ferocia degna di barbari quasi un terzo degli inermi cittadini

Un saccheggio di una violenza inaudita fatto dalle truppe del Papa

 

 

Dal sito http://www.crprato.it/sito/index.php?option=com_content&view=article&id=140&Itemid=83

 

Il Sacco di Prato 1512

 

Tutto ebbe inizio quando i Medici furono cacciati da Firenze e fu istituita la Repubblica, segretario della quale fu Niccolò Machiavelli.

I fiorentini si allearono con i Francesi, i quali però in seguito, furono costretti a lasciare l’Italia.

Questa fu l’occasione buona per i Medici per rientrare a Firenze.

Nel congresso di Mantova, Papa Giulio II (Giulio della Rovere), anche per l’insistenza del Cardinale Giovanni dei Medici (futuro Papa Leone X) fratello di Piero e Giuliano, pensò di ripristinare l’antica grandezza della famiglia.

Per fare questo fu deliberato che l’esercito spagnolo si volgesse verso Firenze per riportare tale stato.

La notizia del loro arrivo fu appresa dai Fiorentini solo quando gli Spagnoli del Vicerè di Napoli Ramon Cardona, da Bologna si dirigevano verso la città.

Prima di arrivare a Firenze si trovava la terra di Prato, che ben sapendo quello che stava per accadere, inviò alla Repubblica Fiorentina continue e quasi giornaliere richieste di aiuto per uomini, mezzi, armi e quanto serviva allo scontro ma nonostante l’approssimarsi del pericolo poco o niente venne fatto.

I militi pratesi erano molti pochi. La città era difesa da circa 2000 fanti contro un esercito spagnolo forte di cica 10.000 uomini ben equipaggiati.

Il giorno 28 Agosto del 1512 gli Spagnoli che si erano attestati presso Calenzano, mossero alla volta di Prato.

Nel pomeriggio intorno alle ore 16 dopo avere piazzato due Falconetti (pezzi di artiglieria) iniziarono il sacco colpendo le mura e la porta Mercatale, che però resistette bene.

Intanto il Cardinale Giovanni De Medici, al seguito delle truppe, (legato pontificio) seguiva l’andamento della battaglia dalla zona di S. Anna dove aveva dei possedimenti.

Lo scontro del primo giorno finì senza che gli Spagnoli riuscissero a sfondare.

Il giorno dopo, 29 Agosto,visto che quel punto era troppo resistente, spostarono la batteria dei due Falconetti verso porta del Serraglio riprendendo con più slancio la pugna, riuscirono in breve tempo a formare una breccia nelle mura dalla quale iniziarono ad entrare. In quel punto si concentrarono i pratesi, e riuscirono a bloccare i soldati spagnoli.

Questi, visto che non riuscivano nel loro intento, cambiarono tattica e scalarono le mura. La monovra riuscì, i soldati pratesi vedendo che ben presto sarebbero riusciti ad entrare si diedero alla fuga, permettendo agli Spagnoli di penetrare all’interno.

Questi al grido di " Ammazza ! Ammazza !" si introdussero all’interno della città uccidendo chiunque si trovasse loro davanti. In breve furono padroni della Piazza.

Intanto nelle chiese si erano rifugiate moltissime persone, per lo più donne bambini, anziani, pensando che i luoghi sacri non venissero profanati, ma non fu così, gli Spagnoli non ebbero pietà di nessuno.

Uccisero, violentarono, saccheggiarono. I pratesi non ebbero scampo, dato che le porte attraverso le quali sarebbero potuti scappare erano state murate, per cui non ebbero più nessuna via di fuga.

In si tanta sofferenza dobbiamo ricordare un episodio prodigioso accaduto nel convento di S.Vincenzo. Tre capitani spagnoli entrati all'interno del sacro luogo, si bloccarono cadendo in ginocchio davanti alla statua della Madonna, mostrata loro da Suor Brigida,che in questo modo riuscì ad eviatare il saccheggio.

Da allora, la bella statua fu chiamata "Madonna dei Papalini" ed ancora oggi il 29 Agosto di ogni anno le suore ricordano l'evento.

Il sacco durò 21 giorni. Fu un atroce mattanza, il sangue e l’odore della morte erano in ogni luogo. Furono uccise circa quattro-seimila persone.

Alcuni fra quelli che vennero catturati vennero uccisi più tardi fra atroci tormenti, mentre una parte di questi furono lasciati in vita per ottenere un riscatto.

Prato in pratica pagò al posto di Firenze con la vita di tantissimi cittadini, e Firenze visto lo scempio fatto ai pratesi spalancò le porte ai vincitori così che i Medici poterono rientrare liberamente nella loro città.


Ricerche:

Biblioteca comunale di Prato "Istituto culturale e di documentazione Lazzerini"

Volumi consultati:

-Cesare Guasti. "Il sacco di Prato e il ritorno dei Medici in Firenze"
-Gori Vittorio."Il sacco di Prato"
-Tozzini Cellai,Valeria. "Storia del sacco di Prato"

 

Fonte: La Nazione 25-8-2004

 

 

Come detto e' probabile che prima e dopo il sacco molti Pratesi siano emigrati in altri luoghi e tra questi potrebbero esserci dei Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

 

 

MANOSCRITTI FORSE UTILI ALLA RICERCA SUI CARNESECCHI DI PRATO E SULLE LORO ORIGINI ( Biblioteca Roncioniana di Prato )

 

 

CASOTTI, GIUSEPPE MARIA (1679-1740)

- 58. Spogli di cartapecore e documenti relativi alla storia di Prato

- 62-64. Lunario istorico pratese per l'anno 1721. Copia al n. 763

- 66. Stemmi di famiglie pratesi

- 67. Armi di famiglie che si vedono in Prato

- 105. Spoglio di famiglie pratesi col disegno delle rispettive armi e con alberi genealogici

- 392. Carteggio, 1702-1736

- 394. Casati pratesi

- 395-396. Alberi delle famiglie pratesi

- 397. Spoglio di Statuti pratesi dal 1289 al 1504

- 398-399. Priorista pratese

- 400-407. Spogli e copie di documenti pratesi

- 408-410. Studi genealogici di famiglie pratesi

- 411. Spogli di Diurni del comune di Prato

- 412-413. Spogli del Priorista fiorentino

- 414. Descrizione di armi delle famiglie fiorentine

 

CARNESECCHINI, SEBASTIANO di Lorenzo (SEC. XVIII)

- 386. Scritture diverse relative alle questioni insorte tra il Municipio ed alcuni cittadini che volevano esser

ammessi al godimento del gonfalonierato, 1737-1738

 

PRATO

- 66. Stemmi di famiglie pratesi, sec. XVIII-XIX

- 83. Raccolta miscellanea di 189 documenti, pubblici e privati, riguardanti Prato e i pratesi, sec. XIV-XIX

- 128. Documenti originali relativi a Prato, 1537-1761

- 129. Alberi e memorie di famiglie pratesi, sec. XVIII

- 135, 175. Alberi genealogici e stemmi di famiglie pratesi, sec. XIX

- 345, 347, 876, 982. Appunti per la storia di Prato, sec. XVIII-XIX

- 384-386. Notizie della nobiltà di Prato, sec. XVIII-XIX

- 436. Piante di Prato, sec. XVIII-XIX

- 764. Varie notizie della città di Prato e suoi cittadini. Processo della nobiltà della città di Prato e più altre cose

consecutive o concernenti il medesimo soggetto aggiuntevi posteriormente, sec. XVIII

- 831. Processo infra Vincenzio et altri Pini di Montecatini e Giovanni Bianchi e Giovan Piero Ghini di Firenze

sopra il podere di Casale, 1675-1692

- 874, 981. Armi gentilizie pratesi, sec. XIX

- 999, 1000, 1007, 1034. Documenti originali relativi alla Comunità e alla Cattedrale

 

 

GUASTI, CESARE (1822-1889)

- 135. Alberi genealogici di famiglie pratesi e fiorentine

  • 768. Raccolta di opuscoli che sono opera di pratesi o concernono alla storia di Prato, 1867

 

BALDANZI, AMADIO (1705-1789)

- 78. Della chiesa cattedrale di Prato

- 79. Memorie di famiglie originarie della terra di Prato

- 80. Memorie e ricordi di famiglie pratesi

- 99. Memoria delle carbonaie antiche e de' fossi e antifossi che circondano le mura della città di Prato

- 123. Memorie cronologiche del sacro Cingolo che si conserva nella Cattedrale di Prato

- 205. Estratti e memorie

- 206. Quadernuccio di notizie che si riferiscono alla storia di Prato

- 207. Memorie e alberi di famiglie pratesi

- 220. Ceppi e Spedali. Memorie

  • 228. Studi vari di storia pratese

 

 

SACCHI, FRANCESCO (1712-1775)

- 130. Ricordi relativi alla storia di Prato, 1628-1759

- 132. Alberi di alcune famiglie pratesi

- 136. Memorie e notizie istoriche riguardanti l'Opera del S. Cingolo

  • 137. Memorie tratte dai Diurni di Cancelleria riferentesi agli anni 1744-1746

 

 

BENELLI, MARTINO (1810-1873)

- 726. Appunti di geometria

- 772. Catalogo degli obblighi del Capitolo di Prato

- 874. Stemmi di famiglie pratesi

- 955. Appunti di storia del Capitolo della Cattedrale

  • 956. In lode di Francesco di Marco Datini

 

NESTI, GIUSEPPE (1820-1891)

- 636. Ricordi, 1857-1883

- 762. Iscrizioni monumentali e stemmi di famiglie pratesi

- 887. Schede con quesiti di natura liturgica ed ecclesiastica

  • 1041. Appunti di erudizione pratese

 

 

I CARNESECCHI DI PRATO secondo le fonti manoscritte

Ricerca del dr Roberto Segnini

 

 

 

Un lavoro certosino fatto con la solita bravura da Roberto Segnini 

 

 

Ciao Pierluigi!

Volevo regalarti una ricerca con i fiocchi per Natale riguardo i "Carnesecchi pratesi".

Le fonti consultate sono state tante e, alcune, veramente esaurienti.

Purtroppo i Carnesecchi pratesi non erano annoverati tra le famiglie più importanti di Prato e dintorni.

Per questo motivo non sono in grado di far progredire la tua ricerca su di loro.

Ti invio il poco materiale rinvenuto.

Roberto

 

 

 

 

Fonti a stampa e manoscritti presenti nella Biblioteca Roncioniana

 

 

 

LAURA BANDINI, RENZO FANTAPPIE’, a cura di,

Inventario dell’archivio della Curia Diocesana,

Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1999.

 

Anno 1685

Vescovo Magisterium

4. Tertia Synodus Dioecesana Pratensis celebrata idibus junii M.DC.LXXXV ab illustriss. ac reverendiss. DD Gherardo Gherardio episcopo pistoriensi et pratensis. Pistorii Typis apud Portan veteram, sub signo fortunae an. 1685 (giu 13).

L’orazione è del canonico ANTON FRANCESCO CARNESECCHI.

 

Anno 1700

Atti giudiziari

1078 (c.38) Filza d’atti civili dal 1700 al 1704 (1700 apr.19 -1704 set 18).

Il papa INNOCENZO XII ingiunge a un giudice sinodale di Prato di decidere l’appello interposto da GIUSEPPE BRACCIOLI, rettore della chiesa di S. GIORGIO di Prato, avverso la sentenza del Nunzio Apostolico di Firenze, data in favore di FILIPPO CARNESECCHI, Roma, 1700 giu. 11.

 

Anno 1726-28

Contenziosi

1157(G.80) Causa civile, avanti il Vicario di Prato

tra LORENZO CARNESECCHI, enfiteuta della chiesa parrocchiale di S. Tommaso alla Cannuccia e il parroco di detta chiesa ARCANGELO BIGAGLI. 1726-1728.

 

Anno 1774

Benefici

725 (G.49) Pianta delle due case acquistate dai signori VAI

dell’ill.ma signora ANNA DEL PORRO, nata CARNESECCHI di Prato, scala di b. 30 a panno fiorentino (acquerellata), 1774 gen.21.

 

 

 

 

 

LAURA BANDINI, RENZO FANTAPPIE’, a cura di,

L’ archivio del Capitolo della Cattedrale di Prato (sec XI-XX),

Duomo di Prato. Capitolo, 1984.

 

 

CARNESECCHI GIUSEPPE,

rettore della chiesa di S. Giorgio di Prato, poi canonico del Duomo (1690).

Anno 1671

Pergamene

113. 1671 luglio 31, Roma, S. Maria Maggiore.

Il papa CLEMENTE X conferma la nomina del prete GIUSEPPE CARNESECCHI a rettore della chiesa di S. Giorgio di Prato, vacante per asignazione di BENEDETTO BECCHI, nonostante siano trascorsi i sei mesi previsti dai sacri Canoni per prenderne possesso.

Anno 1679-80

Eredità del canonico Domenico Bartolozzi.

1456. Debitori e creditori, segnato A.

Il volume contiene copia di alcune lettere di GIUSEPPE CARNESECCHI a Annibale Fedi di Roma, AGOSTINO PACINI di Pescia e BERNARDO LALLI, in ordine all’eredità del canonico DOMENICO BARTOLOZZI. 1679 febbraio 11 – 1680 maggio 28.

 

 

 

 

M A N O S C R I T T I

 

 

ANONIMO, codice 171: Alberi e notizie di famiglie diverse.

 

Nota: E’ un vero peccato che vi siano trascritte un numero limitatissimo di famiglie (per alcune si riporta lo schizzo acquerellato della vista esterna e della pianta interna del loro possedimento.

Tra i cinquantaquattro stemmi di famiglie pratesi non ci sono quelli relativi ai Carnesecchi né ai Carnesecchini né ai Del Carne .

 

 

 

BALDANZI AMADIO, codice 79:

Memorie di famiglie originarie della terra di Prato e loro principio e affisso dell’arte che era esercitata ne’tempi antichissimi. Ne’quali si vede nascere il principio di ciascuna famiglia acquistato nelle convicine ville del distretto pratese di dove si ritraggono la loro origine come possidenti, e da queste passarono alcune di buon’ora a godere i principali uffizi della comunità di Prato.

Tra le notizie riguardanti un numero limitato di famiglie pratesi non figurano né quelle relative ai Carnesecchi né ai Carnesecchini né ai Del Carne .

 

 

BALDANZI AMADIO, codice 80:

Memorie e ricordi di famiglie pratesi.

Piccolo brogliaccio che riporta in 110 pagine doppie (molte bianche) varie notizie:

Ø Memorie storiche di varia erudizione sacra e profana.

Ø Notizie de testamenti di molti della famiglia Bizzocchi.

Ø Memorie e filze della Comunità.

Ø Matrimoni con la donazione (1519-1596).

Ø Si fa matrimonio (1597-1649).

Ø Notizie livellarie di effetti alienati dal Monastero di S. Salvatore- Archivio di Vaiano.

Ø Mulini dentro e fuori la terra di Prato.

Ø Pratesi iscritti nelle varie Arti.

Ø Godimenti di famiglie pratesi in Firenze.

Ø Notizie su varie famiglie pratesi.

 

Non ci sono notizie sulle famiglie CARNESECCHI, CARNESECCHINI o DEL CARNE.

 

 

 

BALDANZI AMADIO, codice 207:

Memorie e alberi di famiglie pratesi.

Tra le notizie riguardanti un numero limitato (20) di famiglie pratesi non figurano né quelle relative ai Carnesecchi né ai Carnesecchini né ai Del Carne .

 

 

 

BENELLI MARTINO, codice 873:

Stemmi di famiglie pratesi

Vedi foto che riproduce la pagina 35.

 

 

 

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 66:

Stemmi di famiglie pratesi.

Vedi foto che riproduce la pagina 39.

 

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 67:

Quaderno di Giuseppe Maria Casotti contenente"Ricordi di tutte le armi di famiglie che si vedono in Prato le quali anderò raccogliendo di casa in casa e di luogo in luogo più ordinatamente che sia possibile…".

 

Tra le armi delle famiglie notabili riportate non figurano né quelle dei Carnesecchi né Carnesecchini né Del Carne.

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 105:

Spoglio di famiglie pratesi col disegno delle rispettive armi e con alberi genealogici.

Vedi

 

 

 

 

 

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 394:

Codice contenente una serie di nomi di cittadini pratesi, con notizie del rispettivo casato.

 

non figurano notizie relative alle famiglie dei Carnesecchi né Carnesecchini né Del Carne .

 

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 395:

"Alberi delle famiglie di Prato cavati dal libro de’godimenti, de’quali il numero significa l’anno in cui hanno goduto il Priore, ma se vi sia la lettera significa il Priorato".

 

A pagina 20: Alberi dei CARNESECCHI e CARNESECCHINI.

A pagina 98: Alberi dei CARNESECCA e SASSOLI.

 

 

ALBERI GENEALOGICI DEL CASOTTI per la cortesia del dr ROBERTO SEGNINI

 

 

 

 

Il Casotti mescola i dati relativi ai Carnesecchi di Pasquino e ai Carnesecchi di Paolo : ma questo non significa niente perche' e' chiaro che non ha mai svolto un autentico studio genealogico

 

Li propone come consorteria dei Sassoli ( in modo particolare i Del Carnesecca )

 

 

 

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 396:

Alberi di famiglie pratesi fatte dal conte Giuseppe Maria Casotti.

 

dalle pagine 76d-80.

 

Il Casotti mescola i dati relativi ai Carnesecchi di Pasquino e ai Carnesecchi di Paolo : ma questo non significa niente perche' e' chiaro che non ha mai svolto un autentico studio genealogico

 

Li propone come consorteria dei Sassoli

 

estratto dal secondo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Segnini )

 

 

secondo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Segnini ) ,

terzo foglio del manoscritto di G. Casotti ( cortesia dr Segnini )

 

 

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 398:

Priorista pratese. Incompleto

Si faceva riferimento soltanto ai CARNESECCHINI, ma la pagina relativa, insieme a molte altre (si trovavano alla fine del Tomo), risultano mancanti.

Nota: Manoscritto in condizioni pessime. Ho dovuto consultarlo con la maschera per la presenza di muffe ( è stato tolto subito dalla consultazione ).

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 399:

Codice miscellaneo: 1-Priorista pratese 2-Spoglio dei diurni dal 1301 al 1303.

Alla pagina 2d, nel marzo 1284 si trova un RICOVERO che pero' non sembrerebbe essere quel RICOVERO taverniere, citato tra gli anziani

Vedi foto pagina.

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 408:

Studi genealogici di famiglie pratesi.

non figurano notizie relative alle famiglie dei Carnesecchi né Carnesecchini né Del Carne .

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 409:

Studi genealogici di famiglie pratesi.

non figurano notizie relative alle famiglie dei Carnesecchi né Carnesecchini né Del Carne .

 

 

 

 

 

CASOTTI GIUSEPPE MARIA, codice 410:

Codice miscellaneo di appunti di Niccolò Liborio Verzoni.Contiene:notizie di varie famiglie pratesi, e loro ammissione al godimento degli uffici;estratti di statuti, estrazioni delle doti per le fanciulle povere, elenchi di magistrati pratesi, descrizione di case, vie, torri, fortificazioni, calamità naturali, e di arme fiorentine.

Catalogo di tutti i Podestà e Commissari stati al Governo di Prato dall’anno 1238 fino al presente 1737.

 

 

 

Nessuna Famiglia Carnesecchi tra i " Parentati Forestieri".

Nessuna Famiglia Carnesecchi tra" Case in antico".

Tra le famiglie notabili riportate non figurano né Carnesecchi né Carnesecchini né Del Carne.

Pagina 599- Xstoforus Berti de Carnesecchi Potestà-1412 dei Carnesecchi di Firenze

 

 

GUASTI CESARE, codice 129:

Alberi e altre memorie di famiglie pratesi.

Non ci sono CARNESECCHI, CARNESECCHINI o DEL CARNE tra gli alberi delle 40 famiglie presenti.

Neppure tra le memorie delle altre famiglie presenti.

 

GUASTI CESARE, codice 135:

Alberi genealogici di famiglie pratesi e fiorentine.

Non ci sono CARNESECCHI, CARNESECCHINI o DEL CARNE.

 

 

NESTI GIUSEPPE, codice 762:

Iscrizioni monumentali e stemmi di famiglie pratesi. Raccolta fatta dal sac. Giuseppe Nesti, cappellano e cerimoniere della Cattedrale- sec XX.

 

v Nota: Bellissima opera (il responsabile della biblioteca ne vuole proporre la pubblicazione) con notizie accurate riguardo le iscrizioni e gli stemmi presenti nella Cattedrale, e nelle chiese di Santa Maria delle Carceri(solo iscrizioni) e di San Francesco. OPERA INTERAMENTE ACQUERELLATA.

 

Non ci sono Iscrizioni o Stemmi riguardanti i CARNESECCHI, CARNESECCHINI o DEL CARNE.

 

SACCHI FRANCESCO, codice 132:

Alberi di alcune famiglie pratesi distesi da messer Francesco Sacchi.

Non ci sono CARNESECCHI, CARNESECCHINI o DEL CARNE tra gli alberi delle 19 famiglie presenti.

 

 

 

 

 

A proposito dei Carnesecchi fiorentini ricevo sempre dall'amico dr Roberto Segnini :

 

 

Dal libro di

MARIA PIA MANNINI, Gli stemmi dei Podestà e commissari di Prato-Museo civico di Prato-Quaderni di Storia e Arte n.2, Comune di Prato, Pacini editore, 1989.

 

Bibliografia di riferimento:

 

G. GUASTI,"Serie di alcuni Podestà, Capitani di Giustizia,Commissari e Vicari regi risieduti in Prato dal 1240 al 1800.

 

A.S.P miscellanee. Memorie di Notai, Podestà, e Vicari regi di Prato, cart.2 fasc. 1, cc. 129-155 (Misc).

 

 

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Anno 1412 Marco di Jacopo Ghinetti (misc. c. 134 - Guasti p. 46)

Cristofano di Berto Carnesecchi ( misc. c. 134 ; Guasti p. 46)

Parziale affresco salone secondo piano.

Frammenti di arme dipinta con scritta: <<XPOFORI – BTI >> (CARNESECCHI)

 

Arme: troncato; nel primo bandato d’oro e d’azzurro nel secondo d’azzurro ad un rocco d’oro (riferibile a Carnesecchi Cristoforo di Berto, eletto nel 1412).

 

 

 

stemma di Cristoforo Carnesecchi di Berto di Grazino

da Wikipedia fotografia di Massimiliano Galardi

 

 

 

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Anno 1588 Umberto di Benedetto degli Adimari (misc. C.142 - Guasti p. 53)

Affresco sala secondo piano.

 

PARETE OVEST

Sulla parete a destra vicino alla porta d’accesso al salone del secondo piano:

stemma dipinto con elmo piumato e due cariatidi laterali a grottesche con nome e data :

 

<< D. UBERTUS BENDTTI .D . ADIMRIBS. NOBIL. PTOR. A . 1588 – 1589 >>

 

Arme: spaccato d’oro e d’ azzurro.

Uberto di Benedetto ADIMARI Podestà 1588 – 89

 

 

 

 

 

 

 

 

LE PIU' NOTE FAMIGLIE DI PRATO

 

 

ENRICO FIUMI nel capitolo :

SOMMARIO GENEALOGICO DELLE MAGGIORI FAMIGLIE PRATESI DALL'ETA' COMUNALE ALLE SOGLIE DELL'ETA' CONTEMPORANEA

 

Elenca queste famiglie :

Abatoni , Dell'Abbaco , Albertinelli vedi Guizzelmi , Albertini , Aliotti ,Allegretti , Amadei , Amadori , Amannati , Ambrogi , Ammirati ( fiorentini ), Angiolini , Apolloni , Degli Arati vedi Tieri , De Arbore , Arigoni , Arrighetti ,Arrighi ,

Baldanzi , Baldinucci , Banchelli ,Banchi , Bandieri , Baldini vedi Rocchi , Del barba vedi Buonconti , Barcosi , Bardi , Bartolini , Bartolozzi , Barzaloni , Bastianini , Becherini , Belchiari ,Bellandi , Bellendoti , Del Bello , Bellondini vedi Bolsinghi ,Benamati , Benini , Benintendi ,Benricevuti , Benuzzi ,Bertelli , Berti , Bettazzi , Bettini ,Bianchini , Bicchi , Bicicci , Bidori , Bielli , Bifolchi , Bigagli , Billi , Bindi ,Binducchi , Bini , Bisconti , Bizzochi , Dal Bo , Boatteri , Bocchineri vedi Gherardacci , Boccioli vedi Cennini , Boddi vedi Briganti , Bolsinghi , Bombi , Bomboni , Bomparenti , Bonati , Bondi vedi Bombi , Bonfiglioli , Bonfil , Bottari , Bovacchiesi ,Braccioli , Brancacci , Bresci , Briganti , Buonamici , Buonconti , Del Buono , Buonristori ,Buonvisi , Buri ,

Cacciafuochi , Caiozzi , Calendi , Calendini , Caluri ,Calvi , Cambioni , Campani ,Cancellieri , Cardelli , Carlesi , Carmagnini , Del Carne , Carnesecchi , Carnesecchini , Dalle Carra , Carradori vedi Dalle Carra , Casini ,Casotti , Castellani , Cavalcanti vedi Bovacchiesi , Cazzetteri , Ceccarelli , Ceccatelli , Ceffini ,Celmi , Cennini , Cepparelli ,Cercignani , Dalle Chiavi , Ciamberli , Cianfanelli ,Ciapini , Cicambelli , Cicognini ,Della Cima , Cini , Del Cinque , Cipriani , Cironi , Ciughi , Ciutini , Cocci , Comparini , Conti , Convenevoli , Coppini , Cortesi ,Costantini , Cristiani , Cugi ,

Dagomari , Datini , Davini , De Gros , Desii , Dondi ,Dragoni

Ermellini

Fabbruzzi , Fagioli , Farfalli , Del Fattore , Fazini vedi Ferracani , Fazzi , Fedi , Ferracani , Ferranti , Fiascaini , Filugelli , Del Fioco , Fioravanti , Foresi , Fortebracci , Fracasci ,Franceschi , Franchi , Franchini , Francioni , Fraschetti , Frati , Fronti ,

Gabellotti , Galigai , Galli , Gargalli , Gatti , Geppi , Gherardacci , Gherardi , Ghibellini , Ghigi vedi Del Fioco , Gini , Giordani , Giuntalodi , Giunti-Modesti , Godenzi , Goggi ,Golli , Del Gollo vedi Golli , Gori , Gottoli , Grassi , Grifi , Gualmi , Guardini ,Guarducci , Guazzalotti , Guidotti , Guiglianti , Guiliccioni , Guizzelmi ,

Infangati ,Inghirami ,

Landi , Latini , Lazzerini , Lenzini , Leoncini , leonetti ,Levaldini , Lichi , Limberti , Losti , Luparelli vedi Verzoni ,

Macci , Magalotti , Maganzini vedi Ristori , Magi vedi Bartolozzi , Magini , Magni , Magnolfi , Malpeli , Malvagini ,Malvisi , Manassei , Mannucci , Marabotti , Marchesuoli , Marchi , Marchiani , Marcovaldi , MARI , Marinari , Martini ,Mascagni , Masi , Masolini , Mazzamuti , Mazzei , Mazzinghi , Mazzoni , Megli , Melani , Mercatanti ,Mercatucci vedi Coppini , Merini ,Meucci , Migliorati ,Migliorini , Milanesi o Melanesi , Miniati , Mochi , Moddei , Modesti , Mugnesi , Muzzarelli-Verzoni vedi Verzoni , Muzzi ,

Naldini vedi Rinaldeschi , Nerli , Nesti , Niccoli , Niccolozzi vedi Bonfiglioli , Nistri , Nomi , Novellucci , Nuti ,

Degli Obizzi , Degli Organi , Ormanetti ,

Pacchiani , Pacini , Palchetti , Palei vedi Bettazzi , Palli , Pallotti vedi Ciutini , Pandolfini , Pantani , paoli , Parenti , Parigi , Pastacaldi , Pellegrini , Perondini ,Pesci , Pesciolini vedi Pesci , Piani , Pieri , Pigli ( fiorentini ) , Pilli vedi Pigli , Pini , Pipini , Polverini , Pontecchi , Pratesini , Pratolini vedi Saccagnini , Del Priore vedi Pugliesi , Puccini , Pugliesi ,

Quartucci ,

Rabatti , Ramaioli , Rani , Reggiani , Regnadori vedi Ringhiadori , Ricci , Del Riccio vedi Ricci , Rinaldeschi , Rinaldi , rinforzati , Ringhiadori , Ristori , Rocchi ,Romiti , Ronchini , Roncioni ,Ronconcelli , Del rosso ,

Saccagnini ,Saccardi , Sacchi , Salvi poi Salvi - Cristiani ,Sandri vedi Marcovaldi , Santini , Sassoli , Sassolini (fiorentini ), Scarioni , Schieri vedi Verzoni , Dello Schiso , Scribentini , Scrigni , Del Sega , Serotti vedi Verzoni , Sgrilli , Sinibaldi , Soffi poi Soffi-Ghibellini , Soldani , Spedalieri , Spighi , Stagi , Stanghi , Steffer , Stradetti , Strigelli , Struffaldeschi ,

Talducci , Tani , Targetti , Tarpucci , Taviani , Ticci , Tieri , Tignosi vedi Galigai , Tini ,Toccafondi , Tontonberli vedi Saccardi , Torelli , Della Torricella , Torrigiani , Troiani , Tronci ,

Ugurlandi ,

Vai , Valentini , Vannozzi vedi Rocchi , Vavassori ( bergamaschi ) , Della Verde , Vermigli , Vernati , Verzoni , Vestri , Vignaleschi , Villani , Vinaccesi , Visconti , Visi , Vivorati ,

Wyse ,

Zaccagnini vedi Saccagnini , Zarini , Zelmi , Zeti ,

 

Compaiono in questo elenco : DEL CARNE , CARNESECCHI ; CARNESECCHINI

 

 

 

 

*****************************************************

 

 

 

 

 

CARNESECCHI DI PRATO E LA VICENDA DEL PROCESSO PER USURPAZIONE DI STEMMA

 

 

A Prato vi furono tre famiglie Carnesecchi

 

Una di queste famiglie era detta Del Carnesecca o Carnesecchi

Un altra si nominava Carnesecchi di Prato

Una terza famiglia Carnesecchi comparve a Prato intorno alla meta del cinquecento con stipite in un certo Ulivieri, guardia della lana

 

Non so quale stemma usassero i Del Carne. I Carnesecchi di Prato usavano pero' lo stesso stemma dei Carnesecchi fiorentini

Quando la famiglia dei Carnesecchi di Ulivieri inizio ad usare lo stesso stemma dei Carnesecchi fiorentini Pasquino dei Carnesecchi di Prato agi legalmente

 

Anno 1589 : PROCESSO PER USURPAZIONE DI STEMMA E DI COGNOME

 

 

Pasquino di Domenico dei Carnesecchi di Prato agi giudicialmente nel 1584 contro Giovanni (detto Nanniricco ) d'Uliviero , fornaio ,per usurpazione del cognome Carnesecchi

Dal manoscritto del CASOTTI : ( manoscritto di G. CASOTTI sulle Famiglie pratesi conservato nella biblioteca Roncioniana.)

 

Pasquinus di Dominici Pasquini Marci Pasquinis Perfecti de Carnesecchis de Prato agit contra condam Oliverii Ioannini dello spedale di Prato dicto Nanniriccho et …….Oliverius Fornario …….usurpavint nomen et insignia de Carnesecchis.

Ivi che i Carnesecchi hanno la sepoltura in San Francesco con l'arme come qui a margine ( la medesima dei Carnesecchi fiorentini ) e con la scritta Hoc sepulcrum …..Pasquini Dominici de Carrnesecchis de Prato …….successor …….

Ivi che detto Pasquino non aveva figli e che gli avversari erano persone Humili et vilj e percio' ebbero la sentenza contro , e appare che la causa restasse deserta per aver lasciato spirare il tempo dell'appello.

 

 

 

A causa della sentenza sfavorevole i Carnesecchi di Ulivieri mutarono temporaneamente il cognome in Carnesecchini

(Se)Bastiano e Roberto sono figli di Nanniricco e figurano nella decima del 1621 ( cap. IV, 4 ) come Carnesecchini

successivamente però ripresero a chiamarsi Carnesecchi, e addirittura finirono per prendere l'Arme della famiglia fiorentina (cfr. BRP., 105, c. 674t.).

 

 

molto tempo dopo i Carnesecchi di Ulivieri furono iscritti alla nobilta di Prato e presentarono questo stemma

 

 

 

 

 

il 16 febbraio 1944 la chiesa viene bombardata e distrutta

 

 

Nella raccolta Ceramelli Papiani i Carnesecchi del giglio di Prato sono presenti nel fascicolo numero 1244

Blasonatura dello stemma dei Carnesecchi del giglio di Prato e' uno scudo troncato azzurro/azzurro con un rocco d'oro ,un giglio rosso, un destrocherio (carnagione) vestito rosso, 1 filetto oro fas. , 3 sbarre oro, 3 ritirate

 

Contributo di Roberto Segnini : Stemma dei Carnesecchi del giglio di Prato

 

E' da notare che lo stemma descritto nel Ceramelli Papiani ha tre sbarre mentre nel Casotti e' disegnato con tre Bande

 

Anche il Benelli lo disegna con le bande

 

 

 

Dice il Ceramelli Papiani : Lo stemma col giglio di Prato fu presentato nel 1735 circa dall'alfiere Sebastiano di Lorenzo Carnesecchi, quando fu ascritto alla cittadinanza fiorentina. Nel 1765, per l'ammissione alla nobiltà di Prato, lo stesso ottenne di fregiarsi del blasone dei Carnesecchi patrizi fiorentini, estintisi nel 1756 (cfr. fasc.1243).

 

Successivamente nell'iscrizione alla nobilta' fiorentina , i Carnesecchini presero definitivamente lo stemma dei Carnesecchi fiorentini

 

 

lo stemma sopra riportato e' tratto da" I cavalieri di Pistoia , Prato e Pescia membri del sacro militare ordine di S.Stefano papa e martire." Edizioni ETS

 

Questo e' lo stemma presentato dal capitano Sebastiano Carnesecchi dei Carnesecchi di Prato

Succedendo ai Carnesecchi fiorentini patrizi estinti e adottandone lo stemma da lui detto senza padrone

 

 

 

 

 

 

http://www.culturaitalia.it/pico/

 

 

 

Descrizione: Lo scudo è cimato da un elmo piumato di oro, d'azzurro, di verde e di rosso, posto in profilo verso destra. Sopra lo scudo si snoda una lista.

Stato di conservazione: discreto

Soggetto: stemma gentilizio

Indicazioni sul soggetto: Araldica.

Codifica ICONCLASS: 46A122(Carnesecchi)

Materia e Tecnica: intonaco/ pittura a tempera

Misure: 133 x 80

Data di creazione: 1850 - 1850, sec. XIX (Motivazione cronologia: iscrizione)

Ambito geografico: PO

 

 

 

Ecco lo stesso stemma come appare in Wikipedia fotografato ed inserito da Francesco Bini

E' presente nella chiesa di San Francesco a Prato

Colpisce la data : 1850 in cui i Carnesecchi di Prato avrebbero dovuto essere estinti

Colpisce il numero di bande che sembra diverso da quello canonico

 

 

 

 

 

 

 

 

UNO STRANO STEMMA A NAPOLI

 

Notizie per la cortesia del dr Carlo Verde

 

Vi e' uno stemma in pietra, posto sul portone di un palazzo nel quartiere di Capodimonte (Napoli) di cui non si ha alcuna notizia.

l'indirizzo è via Bosco di Capodimonte 82 ( Napoli), "Via Bosco di Capodimonte" nel '600/'700 si chiamava "Via delle Gabelle"

 

 

il palazzo compare già nella planimetria di Napoli del Duca di Noja del 1775 (è proprio al confine settentrionale della Mappa). Ti invio delle foto della facciata, naturalmente la controfacciata è segnata da numerose "superfetazioni", così come il giardino retrostante, completamente lottizzato negli ultimi trent'anni. E' ubicato sulla via Bosco di Capodimonte (civico 81), a circa 50 mt. dall'ingresso del parco. Suppongo che sia coevo alla costruzione della Reggia (1738), anche per la presenza di uno stile "tardobarocco", legato ancora all'architettura del Vaccaro o del Sanfelice, come puoi evincere dalle foto, che qui a Napoli era molto diffuso almeno fino a quando le scoperte degli scavi di Pompei ed Ercolano non cominciarono a far diffondere lo stile neoclassico alla fine del Settecento. E' plausibile quindi sia un palazzo nobiliare di qualche notabile molto amico di Re Carlo di Borbone.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mappa del Duca di Noja:

 

 

BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI

http://www.bnnonline.it/

 

 

 

 

La mappa del Duca di Noja è una carta topografica riferita alla città di Napoli ed ai suoi contorni, risalente al 1775. Essa costituisce un'importante fonte iconografica per lo studio topografico ed urbanistico del territorio tra il XVII ed il XIX secolo, consentendo tra l'altro lo studio della genesi e della disposizione urbanistica originaria delle Ville vesuviane del Miglio d'oro.

La commissione di una cartografia che dipingesse l'aspetto della città di Napoli e dei suoi contorni risale al 29 aprile 1750, quando il Tribunale degli Eletti o di San Lorenzo ne affidò la realizzazione a Giovanni Carafa, duca di Noja. L'opera fu iniziata avendo nel valente agrimensore Vanti la principale intelligenza tecnica. Secondo i programmi originari, la mappa avrebbe dovuto essere completata entro due anni e mezzo, ma in realtà i lavori si prolungarono molto oltre. Nel 1768, anno della morte del Carafa, la cartografia non era ancora completata, e passò sotto la direzione di Giovanni Pignatelli, principe di Monteroduni. Il nuovo responsabile dei lavori nominò sovrintendente dalla parte tecnica l'architetto Gaetano Brunzuoli, che nel frattempo stava completando la costruzione della casa del duca di Noja. L'opera del Brunzuoli si concretò nell'aggiornamento della cartografia con i cambiamenti urbanistici intervenuti durante il lungo periodo di elaborazione. La cartografia fu finalmente completata nel 1775, e fu corredata da un indice topografico realizzato dal Prof. Nicola Carletti, docente di architettura e matematica all'Università di Napoli. I primi cento esemplari furono realizzati dal regio stampatore Vittorio Barbacci, mentre quelli susseguenti furono stampati dal romano Antonio Cenci. La cartografia venne messa in vendita al pubblico al prezzo di dieci ducati a copia, successivamente ridotti a sei per facilitarne la diffusione, la quale fu però assai limitata dall'alto costo della riproduzione.

La mappa, composta da 35 tavole, fu realizzata per impressione su lastre in rame da Giuseppe Aloja, Gaetano Cacace, Pietro Campana e Francesco Lamarra. Le dimensioni della carta sono 5,016 metri di larghezza x 2,376 metri di altezza e la sua scala grafica è 1:3808.

Accanto alla sua utilità in quanto documento topografico, la mappa fu pensata anche per essere un oggetto artistico. Essa è infatti corredata nella parte inferiore da una veduta scenografica di Napoli e di una legenda composta da 580 richiami con notizie storico-artistiche, ed incorniciata da un motivo ornato. La parte alta della mappa presenta il titolo, la dedica a Carlo III sulla sinistra, ed una collezione degli stemmi, suddivisi per Seggio, di 134 famiglie nobili napoletane, nonché lo stemma reale.

L'importanza della mappa è legata allo studio delle variazioni urbanistiche intervenute nella città di Napoli e nel suo circondario durante il regno di Carlo di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV. È inoltre un esempio di pianificazione urbanistica, dato provato dal fatto che alcuni edifici di rilievo vi sono rappresentati sotto la forma che avrebbero dovuto assumere da progetto, e non secondo quanto fu in effetti realizzato. Il caso del Real Albergo dei Poveri, immensa struttura iniziata nel 1751 su progetto di Ferdinando Fuga e destinata all'accoglienza e sostentamento dei poveri del Regno di Napoli, è paradigmatico in tal senso. Secondo il progetto originario, esso avrebbe dovuto essere un edificio a pianta rettangolare lungo 600 metri e largo 150. In realtà i lavori furono interrotti nel 1819 quando l'impianto aveva raggiunto una lunghezza di 384 metri.

È rimarchevole tuttavia la volontà di dotare il Regno di uno strumento per la pianificazione urbanistica, tendente, nelle parole dello stesso Carafa, ad una "una geometrica delineazione della città".

da Wikipedia

 

Notizie per la cortesia del dr Carlo Verde

 

 

 

 

UNA FAMIGLIA CARNESECCA A NAPOLI

 

stemma Carnesecca (disegnato da me) ad immagine e somiglianza di quello tratto dal manoscritto-stemmario di autore ignoto, comunemente denominato Volpicelli, collocazione XVII.24 – Sezione Manoscritti e Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli.

 

Per la cortesia del dr Pasquale Cavallo autore del sito http://www.nobili-napoletani.it/

 

 

 

 

 

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BATTESIMI Fonte della ricerca : INCIPIT

 

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo del Carneseccha 1483

Paolo di Proveglia Carnesecchi 1485

Bartolomeo di Amaddio di Bartolomeo Carnesecchi 1487

Agnola di di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1487

Marco di Amaddio Carnesecchi 1489

Bartolomea di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1492

Adovarda di Paolo di Antonio Carnesecchi 1492

Marco di Pasquino di Marco Carnesecchi 1493

Bartolomeo di Proveglia di Iacopo Carnesecchi 1494

Mattea di Iacopo Carnesecchi 1495

Luca di Bartolomeo Carnesecchi 1496

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1496

Bastiano di Pasquino di Marco Carnesecchi 1497

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi 1498

Matteo di Stefano di Antonio del CARNE 1498

Piero di Chimenti di Marco Carnesecchi 1499

Agnola di Agnolo Carnesecchi 1500

Matteo di Carlo di Matteo Carnesecchi 1500

Maria di Stefano di Antonio del Carne 1501

Agnolino di Agnolo Carnesecchi 1501

Lucrezia di Carlo di Matteo Carnesecchi purgatore 1501

Matteo di Bartolomeo Carnesecchi 1504

Margherita di Raffaello di Simone del Carne 1504

Mattea di Carlo di Matteo Carnesecchi 1504

Niccolò di Chimenti di Marco Carnesecchi 1504

Bartolomeo di Pasquino di Marco Carnesecchi 1505

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1506

Niccolò di Carlo di Matteo Carnesecchi 1509

 

 

 

 

 

 

 

 

A dì 17 Gennaio 1679 trovandosi ammalata di febbre una fanciulla, chiamata Maria Maddalena figliola d’un tale Benedetto Manzuoli, abitante in Borgo S. Friano, et essendogli stato ordinato dal Medico Carnesecchini l’acqua di Scorzonero, un giovane della Spezieria, che era in Borgo S. Friano, e n’era Padrone l’Appaltatore del latte di capra in cambio di d.a Acqua, o per inavvertenza, o per ignoranza, gli mandò acqua del Falloppio, la quale essendo corrosivo potente, doppo undici giorni d’atrocissimi dolori d’intestini, non li giovando rimedio nessuno, finalmente alli 6 di Febbraio passò all’altra vita. Fu aperto il cadavere, e furono trovate tutte l’interiora arse, e corrose, onde tanto il Padrone della Spezieria, quanto il Garzone furno processati, e se non si salvano, come caso successo per disgrazia, le cose passavano per loro poco bene. Non di meno il giovane, che haveva fatto l’errore, fu privato di poter in di più esercitare quella professione.

 

per la cortesia del dr Paolo Piccardi tratto dal Bisdosso

 

 

 

 

 

 

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  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003