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ing.Pierluigi Carnesecchi
indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm
ORLANDO CARNESECCHI
UN CARNESECCHI SCAMPATO ALL’ECCIDIO DI NICCIOLETA
TK- Secondo lei loro lo sapevano che sarebbero andati a morire?
Carabinieri Biagi e l'operaio Carnesecchi Orlando"19. Sembra che la sorveglianza
non fosse poi eccessiva: "ci sono andati a piedi scortati da 7 tedeschi ...
Visualizzazione frammento
Si trattava di lavoratori della miniera di pirite che avevano organizzato turni di guardia agli impianti per scongiurare saccheggi e distruzioni ad opera dei nazifascisti in ritirata
All’alba del 13 giugno 1944 tedeschi e fascisti della Repubblica Sociale accerchiano il villaggio minerario della Niccioleta, sorprendendo nel sonno chi tra poco si recherà al lavoro. Vengono rastrellati centosessanta uomini. Rinchiusi in un rifugio antiaereo, interrogati e percossi, dopo l’uccisione di sei che più degli altri risultavano indiziati di connivenze con i partigiani, i più anziani vengono rilasciati, mentre i più giovani vengono avviati a Castelnuovo Val di Cecina. Settantasette di questi ultimi, i cui nomi figuravano nell’elenco di chi aveva partecipato ai turni di guardia per la protezione degli impianti contro le distruzioni tedesche, vengono portati in una depressione, tra i soffioni boraciferi, e lì uccisi a colpi di mitraglia. Era il 14 giugno 1944. Le vittime complessive dell’eccidio furono 83.
La Strage dei minatori di Niccioleta
Massa Marittima (Grosseto )
http://www.pdcigrosseto.it/per-non-dimenticare-strage-niccioleta.htm
Ai primi di giugno del 1944, la ritirata tedesca era in pieno corso sulle strade della Maremma; il fascismo-repubblichino era in sfacelo. Il presidio fascista di Massa Marittima tagliò la corda la notte del 9. Quello stesso giorno una squadra di partigiani era entrata a Niccioleta, ma si limitò a disarmare i carabinieri e al sequestro delle armi reperite nelle case dei fascisti.
Nella massa degli operai i fascisti costituivano a Niccioleta una esigua minoranza. I repubblichini erano in tutto sedici; con loro e con le loro famiglie la popolazione evitava di avere rapporti di sorta. Consapevoli del loro isolamento i fascisti si riunivano tra loro quasi ogni sera in casa del siciliano Pasquale Calabrò, o di suo cognato Aurelio Nucciotti, o della guardia giurata Luigi Torrini. Calabrò, Torrini, Nucciotti si assentavano spesso da lavoro; erano in stretto contatto con il comando tedesco di stanza a Pian di Mucini e con i fascisti di Massa Marittima. Essi odiavano Niccioleta e tutti i suoi abitanti anche perché si sentivano circondati dalla diffidenza e dal disprezzo.
Nel mese di maggio del 1944, esattamente il 25 alle ore 24, era scaduto il termine stabilito dai fascisti tramite un infame manifesto affisso in tutto il Comune di Marittima, che imponeva la presentazione ai posti di polizia fascisti e tedeschi degli sbandati o appartenenti a bande, pena la fucilazione nella schiena per quanti non si fossero presentati.
Il manifesto era firmato, per il Ministro Mezzasoma, dal Capo Gabinetto del Governo fantoccio di Salò, GIORGIO ALMIRANTE, ex Segretario del MSI. Scaduto il termine nessuno degli interessati (renitenti alla leva, sbandati, appartenenti a bande,ecc) si era presentato. I giovani del Comune di Massa Marittima erano in gran numero nelle formazioni partigiane e combattevano i tedeschi e i fascisti con le armi in pugno. Il fallimento del bando fu totale,come dimostra la vasta documentazione dell’epoca e soprattutto le lettere inviate alla prefettura fascista che aveva sede a Paganico, dai comandi militari dei vari presidi che operavano nella zona di Massa Marittima In tutti questi documenti si può infatti leggere: " fino alle ore 24 ( l’ora della scadenza del bando), non si è presentato nessuno."
I processi intentati dal fascista Almirante negli anni 70 contro l’Unità, il quotidiano del PCI che aveva pubblicato il manifesto firmato dal segretario del MSI, ritrovato in copia originale nell’archivio storico del Comune di Massa M., dimostrarono, anche grazie alla testimonianza decisiva del compianto compagno GINO ZUCCHELLI, comunista di Massa Marittima che vi era stato un legame più stretto di quanto potesse sembrare all’inizio tra il fallimento del bando di Almirante e la strage di Niccioleta.
Nella sostanza fascisti e tedeschi erano furibondi per il fallimento del bando; Niccioleta, covo di antifascisti e di comunisti si prestava bene per attuare una misura di ritorsione e di repressione.
Questa fu senza alcun dubbio una delle ragioni, unitamente ad altre, che fece scattare nei fascisti l’idea della strage.
Gli operai avevano istituito presso la miniera un controllo armato di avvistamento e di vigilanza.
Si sapeva infatti, che i tedeschi, coadiuvati dai fascisti lasciavano dietro le linee della ritirata gruppi di guastatori, che avevano il compito di distruggere gli impianti industriali. I minatori di Niccioleta erano decisi a salvare la miniera, fonte essenziale del loro lavoro. Purtroppo il sistema di sicurezza messo in atto dai minatori non funzionò. Nella notte dal 12 al 13 Giugno reparti di fascisti e di SS tedeschi si erano portati nelle vicinanze del villaggio e lo avevano circondato.
La mattina del 13 verso le ore 5,30 i reparti nazi-fascisti irruppero a Niccioleta. Il piano per sorprendere gli operai funzionò cosi come era stato elaborato: pochissimi furono coloro che accortisi della manovra, ebbero il tempo di fuggire. La maggior parte dei minatori e delle loro famiglie rimasero dentro la tenaglia. Il paese si risvegliò al rumore degli spari. Ebbe inizio un rastrellamento casa per casa. Gli uomini furono fatti uscire e concentrati nello spiazzo davanti al dopolavoro. Tutti furono perquisiti e privati dei documenti di identità e poi spinti dentro il rifugio antiaereo.
Naturalmente i fascisti Calabrò, Nucciotti e Torrini si erano subito uniti ai militi nazi-fascisti e li accompagnavano in giro. Ultimato il rastrellamento un ufficiale tedesco s’istallò nella caserma dei carabinieri e procedette all’interrogatorio di diversi minatori Il Vice-Direttore della miniera, Ing. Boeklin ebbe il compito di fare da interprete. Mentre stavano procedendo a questa operazione di cernita, di perquisizioni e di intimidazioni, alcuni militi fascisti arrivarono scortando cinque operai e precisamente Sargentoni Ettore con i figli Aldo e Alizzardo, Barabissi Bruno e Chigi Antimo,ai quali fu aggiunto Baffetti Rinaldo.
I sei operai furono le prime vittime immolate alla rabbia assassina dei nazi-fascisti. I primi tre,vale a dire Sargentoni ed uno dei suoi figli insieme a Baffetti furono sospinti dentro un piccolo cortile dietro il forno della dispensa. Una specie di trincea scoperta, larga non più di tre metri, Appena giunti la dentro furono crivellati da una scarica di mitragliatrice sparata dall’alto. Poi fu il turno di Chigi e Barabissi i quali costretti ad entrare nel cortiletto si arrestarono dall’orrore della visione ma una nuova scarica li abbatteva sui corpi degli altri assassinati. L’ultima vittima fu Sargentoni Alizzardo, giovane di 23 anni, che aveva assistito all’esecuzione a qualche passo di distanza. Anche lui fu costretto ad incamminarsi nello stretto passaggio che immetteva nel cortile e si gettò gridando sul corpo di suo padre nel momento che veniva colpito alla schiena dal fuoco dei mitragliatori. In questa azione infame si distinse un ufficiale medico italiano di cui non conosciamo il nome.
La scena di orrore dava alla popolazione la percezione del pericolo che incombeva su tutti loro.
Tra i primi sei fucilati doveva esserci anche un altro minatore e precisamente GAI GIOVANNI.
Gai, era stato preso armato mentre usciva dal turno di guardia ed affidato ad un fascista che vigilava su di lui in attesa dell’esecuzione. Per spavalderia questo aguzzino disse a Gai: " a te lo posso dire tanto non potrai rivelarlo a nessuno perché tra poco sarai fucilato", io mi chiamo Aurelio Picchianti ,di Porto Santo Stefano". Anche alcune donne e lo stesso Gai avevano letto il nome del Picchianti inciso nella cinghia del moschetto. Ma Gai approfittando del fatto che il milite fascista lo aveva derubato del pacchetto del tabacco che teneva nella tasca della camicia e si era messo il fucile in spalla per arrotolarsi una sigaretta, con uno scatto improvviso si lanciò verso la vicina macchia, invano seguito dagli spari dei fascisti, riuscendo a mettersi in salvo. Tutti gli operai arrestati furono lasciati nel rifugio antiaereo ammucchiati come bestie in un caldo soffocante fino alle nove di sera. In alcuni momenti i guardiani armati facevano circolare notizie di fucilazione immediata, in altri momenti di prossima liberazione. Era una terribile doccia scozzese alla quale intenzionalmente venivano sottoposti questi prigionieri rinchiusi ormai da molte ore nel rifugio antiaereo, oppressi da mille sofferenze.
Fuori le madri,le mogli,i figli piangenti attendevano in preda al terrore l’epilogo della situazione. La giornata passò cosi in una atmosfera di provocazione e di tragedia. Verso sera i fascisti e i tedeschi avvertirono le famiglie di preparare,per gli arrestati, i viveri per tre giorni perchè sarebbero stati portati tutti a Castelnuovo Val di Cecina. Alle ventuno e trenta, tra i pianti dei congiunti, una colonna composta da circa 150 operai,scortata da un reparto di nazi-fascisti, si incamminò sulla strada per Castelnuovo. Dopo una breve sosta di venti minuti in località Martinozzi e dopo una marcia di altri due chilometri, sopraggiunsero alcuni autocarri che caricarono gli uomini trasportandoli a Castelnuovo. Alle ore 1 di notte i minatori imprigionati erano rinchiusi e sorvegliati nella sala del cinematografo di Castelnuovo trasformata in luogo di segregazione. Deposti i loro piccoli bagagli, cominciarono a scambiarsi qualche impressione su quanto era accaduto.
In fondo alla sala soldati tedeschi e fascisti impietriti guardavano con ghigno satanico quella folla di uomini perplessa e stanca. Dai palchetti del cinema due mitragliatrici erano puntate sui prigionieri. Alcuni giovani, vinti dalla stanchezza, si stesero sul pavimento e il sonno quietò per alcune ore le loro apprensioni. Gli altri, la grande maggioranza, rimasero insonni, in piedi, in attesa delle prime luci dell’alba del giorno 14 Giugno 1944.
Nella mattinata in prossimità del Cinema, furono fucilati tre partigiani. Uno di questi tre patrioti fu fatto passare diverse volte davanti al cinematografo; aveva un atteggiamento fiero come se non si fosse trattato di lui ed i tre morirono coraggiosamente senza rivelare la loro identità.
Contati e ricontati, divisi e suddivisi fino a quando attorno alle ore 18 entrarono nella sala del cinema una diecina di soldati. Un ufficiale cominciò a leggere un elenco ed i chiamati furono messi da una parte e tutto il gruppo suddiviso in questo modo: il primo,composto da 79 uomini era destinato allo sterminio. Il secondo di 21, alla deportazione in Germania. Il terzo di 50, comprendeva gli uomini più anziani,che avrebbero dovuto essere rilasciati. I 79 erano stati scelti in base ai nomi contenuti in un elenco della suddivisione dei turni di guardia alla miniera che gli stessi operai avevano fatto e il giorno prima a Niccioleta, all’arrivo dei fascisti e dei tedeschi, nascosero dentro il rifugio dove furono rinchiusi e li purtroppo ritrovato. I fascisti ebbero la facoltà di rimaneggiare la lista dei condannati a morte, includendo o togliendo chi a loro parve meglio. In particolare Calabrò, questa sporca figura di delatore e di aguzzino, fu autorizzato a liberare sei uomini.
Egli ne liberò due, e cosi i 79 divennero 77. Poi finse di volerne liberare un altro e chiamò fuori dalle file Cicaloni, ma appena questo si face avanti Calabrò le disse : " tu una volta hai sputato in faccia a mia moglie e a mia figlia, e con uno spintone venne rimandato indietro. Durante l’appello degli uomini destinati alla fucilazione, quando fu chiamato Mastacchini Agostino,rispose per errore il suo figlio Raffaello, diciassettenne, il quale non aveva fatto nessun turno di guardia e non era nell’elenco. Gli chiesero se era il figlio di Agostino e alla risposta affermativa fu inserito nel gruppo dei condannati a morte ed anche lui come il giovane Sargentoni Alizzardo e come il Beni, fu trucidato insieme al padre. Alle ore 19 un comando secco e la colonna dei 77 minatori venne fatta uscire dalla sala.
Il corteo, inquadrato da militi fascisti e tedeschi, avanza con passo spedito sulla strada che porta a Larderello. Fatto circa un chilometro, venne imboccata una piccola strada a destra che scende verso la centrale, geo-termoelettrica dove erano alcuni soffioni fuori servizio e gli impianti industriali. All’improvviso aeroplani inglesi apparvero nel cielo limpido della sera. Gli uomini vennero fatti nascondere in un canneto dietro la strada; passati gli aerei la marcia riprese. I soffioni urlano rabbiosi e assordanti. Ogni scambio di parola è impossibile. Ancora un comando e una piccola parte del gruppo, circa 15 uomini è forzata a mettersi in marcia a braccia alzate. Su tutta questa massa umana passa un fremito, l’inquietudine si fa certezza: tutti comprendono che la loro fine è imminente.
Questo primo gruppo di uomini marcia sul breve pendio di un campo, passando sotto, curvandosi ad una grossa tubazione e si affacciano ad una sottostante grotta, una sorta di vallino profondo dove fumacchiano alcuni affioramenti di vapore geotermico. Viene fatto loro segno di scendere giù per il pendio Ma il cammino fu breve. Due mitragliatrici piazzate di fronte, ai bordi opposti di questo cratere entrarono in azione falciando il gruppo dei minatori.
I cadaveri e i feriti precipitarono giù per il terreno scosceso per finire in fondo gli uni su gli altri,bagnando di sangue quei sassi irti e taglienti.
E’ ora la volta del gruppo più numeroso.
Il gruppo è sospinto brutalmente in basso dalla parte opposta dove esiste una sorta di entrata naturale nella grotta,in fondo al vallino.
Appena entrati essi videro in tutto il suo orrore il tragico scenario: i loro compagni sono la attorcigliati gli uni su gli altri.
Ogni tentativo di fuga è impossibile.
Si strinsero allora insieme come in un estremo abbraccio.
Le mitragliatrici aprirono il fuoco da distanza ravvicinata massacrando quel gruppo di uomini con lunghe raffiche.
Dei gemiti,delle invocazioni si levarono dal quel mucchio di morti e morenti.
Gli assassini scesero nel vallino con le armi in mano scrutarono, voltarono e rivoltarono quei corpi, spararono ancora per spengere le invocazioni e i lamenti poi se ne andarono cantando.
La rappresaglia nazi-fascista, il più grave eccidio di operai che la resistenza ricordi, era compiuto.
Le vittime di questa strage furono quindi 83, compresi i sei minatori assassinati il giorno prima a Niccioleta. A tanto giunse l’odio contro persone che non avevano fatto niente di male a nessuno.
Erano minatori, circa 200 famiglie giunte a Niccioleta per lavorare dalla vicina Massa Marittima, da Castellazzara, da Santa Fiora, da altri paesi del Monte Amiata.
In grande maggioranza erano antifascisti, molti comunisti.
Per questo motivo e per il fallimento del bando di Almirante vennero assassinati.
Nedo Barzanti
http://www.resistenzatoscana.it/storie/la_strage_dei_minatori_di_niccioleta/
La miniera di Niccioleta fu da subito un importante luogo d'appoggio per i partigiani della zona. Successivamente all'armistizio dell'otto settembre 1943 rifornì i ribelli di carburante, di esplosivi, altri materiali essenziali ed ebbe ruolo di officina per riparare le armi.
Da quando in zona cominciò ad operare la 23° Brigata Garibaldi l'attività dei minatori in appoggio ai partigiani intensificò ancora.
I tedeschi di stanza a Massa Marittima controllavano spesso Niccioleta, la tattica della terra bruciata imponeva di monitorare da vicino le risorse della miniera in modo da poterle distruggere nonappena il fronte si fosse avvicinato troppo. Ma i minatori avevano occultato macchinari, attrezzature, esplosivi e viveri.
Il 3 giugno 1944 un distaccamento di partigiani comandati da Vincenzo Checcucci entrò in Niccioleta. L'euforia degli abitanti di Niccioleta, che leggevano questo fatto come un'avvisaglia della prossima fine della guerra indusse a due leggerezze: da una parte fu deciso che i fascisti del paese non erano particolarmente pericolosi e li si obbligò soltanto a una sorta di arresti domiciliari, dall'altra una delle liste per i turni di guardia al materiale salvato dalle razzie dei tedeschi fu lasciata in vista nei locali della miniera. Le conseguenze furono tragiche.
La guardia ai pochi fascisti di Niccioleta venne montata efficacemente, ma alcune delle loro mogli riuscirono ad aggirarla e ad avvertire il comando fascista che era al Pian di Mucini, a tre chilometri dal paese.
La squadra partigiana nel frattempo si era ritirata, sul posto erano rimasti solamente dei partigiani di Niccioleta che avevano organizzato i suddetti turni di guardia.
Il 13 giugno oltre 300 fra soldati tedeschi e milizie fasciste accerchiarono e attaccarono il paese di Niccioleta.
Durante il rastrellamento i nazifascisti avevano radunato e immediatamente fucilato quanti erano stati riconosciuti dai fascisti locali come collaboratori dei partigiani. In questa occasione i caduti furono: Baffetti Rinaldo, Barabissi Bruno, Chigi Antimo, Sargentoni Ettore, Sargentoni Ado e Sargentoni Alizzardo.
I Sargentoni (padre e due figli) vennero uccisi perchè trovati in possesso di una pistola, che in effetti avevano requisito ad uno dei fascisti il giorno della venuta dei partigiani. Il Barabissi fu trovato in possesso di un fazzoletto rosso e il Baffetti era un antifascista noto. La storia di Antimo Chigi è più articolata: il Chigi era un repubblichino di stanza a Siena, tornava a casa spesso in divisa tedesca, per farlo in tutta tranquillità si era accordato coi partigiani che gli avevano rilasciato un lasciapassare, faceva insomma il doppio gioco. Quando i tedeschi presero gli altri per torturarli e poi ucciderli lui se ne uscì con frasi di incitamento ai tedeschi e di ingiuria verso i condannati. Il tenente tedesco allora lo fece avvicinare e lo perquisì, trovandogli il lasciapassare partigiano.
I nazifascisti scovarono la lista dei nomi di coloro che fra i minatori avrebbero partecipato alle ronde anti-tedesche nei giorni successivi. Allora radunarono tutti gli uomini del paese e dopo aver liberato il direttore della miniera, il parroco e pochi altri fecero incamminare verso nord, gli venne detto che sarebbero stati obbligati a lavorare alla distruzione della stazione geotermica di Castelnuovo e successivamente vennero fatti salire su dei camion.
Il III Polizei-Freiwilligen-Bataillon Italien (le SS italiane, volontari che servivano direttamente nell'esercito nazista) era arrivato a Castelnuovo all'alba del 10 giugno 1944 proveniente da San Sepolcro. A Castelnuovo l'attività partigiana era stata particolarmente intensa nei giorni precedenti, nei dintorni si erano installati alcuni distaccamenti della 3° Brigata Garibaldi: il 7 i partigiani erano entrati in paese e avevano requisito le armi della Guardia Nazionale Repubblicana. I fascisti tra l'altro avevano evitato lo scontro dileguandosi per tempo, solamente uno venne preso mentre rientrava da Pisa. Alla richiesta da parte dei partigiani di identificarsi costui mostrò la tessera del fascio repubblichino, una spavalderia che gli costò la vita.
Inoltre l'arrivo delle SS italiane interruppe un'azione partigiana che mirava a sottrarre tutta la biada che i contadini erano stati costretti a mettere all'ammasso, in maniera simile a quello che quasi contemporaneamente accade anche a Monterotondo Marittimo, ma a Castelnuovo i partigiani riuscirono a ritirarsi senza essere notati.
All'arrivo in paese le SS operarono un rastrellamento che portò all'arresto di quattro giovani renitenti alla leva e che vennero instradati verso la deportazione.
La sera del giorno 13 arrivano a bordo di camion circa 120 uomini rastrellati a Niccioleta.
I minatori di Niccioleta passarono la notte nel teatro di Castelnuovo, la mattina furono divisi in tre gruppi: uno destinato alla fucilazione, uno alla deportazione e uno per essere rimandato a casa.
Al più importante dei fascisti di Niccioleta, tale Calabrò, di origini siciliane, venne data la possibilità di scegliere sei persone da salvare ma ne scelse solo due. Così il gruppo dei condannati arrivò a contare 77 persone.
La cernita per la composizione venne fatta sulla base della lista rinvenuta a Niccioleta per i turni di guardia che i minatori avevano istituito a protezione della miniera, chi era in quella lista venne ucciso. Gli altri vennero divisi per età: i giovani alla deportazione, i vecchi a casa.
I 77 vennero condotti poco distante, nei pressi di una centrale geotermica, dove i soffioni erano stati liberati dai tubi e producevano un rumore fortissimo. Vennero fatti entrare in una specie di piccolo anfiteatro naturale e abbattuti a raffiche di mitra.
Il gruppo dei giovani venne portato a Firenze e di lì in Germania nei campi di lavoro, a quanto risulta sono tutti tornati alle loro case alla fine della guerra.
Ai settantasette minatori si aggiunsero quattro partigiani provenienti da Volterra, tutti ex ufficiali dell'esercito.
Si trattava di Gianluca Spinola, romano di famiglia facoltosa e possidente della villa di Ariano nei pressi di Volterra, dei sardi Vittorio Vargiu e Francesco Piredda e infine di Franco Stucchi, fiorentino, arrestati nei giorni precedenti durante un'operazione contro i tedeschi e trasferiti al Maschio di Volterra. Nella notte fra il 13 e il 14 vennero trasferiti a Castelnuovo e nei pressi del podere Sorbo, tra le 11.00 e le 12.00 del 14 di giugno, Stucchi, Piredda e Vargiu vengono fucilati. Spinola invece, riconosciuto come capobanda, verrà più volte interrogato e poi ucciso nella caserma di Castelnuovo.
Altri tre partigiani erano destinati alla stessa fine. Nella notte tra il 14 e il 15 giugno vengono prelevati dal carcere di Volterra Dino Fulceri "Mosè", Gino Benini e Dino Del Colombo, che a causa delle torture subite versano in pessime condizioni. Durante il percorso il mezzo su cui si trovano deve fermarsi per la foratura di un pneumatico. Al loro arrivo a Castelnuovo i tedeschi saranno già partiti e i prigionieri verranno di nuovo riportati nel carcere di Volterra dal quale saranno liberati circa un mese più tardi.
Una delle questioni su cui ci si è interrogati, anche a proposito delle motivazioni che generarono l'eccidio, è il perché a Castelnuovo siano state inviate SS di San Sepolcro, che essendo in provincia di Arezzo comportò un lungo spostamento durato pressappoco un giorno e una notte. Spostamento disagevole e movimentato, visto che durante il giorno 9 la colonna fu ripetutamente bombardata dagli alleati.
Questa scelta risulta particolarmente strana ricordando che vi erano numerosi reparti della Wehrmacht (ovvero dell'esercito regolare) che transitavano e stanziavano lungo la costa grossetana e livornese e che avrebbero raggiunto Castelnuovo in minor tempo.
L'opinione oramai consolidata degli storici è che vi fosse in atto uno scontro politico fra gli alti ufficiali delle SS e dell'esercito regolare tedesco e che le SS si volessero accreditare agli occhi dei generali come ben più efficienti nell'opera di contenimento delle bande partigiane, che all'epoca si erano fatte estremamente pericolose. In quest'ottica assume un significato sia il rastrellamento iniziale particolarmente tiepido contro Castelnuovo e Monterotondo per l'intenzione di fare in zona una base per azioni antipartigiane, sia l'accomunare partigiani veri e minatori sotto un'unica conta di 92 partigiani giustiziati (oltre ai 77 minatori caduti qui e ai 4 partigiani provenienti dal Maschio di Volterra ci sono da annoverare 6 caduti alla Niccioleta e altri 5 partigiani caduti a Monterotondo).
Insomma: le SS erano in quella zona per compiere qualche azione antipartigiana eclatante e i fatti della miniera di Niccioleta furono un'occasione fortuita ma eccellente, poco importa che i 77 minatori stessero semplicemente difendendo il proprio lavoro.
Il tenente Blok, artefice del rastrellamento di Niccioleta, riceverà per questo un riconoscimento al valor militare dai suoi superiori.
http://www.regione.toscana.it/regione/export/RT/sito-RT/Contenuti/sezioni/cultura/memoria_passato/visualizza_asset.html_1177773711.html
"E' necessario ricordare, senza rancore e con spirito di giustizia, perché ricordare significa impedire che in futuro si possano ripetere atrocità di questo tipo, significa consegnare alle nuove generazioni il senso del rispetto della vita e della dignità dell'uomo, così come dalla lotta per la Liberazione possiamo ancora oggi trarre insegnamenti preziosi sul valore e l'attualità della nostra Costituzione". E' con queste parole che il vicepresidente della Regione Federico Gelli ha voluto sottolineare l'importanza della commemorazione degli 83 minatori di Niccioleta massacrati per rappresaglia dai nazi-fascisti 62 anni fa, cerimonia in programma questo pomeriggio.
"Una presenza ovvia e doverosa ha spiegato Gelli ma dietro alla quale c'è anche tutto l'impegno profuso in questi anni dal governo regionale per alimentare e diffondere la memoria, così come per ottenere una giustizia, pur tardiva, nei confronti dei responsabili degli eccidi. Tutto questo con una particolare attenzione per i giovani, che devono essere messi in condizione di ricordare".
Tra le iniziative del governo regionale, i corsi di formazione per insegnanti delle scuole superiori, il restauro di lapidi e cippi segnalati dai Comuni toscani, la realizzazione di un monumento al ricordo della Linea Gotica a tutto il lavoro per la creazione di un Parco culturale lungo la Linea Gotica, senza dimenticare i viaggi della memoria con gli studenti toscani e i concerti del 25 Aprile.
Autore: Paolo Ciampi
Intervista registrata a Lorenzi Ivo, anno di nascita 1914.
Rilevatore: Katia Taddei
Luogo dell'intervista: Sala Consiliare "Norma Parenti" Massa Marittima.
Data dell'intervista: 06/11/99
Ivo Lorenzi era impiegato come capoufficio alla miniera di Niccioleta.
TK-Signor Lorenzi qual'era la sua mansione?
LI- Ero capoufficio alla miniera di Niccioleta.
TK-Lei mi diceva del dottor Larato, lei l'ha conosciuto, quando arrivò; lì; alla miniera?
LI- Ma ora con precisione le date io non saprei...
TK-Non molto tempo prima di quest'episodio probabilmente...
LI- Eh! un po' di tempo prima sì;!
TK-Un po' di tempo prima...era un capitano lui, lei lo sapeva?
LI- No, non lo sapevo, è; venuto lì;...
TK-Come segretario? Qual'era la sua mansione?
LI- Il segretario c'era già;.
TK- E allora?
LI- Non si sa, aveva qualche mansione veniva a Massa a fare qualche versamento, a parlare con qualcuno, ma insomma senza mai conoscere il motivo preciso per cui lui fosse lì;. E infatti ad un certo momento lui è; sparito senza sapere cosa ha fatto dov'è; andato.
TK- Il giorno della strage?
LI- Il giorno della strage lui non c'era, non c'era già; più;.
TK- E questa cosa non ha mai creato curiosità; in voi?
LI- Ma in noi... non lo so...
TK- La vita a Niccioleta durante questo anno che precedette la strage, il 25 luglio viene arrestato Mussolini, cade il fascio, cosa succede?
LI- Mah! Niccioleta rimase tranquilla.
TK- I fascisti di Niccioleta cosa fecero?
LI- Loro se ne andarono ma nessuno gli dette noia, insomma...Una parte andò; via.
TK- E quando rientrò;?
LI- Dopo un po' non ricordo...
TK- Senta, gli scioperi... subito dopo la caduta del fascio ci furono degli scioperi, si ricorda?
LI- Sì;, sì; scioperarono tutti, compreso gli impiegati.
TK- Come reagì; la direzione?
LI- La direzione non fece niente, subì; lo sciopero.
TK- Non è; che ci furono ritorsioni, qualcuno mandato in galera...
LI- No, no, che ricordi io non successe nulla.
TK- Secondo lei quanti comunisti c'erano a Niccioleta tra i minatori?
LI- Eh! Parecchi!
TK- Mi faccia una percentuale.
LI- Mah! Non saprei dire una percentuale...
TK- Quante persone ci stavano a Niccioleta?
LI- Mille e tante persone mah! Sicuramente un 50% anche il 60% c'erano, erano comunisti.
TK- Anche i più; giovani?
LI- Sì;, anche i giovani.
TK- E questo era conosciuto dal direttore?
LI- Grosso modo sì;, ma mi pare che non influì; affatto sulla miniera.
TK-Vuol dire che c'era un buon rapporto tra la direzione e gli operai nonostante questi fossero antifascisti?
LI- Sì; , c'era un buon rapporto infatti quando venne il fatto...fu deportato anche il direttore.
TK- Lei ha dei particolari che ricorda non del giorno della strage ma di qualche giorno prima magari...
LI- Qualche giorno prima di questo fatto venne un gruppo di partigiani, venne per disarmare la caserma ma comunque il brigadiere era già;...
TK- Era già; andato via?
LI- Era già; andato via, ossia era rimasto lì; ma in borghese, entrarono nel villaggio, e cosa fecero... niente, anzi alzarono la bandiera bianca poi fecero alcune....passarono lungo il villaggio, riammainarono la bandiera e se ne andarono, allora siccome questo fatto aveva messo un po' di euforia nell'ambiente di Niccioleta, il Calabrò; ecc, insomma quelli famosi che stavano all'inizio del villaggio ebbero paura, nel momento non successe niente però; col buio, la sera, se ne andarono e andarono in Pian di Mucini. In Pian di Mucini c'era un capitano, mi pare un comando delle SS, e gli riferirono tutto quello che era successo a Niccioleta: l'arrivo dei partigiani, il villaggio che aveva fatto la sua dimostrazione. Allora il comandante di Mucini che non aveva ...era un presidio di poche persone, si recò; a Castelnuovo dove c'era il comando e riferì; tutto al comando.
TK- E lei queste informazioni come le ha avute? Come sapeva che il comando si era recato a Castelnuovo?
LI- L'ho saputo così;, era una cosa che si sapeva tutti questa, perché; cosa successe, questo comandante non aveva le forze sufficienti per intervenire...
TK- Perché; non andò; a Massa a cercare aiuto?
LI- Perché; il loro comando era su a Castelnuovo, non era a Massa era su a Castelnuovo, loro andarono su a Castelnuovo e...
TK- Noi questo non lo sapevamo, noi non sappiamo con certezza che il comando di Pian di Mucini si sia recato a Castelnuovo perché; non ci sono prove che sia andata così;.
LI- Le prove sono queste.
TK- Potrebbero essere andati Calabrò; e Nucciotti a Castelnuovo ad avvisare il comando...
LI- No no, Calabrò; e Nucciotti erano andati in Pian di Mucini.
TK-Ma lei lo sapeva che il comandante di Pian dei Mucini era stato ammazzato in quei giorni dai partigiani?
LI- No, non lo sapevo.
TK- Glielo dico io, il comandante partì; con la macchina e non tornò; più;, fu ucciso dai partigiani di Boccheggiano e non ritornò; più;, quindi quando Calabrò; andò; in Pian di Mucini trovò; probabilmente dei sottufficiali spaventati a morte...
LI- Comunque una ragione di più; per andare a cercare aiuto.
TK- Però; a Castelnuovo il comando delle SS era arrivato il giorno stesso, non era lì; da sempre, era arrivato casualmente il giorno 10 da Arezzo quindi come facevano a sapere che lì; era arrivato un battaglione?
LI- Lui, il comandante o chi era rimasto sapeva soltanto che doveva chiedere aiuto e andò; a Castelnuovo con questa notizia, così; il battaglione poté; intervenire a Niccioleta, accerchiò; il villaggio durante la notte e alle tre, alle quattro, insomma nelle prime ore della mattina ci vennero a prelevare casa per casa...
TK- Porta a porta anche voi impiegati?
LI- Sì;, sì; perbacco, io fui prelevato!
TK- Secondo lei quando loro arrivarono a Niccioleta questi avevano già; informazioni sufficienti per poter identificare i partigiani, gli antifascisti... secondo lei erano già; state date delle informazione?
LI- Senz'altro, senz'altro, siccome erano arrivati i partigiani e il Calabrò; era scappato lui insomma, loro raccontarono tutto...
TK- Lei cosa si ricorda di questo battaglione di polizia che venne a Niccioleta, si ricorda il tenente, i comandanti?
LI- Io mi ricordo di un tenente perché; ci presero e prima ci portarono davanti alla dispensa...
TK- C'era un unico ufficiale a comandare le operazioni?
LI- Sì;, un tenente...prima ci misero nella mensa impiegati poi mandarono a prendere i registri della miniera per vedere se tra noi, fra tutti quelli che avevano prelevato c'era qualche estraneo alla miniera, fecero l'appello videro che non c'era nessuno, ci riportarono al villaggio e ci chiusero dentro il rifugio e fecero tutte le loro interrogazioni poi uccisero i primi sei.
TK- Questi come mai li hanno uccisi subito, per quale motivo?
LI- Il Chigi, che poi poverino, era un individuo poverino che lavorava per conto dei tedeschi a Rosia, era rientrato poveretto la sera prima per trovare la famiglia...
TK- E come mai l' hanno ammazzato?
LI- Lui per poter passare da Boccheggiano.... era conosciuto no?
TK- Aveva un lasciapassare?
LI- Aveva un lasciapassare! Questo minchione se l'era messo qui nel taschino, era vestito da tedesco con il lasciapassare nel taschino.
TK- Fu preso per una spia e quindi fu ammazzato.
LI- E subito fu ammazzato.
TK- E non ci fu nessuno che abbia potuto intercedere per lui?
LI- No, no.
TK- Lo fecero ammazzare?
LI- Sì;, lo fecero ammazzare.
TK- Allora non è; che tra i suoi fosse proprio benvoluto...
LI- Ma sa, in quel momento lì; non ragionava nessuno.
TK- E gli altri che furono presi?....il Barabissi...
LI- Gli altri, il Barabissi mi pare anche lui fu aggiunto alla nota.
TK- Era un comunista il Barabissi? Con delle responsabilità;, delle cariche...
LI- No, nessuna responsabilità; no, lui.... non mi ricordo bene che cosa gli successe...
TK- Perché; ai Sargentoni gli fu trovata la pistola....
LI- Gli fu trovata la pistola, il fazzoletto, poi il figlio.... era conosciuto da tutti che era un partigiano.
TK- E il Baffetti?
LI- Il Baffetti era conosciuto come partigiano perché; partecipava a queste cose...
TK- E questi nomi allora chi li ha fatti, li hanno fatti i fascisti di Niccioleta?
LI- Senz'altro, senz'altro.
TK- Come hanno fatto altrimenti ad arrivare da Castelnuovo e già; ad essere al corrente di tutto?
LI- Ma questi erano stati Calabrò; eccetera, che li avevano messi al corrente.
TK- Ma chi esattamente, c'erano soltanto Calabrò; e Nucciotti che poi hanno pagato al processo, oppure secondo lei ce ne sono stati anche altri a Niccioleta che se la sono cavata in una maniera o in un'altra e che hanno potuto partecipare a questo rastrellamento?
LI- No, no maggiormente sono stati questi qui....
TK- Di un Guidi lei si ricorda?
LI- Sì;, ma non c'entra, era un simpatizzante fascista però; non c'entra niente, poi è; stato qui a Massa addirittura...
TK- Quindi lui è; estraneo a tutta questa vicenda?
LI- Sì;, sì; era estraneo anche se era simpatizzante, ma questo non c'entra niente...
TK- Certo, ci mancherebbe..... e dunque a voi impiegati che cosa è; capitato vi hanno rilasciato a un certo punto?
LI- No, sono scappato.
TK- Dal rifugio?
LI- Non dal rifugio, io ero rinchiuso nel rifugio insieme a tutti gli altri, no, però; siccome c'era la moglie lì; vicino perché; c'avevo la casa lì;, ogni tanto cercavo di uscire fuori lì; a bocca di rifugio, quindi finché; mi ci tenevano io ci stavo lì;, poi mi scaraventavano dentro e io tornavo giù; insieme a tutti, in una di queste volte che sono stato fuori ho assistito ad una chiacchierata che fecero il tenente con questi fascisti di Niccioleta...
TK- Ah! Interessante....
LI- E lui gli disse, il succo era questo: dopo tutto quello che è; successo qui a Niccioleta voi cosa pensate di fare? Pensate di poter rimanere qui o pensate di poter venire con noi, noi siamo attrezzati, possiamo portare via le vostre famiglie, la vostra roba, tutto quanto. Una parte gli rispose che sarebbe andata senz'altro con loro e una parte disse di no che pensavano di poter rimanere lì;, quelli che andarono con loro gli fecero presente che ci avevano da riscuotere la paga, da prendere tutti i documenti che avevano in miniera e quindi non sapevano come fare. A quel punto io ero il cassiere e allora incominciai a ragionare un po' sul come fare per scappare, a un certo punto vennero, entrarono, chiesero chi era il cassiere: "Sono io" e mi portarono via. Andarono là; nel dopolavoro a guardare negli elenchi credo, in queste note se comparivo io e poi mi accompagnarono in quattro.
TK- Erano tutti italiani i soldati?
LI- Anche tedeschi, italiani e tedeschi, quando arrivammo lassù; alle abitazioni degli impiegati c'era una signora, la zia di un impiegato che aveva due bambine piccole, per dargli il latte perché; non c'era possibilità; lassù;, aveva comprato una capra e la teneva ad un podere lassù; sopra gli uffici, questa donna quando sentì; che c'erano delle persone che andavano su, si fece avanti e chiese di venire con noi, e loro glielo concessero, così; a me mi si aprì; un po' la speranza, perché; loro non sapevano dove andava a finire la strada, ora, pensavo io, quando si arriva là; o loro non ce la mandano, oppure se ce la mandano la scorta mi diminuisce e quindi mi si apre la possibilità;,infatti quando si arrivò; lì; lei disse: "Ma io devo andare lassù;", loro ragionarono un po' tra loro, girarono intorno agli uffici per vedere com'era messa la cosa, da una parte era alto e non si poteva scappare, dall'altra c'erano le inferriate e così; si tennero tranquilli, due andarono con questa donna e due con me, e poi mi mandarono su solo con altri due impiegati che avevo chiesto io per poter pagare, insomma a questo punto io potei parlare chiaramente perché; loro erano rimasti giù; e non assistevano, feci presente che io sarei voluto scappare, per forza, avevano detto che dal '14 in poi deportavano, io ero del '14, io ci rientravo, dicevo: "Voi avvertite mia moglie, io se posso cerco di scappare, cercate di fare più; tardi possibile nel darmi i documenti in modo che gli venga un po' di fretta", perché; avevo visto che loro avevano paura, si faceva tardi e loro avevano paura del buio, dei partigiani, e loro fecero in quel modo, mi prepararono i documenti il più; tardi possibile, fino a che vennero addirittura a sollecitare, io via, via che pagavo, quello se ne andava subito, non aspettava, quindi quando arrivai all'ultimo rimase solo con me, quindi io pagai lui e gli corsi subito dietro e quando si arrivò; in fondo alle scale lui prese da una parte e io da un'altra; però; io credo che anche quando si accorsero che io non c'ero, non mi hanno cercato, perché; siccome dietro alla casa c'era il bosco loro credevano che fossi scappato per il bosco, invece ero rimasto chiuso dentro, rimasi lì; dentro, entrai in un sottoscala.
TK- E fin quando ci rimase?
LI- Ci rimasi fino a un certo periodo, fino a che potei resistere perché; era un sottoscala...! C'erano tutte le ragnatele, non ci resistevo, uscii fuori ritornai su negli uffici, c'era una finestra che guardava verso il villaggio e non vidi più; nessuno, sentii quando partirono, tutta la gente che piangeva, tutto il rumore..
Intervista registrata a Bianca e Flora Bernardini
Rilevatore: Katia Taddei
Luogo dell'intervista: Pomarance
Data dell'intervista: 14/04/97
Nella strage di Niccioleta le sorelle Bianca e Flora perdono il padre Onorato di anni 51 e il fratello Livio di anni 23.
L'intervista inizia fuori registrazione, mi vengono mostrati degli opuscoli pubblicati dalla provincia di Pisa negli anni 70 e mi si dice che la madre aveva fatto richiesta che tutte le fotografie del marito e del figlio, tutti i ritagli di giornale dei giorni del processo, tutti i documenti, tutto ciò; che riguardava la fucilazione dei familiari fosse seppellito nella bara insieme a lei il giorno della sua morte. I parenti però; e anche le figlie cercarono di dissuaderla da quell'idea, dicendo che era un'incombenza che non era giusto che lasciasse alle figlie, allora lei, pochi mesi prima di morire, scavò; una piccola buca in giardino, all'insaputa delle figlie, e bruciò; tutto. Dopo la morte della madre le figlie seppero da un vicino di casa, non trovando più; la valigetta, che questa era stata bruciata in giardino. Purtroppo quindi non rimane niente delle vittime, nessun materiale fotografico o cartaceo.
BF- La cosa fu così;: il 12 arrivarono i partigiani, ma da quanto si capiva noi, erano troppo lontani gli Americani, da dire si occupa il paese.
TK-Ma l'avevate chiamati i partigiani? Voglio dire c'era stato qualcuno che li aveva chiamati in paese, o c'erano venuti da soli?
BF- Senta io questo non glielo so dire, se erano stati chiamati o se erano venuti da sé; io questo non glielo so dire...
BB- Io credo che prima dovevano esse venuti i tedeschi, e dopo esse venuti loro e ave' capito che lì; erano più; antifascisti che fascisti, son tornati e hanno fatto quello che hanno fatto....
BF- Comunque avevano smesso di lavorare! Questi operai per salvaguardare la miniera che non venisse devastata, che non venisse occupata, tutti d'accordo insieme al direttore della miniera....
KT- Il direttore che persona era?
BF- Il vice direttore era di quell'altri, non era a favore, sembrava a favore degli operai ma non era, allora gli operai smisero di lavorare e si divisero in gruppi: facevano tante ore quello, tante quell'altro, per salvaguardare la miniera.
BB- Più; che altro la notte, per non destare sospetti, insomma, perché; non si sapesse troppo in giro.
KT- Ma i fascisti di Niccioleta erano al corrente che si facevano questi turni?
BF- Certo che erano al corrente! E chi fu che andò; al Comando tedesco?
BB- Certo, certo!
KT- Ma quando arrivarono i partigiani a Niccioleta non gli fecero proprio niente a questi fascisti?
BF- No, no, non gli fecero niente, i partigiani entrarono e guardarono la zona, misero la bandiera bianca e lì; sembrava che il paese fosse occupato...
BB- ...e poi erano pochini, saranno stati dieci, dodici.
BF- Questo fu il 12, alla sera, quando entrarono i partigiani, e la mattina arrivarono quegli altri, perché; i nostri non gli fecero niente ai fascisti, li lasciarono liberi e questi cosa fecero? Andarono al Comando tedesco che era a Pian dei Mucini e la mattina alle 5.00 vennero su e occuparono tutte le porte delle case.
KT- Il vostro babbo e il vostro fratello dov'erano?
BF e BB- A letto, s'era tutti a letto...
KT- Allora non lo avevano fatto il turno quello notte!
BB- No, lo avevano fatto la sera prima.
BF- S'era tutti a letto e si sentì; bussare, era la signora di là; che aveva cinque bimbi e disse: "Rina cosa sarà; di noi!" dice "Perché;?" "Perché;! S'affacci al terrazzo e poi lo vede!" allora, era un palazzo grande e c'erano tre entrate, e ogni entrata c'era un militare. Allora si sveglia il mi' babbo e il mi' fratello, e lui disse: "Io scappo" "No!" gli disse la mi' mamma "Non hai ancora finito di scendere le scale che t'ammazzano! No Livio, non andare via!" E lui poverino restò;.
KT- Poteva scappare?
BB e FB- No, no, a quel punto non poteva più; scappare.
KT- Possibile che quelli che stavano facendo il turno di notte non si fossero accorti che stavano per essere circondati, in modo fa poter dare almeno l'allarme?
BF- Perché; anche la mattina stessa, loro pensavano: noi non si è; fatto niente di male, perché; ci devono dar noia! Insomma non pensavano mica che anche i loro compagni di lavoro tramassero contro di loro!
KT- Com'erano questi fascisti come persone, come famiglie, com'erano?
BF- Calabrò; Nucciotti, e poi come si chiamava la guardia? Torrini, ecco Torrini, no, come persone erano perbene, almeno fino allora...
BB- Con noi Calabrò; era stato bravo, voglio dire, noi si stava discretamente, invece lui no, aveva la figliola handicappata, il babbo handicappato...
BF- No, il babbo no!
BB- Ma quello storpio...
BF- No Bianca, quello era giovanotto, era un cognato.
BB- Insomma era una famiglia un po' così;, e con il mi' babbo questo Calabrò; era affiatato, il mi' babbo lo invitava a caccia e lui diceva: "no, non ho cartucce" il mi' babbo gli diceva: "non ti preoccupare ce l'ho io" e lo portava con sé;, e io mi ricordo, avevo 9 anni, vedrai mi ricordo questo: alla Niccioleta c'era la dispensa, insomma Flora spiegaglielo te...
BF- La miniera gli dava agli operai il libretto per fare la spesa, per andare al cine, insomma, noi se si riscuoteva dieci lire erano pulite, dall'affitto, dall'acqua, dalla luce, da tutte le cose!
KT- Lei dove lavorava?
BF- Io facevo le pulizie agli uffici degli impiegati e alla mensa, comunque la mattina arrivarono questi e verso le 9.00 fecero la perquisizione delle case.
KT- Voi in casa non ci avevate mica nulla!
BB- Già;! Ci s'aveva ci s'aveva, comunque non trovarono nulla, ci s'aveva il fucile di babbo, le cartucce....
BF- Noi ci s'aveva un tavolino che si piegava a libro e il fucile lo nascose lì; dentro, poi ci si mise sopra un tappeto e non lo trovarono.
BB- Altri due fucili erano in caserma, in casa c'era quello nuovo che aveva comprato Livio.
BF- Alle 9.00 insomma vennero a fare questa perquisizione, non trovarono niente allora presero questi uomini e li portarono via.
KT- Chi venne in casa vostra a fare la perquisizione?
BF- Tedeschi, un tedesco e italiani, che però; noi non si conoscevano.
KT- Descrivetemi questo tedesco, era un ufficiale, ad una bimba di nove anni certi particolari possono restare impressi...
BB- Io mi ricordo, la seconda volta, perché; in casa mia ci sono venuti due volte, perché; lo sapevano che in casa nostra c'erano i fucili.
KT- Il Calabrò; glielo aveva detto?
BB- Glielo aveva detto sì;! Ma il mi' babbo gli disse che lui i fucili li aveva portati tutti in caserma, ad ogni modo se loro volevano andare a vedere se c'era rimasto qualche cartuccia...
BF- Se l'immagina con che animo glielo avrà; detto!
BB- Io mi ricordo che ero in cima alle scale con i bimbi di Nella, e ritornò; un tedesco con un altro, era una persona alta, longilinea...
BF- Tedeschi c'erano, ma erano quasi tutti italiani.
BB- Mi ricordo che uno entrò; in casa col mi' babbo e uno rimase fuori sul terrazzo, poi ritornarono col mi' babbo che aveva un paio di cartucce in mano.
BF- ...e lì; presero questi uomini.... dopo aver fatto la perquisizione delle case!
BB- Uno era tedesco si vedeva da tutto, dall'uniforme...
BF- ...e poi si sentiva che era tedesco, volevano il vino...
KT- Parlava italiano, il tedesco?
BF- No, parlava poco italiano, era quell'altro che parlava per lui. Li presero li portarono nel rifugio e fino alla sera alle 5:00 non si seppe niente, la sera alle 5:00 ritornarono...anzi, anzi....
KT- Prima del rifugio però; li portarono davanti allo spaccio...
BB- Sì;, sì;.
BF- No! Prima li portarono nel rifugio, poi li chiamarono sei, chiamarono tre Sargentoni, il Baffetti e quell'altro, prima li picchiarono a sangue, li portarono dietro alla parete dello spaccio e l'ammazzarono, allora alle 5:00 venne uno e ci disse: "portategli la roba da mangiare e il cambio delle calze, o di qualcosa perché; noi si portano via, non state in pensiero, si portano a Castelnuovo a minare la centrale".
BB- Le tessere del pane gli si dette!
BF- Allora dice: "se volete venire a portare questa roba..." perché; noi dalla mattina alle 9:00 alla sera alle 5:00 si era chiusi in casa.
KT- Voi li sentivi gli spari quando ammazzarono quelli dietro allo spaccio?
BF- Impaurite s'era impaurite....insomma non si sapeva più; cosa pensare... insomma alle 5:00 si andò; al rifugio a portargli la roba, gli si portò; dei soldi, qualche scatoletta, dei calzini e io al mi' babbo gli dissi "guarda te che conosci le macchie quando arrivi a un certo punto scappa" perché; prima gli dissi: "guarda ne hanno ammazzati sei, hanno ammazzato questi tre Sargentoni, hanno ammazzato il marito di Nunziatina...."e lui mi disse: "no, la vendetta che hanno voluto fare l' hanno fatta, noi si mina la centrale e poi ci rimandano a casa, il male sarà; per Livio che è; giovane, lo porteranno via".
KT- Certo, almeno il vostro fratello poteva provare a scappare!
BB- Siccome l'avevano impauriti, gli avevano detto: "se provate a scappare si torna e se n'ammazza dieci!"...delle famiglie, insomma.
KT- Ma il Chigi Antimo, uno di quei sei che ammazzarono a Niccioleta, mi hanno detto che il Chigi era uno che lavorava per loro, a lui trovarono la pistola ma non perché; fosse partigiano ma perché; poveretto, per la miseria che aveva si era messo al servizio dei tedeschi, insomma questo dicono che l'abbia fatto ammazzare il Calabrò;!
BF- Sì;, sì;, il Calabrò; ha fatto ammazzare il marito di Sonia e il marito di Alida che erano inservienti con me alla dispensa!
BB- Calabrò; allora ha fatto ammazzare tutti!
BF- Calabrò;, Nucciotti e questo Torrini erano i peggiori di tutti.
KT- Ma voi non tentasti di parlare con questo Calabrò; per trovare il modo....
BF- Ma come si faceva che non si poteva uscire per niente! Al momento che si potette uscire li caricarono sul camion e via.
KT- E i fascisti, tutti dietro?
BB- No, prima partirono loro con i camion e le famiglie, i nostri li portarono quasi fino a Castelnuovo a piedi.
KT- Anche le famiglie partirono con i fascisti?
BF- Io questo non me lo ricordo....
BB- Io penso di certo di sì;, sennò; quando si venne a sapere che erano morti loro, li ammazzavi eh!
BF- La notizia che loro erano morti si seppe la notte fra il 14 e il 15, perché; una ventina ne rimandarono a casa e in nottata ritornarono....allora quando si seppe di questi, quegli altri non arrivavano, allora si cominciò; a fare confusione in queste case dove erano ritornati, purtroppo, ci dissero, è; andata così;.
BB- Vedrai rimandarono quelli più; vecchi!
BF- Una ventina li portarono in Germania, una ventina li rimandarono a casa e quegli altri li ammazzarono tutti.
BB- Uno di diciassett'anni c'era!
KT- Il Mastacchini.
BF- Il Mastacchini... fu una cosa proprio terribile!
BB- E quando ci fu il processo la mia mamma a questo Calabrò;... perché; il mi' babbo gli aveva fatto tanto bene, gli dava i soldi, gli mandava la spesa..... loro lavoravano insieme erano buoni amici insomma...
KT- Lo poteva salvare, perché; al Calabrò; nel cinema gliene fecero scegliere sei, li poteva salvare!
BF- Questo Torrini n'ha salvati due, sarebbero stati i Gistri, babbo e figliolo.
KT- Quando li salvò;?
BF e BB- Dietro a una porta!
BF- La mattina quando li portarono nel rifugio gli dissero: "nascondetevi dietro a una porta"
BB- E pensi, che non era una porta che faceva angolo, era una porta che quando era aperta facevano alla pari con il muro!
BF- Poi vengono a dire è; stato il destino! No, è; stato che siccome erano tanto amici con questa guardia....insomma via!
BB-(rivolta alla sorella) Allora mamma quando ci fu il processo gli disse a Calabrò;: "assassino! Il mi' figliolo e il mi' marito non se lo meritavano questo!" Lui gli disse: "te chi sei, io non ti conosco"...la presero due carabinieri e la portarono via.
BF- "Signora guardi che s'arresta anche lei" nel processo non si poteva...
KT- E poi dopo? Cosa successe quando sapeste che erano tutti morti?
BF- Noi si seppe che erano tutti morti, allora il direttore ci disse: "bisogna sfollare di qui perché; c'è; la miniera, siamo in pericolo andate su nel.... ci sono dei poderi che sono della Montecatini, andate e loro quello che hanno, da mangiare, da bere, vi devono dare tutto". E noi si prese tutto quello che si poteva portare e si andò; a questo podere, dopo quattro o cinque giorni che ci s'era venne una masnada di tedeschi e volevano mangiare e volevano bere.. quel contadino gli disse " io non c'ho niente, c'ho avuto questa gente da tanto tempo, e quello che s'aveva..." allora ci misero tutti al muro, in quel momento capitò; un altro tedesco gli disse qualcosa e allora andarono via, ma al minuto, perché; sennò; ci ammazzavano anche noi, da una parte avevano fatto meglio, almeno era finita..... questo fatto capitò; dopo tre o quattro giorni che noi s'era lassù;, e il 25 arrivarono gli Americani. E quando i partigiani arrivarono alla Niccioleta....
KT- Il 25 arrivarono gli Americani?
BF- Sì;.
KT- Che cosa fecero loro? Voglio dire fecero un'inchiesta per sapere che cos'era successo, si informarono...
BFe BB- No, no, no! Forse se c'era qualcuno più; disponibile, a noi no!
KT- A voi non vi fecero domande di nessun tipo? Nemmeno a lei, che era la più; grande?
BF- No, no, no!
KT- Quando le avete avute le salme dei vostri cari, parecchio tempo dopo?
BF- Dunque successe di giugno, noi si venne a Castelnuovo, quelli di Castelnuovo gli fecero un gran fossone, poverini...
BB- Fecero anche troppo!
BF- Fecero anche troppo! E li misero tutti e settantasette tutti insieme, perché; fecero il fossone lungo... di cima al muro del cimitero fino allo stradone, e li misero tre qui, tre qui, tre qui, poi fecero uno strato di paglia e di terra e li misero altri tre insomma quello che era in fondo ce ne aveva altri sei sopra , nove, nove, nove ( gesticola) e questo fu di giugno, poi in settembre li ricavarono di lì;, e gli fecero il cimiterino a parte dietro al cimitero di Castelnuovo, e poi l'ultimi di settembre furono rilevati e riportati a Pomarance, però; quando li levarono dal fossone qualcuno disse: "se vuoi veni' a vedere se li riconosci coi panni, vieni, perché; lì; purtroppo fra il cattivo odore, fra il caldo, fra una cosa e un'altra, tutti, tutti nelle casse non ci sono ( intende non a tutti viene attribuito il vero nome) però;" disse "te lo dico io, perché; sono stato a scavarli, mi raccomando, non spargere la chiacchiera" disse "io di Livio t'ho levato la cintola, e con la cintola s'era sicurissimi che era lui..."
BB- Del nostro fratello s'era sicuri.
KT- Ma del vostro babbo non lo sapete se...
BB- Sì;, ora sì;, a quel tempo...
BF- Quando li scavarono ci dissero: "vieni e guarda" dove era la targhetta del mi' babbo non era il mì; babbo, ma era Paganini Flavio, il mi' babbo era accanto e allora ci aprirono la cassa e si vide.
BB- Ci aprirono la cassa perché; mamma si mise lì; e disse: "di qui un mi movo eh! Se non me lo fate vede'! "
BF- "Di qui un mi movo! E se io non lo ritrovo" disse "il mi' marito, per me rimane qui a Castelnovo"...
KT- Come saranno stati, voglio dire con che cuore...
BB- Lei li vide!
BF- Io li vidi! Quello che mi davano per il mì; babbo il capo l'aveva qui appoggiato alla spalla, proprio staccato del tutto, l'aveva qui, a Castelnuovo signora c'è; stato tanto le cose del cervello sulle piastrelle del cimitero! Le macchie di sangue e via discorrendo, e allora questo qui disse: "io un piacere che ti posso fare è; aprire questo qui, e mi raccomando, non fa' confusione perché; cosa si farebbe! Quanti n'è; partiti per Castellazzara! Per Santa Fiora! Dove vado a cercarli!" E allora aprì; quello lì;, si riconobbe ai panni, però; al viso non avevano più; niente di carne, niente, vedrai uno sopra un altro...
BB- Poi era passato tanto tempo!
BF- Poi porini, quando li levarono laggiù; da quella fossa erano cotti eh! Perché; c'era il vapore laggiù;!
TK- Lo so, lì; è; calda la terra, c'è; il vapore.
BF- Quando si rivo' laggiù;, dove si trovava un cappello dove si trovava una cosa! Dove si trovava un'altra, Madonnina, Madonnina! Non ne ragioniamo più; nemmeno, il Signore! Non se ne parli più; di fa' le guerre, perché; sono cose troppo disastrose!
TK- Perché; loro l'hanno ingannati.
BB- E i su compagni!
TK- Voi questa gente non l'avete più; rivista? Il Nucciotti, il Calabrò;...
BFe BB- No, no, no! Al processo e basta... poi loro sono morti vedrai... di sicuro!
KT- E il Picchianti?
BB- Era di Grosseto il Picchianti, lo riconobbero...sul calcio del fucile c'aveva scritto...e una si vede gli rimase impresso!
TK-Fu il Gai anche lo accusò; al processo! Il Gai è; morto l'anno scorso...
BF- Senti! Un lo sapevo!
BB- Vedrai noi siamo rimasti in contatto con tanti poi...
TK- Volevo andare a intervistarlo....non ce l' ho fatta.
BF- Era un cosino piccinino!
TK- Se non era per lui il Picchianti al processo se la cavava, come se la son cavata tutti gli altri, i fucilatori....perché; nessuno di loro è; stato preso!
BF- Tutti, tutti!
BB- Poi dice che c'erano anche di qui, di Pomarance!
TK- Io questa cosa l'ho sentita dire a tanti, avevo anche dei nomi avevo fatto ricerche, però; qui nessuno sa, nessuno si ricorda, può; darsi ci abbiano anche abitato a Pomarance cinquant'anni fa, che vuoi sapere, poi saranno andati via..
BB e BF- No, no! Uno lo vidi anche ieri l'altro mattina!
BF- A uno la mi' mamma gli ha dato tanto noia! Aspetta, si chiamava ***...che era di Montegemoli, però; stava qui.
TK- E questo ***? Come facevate a sapere che c'era, qualcuno ve lo aveva detto?
BB- Ascolti questo *** glielo dico io: c'era al podere le Bertole, come si chiama quel podere lì; di sopra...
TK- Le Bertole. ( Si trova in prossimità; del vallino)
BB- C'era una cognata...
BF- Una sorella di una cognata della mi' mamma.
BB- ..e lo conosceva questo ***, e lo vide, e allora questa donna alla mi' mamma gliel'aveva detto perché; si conoscevano con questo ***...gli disse: "guarda c'era anche questo ***" "allora vai a fa' la deposizione in caserma" ma questa donna gli disse: "io senti so' vecchia, un li voglio i carabinieri per la casa..." insomma per i Castelnovini...... non voleva, "allora dillo a Corrado!" Che sarebbe stato il fratello del mi' babbo, cognato anche di questa donna, glielo disse al mi' zio, il mi' zio la invogliò; a andare, però; lei non volle anda', disse quando c'è; il processo io vengo....
TK- Ma al processo andò; o no?
BF- No, morì;!
BB- Morì; e non confessò;, insomma non disse niente!
TK- Lei lo vide lassù;?
BF e BB- Sì;, a piazza' la mitraglia, lei ci disse io ve lo dico però; non mi fate trova' i carabinieri in casa perché; non voglio!
Segue libera conversazione sul *** e sulla sua famiglia.
BB- E la mi' mamma quando lo trovava quest'uomo gli dava noia: "Assassino! Delinquente!" Andava più; vicino e glielo diceva e un giorno questo mandò; la su' moglie in casa a dirgli che lo lasciasse sta' "se non va via!" gli disse la mi' mamma "gli do un carico di botte a lei, invece che al su' marito!"
BF- E poi lo sa anche chi c'era, di qui di Pomarance? ****
BB- ****, dicevano questo **** perchè; era fascista, però; nessuno ci ha fatto testimonianza!
TK- A me il Bigazzi mi aveva detto che c'era un amico suo, il Bigazzi a quei tempi stava a Castelnuovo, lui dice che c'era un amico suo ma non era di Castelnuovo, era della zona ma non me l' ha voluto dire di dove, quando il Bigazzi lo portarono via col camion era sul camion con questo ragazzo e lui gli disse: "ma cosa ci fai te con questa gente?" e questo gli disse: "io c' ho i familiari, sanno dove stanno, appena passa il fronte da casa mia io scappo", e infatti questo è; scappato...
BF- Ora ascolti si ritorna un passo indietro, quando loro furono al bivio di Poggio a Piovano per laggiù; che i tedeschi scesero dal camion che erano ubriachi...
BB- ...tornarono indietro i camion a portare quell'altri....
BF- ...si buttarono tutti e s'addormentarono,
Intervista registrata a Meloni Severino, anno di nascita 1926.
Rilevatore: Giovanni Contini
Luogo dell'intervista: Santa Fiora
Data dell'intervista: 19/08/99
Nella strage di Niccioleta Severino Meloni perde il fratello Renato, operaio di 23 anni.
CG- Mi parli un po' di questa cosa, della sua esperienza di allora, cosa è; successo nel '44? Lei in particolare ha avuto......chi è; stato ucciso della sua famiglia?
MS- Il fratello.
CG- Un fratello, e lei che età; aveva?
MS- Circa 17 anni e mezzo.
CG- Per cui lei si ricorda bene quello che è; successo in paese prima durante e dopo.
MS- Ma prima...che era durante il fascismo, non è; che....in casa mia si parlava poco.
CG- Ma subito prima, quando vennero i partigiani ?
MS- Ah! quello sì;, dopo l'8 settembre, quello lo ricordo bene, l'8 settembre ci fu un po' l'esplosione di libertà;...
CG- E i fascisti del paese cosa fecero?
MS- Scapparono, poi però; dopo si ristabilì; la cosa e tornarono, poi successe che vennero i partigiani e ci sentiva anche più; liberi di prima, allora si formarono dei gruppi...in modo che salvaguardassero la miniera, dicevano che i tedeschi in ritirata avrebbero fatto dei danni.....per salvarsi il lavoro, però; poi vennero una mattina e ci presero tutti, presero chi era a letto, chi era in servizio....
CG- ...e presero anche gli elenchi.
MS- ...poi presero tutti quanti gli elenchi io non è; che sapevo dov'erano perché; non facevo parte di quel servizio.
CG- Lei lavorava in miniera?
MS- Io lavoravo in miniera.
CG- Quindi è; scappato.
MS- Ma io fui preso anch'io! Insieme a tutti gli altri che hanno ammazzato, poi ci hanno portato a Castelnuovo e lì; fecero una selezione.
CG- Ah! Lei fu selezionato a Castelnuovo?
MS- Fui selezionato a Castelnuovo.
CG- Chi è; che la tirò; fuori, i fascisti?
MS- No, lì; fu così;, s'era tutti insieme dentro a un teatro, il teatro di Castelnuovo, entrò; un maresciallo....s'arrivò; la sera tardi del 13, il giorno dopo, la sera del 14, entrò; un maresciallo e ci chiamò;, fece un appello e tutti quelli che chiamavano li schieravano da questa parte e noi si rimase di là;, finito l'elenco a noi che s'era rimasti di qua ci dissero: quelli della classe dal '14 al '27 che non sono stati chiamati alzate le mani, fra i quali c'ero anch'io, e gli altri che erano vecchi li spostarono più; giù; e ci misero in tre gruppi con la promessa di rientrare a casa.
CG- Tutti e tre?
MS- Siccome dicevano che i mezzi di trasporto non c'erano, allora vi si porterà; a casa un gruppo per volta, quello che poi successe....di farci uscire un gruppo per volta, prima uscirono quei 77 che poi furono uccisi.
CG- Tutti caricati su un camion?
MS- No, andarono a piedi, girarono dietro al paese, poi si uscì; noi e ci rinchiusero in una stanza del comune, poi mandarono via quelli vecchi e li mandarono a casa a piedi e passarono sotto le finestre dove si era rinchiusi noi.
CG- Li avete visti passare?
MS- Sì;, qualcuno è; venuto anche su a chiedere se con noi c'era il figliolo, il fratello....
CG- Suo fratello era più; vecchio di lei?
MS- Era del '21, era tutta gente giovane, del '20, '21....
CG- Quindi lo hanno messo nel gruppo dei 77 senza nessuna idea che poi loro erano quelli destinati ad essere uccisi, o avete anche già; l'idea che loro forse....
MS- Ma un po' l'idea c'era, perché; si vedeva che questi più; grandi di noi erano preoccupati, si vedeva che metteva male e poi io me lo sentivo quello che.....che poi successe....triste..
CG- Senta, ma quando siete stati presi a Niccioleta furono ammazzate delle persone in paese...
MS- Sei persone.
CG- Senta, ma mi racconta questa cosa di quando arrivarono in paese, i fascisti locali collaborarono con loro oppure no?
MS- I fascisti locali non si fecero vedere nessuno, comunque i complici furono loro.
CG- Li avete visti aiutare i tedeschi?
MS- No, io loro l' ho rivisti a Castelnuovo dopo....e quelli che uccisero alla Niccioleta li trovarono con le armi, insomma...
CG- Ah quelli che fucilarono dall'alto...
MS- Sì;, uno era un repubblichino era di Acquapendente, un certo Chigi...aveva tre o quattro figlioli poveracci, pieni di miseria...tornò; a casa, lo trovarono a casa, lo presero per disertore.
CG- E lui, non aveva nulla da fargli vedere?
MS- Eh! L'aveva ma....gli altri li trovarono armati, loro li presero e li massacrarono perché; si sentiva urla',si sentiva bercia', si sentivano lamenta' questi pover'omini, e poi verso mezzogiorno li fucilarono.
CG- Li fucilarono là; in quello scannafosso.
MS- Dietro il forno, e noi s'era rinchiusi in un...come si chiama quello dove...quando bombardavano...in un rifugio, e la sera ci portarono via.
CG- Voi li avete visti questi fascisti locali che potevano salvare qualcuno, come si chiamavano?
MS- Sì;, sì;, a Castelnuovo, un certo Calabrò; e Nucciotti. Calabrò; venne lì; e chiese questo maresciallo se c'era una persona che gli aveva fatto del bene o del male in questo passato di guerra.
CG- Chi è; che lo chiese, il maresciallo?
MS- Sì;, il maresciallo a Calabrò;.
CG- Maresciallo tedesco.
MS- Sì;, ma parlava un po' di italiano, allora il Calabrò; disse: "Questo..."che era uno di quelli chiamati per esse fucilati, "Questo..."disse "sputò; in faccia a mia moglie due anni fa". Allora era nel mezzo della fila e fu messo in fondo e gli disse: "Sarà; passato per le armi!" Che io coscientemente non sapevo nemmeno cosa voleva dire.
CG- Ah disse così;? Lo disse il Calabrò;?
MS- Lo disse il maresciallo e poi scelse altre persone che facevano parte di quelli che dovevano veni' a casa.
CG- Li salvò;?
MS- Uno, ma era già; salvato perché; era del '28, non rientrava né; nella classe , né;...
CG- E invece questo che aveva sputato in faccia a sua moglie era già; nel gruppo che sarebbero stati fucilati?
MS- Era già; nel gruppo che sarebbero stati fucilati.
CG- E quell'altro chi era?
MS- Era un ragazzo giovane, io, ricordarsi il nome sinceramente non...
CG- Quando i partigiani entrarono in paese cosa successe ai fascisti?
MS- Eh! A qualcuno gli entrarono in casa, eh! Un po' di movimento ci fu, allora scapparono e ritornarono a casa col mal di cuore, li lasciarono sta' perché; erano malati e invece erano già; stati a chiama' i tedeschi.
CG- E' sicuro che chiamarono i tedeschi o è; un'idea del paese?
MS- Questa è; un'idea del paese, ma siccome il comando era lì; vicino...s'aveva a tre chilometri, sembra proprio che siano andati a chiama' i tedeschi.
CG- C'era anche un certo Soppelsa.
MS- C'era il Soppelsa...ce n'erano tanti!
CG- Lei poi al processo ha partecipato?
MS- Sì;.
CG- Com'è; andata al processo, cosa si ricorda del processo?
MS- Eh! Mi ricordo poco, mi ricordo che furono condannati a pochi anni.
CG- Che atteggiamento avevano questi fascisti?
MS- Niente, niente, disinvolti, così; normali...
CG- Persone normali....e dopo la cosa, alcuni mi hanno detto che in paese ce l'avevano anche un po' con i partigiani che erano entrati in paese, che avevano lasciato gli elenchi. Lei ne ha sentito parlare?
MS- No, di questo no, perché; purtroppo fui portato via e di quello che successe dopo non lo so.
CG- Ecco, i fascisti di Niccioleta prima del crollo del fascismo che funzione avevano? Perché; Niccioleta era un paese fatto di minatori, insomma erano tutti minatori...
MS- Erano tutti minatori.
CG- Non era un paese molto vario, era molto semplice e qual'era la funzione dei fascisti durante il fascismo?
MS- Ma io questo non lo so.
CG- Cosa facevano?
MS- Chi faceva il minatore...Calabrò; era minatore, Nucciotti era minatore, poi c'era una guardia che faceva la guardia allo stabilimento, ma lavora' lavoravano tutti, chi in un modo, chi in un altro, non è; che...
CG- E si mettevano in luce durante il fascismo oppure no? Io vorrei sapere cosa voleva dire essere fascisti a Niccioleta.
MS- Il problema è; questo, io so che a Niccioleta erano quasi tutti rossi.
CG- Anche durante il fascismo?
MS- Certo, durante il fascismo perché; erano tutta gente che erano andati giù; perché; il posto quassù; non lo trovava, perché; non c'era né; tessera né; niente e erano quasi tutti di quel colore lì;, però; era una cosa piuttosto clandestina, specialmente noi giovani, noi si seguiva l'era fascista, s'era balilla, avanguardisti e su, su...... noi non si sapeva nulla.
CG- Il suo babbo era anche lui minatore?
MS- Sì;, minatore.
CG- E' arrivato a Niccioleta quando fu aperta Niccioleta alla fine degli anni '30 insomma....
MS- Sì;, il mio babbo è; andato giù; verso il '34 perché; prima s'era a Follonica, no a Gavorrano, poi nel 1932 è; venuto su per lavorare qui alla miniera delle Bagnore, poi la miniera chiuse...
CG- Quindi voi non eravate di Santa Fiora di origine.
MS- Santa Fiora! Proprio originari di Santa Fiora!
CG- Ce n'era parecchi di Santa Fiora?
MS- Eh! Parecchi!
CG- Quanti?
MS- Eh! Bisognerebbe anda' al cimitero a vede'....
CG- Anche molti di Castellazzara.
MS- ...e di Castellazzara.
CG- Più; ancora di Santa Fiora.
MS- No, forse qualcuno meno. Comunque i più; s'era Santafioresi, Castellazzarini, s'era i più; numerosi.
CG- Calabrò; era siciliano...
MS- Era siciliano ma sposò; una del Bagnolo.
CG- Fu condannato e poi tornò; qui?
MS- No, io un l'ho più; visto, un s'è; più; visto nessuno.
CG- Senta suo fratello era del '21 quindi più; vecchio di lei di sei anni...
MS- Di cinque.
CG- Quando vi presero eravate insieme?
MS- S'era in casa insieme.
CG- E il babbo non lo presero, il babbo?
MS- No, perché; era anziano, era mezzo malato.
CG- E insomma lei ha avuto l'intuizione che suo fratello....Come avete fatto a capire che questi li ammazzavano e invece voi non vi ammazzavano, o pensavi che ammazzassero anche voi?
MS- Dopo si pensava che ci ammazzassero anche noi, specialmente durante il viaggio che s'è; fatto da Castelnuovo per anda' a Firenze, fu un viaggio notturno che si pensava di essere ammazzati....
CG- Ah! Voi vi hanno portato a Firenze!
MS- Si stette tre giorni a Firenze, rinchiusi come prigionieri.
CG- Dopo l'eccidio...
MS- Dopo l'eccidio, poi ci caricarono in questi treni da bestiame e ci portarono in Germania.
CG- Lei l'hanno portata in Germania?
MS- Io so' stato in Germania.
CG- Dove?
MS- Vicino Norimberga.
CG- Quindi ha passato un anno in Germania, fino al Maggio del '45 lei è; rimasto lì;...
MS- Eh si, so' rientrato qui a Santa Fiora il 5 di luglio.
CG- Era una situazione pesante quella in Germania?
MS- Come?
CG- Vi tenevano in un campo di concentramento pesante, cioè; vi davano poco da mangiare...
MS- No, no, oddio da mangiare tanto un ce n'era, perché; un c'era neanche per loro!..Era una vita stressante solamente a pensa' che a 17 anni, 18 ti trovavi fori casa....
CG- Lei del su' fratello non lo sapeva ancora...
MS- Sì;, si seppe subito!
CG- Ah! L'avete saputo dalle lettere da casa?
MS- No, da casa noi un si seppe più; nulla.
CG- Come avete fatto a saperlo subito?
MS- Si seppe perché; la notte, quando passò; una colonna di questi beduini ce n'era tre o quattro per camion, sa quei camion con le panche e durante la notte ci vennero a prendere e ci misero tre o quattro per camion, s'era ventuno.... sicché; c'era qualcuno disteso perché; dormivano o si riposavano, quando s'entrò; lì; dentro ce ne dissero di tutti i colori, ci trattarono da....poi da ultimo ci dissero perché; non hanno ammazzato anche voi! Dovevano ammazza' anche voi!
CG- Questi qui erano tedeschi o italiani?
MS- Erano italiani.
CG- Della Wehrmacht o della Repubblica Sociale?
MS- Erano SS proprio!
CG- Della SS Italiana uguali a quelli che avevano fatto il massacro?
MS- Sì;, erano i soliti.
CG- Ah! Questo è; molto interessante non l'avevo mai sentito dire!
MS- Ci dicevano queste parole.
CG- In italiano? Di dov'erano del nord?
MS- Erano del nord ma erano anche del sud, c'erano di qui, vicino a noi...
CG- Lei li conosceva?
MS- No, no.
CG- E poi questi delle SS non hanno fatto nulla per catturarli, erano tanti eh!
MS- Si, erano tanti, infatti quando vennero a Niccioleta c'era un maresciallo e un tenente tedeschi, la truppa era italiana.
CG- Diceva che vi avevano insultato come amici dei partigiani...
MS- Sì;, sì; ci hanno insultato, ci hanno detto tante di quelle parolacce, tanti di quegli insulti! Poi ci hanno detto accidenti a quando un hanno ammazzato anche voi! Poi ci dissero siete ventuno, guai! Se ne scappa uno, dieci si fucilano! Arrivati al Galluzzo ne mancava quattro.
CG- Al Galluzzo? Dove al Galluzzo?
MS- Vicino Firenze.
CG- Io so dov'è; il Galluzzo, abito al Galluzzo...
MS- Ah! Lì; in quella piazza, dove c'è; quella fontana che c'è; un monumento...ci appoggiarono proprio lì;, sapendo quello che era successo, il viaggio che s'era fatto, si disse addio. Invece no, si vede ci ripensarono, perché; ci lasciarono quasi liberi, mi ricordo io ero con un altro ragazzo, un amico mio, sempre di Niccioleta, venne una signorina, ci pregava di seguirla, proprio ci pregava:"Venite con me, venite con me, vi portano in Germania!" ma noi dalla paura non si riusciva a sape' come fare, poi qui ci ammazzano, poi la scontano quegli altri.... Alla fine ci si trovò; tutti insieme, si vede ci strinsero a cerchio, e si arrivò; a Firenze. Al distretto non ci volevano, da quell'altra parte non ci volevano, sicché; ci rinchiusero a Santa Maria Novella, scortati.
CG- Potevate salvarvi tutti prima, in un certo senso...
MS- Semmai al Galluzzo sì;, ma ci voleva una certa esperienza a 17 anni a quell'epoca... non è; come ora!
CG- Sì;, poi essendo sempre stati a Niccioleta....
MS- Sempre sotto le gonne della mamma, e chi aveva mai visto il mare anche se s'aveva vicino?...Al di fuori del dopolavoro!...
CG- E poi dopo la guerra, negli anni dopo, questa strage che ruolo ha avuto?
MS- Eh! Tutto dimenticato!
CG- Voi avete avuto l'impressione di essere stati i soli a ricordare questa cosa?
MS- Esatto.
CG- Perché; per esempio a me molti a Niccioleta non hanno voluto neanche essere intervistati...
MS- E' successo anche codesto, anche la volta passata un hanno voluto esse intervistati, perché; non lo so, sa, noi, io e Stelio dopo rientrati i nostri genitori dopo questo massacro vennero quassù;, e anche noi si venne quassù; a Santa Fiora, e le loro abitudini come sono rimaste non lo sappiamo, e in ogni modo non hanno voluto più; sape' niente di quello che è; successo.
CG- Dice poi che dopo la guerra la Montecatini ha diviso le persone, ad alcuni ha dato, ha pagato una specie di pensione, uno stipendio, ad altri no...alle vedove...
MS- Ah! Questo non lo so.
MS- Pare che la Montecatini abbia fatto una specie di divisione tra gli uni e gli altri..
MS- Ah! Questo non lo so, non l' ho nemmeno sentito dire, per niente!
CG- In famiglia quanti eravate?
MS- Quattro, il fratello morto lì;, un altro fratello e una femmina.
CG- E l'altro fratello?
MS- Ora lavora a Firenze.
CG- E in quell'occasione dov'era?
MS- No, era lì; ma è; del '38, sicché; era appena nato, lui nemmeno sa niente.
CG- La femmina ancora più; piccola?
MS- La femmina del '33.
CG- Insomma voi dopo questa cosa non ci siete più; tornati a Niccioleta?
MS- Ah! Io ci so' ristato.
CG- Però; non a vivere.
MS- No, a vivere no.Ci so' ristato c'ho portato i figlioli in occasione della celebrazione...
CG- Lei ci va sempre?
MS- No, no ci sono stato due volte a Massa Marittima quando c'è; stato gli anniversari.
CG- Ma lì; nel luogo della strage c'è; più; tornato?
MS- A Castelnuovo Val di Cecina? Ci so' stato due volte, ma so' brutti ricordi...
CG- Bene, grazie mille....la cosa strana è; che sembra che gli storici che hanno fatto una ricerca recentemente sembrerebbero dire che in realtà; non sembrerebbe vero che le SS siano state chiamate dai fascisti del paese, ma che passarono di lì; e che c'era stato un episodio di guerra partigiana nella zona e che quindi l' hanno scelto un po' indipendentemente... come se i fascisti del paese in fondo c'entrassero meno di quanto si pensava...e li avessero poi mobilitati, avessero chiesto ai fascisti del paese salvate qualcuno, ma non è; che poi li avessero.....
MS- Questo può; anche darsi....perché; sa, tante cose....certi segreti bisognerebbe essercisi trovati.....che era successo una battaglia al Frassine chiamato, c'era le voci...
CG- Quelli del Chirici...quando fucilarono quelli della banda Chirici...
MS- Poi ci fu un'altra piccola battaglia lì; al ponte verso Riotorto...
CG- Ma quella di Riotorto fu prima o dopo la strage?
MS- Penso prima, perché; a Riotorto.... pareva che i fascisti fossero accampati lì; a Riotorto, e che loro tornarono indietro su Niccioleta per fare la strage che fecero...c'era le chiacchiere....
CG- E invece furono presi dai partigiani?
MS- No, no fu che successe quello che successe..
CG- Però; a Riotorto i partigiani avevano colpito i fascisti?
MS- Sì;, sì; dicevano così;.
CG- Si dice che questa strage sia stata un po' la rappresaglia perché; c'era stata la cosa lì; a Riotorto, c'erano delle bande partigiane importanti nella zona e poi i partigiani avevano occupato Niccioleta e avevano organizzato questi turni...
MS- No, no, i partigiani a Niccioleta entrarono e se ne andarono, non è; che organizzarono niente, organizzarono i minatori i turni di sorveglianza.
CG- E furono trovati gli elenchi con tutti i nominativi. Lei era negli elenchi?
MS- No, no.
CG- Suo fratello era negli elenchi?
MS- Sì;, il mi' fratello c'era, perché; gli elenchi erano tutti nella caserma dei carabinieri, insomma il servizio era lì;, a noi ci avevano promesso che ci portavano via per lavoro! Poi premurosi! Quando s'arrivo lassù; in cima alla salita di Riotorto, perché; da Niccioleta s'era a piedi.....
CG- Quanto ci avete messo? Quante ore?
MS- Diverse ore, quando si arrivò; lassù; s'era un po' accaldati, hai visto s'era di giugno, era caldo, sicché; tutti premurosi, c'era una casa, una casetta lungo la strada: "State qui dietro, non state al vento, potreste prendere una polmonite, state riparati!"
CG- Ma lo sapevano già; che vi fucilavano?
MS- Ma! Non lo sapevano, ma non è; che per loro era una cosa nuova perché; uno di Brindisi che faceva il macellaio a casa sua...noi s'era controllati dentro al teatro dalla parte del palco, da due scale, una di qua e una di là;, e in cima ci stava un milite col mitra...
CG- Questo a Castelnuovo...
MS- ..a Castelnuovo,... da parte della proiezione della macchina invece c'erano altri coi fucili, da quelle bocchette, da quelle feritoie, e questo in cima a questa scala disse, perché; c'era qualcuno già; piangeva, quelli più; vecchi, insomma: "Eh! Non ve la pigliate un avete paura tanto salva' un vi salvate nessuno" questo me lo ricordo come ora, dice: "Noi in Altitalia abbiamo bruciato paesi interi e fucilato tutti, figuriamoci se ci rincresce a farlo qui". Me lo ricordo come ora: " Poi noi siamo abituati a fa' queste cose, specialmente io facevo il macellaio, figuriamoci se...!" Questa è; realtà;.
CG- Questo l'ha sentito lei.
MS- Io coi mi' orecchi e m'è; rimasto così; impresso.....questo l' ho sentito io, un è; che me l' hanno raccontato...e poi chissà; quante altre cose non si ricordano più;... (piange) non è; facile da raccontare...
CG- Grazie la ringrazio molto per questa testimonianza.
Sul sito della regione toscana seguono molte testimonianze che a poco a poco chiariscono il quadro della vicenda
Da ricordare e’ il libro
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